Volta Pagina

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Volta Pagina
Ferrante Aporti, 11 maggio 2014
“Volta Pagina” con Alessandro Bergonzoni
Ministero della Giustizia
DIPARTIMENTO DELL'AMMINISTRAZIONE
PENITENZIARIA
www.educamente.org
Pag.
La Direttrice dell’istituto Penale per i Minorenni “Ferrante Aporti” Gabriella Picco
il maestro della Scuola “Ferrante Aporti” Mario Tagliani
il referente del progetto “Libero Libro” di Educ@mente Federico Floris
e ancora una volta ALESSANDRO BERGONZONI !
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Si ringraziano:
Ferrante Aporti, 11 maggio 2014
Lettera di Omar ad Alessandro Bergonzoni, dopo il primo incontro con l’autore per
“Volta pagina – Adotta uno scrittore”.
Caro Alessandro,
sono Omar un detenuto marocchino che ti ha conosciuto nel carcere di Torino “F. Aporti”
quando sei venuto a trovare noi ragazzi detenuti.
Io so scrivere poco in italiano e mi sto facendo aiutare da Anna, la mia insegnante.
Ho sedici anni, vengo da Tangeri, sono quello che durante l’incontro con te ad un certo
punto ha preso la telecamera per riprendere tutti. Sono arrivato in Italia il 20 novembre del
2013, ho lasciato il Marocco nel 2009. Avevo 11 anni, lavoravo al porto, portavo i bagagli
alle persone grandi che salivano o scendevano dalle navi. Un giorno ho visto un ragazzo
come me che è entrato di nascosto su una nave, io gli ero vicino e sono entrato con lui.
Sono partito senza dire niente alla mia famiglia perché mia madre non mi avrebbe lasciato
andare. La nave era diretta in Spagna, quando sono arrivato a Algeciras ho chiamato mia
madre e le ho detto che mi trovavo in Spagna, lei ha pianto e pure io.
Mio padre a Tangeri lavora, ha un piccolo camioncino, ma non è suo, e fa trasporti anche
fuori città. Mia madre non lavora, sta a casa con i miei quattro fratelli più piccoli. Mia
madre e mio padre non hanno mai rubato e non sono mai andati in carcere. Mio padre mi
diceva: “Preferisco dieci dirham, diciamo un euro, al giorno tutti i giorni che mille euro oggi
e domani galera”.
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In Francia rubavo. In Italia ho lavorato un po’ al mercato di Porta Palazzo con i marocchini,
portavo le casse di frutta, mi davano cinque, dieci euro al giorno, poi ho rubato. Ora penso
che in Germania ho fatto una bella vita e anche a casa mia in Marocco. In Germania però
non ti danno i documenti e neanche il permesso di soggiorno. Ora ho dato agli educatori il
mio nome e cognome veri e la mia vera data di nascita perché voglio andare in comunità e
un giorno avere i documenti e rimanere in Italia. E un giorno voglio venire a vederti a
teatro.
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Io lavoravo da quando ero piccolo, avevo nove anni quando ho iniziato a lavorare da un
meccanico, ho lasciato la scuola per aiutare la mia famiglia. A undici anni sono andato a
fare quel lavoro al porto, da solo, perché il meccanico non mi pagava da più di tre
settimane. Gli ho chiesto i soldi spiegandogli che senza quelli non potevo pagarmi neanche
il biglietto del bus per andare da casa all’officina. Volevo anche sapere perché i ragazzi più
grandi di me prendevano la paga e io no. Lui mi ha picchiato. Io lavoro, lui non mi paga e
pure mi picchia. Allora ho deciso di andarmene dal Marocco. Sono arrivato in Spagna, mi
hanno preso e portato in comunità. Dopo due anni sono andato in Francia, poi in Belgio, un
anno, poi in Germania e in Danimarca, in tutto un anno e mezzo. Sono tornato in Francia, a
Parigi, e infine sono venuto in Italia. Sono stato sempre in comunità e ho messo da parte
anche qualcosa dei soldi che mi davano.
Ferrante Aporti, 11 maggio 2014
In carcere abbiamo letto le tue poesie, abbiamo guardato dei filmati dei tuoi spettacoli a
teatro. Io ho guardato già allora le tue scarpe lunghe. Quanto porti di scarpe?
Tu scrivi di cose che sono passate o succedono o devono succedere per insegnare alla
gente di stare attenta alla verità, di saper ascoltare la verità, di imparare ad ascoltare e a
seguire la via giusta, non la bella vita ma la vita bella. Io ho capito un po’ di quello che
dicevi e ho detto che per me la prima cosa importante è la salute, poi la famiglia, il lavoro.
Se c’è lavoro ci sono soldi e i soldi ti fanno vivere bene.
Il giorno che sei arrivato al Ferrante la prima cosa che ho visto di te (scendevo con gli altri
dalle celle) è stata la scarpa. Tu hai fatto un passo lungo per entrare in biblioteca e il mio
sguardo è andato dritto alla tua gamba tesa e a quella scarpa lunga.
Durante la riunione ho cercato di capire il più possibile quello che dicevi ma tu parli tanto
veloce. Un po’ ho capito. Ad un certo punto ho chiesto al Direttore seduto accanto a me, “
Ma quando si scarica??” non ti fermavi mai.
Mentre ti guardavo pensavo a momenti e a giorni del passato. Quando ci parlavi della
verità ho ricordato le bugie che dicevo a mia madre, per questo ho detto che la verità non
si dice sempre. A volte non si può proprio dire la verità.
Tu hai detto di aver iniziato a scrivere a venti anni ma la prima volta te la ricordi? Come hai
fatto a pubblicare il primo libro, hai aspettato tanto?
Cosa ti senti dentro quando la gente ti riconosce per strada?
Ci hai detto che ascolti tutto quello che la gente dice intorno a te ma vorrei capire quali
sono le parole e le frasi che ti rimangono in testa. Come si fa a prendere la parola dalla
strada e poi farne un libro?
Sono contento che a maggio ritorni da noi.
Omar
Torino 29/04/2014
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“Come fa – pensavo tra me e me – a usare le parole in quel modo e farne poesie come
niente fosse e con quelle poesie fare poi un libro?”.
Dicevamo tra noi ragazzi che era pazzo, ma io credo che i pazzi siano solo persone con
un’intelligenza grandissima, oltre il limite, che le persone nomali non raggiungono.
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Considerazioni da parte di Jimmy sul primo incontro con l’autore, 07/05/2014.
Di quel mercoledì 16 aprile mi ricordo molte cose, è arrivato un personaggio un po’ strano,
si chiama Alessandro Bergonzoni. Qui dentro leggevamo da due mesi il suo libro di poesie
“L’amorte”. Ero uno dei pochi ragazzi interessati all’incontro perché ho trovato belle le sue
poesie: avevano un significato nascosto dietro alle parole. Per alcuni ragazzi erano parole
senza senso ma i pochi che le capivano riuscivano a farle capire a tutti. Confrontandoci poi
con i maestri e gli operatori sono uscite poi cose ancora più interessanti, che ci fatto
riflettere ulteriormente.
Ferrante Aporti, 11 maggio 2014
Quel mercoledì arrivò e di noi scesero quelli che avevano partecipato al laboratorio.
Bergonzoni iniziò a raccontare un po’ delle sue esperienze. Ci raccontò quanto tempo
aveva impiegato a scrivere quel libro e ci disse che per quindici anni, ogni giorno, ha scritto
poesie per una o due ore. Qualche anno fa ha deciso di selezionare alcune di queste poesie
e farne un libro.
Ci ha raccontato che ha avuto molti contatti con le carceri anche se non ha mai avuto
problemi con la legge ed è qui che arriva l’aspetto che più mi ha colpito di lui. Dice che le
persone si interessano alle cose solo se toccate personalmente da quest’ultime, così come
noi non avevamo mai pensato neanche un secondo al Ferrante Aporti quando eravamo
fuori. Eppure in un secondo ci siamo ritrovati rinchiusi qui dentro.
Avremmo dovuto interessarci prima per capire come ci si sarebbe sentiti a stare qua
dentro e fare in modo di non entrarci. A differenza della gente che parla di come si sta in
carcere senza mai esserci entrata neanche solo per la curiosità di vederla, lui cerca di
immedesimarsi davvero nella situazione. Per questo un giorno ha preso un piatto di pasta
ed è andato a mangiarlo in bagno, sulla tavoletta del cesso, per capire che effetto faccia
mangiare in un metro quadro. E’ ironica come cosa.
Bergonzoni dice che la maggior parte delle persone si interessa ad uno specifico aspetto o
argomento, solo se le riguarda direttamente. E io sto raccontando una cosa che lui ha
raccontato e che riguarda me.
L’ultima cosa che mi ha colpito molto è stato il suo voler capire gli stati d’animo della
gente, non solo nostri, ma di tutta la gente che esiste: credo che una persona come lui, se
potesse, aiuterebbe tutto il mondo. Per questo merita il mio rispetto e la mia stima.
Riflessioni e ispirazioni, flussi di coscienza e connessioni tra le poesie di Bergonzoni e le
prose dei ragazzi del Ferrante.
“Chiudilo pure in gabbia
ma è grande,
e le punte usciranno sempre.
Se l’uomo è una stella” (Alessandro Bergonzoni, da “L’amorte)
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In quel momento vorresti qualcuno di caro accanto per gridargli quanto male stai
provando, ma poi ti rendi conto che sei solo in quel buio che ti circonda. Lì capisci che è
meglio chiudere gli occhi e dormire, dove ti puoi perdere in quei sogni di libertà, per poi
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Le notti avvicinati alle sbarre della finestra più che puoi, e fai dei respiri profondi. In quel
momento ti sentirai male, perché la vorresti respirare da libero quell’aria. Ma resta una
sensazione bellissima, sentire quell’odore della notte. Più respiri e più ti manca la tua
libertà. Più respiri e più i ricordi ti affollano la mente. Più respiri e più ti rendi conto che la
notte è meravigliosa. La notte, quando ti stai per addormentare, ti sfiorano i sfiorano
ricordi che ti trapassano il cuore come lame e ti fanno un male indescrivibile.
Ferrante Aporti, 11 maggio 2014
svegliarti con l’amarezza perché ritorna tutto come prima. Quel pensiero che ti mette un
po’ di malinconia, tu scaccialo via e pensa che ora non è il momento di stare male.
Leonardo
“Il fumo prende più decisioni di un esercito.
E’ forbito
Inconsapevole perenne
Laido.
Cerchiamo sopra le macerie
Potrebbe esserci qualcuno ancora vivo” (Alessandro Bergonzoni, da “L’amorte”).
Mi chiamo Hmed ma mi faccio chiamare Loco.
Il nome l’ho scelto nella banda dei Los Toros (la mia banda) che sta insieme alla banda dei
Vatos Locos.
Quando sei nella banda non te ne frega niente dei rischi che puoi correre, io ero il secondo
capo, ma quando sono entrato in carcere mi sono pentito per tutte le cose che ho fatto e
le cose che ho detto di fare agli altri membri della mia banda.
Nella maggior parte delle bande c’è la droga, tipo cocaina, hashish, marijuana ma anche
anfetamine, si per uso personale che per spaccio.
Nelle bande spesso si va a rubare, per esempio nei supermercati, per procurarsi l’alcool.
Altre bande invece rubano (spesso nelle discoteche o nei locali) per recuperare i soldi che
servono alla banda stessa per mangiare, andare in discoteca, comprare alcool, droga e per
organizzare le feste.
Le Ciupas sono feste illegali durante le quali si fa molto casino, si beve parecchio, si fuma, si
usano molte droghe e ci si picchia spesso. Per poter entrare a far parte di una banda non
devi avere paura.
Io non ho paura e non ne avrò mai. Solo quando ho fumato la mia prima canna ho avuto
paura: ero piccolo avevo circa 10 anni. Mi girava tanto la testa, mi sentivo pesante, non ce
la facevo a respirare, per un pelo l’ho detto all’educatore della comunità in cui vivevo. Poi
ho mangiato tantissimo, mi sono addormentato e al risveglio mi sono sentito meglio. In
quel momento ho avuto paura di morire perché non conoscevo quella sensazione.
Poesia di Mr. Jordan
Il vero eroe
Per me eroi non sono le persone sui fumetti
ma la gente che di mattina di mattina si sveglia e lavora sopra i tetti
Pag.
Per me un eroe non è per forza super
ma anche uno che fa tutti i giorni la spesa all’Iper
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Il mio mito non è chi va in TV a farsi bello
ma chi lavora per mantenere la madre e il fratello
Ferrante Aporti, 11 maggio 2014
Per me un mito non è un grande attore famoso
Ma uno che della sua vita sa essere orgoglioso
Un eroe non è Batman con la sua divisa nera
Ma sono io che sto scrivendo una poesia in galera.
Questa poesia è dedicata a mio padre perché:
non è un eroe dei fumetti, non è mai finito in tv, non ha super poteri, non è una persona
famosa; ma ogni mattina va a fare il muratore per mantenere la mia famiglia. Si occupa di
tutti i nostri bisogni e mi ha insegnato ad essere orgoglioso della nostra vita.
Considerazioni dei ragazzi su alcune poesie di Alessandro Bergonzoni, dal libro
“L’amorte”.
Dimmi la verità:
vero che non esiste?
Sì, secondo me non esiste. Dietro a una verità c’è sempre un’altra verità. Se ci sono due
verità vuol dire che non si sa qual è quella vera. Almeno sapere che non c’è una verità è
una verità che so.
Jimmy
La verità esiste però ha due facce, c’è quella che tieni per te
e quella che dici agli altri. Se la polizia mi prende mentre sto rubando dico la verità
altrimenti nego..
La verità non la dico quasi mai a nessuno, non dico bugie ma non dico la verità.
Anche a mia madre, a mia nonna e a mia moglie non dico mai la verità, per esempio non
dico che vado a rubare, che faccio uso di cocaina, non dico quello che vedo fare agli altri.
Sui sentimenti però sono sincero.
Secondo me non esiste nessuno che dice sempre a tutti la verità.
Ho conosciuto tante persone che non dicono la verità neanche sulle cose più stupide.
M.
Ad eliminare l’ ansia da compassione
son capaci tutti,
è derivare dall’ incubo
che a nessuno riesce.
Pag.
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Se una persona sta male è facile star male per lei, per compassione. Comunque dura poco,
poi passa.
Invece se gli incubi sono i tuoi è veramente difficile uscirne.
Ferrante Aporti, 11 maggio 2014
Il fumo prende più decisioni
di un esercito.
E’ forbito
inconsapevole perenne,
laido.
Cerchiamo sopra le macerie
potrebbe esserci qualcuno ancora vivo
Fa più morti il fumo che la guerra ma dal fumo qualcuno può ancora salvarsi. Diversamente
da un esercito che esegue ordini e non sceglie il fumo decide per noi (crea dipendenza ).
Ringrazia di non aver ucciso nessuno
Nessuno ti ringrazierà.
E’ molto importante essere ringraziati dagli altri. E’ bello come gratificazione per aver fatto
qualcosa è stata utile ad altre persone.
E’ possibile però fare del bene e non ricevere ringraziamenti e può capitare al contrario che
uccidi e qualcuno ti ringrazierà per averlo fatto.
Ti chiedo se vuoi che scompaia
per resuscitar
milioni di bambini,
e tu mi dici che non ci credi?
Dimmi solo se vuoi.
Se una persona alla quale tieni tanto ti chiedesse di morire per salvare milioni di bambini,
non vorresti dire ne sì ne no. Non vorresti sacrificare i milioni di bambini né perdere la
persona che ami.
Pag.
Nella vita è bene andare sempre avanti, non è mai il caso di tornare indietro.
Basta un angolo per fermarti a soffrire, siamo abituati ad andare dritti.
Non è necessario che ci siano grandi motivi, nel patimento siamo tutti uguali e il nostro
comportamento prende forma nel confronto con gli altri.
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Non fermarti, Mai
tanto lo so che lo sai fare…
Non tornare, Mai
so che ce la fai…
Conosci altri Mai?
Non te lo direi.