Un moderno aedo - Liceo Rodolico
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Un moderno aedo - Liceo Rodolico
Un moderno aedo ………..Lunedì 15 marzo 2010 ho assistito con i miei compagni ad una rappresentazione di alcuni canti dell'Iliade. Fin dal primo momento, abbiamo capito che questa rappresentazione sarebbe stata qualcosa di molto "diverso" e "nuovo" ai nostri occhi... per esempio, non vi era un vero e proprio palco: infatti, le sedie dove noi dovevamo sedere, erano semplicemente poste intorno a uno spazio delimitato, dove si sarebbe svolto lo spettacolo. Solo in seguito il regista-attore Gianluigi Tosto, per altro unico protagonista dell'esibizione, ci ha spiegato che questo non avveniva per mancanza di spazio o altro, ma per far interagire il pubblico con l'attore, ponendo entrambi sullo stesso piano e dando a entrambi delle inevitabili responsabilità, visto lo stretto contatto. Ma questo era solo l'inizio di un percorso alquanto "strano" e suggestivo, che ci avrebbe accompagnato fino a farci entrare "dentro" al poema.... La cosa più sorprendente, infatti, è stata la capacità dell'attore di riuscire a creare un'atmosfera coinvolgente e toccante grazie a pochi e semplici elementi: le luci, alcuni oggetti e strumenti musicali e la sua voce (oltre, ovviamente, alla sua grande capacità interpretativa). Sorprendente è stato il modo in cui egli riusciva a cambiare tono di voce a seconda dei personaggi e delle scene, passando perfino dal parlato al cantato, e dall'italiano ad alcuni versi in greco. Ma ancora più curiosi erano gli strumenti da lui utilizzati, in particolare due di essi: il primo, che sembrava apparentemente una sorta di vecchia scatola polverosa, era in realtà uno strumento capace di riprodurre perfettamente il suono del mare! Il secondo, invece, era una sorta di ciotola nera, che se sfregata con un oggetto dello stesso materiale era in grado di produrre un suono sottile difficilmente descrivibile, ma quasi "magico". In conclusione possiamo indubbiamente dire che, durante questa rappresentazione, le emozioni che abbiamo provato sono state numerose quanto diverse: la diffidenza e il disorientamento (iniziali), la curiosità, lo stupore, l'incredulità, il divertimento, .. ... e ... chi più ne ha, più ne metta! ( a cura di CLAUDIA BENSI I L) ……………..Il mondo è sommerso dalla tecnologia: ormai computer, palmari, cellulari, navigatori satellitari,macchine fotografiche, videocamere, DVD e ogni cosa che supporti l’aggettivo digitale è all’ordine del giorno. Pur senza l’ausilio di questi mezzi moderni, è stato interessante assistere allo spettacolo di Gianluigi Tosto. Egli, prendendo spunto dalla figura dell’aedo (cantore/narrastorie dell’antica Grecia), vaga di teatro in teatro (o come nel nostro caso di scuola in scuola) alla ricerca del suo pubblico, con cui condivide le stesse emozioni che prova recitando. E’ il rapporto che l’attore ha con gli spettatori (non più disposti esternamente, ma attorno a lui) che rende quest’evento molto particolare. Gianluigi rappresenta i tre poemi epici per eccellenza: Iliade, Odissea ed Eneide. Abbiamo assistito solamente alla rappresentazione sull’Iliade, ma ne siamo rimasti ugualmente affascinati. Tutto inizia con una mano che liscia un tamburo, la mano gira Photo by Margarida Dias sempre più vorticosamente, la tensione sale… Agamennone l’ira di esplode improvvisamente e la mano batte violentemente sul tamburo… un fiume di parole travolge Calcante (l’indovino) e Achille inizia a parlare... Così il moderno aedo intraprende il poema omerico studiato in tutte le scuole, ma esso non ricorda minimamente la modalità con cui viene affrontato lo studio di questi versi. Infatti, come lo stesso autore ci ha svelato, il segreto non è avvicinare l’Iliade ai ragazzi, ma i ragazzi all’Iliade. Gianluigi Tosto non ha stravolto il testo originale, l’ha semplicemente riassunto (a causa dell’eccessiva durata che, altrimenti, il suo spettacolo occuperebbe). A creare l’atmosfera vi sono anche degli strumenti molto esotici, con cui il cantore si accompagna: troviamo una ciotola tibetana, usata per il sogno ingannevole inviato da Zeus ad Agamennone e per i funerali di Ettore; due barre di ferro, che ricostruiscono l’atmosfera delle cruente battaglie; un djembé, un antico tamburo, con cui l’aedo descrive il catalogo delle navi e molti altri episodi; un bastone di canna, che il narratore usa sia, come lancia che, come strumento per evocare la tensione in qualche passaggio; un tamburo del mare, che riproduce fedelmente lo “scrosciare” delle onde; un gong, mediante cui si rappresenta l’intervento degli dei e dei campanellini indiani, usati per l’entrata in scena di Teti, madre di Achille. Anche le parole non sono state scelte casualmente. Infatti, viene usata prevalentemente la traduzione di Vincenzo Monti, perché, a parere dell’attore, rappresenta meglio questo mondo lontano, ma affascinante. Lo spettacolo viene consigliato a tutti (indipendentemente l’Iliade piaccia o meno), perché è un’occasione unica di vivere questa storia, come veniva raccontata più di duemila anni fa. ( a cura di MATTEO BINI e TOMMASO MAUCERI classe I sez. F ) Photo by Margarida Dias