Il tedesco che odia la birra - L` euro è di tutti, il libro di Roberto

Transcript

Il tedesco che odia la birra - L` euro è di tutti, il libro di Roberto
MILANO FINANZA
18
Q
uando è stato nominato al vertice della
Bundesbank i vecchi
marpioni della politica tedesca hanno sentenziato
sbrigativamente: «È troppo giovane, inesperto di incarichi di vertice,
sarà il tirapiedi della Merkel». Ma
Jens Weidmann, l’uomo che avrà
più voce in capitolo sulla futura
politica della Bce in materia di
acquisto di titoli di Stato, Btp in
primis, sta per ora sovvertendo i
pronostici. Grazie a due qualità
che piacciono molto al suo amico
Fabrizio Saccomanni, il direttore
generale della Banca d’Italia: il silenzio e il rispetto delle opinioni
degli altri. Entrambe gli serviranno molto quando il prossimo 8
settembre si riunirà con gli altri colleghi banchieri centrali per
esaminare le future mosse dell’Eurotower, mai come in questi giorni
oggetto di critiche per la sua politica monetaria. Critiche che lo
stesso 42enne di Solingen non ha
risparmiato nella sua prima uscita pubblica sul tema. «I limiti fra la
responsabilità di politica monetaria e la politica fiscale pesano sulla
fiducia delle banche centrali», ha
scandito in occasione di una celebrazione in quel di Hannover.
Ma sarebbe un grave errore
pensare che queste dichiarazioni siano il preludio di una guerra
dichiarata all’Italia, afflitta da un
clima di sfiducia perdurante sui
mercati che fa ancora viaggiare ben sopra i 300 punti lo spread
tra Btp e Bund. Il giovane Jens conosce e apprezza la capacità delle
industrie italiane di fare rete (e
concorrenza a quelle teutoniche)
sui mercati mondiali e, racconta a
MF-Milano Finanza chi lo ha conosciuto da vicino, «mai e poi mai
accosterebbe l’immagine degli italiani a quella classica dipinta dai
tabloid tedeschi». Lui gli spaghetti
li mangia e non li pensa sovrastati
da un P38, come la celebre copertina di Der Spiegel sentenziò anni
addietro marchiando a fuoco intere generazioni di politici italiani e
i rapporti tra due culture così diverse. Anche perché dell’Italia è un
profondo conoscitore. Sposato con
due figli, economista apprezzato a
destra come a sinistra, timido e poco
propenso alla vita mondana (non è
mai stato paparazzato né coinvolto
in alcun servizio pruriginoso della
Bild), oculato nelle spese pubbliche
tanto da aver lasciato a Wiesbaden
la propria famiglia negli anni in cui
ha lavorato come consigliere della
cancelliera a Berlino, Weidmann
deve ringraziare una sua vecchia
fiamma, la bella Katherine, a lungo impiegata in una sede italiana di
un colosso tedesco, se oggi conosce
e ama l’Italia (soprattutto il Sud)
e la sua economia. Ospite di una
cena offerta dall’ambasciatore tedesco a Roma Michael H.Gerdts
(nella città eterna viene di frequente come un semplice turista
armato di guida e dell’inseparabile
Economist), il temuto giovane falco della banca centrale tedesca si è
lasciato andare a poche, striminzite valutazioni di politica economica.
BANCHIERI In occasione della sua nomina al vertice della Bundesbank molti
temevano diventasse il tirapiedi della Merkel. Mentre Weidmann, amante
dell’Italia, è rimasto indipendente. Chi è l’uomo chiave per le sorti di Roma
Il tedesco che odia la birra
Nessun commento sulle manovre
di Giulio Tremonti, manco una parola sui guai di Silvio Berlusconi.
«Weidmann è una persona che parla solo quando ha davvero qualcosa
da dire ma non perché non abbia
idee», riferisce un diplomatico tedesco. «La sua visione dell’economia è
liberista di stampo socialdemocratico e si può sintetizzare nel motto:
coniugare le necessarie liberalizza-
zioni con il ruolo della politica
economica che deve far crescere
anche lo Stato». Forse anche per
questo in Germania sostengono
che senza di lui la signora Merkel
avrebbe combinato anche guai
peggiori in economia; pare che sia
stato proprio il nuovo presidente
della Bundesbank, dove comunque ha lavorato come capo
dell’ufficio Affari Monetari, a
frenare la cancelliera dall’idea
di statalizzare l’intero sistema bancario e di creare una
bad bank per gli asset tossici.
Si dirà: visti i continui tentennamenti del governo di Berlino
nell’eurocrisi, avrebbe
potuto fare di più.
Ma si sa come sono fatti i tedeschi,
fedeli alla linea, giusta o sbagliata
che sia. E questo lo sa bene anche
Mario Draghi, il governatore della
Banca d’Italia, che tra poco dovrà
fronteggiare proprio dal più alto
scranno della Bce l’allergia dei tedeschi ai salvataggi europei compiuti
coi soldi dei contribuenti
dei Laender. Ma anche il numero uno di
Jens
Weidmann
Fabrizio
Saccomanni
GRUPPO BANCARIO
Credito Valtellinese Società Cooperativa Sede in Sondrio - Piazza Quadrivio, 8
Iscrizione al Registro Imprese di Sondrio e codice fiscale n. 00043260140
Capitale Sociale € 945.604.527,00 i.v. - Albo delle Banche n. 489
Capogruppo del Gruppo bancario Credito Valtellinese - Albo dei Gruppi Bancari cod. n. 5216.7
Indirizzo Internet: http://www.creval.it E-mail: [email protected]
Aderente al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi e al Fondo Nazionale di Garanzia
AVVISO AI SENSI DELL’ART. 84 DELLA DELIBERA CONSOB N. 11971/1999 E SUCCESSIVE MODIFICAZIONI
(“REGOLAMENTO EMITTENTI”)
PROGETTO DI FUSIONE PER INCORPORAZIONE DI BANCAPERTA S.P.A., CREDITO PIEMONTESE S.P.A. E
BANCA DELL’ARTIGIANATO E DELL’INDUSTRIA S.P.A. IN CREDITO VALTELLINESE S.C
Si rende noto che il Consiglio di Amministrazione del Credito Valtellinese S.c., nella riunione del 7 giugno 2011, ha approvato (i) il Progetto
di Fusione per incorporazione nel Credito Valtellinese di Bancaperta S.p.A., società interamente posseduta dall’incorporante, Credito Piemontese
S.p.A. e Banca dell’Artigianato e dell’Industria S.p.A., società delle quali l’incorporante possiede rispettivamente il 99,99% e il 95,15% del capitale
sociale, nonché (ii) la Relazione degli Amministratori redatta ai sensi dell’art. 2501-quinquies del codice civile.
Il Progetto di Fusione - a seguito dell’autorizzazione rilasciata dalla Banca d’Italia ai sensi dell’art. 57 del D.Lgs. n. 385/1993 - è stato depositato
per l’iscrizione presso il Registro delle Imprese di Sondrio, come previsto dall’art. 2501-ter, comma 3, del codice civile, in data 2 settembre 2011.
Ai sensi degli artt. 2505, comma 2, e 2505-bis, comma 2, del codice civile, in coerenza con quanto previsto dall’art. 36, comma 4, dello Statuto sociale,
la fusione sarà approvata dal Consiglio di Amministrazione dell’incorporante Credito Valtellinese, con deliberazione risultante da atto pubblico.
Quanto precede fatta salva la possibilità - ai sensi degli artt. 2505, comma 3, e 2505-bis, comma 3, del codice civile - per i soci del Credito Valtellinese
S.c., che rappresentino almeno il cinque per cento del numero complessivo, di chiedere che la decisione di approvazione della fusione da parte
dell’incorporante sia adottata dall’Assemblea Straordinaria a norma dell’art. 2502, comma 1, del codice civile.
La domanda dovrà essere indirizzata alla Sede Legale e Direzione Generale della Società - Piazza Quadrivio, 8 - 23100 Sondrio, entro otto giorni
dalla predetta data di deposito per l’iscrizione del Progetto di Fusione presso il Registro delle Imprese, a mezzo raccomandata con ricevuta di
ritorno, e dovrà essere corredata dall’apposita certificazione comprovante la titolarità delle azioni. La domanda potrà essere inoltrata anche a mezzo
posta elettronica certificata all’indirizzo PEC [email protected].
Ai sensi della vigente normativa, la documentazione relativa all’operazione in oggetto - che comprende il Progetto di Fusione, la Relazione degli Amministratori,
i Bilanci al 31.12.2010 assunti quali Situazioni patrimoniali delle Società partecipanti alla fusione ai sensi dell’art. 2501-quater, comma 2, del Codice
civile è disponibile presso la Sede sociale, sul sito internet all’indirizzo http://www.creval.it/investorRelations/operazioniSocietarieGruppoCV1.html e
su quello della Borsa Italiana S.p.A. all’indirizzo http://www.borsaitaliana.it.
Sondrio, 2 settembre 2011
Palazzo Koch, pur essendo dotato di
una maggiore sintesi e di un inguaribile humor britannico, apprezza le
doti del giovane collega capo della
Buba, che all’amore per la perfida
Albione preferisce però una bella
chiacchierata in un ottimo francese coi colleghi banchieri di Parigi.
Il legame col governo però resta e
la sua capacità di indipendenza sarà sicuramente messa a dura prova
nelle prossime settimane.
Pare infatti che la sua lealtà alla cancelliera non sia venuta
meno e che la premier continui
ad apprezzare di Weidmann l’assoluto low profile, la mancanza di
vizi (nemmeno la birra!), la repulsione per i vestiti di sartoria e per
le riunioni delle grandi consorterie lobbistiche di Davos o, peggio,
di Bilderberg; i maliziosi raccontano che la Merkel lo cercasse
persino al gabinetto prima di fare qualsiasi tipo di dichiarazione
sull’economia. Ora Jens è cresciuto e si è affrancato, dicono i suoi
estimatori, e sta mettendo a frutto
quel suo credo stilato nelle 20 proposte per la crescita e l’occupazione
del 2002, anno in cui la grande
Germania decise di abbandonare
l’amato marco per quell’euro che il
capo della Confindustria tedesca,
Hans-Olaf Henkel, non ha invece esitato a definire «il più grande
errore professionale mai compiuto». Ma Weidmann è di un’altra
generazione, quella che (forse)
si è affrancata dalla sindrome di
Weimar e non gioisce più di tanto
alla notizia che per la prima volta i
rendimenti dei Bund sono scesi sotto il tasso d’inflazione. Basterà per
frenare le pulsioni anti-europeiste
della pancia tedesca? È azzardato fare previsioni, anche perché è
stato proprio il banchiere centrale
tedesco a votare il 4 agosto scorso
contro il piano di acquisto di Btp
deciso dalla Bce. E questo suo veto,
per ora isolato, potrebbe diventare
a giorni una condanna senza appello per Roma. Anche perché a
Francoforte la situazione è in continuo divenire e non si sa fino a
quando la Banca Centrale Europea
potrà comprare Btp.
p u b l i Kare
di Roberto Sommella
3 Settembre 2011
«A differenza del programma dei
covered bond per il quale si preannunciò la somma totale che la
Bce avrebbe investito a quello scopo (60 miliardi di euro), nel caso
del Securities Markets Programme
non c’è teoricamente limite o almeno la Bce non l’ha comunicato:
sta al board e al consiglio dei governatori deciderlo», raccontano
all’Eurotower a proposito di quanto
fieno in cascina resti a Jean-Claude
Trichet. Una cosa è certa: l’8 settembre Weidmann dovrà calare le
sue carte e decidere se Roma oltre
a un nuovo tour merita anche un
aiuto. (riproduzione riservata)