trend luglio 2014
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trend luglio 2014
In questo numero Il ruolo del Risk Manager nel 15° aggiornamento della Circolare 263/2006 della Banca d’Italia L’andamento del mercato immobiliare italiano: focus sugli immobili a garanzia dei mutui ipotecari Nei primi 6 mesi dell’anno sono fallite 8.101 imprese, 1.664 solo nel settore edile Cost approach e Depreciated Replacement Cost: metodo di stima e base di valore diversa dal valore di mercato Il ruolo del Risk Manager nel 15° aggiornamento della Circolare 263/2006 della Banca d’Italia Con l’aggiornamento della Circolare n. 263/2006 “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche”, in vigore dall’1 luglio 2014, Banca d’Italia si propone essenzialmente di conseguire i seguenti obiettivi: Rafforzare la capacità delle banche nella gestione dei rischi aziendali. Rivedere organicamente l’attuale quadro normativo in materia di Sistema dei Controlli Interni, Sistemi Informativi e Continuità Operativa. Allineare la normativa nazionale alle previsioni comunitarie. In particolare, merita attenzione l’introduzione del capitolo 7 dedicato al rafforzamento della capacità delle banche di presidiare i rischi aziendali. Le nuove norme enfatizzano, infatti, il ruolo dell’organo con funzione di supervisione strategica nella definizione del modello di business e del Risk Appetite Framework (RAF) potenziando le attività del Risk Manager. Vediamo nel dettaglio quali sono le implicazioni per la valutazione e il monitoraggio dei collateral sottostanti ai mutui ipotecari erogati. La Sezione III “Funzioni Aziendali di Controllo”, paragrafo 3.3, sottolinea che “la Funzione di Controllo dei Rischi (Risk Management Function) verifica il corretto svolgimento del monitoraggio andamentale sulle singole esposizioni creditizie”. L’Allegato A, paragrafo 2, prosegue affermando che “il controllo andamentale e il monitoraggio delle singole esposizioni devono essere svolti con sistematicità, avvalendosi di procedure efficaci in grado di segnalare tempestivamente l’insorgere di anomalie e di assicurare l’adeguatezza delle rettifiche di valore e dei passaggi a perdita. In particolare, la determinazione del valore di recupero dei crediti deteriorati tiene conto dei seguenti fattori: i) tipologia di procedura esecutiva attivata ed esito delle fasi già esperite; ii) valore di pronto realizzo delle garanzie (calcolando, per i beni immobili, haircut in funzione dell’aggiornamento della perizia e del contesto di mercato); iii) criteri per la stima del periodo di recupero e dei tassi di attualizzazione dei flussi attesi. Le suddette indicazioni sono periodicamente aggiornate sulla base dell’evoluzione del quadro di riferimento”. Significativo anche quanto riportato nella nota di chiarimenti della Circolare in merito all’applicazione della disciplina dove, nel Capitolo 3 relativo al Rischio di Credito, alla domanda se la verifica del corretto svolgimento del monitoraggio andamentale debba essere espletata su ogni singola posizione e se sia possibile avere qualche orientamento aggiuntivo sulla frequenza e modalità di conduzione della stessa, è stata data la seguente risposta: “il risk management identifica almeno indicatori di early warning che segnalino tempestivamente anomalie del monitoraggio andamentale svolto dalla prima linea (ad esempio l’utilizzo di perizie immobiliari non adeguatamente aggiornate) in presenza delle quali procedere al controllo delle singole posizioni interessate”. Sia l’intervento della BCE tramite l’Asset Quality Review sia l’attuale aggiornamento della Circolare n.263 di Banca d’Italia sottolineano l’importanza della vigilanza del Risk Management, Audit e Compliance sulla qualità degli asset e rimarcano come la corretta valutazione e rivalutazione delle garanzie abbia un’importanza strategica per il suo diretto impatto sul conto economico della banca. L’andamento del mercato immobiliare italiano: focus sugli immobili a garanzia dei mutui ipotecari L’importo medio dei mutui erogati continua invece a registrare valori contenuti, con un importo pari a 113.705 euro a causa della minore disponibilità reddituale delle famiglie dettata dalla particolare situazione economica. Dall’analisi dei dati di CRIF Valutazione Immobili, delle informazioni registrate in EURISC (il sistema di informazioni creditizie gestito da CRIF) e delle rilevazioni dell’Agenzia delle Entrate, si desume una fotografia aggiornata delle tendenze in atto nel mercato italiano del credito immobiliare. Analizzando invece l’immobile oggetto di garanzia ipotecaria, il prezzo/ mq mostra ancora valori negativi, seppur più contenuti, con un -3,6% nel secondo trimestre 2014 rispetto all’anno precedente, mentre la superficie media compravenduta è di circa 101 mq. Variazioni trimestrali rispetto all’anno precedente I TRIM 2013 II TRIM 2013 III TRIM 2013 IV TRIM 2013 I TRIM 2014 Compravendite Residenziali -14,2% -9,3% -5,1% -8,0% 4,1% Contratti Mutuo Ipotecario Erogati -15,0% -7,15% 0,4% -5,9% 2,9% Importo Medio Mutuo Erogato Prezzo/Mq Immobile 115.712 115.249 114.432 -3,7% -4,4% -5% 115.403 113.705 -4,4% -5,9% II TRIM 2014 Andamento Prezzo/Mq - Superficie Immobile Variazioni trimestrali rispetto all’anno precedente 2,0% 1,0% 0,0% ‐1,0% ‐2,0% ‐3,0% ‐4,0% ‐5,0% ‐6,0% ‐7,0% -3,6% Elaborazioni CRIF su dati CRIF Valutazione Immobili, EURISC, Agenzia delle Entrate 103 102 101 0,3% 100 99 98 ‐2,5% ‐3,7% ‐3,60% 97 96 ‐4,7% ‐4,4% ‐5,0% ‐4,4% 95 ‐5,3% 94 ‐5,7% ‐5,90% ‐6,2% 93 I TRIM II TRIM III TRIM IV TRIM I TRIM II TRIM III TRIM IV TRIM I TRIM II TRIM III TRIM IV TRIM I TRIM II TRIM 2011 2011 2011 2011 2012 2012 2012 2012 2013 2013 2013 2014 2014 2014 1,0% 0,5% Prezzo/Mq Nel primo trimestre 2014 le compravendite residenziali registrano finalmente un incremento pari a +4,1% rispetto all’anno precedente, per un totale di 98.403 unità compravendute, rispetto alle 94.555 del corrispondente trimestre 2013. Elaborazioni CRIF su dati CRIF Valutazione Immobili In particolare, la diminuzione è relativa agli immobili usati (-3,9%), mentre quelli di nuova costruzione registrano invece un incremento dell’1,3% e si dimostrano più resistenti alle dinamiche di crisi del settore. Lasciamo volutamente fuori dall'analisi gli immobili ristrutturati e da ristrutturare. Anche i contratti di mutui ipotecario erogati a persone fisiche sono finalmente in ripresa: il primo trimestre 2014 si apre con un +2,9% rispetto all’anno precedente, fenomeno anticipato dalla dinamica della domanda di mutui che, in termini di numero di richieste effettuate, registra già un +10,3% nei primi 6 mesi del 2014. Andamento Prezzo/Mq - Immobili Nuovi e Usati Variazioni trimestrali rispetto all’anno precedente Andamento Erogazione Mutui Variazioni trimestrali rispetto all'anno precedente 10,0% 0,0% 121.079 119.837 118.422 ‐10,0% 2,9% 0,4% 119.041 ‐5,9% ‐7,15% 115.249 ‐30,0% ‐40,0% ‐58,5% ‐58% 2,0% 120.000 0,0% ‐0,8% ‐2,5% ‐2,1% ‐1,8% ‐4,0% 114.000 ‐3,3% ‐5,8% ‐8,0% 110.000 I TRIM 2012 II TRIM 2012 III TRIM 2012 IV TRIM 2012 II TRIM 2013 III TRIM 2013 IV TRIM 2013 I TRIM 2014 ‐7,2% ‐5,0% Nuovo Usato ‐5,5% ‐6,8% ‐8,5% ‐10,0% I TRIM 2012 Importo Medio Mutuo Erogato ‐6,5% ‐3,9% ‐4,2% ‐4,2% 112.000 ‐70,0% ‐3,0% ‐3,4% ‐6,0% ‐55,9% Contratti Mutuo Ipotecario Erogati 1,3% 1,2% 0,4% ‐2,0% 116.000 113.705 ‐48,0% ‐50,0% ‐60,0% 115.403 114.432 122.000 118.000 ‐20,0% Superficie Immobile II TRIM III TRIM IV TRIM 2012 2012 2012 I TRIM 2013 II TRIM III TRIM IV TRIM 2013 2013 2013 I TRIM 2014 II TRIM 2014 Elaborazioni CRIF su dati CRIF Valutazione Immobili Elaborazioni CRIF su dati EURISC Il trend di riduzione, per completezza, è evidenziato anche dall’andamento del valore medio degli immobili forniti in garanzia, che passa dagli oltre 200.000 euro del 2010 ai circa 178.000 euro del secondo trimestre 2014. In questo scenario rivestono importanza le richieste di surroga che nel secondo trimestre 2014 raggiungono circa il 18% del totale mutui erogati, contro il 12% del primo trimestre 2014, per effetto della continua e progressiva riduzione degli spread offerti dalle banche sui propri mutui di surroga. Ricordiamo che il campione di immobili analizzati da CRIF Valutazione Immobili contiene le diverse tipologie immobiliari oggetto di Perizia CRIF (appartamenti, attici, loft, mansarde, monolocali, ville e villette a schiera), dove la tipologia più rappresentata è costituita da appartamenti. Il fenomeno è atteso in rafforzamento sui prossimi trimestri, date le prospettive di ulteriore riduzione degli spread di offerta da parte delle banche, grazie a costi di approvvigionamento della liquidità sempre migliori e agli scenari di progressivo miglioramento della situazione economica a livello nazionale. 2 La dinamica negativa delle quotazioni tocca tutte le aree italiane anche se con intensità differente: i dati sul primo trimestre 2014 mostrano una riduzione maggiore nel Centro e nel Nord Est, rispettivamente con un -3,8% e un -3,7%; nel Nord Ovest e nel Sud/Isole si registrano invece valori più contenuti rispettivamente con un -2,0% e un -1,7%. Andamento Prezzo/Mq Variazioni Trimestrali rispetto all’anno precedente Nota: Con riferimento ai dati forniti da CRIF Valutazione Immobili, da febbraio 2013 è stata effettuata un’attività di normalizzazione del campione eliminando eventuali outliers per una più coerente lettura delle elaborazioni. I dati relativi agli Immobili e ai Mutui erogati sono riferiti alle sole persone fisiche. Aree Nielsen 2013 II TRIM 2014 Centro -5,8% -3,8% Nord-Est -5,2% -3,7% Nord-Ovest -2,1% -2,0% Sud e Isole -6,0% -1,7% Totale Italia -4,3% -3,6% Elaborazioni CRIF su dati CRIF Valutazione Immobili Nei primi 6 mesi dell’anno sono fallite 8.101 imprese, 1.664 solo nel settore edile Nel primo semestre del 2014 in Italia 8.101 imprese hanno portato i libri in tribunale, con un aumento del +10% in un solo anno. In media, considerando i soli giorni lavorativi, sono fallite 63 imprese ogni giorno. Fallimenti per settore merceologico - II TRIM 2014 SETTORE MACRO SETTORE FALLIMENTI Lo scorso anno su tutto il territorio nazionale si sono registrati 14.269 fallimenti, in crescita del +14% rispetto al 2012 e del +54% rispetto al 2009, l'anno in cui la crisi economica aveva appena iniziato a far sentire i suoi pesanti effetti sul tessuto economico italiano. Dal 2009 ad oggi invece si contano circa 67 mila imprese che hanno portato i libri in tribunale, in un trend di costante aumento nel corso delle rilevazioni trimestrali. Costruzione di edifici Edilizia 989 Installatori Edilizia 675 Commercio ingrosso 637 Servizi vari 484 È questa la preoccupante fotografia che emerge dall’Analisi dei fallimenti in Italia, aggiornata al secondo trimestre 2014 e realizzata da CRIBIS D&B, la società del Gruppo CRIF specializzata nella business information. Locazione immobiliare Servizi finanziari 466 Commercio ingrosso beni non durevoli Commercio ingrosso 448 Ristoranti - Bar Commercio dettaglio 372 Industria manufatti in metallo Industria, produzione 363 Trasporti e servizi merci su gomma Trasporti, distribuzione 320 Abbigliamento e accessori Commercio dettaglio 301 Varie Commercio dettaglio 221 Industrie macchinari industriali e computer Industria, produzione 159 Servizi vari 141 Alimentari Commercio dettaglio 135 Abbigliamento e altri prodotti tessili Industria, produzione 132 Arredamento - Articoli per la casa Commercio dettaglio 126 Industrie alimentari Industria, produzione 123 Industrie della pietra e del vetro Industria, produzione 122 Industrie del mobile - accessori per arredi Industria, produzione 116 Industrie tipografiche editoriali Industria, produzione 99 Commercio ingrosso beni durevoli Servizi commerciali La distribuzione sul territorio nazionale dei fallimenti è strettamente correlata alla densità di imprese attive nelle diverse aree del Paese e alla localizzazione dei settori in maggiore sofferenza nei diversi territori. La Lombardia si conferma pertanto la regione d'Italia in cui si registra il maggior numero di fallimenti, con 1.772 casi, pari al 21,9% del totale nazionale. Dal 2009 ad oggi si contano 14.971 imprese lombarde fallite. La seconda regione più colpita è il Lazio, con 871 imprese chiuse nel 2014 e un’incidenza sul totale Italia del 10,8%. Segue la Campania con 692 casi e relativa incidenza dell’8,5%. In difficoltà anche il Veneto con 661 fallimenti. Per completare le prime dieci posizioni seguono l’Emilia-Romagna (605), la Toscana (601), il Piemonte (579), la Sicilia (497), la Puglia (420) e le Marche (281). All’ultimo posto della classifica c’è Aosta con solo 7 fallimenti, un totale di 66 fallimenti dal 2009, ma con una incidenza delle sue imprese di solo lo 0,1% sul totale Italia. Servizi personali L’edilizia e il commercio sono i macrosettori più colpiti nel 2014. Nel settore edile si contano ben 1.664 imprese fallite in questi primi 6 mesi dell’anno. Il comparto in maggiore sofferenza è quello della “costruzione di edifici”, in cui si registrano 989 fallimenti, a cui si aggiungono i 675 “installatori” che hanno portato i libri in tribunale. Si segnalano anche i 466 casi della “locazione immobiliare”. Appare molto critica anche la situazione del commercio, che registra 1.085 fallimenti nelle vendite all'ingrosso e 1.155 in quelle al dettaglio. Nel commercio al dettaglio hanno chiuso 372 “ristoranti e bar”, 301 imprese di “abbigliamento e accessori”, 135 “alimentari”, 126 “negozi di arredamento e articoli per la casa”. Altri settori 1.672 Totale 8.101 Fonte: CRIBIS D&B 3 Cost approach e Depreciated Replacement Cost: metodo di stima e base di valore diversa dal valore di mercato “Se non esistono dati espressi dal mercato, è logico ritenere che non sia possibile determinare il valore di mercato” - ha commentato il prof. Prystupa dell’Università di Varsavia sul Journal of the Recognised European Valuer del TEGOVA - e rafforza questa tesi, affermando che “il costo di ricostruzione deprezzato potrebbe essere utilizzato come un sostituto del valore di mercato, laddove le normative e le condizioni lo consentano, quindi come una base di valore che non può essere scambiata per il valore di mercato”. Uno degli aspetti su cui si è concentrata l’attenzione dell’autorità di vigilanza, nel corso delle verifiche dell’Asset Quality Review a cui la BCE ha sottoposto le 128 principali banche europee, è stata la rivalutazione dei collateral posti a garanzia di esposizioni creditizie. Un intero capitolo dell’Asset Quality Review – Phase 2 Manual è dedicato, infatti, alle metodologie estimative, al fine di applicare criteri di valutazione omogenei in tutti i Paesi e indipendentemente dall’appraiser. Relativamente alla stima è stato previsto il rispetto degli standard EVS 2012 del Tegova. Nel contempo anche l’ABI ha dichiarato la compliance con EVS nelle sue “Linee guida, standard di riferimento in Italia per le valutazioni immobiliari nell’ambito bancario”, almeno per quanto attiene il valore di mercato, che ha rappresentato la base di valore scelta dalla BCE per la stima delle garanzie immobiliari. Il Cost Approach determina il valore di un immobile, sommando il valore dell’area edificata e il costo di ricostruzione del fabbricato esistente, eventualmente deprezzato per la vetustà e l’obsolescenza. Il metodo si basa sul principio della sostituzione che afferma che un acquirente non è disposto a pagare per un immobile una somma maggiore al costo necessario per riprodurre un bene con la stessa utilità funzionale. Questa definizione evidenzia i limiti di applicazione della metodologia. Secondo gli EVS il valore di mercato è l’importo stimato al quale l’immobile verrebbe venduto, alla data della valutazione, in un’operazione svolta tra un venditore e un acquirente consenzienti, alle normali condizioni di mercato, dopo un’adeguata promozione commerciale, nell’ambito della quale le parti hanno agito con cognizione di causa, con prudenza e senza alcuna costrizione. Questa definizione, secondo l’interpretazione data dalla BCE, ha richiesto l’uso, quasi esclusivo, del metodo di confronto diretto di mercato, limitando l’applicazione di procedimenti finanziari solo agli immobili locati con contratti di lunga durata e in base al canone contrattuale. La prima osservazione è che per l’uso del metodo vi deve essere la possibilità fisica e legale di riprodurre un bene funzionalmente sostituibile nello stesso segmento di mercato e quindi vi deve essere in primis un mercato attivo di aree edificabili con la stessa destinazione d’uso potenziale. Tale condizione consentirebbe di determinare il valore di mercato dell’area edificata come differenza fra quello dell’area edificabile e il costo di demolizione del fabbricato esistente. Una seconda osservazione è che il bene esistente sia opportunamente realizzabile, anche in segmenti di mercato scarsamente attivi oppure in procinto di attivarsi, ossia sia in grado di costituire maggior valore per immobili esistenti (es. una porzione di un complesso produttivo o agricolo) o costituisca un bene per il quale vi è una potenziale richiesta ma non si è ancora formato un mercato attivo (es. una tipologia immobiliare di nuova realizzazione in un ambito territoriale). L’uso del Cost Approach è stato espressamente escluso, anche in presenza di immobili speciali o di mercati limitati, preferendo il confronto diretto con immobili ricadenti in segmenti di mercato non prossimi, seguito dall’applicazione di haircut prudenziali. Il dubbio insinuato da questa presa di posizione è che il Cost Approach, metodologia riconosciuta dagli standard internazionali e dalla bibliografia scientifica di estimo, non conduca al valore di mercato, ma a una base di valore diversa. In queste condizioni è necessario che la costruzione rappresenti l’Highest and Best Use del terreno edificabile e che la costruzione e i relativi costi di realizzazione rispondano a criteri di mercato. In presenza di immobili con un’obsolescenza fisica e/o funzionale è necessario applicare dei deprezzamenti, rispondenti più a criteri contabili che a dati di mercato, distaccando pertanto il costo di costruzione deprezzato dal valore di mercato. Gli stessi EVS non dissolvono questo dubbio, ritenendo al contempo che il Depreciated Replacement Cost è considerato come un metodo riconosciuto per arrivare al valore di mercato in assenza di elementi migliori (EVS 2-9.1) e che in alcuni Paesi è riconosciuto come base di valore, più in generale tuttavia è considerato un approccio di valutazione che porta al valore di mercato. Le basi teoriche di questo concetto, ossia il fatto che la relazione tra costo e valore possa essere correlata, non sono affatto scontate, in quanto il costo è soltanto uno dei fattori che determina la domanda e l’offerta e non sempre è possibile supporre che i costi siano sostenuti in modo saggio o utile. Di conseguenza questo metodo va usato soltanto quando l’utilizzo di un metodo alternativo è impedito dalla mancanza di domanda o di evidenze confrontabili oppure quando la valutazione risponde a esigenze di natura fiscale nazionale (EVS 2-9.3.2). Al termine della vita utile dell’immobile esistente il valore si riconduce a quello dell’area edificata. In termini assoluti non si può affermare che il metodo possa condurre sempre al valore di mercato. È essenziale un’analisi estimativa per identificare l’opportunità della costruzione e verificare l’esistenza di condizioni che consentano al metodo di individuare il valore di mercato. In tutte le altre condizioni il metodo può essere utilizzato per determinare una base di valore diversa da quella di mercato per finalità contabili o assicurative. La posizione della BCE si basa sull’osservazione del mercato delle valutazioni in Europa, che non evidenzia posizioni uniformi, ed è spinta più dall’esigenza di omogeneità che da considerazioni scientifiche. Il dibattito è appena iniziato, anche in vista della prossima edizione degli standard EVS 2016, che dovrà affrontare la questione. 4 trend - Newsletter © 2014 CRIF RES. Tutti i diritti riservati. 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