Relazione di restauro
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Relazione di restauro
51. Gaetano Gandolfi (San Matteo della Decima, ora San Giovanni in Persiceto, Bologna, 1734 - Bologna, 1802) Martirio di san Pantaleone e san Giorgio e il drago 1782 tecnica/materiali tempera su tela relazione di restauro Paola Vitagliano dimensioni 332 × 209 cm restauro Alfa Restauri s.n.c. di Simone Colalucci & C. iscrizioni in basso a sinistra: «Cajet(anus) Candolphus | Bononi(ae) 1782 | A(nno) C(hristi)» provenienza Napoli, Monumento Nazionale dei Girolamini, chiesa, cappella dei Santi Pantaleone e Giorgio con la direzione di Sergio Liguori indagini diagnostiche Claudio Falcucci collocazione Napoli, Monumento Nazionale dei Girolamini, chiesa, cappella dei Santi Pantaleone e Giorgio 1. Prima del restauro, il dipinto 2. Prima del restauro, particolare di san Pantaleone 4. Prima del restauro, particolare dei protettivi alterati 3. Prima del restauro, particolare di san Giorgio 5. Prima del restauro, il telaio originale Il dipinto (figg. 1-2), una tempera su tela raffigurante San Giorgio che uccide il drago e il martirio di san Pantaleone, è collocato nella chiesa del Monumento Nazionale dei Girolamini, sopra l’altare in marmi commessi della prima cappella della navata sinistra, intitolata a San Giorgio e San Pantaleone. È firmato: «Cajet. Candulphus-Bononi. 1782- A C». Nell’angolo in basso a destra è presente un bollo in ceralacca con sigillo. Il colore è steso in pennellate spesse e corpose (fig. 3). La preparazione, molto sottile, è composta di gesso e colla; su di essa è stato steso uno strato preparatorio di colore rossoarancio, ben visibile su tutti i margini per un’altezza di circa 3 cm. Il dipinto si presentava in cattivo stato di conservazione; era ricoperto da uno spesso strato di fissativi alterati e polveri grasse che ne ave- 6. Prima del restauro, particolare delle deformazioni della pellicola pittorica vano compromesso la leggibilità; sul lato destro e sul lato sinistro erano presenti delle colature riconducibili probabilmente a infiltrazioni di acqua piovana proveniente dal soffitto (fig. 4); la tela, a trama grossa, era allentata e deformata sugli angoli e, sul margine in basso a sinistra, presentava una bruciatura di candela. Il telaio risultava inidoneo alla funzione in quanto non estensibile, con la crociera decentrata e con parti aggiunte e tassellature (fig. 5). La pellicola pittorica presentava delle deformazioni a conchiglia, soprattutto in corrispondenza delle campiture con pigmenti bruni, ma con una buona adesione tra gli strati preparatori (fig. 6). Non si ha notizia di precedenti interventi di restauro e sulla superficie dipinta non è stata riscontrata la presenza di vecchie stuccature o ritocchi, 7. Prima del restauro, particolare delle gocce di cera nella parte inferiore del dipinto 8. Durante il restauro, particolare della firma 9. Durante il restauro, saggio di pulitura 10. Durante il restauro, saggio di pulitura anche se una serie di elementi fanno supporre che in passato sia stato eseguito qualche intervento di manutenzione localizzato su singole zone: come ad esempio i rimaneggiamenti del telaio e la presenza, nella parte inferiore, di un fissativo brunastro a base proteica che, una volta asportato, ha messo in evidenza la presenza di innumerevoli gocce di cera (fig. 7). Sicuramente il quadro è stato rimosso dalla sede originale e ricoverato altrove per un tempo imprecisato; in questo frangente ha probabilmente subito gli effetti dovuti alle infiltrazioni di acqua piovana. Una volta smontato dalla sua sede, il dipinto è stato trasportato in locali messi a disposizione all’interno del Museo. Dopo un primo esame ravvicinato e dopo aver effettuato alcuni piccoli saggi di pulitura, sono state eseguite le seguenti indagini diagnostiche, mirate a identificare la natura dei materiali costitutivi e la tecnica di esecuzione dell’opera: – fotografia della fluorescenza indotta da radiazione UV; – riflettografia IR 900-1100 nm; – macrofotografia in luce diffusa e radente; – analisi della fluorescenza dei raggi X (XRF); – stratigrafia su sezione lucida; – spettrofotometria FT-IR. Con l’analisi XRF (fluorescenza dei raggi X) sono stati analizzati dodici punti selezionati in modo da campionare tutti i colori e le tonalità presenti sull’opera; sono stati individuati il bianco di piombo, il cinabro, il blu di Prussia, l’ocra gialla e le terre. Gli incarnati sono stati realizzati con una miscela di bianco di piombo cinabro e terre; l’azzurro del cielo con blu di Prussia, cinabro, bianco di piombo e terre; i toni verdi con gli stessi pig- 11. Dopo il restauro, particolare di san Pantaleone menti, con l’aggiunta di ocra gialla e terra verde. La microanalisi FT-IR condotta su un campione ridotto in polvere, prelevato sul fondo in basso a destra, ha evidenziato la presenza di sostanze di natura organica, prevalentemente di natura proteica (colla) e in minore quantità di natura mista proteica e lipidica (rosso d’uovo). Nella stratigrafia su sezione lucida la microanalisi FT-IR condotta sull’ultimo strato ha evidenziato la presenza di una sostanza di natura mista proteica e lipidica, che lascia ipotizzare la presenza di uno o più strati di finitura a base di rosso d’uovo. Lo stesso tipo d’indagine è stato eseguito anche sui saggi di pulitura di primo e secondo livello, e i risultati sono stati identici. Anche se otticamente sembrava che le alterazioni riguardassero soprattutto i bruni, in realtà i fissativi erano tutti della stessa natura e presenti sull’intera superficie. Le indagini hanno chiarito che la tecnica di esecuzione è quella della tempera, con un fissativo finale a base proteica e lipidica. La riflettografia IR 900-1100 nm ha inoltre permesso di leggere la firma (fig. 8). La tecnica esecutiva ha reso il dipinto estremamente sensibile all’umidità: probabilmente è stata proprio l’umidità del luogo in cui era conservato, e le colature d’acqua che ha subito, a provocare l’alterazione irreversibile dei fissativi applicati, soprattutto in corrispondenza dei bruni. Dopo i primi saggi di pulitura, grazie ai quali si è potuto ottenere un livello soddisfacente di lettura del testo pittorico, e dopo aver valutato lo stato di conservazione del supporto e la buona adesione degli strati preparatori, si è deciso di procedere alla foderatura dei soli bordi, operazione resa necessaria dall’esigenza di sostituire il vecchio telaio con uno estensibile, più funzionale e adeguato. Si è proceduto quindi a una prima fase di pulitura, mirata alla rimozione delle polveri grasse e del primo strato di fissativi alterati, con emulsione pulente Active applicata a tampone; questa operazione ha evidenziato le innumerevole gocce di cera, che sono poi state rimosse meccanicamente. La seconda fase di pulitura è stata eseguita con Active ed essenza di petrolio; i depositi più spessi di fissativo alterato sono stati inoltre asportati meccanicamente a bisturi (figg. 9-10). Il dipinto è stato poi verniciato a tampone con vernice à retoucher della Lefranc & Bourgeois diluita in essenza di petrolio; è stata quindi approntata una pedana ricoperta di tessuto non tessuto e film polimerico a base di poliestere Melinex®, sulla quale il quadro è stato adagiato. Il telaio è stato rimosso e si è proceduto al consolidamento della tela e della pellicola pittorica che sono stati eseguiti con resina acri- 12. Dopo il restauro lica a base di butil-metacrilato in soluzione al 40% in benzina 100°/140°C, Plexisol B-550 dilui to in White Spirit al 10 %, riattivato a caldo. Quindi si è proceduto alla foderatura dei margini con tela in 100% poliestere Ispra e film sintetico termoplastico Bewa diluito in White Spirit. È stata poi effettuata una seconda verniciatura con le stesse modalità della precedente. La stuccatura delle piccole mancanze è stata eseguita con colla di coniglio e gesso di Bologna, la reintegrazione pittorica con colori a vernice. La protezione finale è stata eseguita mediante nebulizzazione con vernice finale J.G. Vibert, non diluita. La cornice in legno a foglia d’oro è stata disinfestata e consolidata e le parti fratturate sono state incollate. La superficie è stata pulita con petrolio applicato a tampone, le gocce di cera sono state rimosse con il bisturi, la verniciatura è stata eseguita a pennello con vernice finale J.G. Vibert, le piccole mancanze sono state stuccate con gesso e colla e poi reintegrate con colori a vernice (figg. 11-12).