Pomeriggio con Belarghes. Intervista allo scultore

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Pomeriggio con Belarghes. Intervista allo scultore
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Pomeriggio con Belarghes. Intervista allo scultore
albanese
Autore: Rezarta Selami
Categoria : Arte Albanese
Data : 10 marzo 2011
Arben Pazaj in arte Belarghes, vive da molti anni in Italia. La sua arte non è sconosciuta al
pubblico toscano. Il suo genio creativo è stato premiato molte volte. Tra tutti i suoi
riconoscimenti al merito possiamo ricordare il primo premio nel 41-esimo e 42-esimo concorso
di pittura e grafica, città di Lastra a Signa con il disegno a matita, “Fabio “ (che trasformerà poi
in scultura “Alienato”) e con la grafica in linoleum”Autoritratto” .
Vince a dicembre del 2007 con la scultura in bronzo” Figliol prodigo”, o meglio chiamato dal
critico Marco Moretti come “Folle prodigo” il premio Firenze ”Fiorino d’argento” , e poi di
nuovo nel 2008 con la scultura in terracotta “ Poeta Mario Luzzi”.
Sempre nel 2007, vince il primo premio di scultura, al concorso organizzato dall A.I.C.S a Sesto
Fiorentino, con il basso rilievo in terra cotta”Maternità”. Vince anche il concorso per la
realizzazione di un monumento in onore di Salvo D’Acquisto, il monumento verrà in seguito
collocato nel Prato dello Strozzino a Firenze. Mostra personale nel gennaio 2009 nel Palagio di
Parte Guelfa a Firenze.
Espone 3 opere, “Folle prodigo”, “ Il cieco” ed “ Alineato” nella mostra di Vittorio Sgarbi
“ARTE GENI FOLLIA” a Siena,Santa Maria della Scala nella sezione di Firenze curato dal M.
Moretti. Vince il 3° Premio ex-aequo “MEDAGLIA DI BRONZO” per la sezione scultura alla
XXVII edizione del “Premio Firenze”. Nel 2010 realizza il medaglione per il premio Martinica.
Medaglia “Il magnifico” alla mostra di GADARTE, Firenze con la scultura “Il vecchio”. Ora sta
lavorando sulla statua di Enrico Caruso ( circa 3 m di altezza).
Ho conosciuto Belarghes 2 anni fà in una sua mostra a Firenze e sono rimasta affascinata non
soltanto dalla sua arte ma anche dalla sua persona. Un carattere semplice ma nello stesso
tempo complesso nella sua semplicità. Un uomo che aveva molto da raccontare. L'ho contattato
per chiederli l'intervista con un po' di timore, visto che erano passati anni, ma ci siamo
riconosciuti subito. Ci siamo dati appuntamento alla stazione di Lastra a Signa, dopo il suo
lavoro in fonderia, dove sta completando la statua di Salvo D'Acquisto. Lui è un uomo di 48
anni, massiccio con i capelli ricci brizzolati raccolti in un codino. Mi saluta prima in albanese e
poi in italiano.
Mi spiega che lui si muove a piedi, che non ama guidare, e mi invita, prima di andare nel suo
studio, di prendere un caffè. Ci sediamo e parliamo molto informalmente dei suoi progetti futuri
e delle esperienze di questi ultimi due anni. Mi stupisce la sua sincerità e mi mette a mio aggio,
nonostante dovrebbe essere il contrario. Ci spostiamo a piedi verso il centro di Lastra a Signa
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dove si trova il suo studio. Durante la camminata lui mi racconta la storia di questo piccolo
paesino della Toscana. Mi chiede cortesemente di aspettarlo e si ferma a comprare il tabacco.
"Posso fare a meno di tutto, di mangiare di dormire,di bere, ma non del mio tabacco", mi dice
sorridendo mentre si prepara tra le dita la sua sigaretta. Arriviamo allo studio. Accende le luci e
la radio (musica classica).
Poi subito dopo mi fa vedere le nuove bellissime opere. Le altre le riconsco tutte. L'armonia
della forma e la semplicità delle sue sculture ti presentano dei personaggi unici e trasmettono
molte emozioni. Mi complimento con lui e gli chiedo scherzosamente come fa a plasmare in
quel modo unico gli occhi, talmente bene che sembrano vivi? “ Anch'io me lo chiedo, ma non lo
so, io seguo le mani e vedo dove mi portano " mi risponde ridendo. Ci sediamo e cominciamo la
vera intervista con in sottofondo la musica di Bach, mentre lui si prepara un'altra sigaretta.
“Arben Pazaj, in arte Belarghes, nasce a Valona e per molti anni frequenta lo studio di
uno scultore albanese dove scopre l'arte della scultura.”
“Si è vero, per molti anni ho lavorato all'interno dello studio dello scultore Zeqir Alizoti. E' stata
un esperienza unica . Lui guardando i miei disegni da bambino ha avuto subito fiducia in me, ha
visto che io potevo imparare e dare molto. Mi ha insegnato molte cose, ma la più importante era
il disegno a matita, perché quello è il segreto per diventare uno scultore...disegnare, sempre
disegnare.”
“Frequenti l'accademia delle belle arti a Tirana,1984-1988. Anni difficili per l'Albania, anni
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di transizione. Cosa voleva dire essere un artista in quei anni”
“Si erano anni veramente difficili per l'Albania. Una nazione isolata e sempre più in difficoltà
economiche. C'era la censura. Dovevi seguire per tutto, un filo ideologico. Non potevi
sperimentare o dare libero sfogo alla propria arte. Non avevi la libertà di esprimerti come volevi.
Nell'ultimo anno di Accademia, avevo fatto una scultura un po' diversa da quello che ci
facevano fare, un lanciatore di martello ricordo, troppo moderno per quei tempi. Mi
sconsigliarono di portarlo d'avanti alla commissione perché avrebbe compromesso la mia
laurea. Era il primo riscontro con la realtà. Proprio allora mi sono reso conto che io non potevo
continuare a vivere in Albania e ho deciso di spostarmi verso la Grecia.”
“Hai vissuto per molti anni in Grecia. Come sono stati questi anni? Hai avuto la
possibilità di far conoscere la tua arte?”
Sono stati anni lunghi e difficili. Troppo razzismo. Le mie opere d'arte piacevano ma non mi
facevano esporre. Per farlo dovevo negare le mie origini e dichiarare di essere greco-albanese
(vorioepiriot), e io non l'ho mai fatto, mentre i miei amici lo facevano per rimanere nel giro. Sono
stati 12 lunghi anni dove scolpivo solo per passione e mi mantenevo facendo diversi lavori. Ma
comunque, la Grecia mi ha insegnato molte cose. Non tanto la cultura artistica, che l'avevo
studiato per bene a scuola, quanto la letteratura e filosofia antica.
Ho imparato la lingua e questo mi ha permesso di conoscere e leggere non solo gli autori
classici come Socrate, Platone e Aristotele, ma anche poeti come Saffo, Rizzo e Kavafis.”(forse
ha riconosciuto nel mio sguardo il punto interrogativo, e ha capito che io non lo conoscevo)
“Non lo conosci? “(Mi chiede mentre si è già diretto verso la sua libreria da dove ha tirato fuori
un libro scritto in greco, e ha cominciato a leggermi una poesia. Quando è finita, si è girato
verso di me dicendomi) " Lo so che non conosci il greco, ma ogni volta le sue poesie mi
emozionano, se trovo il libro con il testo a fronte in italiano te lo presto"(e si è seduto di nuovo di
fronte a me.)
“Quando Arben diventa Belarghes?”
“Quando arrivai in Italia. E' stata un esigenza personale. Poi io sono un po’ fatalista (dice
sorridendo) , è accaduto e basta. Rientra nella legge della vita, per andare avanti bisogna
evolversi, e io mi stavo evolvendo in qualcosa altro, in Belarghes, Prima ( in Grecia) avevo
smesso di fare l'artista, arrivando in Italia ho cercato di diventare uno scultore.”
“2003 arrivo a Firenze. Arben, ormai Belarghes inizia un percorso sempre in ascesa,
pieno di mostre personali di successo e importanti premi. Ma come è stato l'inizio?”
“Io arrivai in Italia quasi per caso, senza un idea precisa. In Grecia non avevo più possibilità.
Poi mi trovai a Firenze. Il grigio della pietra rinascimentale risveglio in me l'artista addormentato.
Ogni cosa mi parlava, mi dava emozione , mi faceva domande. E' un mondo completamente
diverso dal nostro sud...pieno di sole. Gli Uffizi, il Bargello, il mio posto preferito. Leggevo Dante
e cominciavo a sviluppare le mie conoscenze. Studiai tutta l'arte dalla fine del '800 fino agli inizi
degli anni '80. Disegnavo la Pietà di Michelangelo, la disegnavo in continuazione per
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comprenderla meglio. Un giorno mi avvicinai per accarezzarla. L'inizio non è stato facile, ma
sono del parere che con le difficoltà l'uomo matura,e in Italia chi vuole andare avanti e si
impegna può farlo.”
“Qual'è un ricordo importante che ti porti sempre dietro e che ti fa emozionare sempre ?”
“Io sono un genitore , e ovviamente per un padre il ricordo più bello della sua vita è la nascita di
un figlio. Io ho due figli, è da padre sono i ricordi p
iù belli della mia vita.
Come scultore invece l'emozione che provai nel vedere e studiare le sculture rinascimentali e la
mostra di Modigliani a Roma.”
“Lo so che chiedere ad un artista di scegliere tra le proprie opere una da designare come
preferita, è come chiedere ad un genitore quale figlio ama di più, quindi modifico la
domanda. A quale opera sei più affezionato?”
“ Il mio "primogenito" è la statua del "figliol prodigo". Essendo immigrato lo avevo in testa da
anni e vederlo realizzato è stato veramente emozionante. Il figliol prodigo in generale è sempre
stato rappresentato con il padre che lo aspetta. Raffigurarlo da solo non è stato semplice.”
“Partecipi con 3 opere, il “Folle prodigo”, il “Cieco” ed “L’allineato” nella mostra “ARTE
GENI FOLLIA” a Siena,Santa Maria della Scala. Quanto è presente la follia nell'opera di
Belarghes”
“La follia avvolge sempre la vita dell'artista. Per quanto mi riguarda ancora devo capire quanto
è presente. Intanto continuo a guardare avanti, poi quando un giorno mi fermerò e guarderò
quello che ho fatto forse lo scoprirò.”
“Come nasce un opera d'arte?”
“Nasce da un idea, da una lacerazione dell'anima o da un momento impresso nella mente.
Quando questi elementi si uniscono, cominciano a lavorare le mani. L'opera fino a quando non
è finita è senz'anima. Una volta finita va guardata e giudicata. Io non valuto soltanto l'anatomia,
ma anche il contenuto. E’ l’insieme che rende l’opera completa. L'impatto che mi da una volta
finito è molto importante. Se la “sento” dentro di me, continuo a farla crescere, altrimenti non
vive. Per questo distruggo tanti bozzetti. Il lavoro pratico è il meno.”
"L'opera d'arte è da sempre una confessione, diceva U. Saba. Che vuole confessarci?”
“E' vero. E' una confessione. Ma per me è anche un desiderio. Vorrei riportare la figura umana
al centro del arte. Manca da tanto tempo. Io ho iniziato la dove lo ha lasciato Rodin. Conosci il
suo pensatore? Si è alzato e cammina, eccolo...il "figliol prodigo". Ora aspetto di vedere dove
arriverà.”
“Programmi per il futuro prossimo?”
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“Continuerò a scoprire l'anima, di darle un volto senza tempo. Presto ci sarà l'inaugurazione
della statua in bronzo di Salvo D'Acquisto e manderò avanti la statua di E. Caruso, che verrà
collocata all'interno del prato dello Strozzino nel Bellosguardo a Firenze. Un omaggio alla sua
figura che ha segnato la storia e un omaggio alla piccola cittadina dove vivo.”
“Un ultima domanda. Cosa ne pensi della situazione politica dell'Albania?”
“Non sono molto bravo in materia di politica, sai,non va d'accordo con l'arte. Ma sono anche
albanese,non posso fare finta di nulla. Amo il mio paese e voglio il meglio. Ultimamente la
politica è intesa come potere in Albania,e il potere usato in modo sbagliato diventa dannoso.
Spero che la mia patria ritrovi al più presto la strada giusta.”
“C'è una domanda alla quale avresti voluto rispondere ma io non te l'ho fatta?”
No,in realtà no. Per me questa non è stata un intervista ma un pomeriggio in compagnia di un
amica. Poi sai, noi di Valona ci vogliamo un monte di bene, (mi dice ridendo) grazie di questa
bella conversazione amichevole.
“Grazie per le emozioni che ci regali con la tua arte, e in bocca al lupo per tutti i tuoi
progetti futuri.”
Ci siamo stretti la mano e ci siamo lasciati con la promessa di rivederci presto durante la sua
prossima mostra in programma.
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