News a 2 euro, giornalisti come operai: l

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News a 2 euro, giornalisti come operai: l
News a 2 euro, giornalisti come operai: l'informazione a Roma è alla
fame
A Latina e in provincia di Roma editori accusati di caporalato. Zero contratti
Non solo il Tg di Sky che emigra a Milano: la crisi di giornali, tv, agenzie di stampa ha
creato una vera crisi occupazionale dell'intero settore dell'informazione. Dopo aver
falcidiato operai, commercianti e imprenditori e il pubblico impiego, la fame di lavoro
investe anche gli addetti all'informazione.
Un monitoraggio della Uil, che segue le vertenze del settore poligrafico, ha messo in fila le
criticità del sistema nel 2016 con vertenze in corso e ricorso agli ammortizzatori sociali a
Roma per le agenzie di stampa Ansa, Askanews, Omniroma, Area e Il Velino. Meglio non se
la passano i quotidiani come Il Tempo, Famiglia Cristiana, Il Corriere della Sera, Panom e
Misna che ha optato per la chiusura.
Situazione critica in provincia di Latina con Latina e Ciociaria Oggi che lavorano in
regime di solidarietà e Il Giornale di Latina dove si è scoperto che l'attività
giornalistica era pari al caporalato, poiché non nessuno degli addetti aveva un
regolare contratto giornalistico. E lo stesso scenario è stato trovato nel corpo
redazionale del Giornale della provincia, diffuso nell'area romana.
Anche a Frosinone, il mestiere del giornalista è a rischio scomparsa. Il giornale La Provincia
ha dichiarato fallimento e una serie di esuberi per 12 unità con la cassa integrazione a zero
ore.
Sulla crisi dell'editoria e dell'informazione, Affaritaliani.it chiesto un parere al segretario
della Uil, Alberto Civica, in prima linea sul dramma occupazione che sta investendo Roma e
il Lazio
Civica, che succede? Giornalismo in crisi come gli operai?
“Succede che chiudono le testate e i giornali, che c'è un giornalismo che dipende solo da
editori che sono contemporaneamente imprenditori e banchieri e che quindi fanno
scattare legittimamente il dubbio che l'indipendenza delle testate non sia in cima ai loro
pensieri”.
E la crisi arriva anche nel sindacato?
“Se crolla il numero dei giornalisti che hanno uno stipendio regolare, crolla anche il
numero degli iscritti. Anche questa è una condizione che mettono in dubbio
l'indipendenza di chi scrive e la professionalità”.
E' lo specchio di una società decadente?
“La crisi dell'emittenza locale e la rinuncia all'approfondimento e l'invasione dei social che
lancia messaggi fa sì che si venga bombardati da messaggi dei quali ci convinciamo perché
nessuno scava alla ricerca della verità. Le bufale che girano e che hanno credito e che poi
diventano virali sono la prova. A un certo punto si è preso contezza del fatto che se dici le
cose che la gente si vuol sentire dire, non importa se sono dentro un ragionamento
politico, fanno consenso. E' una sorta di come faccio a prendere 100 voti?”
Allora parliamo di politica. La politica e i politici secondo lei quanto sono
responsabili di questo fenomeno?
“Direi al 100 per cento se non fosse che c'è questo rapporto tra politica e imprenditoria
che non ci fa capire chi è il capo e chi è la coda del processo. Una cosa è certa: la politica e
debolissima ed è und dato di fatto. Ed è debole tutta la politica, sia chi fa, che chi critica”.
Un paese senza una stampa che Paese è?
“E' il Paese che si sta progettando. In giro per il mondo c'è una stampa che ancora ci prova.
Negli Stati Uniti con tutte le difficoltà e le critiche che si possono fare c'è ancora margine
per muoversi e che prova a rinnovarsi e usa i social per approfondire come il Washington
Post. Da noi si vuole accreditare un sistema libero che in realtà è condizionato. Prima c'era
la polizia in strada e le squadre con l'olio di ricino, ora sei condizionato perché non trovi
lavoro o lo trovi solo con l'economia di relazione”.
Economia di relazione?
“Sì, il meccanismo per cui trovi lavoro solo se sei l'amico di... magari di un politico. E questo
indipendentemente dalle capacità”.
"Giornalisti sempre meglio che lavorare", diceva in un aforisma Luigi Barzini junior,
oggi il lavoro non c'è più..
“Il lavoro c'è ancora ma è diviso in due. Come nelle altre professioni ci sono alcuni suoi
colleghi che lavorano e guadagnano bene ma sono sempre meno. Poi ci sono quelli che
portano avanti il lavoro quotidiano e che sono sempre più precari e malpagati. Oggi non è
finito il sogno di fare il giornalista, è finita la realtà. Vedo bravissimi ragazzi, ne incontro
alcuni precari che ti chiamano sabato e domenica, quando gli altri stanno tranquilli, Li
fanno girare come trottole per prendere mezza notizia. Tutto per due soldi”.
Nuovi operai?
“Sono diventati operai intellettuali, Sano leggere e scrivere ma sono operai”.