La signorina Else in Trentino
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La signorina Else in Trentino
26 PosterTRENTINO LUGLIO2008 Pagine celebri La signorina Else in Trentino PosterTRENTINO 27 LUGLIO2008 di Gabriella Brugnara L’ intero racconto della Signorina Else di Arthur Schnitzler copre lo spazio di alcune ore, inizia in un pomeriggio di sole sui campi da tennis di San Martino di Castrozza e si conclude poco dopo la cena. È Else stessa ad informarci che si tratta di una «serata meravigliosa» in cui «il Cimone svetta superbo». Siamo a settembre, per la precisione è il tre di settembre, e chi conosce la montagna sa che questo è il mese migliore per coglierne gli aspetti più suggestivi. Finito il momento del caldo intenso e del grande affollamento, l’aria al mattino ed alla sera si fa più frizzante, si sente entrare con il respiro, a volte toglie quasi la fluidità della parola, quando si mischia ai pensieri può diventare inebriante «come lo champagne». In quel periodo di tarda estate il cielo assume un tono azzurro-blu più uniforme, e, soprattutto dove sembra toccare le vette, crea un forte contrasto di luci e di colori; lo straniante effetto che ne scaturisce è quello di portare le montagne in primo piano, accentuando quel loro aspetto superbo ed inaccessibile che mantiene il nostro sguardo fisso nella loro direzione. Uno sguardo che rimane, però, sospeso tra ammirazione ed un non ben definito senso di inquietudine. Di fronte al Cimon della Pala, Else prova Hotel Fratazza (1908) 28 PosterTRENTINO LUGLIO2008 Arthur Schnitzler (Vienna, 15 maggio 1862 – Vienna, 21 ottobre 1931) – Nasce da una famiglia della media borghesia ebraica viennese; il padre è un medico di prestigio, e anche Arthur si iscrive alla facoltà di medicina, conseguendo la laurea nel 1885. Sin da quando è studente manifesta, però, profonda e tenace vocazione letteraria e si accosta alla psicologia prestando servizio di assistente presso la clinica di Theodor Meynert, il maestro di Freud, specializzandosi nelle tecniche clinico-ipnotiche. Avverte forte tensione tra i valori moralistici derivanti dal passato e la necessità di dare un riconoscimento alla vita degli istinti. Freud, in occasione del suo cinquantesimo compleanno, lo chiama “collega” e sempre avverte così intensamente l’affinità tra loro da evitarlo consciamente, quasi fosse stato il suo “doppione” (Doppelganger). Degno di nota, inoltre, il ricorso di Schnitzler all’innovativa tecnica narrativa del monologo interiore. Tra le sue opere sono da menzionare: 1888: l’atto unico L’avventura della sua vita. È qui che compare per la prima volta il personaggio di Anatol che darà il nome ad un ciclo di atti unici; 1903: va in scena a Monaco di Baviera Girotondo scritto tre anni prima. Verrà pubblicato pochi mesi dopo la rappresentazione teatrale, riportando un grande successo di vendite; 1905: Intermezzo con cui ottiene il Premio Grillparzer per la commedia; 1917: Il dottor Gräsler medico termale; 1918: Il ritorno di Casanova; 1924: La signorina Else; 1925-1926: Doppio sogno, pubblicato su una rivista. Nel 1999 Stanley Kubrick, con Eyes Wide Shut, propone la versione cinematografica del testo di Schnitzler. un’ambivalente sensazione di timore e fascino e, più volte nello scorrere della breve narrazione, crea un saldo punto di incontro tra il suo tormentato stato d’animo ed il mutare dell’aspetto delle montagne, che si fanno sempre più scure ed enormi con lo scendere della sera e poi della notte. «Inquietante, gigantesco il Cimone, come se volesse cascarmi addosso!», questo è uno dei pensieri della ragazza nel momento in cui il racconto si indirizza verso le pagine di più sofferta intensità. L’idea del Cimone come montagna che sembra crollare è luogo comune, tuttora noto e condiviso dai visitatori della zona delle Pale, ed ebbe probabilmente origine dallo scritto di John Ball, prima guida turistica delle Alpi orientali, che nel 1867 commentò in questo modo: «Per quanto ardito sia lo sviluppo del Cervino, esso ha tuttavia l’impronta della solidità, mentre pel Cimon è da supporre che il cader di una sola pietra dell’immane torrione, trarrebbe con sé in rovina tutta la gigantesca costruzione1». È da notare come, proprio negli ultimi decenni dell’Ottocento, il concatenarsi di alcuni fatti accrescano la notorietà della zona di San Martino, rendendola così meta di un numero sempre maggiore di visitatori. A questo proposito Luca Brunet scrive: «Nel 1862 J. Gilbert e G. C. Churcill furono i primi viaggiatori a passare per San Martino e a descrivere la loro avventurosa escursione nella guida The Dolomite Mountains. Il loro resoconto ispirò qualche anno dopo Leslie Stephen, uno dei fondatori dell’Alpine Club di Londra, a raggiungere Primiero e a salire da solo sull’altipiano delle Pale. Impressionato dalla verticalità delle cime, scrisse nel suo libro The Playground of Europe (Il campo da gioco d’Europa) che nessuno sarebbe riuscito a salire queste vette. Ma nel giugno del 1870 un altro inglese, Edward Whithwell, conquistò la vetta del Cimón della Pala. Era iniziata la scoperta alpinistica del gruppo2». Per dare un quadro più completo della situazione del Primiero sullo scor1 www.cimone2000.com/contents/it/; A guide to Eastern Alps, John Ball, Longmans, Green and Co, 1873. 2 Brunet L., Antiche tracce sull’Alpe Castrozza, APT di San Martino di Castrozza e Primiero, pp non numerate, 2001. PosterTRENTINO 29 LUGLIO2008 Arthur Schnitzler in una foto del 1878 cio di fine secolo, va senz’altro ricordato anche, che l’intero territorio del Trentino rimase sotto la dominazione austriaca fino al termine del primo conflitto mondiale. Questo spiega perché, nel primo decennio del Novecento, San Martino di Castrozza, già affermato centro turistico, diventi anche luogo conosciuto e frequentato dalla buona società dell’ Impero austro ungarico. L’impulso allo sviluppo turistico della zona è stato dato da una personalità imprenditoriale di spicco del piccolo centro alpino, Hermann Panzer, che a partire dal 1883, concepì la trasformazione di una preesistente piccola struttura alberghiera nel più capiente e raffinato Hotel des Dolomites. «L’intuizione di Ben e Panzer fu vincente e nel giro di pochi anni il nuovo albergo des Dolomites accontentava gli ospiti più esigenti. Erano esponenti della nobiltà e della borghesia mitteleuropea, attratti dal fascino delle Pale di San Martino, i quali pretendevano una sistemazione adeguata al loro rango: cucina e servizio raffinati, ampie camere, sale di lettura con libri e riviste dei paesi di provenienza, sale da ballo e da concerto…3». Arthur Schnitzler fu più volte ospite di San Martino, dell’Hotel Dolomiti in particolare, anche se più tardi sceglierà di ambientare la storia della Signorina Else nel nuovissimo Hotel Fratazza, costruito nel 1908, ed anch’esso di proprietà di Panzer. È probabile che Schnitzler, nei periodi di vacanza in Primiero, abbia visto nascere questo albergo e sia rimasto colpito dalla sua struttura elegante, unita al suo «aristocratico isolamento4», particolarmente adatto a farne teatro di una storia all’insegna dell’“isolamento interiore” che Else vive. Il Fratazza si trovava infatti ai margini del paese, circondato da prati, e la fotografia che lo ritrae ben si accorda con l’immagine che la visione dell’hotel produce nella mente di Else, al ritorno dallo sconvolgente incontro con von Dorsday: «Così lontano, lontano è l’hotel e così fiabescamente illuminato», e poi ancora: «Com’è gigantesco l’hotel, come un enorme castello incantato illuminato». Che il nuovo hotel fosse importante per la clientela del tempo è testimoniato anche dal fatto che «la carta Freytag pubblicata a cura del Deutscher und Oesterreichischer Alpenverein (il Club Alpino Austrotedesco), edizione 1910, designa la località esplicitamente con il nome dell’albergo – Hotel Fratazza – tanto esso era eminente per 3 Ibidem 4 Marisaldi L. e Pellegrinon B., Pale di San Martino “San Martino e la sua montagna. La signorina Else”, p. 111, Zanichelli, Bologna, 1993. 30 PosterTRENTINO LUGLIO2008 il turismo di allora. Si trattava in origine della denominazione di una malga e dei suoi pascoli: come tale il luogo appare già indicato nelle carte di fine Settecento. Il nome, da frata, significa terreno disboscato per ricavare spazio per le coltivazioni ed il pascolo; rimanda dunque all’assalto alla foresta di età medievale5». Purtroppo l’ottimo momento di prosperità di cui San Martino godeva si interruppe bruscamente con la prima guerra mondiale. Si pensi che, al 31 dicembre 1900, come risulta dal censimento austriaco allegato, il Comune di Siror, di cui la piccola frazione fa parte, unito al limitrofo Comune di Tonadico, non contavano più di duemila abitanti stanziali, ma alloggiavano, fra giugno e settembre, «circa millequattrocento ospiti al giorno, e vi giungevano quotidianamente (scrivono i giornali dell’epoca) non meno di cento automobili6». 5 Ivi, p. 110. 6 Ivi, p. 111. Il 25 maggio 1915, dunque, dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria, la stazione turistica di San Martino venne a trovarsi a ridosso della linea del fronte. L’esercito austriaco, colto di sorpresa e con pochi uomini disponibili per presidiare il nuovo fronte meridionale, abbandonò tutta la valle del Cismon, e costituì una linea difensiva sicura sulla Catena del Lagorai. Fu in questa fase delle ostilità che i prestigiosi alberghi di San Martino, tra cui l’Hotel Fratazza, vennero incendiati dall’esercito tedesco. A causa di tali roghi, quasi tutti i registri delle presenze negli alberghi della zona andarono distrutti e non è quindi più possibile ricostruire la cronologia dei soggiorni di Schnitzler a San Martino. Sembra però significativo notare come il piccolo paese alpino sia rimasto nei pensieri dello scrittore a molta distanza di tempo. Il racconto della Signorina Else è stato infatti pubblicato nel 1924; Albino Tonelli ipotizza che sia stato scritto nel 19237, Marisaldi e Pellegrinon parlano di «capolavoro, pubblicato nel 1924, ma già terminato nel 19218». In entrambi i casi, quello che importa sottolineare è che il romanzo venga elaborato da Schnitzler quando ormai l’Hotel Fratazza era stato distrutto, e che ritragga quella società belle epoque che la guerra aveva per sempre spazzato via. Per compiutezza di informazione, va anche precisato che tale hotel, a differenza di quasi tutti gli altri della zona, non venne più riedificato. La sua rievocazione nella Signorina Else lo ha, quindi, in qualche modo, “eternato”, 7 Tonelli A., San Martino di Castrozza inebriante come lo champagne”, p. 55, «In Trentino», n.3, 1988. 8 Marisaldi L., e Pellegrinon B., op. cit., p.110. PosterTRENTINO 31 LUGLIO2008 rendendolo “luogo della memoria” e portando sino a noi la sua atmosfera dal sapore mitteleuropeo. Tra la ricca borghesia che frequentava San Martino di Castrozza, molto nutrita era la presenza di ebrei. Questo dato viene segnalato anche da testimonianze raccolte sul posto, in cui si racconta di strutture alberghiere prenotate per l’intera stagione estiva da comunità ebraiche. Anche Freud fu tra le personalità di rilievo che prescelsero il piccolo centro montano, e «villeggiò a San Martino di Castrozza nell’estate del 1913.9» In letteratura, oltre che nella Signorina Else, anche nel giardino dei Finzi Contini, vi è un preciso accenno a San Martino, come luogo frequentato dalla clientela ebraica. Il periodo di riferimento è in questo caso, quello appena precedente lo scoppio della seconda guerra mondiale, e il protagonista narratore, nelle pagine conclusive del romanzo, preoccupato per la salute dell’amico Alberto, gli si rivolge in questo modo: «E allora, visto che si tratta del caldo, perché non vai una quindicina di giorni in montagna?» «In montagna d’agosto? Per carità. E poi…» (qui sorrise), «…e poi, Juden sind dappertutto unerwünscht. Te ne sei scordato?». «Storie. A San Martino di Castrozza per esempio no. A San Martino ci si può ancora andare…10». Un ulteriore aggancio al piccolo centro del Primiero come luogo di villeggiatura scelto dagli ebrei, è fornito dalla biografia 9 Tonelli A., op. cit., p. 57. 10Bassani G., Il Giardino dei Finzi Contini, p.224, Mondadori, Milano, 1980. di Enrico Fermi, scritta dalla moglie Laura. In Atomi di famiglia, nel capitolo 10 novembre 1938, testimonia: «Per il nostro soggiorno estivo avevamo scelto per quell’anno San Martino di Castrozza, uno dei posti più incantevoli delle Dolomiti, situato in una conca sterminata, coperta di prati verdi smaglianti che si estendono a perdita d’occhio verso sud e sono protetti da un ampio arco di rocce maestose. Massicce alla base, queste si dividono verso l’alto in forme fantastiche, in torrioni, in guglie e in quelle pareti sottili, quasi senza spessore, che per essere caratteristiche del luogo vengon chiamate le Pale di San Martino.11» Poco oltre continua: «Eravamo ancora a San Martino il 2 settembre, quando la radio annunciò le prime leggi razziali riguardanti gli ebrei italiani12…» 11 Fermi L., Atomi di famiglia, p. 144, Mondadori, Milano, 1954. 12 Ivi, p. 146