east - numero43

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east - numero43
rubrica
VOCI DA DENTRO di Dimitris Karalis
Un Paese allo stremo delle forze, strangolato da debito, tasse e disoccupazione. Laddove non sembra esserci più via
d’uscita la gente cade in depressione. I suicidi sono all’ordine del giorno. Il racconto di uno studioso di storia, che da
Londra ha deciso un giorno di tornare in Grecia, scontrandosi con una realtà
fatta di incertezza e precariato. Non trovando risposte alle domande che si
pone, si rifugia negli antichi racconti della mitologia, eterni e forse attuali.
e cinque anni fa qualcuno mi avesse
detto che la vita di tutti i giorni sarebbe diventata com’è diventata oggi avrei
detto che era un folle con una fantasia decisamente troppo fervida.
Dalle elezioni di maggio sto ancora cercando di capire cosa stia accadendo nel
mio Paese. Sto cercando di capire cosa fare, cosa pensare, come sopravvivere in
questo momento di crisi, una crisi generale, generica, che interessa ogni aspetto
della società, ogni aspetto della mia vita
quotidiana. Le domande che mi si affastellano nella mente sono inarrestabili. Come
arrivare a fine mese? E dove?
Lasciare la Grecia, oppure restare, eroicamente, e diventare vittima e martire della guerra contro il mostro monetario della
globalizzazione, che minaccia la nostra esistenza? Voglio la Grecia nell’Eurozona? Voglio il Memorandum? Tutte questi interrogativi dominano i miei pensieri, e su tutti
prevale l’interrogativo politico. Non so cosa votare. Né cosa aspettarmi.
Allora penso a cosa fare, senza trovare
risposte. E penso al passato, nella speran-
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za di trovare dei motivi. Noi greci siamo ora
chiamati a dare risposte assolute a domande più grandi di noi.
Oggi in Grecia trovare un posto di lavoro
regolare è come cercare il Santo Graal.
Il mio è un caso molto comune. Mi sono
laureato in Storia e archeologia a pieni voti in un’università del mio Paese; ho vinto
una borsa di studio all’università di Londra, dove ho conseguito un master in
drammaturgia greca antica. Ho anche completato gli studi musicali.
Quattro anni fa sono tornato dall’estero
e ho lavorato come insegnante, come interprete, come commesso e come meccanico in un negozio di biciclette. L’unica cosa che tutti gli impieghi avevano in comune era un contratto a tempo determinato.
Come molti miei coetanei non posso fare progetti a lungo termine, non posso sognare di poter mettere su una famiglia. Ora
la situazione è ancora peggiore. Mi toccherà lavorare come insegnante in scuole private, senza assicurazione e con uno stipendio di circa 400 euro.
Dovrò barcamenarmi tra due lavori – se
sarò fortunato – ma non riuscirò comunque a pagare l’affitto, le bollette, le tasse
in continuo aumento e il cibo. Il 40 % dei
miei concittadini, tra i 20 e i 35 anni di età,
è disoccupato. Molti miei amici sono disoccupati e in molti stanno pensando di emigrare. È una scelta obbligata: in alternativa c’è il fallimento personale e un senso di
depressione. Chi non riesce ad emigrare o
a trovare piccoli lavori si deprime. Tutto intorno a noi sta crollando. Ho dovuto portare mia madre, anziana, in ospedale. Ero
abituato a contare sul Sistema sanitario
nazionale. Ma ora, per la prima volta, mi
sono sentito solo. Non c’erano medicine e
i medici ci consigliavano di portarcele da
case. Mamma ha 80 anni, era spaventata e
io sapevo di essere impotente. Lei era
un’insegnate e ora viviamo grazie alla sua
pensione.
La società è al collasso, e poiché le misure del Memorandum non hanno dato risultati, l’unica cosa certa è che la situazione è destinata a peggiorare. Tutti sono più
arrabbiati, nervosi, fragili e la tensione per
strada è tangibile.
n esempio molto eloquente di disordine sociale è il recente incidente avvenuto a Patrasso. Patrasso è il porto occidentale del Peloponneso da cui parte la
rotta di collegamento tra Grecia e Italia. È
questa la ragione per cui Patrasso è una
U
east . rivista europea di geopolitica
destinazione popolare tra gli immigrati illegali, che cercano di entrare clandestinamente in un altro Paese dell’Ue. Il 22 maggio due immigrati clandestini afghani, forse ubriachi, in una rissa hanno accoltellato un giovane greco.
Gli abitanti di Patrasso sono scesi per le
strade, formando un corteo di protesta diretto a una fabbrica dismessa e abbandonata che funge da “ostello” per molti immigrati. La polizia ha cercato di proteggere gli
immigrati dal linciaggio da parte della folla inferocita.
Purtroppo scontri, con numerosi feriti, si
sono protratti per due giorni e due notti.
Agli abitanti si sono uniti anche i militanti di
Alba d’Oro (i neonazionalisti dell’estrema
destra greca che hanno ottenuto 21 seggi
in parlamento alle scorse elezioni). Non si
tratta di un incidente isolato. Da qualche
anno, all’interno della società greca, incidenti simili sono sempre più frequenti. La
Grecia è uno dei Paesi d’ingresso, uno dei
recettori delle ondate di immigrati scaturite dai conflitti in Medio Oriente.
Durante la crisi in Grecia il numero dei
suicidi è cresciuto drammaticamente, ma
negli ultimi mesi, ogni giorno, non si contano più le notizie di persone che per disperazione decidono di lasciare questo
mondo. All’inizio si trattava di imprenditori, i ricchi che versavano il primo sangue.
Ora si tratta sempre più di gente comune,
di persone della porta accanto.
Dopo il vecchio farmacista che si è sparato alla testa in Piazza Syntagma, molti altri sono diventati i martiri della crisi. Una
numero 43 . luglio 2012
Ap Photo / P. Giannakouris
Sopravvivere
ad Atene
Proteste
degli immigrati
in Grecia.
donna di settantacinque anni con pensione minima si è data fuoco perché non voleva essere di peso ai figli; un musicista sessantenne disoccupato ha buttato giù dal
sesto piano la vecchia madre malata e poi
si è gettato anche lui dal balcone.
ggi questo impulso suicida sta contagiando tutta la società. Ed è qualcosa
che gli altri europei dovrebbero considerare seriamente nel prossimo futuro. Al momento in Grecia le persone si ritrovano di
fronte a dilemmi molto gravosi.
C’è chi dice che non siano dilemmi reali, come per esempio quello che se la Grecia non si sottometterà alla troika sarà buttata fuori dall’euro.
Lo scopo è terrorizzare la gente per spingerla votare a favore del Memorandum. Altri invece non vogliono correre il rischio
che la Grecia vada in bancarotta. I media
hanno riempito la testa della gente con
O
scenari apocalittici sul futuro prossimo di
una Grecia fuori dall’euro.
La mia sensazione è che ci stiano umiliando, e l’umiliazione porta alla disperazione, alla rabbia che genera violenza. Aumentano i suicidi, ma anche le aggressioni, le rapine e i pestaggi.
Quando mi sento molto depresso, allora, ripenso ai miei studi classici. Europa era
una ninfa bellissima e Zeus le aveva messo gli occhi addosso. Come sempre, decise che doveva essere sua a tutti i costi.
Nessuno osava opporsi al volere del padre
degli dei. Eppure, a Europa Zeus non piaceva. Sognava l’amore.
Zeus scelse l’inganno: si trasformo in un
toro bellissimo e candido. Europa affascinata da quella bestia possente, si avvicinò. Zeus si inginocchiò e lei si convinse a
montare sulla groppa del toro che appariva così mansueto. A quel punto Zeus la rapì e la porto a Nord.
Appunto in Europa. La madre la cercò disperata, invano. La madre era Asia.
Noi siamo quindi figli di uno stupro divino. Forse ci salveremo se riscopriremo nostra madre. Asia.
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