L`assistenza medica alla donna gravida
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L`assistenza medica alla donna gravida
IL BENESSERE DELLA MAMMA, IL PIACERE DEL BAMBINO sabato 26 maggio 2007 SALA GRANDA DEL MUNICIPIO MIRANDOLA Dr. Roberto Gallerani Guidetti “L'assistenza medica alla donna gravida...consiste essenzialmente in una serie di metodi di depistage che, per una curiosa combinazione, si sono sottratti alla valutazione critica rivelatasi tanto utile nelle altre discipline che impiegano metodi analoghi”. (Archibald Cochrane, 1972) Occorre riproporre per la sanità una forma di essenzialità e di austerità che non è riduttiva, ma è invece espressione di conoscenze. Fare solo ciò che è sicuramente utile all'ammalato e non tutto ciò che il “mercato” della salute propone rappresenterebbe un cambiamento culturale formidabile. (Silvio Garattini, 1999) Come in tutte le società avanzate, tuttavia, anche nel nostro paese la gravidanza ed il parto si sono via via trasformati da eventi naturali in faccende mediche: i nove mesi di attesa sono scanditi da una serie sempre più folta di esami e di visite. Il fatto che le gravidanze siano regolarmente seguite da un medico ha portato a maternità più sicure; però questo processo è arrivato all'estremo opposto e ci troviamo oggi di fronte a un eccesso di medicalizzazione che può avere conseguenze negative soprattutto per la serenità delle future mamme. Da più parti si denuncia il frequente ricorso a esami non solo non indispensabili, ma spesso inutili e talvolta addirittura sconsigliabili. (Salutest, n. 67 aprile 2007) Il consumismo di prestazioni diagnostiche e una fiducia irrazionale nelle potenzialità delle tecnologie biomediche comportano per molte donne un numero ingiustificato di ecografie in gravidanza, senza che siano documentati i benefici per la loro salute o per quella dei loro bambini. (Non da Sola, guida all'assistenza sanitaria in gravidanza, Azienda Unità Sanitaria Locale di Modena) L'esame ecografico consente di identificare dal 30 al 70% delle malformazioni maggiori e pertanto , per i limiti intrinseci della metodica, è possibile che alcune anomalie anche importanti non vengano rilevate con l'ecografia. Non è compito dell'ecografia la rilevazione delle cosiddette anomalie minori. (Linee Guida della Società Italiana di ecografia ostetrica e ginecologica, 2002 e 2006) pratiche raccomandate rispetto alle ecografie di routine in gravidanza anni 1996-2003 Francia Svezia Canada UK Italia 1° trimestre Sì (11°-13° sett.) No No Sì (intorno alla Sì (entro il 1° 12° sett.) trimestre) 2° trimestre Sì Sì Sì Sì Sì 3° trimestre No No No No Sì Eco-doppler No No No No No n. medio ecografie in gravidanza 2 1 1 2 5/6 Da un'indagine eseguita dall'Associazione Altroconsumo su un campione di 1.691 donne , distribuito proporzionalmente sul territorio italiano e rappresentativo della realtà del nostro paese, il numero medio di ecografie in gravidanza è pari a 6. La nascita di un figlio è un'occasione di grande cambiamento e crescita, per gli individui e per la società, e la gravidanza è un importante momento del cammino verso la nascita. Nella stragrande maggioranza dei casi il percorso è lineare e senza complicazioni; talvolta si presenta più difficile e richiede interventi appropriati per tutelare il benessere, sia fisico che psichico, di tutti i protagonisti: mamma, bimbo/a, padre e famiglia.... Il consultorio le offre un piccolo gruppo di esperti che accompagneranno lei ed il suo partner fino alla nascita del vostro bambino o della vostra bambine. Essi si assumeranno il compito di sorvegliare e rispettare gli eventi fisiologici, di rilevare le eventuali situazioni di disagio o le possibili complicanze, di trovere, insieme a lei, il modo migliore per affrontarle e, quando possibile, risolverle. (Non da Sola, guida all'assistenza sanitaria in gravidanza, Azienda Unità Sanitaria Locale di Modena) I percorsi nascita distrettuali: perché La nascita è un evento complesso che richiede la collaborazione e l'integrazione di più professionisti che lavorano in strutture diverse distribuite tra ospedale e territorio (punti nascita, servizio di genetica medica, diagnosi prenatale, neonatologia, centri antidiabetici) Linee guida per l'assistenza al travaglio-parto fisiologico: il loro significato L'adozione di linee guida è divenuta sempre più un'esigenza concreta nell'attività dei professionisti coinvolti nei percorsi. A maggior ragione, la scelta di riferirsi a “raccomandazioni di comportamento clinico, prodotte attraverso un processo sistematico, allo scopo di assistere gli operatori sanitari ed i pazienti nel decidere quali siano le modalità assistenziali più appropriate in specifiche condizioni cliniche” è importante per rendere omogeneo, oltre che scientificamente incontestabile, il comportamento di più attori che agiscono sullo stesso territorio in un contesto dipartimentale. Ma la scelta di riferirsi a linee guida ha pure il significato di rendere il più possibile uniforme il comportamento all'interno della singola unità operativa, con innegabili vantaggi nell'assistenza prestata; inoltre dà alla paziente la certezza di essersi affidata ad un “gruppo” che lavora in modo sinergico, piuttosto che a bravi professionisti che seguono ognuno la propria linea di condotta. Questo approccio previene così una ingiustificata medicalizzazione della gravidanza e del parto, prevedendo il ricorso a procedure delle quali sia stata dimostrata la concreta efficacia. La realtà del parto oggi Nella fisiologia la figura deputata al controllo e all'assistenza della donna è l'ostetrica, che ne diviene perciò responsabile. L'insorgenza di situazioni che escano dai limiti definiti della fisiologia impegna l'ostetrica ad avvisare immediatamente il medico. Per dare concreta attuazione a questi indirizzi, l'ostetrica rimane accanto alla donna per tutto il travaglio-parto, adoperandosi per favorire il suo benessere, fornendole il necessario supporto psicologico e rassicurandola sull'andamento del parto. E' altresì tenuta ad informare la donna sull'andamento del travaglio, in particolare rimarcando gli aspetti positivi riscontrati. Gli ambienti del travaglio parto sono organizzati nel rispetto della privacy della donna od anche della coppia: la donna ha il diritto di essere accompagnata da persona di sua fiducia. Nella stessa ottica, riteniamo di poter consigliare ogni atteggiamento che faciliti il rapporto mamma-neonato, favorendo un precoce attaccamento al seno, anche attraverso il rooming-in. L'importanza della rete L'ospedale è solo una tappa del lungo viaggio, e forse è meglio che sia così: l'intimità ed il confort della propria casa non sono certo riproducibili in egual misura dall'ospedale: stanze da parto, parto in acqua sono scelte estremamente utili, ma hanno un significato solo se inserite in una logica di percorso e di collaborazione tra diversi attori. Dimissioni: momento di crisi o momento di crescita? La dimissione precoce aumenta il rischio di riospedalizzazione? La dimissione precoce non influenza negativamente l'allattamento al seno? Gli studi effettuati al riguardo cercano di dimostrare la “sicurezza” della dimissione precoce: l'assioma che la dimissione precoce costituisca un evento positivo non è suffragato da prove di efficacia. Le misure di esito relative alla validità delle politiche di dimissione precoce hanno spesso guardato solo alla salute neonatale e non al “benessere” del nuovo nucleo familiare. Punto critico: non sempre sufficienti possibilità, da parte del personale ospedaliero, di rilevare lo stato di “vulnerabilità” e di affrontare la presa in carico, quando questa avviene a 48-72 ore dal parto Importanza, quindi, di definire un piano di dimissione protetta, dato che l'adattamento e la stabilizzazione delle relazione madre-bambino richiedono una costante offerta di intervento. L'esistenza di un percorso e di reti di supporto basate su: 1) supporto telefonico durante la gravidanza ed il primo periodo del post-parto 2) visite domiciliari, particolarmente per donne con svantaggio sociale 3) collegamenti e contatti tra i professionisti coinvolti pur in presenza di alcuni dubbi metodologici relativi agli studi disponibili, rappresenta il fondamento di questo piano. E' però fondamentale che la dimissione, oltre ad essere protetta, sia “condivisa” e l'eventuale supporto sia basato sulle reali necessità della donna e del suo “sistema familiare”.