il mandorlo di phyllis

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il mandorlo di phyllis
IL MANDORLO DI PHYLLIS
11 Prunus amygdalus (Amygdalus communis L.) o mandorlo compare
come elemento vegetale in due miti: il primo fa che Attis sepolto si trasformi nell'albero del mandorlo (Arnob. V 7: unde amygdalus nascitur
amarit udinem significans funeris) della varieta delle mandorle amare
(niilpapuy8ahÉa). Una seconda specie, ben distinta dalla prima gia dagli
antichi (Poll. 1233; VI 78; 80; X 101; Geop. VI1 12, 2; 20, 7; 24, 1; 31, 1;
Plin. N.h. XVII 252), si collegava invece col mito di Phyllis.
11 racconto ci 6 noto attraverso Ovidio (Heroid. 2, 98 SS.), Igino (Fab.
50; 243), Servio (ad Buc. 5, lo), Mitografi Vaticani (1 159; 11 214) e persino uno scrittore de re rustica, Palladio (de Inst. 61; 97; 149): Phyllis, impiccatasi ad un mandorlo, per la disperazione di essere stata abbandonata
da Demofoonte, viene trasformata nell'albero stesso.
Grazie a Callimaco (fr. 556 Pf.), l'incidenza di Demofoonte nel mito di
Phyllis aumento talmente da oscurare quella del fratello Acarnante; ma non
si sa se si deve attribuire a Callimaco anche I'aition delle foglie (Serv. adBuc.
5, 10): Phyllis ... regina Thracumfuit. Haec Demophoontern, Theseifilium,
regem Atheniensiurn, redeuntem de Troianoproelio, dilexit et in coniugium
suum rogauit. Ille ait ante se ordinaturum rem suam et sic ad eius nuptias
reuersurum. Profectus itaque cum tardaret, Phyllis et arnoris impatientia et
doloris irnpulsu, quod se spretam esse credebat, laqueo uitam finiuit et con uersa est in arborem amygdalum sine foliis. Postea reuersus Demophoon, cognita re, eius amplexus truncum, qui uelut sponsi sentiret aduentum, folia emisit. Sic Ouidius in rnetamorphoseon libris l.
Una d o m a disperata ha davanti a sé piii modi di togliersi la vita; e Fillide, nell'eroide di Ovidio, non ha ancora preso una dicisione. Ci sarebbe
1 C. THILO
e H. HAGEN,Semi grammatici qui feruntur in Vergilii Bucolica et Georgica commentarii, 111, Lipsiae, 1887, p. 55, fanno notare che l'episodio di Phyllis non e
nelle Metamorfosi di Ovidio, bensi nelle Heroides. Ma si sbagliano: neppure nelle Heroides c'e la metamorfosi di Phyllis, che e invece in Remedia amoris 606: non flesset positis
Phyllida silua comis e anche in Ars 111 37 s.: quaere nouern cur una uiae dicatur et audi /
depositis siluas Phyllida fleme comis. Nell'Eroide Ovidio non pub ancora parlare della
morte, perché Phyllis e ancora viva; se avesse voluto farci conoscere questa metamorfosi,
non sarebbe stato indeciso su1 genere di morte che Phyllis intende darsi. L'espressione folia
emisit (non amisit!), unitamente al precedente sine foliis, indica il frondeggiare dell'albero
(cf. Plin. N.h. XII 72: herba a radice folia emittens; XVIII 58; XXI 106).
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F. DELLA CORTE
una morte illustre, come il suicidio tentato da Saffo col salto dalla rupe
di Leucade; il cadavere di Fillide verra portato dalle onde ai piedi di Demofoonte, come avveniva per quello di Leandro ai piedi di Ero (Heroid.
2, 129-130). Al «salto in rnare)) Fillide oppone altri tre generi di suicidio:
veleno, ferro, laccio (2, 137-142); scegliera questo terzo, motivandolo cosi: «se il mio collo, poiché si e offerto alla stretta delle tue braccia infedeli,
si sentisse annodato da un laccio, mi farebbe piacere)).
Ovidio, pur prospettando varie soluzioni, indugia sull'impiccagione e,
quando avra modo di narrare come realmente mori Fillide (cio che
nell'epistola non puo ancora dire), tiene di mira sia l'aition delle nove
strade' (Anfipoli), sia quello del mandorlo sine foliis (Rem. 591 SS.): quis
nisi secre tae laeserunt Phyllida sil u ae ? / certa necis causa est: incomitata fuit. / ...nona terebantur miserae uia; «uiderit» inquit / et spectat zonam pallida facta suam, / aspicit et ramos: dubitat refugitque quod audet, / et timet et digitos ad sua colla refert. / Sithoni, tum certe uellem non sola fuisses: / non flesset positis Phyllida silua comis.
E probabile che Ovidio leggesse questo episodio in un epillio o forse
in una elegia inserita nel poema degli Aitia 2 . Certo Callimaco conosceva i
lamenti di Fillide e la fuga di Demofoonte. Incerto rimane se privilegiasse
l'aition delle nove strade o quello del mandorlo, le cui fronde cadono in
segno di lutto (Rem. 606): non flesset positis Phyllida silva comis.
Non da1 medesimo poemetto alessandrino, perché privo del finale col
ritorno di Demofoonte, proviene il riassunto latino di Igino (Fab. 59): Demophoon, Thesei filius, in Thraciam ad Phyllidem in hospitium dicitur
uenisse et ab ea esse amatus; qui, cum in patriam uellet redire, fidem ei
dedit se ad eam rediturum. Qui die constituta cum non uenisset, illa eo
die dicitur nouies ad litus cucurrisse, quod ex ea «ennea hodoi» Graece
appellatur. Phyllis autem ob desiderium Demophoontis spiriturn emisit.
Cui parentes curn sepulchrum constituissent, ar b o res ibi sunt natae quae
certo tempore Phyllidis mortem lugent, quo folia arescunt et diffluunt;
cuius ex nomine folia Graece «phylla»sunt appellata. Infatti Igino non fa
menzione di come Fillide spiritum emisit, cioi del laccio al collo. 1 suoi
genitori le costruiscono un sepolcro (la citta di Anfipoli) e su1 luogo gli alberi piangono ancora la morte della giovane; le foglie in segno di lutto cadono a terra. Distaccandosi dalla versione serviana, Igino non accenna al
miracolo compiuto da1 mandorlo, che rimette le foglie non appena l'albero viene abbracciato da Demofoonte.
2 E. MARTINI,
Einleitung zu Ovid, Brno, 1933, p. 14; G. KNAACK,Analecta Alexandrina-Romana, Diss. Greifswald, 1880, pp. 29 SS.; E. CAHEN,Callimaque et son oeuvre
poétique, Paris, 1929, pp. 152 SS.
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La storia del mandorlo, che non ha foglie, giunge a uno storico romano, Cremuzio Cordo, che, autore di una storia della guerra civile, ne faceva menzione, probabilmente quando veniva a parlare della Tracia, teatro
della guerra di Bruto e Cassio (Plin. N-h. XVI 108: Cremutius auctor est
numquam uirere arborem ex qua Phyllis se suspenderit): I'albero, cui
Phyllis si impico, non mise piu fronde. Virere si riferisce indubbiamente
alle fronde, ma il mandorlo, a meno che venga aggredito da parassiti, non
e soggetto a perdere anticipatamente il fogliame.
La spiegazione va invece cercata in altra direzione. E noto che il fiorire del mandorlo 6 molto precoce (Theophr. Hist. pl. 1 9, 6; Plin. N.h.
XVI 103). A volte gia in dicembre, quasi sempre a gennaio, il mandorlo si
copre di fiori, prima ancora che di foglie (Theophr. Hist. pl. VI1 13, 7; de
Caus. pl. 1 14, 4). Poiche il mandorlo appartiene all'ordine delle Rosoflorae, ma con un comportamento della fioritura diverso, gli antichi trovavano una fantasiosa giustificazione, e, ricollegando cpUhhov con <DUhhic,
inventaron0 un aition mitologico. Servio (ad Buc. 5, lo), che ne 6 al corrente (unde etiam phylla sunt dicta a Phyllide, quae antea petala dicebantur), avanza il sospetto che folia corrisponda non alle foglie, ma ai fiori
stessi (mkaha). La spiegazione non e necessaria: al ritorno di Demofoonte, il mandorlo (cioe Phyllis, uelut sponsi sentiret aduentum), dopo che
fiorí, folia emisit; e cio e verisimile: le foglie spuntano dopo i fiori.
11 fatto che di un albero o di tutti gli alberi presso la tomba di Phyllis
folia arescunt et diffuunt (Hyg. Fab. 59), e gli alberi, rimasti senza fronde, mai piu rinverdiscono (numquam uirere arborem), perché vi si era impiccata Phyllis, deve essere una delle fiabesche leggende locali di Tracia,
alla quale spesso dedico la sua attenzione Callimaco 3.
Francesco DELLACORTE
Universitd di Genova
Istituto di Filologia Classica e Medievale
Italia
3 R. PFEIFFER,
Callimachus, Oxford, 1949, p. 438: «Call. non minus cupide Thracias
fabulas quam Itaiicas conquisiuisse hunc constat».