Apocalisse di San Giovanni - Associazione L`Esperienza

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Apocalisse di San Giovanni - Associazione L`Esperienza
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APOCALISSE PERCORSO DEL SABATO
PREFAZIONE
Questi ultimi due decenni hanno visto un’esplosione di interesse per il libro dell’A., a tutti
i livelli. Dallo studioso al lettore occasionale.
Naturalmente la maggior parte dell’interesse nasce da una cattiva interpretazione. Il libro è
ritenuto un messaggio in codice che nasconde profezie per il futuro e fatti che dovranno
accadere alla fine del mondo.
Già alla fine del II sec. Nei circoli cristiani avevano questo approccio, alcuni addirittura si
recarono nel deserto per vedere scendere dal cielo la Gerusalemme celeste.
Si potrebbe paragonare questo libro ad uno dei film di fantascienze (Guerre stellari), vi
troviamo distanze cosmiche tra cielo e terra, un piccolo gruppo di uomini e donne
perseguitato, strani animali simbolici e una guerra cosmica tra le forze del bene e del male.
Forse per questo c’è tanto interesse, perché la gente vuole una visione del combattimento
fra bene e male.
Ma chi cerca queste cose nell’A. trascura il messaggio spirituale indirizzato a noi oggi, in
questo tempo ed in questa società.
 la stella indica l’angelo della Chiesa (il vescovo) o Cristo (stella nascosta) o stella
demoniaca;
INTRODUZIONE
S. Girolamo diceva: “ l’A. ha tante parole quanti misteri…in ciascuna delle sue parole si
nascondono molteplici sensi” (usa la parola sacramenta per indicare i misteri) ed è per
questo che è il libro più difficile di tutta la Sacra Scrittura, tanto difficile che ha faticato
non poco ad entrare nel Canone, soprattutto nella Chiesa orientale. Anche perché in
oriente si era diffuso il movimento montano, che interpretava la Scrittura in senso
profetico e che era arrivato a fondare una chiesa distaccata da quella orientale. Montano
prediligeva le esperienze profetiche e trovava nell’A. molto materiale per alimentare attese
millenariche
I montanisti affermavano la superiorità dei profeti carismatici (di ambo i sessi) sui vescovi,
tuttavia il vero punto focale del movimento era lo spirito millenarista, l'attesa del ritorno a
breve di Cristo sulla terra, dovuto all'enorme influenza sul mondo cristiano di quel periodo
che ebbe l'Apocalisse.
Montano iniziò a predicare in Frigia, nel 156 (o 157) con due profetesse Massimilla e
Priscilla (o Prisca), riuniva i suoi seguaci in manifestazioni di massa, durante le quali i
profeti andavano in estasi e parlavano per bocca dello Spirito Santo.
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Montano aveva costituito una chiesa molto carismatica, molto profetica che metteva in
pericolo la Chiesa, che scomunicò Montano e la sua dottrina e da allora il profetismo è
scomparso e non c’è più.
È vero che c’è una grande affinità tra il PROFETISMO e l’Ap. , ma c’è anche una grande
differenza:
1. nei testi profetici prevale l’ascolto e nell’ Ap. La visione
2. nei testi profetici prevale l’esortazione sociale inserita in quel contesto storico. Il
profeta legge il presente ed esorta o ammonisce (poi, poiché è ispirazione dello S.S.
la profezia diventa a lungo termine, ma il profeta non lo sa). L’Ap., invece,
interpreta la storia nel suo insieme, sa dove va. Verso la gioia, la speranza. Non
vuole essere puramente consolatrice ed estende il rapporto Dio-Israele a tutta
l’umanità, a tutta la creazione.
Insomma, questo libro difficile e ostico è comunque anche ricco e pregnante, tanto da
ispirare diversi movimenti spirituali, visioni teologiche (Gioacchino da Fiore, di cui
parleremo più avanti), ha dato vita a realizzazioni artistiche, pittoriche, letterarie (Dante),
musicali…
Non solo. Ha anche suscitato utopie e interpretazioni politiche che hanno attraversato la
storia dell’occidente; ha nutrito attese, speranze, angosce. Ne è il segno il fatto che
nell’accezione popolare il termine apocalisse è diventato sinonimo di catastrofe ( così il
termine biblico è diventato sinonimo di qualcosa di grandioso).
Basti pensare ai Testimoni di Geova, agli Apostoli dei nostri tempi, alla Setta del Tempio
del popolo (che si è autosterminata), ai Davidiani (che si sono autobruciati).
Per non parlare dei filosofi o storici contemporanei, come Norberto Bobbio: poiché è
l’annuncio di un evento che avverrà, induce all’attesa, alla passività.
La Chiesa ha sempre condannato l’interpretazione letterale di Ap. 20,1-15 che è il testo da
cui parte la dottrina millenaristica. La Chiesa ha condannato l’idea di un Regno terrestre di
Cristo della durata di 1000 anni con i suoi giusti, quelli che beneficiano della prima
resurrezione…e un Regno che precederebbe il Giudizio finale sul mondo.
In quel testo si dice che Satana sarà incatenato per 1000 anni e che in quei 1000 anni vi
sarà il Regno di Cristo sulla terra. Una certa interpretazione ha detto che questo Regno
precederà la fine del mondo, il giudizio finale e, poi, Satana sarà scatenato per un po’ di
tempo, sedurrà le nazioni della terra e poi ci sarà il giudizio.
La Chiesa si è però anche difesa poco da questi attacchi, invitando alla semplice ricerca
dell’annuncio del ritorno di Cristo o ad individuare una critica a potere della Roma antica.
Oggi stanno nascendo più approfonditi studi: ad es. Corsini parla di una TRINITA’
SATANICA in opposizione alla TRINITA’ DIVINA.
DRAGO
BESTIA DEL MARE
BESTIA DELLA TERRA
Vuole l’onnipotenza
vuole il potere
falso profetismo
In contrasto con il Padre
in contrasto col Figlio
in contrasto con lo Spirito
(Ap. 16,12-sgg.;19,11-sgg.)
Anche la Nuova Gerusalemme non è una realtà oltre la storia, ma è la Gerusalemme che
sostituisce quella che non ha saputo accogliere Gesù Cristo, quindi è la Chiesa.
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Apocalisse sembra, dunque, rimandare a scenari di fine del mondo, contrariamente a
quello che gli era stato attribuito da Gv. “togliere il velo”, cioè esattamente il contrario:
qualcosa finalmente da vedere, una buona notizia.
Se il senso è svelamento è chiaro che lo svelamento è su Gesù Cristo, come dice il I
versetto: “Apocalisse di Gesù Cristo” e come tale più che incutere paura, deve incutere
timore, ma per mettere in risalto la Speranza, soprattutto in quei cristiani che conoscevano
situazioni sempre più gravi di persecuzione sotto il dominio dell’Impero romano.
E’ chiaro che il modo biblico di spingere alla speranza è una maniera che noi oggi non
capiamo bene: sicuramente ci dice che la speranza non è a basso prezzo, non è assicurata
in modo automatico. La speranza dipende dalle scelte che si fanno, tramite il “timor di
Dio”. Non è paura, non è angoscia, ma è sapere che Dio è Dio, sapere che Lui è all’inizio e
al termine della storia e della nostra vita.
Questo può mettere speranza in chi ha la fede; in chi non ce l’ha oppure contraddice
fortemente la volontà di Dio, il timore sta come segno che dice: attenzione la salvezza è a
caro prezzo, non è automatica.
Leggendo gli ultimi versi si capirà meglio, certo è difficile avere questo senso del timor di
Dio senza trasformarlo in angoscia e paura; nello stesso tempo è difficile fare un discorso
sulla speranza senza diluirla in qualcosa che è senza prezzo e che in qualche misura
automaticamente arriverà, togliendo così il senso a tutte le cose.
Dio vuole che tutti siano salvati tuttavia ci sarà un giudizio il cui esito solo Dio lo sa. Ma
un giudizio ci deve essere, un giudizio in cui ciò che è male sarà estirpato, ciò che noi
abbiamo fatto di male sarà purificato.
Se non ci fosse un giudizio significherebbe che le cose che facciamo non hanno alcun
senso e che si può fare ciò che si vuole!
Il timor di Dio rappresenta il giusto equilibrio tra le due cose.
L’A., dunque, lotta contro la paura, è un libro di incoraggiamento, un libro di speranza, ma
nello stesso tempo pone sempre la possibilità che il nostro operare porti il segno del male,
il segno del dolore, porti il segno di ciò che contraddice la volontà di Dio.
Addirittura potremmo dire che invece di parlare DELLA FINE, l’A. parla di UN FINE, nel
senso di uno scopo.
Non annuncia lo scacco del mondo, ma il compimento ,il suo senso, il suo futuro.
Riguardo alla interpretazione noi ci troviamo di fronte ad una babele di interpretazioni.
Ci sono 4 tendenze fondamentali:
1. l’interpretazione storico-temporaleche spiega l’A. nella prospettiva sociale e storica
dell’epoca e degli eventi contemporanei. Questa è una visione essenziale ma resta
incompleta senza una visione globale dataci dall’interpretazione spirituale e
cristologica.
2. interpretazione storico-cronologica-critica. Crede di riconoscere nell’A. la
successione degli eventi storici fino ad oggi. Purtroppo è stata quella più praticata.
3. interpretazione escatologica che pone l’accento sugli eventi finali della storia del
mondo, in particolare sulla vittoria di Dio sul male.
4. interpretazione data dai Padri, per cui l’A. ci mostra il senso della storia, il modo in
cui Dio guida la storia ed opera nel mondo. Questa è l’interpretazione più corretta,
integrata dalla n. 1
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Prima, però, di procedere all’interpretazione dell’Ap. bisogna dire che l’apocalittica è un
genere letterario, in cui la rivelazione è consegnata da un essere ultraterreno ad un
destinatario uomo e questa rivelazione riguarda sempre eventi che hanno una lettura da
parte di Dio e una lettura umana. L’Ap. interpreta il presente ma alla luce del mondo
soprannaturale.
L’Ap. segue questo genere letterario, fatto di visioni e simbolismi, ma se ne distacca, poi,
ampiamente.
1. non è un testo sulla fine del mondo ma ci comunica che il tempo escatologico è già
cominciato, perché GV. sa che la morte e resurrezione di Gesù Cristo ha dato il via
al già. Il giorno di Javhè è gia iniziato, ma c’è uno spazio di tempo tra il già e il non
ancora, che è il tempo della Chiesa. Il non ancora è ricco di speranza, di gioia,
perché sappiamo che Cristo ha vinto.
2. Gv. non ha bisogno di due artifizi letterari di cui si serve l’apocalittica:
 Anticipo dei tempi. Prendiamo un caso tipico di apocalittica: il libro di Dn.
Ha di mira gli anni della persecuzione ellenistica del sovrano Antioco IV
Epifanie (173-164) Questi incomincia una persecuzione degli ebrei e vuole
porre la statua di Zeus nel Tempio di Gerusalemme. L’autore di Dn. Scrive
verso il 163 ma retrodata gli eventi al tempo di Nabuccodonosor; in più scrive
quando già tutto si è concluso ma scrive al futuro per cui sembra un libro
profetico che riguarda il futuro. Infine, nell’apocalittica è dominante l’idea di
una lotta tra Dio e Satana. È questa veramente la guerra santa che c’è nell’Ap.
La guerra santa non è mai combattuta dagli uomini ma è una guerra tra Dio e
Satana che attraversa il mondo, che ha ripercussioni cosmiche ma da cui Dio
uscirà vincitore.
 Assumere il nome di un personaggio importante dell’A.T. per avere
autorevolezza.
Come leggere, dunque, l’Apocalisse?
Partendo dal v. 1 “Rivelazione di Gesù Cristo”. C’è una progressione ma non è
cronologica, è solo salvifica.
Per essere più chiari facciamo l’esempio di Gioacchino da Fiore:
Siamo alla fine del XII sec., Gioacchino vede l’A. come una storia universale che giudica
situata in 3 periodi. Ricordate quel passo dell’A. in cui si dice che la donna è mandata nel
deserto per 1260 giorni? Gioacchino dice che la donna è la Chiesa (ed è così) e i 1260
giorni costituiscono un periodo di quei 3 che costituiscono la storia del mondo. Ci sono
stati 1260 anni come epoca del Padre (alla fin fine l’Esodo è da collocarsi intorno al 1250
a. C.). poi è venuto Gesù Cristo ed è l’epoca del Figlio che si sta per concludere, seguirà
l’epoca dello Spirito Santo: epoca di libertà, di pienezza, di profezia, in cui tutti saranno
profeti, in cui ci sarà soprattutto una riforma della Chiesa, e ci sarà qualcuno ad inaugurare
questo periodo, una specie di Elia…. In tal senso Gioacchino ha introdotto nella cultura
occidentale un’idea prima assente: ci potrà essere un’epoca utopica che prima non c’era
ma che arriverà ( pone le basi per il sogno di Marx di un’epoca senza classi).
Apocalisse significa SVELARE. Cosa? L’importanza della storia che è nostra storia, nel
quotidiano (Lc. 16,19).
Caratteristica dell’Ap. è l’urgenza, ci invita a prendere impegni immediati, a stare attenti al
“troppo tardi”. Ci invita a dare importanza alle nostre scelte (matrimonio, studio,…).
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Dio si pone all’inizio e alla fine della storia, vuole che tutti siano salvi, ma questa salvezza
implica un giudizio di Dio, che ci assicura che il male verrà strappato.
È un libro che vuole provocare la storia concreta della vita, ci invita alla non-paura, alla
speranza, ci indica IL fine della storia, non la fine.
Il messaggio non è quello di abbandonare il mondo presente al suo destino estraniandosi
dalla quotidianità per attendere il nuovo mondo che Dio può creare, Dio vuole la presenza
del cristiano nella storia, vuole la nostra collaborazione per l’edificazione del Regno, la
nostra adesione a Lui deve trasparire dalla nostra vita, dal quotidiano, non dallo
straordinario ma nell’ordinario, solo così saremo sale, luce e lievito.
Non vuole profetizzare nulla di nuovo rispetto ai vangeli, il suo messaggio è legato alla
tradizione, non è nulla di nuovo, vuole solo attualizzare quanto Gesù ha detto.
Le catastrofi descritte non sono la fine del mondo ma i segni del giudizio, sono un segnale,
un ammonimento ed al centro di tutto c’è la certezza della vittoria di Cristo.
L’Apocalisse ci richiama alla vigilanza ed al conforto, vigilanza per non cadere nelle
logiche del mondo e conforto per il male che sembra dominare il mondo.
L’invito, quindi, è a confrontarsi continuamente col mondo, il cristiano è chiamato a
rendere viva la Bibbia con la testimonianza credente delle propria vita.
Non è mai compreso completamente, ma ogni tempo vi scopre quello che c’è per sé.
È un cammino che ci spinge a leggere più di prima i segni dei tempi, ci chiede assunzione
di responsabilità, ci mette in comunicazione con la forza di Dio.
Non siamo spettatori, siamo coinvolti e da qui deriva il cammino da percorrere, la risposta
da dare. Da qui deriva la MISSIONE. C’è la forza di Dio che ci spinge alla missione.
Insomma, l’A. è posta in un dialogo infinito con il lettore e con la comunità cristiana che
sono costantemente invitate a confrontarsi con la storia.
Il grande principio che regge la fede ebraica e successivamente quella cristiana è quella
che Paolo in Rm. 10,17 sintetizza in “ fides ex auditu”: la fede è generata dall’ascolto.
Quindi, l’ascolto resta il modo privilegiato per conoscere Dio, per conoscere la sua
volontà, per giungere alla fede.
Anche l’Ap. non sfugge a questo principio: l’Ap. È fatta soprattutto per essere letta in
assemblea; ma è un libro che è contraddistinto da un ascolto che dipende essenzialmente
da immagini. Abbiamo qualcosa del genere nell’A.T. ma solo in Es. e Dn., ma sono in
realtà solo dei frammenti. L’Ap. è, invece, tutta un teologia per immagini. In questo senso
è un libro unico, sia rispetto al N.T. che all’ A.T.
Potremmo dire che la lettura dell’Ap. diventa contemplazione di un’immensa icona
immaginaria.
Al centro di quest’icona c’è il volto, da un lato severo ma nello stesso tempo
misericordioso, del PANTOCRATOR.
Pantocrator significa “Colui che tiene tutte le cose insieme”, “Colui che domina su tutto”,
ma non certo onnipotente.
Dobbiamo, dunque, essenzialmente vedere ma l’arte di vedere è più difficile dell’ascoltare
perché si tratta di vedere nell’immaginario.
Ad es.: di fronte alla pittura di un cavallo verde noi vedremmo un cavallo verde, ma un
cavallo verde non l’abbiamo mai visto; in sostanza ci è chiesto non solo di immaginare un
quadro di vita ma di ricorrere a qualcosa che è molto immaginario, che non si è mai visto.
Se si dice “ecco apparire un drago a 7 teste” ve lo dovete immaginare di sana pianta,
perché il drago lo pensiamo ad una testa.
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Per questo l’Ap. È stata ricevuta dal popolo di Dio più con la pittura che attraverso la
lettura. E noi stessi sentiamo preponderanti le immagini dei vari Giudizi Universali, dei
vari mosaici.
L’Ap. Si presenta davvero traboccante di forme, colori, simboli, immagini fantastiche. E’
un capolavoro artistico, non solo letterario.