Pasolini e la Chiesa nell`Italia del Con- cilio e della - BHIR-IHBR
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Pasolini e la Chiesa nell`Italia del Con- cilio e della - BHIR-IHBR
|FORUM ROMANUM BELGICUM | 2013 | Artikel |Article |Articolo 4 COLOFON BELGISCH HISTORISCH INSTITUUT ROME | INSTITUT HISTORIQUE BELGE DE ROME Via Omero 8 - I–00197 ROMA Tel. +39 06 203 98 631 - Fax +39 06 320 83 61 http://www.bhir-ihbr.be Postadres | adresse postale | recapito postale | mailing address Vlamingenstraat 39 - B-3000 leuven Tel. +32 16 32 35 00 Redactiesecretaris | Sécretaire de rédaction | Segretario di redazione | Editorial desk Prof.dr. Claire De Ruyt [[email protected]] ISSN 2295-9432 Forum Romanum Belgicum is het digitale forum van het Belgisch Historisch Instituut te Rome, in opvolging van het Bulletin van het BHIR, waarvan de laatste aflevering nr. LXXVII van jaargang 2007 was. Forum Romanum Belgicum wil met de digitale formule sneller en frequenter inspelen op de resultaten van het lopend onderzoek en zo een rol spelen als multidisciplinair onderzoeksforum. Door de digitale formule kan een artikel, paper (work in progress) of mededeling (aankondiging, boekvoorstelling, colloquium enz.) onmiddellijk gepubliceerd worden. Alle afleveringen zijn ook blijvend te raadplegen op de website, zodat Forum Romanum Belgicum ook een e-bibliotheek wordt. Voorstellen van artikels, scripties (work in progress) en mededelingen die gerelateerd zijn aan de missie van het BHIR kunnen voorgelegd worden aan de redactiesecretaris prof.dr. Claire De Ruyt ([email protected]). De technische instructies voor artikels en scripties vindt u hier. De toegelaten talen zijn: Nederlands, Frans, Engels en uiteraard Italiaans. Alle bijdragen (behalve de mededelingen) worden voorgelegd aan peer reviewers vooraleer gepubliceerd te worden. Forum Romanum Belgicum est forum digital de l’Institut Historique Belge à Rome, en succession du Bulletin de l’IHBR, dont le dernier fascicule a été le n° LXXVII de l’année 2007. Pasolini e la Chiesa nell’Italia del Concilio e della Dolce Vita Amandine Melan 1 I rapporti fra la Chiesa e la Settima Arte sono segnati da numerosi contrasti. A volte le istituzioni cattoliche e i rappresentanti della Chiesa hanno incoraggiato e sostenuto i grandi registi che hanno fatto la Storia del cinema, altre volte invece li hanno ostacolati censurandoli, condannandoli o invitando i fedeli – cioè gran parte del pubblico italiano – a non vedere i loro film. Questo articolo sarà focalizzato prevalentemente sugli anni Sessanta e sul caso del regista Pier Paolo Pasolini, la cui opera venne giudicata da alcuni molto religiosa, da altri invece completamente blasfema. L’ambiguità che contraddistingue i rapporti tra Pasolini e le istituzioni cattoliche è significativa di un’epoca in cui la Chiesa cattolica oscillava fra un desiderio di apertura e un forte conservatorismo. Allo stesso modo, anche Pasolini oscillava fra attrazione e repulsione verso una Chiesa La formule digitale de Forum Romanum Belgicum lui permettra de diffuser plus rapidement les résultats des recherches en cours et de remplir ainsi son rôle de forum de recherche interdisciplinaire. Grâce à la formule digitale, un article, une dissertation (work in progress) ou une communication (annonce, présentation d’un livre, colloque etc.) pourront être publiés sur-le-champ. Tous les fascicules pourront être consultés de manière permanente sur l’internet, de telle sorte que Forum Romanum Belgicum devienne aussi une bibliothèque digitale. Des articles, des notices (work in progress) et des communications en relation avec la mission de l’IHBR peuvent être soumis à la rédaction: prof.dr. Claire De Ruyt ([email protected]). Vous trouverez les instructions techniques pour les articles et les notices à Les langues autorisées sont le néerlandais, le français, l’anglais et bien entendu l’italien. Toutes les contributions (sauf les communications) seront soumises à des peer reviewers avant d’être publiées. 1 Amandine Melan, Dottoressa in Lingue e Lettere (Université Catholique de Louvain) ha scritto una tesi di dottorato sul sacro nelle sceneggiature, nei trattamenti e nei soggetti scritti da Pasolini. Ha vinto la borsa dell’Istituto Storico Belga di Roma nel 2011 (un mese, a Roma), nel 2012 (tre mesi, a Pisa) e nel 2012/2013 (tre mesi, a Pisa). 1 |FORUM ROMANUM BELGICUM | 2013 | che condannava duramente,2 ma in cui vedeva – come Gramsci prima di lui – una possibile alleata contro la società moderna neocapitalista, pur denunciandone allo stesso tempo l’alleanza con lo stato. Nel 1974 il poeta accusava il Vaticano, affermando che “è molto tempo ormai che lì i cattolici si sono dimenticati di essere cristiani”.3 Eppure solo dieci anni prima aveva dedicato la sua versione cinematografica del Vangelo secondo San Matteo alla “cara, lieta, familiare memoria di Giovanni XXIII.” Anche questa decisione di girare un film sulla vita di Gesù lasciò perplessi tanti cattolici, così come tanti fra quelli che, come Pasolini, avevano scelto la doppia strada dell’ateismo e del marxismo. Quelle di Pasolini furono contraddizioni? Potremmo essere tentati di rispondere come Federico Fellini, in un’intervista rilasciata nel 1963 a Oriana Fallaci: “Ma tu conosci qualche italiano che sia completamente laico?! Io no. Ma come è possibile? Ce l’abbiamo nel sangue, il cattolicesimo, da secoli.“4 2 3 4 “La Chiesa non può che essere reazionaria; la Chiesa non può che essere dalla parte del Potere; la Chiesa non può che accettare le regole autoritarie e formali della convivenza; la Chiesa non può che approvare le società gerarchiche in cui la classe dominante garantisca l’ordine; la Chiesa non può che detestare ogni forma di pensiero anche timidamente libero; la Chiesa non può che essere contraria a qualsiasi innovazione anti-repressiva (ciò non significa che non possa accettare forme, programmate dall’alto, di tolleranza: praticata, in realtà, da secoli, a-ideologicamente, secondo i dettami di una «Carità» dissociata - ripeto, a-ideologicamente - dalla Fede); la Chiesa non può che agire completamente al di fuori dell’insegnamento del Vangelo; la Chiesa non può che prendere decisioni pratiche riferendosi solo formalmente al nome di Dio, e qualche volta magari dimenticandosi di farlo; la Chiesa non può che imporre verbalmente la Speranza, perché la sua esperienza dei fatti umani le impedisce di nutrire alcuna specie di speranza; la Chiesa non può (per venire a temi di attualità) che considerare eternamente valido e paradigmatico il suo concordato col fascismo. Tutto questo risulta chiaro da una ventina di sentenze «tipiche» della Sacra Rota, antologizzate dai 55 volumi delle Sacrae Romanae Rotae Decisiones, pubblicati presso la Libreria Poliglotta Vaticana dal 1912 al 1972.” Cf. P. P. Pasolini, Scritti corsari, Milano, Garzanti, 2008 [1975], pp. 99-102. Cf. “Apriamo un dibattito sul caso Pannella”, Corriere della Sera, 16 luglio 1974 e in Pasolini, Scritti corsari, cit., con il titolo “Il fascismo degli antifascisti”, pp. 65-70, p. 65. http://www.oriana-fallaci.com/fellini/intervista. html [20/02/2013]. Artikel |Article |Articolo 4 Se il cinema italiano non potè non tenere conto della Chiesa, la Chiesa, a sua volta, nel XX° secolo, non poteva far finta che non esistesse il cinema e prese addirittura la questione molto sul serio. Gli organi cattolici di controllo dei film. Storia della censura religiosa in Italia Le autorità ecclesiastiche sin dall’inizio capirono l’interesse che rappresentava il cinema come media di diffusione per l’azione pastorale e così ben presto si aprirono cine-club cattolici.5 Le norme della Sacra Congregazione del Concilio erano abbastanza chiare: Le sale cinematografiche aperte al pubblico, dipendenti dall’autorità ecclesiastica, hanno come precipuo scopo di contribuire all’educazione dei fedeli.6 Nel 1935 si costituì il Centro Cattolico Cinematografico (CCC). L’attenzione per il cinema diminuì man mano che si faceva vicina la guerra e riprese dopo con la creazione nel 1949 dell’Associazione Cattolica Esercenti Cinema (ACEC) che si dotò di competenze sul territorio nazionale. Nel corso degli anni Cinquanta apparvero le sigle P (per i film ammessi nelle sale parrocchiali), T (per i film adatti a tutti in sale pubbliche), S (per i film sconsigliabili per tutti) e E (per i film esclusi per tutti). La sigla E non era assegnata soltanto alle opere oggettivamente e altamente irriverenti (almeno da un punto di vista cattolico), ma a molti film che facevano vedere un reggiseno o che in qualche modo deridevano la Chiesa. Così, vari film con Totò vennero classificati “E” (Totò le Moko, Totò a Parigi, Signori si nasce, Il monaco di Monza, ecc.).7 Solo pochi erano classificati “T”! La Chiesa e lo Stato divennero collaboratori nel lavoro di controllo della produzione cinematografica e di censura. Nel 1968 vide il 5 6 7 Rimandiamo il lettore al saggio molto dettagliato e curato di D. E. Viganò da cui sono stati tratti i dati storici citati: Cinema e Chiesa: i documenti del magistero, Torino, Effatà Editrice, 2002. Norme della Sacra Congregazione del Concilio, 17 febbraio 1960. A. Anile, Totò proibito. Storia puntigliosa e grottesca dei rapporti tra il principe De Curtis e la censura, Torino, Lindau, 2005, pp. 157-158. 2 |FORUM ROMANUM BELGICUM | 2013 | giorno la Commissione nazionale per la revisione dei film, organo “tecnico-pastorale”8 composto di “sacerdoti, religiosi e laici, provvisti di dottrina, prudenza ed esperienza cinematografica”.9 Esso operava sotto la guida dell’Ufficio Nazionale dello Spettacolo che dipendeva dalla Commissione per le comunicazioni sociali. Nel 1968 ancora, le sigle P, T, S e E vennero abbandonate a favore di nuove norme; i film ricevettero ormai un numero romano: I: Film positivo o, comunque, privo di elementi negativi; per qualsiasi genere di pubblico. II: Film che, per l’argomento trattato o per le situazioni rappresentate, richiede una capacità di comprensione o di interpretazione proprie di spettatori moralmente e culturalmente preparati. III. Film moralmente discutibile o ambiguo, in cui l’incontro tra elementi positivi, negativi o di dubbia interpretazione morale, richiede una più consapevole e responsabile capacità di giudizio da parte dello spettatore. IV. Film che, per idee o tesi o scene, è gravemente offensivo della dottrina o della morale cattolica. Queste classifiche, formulate sotto la diretta dipendenza e a nome dell’episcopato, dovevano essere “orientative delle coscienze.” Chi non si informa delle classifiche morali, o non vi si attiene, secondo quanto indicato anche dal concilio (decreto Inter mirifica), non tenendo conto dell’avvertimento che viene dalla competente autorità ecclesiastica, può incorrere in gravi pericoli spirituali.10 Nel 1974 infine furono decisi nuovi criteri di valutazione dalla neonata Commissione nazionale per la valutazione dei film (CNVF) che sono tuttora in vigore (ci sono stati solo alcuni piccoli aggiustamenti). 8 Regolamento della Commissione nazionale per la valutazione dei film. Consiglio permanente CEI, 16 luglio 1974, p. 333. 9 ���������������������������������������������������� È stato citato qui uno dei paragrafi del regolamento della Commissione nazionale per la revisione dei film, emmesso durante la Conferenza Episcopale Italiana il 15 luglio 1968. 10 “Nuove norme per la classificazione morale dei film”, Segretaria Generale CEI, 15 luglio 1968, pp. 328-332. Artikel |Article |Articolo 4 Pasolini e Totò non furono gli unici ad essere colpiti dalla censura. Nel 1947, un gruppo di sceneggiatori e di registi fra cui Fellini, Antonioni, Visconti, Rossellini e De Sica denunciavano, tramite una lettera aperta pubblicata sui giornali, una censura che ricordava pericolosamente gli anni del fascismo.11 Un film come Adamo ed Eva di Mario Mattoli (1949), quatordici anni prima de La ricotta di Pasolini, venne considerato “irriguardoso verso la religione”. Oltretutto, come si vede in Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore, la censura religiosa poteva anche essere applicata dopo l’uscita dei film, da gestori di sale parrochiali molto scrupolosi che tagliavano direttamente nella pellicola. Cionostante, la realtà non si può ricondurre soltanto a questa caccia alle streghe da parte dei censori e all’oscurantismo dei cattolici più diffidenti e più refrattari al mezzo cinematografico. I cattolici hanno anche contribuito al rilancio del cinema nel dopoguerra. La casa di produzione Orbis Film, all’indomani del conflitto mondiale, coinvolse nomi famosi quali Cesare Zavattini, Mario Soldati e Ennio Flaiano. La Orbis produrrà fra l’altro alcuni film di De Sica (La porta del cielo) e di Pietro Germi (Il testimone). Sulle sue orme, l’Universalia finanzierà La terra trema di Visconti.12 Qualche cattolico, singolarmente, si è a volte schierato a favore di registi controversi, ponendosi in qualche modo controcorrente rispetto alle posizioni cattoliche dominanti. È il caso di Padre Taddei che, nel 1960, fu incaricato dalla rivista La Civiltà Cattolica di recensire La Dolce Vita di Fellini. Il religioso elogiò il film di Fellini e ci vide persino una rielaborazione profonda e originale del tema della Grazia. Questa sua posizione gli valse la condanna all’esilio a Monaco di Baviera (un provvedimento che tuttavia non fu mai effettivo).13 Malgrado le pressioni, La Doce Vita, però, finalmente non venne condannata. 11 12 13 A. Anile, Totò proibito, cit., p. 25 D. E. Viganò, “Sessant’anni fa nasceva l’Ente dello Spettacolo. L’Ente dello Spettacolo, protagonista delle prime fasi del cinema italiano”. Cf. http:// www.aiart.org/ita/web/item.asp?nav=2034#. URzAXR0z0pY [20/02/2013]. P. Tritto, “I segreti del cinema italiano nei racconti dei Gesuiti”, http://www.f052.it/articoli/272/i-segreti-del-cinema-italiano-nei-racconti-dei-gesuiti [20/02/2013]. 3 |FORUM ROMANUM BELGICUM | 2013 | Alla cronaca riguardante il capolavoro di Fellini andrebbe dedicato un intero articolo, ma è il caso di Pasolini che qui verrà approfondito. La posizione della Chiesa rispetto alla sua opera cinematografica si iscrive nel contesto appena descritto: l’accoglienza scettica e sospettosa, così come i censori, cercarono a volte di ostacolare la lavorazione di alcuni suoi film e la loro diffusione; tuttavia, va anche ricordato che diverse frange cattoliche hanno cercato invece di sostenere il regista e di incoraggiarlo. In questa prospettiva L’Office Catholique International pour le Cinéma ha dimostrato varie volte di essere - o almeno di voler essere - un organo competente e per niente oscurantista nel campo cinematografico, un organo in grado di capire, al di là delle apparenze, il senso profondo di opere cinematografiche come quelle di Pasolini e di altri registi che in diversi contesti cattolici sarebbero stati denunciati e condannati senza appello. L’Office Catholique International pour le Cinéma (OCIC) L’O.C.I.C. (Office Catholique International pour le Cinéma) nacque nel 1928 all’Aia. Incoraggiato dalla Santa Sede a partire dal 1934, assunse un ruolo di maggiore importanza a partire dal 1947 dotandosi di una rivista alla quale collaborerà tra l’altro il noto critico di cinema André Bazin. Viene istituito anche un Festival che assegnava premi ai film che veicolavano messaggi a carattere spirituale. Gli obiettivi dell’O.C.I.C. erano i seguenti: informare lo spettatore cristiano, formarlo al cinema e all’audiovisivo in generale e integrare il mondo dei professionisti del cinema grazie alla presenza di critici cristiani nelle riviste specializzate e nei dibattiti. Vennero premiati due film di Pasolini: Il Vangelo secondo Matteo nel 1964 e Teorema nel 1968. La giuria assegnò il Gran Premio al film su Gesù nel 1964 “pour avoir exprimé en images d’une réelle dignité esthétique l’essentiel du texte sacré”, aggiungendo: Le réalisateur – sans renoncer à sa propre idéologie – a traduit fidèlement, avec une simplicité et une densité humaine parfois saisissantes, le message social de l’Evangile Artikel |Article |Articolo 4 – en particulier l’amour pour les pauvres et les opprimés – tout en respectant suffisamment la dimension divine du Christ.14 La rivista dell’O.C.I.C. – Revue internationale du cinéma –, da cui è tratta questa citazione, dovette, in quel numero speciale dedicato a Il Vangelo secondo Matteo, pubblicare anche un articolo scritto dal presidente della giuria Andrès Ruszkowski e intitolato in modo molto esplicito À Venise comme ailleurs, le jury de l’O.C.I.C. se prononce sur un film, e non pas sur une personne15 per giustificare il premio che aveva scandalizzato tanti, sia i cattolici conservatori che non approvavano che un marxista (omosessuale oltrettutto) ricevesse il gran premio O.C.I.C., che alcuni marxisti scettici rispetto alla scelta di Pasolini di trattare un soggetto così altamente religioso. Nonostante la polemica, l’O.C.I.C. pubblicò nella medesima rivista un suo comunicato: Cette œuvre d’art affirme une prééminence incontestable sur ce qu’a tenté jusqu’ici le cinéma dans le domaine de l’Ecriture Sainte : l’auteur a trouvé une clé pour illustrer l’Evangile et nous restituer la réalité sans la charger de reconstitutions historiques. Pour la première fois, un auteur a opté pour une fidélité remarquable au texte sacré. Les images souvent très réalistes contribuent à prolonger le message jusqu’à nos jours. La personne du Christ fondateur de l’Eglise, Sa divinité et Son humanité, Sa vie intérieure et Sa doctrine sont évoquées avec sobriété et sans faute de goût. Le sentimentalisme de certaines scènes, comme le massacre des innocents, Marie de Béthanie, la Mater Dolorosa, ne dépasse pas ce qu’on trouve dans l’iconographie chrétienne. Le jury regrette que, dans la version italienne qu’on lui a présentée, le Christ ait un ton trop facilement agressif et justicier qui n’évoque pas assez sa miséricorde et Sa bonté.16 Se Il Vangelo secondo Matteo fece la quasi unanimità fra gli spettatori cattolici, non fu però la stessa cosa per Teorema: il suo 14 15 16 “Et prix de l’O.C.I.C. à la Mostra di Venezia”, in Revue internationale du cinéma, n° 85, 25 octobre 1964, p. 3. Ibid., p. 4. Ibid., p. 2. 4 |FORUM ROMANUM BELGICUM | 2013 | premio provocò una polemica all’interno dell’O.C.I.C. Il comitato direttivo – forse sotto l’impulso di Papa Paolo VI – intese addirittura sconfessare la giuria che aveva premiato il film. Pasolini, seccato, minacciò di restituire il premio insieme a quello del Vangelo e successivamente alla polemica si sciolse l’O.C.I.C. (per poi essere riformato con il nuovo nome di Organisation Catholique pour le Cinéma). Venne pubblicato su L’Osservatore Romano il giudizio negativo del CCC riguardo a Teorema sequestrato successivamente per oscenità da parte della Procura della Repubblica di Roma. Ci sono poche tracce infatti del premio dato a Teorema nella Revue internationale du cinéma del 1968, se non questa allusione implicita: Soyons clairs. Les deux prix les plus contestables furent ceux de Venise 68 [ndr: Teorema] et de Berlin 69 [ndr : Midnight cowboys di John Schlesinger]. Aucun des dirigeants de l’O.C.I.C. n’aurait donné sa voix à ces deux films.17 Interessante è vedere la posizione della Pro Civitate Christiana, solitamente più “aperta”, e quello che si poté leggere a proposito di Teorema nella rivista Rocca. Lucio Caruso, il collaboratore di Pasolini durante la lavorazione de Il Vangelo secondo Matteo, si era espresso in termini entusiasti: Successo incondizionato per Teorema di Pierpaolo [sic] Pasolini che con questo film ha confermato la sua genialità d’artista e la sua solidità culturale.18 O ancora: Si può affermare che con Teorema Pasolini conferma la sua ispirazione profondamente e sinceramente religiosa, forse più profonda, più sincera e più religiosa di qualsiasi altro regista contemporaneo, Bergman compreso.19 Caruso aveva emesso però una doppia riserva: Teorema, secondo lui, richiede una certa preparazione spirituale, “una acutezza di giudizio che vada al di là delle apparenze” 17 18 19 Revue Internationale du Cinéma, n° 135, octobre 1969, p. 21. L. S. Caruso, “Gli Italiani a Venezia”, in Rocca, 15 settembre 1968, n. 17, p. 45. Ibid., p. 46. Artikel |Article |Articolo 4 e sottolineò “l’atmosfera di torbida sensualità, di erotismo patologico” molto lontana dall’Antico Testamento che, benché non privo di riferimenti alla sessualità, la evoca in quanto “sessualità semplice, arcaica, matrimoniale e perciò sana e pura.”20 Ma nonostante questo, Lucio Caruso quando scrisse quell’articolo, sperava che Teorema vincesse il premio O.C.I.C. Quindici giorni dopo, nella rubrica dei lettori, si nota un forte cambiamento di tono: ad un lettore che chiedeva una spiegazione a proposito delle critiche di Caruso, la rivista assisiana pubblicò una risposta in cui risulta che la sua posizione si era nel giro di due settimane allineata su quella della Commissione nazionale per la revisione dei film, dipendente dalla Conferenza episcopale. Concluse in questi termini lapidari (va notato il categorico “escluso” riguardo alla questione di sapere se andava visto dai credenti oppure no): Tutte queste ragioni e la radicale ambiguità dell’opera la rendono negativa e pericolosa. Escluso.21 Poco dopo, anche Midnight Cowboy di John Schlesinger ricevve un premio che fece scalpore. Midnight Cowboy e Teorema sono senza dubbio due film “religiosi” a loro modo ma, come lo sottolineò Caruso, illustrano anche una sessualità ben lontana da quella incoraggiata dalla Chiesa. Il protagonista di Teorema si unisce sessualmente con tutti i membri di una stessa famiglia, aprendoli in questa maniera ad una dimensione sacra assente finora delle loro vite. La madre, dopo la sua partenza, diventa ninfomane, cercando senza tregua in ripetuti amplessi sessuali con giovani uomini la sacralità appena scoperta e appena perduta. Come gli altri film di Pasolini, Teorema rappresenta contemporaneamente le tre ossessioni del suo autore: la ricerca del sacro, l’estetismo sessualizzato dei corpi (soprattutto del corpo maschile) e la denuncia politica. Midnight Cowboy, per quanto lo riguarda, racconta la storia del giovane texano Joe che arriva a New York illudendosi di poter guadagnare soldi facendo il gigolo per donne ricche, ma finisce per prostituirsi in ambienti omosessuali molto lontani dalla realtà che si era sognata. Il film è impregnato da un moralismo di tipo cat20 21 Ibid. Rocca, 1 ottobre 1968, n. 18, p. 3. 5 |FORUM ROMANUM BELGICUM | 2013 | tolico ed è ricco di riferimenti alla religione cristiana: la sessualità libertina appare qui come un fonte di illusioni, poi di delusioni e infine di infelicità e il personaggio dell’amico Rico, che appare come la coscienza di Joe, lo invita a riflettere su questioni spirituali e lo spingerà a lasciare New York e a cambiare vita. Cionostante, Midnight Cowboy non è il classico film da cineclub parocchiale: affronta – a volte anche con leggerezza - la tematica della prostituzione e quella dell’omosessualità e fa vedere diverse scene di sesso. Dare a questi due film il premio OCIC è il segno di un desiderio di apertura; è il segno di una volontà di far vedere che la Chiesa è ormai in grado di cogliere un messaggio cristiano dietro forme “immorali”. È un grande passo, forse troppo grande appunto, oppure prematuro, visto che una parte del mondo cattolico non lo capisce. Anche se il Concilio Vaticano II rappresentò un momento di cambiamento e di apertura rivoluzionario per l’epoca, bisogna comunque collocare la ricezione dell’opera cinematografica di Pasolini nel contesto degli anni Sessanta in Italia, quelli subito successivi alla Dolce Vita fellinana ma anche quelli dei costumi sessuali della gente comune ancora condizionati dal Vaticano, quelli del divieto di divorziare, della Democrazia Cristiana e di politici come Andreotti e Scalfaro. La censura: una battaglia non solo religiosa ma anche politica Bisogna anche pensare al peso della Chiesa sulla cultura e sulle mentalità nel contesto della rivalità fra i due partiti politici più importanti nell’Italia di quegli anni: la Democrazia Cristiana da una parte e il Partito Comunista Italiano dall’altra. Nella guerra politica che si facevano i due partiti si ritrovò di mezzo il mondo cattolico che comunque non era un blocco omogeneo ed era invece costituito da diverse correnti, alcune più conservatrici e altre più progressiste, alcune più alleate alla DC e altre meno refrattarie al PCI. È importante precisare che i controlli sui film si fanno più forti con la vittoria di De Gasperi alle elezioni del 1948.22 La Demo22 A. Anile, Totò proibito, cit., p. 26 Artikel |Article |Articolo 4 crazia Cristiana reciterà in effetti una parte importante nella storia della censura cinematografica. Il processo fatto a La ricotta, contributo pasoliniano all’opera corale RoGoPaG, testimonia chiaramente della dimensione politica che poteva celarsi dietro un’apparente problema di moralità religiosa.23 Il “caso La ricotta” poteva infatti concludersi già l’8 febbraio 1963 quando, un po’ meno di due settimane prima dell’uscità del film nelle sale, venne soltanto accorciata la sequenza dello spogliarello su richiesta della Commissione di Censura del Turismo e dello Spettacolo che espresse poi un parere favorevole alla proiezione con però il divieto per i minori. Ma il 18 febbraio, tre giorni prima della presentazione del film al pubblico, il sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, Pasquale Pedote, mandò alla Direzione Generale dello Spettacolo la richiesta che gli fosse trasmesso il testo della sceneggiatura e dei dialoghi di RoGoPaG. L’indagine venne affidata a Giuseppe Di Gennaro, che, il 1 marzo, notificò un decreto di sequestro. Il processo a Pasolini si estese dal 5 al 17 marzo e al suo termine il regista venne condannato a “mesi quattro di reclusione cui si perviene riducendo di un terzo la pena base, per effetto delle circostanze attenuanti generiche”. Il produttore Bini, fra altri vani tentativi, il 23 settembre scrisse al Direttore Generale del Ministero Franz De Biase, allegando copia di questa lettera scritta a Pasolini dal gesuita Domenico Grasso, titolare della cattedra di teologia alla Pontifica Università Gregoriana di Roma: Per il suo film non posso non ripeterle quanto le dissi a voce. Mi ha fatto una grande impressione e mi ha fatto pensare, anche se per valutarlo in tutti i suoi aspetti non si possa prescindere dai suoi riflessi sul pubblico. La purezza delle sue intenzioni per me non lascia dubbi. Dalla stessa realizzazione credo sinceramente che non si possa tirare la conclusione di un voluto vilipendio alla religione. Le sue spiegazione e, in particolare, il contatto avuto con lei mi fanno escludere 23 I dati che seguono sono stati tratti dalle ricerche molto dettagliate di Tomaso Subini pubblicate in T. Subini, Pier Paolo Pasolini. La ricotta, Torino, Lindau, 2009. 6 |FORUM ROMANUM BELGICUM | 2013 | il dolo nella maniera più evidente.24 Infine, quando venne modificato il nome del giornalista deriso nel film – Pedote, come il sostituto Procuratore della Repubblica –, la situazione si sbloccò e l’ennesima richiesta di revisione, datata del 29 ottobre 1963, fu accolta favorevolmente. Qualche settimana dopo, il 12 novembre, il film poté tornare nelle sale. Pasolini venne assolto dalla Corte d’Appello il 6 maggio dell’anno successivo. Come si può facilmente notare e come ha sottolineato Subini, è stata la magistratura ad intentare un processo per vilipendio alla religione dello Stato; la Chiesa non ha preso parte ufficiale al dibattito. Il 24 febbraio, il CCC pubblicò, a proposito di RoGoPaG, un giudizio preventivo sull’Osservatore Romano, cioè ne sconsigliò la visione, ma la permise. Né nel corso del processo né dopo di esso il CCC cambiò posizione. Una delle ipotesi di Tomaso Subini, autore di un recente saggio sulla genesi di questo film,25 è la seguente: se la magistratura si accanì in tal modo contro Pasolini è perché il regista marxista aveva annunciato il suo progetto di girare un film su Gesù e la magistratura guardava con sospetto alla collaborazione tra cattolici e comunisti.26 Pasolini rischiava di costruire un ponte tra l’uno e l’altro e bisognava quindi fermarlo. La Chiesa, in questa vicenda, sembra esser stata usata come pretesto benché fosse rimasta volontariamente fuori dalla polemica. Malgrado le diffidenze dei magistrati sospettate da Subini nel suo saggio dedicato a La ricotta, una collaborazione fra il marxista Pasolini e i cattolici ebbe effettivamente luogo, poco tempo dopo queste vicende processuali, quando arrivò il momento di girare Il Vangelo secondo Matteo. 24 25 26 Lettera pubblicata in P. P. Pasolini, Il Vangelo secondo Matteo. Un film di Pier Paolo Pasolini, Garzanti, Milano, 1964, p. 18 (cfr anche in T. Subini, Pier Paolo Pasolini, La ricotta, cit., p. 63). T. Subini, Pier Paolo Pasolini, La ricotta, cit. Ibid. Artikel |Article |Articolo 4 Pasolini e la Pro Civitate Christiana: una collaborazione decisiva Anche se non fu l’unico suo contatto con il mondo cattolico progressista,27 il più famoso e sicuramente il più importante – almeno per quanto riguarda l’elaborazione letteraria delle sceneggiature dei suoi film – è stato il rapporto che Pasolini intrattenne con la Pro Civitate Christiana di Assisi, associazione di volontari cattolici fondata nel 1939 da don Giovanni Rossi. Si trattava evidentemente di un’associazione cattolica molto aperta. Durante il Sessantotto, la Cittadella di Assisi (dove si trova la sede della Pro Civitate Christiana) era un centro di riferimento per la sinistra cattolica; nel 1974, la rivista dell’associazione, Rocca, prese addirittura posizione contro il referendum per l’abrogazione del divorzio, distinguendosi in tal modo dalla maggioranza cattolica in Italia. Chiedere la consulenza di cattolici non era comunque una cosa atipica. Prima di Pasolini, anche Rossellini si era fatto aiutare dal domenicano Padre Felix Mornon (una personalità anti-comunista molto controversa e ideologicamente lontana dalla comunità di Don Rossi ad Assisi) per realizzare Francesco giullare di Dio, nonché Stromboli. Ma Pasolini non godeva della stessa reputazione di regista “perbene” di cui godeva Rossellini: Pasolini era l’autore dei versi duri e acerbi del poema A un Papa che condannava severamente il pontefice defunto Pio XII. È stato proprio il fondatore don Giovanni Rossi che, desideroso di conoscere il regista italiano dalla posizione più lontana rispetto alla loro,28 incaricò il volontario Lucio Caruso della missione di entrare in contatto con Pasolini e di portarlo ad Assisi. Il regista non accettò subito l’invito ma finalmente si recò ad Assisi, in occasione di uno dei convegni 27 ������������������������������������������������� Vanno ricordate le sue numerose amicizie con sacerdoti e, fra l’altro la collaborazione (sotto forma di consulenza) al primo e unico film di Padre David Maria Turoldo, Gli Ultimi, negli anni 1961-1962. 28 “Chi è il regista più lontano dalla fede e dalla morale cristiana?”, chiese all’inizio del 1962 a Lucio Settimio Caruso. Cfr Giancarlo Zizola, Don Giovanni Rossi e Pier Paolo Pasolini, in “Rocca”, 15 ottobre 1995, n. 20, p. 46. 7 |FORUM ROMANUM BELGICUM | 2013 | organizzati dalla Pro Civitate Christiana29 nel 1962, con il pretesto di voler incontrare Domenico Meccoli che sarebbe stato presente al convegno. Ma con la scusa di un forte mal di testa, rimase rinchiuso in stanza. Pur di trattenerlo ad Assisi, Caruso organizzò una lettura affidata a Paolo Scappucci di versi suoi tratti dalla raccolta La religione del mio tempo, della quale Pasolini fu molto soddisfatto. In quei giorni ci sarebbe stata la visita di Papa Giovanni XXIII ad Assisi. Pasolini raccontò sempre che rinchiuso nella sua stanza, non aveva nient’altro da leggere se non il Vangelo che vi si trovava. Lesse in una volta il primo dei quattro vangeli – quello di Matteo – e rimase così sconvolto dalla lettura che dopo sentì – come un’illuminazione – che non sarebbe più stato possibile continuare a lavorare senza fare un film sul vangelo di San Matteo. La prima volta che sono venuto ad Assisi, mi sono trovato accanto al capezzale il Vangelo, vostro delizioso-diabolico calcolo! (...) Da voi, quel giorno, l’ho letto tutto di seguito, come un romanzo. E, nell’esaltazione della lettura – Lei lo sa, è la più esaltante che si possa fare! – mi è venuta, tra l’altro, l’idea di farne un film.30 Artikel |Article |Articolo 4 dine francescano lo colpirono fortemente.31 Parlando di cinema e religione, Pasolini criticò duramente tutti i film che erano stati fatti sulla vita di Gesù,32 al che Caruso lo sfidò rispondendogli che solo il regista di Accattone potrebbe raccontare bene la storia del figlio di un povero falegname di Nazareth. Tornando a Roma Pasolini si distanziò dalla Pro Civitate Christiana. Questo, secondo Caruso, sarebbe avvenuto perché dopo quel soggiorno ad Assisi il regista che si proclamava ateo e marxista era stato tentato dalla conversione. Più prosaicamente, Padre Fantuzzi avanza l’ipotesi che visto che era impegnato con La ricotta, un film che rischiava di urtare le sensibilità cattoliche, Pasolini voleva evitare di essere disturbato nel suo lavoro.33 Ma poco tempo dopo, Pasolini tornò ad Assisi con la decisione di fare un film sulla vita di Gesù e con l’esigenza di farsi aiutare da quelli che gliene avevano dato l’idea: Ora, ho bisogno dell’aiuto vostro: di don Giovanni, Suo [ndr: Lucio Caruso], dei suoi colleghi. Un appoggio tecnico, filologico, ma anche un appoggio ideale. Le chiederei insomma (– e attraverso lei, con cui ho maggiore confidenza – alla “Pro Civitate Christia31 Probabilmente altri elementi vanno presi in considerazione: mentre don Giovanni Rossi e i volontari si impegnavano per preparare la visita papale, Lucio Caruso accompagnò Pasolini per una visita di Assisi e dei dintorni; la semplicità e l’ideale di povertà dell’or- 32 29 30 Sin dal 1958, la Pro Civitate Christiana di Assisi organizzava annualmente degli incontri di cineasti che avevano una forte risonanza sulla stampa nazionale. M. Di Cagno, Sono un amico difficile e scomodo, in “Rocca”, 1 dicembre 1975, n. 23, p. 44. 33 “Il giorno dopo, il traffico in città era bloccato perché era in visita il papa Giovanni XXIII. La mattina passeggiammo per Assisi tenendoci fuori dalle rotte del corteo papale. Volle che lo portassi nella basilica di San Francesco per vedere gli affreschi di Giotto. Abbiamo visitato la cappella del pellegrino e altri monumenti dellAssisi minore. Nel primo pomeriggio lo portai al santuario di San Damiano, dove fu colpito dalla semplicità del luogo, tanto più che io avevo incominciato a parlargli del rapporto di san Francesco con la povertà. Rimase letteralmente scioccato quando non lontano da San Damiano visitammo una comunità di piccole sorelle di Gesù (la congregazione fondata da Charles de Foucauld). Cera una suora italiana e lui cominciò a farle delle domande. La suora parlò degli emarginati; disse che non si può fare apostolato se non si assume la stessa condizione umana delle persone alle quali ci si rivolge eccetera”, parole di Lucio Caruso riportate da Padre Virgilio Fantuzzi nell’articolo “Pasolini sulla via del Vangelo”, La Civiltà Cattolica, vol. III, quaderno 3822, 17 ottobre 2009, pp. 504-416 e consultabile on line sul sito: http:// www.zenit.org/rssitalian-19950 [12/03/2012]. “(...) i film su Cristo sono di una volgarità infinita. E la causa ne è l’industria cinematografica la quale, come tutte le forme di capitalismo, cerca di strumentalizzare la Chiesa e il cristianesimo”, G. Zizola, cit., p. 48. Queste due ipotesti attribuite a Lucio Caruso e al Padre Virgilio Fantuzzi S. J. sono state riportate da Padre Fantuzzi stesso durante un’intervista realizzata durante il mese di giugno 2011 a Roma. 8 |FORUM ROMANUM BELGICUM | 2013 | na”) di aiutarmi nel lavoro di preparazione del film, prima, e poi assistermi durante la regia.34 Anche se non tutti i volontari erano favorevoli a tale collaborazione,35 essa si mise comunque in moto e Pasolini venne ad Assisi con il produttore Bini e con Mons. Angelicchio, l’allora direttore del Centro Cattolico Cinematografico. Il regista poté contare lungo tutta l’elaborazione del film sulla disponibilità del biblista Andrea Carraro e di Lucio Caruso che risposero alle sue domande e chiarirono i suoi dubbi (ad esempio: da chi fu arrestato Gesù? Da soldati romani o da guardie al servizio del Sinedrio?) senza mai recarsi sul set per non influenzare il lavoro del regista. Carraro e Caruso lo accompagnarono anche in Terra Santa per un viaggio-pellegrinaggio incoraggiato da Don Rossi e testimoniato dal film Sopralluoghi in Palestina.36 Quando però Pasolini, in un atteggiamento sicuramente più provocatorio che altro, dichiarò di non voler girare la scena della Risurrezione visto che non ci credeva, Don Rossi intervenne personalmente e lo minacciò di fermare la collaborazione con lui. La Pro Civitate Christiana in effetti si era impegnata per l’ortodossia del film con una riserva che si sarebbe sciolta solo a film concluso. Pasolini era sotto tutela e non ebbe scelta. A parte questo breve episodio di tensione, saranno l’amicizia e il dialogo a segnare questa collaborazione di Pasolini con la Cittadella di Assisi. Il regista dimostrò il maggior rispetto per la fede dei suoi nuovi collaboratori, come può attestare questa lettera a Lucio Caruso del febbraio 1963: Vorrei che le mie esigenze espressive, la mia ispirazione poetica, non contraddicessero mai la vostra sensibilità di credenti. Perché altrimenti non raggiungerei il mio scopo di 34 M. Di Cagno, art. cit., p. 45. 35 ��������������������������������������������������� Marco Marchini, lattuale presidente della Pro Civitate Christiana, testimonia: Anche per la nostra Comunità furono tempi duri, contrastati, perigliosi: va bene essere aperti agli atei e ai comunisti, ma a un omosessuale era troppo! Molti amici ci contestarono o ci abbandonarono; la nostra rivista Rocca fu boicottata (cfr M. Marchini, L’amicizia di Pasolini e con Pasolini, cit., p. 18). 36 ������������������������������������������������ Questi sopralluoghi non furono concludenti: Pasolini decise – come spiega bene nel film Sopralluoghi in Palestina – che la Palestina e Israele non erano luoghi adatti e scelse di girare il suo Vangelo nel Sud Italia, a Matera (Basilicata). Artikel |Article |Articolo 4 riproporre a tutti una vita che è modello – sia pure irraggiungibile – per tutti. La collaborazione fra Pasolini e la Pro Civitate Christiana ebbe però e purtroppo un’influenza negativa sul finanziamento dell’associazione: tanti finanziatori erano infatti contrari all’accoglienza fatta al regista demonizzato in certi ambienti e in gesto di disaccordo smisero di finanziarla. Eppure don Giovanni Rossi, durante un incontro con il Papa alla fine di gennaio del 1963, accennò al progetto del film Il Vangelo secondo Matteo e il pontefice benedisse l’iniziativa. Dopo l’uscità del film nelle sale, Pasolini e i suoi collaboratori della Pro Civitate Christiana continuarono a sentirsi, anche dopo il controverso premio O.C.I.C. a Teorema nel 1968. Lucio Caruso è stato d’altronde colui che ha suggerito a Pasolini alcune citazioni bibliche fra cui quelle tratte dal Libro di Geremia. Pasolini comunque, alla fine della prima visita alla Pro Civitate Christiana di Assisi, malgrado le sue diffidenze iniziali, ammise: Mai mi sarei aspettato tanta apertura in un ambiente cattolico. Se il cristianesimo fosse quello che voi praticate, tanti che sono lontani diverrebbero cristiani, perchè questo è il cristianesimo autentico.37 Le amicizie più profonde nate durante la lavorazione del Vangelo non sparirono quindi con le polemiche; Pasolini tornò ad Assisi diverse volte in occasione dei convegni annuali ma anche quando morì Don Andrea Carraro, il biblista che lo accompagnò in Terra Santa, nel 1969: Pasolini vi si recò subito. Il 27 ottobre 1975, quando si spense Don Giovanni Rossi, i volontari assisiani chiesero al poeta di scrivere un articolo in omaggio del fondatore della Pro Civitate Christiana (come aveva fatto spontaneamente sei anni prima per Don Carrara)38 ma fu ucciso pochi giorni dopo. Le pagine di Rocca, allora, attraverso la penna di Dalmazio Mongillo, ricordarono l’amicizia fra i due uomini, fra “queste due esistenze che, per vie diverse, opposte, hanno cercato, desiderato, incontrarsi e si sono 37 38 G. Zizola, art. cit., p. 48. P.P. Pasolini, “Don Andrea: una vita ‘in prestito’”, Il Tempo, n. 10, XXXI, 8 marzo 1969 e raccolto successivamente ne Il Caos, Roma, Riuniti, 1979, pp. 134-135. 9 |FORUM ROMANUM BELGICUM | 2013 | Artikel |Article |Articolo 4 sviluppate nella linea di un’aspirazione che li portava a incidere a fondo nella coscienza umana e cristiana contemporanea.”39 Quella di Pasolini è un’opera prevalentemente pessimista. Non per questo è priva di (pochi) barlumi di speranza (ricordiamo la Stella di Accattone) e di episodi fiabeschi (come La Terra vista dalla Luna con Totò). Allo stesso modo anche la vita di Pasolini e la sua dedizione all’arte seguono una strada difficile e globalmente nichilista sulla quale tuttavia ogni tanto compaiono parentesi incantate e inaspettati compagni di viaggio come quelli della Pro Civitate Christiana. Essi non sono riusciti a combattere il pessimismo dominante di Pasolini e della sua opera, ma per un po’, sicuramente, hanno illuminato questa strada. Da un punto di vista più pragmatico, lo studio dei rapporti di Pasolini con la Chiesa – forse più di qualsiasi altro confronto con un altro regista della stessa epoca – è molto interessante, non solo per una conoscenza approfondita dell’opera pasoliniana e del cinema degli anni Sessanta in generale, ma anche e forse soprattutto per capire la comunità cattolica in un periodo importante della sua storia, segnato dal Concilio Vaticano II e, all’interno della società italiana, da una progressiva affermazione dell’individuo, dei suoi desideri, dei suoi gusti e delle sue scelte – non più per forza condivisibili con la morale cattolica. 39 D. Mongillo, “La passione dell’uomo”, Rocca, 15 novembre 1975, n. 22, p. 44. 10