4 febbraio 2007

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4 febbraio 2007
Mantice
SETT I M A N A LE D E LL A PA R RO C CH I A SANT’AMBROGIO
il
A NNO X I I I - N . 5
4 febbraio 2007
V DOMENICA «PER ANNUM»
Oggi : Vendita
primule per il MPV
Amare e desiderare
la Vita
Dal messaggio dei vescovi per la 29a Giornata per la Vita
A
mare la vita, desiderarla, rispettarla in ogni sua espressione, custodirla, glorificarla.
Questo il succo del Messaggio del Consiglio Episcopale permanente della CEI per la 29ma Giornata per la vita che si svolge il 4 febbraio.
In tempo di feroci polemiche su eutanasia, su pena di morte, su aborto, la Congregazione dei Vescovi
ribadisce il suo diniego a qualsiasi ingerenza umana nel dono della vita fatto da Dio al frutto della sua
creazione.
“Amare e desiderare la vita” è il titolo del documento che inizia così: “Non si può non amare la vita: è il
primo e il più prezioso bene per ogni essere umano”. L’avventura della vita non é però soltanto sequela
di gioie, ma quotidiano confronto con difficoltà e sofferenza e se a volte ci si abbandona con fiducia all’esistere, “altre volte la fatica, la malattia, la solitudine ce la fanno sentire come un peso”. L’errore dell’essere umano è usare lo stesso metro per giudicare la qualità del suo esistere ma essa, insiste la CEI,
“è sempre un bene prezioso per se stessi e per gli altri e in quanto tale è un bene non disponibile”.
La vita va difesa comunque, non si può cadere nel “diabolico inganno” di poterne disporre fino a legittimarne l’interruzione con l’eutanasia. “Né accanirsi con terapie ingiustificate e sproporzionate”
“L’amore vero per la vita… è incompatibile con l’idea del possesso indiscriminato che induce a pensare
che tutto sia “mio”; “mio” nel senso della proprietà assoluta, dell’arbitrio, della manipolazione”. L’essere
umano, insomma, deve utilizzare il suo strumento più potente, la fede, perché la vita “porta l’impronta
di Dio ed è destinata all’eternità” e quindi va amata con coraggio.
“Nessuna vita umana, fosse anche alla sua prima scintilla, può essere ritenuta di minor valore o disponibile per la ricerca scientifica”.
Salvaguardare la vita significa anche rispettare la famiglia, combattere lo sfruttamento degli immigranti che bussano alle nostre porte, strappare i giovani “all’ebbrezza di giochi mortali, come le droghe o le
corse del sabato sera”.
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RIFLESSIONI
Parola di Fausta Ongaro: le cause più profonde della denatalità
non sono di ordine economico-sociale quanto psicologico-culturale.
L
a demografa Fausta Ongaro, dell’Università di Padova, ha pubblicato uno studio
sociologico - intitolato Le scelte riproduttive
tra costi, valori, opportunità (Franco Angeli
editore, Milano 2006, pp. 160) - nel quale esamina
l’atteggiamento verso la natalità tenuto da alcune
migliaia di giovani coppie italiane istruite, benestanti e “benpensanti”.
Ponendosi il problema di quali siano le cause più
profonde della crescente denatalità, questo studio
dimostra che esse sono di ordine non tanto economico-sociale quanto psicologico-culturale. Esse
sono riconducibili al fatto che il cittadino medio-alto
è ormai impregnato di una cultura, e inserito in una
società, che lo imprigionano in una prospettiva individualistica e libertaria, spingendolo a vivere per
il proprio vantaggio e piacere immediato.
Pertanto questo cittadino rifiuta ogni forma d’impegno, di lotta e di sacrificio; in particolare rifiuta il
legame coniugale stabile, la rinuncia in favore del
prossimo, la progettazione dell’avvenire, la lotta
nel successo. Il figlio viene quindi considerato come un fattore di limitazione, di stress e di schiavitù,
da evitare o da liberarsene
al più presto. Come hanno
affermato alcune donne intervistate, «quando si ha un
figlio, non si è più la persona
più importante, non si vive
più per sé stessi». Secondo
la Ongaro, le donne in età
fertile si dividono in
due categorie. La prima è
quella delle donne che hanno escluso per principio la
prospettiva di procreare. La
seconda è quella delle donne che vorrebbero farlo,
ma rimangono incerte per motivi psicologici, sociali
o economici, rinviando continuamente la decisione,
come se fossero eternamente fertili; quando finalmente si decidono, è ormai troppo tardi, poiché
sono diventate sterili.
Perché non facciamo più figli?
per progredire verso il meglio.
Questa mentalità porta ad avere preconcetti, paure
e perfino avversioni riguardo la prospettiva stessa
di generare figli. Mettere al mondo un bambino
diventa solo una delle tante scelte possibili, da
soppesare col bilancino valutandone il rapporto
tra impegno e risultato, tra costi e benefici, come
si fa per l’acquisto di un’auto o di un mobile o di
una casa. Il figlio è ritenuto un bene di consumo
di lusso che, al massimo, viene programmato solo
dopo essersi “sistemati” ed aver ottenuto altri beni
di consumo ritenuti più importanti ed urgenti o meno impegnativi e costosi.
Chiaramente, questa mentalità favorisce o la rinuncia ad avere figli, o il generarli solo in tarda età;
in entrambi i casi ciò diminuisce notevolmente la
natalità e impedisce il ricambio generazionale.
La denatalità viene gravemente danneggiata anche
dalla mentalità femminista, che vede la donna come
imitatrice e rivale dell’uomo nel lavoro, nel potere e
Un’altra causa della denatalità è la progressiva
precarizzazione dei rapporti di coppia, che stanno
passando dal matrimonio indissolubile a quello dissolubile alla convivenza stabile a quella instabile.
«Il costo dei figli - afferma la Ongaro - è ancor più
pronunciato per l’aumento della instabilità matrimoniale, che significa un aumento del rischio per le
donne sposate di doversi mantenere da sole».
Le convivenze, poi, di per sé ostacolano la natalità; esse difatti sono vissute dagli interessati come
periodo di prova, durante il quale generare un figlio
diventerebbe controproducente in quanto li costringerebbe a regolarizzare e stabilizzare un legame
che hanno voluto in partenza come irregolare e
instabile.
La conclusione dello studio è che, per rimediare
alla crisi demografica, la società deve favorire la
maternità e la famiglia tanto quanto finora l’ha penalizzata: a livello non solo economico e lavorativo,
ma anche culturale, morale e psicologico.
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Calendario mensile
XV Giornata mondiale del Malato.
PELLEGRINAGGIO a Lourdes.
VI T.O. (C)
B.V. di Lourdes ore 20.30. S. Rosario a Mad. in Campagna
Domenica
Lunedì
PELLEGRINAGGIO
parrocchiale a Lourdes.
Martedì
PELLEGRINAGGIO
parrocchiale a Lourdes.
S. Eulalia
S. Benigno
Mercoledì
Ss. Cirillo e
Metodio
20.30: Rosario Gr. Padre Pio e
Duc in Altum. 21.00: Commissione famiglia a Castelletto.
Giovedì
S. Giorgia
Venerdì
B. Giuseppe
Allamano
Sabato
9.15: Consenso Saporiti - Cantisani
Ss. 7 Fondatori 10.00: Consenso Fassi - Gallazzi
Servi di Maria
Domenica
Oratori regolari.
VII T.O. (C)
Lunedì
S. Turibio de
Mongrovejo
21.00: Catechesi Giovani e Adulti
S. Eleuterio CHE COS’È L’OPUS DEI. Prof. Aldo
Capucci. 21.00. S. Rosario a Mad. in C.
Martedì
Mercoledì
S. Pier Damiani
Giovedì
15.00: Adorazione per le vocazioni
20.30: S. Messa Gruppo Padre Pio
Venerdì
20.30: S. Messa per i defunti del mese
Sabato
14.00: Sfilata di Carnevale
orgamizzata dall’Amministrazione
Comunale.
Cattedra di
S. Pietro
S. Policarpo
S. Sergio
di Cesarea
DELLE SACRE CENERI
Domenica IMPOSIZIONE
Inizio dell’itinerario catecumenale.
I di Quaresima 15.30: Battesimo Cosentino Matilde
Ore 17.00: Vespri con Esposizione
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o
marz
Lunedì
S. Nestore
Martedì
21.00: Catechesi per giovani e adulti.
Coniugi Pugni, TESTIMONIANZA DI
VITA FAMILIARE.
S. Macario
Mercoledì
S. Romano
Giovedì
S. Albino 20.30: S. Rosario Gr. Padre Pio e MPV.
Venerdì
MAGRO OBBLIGATORIO E DIGIUNO
S. Ponzio 8.30: Via Crucis - 16.45: Via Crucis ragazzi/e
21.00: Via Crucis per giovani e adulti
Sabato
9.30: Consenso Amenta - Brazzelli
Consenso Vendola - Binetti
10.00:
S. Cunegonda
18.45: giovani e adolescenti in OF:
Domenica
II di Quaresima
Oratori regolari.
17.00: Vespri con Esposizione.
Lunedì
S. Vittorino
Martedì
S. Coletta
Mercoledì
21.00: Catechesi per giovani e adulti.
“Difesa e promozione della famiglia
nell’italia di oggi”. Avv. Jennifer
Bassoricci, Dott. Marco Invernizzi
S. Giuliano
Giovedì
S. Cataldo
21.00: Fidanzati a Castelletto.
15.00: Adunanza T.O.F. e A.C.
20.30: S. Rosario Gr. Padre Pio.
MAGRO OBBLIGATORIO
8.30: Via Crucis - 16.45: Via Crucis ragazzi/e
S. Domenico
21.00: Via Crucis per giovani e adulti
Savio
Venerdì
Sabato
S. Simplicio
21.00: Teatro decanale in OF.
VISITA PASTORALE DEL DECANO.
10.00: S. Messa con il decano. InIII di Quaresima contro con CPP e CAE. Oratori regolari. 17.00: Vespri con Esposizione.
Domenica
IN CORSIVO ROSSO; APPUNTAMENTI DIOCESANI
O DECANALI.
IN NERO: APPUNTAMENTI PARROCCHIALI.
Ermanno
lo
Storpio
e l’invenzione della
Salve Regina
L
a provvidenza ha
fatto quasi tutto lei e
ci ha portato ad un
giovane monaco disabile
dell’XI secolo! Pochi forse, tra i milioni che ripetono la Salve Regina, si domandano chi sia l’autore,
se mai ci fu, di quella commossa invocazione, e dove per la prima volta sia
stata pronunziata, e quando. Come spesso accade
per le preghiere più popolari, ripetute da secoli
nella liturgia di ogni giorno, non le consideriamo
più invenzione e composizione di un uomo. Ci sembrano anonime, e non perché impersonali, ma proprio perché appartenenti a tutti, e ad ogni tempo. Invece, la Salve Regina (e anche l’Alma redemptoris mater) è, diciamo così, una
preghiera firmata. Ha un autore,
un luogo di origine e una data
di nascita. Seppur approssimativa. Ermanno, il nostro monaco,
era uno dei quindici figli del conte di Altshausen in Svevia (Germania) che “in un mondo pagano egli sarebbe stato, senza esitazione di sorta, lasciato morire all’atto stesso della nascita.
I pagani d’oggi, ...dichiareranno che non avrebbe mai dovuto nascere; se poi diventano ancor più razionali, affermeranno
che un simile aborto avrebbe
dovuto essere eliminato senza
In occasione della
Giornata per la Vita
abbiamo pensato ad un
articolo un po’ speciale,
che potesse prendere,
come suol dirsi,
due piccioni con una fava!
Raccontare la storia
dell’autore della
Salve Regina e,
nello stesso tempo,
trasmettere qualcosa
a proposito del valore
della vita umana.
dolore. E lo ripeterebbero con calore ancora
maggiore quando aggiungerò che i competenti di novecento anni fa lo dichiararono anche deficiente... Che cosa fecero quei poveretti
dei genitori ancor sommersi in quelle che abbiamo la faccia tosta di
chiamare le ‘tenebre del
medioevo’? Lo mandarono in un monastero
e pregarono per lui.”.
Ascoltiamo, dunque, la
bella ed edificante storia di Ermanno lo storpio, “l’infimo dei poveretti di Cristo”... come
egli amava definirsi!
Scorrendo un calendario in tedesco, mi imbatto, il 24 di settembre, in
Hermann der Lahme, Ermanno
lo storpio, che non penso molti conoscano e che ci insegna
come il dolore non sia necessariamente infelicità. Vediamo
perché...
“I
l 18 luglio dell’anno 1013
Eltrude, sposa di Goffredo, conte di Altshausen in Svevia, diede alla luce un figlio maschio. Gli sposi appartenevano
entrambi a nobilissime famiglie
e nomi di gentiluomini, di crociati e di alti prelati si ripetono
continuamente nei loro alberi
genealogici. Eppure di nessuno di costoro si è serbata du5
revole memoria, salvo che del piccolo essere che venne al mondo orribilmente deforme. Fu soprannominato ‘il Rattrappito’, tanto era storto e contratto: non poteva star ritto, tanto meno camminare; stentava perfino
a star seduto nella sedia che era stata fatta appositamente per lui; le sue dita stesse
erano troppo deboli e rattratte per scrivere;
le labbra e il palato erano deformati al punto
che le sue parole uscivano stentate e difficili ad intendersi.”
“Che cosa fecero quei poveretti ancor sommersi in quelle che abbiamo la fa ccia tosta
di chiamare le ‘tenebre del medioevo’? Lo
mandarono in un monastero e pregarono per
lui.”
La salvezza
C
onsiderata con occhi superficiali, questa
decisione sembrerebbe assurda, ma vediamo come prosegue la storia. Dobbiamo intanto tener presente che “erano stati i monasteri a raccogliere e a sviluppare tutto quanto
era stato possibile dell’antica cultura. In Germania la cultura del passato veniva non soltanto dal sud latino, ma anche dall’Inghilterra e, certamente dall’Irlanda. Inoltre essa era
largamente diffusa tra il popolo. (...) C’erano
traduzioni in tedesco dei vangeli, nelle chiese
si predicava in tedesco e si può dire che tutti i grandi nomi delle letterature latina e greca giungevano, attraverso il pulpito, all’orecchio di tutti. Le fonti erano sempre (occorre
dirlo?) i monasteri, - quali San Gallo, Fulda,
Reichenau, che raccoglievano grandi biblioteche, nonché le scuole che seguivano l’imperatore. (...) Fu in uno di tali monasteri che
venne mandato il mostriciattolo deficiente.”
“Reichenau sorgeva in una deliziosa isoletta
nel lago di Costanza, dove il Reno corre impetuoso verso le sue cateratte.
Il monastero era stato fondato prima di Carlo Magno - esisteva cioè da più di duecento
anni. Sulla strada maestra, sulla riva di fronte, transitavano continuamente viaggiatori italiani, greci, irlandesi e islandesi. Le sue mura
ospitavano dotti famosi e una scuola di pittura. (...) Qui il ragazzo crebbe. Qui il ragazzo
che poteva a mala pena biascicare poche parole con la sua lingua inceppata, trovò, chissà in virtù di quale psicoterapia religiosa, che
la sua mente si apriva.
Neppure per un solo istante, durante tutta la
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sua vita, egli può essersi sentito ‘comodo’ o, per lo meno, liberato da ogni
dolore: quali sono tuttavia gli aggettivi che vediamo affollarsi intorno a
lui nelle pagine degli antichi croni sti? Li traduco dalla biografia in latino: piacevole, amichevole, conversevole; sempre
ridente; tollerante; gaio;
sforzandosi in ogni occasione - ah,
ecco una parola di difficile traduzione - di essere galantuomo con tutti,
mi pare che sarebbe il nostro modo
di esprimerci, oggi. Con il risultato che
tutti gli volevano bene.
Gli studi nel monastero:
scienze...
E
frattanto quel coraggioso giovinetto - che, ricordate non era
mai comodo, né seduto su una sedia, né sdraiato su un letto - imparò la
matematica, il greco, il latino, l’arabo,
l’astronomia e la musica. Scrisse un
intero trattato sugli astrolabi (...) e nella prefazione scrisse: ‘Ermanno, l’infimo dei poveretti di Cristo e dei filosofi dilettanti, il seguace più lento di un
ciuco, anzi, di una lumaca (...) è stato indotto dalle preghiere di molti amici (già, tutti gli volevano bene!) a scrivere questo trattato scientifico’. Aveva sempre cercato di risparmiarsi lo
sforzo, con ogni sorta di pretesto, ma,
in realtà, soltanto a causa della sua
‘massiccia pigrizia’; tuttavia finalmente poteva offrire, all’amico al quale il
libro è dedicato, la teoria della cosa,
e aggiungeva che, se l’amico l’avesse
gradito, avrebbe cercato, in seguito di
svilupparlo su linee pratiche e più particolareggiate. E, lo credereste, con
quelle sue dita tutte rattrappite, l’indomabile giovane riuscì a
fare astrolabi, e orologi
e strumenti
musicali. Mai
vinto, mai
ozioso!
...musica
...
I
n quanto alla musica magari i nostri
coristi d’oggi leggessero le sue parole! - egli afferma che un
buon musico
dovrebbe essere capace di comporre un motivo passabile, o almeno di
giudicarlo, e poi di cantarlo. In generale i cantori, egli dice, si curano del
terzo punto soltanto, e non pensano
mai. Essi cantano, o, per meglio dire, si sgolano, senza rendersi conto
che nessuno può cantar bene se la
sua mente non è in armonia con la
sua voce. Per tali cantanti da strapazzo una voce forte è tutto ciò che conta. Il che è peggio di ciò che fanno i
ciuchi i quali, dopotutto, fanno assai
più rumore, ma non alterano mai un
raglio con un muggito. Nessuno tollera, egli dice, gli errori di grammatica; tuttavia le regole della grammatica sono artificiali mentre ‘la musica
sgorga diritta dalla natura’ e in essa
non soltanto gli uomini non correggono gli errori che commettono, ma
giungono fino al punto di sostenerli...
Come si vede, l’allegro piccolo storpio sapeva, all’occorrenza, usare un
linguaggio assai caustico! È peraltro
quasi certo che egli fu il compositore dello stupendo inno Salve Regina
(con quella sua caratteristica melodia
in canto fermo che ancor oggi si canta in tutte le chiese cattoliche del mondo), dell’Alma
Redemptoris e di alcuni altri.
... storia.
M
a oltre a questo, Ermanno, dotato di un
cervello straordinariamente attivo e vigoroso, e che era a conoscenza di tutte le
tradizioni delle più importanti famiglie del suo
tempo ed aveva accesso a molti libri antichi
che noi non conosciamo a causa delle distruzioni che in anni successivi dispersero e
rovinarono le biblioteche degli antichi monasteri, scrisse un Chronicon di storia del mondo, dalla nascita di Cristo al tempo suo. Si sa
che l’opera si meritò le lodi dei competenti del
tempo, che la giudicarono straordinariamente accurata, fondata naturalmente sulle tradizioni, ma tuttavia obiettiva e originale. Eccovi
dunque il monacello storpio, chiuso nella sua
cella, ma desto, vivo, con gli occhi spalancati
a seguire la scena del mondo esterno eppure
non mai cinico, non mai crudele (è così frequente il caso che la sofferenza generi crudeltà) e capace di tracciare un quadro completo delle correnti della vita in Europa.”
Ci avviamo verso la conclusione di questa
sorprendente storia, che racchiude in sé il
contrasto tra la concretezza e la sofferenza
da una parte e la bellezza e l’apertura verso
l’infinito dall’altra: una vita reale.
Venne il momento di morire
L
ascio al suo amico e biografo Bertoldo di
parlarci di questo.
‘Quando alfine l’amorevole benignità del Signore si degnò di liberare la sua santa anima dalla tediosa prigione del mondo, egli fu
assalito dalla pleurite e trascorse quasi dieci giorni in continue e forti tribolazioni. Alfine
un giorno, nelle prime ore del mattino, subito dopo la santa Messa, io, che egli considerava il suo più intimo amico, mi recai da lui e
gli chiesi se si sentisse un poco meglio’. Riferisce poi il cronista che il paziente gli disse
che la notte precedente gli era parso di essere intento a rileggere quel famoso Hortensius di Cicerone con le molte sagge osservazioni sul bene e sul male, e gli erano ripassate per la mente tutte le cose che egli stesso aveva avuto in animo di scrivere su quello stesso argomento. ‘E sotto la forte ispirazione di quella lettura, tutto il mondo presen7
te e tutto ciò che ad esso appartiene - questa stessa vita mortale era divenuta meschina e tediosa e, d’altra parte, “il mondo futuro, che non avrà termine, e quella vita eterna, sono divenuti indicibilmente desiderabili
e cari, così che io considero tutte queste cose passeggere non più dell’impalpabile calugine del cardo. Sono stanco di vivere”. All’udire queste parole di Ermanno, Bertoldo
non seppe più trattenersi e, dice ‘ruppi in grida scomposte e pianti! Ma Ermanno dopo un
poco tutto indignato mi rimproverò, tremando
un poco per l’ira e guardandomi di sottecchi
con aria di meraviglia: “Amico del mio cuore, diss’egli, non piangere, non piangere per
me!” Dopo di che chiese a Bertoldo di prendere le tavolette per scrivere onde annotare
alcune ultime cose. “E, aggiunse il morente,
ricordando ogni giorno che anche tu dovrai
morire preparati con ogni energia per intraprendere lo stesso viaggio, poiché, in un giorno e in un’ora che tu noi sai, verrai con me
- con me, il tuo caro, caro amico.” E furono
queste le sue ultime parole.
Ermanno morì, circondato dagli amici, dopo aver ricevuto il corpo e il sangue di Cristo nella santa comunione, il 24 settembre del 1054 e fu seppellito - oscuro monacello ch’egli era stato - ‘in mezzo a grandi lamenti’ nei suoi possedimenti di Altshausen ai quali aveva rinunciato da così lungo tempo.”
E
Martindale (lo storico che nel 1950 tradusse il manoscritto) così conclude: “La prima volta che mi venne tra le mani questa sua Vita in un
veccchio testo latino tutto accartocciato, nella biblioteca di Oxford, fu, per
me, come se una ventata di aria purissima fosse penetrata a disperdere
l’atmosfera stagnante della stanza (...). Poiché la Vita, come la scrisse
Bertoldo, è così piena di vita pulsante, Ermanno ne esce veramente vivo!
Non perché sapesse scrivere sulla teoria della
musica e della matematica, né perché seppe
compilare minuziose cronache storiche e leggere tante lingue diverse, ma per il suo coraggio, la bellezza dell’anima sua, la sua serenità nel dolore, la sua prontezza a scherzare e
a fare a botta e risposta, la dolcezza dei suoi
modi che lo resero ‘amato da tutti’. (...) Senza
dubbio allevare bene il corpo è cosa importante, tuttavia subordinata; l’educar bene la
mente è la cosa principale - e questa educazione, credetemi, deve essere fondata su due
elementi essenziali: l’amore e la religione - e
le due cose sono strettamente unite. In questo povero, contorto ometto del medioevo, brilla il trionfo della fede che ispirò l’amore e dell’amore che fu leale alla fede professata. Ermanno ci dà la prova che il dolore non significa infelicità, né il piacere la felicità”.
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S. Agata
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S. Paolo Miki
e Compagni
Memoria
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MERCOLEDÌ
Ss. Perpetua
e Felicita
Memoria
(rosso)
Ss. Confessioni
Mezz’ora prima delle Messe.
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Mezz’ora prima delle Messe.
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Mezz’ora prima delle Messe.
Letture
Gn 1,1-19; Sal 103: “Gioisce il
Signore per tutte le sue creature”.
Mc 6,53-56
Letture
Gn 1,20-2,4; Sal 8: “Come sono grandi
le tue opere, Signore”.
Mc 7,1-13
Letture
Gn 2,4-9.15-17; Sal 103: “Benedetto
il Signore che dona la vita”.
Mc 7,14-23
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SS. Messe
8.30 Fam. Torretta, Magnaghi e Jole
18.30 Bonalanza Maria,
Mainini Giovanna
SS. Messe
8.30 Silvio e Genoveffa Marcante
18.30 Antonio e Antonietta Scrosati
8
15.00: Adunanza
T.O.F. e A.C.
GIOVED
S. Girolamo
Emiliani
Memoria
(bianco)
9
VENERDÌ
S. Giuseppina
Bakhita
Mem. fac.
(bianco)
10
SABATO
S. Scolastica
vergine
Memoria
(bianco)
Ss. Confessioni
Mezz’ora prima delle Messe.
Ss. Confessioni
Mezz’ora prima delle Messe.
Ss. Confessioni
dalle 16.00 alle 18.00.
Letture
Gn 2,18-25; Sal 127: “Tu benedici
l’uomo, Signore, e gli doni pienezza
di vita”. Mc 7,24-30
Letture
Gn 3,1-8; Sal 31: “Donaci, Signore, la
gioia del perdono”.
Mc 7,31-37
Letture
Gn 3,9-24; Sal 89: “Volgiti a noi, Signore: in te speriamo”.
Mc 8,1-10
SS. Messe
8.30 Alberta e Cesare Xompero
18.30 Gorla Stefano e fam. Gorla
Giovanni
20.30 S. Rosario Gr. Padre Pio
SS. Messe
8.30 Merlo Paolo e Gabelli Antonia
18.30 Zara Angelo e Torretta
Erminia
SS. Messe
8.30 Ernestina e Espedito
18.30 Zocchi Mario, Francesca e
Augusto, Franchin Mario,
Borotto Simone e Gastone
Tempo «per annum» - Festivo: anno C - Feriale: anno I - Liturgia delle ore: 1a settimana
10
11
IL GIORNO DEL SIGNORE
B.V. Maria di Lourdes.
XV Giornata mondiale
del malato.
PILLOLE DI VANGELO
Le Beatitudini
L
DOMENICA
VI «per annum»
(verde)
Letture (C)
Ger 17,5-8; Sal 1: “Beato chi pone
la speranza nel Signore”.
1Cor 15,12.16-20; Lc 6,17.20-26
SS. Messe
18.00 Suor Maria Luisa, Suor Teresa
e Suor Serena, Montani Mario e Branca
“Beati voi quando gli uomini vi
Anna, Suor Anna Angelina Brusatori
odieranno e vi metteranno al bando
10.00 Pro populo
e v’insulteranno e respingeranno il
18.00 Coniugi Pascarelli e Ada
vostro nome come scellerato,
20.30 S. Rosario a Madonna
a
causa
del Figlio dell’uomo”.
in Campagna
Intenzione di preghiera suggerita dal Papa per tutto
il mese di febbraio: Perché la lotta contro le malattie e le grandi
epidemie nel Terzo Mondo trovi nello spirito di solidarietà una sempre
più generosa collaborazione da parte dei governi di tutte le Nazioni.
e Beatitudini esprimono il capovolgimento radicale dei valori che l’eventoGesù ha realizzato. Sono il
«segno» dell’evento. Chi dice
di sì all’evento-Gesù prova
la gioia di sentirsi amato da
Dio e inserito nella storia della salvezza partecipando alla
sorte dei profeti e di Gesù.
I quattro «guai» presentano
la sorte opposta di chi dice di
no, di chi non crede al Vangelo e perciò non si inserisce
nella storia salvifica. Le beatitudini non sono separabili
dalla persona che le ha pronunciate. Gesù è l’uomo delle
beatitudini. Solo perché lui è
risorto, è vero che sono beati i poveri e la nostra fede non
è vana.
I N I Z IATIVE
COMUNE di VANZAGHELLO
in collaborazione con
CENTRO SOCIALE
ANZIANI
DI VANZAGHELLO
12 febbraio 2007 alle ore 21
presso la sala consigliare di Piazza Pertini
Il Dott. MARCO LOCATI
presenterà i risultati degli esami eseguiti
agli anziani del nostro Comune nell’ambito della “Campagna di prevenzione dell’ictus
carotideo”.
La Dott ssa MARIA TERESA LAVAZZA
parlerà sul tema:
“Alimentazione e prevenzione del rischio cardiovascolare”
L A SE T T I M A N A D E G LI O R ATORI DI S. LUIGI E S. AGNESE
FIACCOLA VOTIVA 2007
Santuario di La Verna
Anche quest’anno, la Fiaccola Votiva
coinvolgerà tutti i gruppi della parrocchia. Tra gli altri il
Gruppo Mamme, il Gruppo di S. Padre Pio e il gruppo ciclisti.
SABATO 28 aprile
In mattinata partenza dall’oratorio maschile per Il santuario di La Verna (Arezzo). All’arrivo, visita del
Santuario e inizio del programma spirituale previsto. Cena e pernottamento presso il santuario.
DOMENICA 29 aprile
Partenza della fiaccola. In serata arrivo presso Hotel Casa S. Giuseppe di S. Marino. Probabile incontro con Mons. Luigi Negri, vescovo di Montefeltro - S. Marino.
LUNEDÌ 30 aprile
Al santuario della Bozzola (PV), incontro con i gruppi parrocchiali che arriveranno da Vanzaghello. S. Messa. Pranzo. Nel primo pomeriggio la fiaccola riparte portata dal gruppo mamme e dai
giovani.
ISCRIZIONI
In settimana potrete trovare in oratorio maschile il modulo di iscrizione da compilare e riconsegnare in oratorio entro il 28 febbraio oppure al raggiungimento dei 70 partecipanti. La quota di partecipazione, di Euro 120,00 circa, che dovrà essere versata nella serata di presentazione.
OGGI 4/
4/2
2
Oratori regolari.
Giovani e adolescenti
abato 10 febbario
continuerà il “cammino mariano” iniziate a
gennaio. Ci troveremo
alle 17.45 in O.F. Chi desidera fermarsi per la
cena è pregato di dare
il proprio nome a Mariangela (340.9135274)
o Silvia (347.4884464)
entro giovedì 8 febbairo. Grazie!
Classifica
OM
Castori
95
Classifica
OF
Castori
65
Grifoni 95
Centauri 65
Fauni
Fauni
84
Centauri 84
64
Grifoni 63