La moda è un linguaggio: la visione di Claudio Antonioli

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La moda è un linguaggio: la visione di Claudio Antonioli
34 | SPECIALI
| SABATO 26 MARZO 2016
La moda è un linguaggio: la visione di Claudio Antonioli
V
estire alla moda non significa apparire a tutti i
costi, ma raccontare
una storia: la propria. Per riuscirci, è fondamentale saper
mixare secondo il proprio gusto capi e accessori frutto di
diverse menti e di diversi percorsi. Le forme, i colori, i materiali che caratterizzano vestiti,
pantaloni, giacche o scarpe
non sono semplici attributi, ma
veri e propri elementi costitutivi di un linguaggio che ci permette di trasmettere messaggi
ben precisi. Per creare uno stile che ci rappresenti, quindi, è
necessario prima di tutto conoscere gli abiti che indossiamo,
le idee di cui sono figli, i contesti nei quali sono nati, le narrazioni di cui sono ambasciatori.
Altrimenti, non potremo far altro che essere in balia delle
pubblicità dei grandi marchi,
dei servizi di moda pubblicati
sulle riviste o realizzati dai
blogger più influenti: limitarsi a
seguire acriticamente le tendenze del momento, però, è
cosa ben diversa dall’utilizzare
la moda come volano per la
propria espressione. La differenza tra questi due comportamenti è la stessa che passa tra
arredare da soli la propria
casa o affidare ogni decisione
a un architetto di interni: per
quanto abile a interpretare la
nostra personalità, l’architetto
non è e non potrà mai essere
noi. Scommetto che qualcuno
dei miei lettori, arrivato a questo punto, sarà pronto a obiettare che la mia visione delle
scelte stilistiche e dei capi
d’abbigliamento è troppo romantica: so bene che la moda
non è solo uno dei tanti modi a
nostra disposizione per esprimerci, ma è anche un’industria
imponente, in particolare nel
nostro Paese. Da professionista direttamente coinvolta,
però, so anche che c’è modo e
modo di interpretare questo
business: per me – come per
tante delle persone coinvolte
in questo mondo – è fondamentale non “snaturarsi”, ma
rimanere fedeli ai propri valori
e a ciò in cui si crede. Ho la
fortuna di poter osservare da
vicino la realtà delle boutique
cosiddette “propositive”, quelle
cioè che selezionano i creatori
emergenti e li propongono al
grande pubblico. È un lavoro
molto delicato, che richiede intuito, attenzione e capacità di
interpretare la contemporaneità; quando riesce, però, la soddisfazione è immensa. Voglio
farvi un esempio: dobbiamo a
questo tipo di scouting la sempre maggiore diffusione, a partire dagli anni Novanta, dei
capi di stilisti belgi come Dries
van Noten, Anne Demeulemeester o Martin Margiela, ma anche la fama di Jean-Paul Gaultier, enfant terrible che
approdò alla direzione di un
marchio
blasonato
come
Hermès realizzando creazioni
geniali e originalissime ispirate
allo street wear. Senza questi
anticipatori, non avremmo poi
avuto Comme des Garçons o
Yoshi Yamamoto, né il più recente Rick Owens, oggi acclamatissimo sulle passerelle di
tutto il mondo. Basta quindi girarsi indietro di pochi anni per
comprendere
l’importanza
dell’attenta selezione che eseguono le boutique propositive.
Oggi voglio presentarvi un
uomo che da anni mette al servizio di questo lavoro la sua
vastissima cultura, ma anche
doti personali come curiosità,
apertura, creatività e fiuto per
il nuovo. Sto parlando di Claudio Antonioli, fondatore e proprietario delle boutique Antonioli, meta imprescindibile
dello shopping di ricerca in
Italia. Claudio è un uomo che
va veloce e che, soprattutto,
non smette mai di guardare
avanti. Deve il gusto e l’acume
in fatto di vestiti a suo padre,
che aveva diversi negozi a Milano dove vendeva uno dei
marchi più innovativi Marithe
e Francois Girbaud e gli ha trasmesso il suo sapere. Così
Claudio ha deciso di concentrarsi sulla moda ed è diventato uno dei buyer più quotati in
Italia. Ha aperto il suo primo
punto vendita nel 1987, in
piazza Lima a Milano. Già allora
offriva
brand
come
Dolce&Gabbana,
Jean-Paul
Gaultier e, successivamente,
Dries van Noten e Alexander
McQueen, scelte che hanno
trasformato la sua boutique in
un punto di riferimento ineludibile per artisti, professionisti,
musicisti e dj dei più esclusivi
club della città. Dopo quindici
anni, il negozio Antonioli si è
spostato nella strepitosa zona
dei Navigli: è cresciuto (occupa
oggi uno spazio di più di 400
metri quadrati), ma senza snaturarsi. Per Claudio, infatti, è
vitale mantenere il proprio dna
in tutte le scelte. “Nella vita si
va avanti, si cresce e si cambia”, mi racconta. “Per procedere leggeri, è necessario lasciare qualcosa lungo la
strada, ma tenendo ben presente che anche ciò che abbandoniamo ha contribuito a
renderci le persone che siamo
oggi”. È questa consapevolezza
del passato a permettere a
Claudio di rimanere concentrato sul domani. Di sé, infatti,
dice: “Sono una persona che
vive il presente con uno sguardo al futuro: il passato mi ha
insegnato tanto e tanto mi insegna, ma ho una continua
sete di novità”. Questo atteggiamento – evidentissimo nella
scelta dei brand che propone,
dai già citati Dries van Noten,
Anne Demeulemeester, Martin
Margiela e da Rick Owens a
Balmain – l’ha portato lontano:
oggi le vetrine di Antonioli si affacciano anche sulle principali
vie dello shopping di Lugano e
di Torino, e sono presenti pure
sul web, con un e-commerce
che offre un’esperienza perfettamente allineata a quella vivibile nei negozi fisici. In ciascuno di questi punti vendita,
Claudio mette a disposizione
dei clienti una selezione raffinatissima dei marchi più up-todate, che rispecchia la sua visione. Per lui, la moda è prima
di tutto un mezzo di espressione: “La moda”, afferma infatti,
“non è un’arte, ma un’emozione”. Un’emozione molto equilibrata, stando a quanto è possibile dedurre dalle sue scelte:
Claudio per sua stessa ammissione non ama “le cose moda
in là”, quelle eccessive, si tiene
alla larga da tutto ciò che è
ostentazione o forzatura. Il
cliente tipo di Antonioli si riconosce in ciò che sceglie di indossare e rifugge l’omologazione, ma sfrutta gli abiti per
raccontarsi. Qualsiasi scelta
comporta una dose di rischio e
Claudio, da serio professionista qual è, si è assunto la responsabilità delle sue. Come
tutti, è dovuto venire a patti
con la realtà, ma la decisione
di non tradire mai la sua identità e il suo gusto è stata vincente: oggi Antonioli è a sua
volta un brand sinonimo di innovazione e ricerca; il pubblico
si fida delle sue proposte e dà
valore alle sue scelte proprio
perché Claudio è stato capace
di rimanere coerente con se
stesso e di raccontare i progetti e le creazioni che più l’hanno
appassionato e lo appassionano. Dal punto di vista di chi lavora nel suo campo, questa è
un’enorme vittoria. Con simili
premesse, forse vi aspetterete
che Claudio sia un uomo ipe-
rattivo, magari un po’ agitato:
al contrario, è molto sereno,
concreto e calmo. Ama gustarsi i momenti più semplici,
come un bicchiere di vino con
gli amici, e trascorrere tempo
con le persone importanti della sua vita – i figli e gli affetti
più veri, tra i quali è impossibile non citare i suoi cani e i suoi
gatti. Adora la notte e le sue
atmosfere, una sorta di flash
notturno che per lui è una dimensione parallela di energia
e creatività; di giorno lavora,
progetta, viaggia. Claudio Antonioli: un uomo ma anche un
progetto. Nel 1987 la tua filosofia è diventata realtà: come
è successo? Antonioli è la mia
vita: i vestiti, le cose, le persone… Sono riuscito a trasformare la mia visione in qualcosa di concreto lavorandoci con
passione e costanza, prima di
tutto, ma anche rimanendo fedele a me stesso, al mio stile e
ai mio gusto. Quali sono le soluzioni che Antonioli propone
al cliente che vuole distinguersi per questa stagione primavera/estate 2016? Sicuramente il brand che sta riscuotendo
il maggior successo presso la
nostra clientela è Vetements,
collettivo anonimo di stilisti
guidato fino a poco tempo fa
da Damna Gvasalia, oggi nuovo direttore creativo di Balenciaga. Le proposte però sono
numerosissime: più che indicare questo o quel marchio come
riferimento, credo che ciascuno di noi dovrebbe prima di tutto seguire la propria personalità. Ogni stilista ha una sua
storia – gioco forza diversa da
quella di tutti gli altri stilisti:
sono queste storie a orientare
le loro creazioni e ad avvicinare o allontanare le persone.
Crediamo di scegliere forme o
colori, in realtà scegliamo storie: sono le storie che, comunicandoci emozioni, ci permettono di sentirci partecipi della
filosofia di un creatore o di un
brand. Noi buyer, poi, dobbiamo essere capaci di trasmettere tutto questo al cliente, per
far sì che ci segua. Parlando di
omologazione: come si può vivere la moda senza che essa
ci condizioni eccessivamente?
Antonioli prova a proporre tutto ciò che, a mio avviso, è innovativo e propositivo, e si rivolge
dunque a quanti desiderano
far emergere la propria personalità ed essere attivamente
artefici del proprio mondo. La
moda che proponi si rivolge
solo a determinate fasce d’età
o trovi che le sue proposte siano, con qualche aggiustamento, adattabili a ciascuno di noi,
magari aggiungendo o togliendo qualche complemento?
Non è necessario essere giovani o giovanissimi per vestire
Antonioli: l’età non conta, secondo me. Certo, piccoli adattamenti sono sempre necessari – ma non sono tanto gli anni
a richiederli, piuttosto i contesti che frequentiamo. Se a guidarci c’è una visione, però, non
dobbiamo avere timori: quelli
saremo noi, comunque. Quanto l’immagine del tuo lavoro
rispecchia la tua personalità?
Siamo la stessa cosa. Chiacchierando, mi rendo conto di
avere davanti un professionista che – nonostante la lunga
carriera e gli straordinari risultati raggiunti – continua a provare amore e interesse per tutto ciò che è nuovo. Infatti, non
smette di scommettere con intelligenza su avventure che lo
portano apparentemente lontano dai suoi negozi. A Milano
il club che gestisce, Divina,
sarà ristrutturato e cambierà
nome. Ha in programma l’apertura di uno spazio Antonioli ad
Ibiza, in funzione del quale sta
reinventando con un team di
architetti un vecchio capannone di barche: sarà un luogo nel
quale si riuniranno tutte le sue
passioni, dalla moda al design
alla musica elettronica. Scoprirò tutto il 27 maggio con i
miei occhi. So che questo nuovo luogo sarà pieno di musica,
che all’inaugurazione suoneranno i Tale Of Us, duo di dj
che rientra tra i suoi artisti preferiti: non li conoscevo, così ho
deciso di ascoltarli ora, mentre
scrivo di lui e della sua storia.
È una musica cupa, inusuale,
tutta nuova per me, che mi trasmette prima di tutto l’idea del
viaggio. L’essenza di Claudio è
questa, in fondo: andare incontro con gli occhi spalancati e
tutta la curiosità di cui disponiamo a percorsi ignoti, senza
perdere mai la consapevolezza
di ciò che siamo né il rispetto
per se stessi e per gli altri.
G. F.