fino al 28.I.2007Nina CanellNapoli

Transcript

fino al 28.I.2007Nina CanellNapoli
23 gennaio 2007 delle ore 08:10
fino al 28.I.2007
Nina Canell
Napoli, T293 Piazza Amendola
Conciliare pratica musicale e ricerca plastica. All’interno di una dialettica tutta giocata sul versante
tecnologico. In una nostalgica fiera delle pulci che riabilita la natura artigianale della creazione
artistica…
L’avventura plastico-musicale di Nina Canell
(Växjö, 1979) arriva negli spazi espositivi della
T293 dopo una prima personale presso la
galleria dublinese Mothers Tankstation. Una
trasferta per la giovane artista svedese
(irlandese d’adozione) che segue di pochi mesi
l’uscita di Luftkluster/Luftflux (2006) secondo
capitolo del progetto musicale della jointventure rumorista Canell&Watkins,
pubblicato dall’etichetta indipendente Oscillatone.
Una cinquina di opere che riflettono
l’insostenibile pesantezza dei dispositivi
tecnologici oppure la futilità dell’oggettistica
quotidiana. Come nel caso di Howling Holes,
scultura lignea assemblata con un set di
portasapone neri in imperfetto stile Ikea, ma
perfetto esempio di useless design. Una volta
sfiduciato il dogma della progettualità dell’arte,
alla Cannell non resta altro che rivolgersi al
passato per celebrare l’estrema unzione della
tecnologia analogica. È un funerale coerente,
per
beffardo della giovane artista svedese.
link correlati
www.oscillatone.com
giuseppe sedia
mostra visitata il 13 gennaio 2007
Nina Canell – Soft Mud and Parallel
Happenings
Napoli, T293 Piazza Amendola, Piazza
Giovanni Amendola 4 (80121)
Ingresso libero - dal mar al sab 11-13 e 15-19
Per info: +39 081295882 (info), +39
0812142210 (fax)
[email protected] - www.t293.it
indice dei nomi: giuseppe sedia, Nina Canell,
Dem
.
nulla fastoso, quello che si consuma al centro
della sala con le ottanta diapositive che
compongono Kali’s Dance, in tandem con il
suono di un loop umorale su cassetta della
durata di soli tre minuti.
Canell concilia pratica musicale e ricerca
plastica rastrellando le sorgenti e i dispositivi
sonori sul pavimento della galleria come in una
nostalgica fiera tecnologica delle pulci. Ecco
allora l’installazione Pangaea, che riproduce il
suono gracchiante e monofonico di sette dischi
in compensato. Un corredo sonoro riprodotto
dall’attrito della testina sulla superficie dei
dischi, mentre gli speaker restano muti. La
natura, apparentemente esclusa da questa
dialettica interna tutta giocata sul versante
tecnologico, si riscatta sottoforma di rumori
ecologici che rinnegano la seduttività della
tecnica e riabilitano la natura artigianale della
creazione artistica.
Se Airplant, fotografia site-specific che
immortala un groviglio di antenne su un palazzo
napoletano, riporta la tecnologia in vantaggio
senza convincere lo spettatore, le pigne e i neon
dell’installazione iDeath, ispirata a Watermelon
Sugar (romanzo distopico di Richard
Brautigan) ci restituiscono il piglio efficace e
pagina 1