La Guida 01-02-2013 - Liceo Scientifico e Classico Statale "G

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La Guida 01-02-2013 - Liceo Scientifico e Classico Statale "G
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Scuola
La Guida
venerdì
1 febbraio 2013
Ex docenti ed ex allievi del “Silvio Pellico” raccontano la loro lunga esperienza nelle aule della storica scuola cuneese
Ricordando gli anni del Liceo
Dopo duecento anni di vita, il Classico sarà accorpato allo Scientifico
Adriano Rosso
ra scuola non posso che augurare di cuore “ad multos
annos”!
Lacerti e fruscoli
di un quarto
di secolo passato Ernesto Algranati
Ricordi di prof.
al Liceo
temuti e stimati
e del 7 in condotta
Squadernato sulla scrivania ho il numero unico “Noi
di terza 1949-1950, dedicato all’infanzia acciocché impari”. Si tratta di pagine più
o meno brillanti, più o meno spiritose, ma che vogliono segnare il momento importante della raggiunta,
o quasi, maturità: il saluto
alla cara scuola che ci fece
crescere, poesiole e rime varie, una ricca previsione su
un futuro lontano, annunci
pubblicitari scherzosi e una
mirabile Galleria degli Dei (i
profe) e degli Eroi (noi studenti) che ci fa balzare davanti agli occhi la prestigiosa figura della “cara e buona
immagine paterna” di quel
gran signore e gentiluomo
che era il preside Sebastiano
Gasco, l’umbratile e pensoso
eccellente latinista e grecista
Boella, l’allampanato e segaligno Fassio con il grigio
sacchetto dei numeri della
tombola per estrarre gli interrogati, il brillante Baccolo, saggista, romanziere,
acuto studioso di Pirandello, il funambolico Giacchi,
entusiasta trascinatore della ciurma degli alunni sugli splendidi sentieri dell’arte, la mitica “donna Ligia”
appassionata e frenetica divulgatrice delle scienze, il
caro matematico Gondolo,
lo straordinario docente di
educazione fisica Giannessi, e altri ancora che il breve
spazio concesso non ci consente di menzionare e, quindi, sono stati ignobilmente trascurati. Quando si intraprende la strada delle rimembranze non si finirebbe
mai: si dovrebbe dire di mille avventure, di amici cari
rimasti tali per sempre, ma
mi accorgo di avere occupato già troppo spazio senza
dire dei vent’anni della mia
vita liceale come insegnante: quante ore passate in aula o in biblioteca con alunni, alcuni piuttosto vivaci e
non studiosissimi, altri veramente straordinari per altezza d’ingegno (“i miei geni” li chiamavano i miei figli, forse un po’ gelosi), ma
tutti stimolanti per l’interesse con cui partecipavano alle lezioni. E la cara consuetudine con i colleghi, alcuni un tempo già miei insegnanti e altri di nuova e felicissima acquisizione: da
Giaccardi a Torchio, a Perassi, Molinengo, Guerrini,
Tassone, Olivero e tanti altri. Quanta umanità e quanta ricchezza mi ha regalato il
mio vecchio Liceo! Non è retorica dire che vi ho trascorso gli anni più belli e fecondi della mia ormai lunga esistenza, per cui alla mia ca-
Sono passati circa 60 anni da quando frequentavo il
Liceo classico “Silvio Pellico”, ma non ho dimenticato
nulla di quanto ho vissuto in
quel periodo segnato da una
molteplicità di episodi, quasi tutti positivi, che ancora
oggi affollano i miei ricordi, episodi indissolubilmente legati ai professori più temuti, ma anche più stimati, che non sempre sopportavano le mie intemperanze
giovanili.
Il mio punto debole infatti era la condotta: ho sempre mantenuto nella classe il
primato del voto più basso,
anche perché arrivavo cronicamente in ritardo alle lezioni e non sempre trovavo
indulgenza da parte del professore. Ho ancora ben presente la figura ieratica del
preside Gasco che, piazzato in cima alle scale, al mio
arrivo toglieva l’orologio dal
taschino e lo muoveva come
un pendolo davanti ai miei
occhi per documentarmi
l’imperdonabile ritardo.
In terza Liceo poi venni
addirittura sospeso per alcuni giorni per aver contestato
la professoressa di scienze,
di cui avevo fatto pubblicamente in un teatro di Cuneo
la parodia di una sua lezione, il che comportò la mia
presentazione all’esame di
maturità con 7 di condotta.
Ma al di là di quest’episodio dal sapore goliardico,
peraltro non del tutto negativo, conservo un ottimo ricordo del rapporto con gli
altri professori, in particolare con il prof. Boella e il
prof. Fassio, verso i quali
avevo un certo timore riverenziale, ma che sono stati
determinanti nella mia formazione. Devo sicuramente in massima parte al Prof.
Boella il mio attuale interesse per gli scrittori classici, al suo modo di illustrare soprattutto i testi greci, in
particolare i poemi omerici
che ci aveva insegnato a leggere in metrica.
Così come sono indimenticabili alcune lezioni di filosofia del prof. Fassio sui
metodi della conoscenza,
sul valore del dubbio, sulla
inesistenza di una oggettività assoluta in qualsiasi ricerca filosofica, in quanto inevitabilmente condizionata
dal risultato che il soggetto
si prefigge di conseguire.
E più passano gli anni, più
mi rendo conto di quanto
sono stato fortunato nel frequentare il Liceo classico di
Proprio al compimento del suo secondo secolo di vita,
il Liceo classico “Silvio Pellico”, perde la sua autonomia
e dal prossimo anno scolastico, 2013-2014, viene accorpato allo Scientifico “Peano”.
Il bicentenario e la svolta dell’unificazione dei due Licei sono occasione per ricordare il passato glorioso del
Classico con l’intervento di alcuni ex allievi ed ex docenti.
Cuneo negli anni ’50, quando numerosi erano i professori eccellenti, quelli che, secondo Heidegger, “insegnano ad imparare”, le cui lezioni spiegano nel tempo la loro migliore efficacia.
Non posso che augurare
agli studenti odierni del Liceo di avere degli insegnanti altrettanto capaci.
Michele Mestriner
Ho imparato
a studiare e il
valore dell’amicizia
Ho frequentato il Liceo
classico nella prima metà
degli anni ‘80 ed ho un ricordo ancora vivido di quegli anni, sia perché si trattava degli anni più belli e spensierati della mia vita, sia perché l’aver frequentato questa scuola mi è servito molto per i miei studi universitari in Giurisprudenza; ero
nella famosa sezione “B”,
con insegnanti del calibro
di don Ugo Bessone di greco, don Quaranta di italiano
e latino, la Molinengo di matematica e Giaccardi di filosofia, ma nonostante questo,
io ed i miei compagni siamo
sempre riusciti anche a divertirci.
Ho moltissimi ricordi di
quegli anni, ma uno in particolare resta indelebile nella mia memoria: ho adorato
fin dal primo istante il greco, l’ho sempre paragonato, non so perché, alla matematica, e mi ricordo che
in prima Liceo il professore
ci diede una versione tratta
da un’opera di Plutarco molto difficile e, onestamente, a
prima vista poco comprensibile: l’argomento, però, oltre ad essere molto interessante era da me particolarmente sentito (l’impegno degli studenti a scuola, che deve sempre essere affiancato da un po’ di svago) e così feci una versione stupen-
da (ricordo ancora il voto: 9
e mezzo), dimostrandomi
che spesso, nella vita, si ottengono risultati migliori facendo ciò che ci piace, che
non facendo qualcosa controvoglia.
Ricordo anche che allora
il Classico era molto competitivo negli agoni sportivi ed i giochi della gioventù
vedevano spesso i nostri atleti (me compreso) primeggiare nelle discipline di atletica, pallavolo e basket.
Il Liceo classico mi ha insegnato due cose importanti: innanzi tutto a studiare, a
chiedermi il perché delle cose, a ragionare prima di agire e a non dar mai nulla per
scontato; e poi mi ha aiutato a comprendere il significato vero dell’amicizia: tutte
le persone che ho conosciuto e frequentato al Liceo sono ancora mie amiche, proprio perché abbiamo condiviso una parte importante della nostra vita, un’esperienza formativa speciale,
perché abbiamo apprezzato
e faticosamente conquistato la nostra essenza di esseri umani basandoci sull’esperienza di persone sagge
vissute prima di noi.
Arturo Rosso
Ti alleni a cercare
il migliore dei
mondi possibile
Il “Pellico” è un mondo.
Ci entri e in cinque anni vivi un’esperienza che non si
cancella più, perché porta
con sé il sigillo della verità e
lo spessore di una stagione
dell’esistenza; prima di varcare la soglia del “Pellico”
non sai con certezza chi sei
e ti adegui volentieri alla volontà di altri: lì invece impari ad essere persona, a scottarti con le prime decisioni prese in autonomia; non
c’è più spazio per alibi, ambiguità, toni di grigio più o
meno sfumati, perché tutto percezioni, sentimenti, relazioni - è terribilmente vero.
Lì anche le malinconie
adolescenziali, il vagheggiamento della bella morte, i palpiti dell’amore assoluto diventano seri e nobili, perché incarnati da icone inconfondibili, Leopardi e Foscolo, e nelle icone si
inverano; lì impari a detestare lo stato artificiale dei
Custodi e dei Guerrieri e ad
amare lo stato ideale chiamato genericamente democrazia, la cui vera essenza
sta però nell’amore del bello e nell’affermazione della
parte migliore della persona
e del cittadino: la vita ti insegnerà esattamente l’opposto, ma tu saprai con certezza, sempre, che questo è il
modello vero, perché è stato: il fascino della memoria
ne legittimerà la manifestazione, sotto qualsiasi cielo.
E non ti stancherai di cercare - caparbiamente - il migliore dei mondi possibili,
perché a questo ti ha allenato il “Pellico”.
Carlo Luigi Torchio
Trentacinque
anni al Liceo
Classico
Il Liceo classico “Silvio
Pellico”, nei suoi due secoli di vita, è stato frequentato da personaggi illustri: da
Edmondo De Amicis a insigni latinisti (Augusto Rostagni, Aldo Ferrabino) e onorato da qualificati docenti (Leonardo Ferrero, Luigi
Pareyson, Umberto Boella).
Averne fatto parte tra il corpo docente è stato un onore. Ma per me è stata soprattutto una seconda casa. Io vi
sono approdato più di mezzo secolo fa, come titolare
di cattedra, e tra quelle mura e tra quei banchi ho passato ben trentacinque anni.
Quanti i miei ex alunni (alcuni ormai padri maturi, o
anche nonni)! Molti sono diventati professori in quello
stesso Istituto; altri sono arrivati alla cattedra universitaria sia nelle facoltà umanistiche sia in quelle scientifiche, italiane o straniere; alcuni di loro sono arrivati a
posti di grande prestigio e di
grande responsabilità. Va a
tutti il mio ricordo affettuoso, soprattutto a quelli che ahimé - sono mancati troppo presto, spesso ancora assai giovani. Ormai io ho lasciato quelle aule da parecchi anni, ma ancora ricevo
saluti e auguri da parte di
tanti ex allievi che mostrano di non avermi dimenticato. Per parte mia io li ricordo
tutti volentieri perché il nostro - come ricavo dalle loro
parole - è stato un rapporto
anche affettivo, oltre che ricco di esperienze e di frutti.
Germana Muscolo
Dal 1º settembre
sarà una scuola
unica, una ri-unione
Alberto Bosi
Innamorato
del Liceo classico
anche dei muri
È possibile innamorarsi di una scuola? Non dico
solo della scuola in generale, ma di una scuola in particolare? Prima come allievo,
poi come insegnante? Non
intendo solo dei compagni,
in seguito dei colleghi, degli allievi, ma proprio anche
dei muri, dei vetri delle finestre, dei cortili, dell’odore sapete, ogni edificio ha un
suo particolare odore - fino
agli animali impagliati del
museo?
E pensare che il Liceo
classico di Cuneo è stato
eretto alla fine del ventennio in pretto stile di razionalismo fascista… evidentemente certi amori superano anche le opposizioni politiche. Un amore cominciato quando avevo tredici anni e pensavo di dedicarmi
da grande alle scienze naturali: ma non ho resistito
alla seduzione delle lettere
classiche impersonata dalla
mia professoressa di allora
(la prof. Perempruner), che
penso molti miei compagni
considerassero una matta
scatenata, mentre a me, che
pure ero il classico ragazzino molto perbene, non certo
abituato al suo stile anticonformista, pareva un tipo formidabile. E poi nel triennio,
passato per il greco e il latino sotto la tutela del mitico
prof. Boella, avrei conosciuto altri amori, in primo luogo la filosofia (prof. Giaccardi): e avrei capito quel poco
che ho capito di matematica
e di fisica, grazie ad un vero
scienziato che era anche un
grande insegnante, il prof.
Perassi (in questi campi per
il resto della mia vita ho vissuto principalmente di rendita). Certo nel frattempo ho
avuto altri amori scolastici
e culturali, ma nessuno così
intenso e così duraturo.
Il fatto è che anche questo
amore, come in genere ogni
amore passionale, ha comportato un aspetto di fregatura. In che senso?
Nel senso che il fatto di
condividere per cinque anni - gli anni in assoluto più
formativi - le giornate con
una équipe di professori per
la maggior parte non solo preparati, ma anche appassionati della loro materia, mi ha indotto a ritenere
che essi fossero un campione rappresentativo della media della scuola italiana. Errore clamoroso, come avrei
in seguito dovuto constatare. Ma troppo tardi, perché
nel frattempo avevo preso la
laurea in filosofia e mi ero a
mia volta avviato sulla strada nella quale essi mi avevano preceduto, finendo per
sedermi dove essi si erano
seduti.
Le norme sul dimensionamento delle scuole sono basate sulla risoluzione di problemi economici. Pertanto,
le scuole che hanno un numero di studenti inferiore a
600 unità non possono essere autonome; devono essere accorpate a qualche altra scuola per raggiungere un numero di iscritti che
negli anni possa considerarsi stabile rispetto al parametro numerico stabilito. Dov’è
il risparmio? Sul personale
che diminuisce: un solo dirigente, un solo direttore dei
servizi, un “riconteggio” del
contingente dei docenti, degli impiegati, dei bidelli e dei
tecnici.
Nel caso dell’unione tra
Scientifico e Classico si aggiunge un’altra ragione: la
condivisione dello stesso
edificio che agevola la distribuzione degli spazi e razionalizza la spesa per l’utilizzo delle strutture. Questa unione in realtà è una riunione. Lo Scientifico nacque dal Classico nel 1944.
Negli anni crebbero, ospitarono docenti illustri e validi
studenti che volentieri sono
tornati e tornano per salutare i propri docenti; quando
ci vengono a trovare guardano le aule, riconoscono il posto occupato, tremano ancora al ricordo di qualche verifica e di qualche prof... la
memoria corre alle prime
cotte, agli scherzi tra compagni, e a come gli studenti del Classico condividevano la conoscenza con quelli dello Scientifico durante i
compiti scritti...
Poi lo Scientifico aumentò di dimensioni, allargò gli
spazi e con l’avvento di serissime regole per la sicurezza
gli studenti delle due scuole
non ebbero più tante occasioni per contattarsi. Ma si
sa, i ragazzi hanno fantasia
e curiosità, trovarono ben
presto il modo di comunicare dalle finestre nei cambi
d’ora e nell’intervallo...
L’anno scorso, quando oltre a dirigere lo Scientifico
ebbi in reggenza il Classico,
mi trovai davanti studenti volenterosi, brillanti, ricchi di amore per la propria
scuola, con la voglia di essere coinvolti e di coinvolgere.
In pochi mesi gli studenti
dello Scientifico e del Classico non solo fecero amicizia,
ma avviarono iniziative comuni di ottimo livello. Adesso io continuo con tutti loro
e con i docenti e non docenti a costruire quella che dal
1° settembre 2013 sarà un’unica scuola, fatta da noi. Mi
auguro (ma sono abbastanza certa) che con l’intelligenza e la creatività di tutti sapremo valorizzare e accrescere le qualità e le caratteristiche dei due Licei per far
sì che nessuno rimpianga il
passato e che il Liceo rimanga nella memoria e nel cuore di chi lo frequenta e lo frequenterà.
Germana Muscolo
Preside del Liceo scientifico
e del Liceo classico