il Neolitico a scuola

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il Neolitico a scuola
il Neolitico a scuola
Archeologia sperimentale
e didattica della Preistoria
2
Mario Iannone
Sandra Sivilli
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Fig. 1
Ha scritto Scipione Guarracino in un testo fondamentale per la didattica della
storia: «Il punto essenziale della questione è che l’insegnamento della storia non
può ridursi a trasmettere conoscenze senza anche far accedere alle procedure
che hanno fatto produrre quelle conoscenze e quindi a un insieme di abilità e
competenze».1 Occorre partire da questa premessa per capire le differenze fra
ricerca scientifica e pratiche didattiche.
L’archeologia preistorica si struttura su una metodologia di ricerca che, a
partire dalle tracce rinvenute sul terreno, tenta di elaborare ipotesi sempre più
attendibili per la ricostruzione dell’organizzazione socio-culturale delle società
preistoriche.
Per essere compresa correttamente dai non specialisti, perciò, l’archeologia
preistorica ha bisogno di comunicare sia i risultati della ricerca, sia i metodi di
lavoro.
L’attuale riflessione sulla didattica della storia, fortunatamente, indica nel laboratorio il luogo ideale per la trasmissione delle conoscenze procedurali ed il
metodo più efficace nella comunicazione di contenuti complessi. In particolare, per quanto riguarda la Preistoria, le esperienze di didattica sono attualmente orientate soprattutto nel senso della sperimentazione “imitativa”. Essa si mostra efficace per il tipo di coinvolgimento che suscita nei fruitori non specialisti di tutte le età.Tale applicazione didattica si rifà all’archeologia sperimentale,
proprio perché quest’ultima utilizza l’approccio sperimentale per analizzare
particolari problemi e proporre ipotesi archeologiche.2
Una delle attività in cui la sperimentazione a scopo scientifico è più
utilizzata è la replica di singoli oggetti
con tecniche adeguate alle conoscenze del passato, allo scopo di individuare le eventuali limitazioni tecniche che
potrebbe aver incontrato l’uomo preistorico nella realizzazione dei manufatti e il procedimento (catena operativa) utilizzato per risolvere tali limitazioni. Nella riproduzione tecnologica
è fondamentale il rigore dei procedimenti utilizzati e l’analogia tra i manufatti originali e quelli riprodotti sperimentalmente (fig. 1). Un’altra diffusa
applicazione vede il tentativo di elaborare ipotesi a partire solo da alcuni elementi noti: si può tentare, ad esempio,
di ricostruire strutture abitative a partire dalle tracce trovate sul terreno, o ipotizzare come potesse essere un manufatto di cui si è conservata solo la porzione non deperibile (ad esempio una lancia di cui si è conservata solo la punta in
pietra). Notevole interesse riveste lo studio microscopico delle tracce d’uso sui
manufatti: si utilizza, per esempio, un falcetto in selce riprodotto sperimentalmente per tagliare una fibra vegetale e si confronta la traccia residua con quel-
md
la presente su un manufatto archeologico.Tramite questo procedimento si riescono ad ipotizzare attività e azioni compiute dall’uomo preistorico. Un’altra interessante applicazione è quella che prova a ricostruire i processi di formazione e distruzione dei giacimenti archeologici, comparando le tracce rimaste sul
terreno con siti di confronto realizzati sperimentalmente.
Il valore dell’archeologia sperimentale risiede soprattutto nella possibilità di
individuare nuovi problemi, tramite un approccio interdisciplinare,3 che a volte la sola osservazione dei dati archeologici non permetterebbe di porre, e di
verificare in seguito le nuove ipotesi in base ai dati archeologici. La sperimentazione, tuttavia, non può dare la certezza che il procedimento utilizzato sia stato identico nella Preistoria, poiché risultati simili possono essere stati prodotti
attraverso percorsi differenti.
Bisogna fare ben attenzione a distinguere l’archeologia sperimentale come
disciplina scientifica dalla sua applicazione didattica: si può rischiare, infatti, di
fare confusione, a causa del nome che evoca sia l’aspetto dell’“esperimento”
che quello del “gioco”. Esiste invece una grande differenza dovuta al fatto che
nel primo caso si tratta di una disciplina che tramite un rigoroso protocollo di
sperimentazione contribuisce a proporre ipotesi archeologiche, mentre nel secondo rappresenta uno strumento con cui si cerca di trasmettere a fruitori non
specialisti contenuti altrimenti difficili da comunicare.
I metodi dell’archeologia sperimentale semplificati ed inseriti nell’ambito di
una ricerca didattica possono costituire un buon potenziale, poiché, attraverso
la dimensione pratica, possono stimolare un approccio “problematico” e interdisciplinare all’acquisizione di contenuti e possono aiutare il fruitore ad immedesimarsi nel ruolo dell’archeologo che, dalla tracce rinvenute sul terreno, tenta di risalire alle azioni che le hanno prodotte.
Negli ultimi anni si è manifestata l’esigenza da parte degli specialisti di
entrambi i settori (didattico ed archeologico) di un confronto sui metodi di
lavoro. Da un lato gli archeologi esprimono l’esigenza di mantenere in tutti
i casi elevati standard qualitativi che consentano una comunicazione corretta dei contenuti scientifici, dall’altro gli specialisti della didattica auspicano
la «ricerca di un rapporto stretto con gli altri saperi» al fine di condividerne
metodi e strumenti in una «dimensione scientifica e laboratoriale della ricerca e della didattica».4 Il conseguimento di questo obiettivo va visto necessariamente in un’ottica interdisciplinare che coniughi le “esperienze” di entrambi gli ambiti di ricerca.
L’archeologia sperimentale “imitativa”, sembra offrirsi come un terreno di riflessione ideale per tale confronto, come è già stato sottolineato da parte di chi
si occupa di didattica della Preistoria da vari anni,5 poiché mediante la dimensione del “fare” è più semplice attivare la comprensione di un processo storico
complesso.
L’attenzione alla didattica della Preistoria, nasce in Italia intorno agli anni ’80
del secolo scorso, sull’esempio di esperienze effettuate all’estero.A partire da
quegli anni alcune associazioni e cooperative di Archeologia Sperimentale,6 nell’ambito di spazi messi a disposizione da musei, aree archeologiche, Soprintendenze o Università, coinvolgono i visitatori in dimostrazioni didattiche. In alcuni casi i visitatori vengono implicati in progetti a “lungo termine” o in “centri
estivi” per la ricostruzione di manufatti di età preistorica, come capanne e forni chiusi per la cottura dei vasi, o particolari attività legate alla vita quotidiana,
come la molitura delle granaglie e la tessitura. La scheggiatura della selce, per la
sua pericolosità e complessità, viene in genere solo mostrata da un esperto che
ne riproduce le varie e complesse tecniche di taglio.
Per approfondire • Per un approfondimento
su contenuti e metodi dell’archeologia
preistorica, cfr. A. Cazzella, Manuale di
Archeologia, Laterza, Bari 1989; C. Renfrew,
P. Bahn, Archeologia. Teorie, Metodi e
Pratica, Zanichelli, Bologna 20062. Per una
disamina dei contributi più recenti sulla
didattica della storia, cfr. Insegnare storia,
a cura di P. Bernardi, UTET, Novara 2006.
Sull’archeologia sperimentale, si può
consultare il ricco volume curato da P.
Bellintani e L. Moser, Archeologie
sperimentali. Metodologie ed esperienze
fra verifica, riproduzione e simulazione, Atti
del Convegno (Comano Terme-Fiavè, 13-15
sett. 2001), Provincia Autonoma di Trento,
Trento 2003; A. Cazzella, Una breve
rassegna delle recenti tendenze della
ricerca etnoarcheologica e dell’Archeologia
Sperimentale in Italia alla luce di alcune
pubblicazioni, «Rivista di Scienze
Preistoriche» LV, Firenze 2005, pagg. 501506; L. Longo, Archeologia Sperimentale,
esperimenti in archeologia, divulgazione.
Osservazioni su significato e ruolo
dell’Archeologia Sperimentale, «Rivista di
Scienze Preistoriche» LIII, Firenze 2003,
pagg. 549-568.
1. S. Guarracino, Le questioni dell’insegnare
storia,in Insegnare storia,a cura di P.Bernardi,
UTET, Novara 2006, p. 7.
2. A partire dagli anni ’70 del Novecento l’Archeologia Sperimentale si definisce come disciplina scientifica,dandosi metodi e regole specifiche.Per un approfondimento delle più recenti tendenze in materia, cfr. la Scheda 1.
3. Possono essere utilizzate analisi archeometriche per comprendere la composizione dei manufatti, analisi naturalistiche sui resti biologici,
oppure si può scegliere un approccio etnoarcheologico che, grazie al confronto con contesti viventi, aiuta ad interpretare le azioni compiute dagli uomini nel passato.
4. P. Bernardi, Nota del curatore, in Insegnare
storia…, cit., pag. XII.
5. A.Brusa et.al.,Fare Capire.Osservazioni didattiche sull’archeologia sperimentale, XIII
UISPP Congress (Forlì 1996), Proceedings, vol.
5, Section 18, pp. 591-596.
6. Tra queste: C. I.A. S. Centro Italiano Archeologia Sperimentale, Roma; Laboratorio Italiano
Archeologia Sperimentale,Torino; Laboratorio
Italiano di Archeologia Sperimentale – L. I.A. S.
T.;Associazione Italiana di Archeologia Sperimentale della Sopravvivenza – A.I.A.S.S.;Sezione Archeologia Sperimentale “Ad Quintum”Archeologia del Nord Ovest, Collegno.
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il Neolitico a scuola
2 • Mario Iannone, Sandra Sivilli • Archeologia sperimentale e didattica della Preistoria
A partire dalle prime esperienze, la qualità dell’offerta didattica è molto
migliorata nel tentativo di rispondere alle esigenze del pubblico. È il caso, in
particolare, dei musei che, con i loro contenuti, coprono un più ampio ventaglio di argomenti d’interesse didattico: essi utilizzano guide illustrate come
strumento d’integrazione fra l’allestimento e le scelte del materiale in mostra,
o propongono guide sonore che illustrano il percorso museale e svolgono, in
alcuni casi, anche il ruolo di interazione tra il contenuto e il contenitore.7 Tantissimi musei corredano i percorsi didattici con un questionario differenziato
per gli alunni di ogni ordine e grado e propongono schede tecniche, domande, quiz, giochi di riconoscimento, confronto e collegamento.Alcuni musei
(più attenti – sembra – ai portati della museografia e della museologia) allestiscono laboratori dove i visitatori possono imparare e sperimentare, attraverso l’esperienza diretta, i metodi dell’archeologo e le tecniche antiche.8
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Fig. 2, 3
7. A. M. Capoferro, S. Santoro, D. Scagliarini,
Un’indagine fra gli studenti dell’Università
di Bologna sulla fruizione del patrimonio archeologico, in Culture figurative e materiali
fra Emilia e Marche.Studi in memoria di Mario Zuffa, vol.1,a cura di P.Delbianco,Ed.Maggioni, Rimini 1984.
8. Si vedano le riflessioni di M. Lanzinger, Comunicare e interpretare la preistoria nei musei, in Evoluzione, preistoria dell’uomo e società contemporanea, a cura di L.Sarti,M.Tarantini, Carocci, Roma 2007, pp. 149-156.
9. Situazione di partenza, abilità acquisite, conoscenze possedute,obiettivi e prestazioni raggiunti.
10. Tempo richiesto, costo del materiale, numero di persone impiegate, replicabilità dell’esperienza.
1 • Neolitico: un gioco
Neolitico è un gioco da tavolo ideato
nel 1996 da M. Cecalupo ed E.
Chiarantoni (Edizioni La Meridiana,
Molfetta, Bari) quando l’insegnamento
della Preistoria faceva parte del
programma delle scuole medie; esso è
tuttavia facilmente adattabile alle
scuole elementari. Ispirato da I giochi
di simulazione nella scuola (a cura di
A. Cecchini et al., Zanichelli, Bologna
1987) il gioco consente di simulare
alcune dinamiche complesse: la
“rivoluzione” agricola e la “rivoluzione”
urbana.
Il terreno di gioco è rappresentato da
nove grandi regioni che suddividono un
vastissimo territorio che comprende
l’Europa, il Vicino Oriente e l’Africa
settentrionale. I giocatori divisi in tribù
sono regolati da una “struttura
sociale”. Ogni gruppo avrà il capo, il
portavoce, gli esploratori. Lo sciamano
è la figura più importante, perché a lui
si affida il compito di conservare la
memoria storica del gruppo. All’inizio
del gioco si consegna a ciascuna tribù
la “tabella tecnologie”, che raccoglie le
innovazioni che hanno permesso la
rivoluzione neolitica. Scopo del gioco è
fondare una città. A fine gioco il
master-docente chiamerà a raccolta
tutte le tribù. È il debriefing, la struttura
più importante del gioco (si veda al
proposito P. Marcato et al., Gioco e
dopogioco, Edizioni La Meridiana,
Molfetta (Ba) 1996). Si osserverà,
così, che durante il Neolitico è nata
l’agricoltura e come questa abbia
avuto diverse origini, in luoghi diversi, e
non nello stesso tempo.
Che i contadini convivevano con i
pastori-allevatori e con i cacciatoriraccoglitori. Che i diversi modelli
economici e le società instaurarono fra
loro rapporti di subordinazione o di
scambio. Si scoprirà che gli effetti delle
dinamiche legate all’ambiente sulla
società dell’uomo non sono sempre
uguali, ma dipendono dal tipo di
economia, dalle tecnologie che si
utilizzano, dalla densità della
popolazione.
md
Una maggiore interazione si registra – a volte – fra le associazioni culturali,i musei e la scuola. Le proposte didattiche offerte spesso si servono di ausili “divulgativi”come cartelloni o diapositive,riducendo la parte operativa solo ad una fase dell’intero processo produttivo. Ad esempio, della ceramica viene proposta la manipolazione o la decorazione, quasi mai la cottura, eliminando una parte importantissima per la comprensione del perché fu usata l’argilla. Ciò è dovuto sicuramente ai tempi che la scuola può dedicare all’offerta didattica “esterna”(figg. 2 e 3).
La difficoltà maggiore sta nel creare percorsi che soddisfino le esigenze didattiche della scuola, e riescano a mediare i criteri scientifici con le esigenze
scolastiche di valutazione9 e fruibilità didattica10. In questa divaricazione, fra la
struttura della ricerca e le esigenze dell’insegnamento, si apre uno spazio fecondo di ricerche, che, nei prossimi anni, potrebbe portarci ad una buona messe di
risultati, teorici e pratici.
Fig. 4
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Per saperne di più
Alcuni parchi archeologici
sulla Preistoria:
Alcune associazioni e cooperative
che si occupano di didattica della Preistoria:
Archeoparc di Val Senales (http: //www. suedtirol-it.
com/senales/archeoparc. htm).
Parco Archeologico-Naturalistico del Monte Cetona (http:
//www. ctnet. it/museo/cetona/parco).
Museo delle Palafitte del Lago di Ledro (http: //www. mtsn. tn.
it/rete/palafitte. asp).
Parco archeologico e Museo all’aperto della Terramara di
Montale (MO) (www. parcomontale. it).
Parco Nazionale delle Incisioni Rupesti di Naquane, Capo di
Ponte, Valcamonica, Cervano (BS) (http: //www. rupestre. net).
Parco Archeologico del Livelet, Treviso (http: //livelet.
provincia. treviso. it).
ARCHEA (http: //www. archea. info).
ARCHEO DIDATTICA (http: //www. archeodidattica. it).
ARIES (http: //www. archeologiadidattica. it/Aries).
CIAS (http: //www. archeologia-sperimentale. it).
DIDARCHEO (http: //didarcheo. interfree. it).
PALEOFESTIVAL (http: //www. paleofestival. it).
I SUONI DELLA PREISTORIA (http: //www. soundcenter.
it/Preistoria. htm).
LABORATORIO DI ARCHEOLOGIA SPERIMENTALE (http: //www.
archeologiasperimentale. it/index. htm).
MEDIARES (http: //www. mediares. to.
it/pagine/didattica/did_home. html).
ARCHEONAUTI (http: //www. archeonauti. it/centrovisite. htm).
CAST TORINO (http: //www. cast. torino. it).
CENTRO DI ARCHEOLOGIA SPERIMENTALE (http: //www.
comune. villarbasse. to. it/s_territorio/arch_sperimentale. htm).
ARCHEOSANNIO (http: //www. laboratoriarcheologici. it/).
PALEOWORKING (http: //www. medarch.
org/paleoworking/new/curriculum. htm).
Si segnala infine l’uscita di una rivista interamente dedicata
all’archeologia sperimentale e alle esperienze di didattica della
Preistoria: «Archeoworks», edita dalla Soprintendenza per i Beni
Archeologici della Provincia Autonoma di Trento (per ricevere la
rivista e per contatti con la redazione: archeoworks@yahoo. it).
Alcuni musei con laboratori
didattici sulla Preistoria:
Museo Archeologico del Finale, Finale Ligure (SV) (http:
//www. museoarcheofinale. it/).
Civico Museo Storico Archeologico, Savona (http: //www.
museoarcheosavona. it).
Museo Civico di Rovereto, Rovereto (TN) (http: //www.
museocivico. rovereto. tn. it/).
Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini”, Roma
(http: //www. pigorini. arti. beniculturali. it/).