dai primi edifici in legno al Solar Decathlon

Transcript

dai primi edifici in legno al Solar Decathlon
Il legno secondo Rubner Haus:
dai primi edifici in legno al
Solar Decathlon
L’amministratore delegato di Rubner Haus, Werner Volgger,
racconta filosofia e iniziative del gruppo altoatesino:
progetti vincenti, dai primi edifici in legno fino al successo
al Solar Decathlon Europe 2014
Incontriamo Werner Volgger, amministratore delegato di Rubner
Haus, che ci illustra le recenti iniziative e i nuovi progetti
in
occasione
del
Saie,
salone
internazionale
dell’industrializzazione edilizia (Bologna 22-25 ottobre
2014). Il dialogo con il responsabile dell’azienda
altoatesina, che fa capo al Gruppo Rubner, pioniera nella
progettazione e costruzione di edifici in legno, ci consente
di toccare tanti temi di interesse per i progettisti: dalle
case in legno alla realizzazione di grandi edifici multipiano,
dalle soluzioni di dettaglio ai progetti chiavi in mano, fino
alla collaborazione col progetto italiano vincitore del Solar
Decathlon 2014.
Rubner Haus nel 2014 celebra 50 anni di attività: trattando da
sempre un prodotto tradizionale come il legno, Rubner ha
dimostrato grande capacità di innovazione e attenzione per la
qualità. Quali sono i passaggi principali della vostra
esperienza?
Di questi 50 anni, ricordiamo alcune tappe: prima di tutto il
1964, con l’avvio della produzione delle prime case in legno
“Blockhaus”, dal tipico aspetto del maso tirolese.
Successivamente altri due passaggi importanti per lo sviluppo
del prodotto hanno permesso di raggiungere il giusto
equilibrio fra architettura e tecnologia: “Residenz”, la
struttura a telaio introdotta negli anni ‘90, si rivolge
all’industria e alla standardizzazione; “Casa Heidis”, nata
nel 1999 in collaborazione con l’architetto Matteo Thun,
rappresenta il primo progetto evoluto sia in termini di design
che di efficienza energetica, precursore del modello
CasaClima. Nell’ultimo decennio ci siamo invece rivolti al
perfezionamento, cercando di rispondere alle esigenze del
consumatore finale in termini di comfort abitativo e
interrogandoci sul valore aggiunto del legno rispetto al
mattone. Ci siamo concentrati sullo studio di fattori fisici
(quali acustica, trasmittanza, consumo energetico, isolamento
e raffrescamento): guardiamo all’edificio come a un corpo e
non come a un semplice insieme di elementi. La cura di tutti
questi aspetti ci ha portato, con molta soddisfazione, alla
vittoria del Solar Decathlon Europe 2014, che rappresenta oggi
una delle più interessanti vetrine internazionali per
l’innovazione e dell’integrazione virtuosa tra ricerca
universitaria e competenze di aziende di eccellenza.
LEGGI ANCHE ‘UN VIAGGIO IN ITALIA PER FESTEGGIARE I 50 ANNI DI
RUBNER HAUS’
Solar Decathlon Europe 2014: l’esito vincente
competizione ha avuto ampia risonanza in Italia.
della
Fin da subito ci siamo posti l’obiettivo ambizioso di vincere
e questa volta non siamo arrivati terzi, come nell’edizione
precedente. Siamo fieri di aver battuto concorrenti agguerriti
come Svizzera, Germania, Francia e soprattutto Giappone.
Ottenuto l’invito dall’Università di Roma Tre, grazie alla
professoressa Chiara Tonelli, siamo partiti con un’equipe di
studenti sul tema “Rhome for Dencity”, alla ricerca di una
soluzione qualitativa per il tessuto abitativo di Roma. La
nostra casa solare, adeguata all’ambiente mediterraneo, è
autosufficiente in termini di energia (anzi ne produce anche
di più) e rappresenta la parte ultima di un multipiano, come
segno d’integrazione in un sistema più ampio. Il Solar
Decathlon premia dieci categorie e noi ci siamo distinti nelle
classi di design, comfort, raffrescamento e isolamento,
efficienza energetica, ma soprattutto acustica e trasmittanza.
LEGGI TUTTO SU RHOME FOR DENCITY
Come si è sviluppato il rapporto con gli studenti coinvolti
nel progetto Solar Decathlon?
Abbiamo offerto agli studenti il nostro know how e concesso la
possibilità di rapportarsi concretamente da parte loro con
un’esperienza di lavoro all’interno di una realtà industriale.
L’idea è stata studiata insieme al nostro partner di Ricerca e
Sviluppo: poi gli studenti hanno progettato, calcolato
strutturalmente e costruito a Chienes il prototipo,
successivamente smontato per essere rimontato alla
manifestazione di Versailles. Il sistema proposto è risultato
particolarmente innovativo per aver arricchito la stratigrafia
del cappotto, posizionando nella parete tubi di acciaio
riempiti con sabbia: in questo modo, nonostante la variazione
del clima esterno, si garantisce un comfort con temperatura
costante all’interno della casa. Ora sta a noi capire quale
sia la ricaduta del prodotto sul mercato, applicando le
conoscenze della ricerca e considerando sempre il valore
aggiunto da offrire al consumatore. Il cliente che sceglie di
vivere la casa in legno può diventare fan di Rubner ed
esprimere a sua volta una referenza di eccellenza per il
nostro lavoro.
Entro fine anno puntiamo a rimontare il prototipo di “Rhome
for Dencity” nella nostra sede di Chienes, affinché diventi
una vetrina costante per coloro che sono interessati a
studiarlo da vicino. Stiamo inoltre valutando, assieme al
rettore dell’Università di Roma Tre, di montarne una copia nel
campus, per rafforzare l’immagine del prodotto all’interno del
luogo in cui è nato il progetto. Ho visto i ragazzi acquisire
forte capacità pratica grazie al giusto connubio tra studente
e operatore, scienza e ricerca, all’interno di un team
professionale di alto livello.
Qual è l’approccio di Rubner per rivolgersi ai progettisti e
ai professionisti tecnici?
Rubner investe ogni anno una quota significativa in ricerca e
sviluppo: il nostroobiettivo è trovare
nuove soluzioni
tecnologiche e sfruttare al meglio le caratteristiche del
materiale legno. Al nostro interno opera un gruppo di giovani
colleghi che quotidianamente cerca di captare i nuovi trend e
di “trasferirli” alla produzione. Da due o tre anni abbiamo
anche rafforzato il rapporto col mondo dei progettisti, perché
tramite l’architettura riusciamo a mettere in scena con
eleganza e contemporaneità un prodotto che di per sé possiede
un’immagine rustica. Il consumatore finale percepisce
positivamente lo sguardo dell’architetto e la cura del
particolare.
Per noi è importante formare i progettisti a conoscere bene
non solo le caratteristiche del materiale ma anche le
specifiche soluzioni che offre il legno. La formazione è
importantissima, ma ci accorgiamo che purtroppo il mondo dei
progettisti e le università propongono ancora poche iniziative
sui temi dell’edilizia in legno. Tra le varie iniziative
abbiamo finanziato, insieme ad altri operatori del settore, un
corso di “stratificazioni a secco” presso il Politecnico di
Milano e collaboriamo con le Università di Trento, Padova,
Torino e Roma. Inoltre, puntiamo ad esprimere ogni anno la
forza trainante che ci contraddistingue e che ci piace
definire con la metafora del “fare da spazzaneve” nell’aprire
nuovi percorsi: un ruolo che ci compete, essendo leader nel
mercato. Quest’anno, in occasione dei 50 anni, abbiamo
proposto una particolare formazione sotto forma di Tour, per
clienti e partner, network del nostro successo.
Rubner in tour 2014 è stata un’esperienza significativa.
Abbiamo percorso 3.500 km in 80 giorni, con 42 tappe e
coinvolgendo circa 10.000 partecipanti: siamo molto fieri di
avere conosciuto tante persone, clienti e progettisti curiosi,
istituendo quel dialogo diretto tra azienda e professionisti
che richiama una certa cultura del costruire. Vorrei anche
segnalare il percorso “Prospettive Legno”, inaugurato nella
nostra sede di Chienes (Bolzano), per mostrare la realtà
Rubner a chi non conosce il volto del materiale, soprattutto
in termini di sicurezza, terremoto e incendi; tematiche molto
delicate che riusciamo a fronteggiare in maniera semplice
grazie a tecnologie d’avanguardia. Per la mostra “Prospettive
Legno” è stata assegnata a Rubner Haus la medaglia d’oro del
Joseph Binder Award 2014, il concorso
internazionale
organizzato da designaustria.
LEGGI ANCHE ‘PROSPETTIVE LEGNO: DAL BOSCO ALL’ALBERO, DAL
LEGNO ALLA CASA’
Ci può rilasciare qualche anticipazione su nuovi modelli a cui
state lavorando?
Attualmente stiamo lavorando su più fronti, anche per imporci
in un mercato ancora dominato dal mattone: in primo luogo
puntiamo sulla costruzione modulare, al fine di velocizzare
ulteriormente il lavoro in cantiere; poi la domotica e
l’automazione, per aumentare il beneficio del consumo
energetico giornaliero. Ricordando le parole di Werner Sobek
(per anni alla guida dell’istituto Transolar di Stoccarda per
il costruire sostenibile), durante un convegno a cui abbiamo
partecipato a metà settembre, risulta importante offrire al
consumatore sistemi digitali di automazione, in grado ad
esempio di autoprogrammare il riscaldamento in base al ciclo
del tempo. Infine il multipiano rappresenta il terzo concetto
per guardare al futuro. Le ultime realizzazioni della
divisione Rubner holzbau hanno raggiunto i 6-7 piani: come il
complesso residenziale “Panorama Giustinelli” a Trieste, il
“Marina Verde Wellness Resort” a Caorle (Venezia) e “La Maison
de l’Inde”, studentato per l’ambasciata indiana a Parigi;
attualmente stiamo costruendo un hotel in Svizzera a 1600 m di
quota, alto 6 piani e con 18 appartamenti.
Il vostro approccio non tralascia il mondo del general
contracting, dal momento che vi occupate anche di realizzare
progetti chiavi in mano completamente gestiti come capofila.
Per questo quando parliamo di modularità, di prefabbricazione
e di multipiano, dobbiamo anche pensare ai costi di
produzione, affinché siano competitivi con quelli
tradizionali, perché oggi la domanda più frequente del cliente
è “quanto costa?”. Finora ci siamo difesi bene, nonostante il
costante confronto e la difficoltà della sfida. Ricordo che
Rubner Haus conta 16.000 case consegnate in 50 anni di
attività.
Nel corso di questo incontro ha richiamato spesso due
concetti: da un lato l’attenzione nei confronti di chi abita
l’edificio, dall’altro la sensibilità alle esigenze dei
progettisti. Se dovesse raccontare per il grande pubblico e
per i progettisti qualche progetto esemplare, quali citerebbe?
Innanzitutto la già menzionata “Casa Heidis” di Matteo Thun,
presente tutt’oggi nel nostro parco a Chienes e di cui ogni
anno riusciamo ancora a vendere 10-15 esemplari. Stiamo
parlando di una casa pensata già 15 anni fa in termini
energetici, con gli ambienti più ampi verso sud e uno sviluppo
limitato verso la parte fredda a nord, con il tetto molto
sporgente in modo tale che il sole basso dell’inverno riesca a
riscaldare l’abitazione, mentre quello estivo venga schermato.
Abbiamo inoltre costruito case private per clienti famosi,
dalla Svizzera alle Marche, dove per la proprietaria del
marchio Poltrona Frau abbiamo realizzato una “Casablanca”
riproducendo l’impronta culturale del fienile tirolese nel
Centro Italia. Anche un cliente toscano ha scelto Rubner per
la propria residenza privata, nonostante la sua industria
produca prefabbricati in cemento; questo per affermare la
nostra competitività sul mercato, perché la casa in legno è
sinonimo di natura e salubrità. Se per noi il bosco è fonte di
energia, per il cliente il suo calore rappresenta un sano
rifugio personale. Un problema riguarda però la difficoltà per
il legno di affermarsi in Italia. Nel campo delle nuove
costruzioni, il tasso di edilizia in legno si aggira attorno
al 3-4%, quando in paesi come Germania, Svizzera e Austria si
registrano valori del 20%. Questo significa che Rubner
costituisce un potenziale, nonostante la posizione di nicchia,
anche perché il settore tradizionale del mattone sta perdendo
ogni anno oltre un quarto del suo fatturato.
Se spostiamo l’attenzione dal settore della costruzione ex
novo a quello della riqualificazione e manutenzione, come si
colloca il settore del legno?
Ho parlato di recente con il direttore di CasaClima di Bolzano
e quest’anno, per la prima volta, le nuove costruzioni hanno
superato le riqualificazioni. Se ci riferiamo alle relazioni
di Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, troviamo ancora il
potenziale insito in riqualificazione e risanamento ma
quest’anno notiamo una ripresa del nuovo. Rimane solo da
risolvere il problema complesso della politica italiana,
perché vediamo nel cliente ancora poca fiducia nel futuro.
È vero che, in merito a certe soluzioni, gioca un ruolo
determinante mostrare al cliente finale quanto dura e quanto
risparmia la casa nel tempo? Sotto questo punto di vista come
si comporta il legno rispetto ad altri materiali?
Si
tratta
di
un
concetto
molto
importante.
Nel
primo
investimento risultiamo un po’ più cari, ma nel lungo termine
– soprattutto in termini di manutenzione, consumo e durabilità
– siamo vantaggiosi e qui giochiamo la nostra partita. Come
Rubner Haus infatti, rilasciamo una garanzia di 30 anni
(soprattutto per la struttura), pari a una generazione, quando
la legge prevede un minimo di 10 anni. Sono sceso all’Aquila
un anno dopo il sisma, nel 2010, insieme al nostro presidente
della giunta provinciale per vedere da vicino la realizzazione
di alcune strutture; nel frattempo abbiamo visitato alcuni
nostri clienti privati che hanno vissuto il terremoto
all’interno della casa in legno. Ebbene, la scossa, sia
laterale che verticale, ha generato uno spostamento del corpo
centrale di quasi un metro e mezzo, ma – grazie alla grande
elasticità e duttilità del legno – non si sono verificati
crolli. Questi sono fatti da spiegare anche al progettista più
diffidente: in questo caso, il cliente stesso diventa un
ambasciatore del marchio Rubner e una referenza attiva per il
nostro gruppo.
CONSULTA LO SPECIALE ‘LEGNO IN EDILIZIA’
Copyright © - Riproduzione riservata