l`asse padano dei soldi

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l`asse padano dei soldi
L'ASSE PADANO DEI SOLDI
1 aprile 2010
Dal salvataggio della banca padana al mistero dei 70 miliardi. Così Berlusconi si è
garantito la fedeltà di Bossi
"Io sono uno dei pochi che non ha mai chiesto né una lira né un aiuto a Berlusconi". Le parole
dette il 20 marzo da
Umberto Bossi
, sul palco della "festa dell’amore" in piazza San Giovanni a Roma, risaltano di più oggi, dopo
che la Lega è diventata l’azionista più forte del centrodestra: il Carroccio è ormai il 31 per cento
dell’alleanza, un terzo dello schieramento. Adesso alza il prezzo, sa che può chiedere di più. È
iniziata "la battaglia più insidiosa", come la chiama
Ignazio La Russa
: quella interna al centrodestra. Ma fino a che punto Bossi può tirare la corda? Il patto tra
Umberto e Silvio è destinato a durare? E che tipo di patto è?
IL PATTO. Nasce nei primi mesi del 2000. Prima, la Padania, il quotidiano della Lega,
chiamava Berlusconi "il mafioso di Arcore". E pubblicava con grande evidenza (era l’agosto
1998) dieci domande sull’odore dei soldi e sulle imbarazzanti relazioni siciliane del fondatore di
Forza Italia. Con il nuovo millennio, il clima cambia. Bossi e Berlusconi siglano un patto di ferro
che li porterà al trionfo elettorale del 2001. "L’accordo potrebbe essere raggiunto in tempi brevi.
Si può dire che è stato raggiunto, in parte è già scritto", dichiara Bossi a
Repubblica
già il 27 gennaio 2000. "Ma lo avete depositato del notaio, come scrive qualcuno?", gli chiede
l’intervistatore. Il leader della Lega nega: "A che cosa serve il notaio in politica? Sono cose da
matti, invenzioni fantasiose". Eppure la notizia dell’esistenza di un patto scritto, depositato da
un notaio, circola da subito. E arriva dall’interno della Lega. Qualcuno favoleggia di un accordo
con una parte anche finanziaria: debiti appianati, bilanci risanati. "Cose da matti, invenzioni
fantasiose", come dice Bossi. Qualche anno dopo, si saprà che all’esistenza di quel patto scritto
credeva anche la
security
Telecom guidata da
Giuliano Tavaroli
, che lo ha cercato a lungo. Quando nel 2007 arrestano un collaboratore di Tavaroli, il
giornalista di Famiglia cristiana
Guglielmo Sasinini
, tra i documenti che gli sequestrano ci sono anche appunti sul presunto patto Berlusconi-Bossi:
"In quel periodo pignorata per debiti la casa di Bossi". E poi: "70 miliardi dati da Berlusconi a
Bossi in cambio della totale fedeltà". "Debiti già ripianati con 70 mld". E ancora: "Notaio
milanese?". Segue anche il nome “Tremonti”, senza però alcun dettaglio né legame con il
presunto accordo. Bossi non si scompone: "Figurarsi! Una balla spaziale. Berlusconi è uno che
non tira fuori un soldo nemmeno per pagare i manifesti elettorali...figurarsi se tira fuori dei soldi
per la Lega!".
L’AMICO FIORANI. Ma i soldi per la Lega qualcuno li ha tirati fuori. E ne è restata traccia. È Gi
anpiero Fiorani
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, il banchiere della
Popolare
di Lodi che nel 2005 guida gli assalti dei furbetti del quartierino. È lui che salva la Lega arrivata
a un passo dalla bancarotta. Mai stati gran finanzieri, quelli del Carroccio. Nel 1998 una decina
di leghisti di spicco, tra cui il tesoriere
Maurizio Balocchi
e l’ex sottosegretario
Stefano Stefani
, investono in un villaggio turistico in Croazia che si rivela un
flop
e finiscono diritti dentro un’inchiesta per bancarotta fraudolenta. Fanno peggio quando cercano
di diventare banchieri. S’inventano la
Credieuronord
, un piccolo istituto di credito messo su nel 2000. Primo nome:
Credinord
. "Ci hanno fatto cambiare nome, pazienza se ci è toccato mettere di mezzo l’euro, l’importante
è che sarà una grande banca", dichiara un Bossi pieno di speranza. Poi comincia una
struggente campagna di proselitismo, che chiede ai militanti leghisti di mettere mano al
portafoglio per contribuire al successo della nuova "banca padana". Vengono aperti un paio di
sportelli a Milano e uno a Treviso, ma dura poco. Fidi importanti vengono concessi, senza
troppe garanzie, a pochi clienti eccellenti, tra cui la moglie dell’ex calciatore
Franco Baresi
. Finanziamenti facili sono concessi alla
Bingo.net
del tesoriere della Lega Maurizio Balocchi. In breve:
Credieuronord
collassa. E conquista il record di essere l’unica banca al mondo che in soli tre anni riesce a
perdere quasi per intero il capitale sociale. Le azioni pagate 25 euro l’una alla fine
dell’avventura crollano a 2,16 euro. Bruciati oltre 10 milioni. I capi leghisti rischiano, con la
bancarotta, di rimetterci la faccia e magari anche i patrimoni. Ma arriva il salvatore: Gianpiero
Fiorani. Dieci anni prima era stata la sua Banca popolare di Lodi a concedere alla Lega il mutuo
che aveva permesso al partito di comprare la sede di via Bellerio a Milano. Nel 2004, con la
regia del governatore di Bankitalia
Antonio Fazio
, compra
Credieuronord
e annega i debiti della banchetta leghista nell’accogliente pancia della Popolare di Lodi. Erano
clienti di
Credieuronord
, nonché leghisti convinti e sostenitori di Bossi, anche i fratelli
Angelino
e
Caterino Borra
, grandi collezionisti di armi, ritrovate in enormi e misteriosi capannoni in provincia di Pavia. I
Borra sono i proprietari della storica
Radio 101
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, l’ex
Radio Milano International
,
one-o-one
: la loro emittente precipita nel buco nero di un crac. Aggravato dal fatto che, per tentare di far
quadrare i conti, Caterino Borra e la sua compagna
Carmen Gocini
, curatrice fallimentare per il Tribunale di Milano, sottraggono 35 milioni di euro alle aziende
affidate dal Tribunale a Gocini e li riciclano in parte proprio attraverso la banca della Lega.
Brutte storie, le storie di soldi delle Lega. Del Carroccio sappiamo quasi tutto, storia, politica,
ideologia, passioni, intemperanze... Le sue finanze restano però un oggetto in gran parte
misterioso. Su questo sfondo opaco, non è dunque così strano che possano attecchire le
leggende di patti segreti che legano per la vita il Silvio e l’Umberto. "Cose da matti, invenzioni
fantasiose": parola di Bossi.
Fonte: www.ilcannocchiale.blog,it
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