appunti sulla questione maschile

Transcript

appunti sulla questione maschile
RECENSIONI
ph ALDES
ALFA
appunti sulla questione maschile
h t t p : / / w w w. a l d e s w e b . o r g / i t / a l f a
d i ROBERTO CASTEL LO
in collaborazione con
A L E S S A N D R A M O R E TT I , M A R I A N O N I E D D U , I L E N I A R O M A N O e F R A N C E S C A Z A C C A R I A
e c o n l a r i f l e s s i va c o l l a b o r a z i o n e d i
A N D R E A C O S E N T I N O , C A R L O TTA C O S S U TTA , G I A C O M O V E R D E , S T E FA N O Q U E S TO R I O
LO SGUARDO DI ARLECCHINO ( 2 0 d icem b r e 2 0 1 6 )
Roba da maschi (forse)
di IGOR VAZZAZ
Un panorama suburbano domina la scena: la sgrammaticatura graffittara macchia arredi
in simil cemento disseminati qua e là. Un uomo-marionetta in giallo (Mariano Nieddu)
d e c l a m a m e c c a n i c o l a p r e s e n t a z i o n e d i A L FA . A p p u n t i s u l l a q u e s t i o n e m a s c h i l e , t i t o l o t r a
i più attesi della rassegna Assemblaggi Provvisori. Gesti aguzzi, mani a paletta, sguardo
robotico. Scandisce, con fissità metronomica, riflessioni paradossali, condivisibili:
"Guardandosi intorno viene spontaneo pensare che essere un ultra cinquantenne
maschio eterosessuale bianco europeo, di re ligione cristiana, ragionevolmente sano,
sportivo, istruito, con pro le sana e adulta, profess ionalmente piuttosto realizzato e
s e n z a e c c e s s i v i p r o b l e m i e c o n o m i c i , n o n s i a e s a t t a m e n t e u n a c o n d i z i o n e s va n t a g g i a t a ,
soprattutto se si considera la quantità di rotture di coglioni, discriminazion i, vessazion i
e violenze che rischiano, e spesso subiscono, ad opera della mia categoria sociale tutti
quelli che non corrispondono anche solo ad uno dei requisiti di cui sopra". I gesti
vengono doppiati da que lli d'una danzatrice (Alessandra Moretti), eco visuale per una
p a r t i t u r a d i c o m i c o a u t o m a t i s m o , q u a s i r i m a n d o a l Pe t e r S e l l e r s s u l f i n a l e d i I l d o t t o r
Stranamore. Risate. È solo il preludio per una serie di azioni tra il dissennato e
l'improbabile:
tre
sensuali
coriste
(svetta,
pure
vocalmente,
Ilenia
Ro m a n o )
c i c a l e g g i a n o d i e t r o i m i c r o f o n i , a c c o m p a g n a n d o u n c o m p a s s a t i s s i m o Ro b e r t o C a s t e l l o
v e r s i o n e r o c k s t a r, o c c h i a l i s c u r i e c o p r i c a p o va r i o p i n t o , c h e a r r i n g a l a f o l l a . S i s l i t t a
sull'improvvisazione
vocale,
e
un'estenuante
sequenza
di
gestualità
inconsulte
strappando nuove risa al pubblico ormai complice del peculiare gioco performat ivo.
Affiorano elementi consolidati del repertorio castelliano: l'inumanità forzata di In girum,
l ' i r r e s i s t i b i l e c o r e o - c a b a r e t d e l Tr a t t a t o d i e c o n o m i a ( l e g g e t e q u a ) , p u r e s c a m p o l i d i
titoli lontani (l'acuminatissimo Carne trita o l'apocalittico Nel disastro), parodie da
action movie di arti marziali. Non sono autocitazioni, ma riutilizzo efficace di colori
s p e r i m e n t a t i s u a l t r e t a v o l o z z e , t ra d u z i o n e c o n c r e t a d i q u a n t o p a r t o r i t o i n u n a m a i
banale riflessione su uomo e società. Qui si misurano parimenti audacia e limiti delle
o p e r e d i C a s t e l l o : l a c a p a r b i a u r g e n z a d i m i s u r a r s i c o l r e a l e s e n z a i n c a p p a r, c o l r i s c h i o
anche qui in agguato, nella pastoia d'un messaggio palesato in eccesso. Che resta, per
fortuna, legato al gioco delle forme, facendosi discorso scenico senza permanere quale
dichiarazione d'intenti. Ne lla disinvoltura d'un linguaggio stratificato e opulento ai limiti
d e l c a r n e va l e s c o , A L FA è u n d i s c o r s o , a t ra t t i p u r e s o v r a c c a r i c o , s u l d e s i d e r i o , l ' i d e n t i t à
e il potere, più che sulla questione maschile in sé, ammessa e non concessa la stagna
separazione di simili concett i. Così, Francesca Zaccaria assume toni e bionde fattezze da
va m p p e r r i m a r c a r e , n o n c e l a n d o l a c e r t i d i n u d i t à , c o m e i l r e g i s t a l e a b b i a " i m p o s t o " u n
ruolo sulla base d'una gerarchizzazione di genere: finzione e realtà si sovrappongono e
mescolano al punto da elidersi/eludersi reciprocamente. Non sarà l'unico cortocircuito,
s e s i c o n s i d e r a c o m e l e " c r e a t u r e " p r o d u t t i v e d i C a s t e l l o , S PA M ! e A L D E S , s i a n o d i f a t t i
realtà ad altissima densità muliebre, pur con una carismatica leadership di genere
opposto.
Nel
frattanto,
uno
spaesato,
laterale
Nieddu
s'ostina
nell'intermittente/interminabile elenco numerato delle qualità "richieste" a un uomo da
parte d'una società che Castello sembra suggerire fotta i maschi non meno (semmai in
altro modo) delle vessat iss ime femmine. Ed è, questa, una delle sequenze-refrain tra le
meglio assestate, nell'insinuare quanto disagio possa addensarsi anche nella condizione
virile, in quel dover essere, limacc ioso e sfibrante, che spinge, chi più chi meno, nei
trist i e spesso involontariamente ridicolosi dintorni d'una forzata mascolin ità. Applausi
convinti, anche da noi maschi omega.
Alfa appunti sulla questione maschile, Castello (2016)
http://www.losguardodiarlecchino.it/roba-da-maschi-forse/
KRAPP'S LAST POST (1 2 d icem br e 2 0 1 6 )
ALFA di ALDES: sul desiderio del potere (o sul potere del
desiderio)
di SIMONA CAPPELLINI
L a c o m p a g n i a A l d e s , d i r e t t a d a Ro b e r t o C a s t e l l o , d e b u t t a a l l o
E s p o s i t i v o d e l l o S c o m p i g l i o c o n u n n u o v o s p e t t a c o l o : “A l f a –
m a s c h i l e ”. I l c o n t e s t o è l a ra s s e g n a s u l l ’ i d e n t i t à d i g e n e r e
performer Cecilia Bertoni, nata in seguito al bando indetto dallo
S p a z i o Pe r f o r m a t i v o e d
Appunti sulla questione
diretta dalla regista e
Scompiglio nel 2015.
Sempre sull’onda dello sperimenta lismo Roberto Caste llo approda – dopo la danza, il
teatro, la video-arte, il cabaret e perfino la tv – alla live mus ic.
A l l ’ e n t r a t a i n s a l a l o s p e t t a t o r e s i t r o va d i f r o n t e a d u n a s c e n o g r a f i a c h e g i à l a s c i a
i n t u i r e l ’ a t m o s f e r a g r o t t e s c a c h e p r e va r r à d u r a n t e t u t t a l a p e r f o r m a n c e : p e z z i d i m u r i
ricoperti di graffiti e scritte che, messe assieme, formano una carrellata dei cliché
va n d a l i c i , f a n t a s i o s a m e n t e a r r i c c h i t i d a u n ’ i m p r o n t a u m o r i s t i c a .
Già dalle prime battute di Mariano Nieddu, che recita il mono logo introduttivo con voce
impostata e sopra le righe, intuiamo i tranelli che gravitano attorno al cosiddetto
maschio Alfa, mentre una impeccabile Alessandra Moretti, nascosta dietro di lui, dà vita
ad una mimica che in qualche modo fa da sottotitolo gestuale di stampo ironico, un po’
come un linguaggio dei segni di taglio sarcastico.
I l l e s s i c o d a v e r b a l e d i v e n t a m u s i c a l e c o n l ’ e n t r a t a d i Ro b e r t o C a s t e l l o , u n a i m p r o b a b i l e
pop star al tramonto che potrebbe essere uscito da un film di Jim Jarmush, impegnato in
un live show con tre coriste (oltre alla Moretti, Francesca Zaccaria e Ilenia Romano) a
cui si accoda Mariano Nieddu. Ne consegue una vera e propria partitura in cui cori
polifonici fanno da sfondo al fraseggio di un assolo (quello di Castello) fatto di
gorgheggi e vocalizzi che viaggiano da una tonalità all’altra, passando dal rhythm and
blues alla liric a, con veri e propri solfeggi vocali dai ruoli ben cadenzati. Il tutto condito
da una composizione di movimenti ed espressioni in disordine ed apparentemente
casuali.
Pa r o l a , d a n z a e m u s i c a l i v e va n n o q u i n d i a f o r m a r e u n a n u o va f o r m u l a d r a m m a t u r g i c a ,
ancora indefinibile, ma proprio per questo perfettamente teatrale. Appena accennato è
qu i il fermo immagine, caposaldo di molt i lavori di Caste llo, mentre acqu ista ancora più
forza il ritmo, già elemento portante della performance precedente “In girum imus nocte
( e t c o n s u m i m u r i g n i ) ”.
“A l f a ” s i s n o d a d a u n a s c e n a a l l ’ a l t r a i n u n c o n t i n u o c r e s c e n d o e d i m i n u e n d o , i n c u i
l ’ u n i c o s o n o r o è e s e g u i t o l i v e d a i p e r f o r m e r, f a t t a e c c e z i o n e p e r l ’ u s o d i u n t a m b u r o
(per mano dello stesso Castello) che a seconda della scena incalzerà il ritmo o renderà
l’atmosfera quasi sciamanica.
Ma chi è Alfa? Come anticipato dal programma di sala, Alfa è una specie di saggio in
forma di spettacolo in cui si esamina l’evo luzione dell’ident ità maschile e il suo ruo lo di
p o t e r e , c h e l o h a t ra s f o r m a t o i n g e n e r e d o m i n a n t e . I l m a s c h i o a l f a è i l s e d u t t o r e d i
successo, colui che detiene il potere sulla donna, anche a costo di usare la forza.
Ma è proprio così, oppure è solo il riflesso di ciò che si è costruito nel tempo, un’altra
delle tante etichette sociali in cui riconoscersi? Di contraccolpo si mette dunque in
evidenza il ruolo femminile, fondamentale in questo processo, quale oggetto del
desiderio e, proprio per questo, detentore di un potere. “Che cos’è in fondo Alfa se non
l ’ i s t i n t o a c o m p e t e r e p e r i l p o t e r e ? ”.
Come una enc iclopedia che raccoglie gli innumerevoli stereotipi che definiscono il
g e n e r e m a s c h i l e , i n “A l f a ” s i m i m a n o i t e r m i n i a c u i s i a s s o c i a i l m a s c h i o d i s u c c e s s o ,
mostrandone il potere sulla donna (incluso quello del regista sulla danzatrice),
parodiando il superuomo di Mussolini o deridendo frasi di ammirazione di una donna nei
riguardi del proprio uomo.
Come sempre, il punto di forza degli spettacoli di Castello è l’unicità della loro estetica.
Ognuno con una propria personalità, una propria poetica, e sempre secondo un
paradosso che mostra il passo successivo per farci vedere l’andamento de l momento
attuale. Stilisticamente, più che per contenuti, le performance di Castello trasudano un
disfacimento intrinseco alla natura umana, quasi ancestrale, ma che allo stesso tempo
ne rappresentano anche il lato carismatico. Non hanno speranza, né possibilità di
riscatto, e tuttavia – sicuramente grazie anche a una buona dose di ironia e ad una
eccellente interpretazione – i personaggi hanno un loro fascino che fa sì che lo
spettatore entri in empatia con loro, anziché respingerli.
Nonostante l’eterogene ità dei lavori, si evidenziano comunque un’ident ità e una
c o n t i n u i t à s e m p r e r i c o n o s c i b i l i , c h e t r o va n o i l l o r o s e n s o n e l c o n t i n u o i n t e r r o g a r s i s u l l a
forma di linguaggio teatrale, fino a diven ire il nodo centrale di ogn i performance, al
punto da risultare scomodi o lasciare lo spettatore perplesso, come sotto l’effetto di un
qualche sovraddosaggio stordente, da metabolizzare in qualche lasso indefinito di
tempo.
“A l f a ” è p r o b a b i l m e n t e u n o d i q u e s t i , e a n c o r a u n a v o l t a è s i c u r a m e n t e l ’ e s t e t i c a l ’ a s s e
c e n t r a l e s u c u i v e r t e l ’ i n t e r a p e r f o r m a n c e . Fa r c i t a d i t r o va t e p a r a d o s s a l i e r i f e r i m e n t i
surreali quali “Simon del deserto” di Buñuel, conduce il pubblico in altri mondi, che da
un lato ci scompigliano, mentre dall’altro ci fanno sorridere perché perfettamente
riconoscibili.
Ancora una volta Roberto Castello rad iografa una soc ietà che sembra procedere in
caduta libera e senza rete di sicurezza verso il proprio auto-disfac imento, dando rilie vo
al senso del ridico lo che irrompe nelle nostre vite in modo cruento, al grottesco privato
e pubblico, al risibile e al tragicomico con cui conviviamo pacificamente, lasciandoci
s e m p r e i n a t t e s a d i u n a s vo l t a r e p e n t i n a p e r l a s c e n a s u c c e s s i va , c h e m a i s i p r o s p e t t a
come quella finale.
D e l r e s t o , c o m e s o s t e n e va J o h n C a g e , “ u n ’ a z i o n e è s p e r i m e n t a l e q u a n d o i l r i s u l t a t o n o n
è p r e v e d i b i l e ”, e i n q u e s t o s i c u r a m e n t e R o b e r t o C a s t e l l o s i è s e m p r e d i s t i n t o .
http://www.klpteatro.it/alfa-roberto-castello-aldes-recensione
RUMOR(S)CENA (9 d icem br e 2 0 1 6 )
ALFA: quando il maschio non ritrova più la sua identità
di RENZIA D'INCA'
VORNO (Lucca) – Uno spettacolo spiazzante dentro una cornice tradizionale affidata a
parola musica canto e danza, una performance complessa che affronta e si interroga su
u n t e m a s p i n o s o e q u a n t o m a i a t t u a l e : i l G e n d e r. E l o f a d a u n p u n t o d i v i s t a m a s c h i l e ,
quello del cosiddetto maschio Alfa, il dominante, il capobranco secondo la definizione
dei primatologi riferito alle scimmie ma che per traslazione è usato anche per nominare
u n a c a t e g o r i a d e l m a s c h i o d e l g e n e r e u m a n o . A L FA è u n a p r o d u z i o n e d i A L D E S , l a
C o m p a g n i a d i r e t t a d a Ro b e r t o C a s t e l l o c h e h a s e d e p r e s s o l o s p a z i o S PA M , v i c i n o a
L u c c a c o n i l s o s t e g n o d e l l ’A s s o c i a z i o n e d e l l o S c o m p i g l i o , d i r e t t a d a l l a p e r f o r m e r C e c i l i a
Bertoni che sempre nel Comune di Capannori, dispone di uno straordinario complesso
sede di installazioni concerti laboratori mostre e residenze. In questi mesi ospita
Assemblaggi provvisori, una programmazione tutta dedicata appunto alla questione di
genere. Districars i in una materia densa, doverla trasformare in forme riconoscibili e
compiute in una forma artistica, richiede un bilancino di precisione. La questione del
G e n d e r a p p a s s i o n a e d i v i d e f i n d a g l i a n n i N o va n t a s u l p i a n o d i s t u d i s o c i o l o g i c i , m a
tuttora infiamma i sostenitori dell’una e dell’altra fazione: da un lato coloro che
sostengono essere l’identità femminile e quella maschile prodotto della Natura, con
tutte le implicazion i soc iali e cu lturali che ne conseguono e la Chiesa che vede nella
Te o r i a i l d e m o n i o c h e d i s t r u g g e l e b a s i d e l l a S a c r a Fa m i g l i a ; d a l l ’ a l t r a i s o s t e n i t o r i d e l l a
differenza di genere che nasce sul terreno della Cultura e dei condizionamenti sociali,
e n t r o i q u a l i c r e s c i a m o e c i f o r m i a m o p e r e n t r a r e n e l m o n d o a d u l t o . Ro b e r t o C a s t e l l o
non prende posizione, si defila anche dalle diatribe attualissime sul tema legate al
mondo gay e lgtb: pensiamo al fenomeno delle Sentinelle in piedi, mentre si ritaglia un
f o c u s a l t r e t t a n t o i n c a n d e s c e n t e , q u e l l o d e l m a s c h i o A L FA a p p u n t o , e l o f a i n s i e m e a l s u o
alter ego in scena Mariano Nieddu e alle coriste attrici performer rumoriste Alessandra
M o r e t t i , I l e n i a Ro m a n o e F r a n c e s c a Z a c c a r i a .
La scena è costellata da monoliti su cui sono tracciati graffiti da periferie urbane o
porte interne di toilette di terz’ordine con riferimenti sessuali espliciti, un demi monde
che in parte contestualizza e contiene ciò che andremo a vedere. Le azion i scen iche si
susseguono a mosaico come siparietti: nello spazio in contemporanea i cinque performer
si avvalgono di microfoni e fanno ampio uso di oggett i sonori che accompagnano i
monologhi e i gramelot affidati a Castello, al suo alter ego maschio Alfa che di sé fa
narrazione, e alle tre ragazze che in vest i di groupier attric i amanti mogli vestali, fanno
da controcanto alla affabulazione del capobranco. Ma non c’è solo parola o suono in
questa intricata elaborazione performativa: ci sono i corpi e le voci de lle donne e del
doppio-Alfa che scandiscono con danze tribali e suoni gutturali, privi di contenuti ma
ricchi di vibrazioni semant iche che giocano su molteplici piani lingu ist ici. Fra verbale e
n o n v e r b a l e i n A L FA a s s i s t i a m o a u n b u o n c o n t e m p e r a m e n t o d e i c o d i c i , o p e r a z i o n e m o l t o
ardimentosa ancora suscettibile di lima.
La parte più propriamente verbale è affidata a considerazion i fra il biografismo del
m a s c h i o A L FA - l ’ e d u c a z i o n e r i c e v u t a d a l l e m a d r i z i e s o r e l l e e i l s u o p s e u d o d e l i r i o d i
Po t e r e s u l l e f e m m i n e . I n q u a n t o a l l e f e m m i n e a n c h ’ e s s e r i p r o d u c o n o i c l i c h è d e l
femminile più trito: oggetto sessuale in funzione testosteronica del desiderio che si
a u t o a l i m e n t a n e g l i o c c h i d e l l ’A l t r o , i l t u t t o a s u a v o l t a i n f u n z i o n e d i r i p r o d u z i o n e e
t r a s m i s s i o n e d e i g e n i ( N a t u r a ) . Tu t t a v i a q u e s t o m a s c h i o A L FA i n v e r s i o n e Ro b e r t o
Castello trasmette anche un forte segnale di smarrimento e frustrazione come se
indossasse la maschera del falso sé, insomma è un maschio in crisi di identità, che
simula, che veste i panni di una identità fitt izia costruita su paradigmi imposti che non
risuonano, maschio vincente sì ma sofferente, imprigionato dai dettami socio culturali
de lla società occ identale che lo vogliono produttivo e riprodutt ivo (Cu ltura?).
La corda della maschera del personaggio viene tirata fino a trasformarlo in figura
grottesca, caricaturale tanto che Castello resta in bilico come sospeso sul filo di lana di
questo doppio messaggio: ci faccio o ci sono? non dando risposte, sospendendo il
giudizio tuttavia lasciando la netta sensazione che a questo scimmione antropizzato
Dominus gli sia un po’ scappata di mano il contro llo della situazione scivolando nel
paradosso, nella parodia di se stesso e nel ridicolo. E’ questa l’autoironia sottile
spiazzante a segnare la cifra stilistica che percorre l’apparente rapsodica non linearietà
d i A L FA .
http://www.losguardodiarlecchino.it/roba-da-maschi-forse/
PERSINSALA (6 d icem br e 2 0 1 6 )
ALFA. Solo singolare maschile?
di LUCIANO UGGE'
A l l a Te n u t a d e l l o S c o m p i g l i o s o l d o u t p e r i l d e b u t t o n a z i o n a l e d i A l f a a p p u n t i s u l l a
questione maschile, di e con Roberto Caste llo.
In un paesaggio suburbano degno dei peggiori sottopassi ferroviari o dei piloni delle
s o p r a e l e va t e d i p e r i f e r i a , o v e c a m p e g g i a n o s c r i t t e c h e v a n n o d a d i o c ’ è a s l o g a n s u l l a
supremazia razziale o proposte d’incontri erotici, irrompono i due performer che
enunciano il manifesto diktat di un’esistenza di sopraffazione secondo le regole del
maschio bianco, benestante, eterosessuale e di religione cattolica.
L’ i n s o f f e r e n z a l a t e n t e , p e r ò , p i a n o p i a n o r i e m e r g e i n q u a n t o l a s e t e d i p o t e r e n o n s i
p l a c a m a i o , c o m u n q u e , n o n è m a i a b b a s t a n z a s o d d i s f a t t a ( c o m e c a n t a E d d i e Ve d d e r :
“ I t ’s a m y s t e r y t o m e / We h a v e a g r e e d w i t h w h i c h w e h a v e a g r e e d / A n d y o u t h i n k y o u
have to want more than you need / Until you have it all, you won’ t be free”) e, sotto
sotto, il rischio di non essere una sce lta personale e vo luta, ma l’es ito di un
comportamento indotto, continua a tormentare.
In un mondo maschile dove contano di più le donne che si riescono ad avere rispetto
a l l e i d e e , A L FA a p p u n t i s u l l a q u e s t i o n e m a s c h i l e m e t t e – p u r t r o p p o s o l o a t e a t r o – a l l a
berlina una serie di luogh i comuni, riappac ificandoci con quei sentiment i che vorremmo
alla base di un’es istenza ricca di valori condivisi e di crescita anche interiore.
La serie di quadri parte dalla pantomima di una figura femminile, in secondo piano
( c o m e d e v e s t a r e u n a b r a va m o g l i e ) , c h e a c c o m p a g n a l ’ e s p o s i z i o n e / m o n o l o g o d e l
maschio, sottolineandone con sincronicità perfetta l’assurdità e condendo con sberleffi
i r r i v e r e n t i l ’ i m p e g n a t i v o a u t o e l o g i o . L’ i r r o m p e r e s u l p a l c o d i u n g r u p p o v o c a l e , a c a va l l o
t r a i Pe r s u a s i o n s e i g o s p e l p i ù r a f f i n a t i , c o n u n r a p p e r s c a t e n a t o , s c o n v o l g e l a s c e n a e
la linearità drammatica che lo spettacolo sembrava perseguire. Ne l frattempo, il
decalogo di aggett ivi per descrivere il succitato maschio si allunga in una selva
sconfinata di comportamenti codificati, richiesti, imposti dalla posizione sociale
conquistata, ma che non lascia scampo all’immaginazione. Canoni violentemente
suggeriti, per ossimoro, che coinvo lgono comportament i, modi di presentarsi, vest iario e
q u a n t ’ a l t r o s e r va a f a r p a r t e d i u n m o n d o d i v i n c e n t i o m o l o g a t i e o m o l o g a n t i .
Non manca neppure la rubrica sui generis dedicata ai suggerimenti femminili, utili per
essere desiderate, in quanto la parte “debole” può essere solo scelta e mai scegliere,
ricoprendo il ruolo di compagna del – e mai del protagonista. E per essere desiderate ed
esercitare così una parvenza di potere, si finisce per diventare macchiette ins ignificant i
– sempre sull’orlo di una crisi di nervi.
Figure televis ive o da rotocalchi, maschi Alfa di gruppi rock o di pubblic ità del
dopobarba si materializzano sul palco in un intrigo di stereotipi, suggestioni, danze
i p n o t i c h e d i g r o u p i e , i l t u t t o a c c o m p a g n a t o d a l l a v o c e d e l l e p e r f o r m e r e d i Ro b e r t o
Castello con mus iche esegu ite dal vivo e create con poch i mezzi ma molto efficaci, o col
semplice canto a cappella.
Uno spettacolo che corre, si distende, si concede de lle pause, evolve in forme e modi
divers i per indagare un comportamento co llettivo che, sempre più spesso, mostra le
c o r d e e l a p r o p r i a d e m e n z i a l e va c u i t à .
Musica, danza e recitazione si alternano efficacemente creando momenti di pathos ma
suscitando anche un moto di rifiuto rispetto a ciò che ci viene buttato in faccia, in uno
scenario tanto trash quanto ironicamente realistico.
Alla fine dello spettacolo, di corsa a casa per sapere se avremo ancora una Costituzione.
http://teatro.persinsala.it/alfa-appunti-sulla-questione-maschile/34689
RECENSITO ( 6 d i c e m b r e 2 0 1 6 )
Castello indaga su chi ha paura del maschio alfa?
d i TO M M A S O C H I M E N T I
LUCCA – “Sei solo nato nel momento storico peggiore per essere un maschio bianco, eterosessuale
e cr ist ia no” ( C hu ck Pala hniu k, “Re d S ult an' s Big Boy” in “Roma nce ”)
In bilico tra l'inno e la ridicolizzazione, come è nelle corde sarcastiche e pungenti di Roberto
C a s t e l l o , v e l e g g i a q u e s t o m a s c h i o “A l f a ” d a p i ù p a r t i , n e g l i u l t i m i d e c e n n i , d e m o n i z z a t o , i r r i s o ,
vilipeso come uno straccio ve cchio, come un corpo appartenente a una antica mentalità, a una
condizione e concezione vintage dell'evoluzione. Eppure il maschio alfa è la prosecuzione della
specie, è il dominante capobranco testosteronico che regge il peso di una comunità. E, sia in
natura che nella società civile, è un efficace ed essenziale momento di consolidamento e raccordo
di speranze e intuiti, di sintesi di un pensiero, di una semplice linearità salvifica. Un'altalena di
aspettative e ricor si, un'oscillazione tra la protezione , ver so l'esterno, e la pericolosità, interna
tra le quattro mura, rendono il maschio alfa potenziale danno e presenza energetica e salda in
una elettricità, in un elastico a doppio filo che eccita e impaurisce, che esalta e incute rispetto,
che attrae e allontana, che difende, preserva e ripara ma che non è addomesticabile.
“Superuomini si na sce, grandi uomini si di venta” (Roberto Gervaso).alfa1
“A l f a ” s i i n s e r i s c e p e r f e t t a m e n t e , e a p i e n o t i t o l o , a l l ' i n t e r n o d e l l a s t a g i o n e d e d i c a t a a l “ G e n e r e ”
d e l l a Te n u t a D e l l o S c o m p i g l i o , a p o c h i p a s s i d a L u c c a ( u n a r i f l e s s i o n e s u l l ' a r e a t e a t r a l e t i r r e n i c a
s u l v e r s a n t e c o n t e m p o r a n e o a n d r e b b e f a t t a : o l t r e a S p a m a P o r c a r i , i l G r a t t a c i e l o e i l Te a t r o d e l l e
C o m m e d ie a L i v o r n o , i l Sa n t 'A n d r e a e i S a c c h i d i S ab b i a a P i s a p o c o a l t r o s i m u o ve s u l l i t o ra l e ) , i n
un contesto bucolico di vigne e fienili ma allo stesso tempo funzionale, attento ai passaggi, ai
cambiamenti, che annusa l'aria di quel che sarà. Castello, qui regista e non coreografo, crea un
ensemble di momenti, un mosaico di scatti nei quali emergono ad intermittenze luminose, quasi
flash back nella memoria ancestrale, impressi nella nostra corteccia cerebrale, lampanti visioni su
questo uomo chiamato ad assumersi responsabilità e a caricarsi sulle spalle il futuro e il domani
del suo clan e della sua specie, in conflitto con un mondo circostante che lo vuole b(l)andire,
boldrinianamente, dal ventaglio delle possibilità, eliminare dall'album di famiglia, estromettere
perché ritenuto portatore di valori negativi, bollato come primordiale, non evoluto, pericoloso. “Il
superuomo è il senso della terra” (Friedrich Nietsche).
Come ogni uomo alfa che si rispetti, questo nostro (Mariano Nieddu ha forza interpretativa
impattante e quella catarsi che gli permette di calarsi totalmente, sempre convincente senza
strafare mai: sicurezza e certezza), immerso in quest'aia colorata e solida di blocchi di cemento
da periferia urbana, è attorniato dal suo harem, dalle sue groupie (Alessandra Moretti, Ilenia
Roman o, Fran cesca Za ccaria ai micr ofoni c ome c oro da con certo) di compagne e amanti o dal
ginece o familiare che vede in lui un punto di riferimento. Scudi di asfalto verticale, come posati a
barriera, a difendere privilegi acquisiti ma anche argini valoriali dietro i quali nascondersi e
ripararsi di fronte all'ondata di perbenismo manicheo che avanza, quasi una Stonehenge moderna,
un ab it ac ol o- r icet t ac olo d e lle pe gg ior i an sie de lla pan cia d el Pae se , a cce r chi at i d a le tt e r e
grondanti odio e razzismo, sesso e fascismo. In questo brodo primordiale, fatto anche di
distruzione e prevaricazione, l'uomo alfa sperimenta e assorbe grazie alfa2anche al maschilismo
delle donne che gli gravitano attorno e addosso che lo spingono a indossare i panni, a tratti
consunti e già ampiamente sfruttati, dell'uomo forte, dell'uomo solo al comando, della punta
dell'iceberg, del cavaliere senza macchia, del capitano coraggioso e temerario.
Il maschio alfa diviene quindi anche condizione non scelta ma assegnata, non volontà ma
c o s t r i z i o n e p e r “ s o p r a v v i v e r e e m o l t i p l i c a r s i ”, “ i n c o m p e t i z i o n e p e r l ' i m m o r t a l i t à ”, “ f r e c c i a c h e
p u n t a a l l ' i n f i n i t o ”, “ m e m o r i a i m p e r i t u r a ”. È l a N a t u r a n o n l a s o c i e t à p u l i t a e a s e t t i c a c h e v o g l i o n o
costruire azzerando le differenze, appiattendo, a colpi di leggi ed emendamenti, milioni di anni di
trasformazione, crescita, progresso, sviluppo, perfezionament o. In fondo siamo, anche, animali.
Lo vogliono silenziare, mettere in un angolo, non dargli più voce in capitolo, mettere a tacere,
alla porta, emarginarlo, metterlo alla catena come Melamp o. Si stanno impegnando per mettere al
bando e alla berlina peli e muscoli, per costruire, a tavolino, come in un laboratorio, un mondo
senza linfa, senza nerbo, senza spina dorsale, senza ossatura né colonna vertebrale, impaurito e
molle che frana al primo colpo di vento, che cede al primo colpo di Stato, acconsentendo passivo
e p r o n o . “ L' u o m o è u n c a v o t e s o t r a l a b e s t i a e i l s u p e r u o m o , u n c a v o a l d i s o p r a d i u n a b i s s o ”
(Friedrich Nietsche).
Se da una parte viene anche esaltata la sfera decisionale, dall'altra, come contraltare, l'alfa è
tratteggiato e disegnato, meglio fotografato (come nella locandina della piece) e raffigurato come
Ke n, l' et e r no rag a z z o imp o st a t o di B a rb ie , b e lloc cio m a f int o, d i p la st ica . D op o t a nt o te a t r o
omosessuale, con istanze (anche giuste) omosessuali e questioni omosessuali, problemi della
comunità omosessuale e nudi e strusciamenti e ammiccamenti omosessuali, gay e lgbt (e qui
potremmo fare un cospicuo e corposo elenco di esempi che dal palcoscenico scivolano spesso nel
comizio), ecco un teatro eterosessuale. Che piaccia o meno il maschio alfa è necessario,
imprescindibile. Chi ha paura del maschio alfa?
http://www.recensito.net/teatro/castello-indaga-su-chi-ha-paura-del-maschio%E2%80%9Calfa%E2%80%9D.html
ARTALKS
(5 dicembre 2016)
ALFA. Quello che non ho
di SIMONA FRIGERIO
A l l a Te n u t a d e l l o S c o m p i g l i o p r o s e g u e A s s e m b l a g g i P r o v v i s o r i . U n ’ a v v e n t u r a n e i g e n e r i ,
non solamente a livello ideologico e filosofico, ma anche artistico. E, questa vo lta, è
Ro b e r t o C a s t e l l o a d a c c e n d e r e i r i f l e t t o r i s u l l a q u e s t i o n e d e l m a s c h i l e .
“Quello che non ho una camicia bianca / quello che non ho un segreto in banca / quello
c h e n o n h o s o n o l e t u e p i s t o l e / p e r c o n q u i s t a r m i i l c i e l o p e r g u a d a g n a r m i i l s o l e ”. C o s ì
c a n t a va Fa b r i z i o D e A n d r é . U n t e s t o c h e c o n t e s t a va l ’ i d e a d e l m a s c h i l e s i n g o l a r e , b i a n c o
(di etnia e di colletto), occidentale, liberista, capitalista, guerrafondaio, avido e
v i n c e n t e . U n m o d o d i e s s e r e c h e h a t r o va t o i n f i n i t e d e c l i n a z i o n i , d a l WA S P a s t e l l e e
strisce (Wh ite Anglo-Saxon Protestant, bianco di origine anglosassone e di religione
protestante) al buon padre di famiglia all’italiana, che proteggendo soffoca e
opprimendo guida. Uno standard, come indica Castello, un modello al quale conformarsi
o dal quale rifuggire; nel primo caso, annientando una personalità e ambizioni forse
diverse; nel secondo, pagando con l’emarginazione il proprio bisogno di alterità.
E le donne? In questo mondo di maschi Alfa, cosa resta alle donne? Il ruolo subalterno
di angelo del focolare; quello di “dietro ogni grande uomo c’è una grande donna” (ben
esemplificato nella godibilissima pantomima iniziale con arguto monologo interpretato
da Mariano Nieddu); di femmina perfetta nel reggiseno a balconcino (o a veranda?) che
si sente sempre sicura perché usa l’assorbente giusto, desiderabile non perché
desiderante ma in quanto oggetto di desider io (una Francesca Zaccaria dec isamente in
parte); o di maschio mancato che, quando arriva al potere, non solo lo eserc ita con la
stessa veemenza di un maschio arrogante (dalla Thatcher alla Merke l) ma pers ino con
un pizzico di odio verso no i donne che cont inuiamo a batterci per la differenza di
genere, perché un altro mondo sia ancora possibile.
Pe r r a c c o n t a r e q u e s t o u n i v e r s o , C a s t e l l o e i l s u o g r u p p o d i a t t o r i , d a n z a t o r i , r u m o r i s t i ,
c a n t a n t i e m i m i , t r a va l i c a n o o g n i g e n e r e i n s e r e n d o u n a s c e l t a s t i l i s t i c a f o r t e e , a v o l t e ,
spiazzante per lo stesso spettatore, all’interno di un discorso poetico sui labili confini di
genere, in senso di appartenen za e dist an za. Fo rma e sost an za si spo sano
perfettamente, giustificandosi persino nelle dissonanze.
Cast eccellente, nel quale Alessandra Moretti, nel ruolo della compagna che avrebbe
qualcosa da dire ma, ovviamente, alle spalle del demiurgo può solo ribollire fra sé, offre
un’immagine cult di tutto quello che le donne non dicono: “e non andiamo via / ma
nascondiamo del do lore / che scivola, lo sentiremo poi, / abbiamo troppa fantasia, e se
diciamo una bugia / è una mancata verità che prima o poi succederà” (Enrico Ruggeri e
Luigi Schiavone – cantata da Fiorella Mannoia).
http://www.artalks.net/alfa-quello-che-non-ho/
MEGLIO MENO
(4 dicembre 2016)
Lo strapotere maschile
di LUIGI SCARDIGLI
VORNO
(LU).
Il prodotto,
se
cambiassimo
l’ordine
dei
fattori,
probabilmente
cambierebbe. Il paradosso ha ragion d’essere a teatro, non certo con i numeri, ma
anche nel mondo dell’arte, il condizionale, è d’obbligo, perché certezze, ahinoi, non ne
abbiamo, nemmeno scambiando i genitali, nemmeno poggiando la donna sul piedistallo e
l ’ u o m o , p i ù i n b a s s o , a r i v e r i r l a . A L FA – a p p u n t i s u l l a q u e s t i o n e m a s c h i l e - i n s c e n a , i n
p r i m a , i e r i s e r a a l l a Te n u t a d e l l o S c o m p i g l i o ( s i r e p l i c a s t a s e r a , d o m e n i c a 4 d i c e m b r e ,
alle 19,30) - questa condizione, al momento solo virtuale, ha deciso di non
c o n t e m p l a r l a , s e n o n va g a m e n t e , e s e n o n n e l l ’ u n i c o m o m e n t o , a p i c a l e , n e l q u a l e l a
d o n n a è s ì , e l e va t a , m a p e r e s s e r e c o m p r a t a , u s a t a , u t i l e s o l o p e r l a c i r c o s c r i t t a
s o d d i s f a z i o n e , p r i m a r i a e a n i m a l e , d e g l i i s t a n t i m a s c h i l i , c h e va n n o a p p a g a t i , a
qualunque costo.
L’ i d e a è d i Ro b e r t o C a s t e l l o , i n f a t i c a b i l e c r e a t o r e d i e l e m e n t i p o l i t i c o - s c e n i c i , s o s t e n u t o ,
in questa ricerca equidistante dal classico e dal trash, in un limbo difficilmente
catalogab ile, rivendicabile, dunque commerciab ile, da Alessandra Moretti, Ilenia Romano
e Francesca Zaccar ia e coadiuvato, nella semp lificaz ione e incarnazione maschile , da
Mariano Nieddu, un cinquantenne eterosessuale, bianco, europeo, sano, di religione
c a t t o l i c a , c o n c o n t r a t t o a t e m p o i n d e t e r m i n a t o , va g a m e n t e b e n e s t a n t e , p a d r e d i d u e
figli sani, belli e che giocano discretamente a calcio. Il palco è una zona limitrofa di un
giardinetto pubblico de lla periferia romana dove sui murett i nati per esigenze di falsa
a r c h i t e t t u r a , h a n n o i n v e c e t r o va t o s p a z i o e a c c o g l i e n z a s o l o s c r i t t e va n d a l i c h e , v u o t e ,
senza destinatari e con mittent i anon imi e fra i quali trova spazio un fouton, dove non si
eseguono massaggi tantrici, ma esercizi di arti marziali. I piani di lettura sono
molteplici, isolabili, circoscrivibili e ognuno carico di una propria storia, autonoma,
individuale, art ist ica: c’è una vis ione sarcast ica e parossistica, divertente; ne segue e la
precede una violenta, estrema, a volte un po’ troppo spinta, ma senza essere cruenta,
dunque poco credibile; lungo l’intera rappresentazione lo sforzo ginnico, fisico ed
e r o t i c o p r e n d e s i s t e m a t i c a m e n t e i l s o p r a v v e n t o , m a n e s s u n o , t ra i l p u b b l i c o , r i e s c e a
e c c i t a r s i : s u c c e d e s e m p r e c o s ì , q u a n d o s i è o s s e r va t i , v i s t i , s c o p e r t i , d e n u n c i a b i l i ,
nemmeno se una delle protagon iste si sveste completamente e si trucca il viso vestita
solo da una sottile vestaglia dalla quale trape lano turgidi capezzoli poggiati su seni
appena disegnat i e una fica curata nei dettagli pelvici. Anche la componente vocale, a
cappella, stratosiana, ha la sua fortissima percentuale d’impatto scenico, come quella
petroliniana delle confessioni pasoliniane, con un tributo ai Pink Floyd e a una miriade
di altri elementi che sfuggono, probabilmente, allo stesso autore, figuriamoci allo
spettatore, attento a coordinare lo sguardo e l’attenzione su entrambi i lati del
palcoscen ico, dove l’uomo snocc iola progress ivamente e numericamente le virtù
maschili, prodigandos i in un goffo e commovente linguaggio corporeo e le donne,
va l l e t t e , c o r i s t e , s p o g l i a r e l l i s t e , g a l l i n e l l e , o c h e t t e , c o r p i s e m o v e n t i e s e d u c e n t i n e
va n i f i c a n o l a s u c c e s s i o n e a r i t m e t i c a . I l m a s c h i o - A L FA è l a v o c e n a r r a n t e , i l c r e a t o r e , i l
bandleader di questo gruppo rock, con affinità punk, che sussurra in russo e in
v o c a l e s e , c h e c e l e n t a n e g g i a i n d i s p a r t e e c h e g o d e o s s e r va n d o i l p r o p r i o c i r c o d a n n a r s i
l ’ a n i m a p e r a r r i va r e f i n o a l l a f i n e . Re g g e r e b b e i n u n t e a t r o c l a s s i c o ? R i u s c i r e b b e a
giungere fino alla fine, in una casa de l popolo, senza ven ir subissato da spernacchi o
senza dover ricorrere alle dissolvenze delle forze de ll’ordine ch iamate per placare le
i r r u e n z e d i s p e t t a t o r i i n f o i a t i ? N e l l a Te n u t a d e l l o S c o m p i g l i o s ì e n o n s o l o p e r c h é
e r a va m o p r e s e n t i a n c h e n o i : i n q u e l l ’ a n g o l o ( i n ) n a t u r a l e , d i s t a n t e d i e c i m i n u t i d a l
casello
autostradale
Lucca
est,
ma
anni/luce
dal
traffico
che
lo
percorre
quotidianamente,
Cecilia
Bertoni,
la
direttrice
artistica,
ha
creato
un
cosmo
equidistante, ma abbastanza per non essere identificabile, dalla terra e dal cielo, dove
si possono ideare progetti e realizzarli senza pagare lo scotto, né i diritti d’autore, di
alcuna rivendicazione.
http://megliomeno.com/index.php/item/343-lo-strapotere-maschile