Il progetto

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Il progetto
FIOF Fondo Internazionale per la Fotografia, Video e comunicazione
Sulle orme del Pinguino
ENTE PROPONENTE: FIOF Fondo Internazionale per la Fotografia, Video & Comunicazione
Localizzazione: Scuola Media Superiore
Periodo: a partire da Maggio 2014
La nostra idea
L’aptenodytes forsteri è il più grosso pinguino esistente; per questo è detto “Imperatore: non vola, ma è un
eccellente nuotatore. Quando, per procurare cibo ai suoi piccoli, la madre, dopo aver deposto l'uovo, si
spinge nelle acque ghiacciate dell'Antartide per 8 chilometri fino a raggiungere l'oceano aperto, alla cova ci
pensa il padre.
Indifferente e immobile ai venti che sfiorano i 200 chilometri orari a una temperatura che scende a meno
6o gradi, papà pinguino, scalda l'uovo tenendolo sopra le zampe protetto dal proprio ventre: non lo lascia
mai, disposto a digiunare per oltre due mesi. E quando mamma pinguino ritorna, entrambi i genitori
continuano a nutrire insieme il piccolo fino alla sua indipendenza.
Secondo Coface, la Confederazione delle organizzazioni delle famiglie europee, il pinguino imperatore è, in
natura, l'esempio di una collaborazione familiare perfetta: scambio di ruoli, condivisione intelligente sono
gli elementi essenziali e caratterizzanti di questo legame.
Per questo, sul manifesto che annuncia il 2014 come l'anno europeo della conciliazione tra la vita familiare
e professionale campeggia questo animale.
La direttrice di Coface, Agnès Uhereczky, in uno dei suoi interventi ha affermato che è tempo di definire
che cosa serve per una conciliazione sostenibile e duratura: risorse adeguate per le famiglie, servizi per la
prima infanzia, disabili o anziani, armonizzazione e flessibilità dei tempi di lavoro.
Un lavoro che sta cambiando soprattutto per la diffusione delle nuove tecnologie, ma che spesso non trova
legislazioni e politiche adeguate.
Certo, non c'è una soluzione che possa andare bene in ogni situazione, in ogni Paese, ma l'impegno non può
che essere comune.
FIOF Fondo Internazionale per la Fotografia, video e Comunicazione
SedeLegale: via delle Fornaci, 49 Roma - Sede Operativa: Via Ferdinando Chieffi 6a Barletta 76121 (BT)
segreteria +39 0883.950632 – presidente +39 328.6730372
www.fiof.it – [email protected]
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Il 2014 rappresenta l'anno europeo della conciliazione tra vita familiare e lavoro .
Da quasi vent’anni, l’Unione europea insiste sulla necessità di misure di conciliazione tra vita e lavoro
(work-life balance) sia nel campo delle strategie individuali e familiari (condivisione del lavoro di cura), sia
nel campo dei luoghi di lavoro (flessibilità oraria, voucher), sia nel campo del territorio e del pubblico (piani
degli orari, servizi). Il tema è entrato da dieci anni nell’agenda sociale e politica del nostro paese, ma non è
mai diventato il fulcro delle politiche sia sociali che lavorative.
Secondo il rapporto Bes (Benessere equo e sostenibile) 2013, voluto dal Cnel e dall'Istat, l'Italia ha uno dei
divari di genere più elevati all'interno dell'Unione europea. A farne le spese sono soprattutto le donne, le
più insoddisfatte del rapporto tra vita professionale e privata, qualità dell'occupazione e pendolarismo.
Donne sovraccariche, ma anche uomini sempre più scontenti perché, pur pronti a fare il grande salto, si
trovano in un contesto con leggi inadeguate.
In Europa, L’Italia è il paese che rivolge le minori attenzioni e risorse alla famiglia sia in termini di
finanziamento sia di legislazione.
La Francia, per esempio, dal 1945 usa il quoziente familiare per agevolare fiscalmente chi ha più figli,
mentre noi, bravissimi con la retorica, concepiamo la famiglia solo come luogo degli affetti e dei lavori di
cura svolti in nome di un generico principio di solidarietà.
Studi recenti dimostrano che le aziende capaci di favorire il buon equilibrio tra i tempi di vita e di lavoro, si
assicurano dipendenti più leali e produttivi e riescono, a fronte dei servizi forniti, persino a ridurre i costi.
È quello che si chiama "secondo welfare", un modo socialmente responsabile di fare impresa da molti
considerato la strategia più efficace per arginare le mancanze del pubblico.
La Regione Veneto, per esempio, è la prima ad aver adottato l'Audit famiglia e lavoro, la certificazione
internazionale per le aziende che adottano politiche del personale orientate alla famiglia.
Attualmente solo aziende importanti adottano il “welfare aziendale” ad esempio l’IBM ha fatto della
flessibilità oraria il principio guida della sua organizzazione aziendale; Nestlé, che già promuove un congedo
di paternità per i propri dipendenti integrando sino al 100% per cento dello stipendio, ha un piano specifico
di formazione per il management sui temi del benessere dei collaboratori e, una volta al mese, organizza
una riunione informale con un centinaio di dipendenti per discutere sull'equilibrio fra vita personale e
professionale. I benefit messi in gioco dalle aziende sono i più diversi: accesso a servizi di assistenza agli
anziani, disbrigo delle pratiche burocratiche, risorse per genitori soli e counseling universitario per i figli.
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Ma se il welfare aziendale può far molto per le prassi di conciliazione, per cambiare le radici e i modelli
culturali che delegano alle sole donne i ruoli assistenziali all'interno del nucleo familiare, la presenza dello
Stato è indispensabile.
Ogni giorno, in Europa, l’8o % delle ore dedicate ai lavori di cura vengono svolte gratuitamente, e per la
maggior parte, da donne. Donne che passano con i figli tre volte il tempo degli uomini, perché se già nel
2007 in Svezia c'erano 77 padri su 100 che usufruivano del congedo di paternità, in Italia siamo ancora
fermi a 7.
Occorre lavorare sull'obbligatorietà dei giorni di paternità è un passo fondamentale per mandare un
messaggio culturale forte. E’ quanto afferma Alessia Mosca, firmataria del primo disegno di legge sulla
paternità obbligatoria assorbito dalla riforma Fornero. La proposta originaria prevedeva in realtà quattro
giorni e non uno, come poi concesso. Il vero problema del nostro Paese, però, è che sono pochissimi i padri
che usufruiscono del congedo facoltativo tanto che la vera sfida è lavorare sugli incentivi per il loro utilizzo.
Come dire che, senza la partecipazione degli uomini, ogni politica di conciliazione è nulla.
Per questo l'Eige, l'Istituto europeo per l'eguaglianza di genere, da anni lavora sul coinvolgimento degli
uomini e sulle strategie specifiche da applicare, nonostante la parità di genere non sia proprio nell'agenda
di tutti Paesi dell'Unione o che da alcuni sia ancora vista come questione esclusivamente femminile.
Eppure, le nuove generazioni sono disponibili a collaborare, non hanno più preconcetti. Bisogna quindi
lavorare sull'educazione della futura generazione dirigente e su una legislazione del lavoro che favorisca i
congedi parentali.
E non è una questione di secondaria importanza, una cosa che si può rimandare a tempi migliori, a crisi
finita. È, un'assoluta necessità, poiché la mancanza di conciliazione ha come con conseguenza la povertà e
l'esclusione sociale, la scarsa produttività e un mercato e una cultura del lavoro arretrati e, soprattutto, una
drammatica diminuzione della nostra capacità di sopravvivere e di riprodurci.
In un contesto di crisi, le politiche di conciliazione assumono un ruolo cardine, tuttavia, pur essendo ai primi
posti nell’agenda dei bisogni, l’impegno verso il tema è particolarmente arduo in tempi di austerity e tagli ai
bilanci. Il punto di vista economico dimostra che c’è un chiaro e diretto legame tra le difficoltà di conciliare
la vita familiare, la vita privata, la vita lavorativa e la povertà e l’esclusione sociale. Le politiche di
conciliazione diventano in quest’ottica la chiave di volta di ogni altra politica (occupazione, sevizi, sicurezza,
educazione) sia a livello europeo che nazionale per contrastare e prevenire la povertà e l’esclusione sociale.
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A livello locale è importante coinvolgere gli stakeholder, cioè tutte le parti interessate, nella progettazione
di politiche che siano family friendly e orientate in ottica work life balance.
Il 22 ottobre 2012 il Coface, Confederazione delle organizzazioni delle famiglie europee ha presentato al
Parlamento europeo la Dichiarazione scritta n.32 , con cui ha chiesto la designazione del 2014 come anno
europeo per la conciliazione vita-lavoro.
In questa dichiarazione si afferma che un miglior sostegno alla conciliazione consente a uomini e donne
all'interno di un qualsiasi modello familiare di esercitare più ampie scelte, sulla base dei propri bisogni, per
trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata, contribuendo così al raggiungimento degli obiettivi delle
policy europee.
Al fine di diventare posizione ufficiale del Parlamento europeo la Dichiarazione doveva essere firmata da
almeno la metà dei membri del Parlamento europeo e difatti il 7 febbraio, con la firma di 388 parlamentari,
quest’organo ha adottato la Dichiarazione scritta n. 32 .
Un particolare riconoscimento per la designazione del 2014 è stato attribuito da Coface alle eurodeputate
Marian Harkin (Irlanda), Jutta Steinruck (Germania), Roberta Angelilli (Italia) e Elisabeth Morin Chartier
(Francia) per aver creduto e sostenuto fin da subito questa iniziativa.
Loro hanno, infatti, da subito illustrato le 5 buone ragioni dell’importanza oggi di conciliare vita e lavoro. Le
stesso sono indicate nella dichiarazione scritta n. 32., e sono:
1. Fare una differenza nella qualità della vita di ciascuno di noi, anche e soprattutto per i disabili, gli
anziani e i loro familiari assistenti;
2. Nelle pari opportunità, passare dalla teoria alla pratica;
3. Lavoratori più motivati e produttivi;
4. Prevenire la povertà;
5. Avere un impatto positivo sul benessere dei bambini.
Si tratta di un segnale forte, di un'iniziativa per aumentare la consapevolezza di politiche specifiche negli
Stati membri e ottenere un nuovo impegno politico per rispondere ai problemi che interessano le famiglie.
Le politiche per la conciliazione rappresentano un importante fattore d’innovazione dei modelli sociali,
economici e culturali, servono a fornire strumenti che, rendendo compatibili sfera lavorativa e sfera
familiare, consentano a ciascun individuo di vivere al meglio i molteplici ruoli che gioca all’interno di una
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società complessa. Queste politiche coinvolgono la società nella sua interezza, uomini e donne,
organizzazioni, la sfera privata e quella pubblica e hanno un impatto sul riequilibrio dei carichi di cura
all’interno della coppia, sull’organizzazione del lavoro e dei tempi delle città. L’anno europeo della
conciliazione lavoro e vita familiare dovrebbe cercare di aumentare la consapevolezza di politiche
specifiche negli Stati membri, sollecitare gli sforzi e ottenere un nuovo impegno politico per rispondere ai
problemi che interessano le famiglie, e in particolare quelli connessi alla crisi economica e sociale, attrarre
l’attenzione e diffondere buone pratiche fra gli Stati membri e promuovere politiche family friendly.
Anche la Regione Puglia si è mostrata negli ultimi anni sensibile all’argomento. Infatti già nel 2007 ci è stata
l’approvazione di una Legge Regionale, la n. 7/2007 "Norme per le politiche di Genere ed i servizi di
conciliazione vita-lavoro in Puglia", con il titolo III e tra gli strumenti di attuazione dell'equa distribuzione
del lavoro di cura tra i sessi, sono stati introdotti per la prima volta nella Regione Puglia i Patti Sociali di
Genere, accordi territoriali con il fine di attivare e diffondere azioni a sostegno della maternità e paternità:
buoni per asili nido per consentire alle donne di poter lavorare, anziani inseriti in case di riposo, politiche a
favore di minori con assegni di prima dote concessi alle famiglie.
Perché una donna lavoratrice è quasi sempre anche una madre che ha problematiche specifiche, e se non
si
prevedono
degli
incentivi
che
aiutano
le
imprese
a
condividere
le
esigenze
delle
donne/mamme/lavoratrici la situazione si ripercuoterà negativamente sull’economia. Infatti secondo,
pareri autorevoli le economie sono più floride quando vi è un criterio di parità uomo-donna.
E l’obiettivo di tutti deve essere l’abbattimento delle discriminazioni. Non si tratta solo di combattere
contro il femminicidio o contro la cultura della violenza maschilista, ma anche di lottare in positivo affinché
si affermino i diritti delle donne.
Camminare, insomma, sulle orme del pinguino.
Il progetto
“Sulle orme del Pinguino” è promosso dal Dipartimento Fotografia sociale del FIOF, Fondo Internazionale
per la Fotografia, Video & Comunicazione, in collaborazione con i nostri partner CONFARTIGIANATO, CNA,
CONFOCOMMERCIO, ALBUM EPOCA, FOTONEWS, e con il patrocinio della Presidenza della Repubblica, del
Dipartimento per le Politiche della Famiglia, e del Coface, Confederazione delle organizzazioni delle famiglie
europee.
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Il progetto prevede una collettiva di fotografi e videomaker associati itinerante nelle Scuole Medie
Superiori sul tema della conciliazione lavoro e vita familiare.
Così come ampiamente esposto il “Pinguino” è una specie che, per natura, mette in atto strategie di
condivisione dei carichi di cura: mentre un genitore bada ai cuccioli, l’altro si occupa di procurare cibo; al
ritorno dalla pesca, i genitori si scambiano quindi i ruoli.
Il progetto, mira ad educare e a sensibilizzare le prossime generazioni sul tema trattato. FIOF, Fondo
Internazionale per la Fotografia, Video & Comunicazione, ha sviluppato questo tema cardine del 2014 lungi
pensando di adottare atteggiamenti sessisti, non è una battaglia a vantaggio di un sesso anziché di un altro,
ma una battaglia per le donne e per gli uomini, per i loro figli e le loro famiglie i cui frutti possono e devono
essere goduti da tutti.
Tuttavia molto è il lavoro che deve essere ancora svolto. Lunga e difficile la battaglia e il FIOF, Fondo
Internazionale per la Fotografia, Video & Comunicazione, attraverso il dipartimento fotografia sociale vuole
dare il suo contributo.
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