Morelli Fabio - Museo dell`Emigrazione della Gente di Toscana
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Morelli Fabio - Museo dell`Emigrazione della Gente di Toscana
MORELLI FABIO INTERVISTA N. 4 L’intervistato Luogo di nascita: Corneda, Comune di Tresana (MS) Data di nascita: 1932 Nazionalità: italiana Attuale residenza: Corneda L’intervista Data: 7 settembre 2005 Luogo: Corneda Intervistore: Battaglia Stefano Dati Luogo d’emigrazione: Mestiere svolto: 2 immagini presenti nell’Archivio Immagini (249, 250) Trascrizione Dalla parte di mia mamma c’era Vannini Saverio di Tresana che parte ai primi del ‘900 per L’Alta Savoia con valigie e cassette, come nelle foto. Con il tempo ha fatto un po’ di soldi ed ha preso un carro, dove ha fatto fare un grosso cassettone. Non era un ambulante stagionale, partiva con tutta la famiglia. Quando, a motivo della guerra, gli italiani hanno cominciato ad essere odiati, loro sono andati in rovina. Vendeva abbigliamento, giacche, maglie. Quando si è fatto un po’ grosso ha fatto andare i 3 fratelli. Giuseppe, Ottavio, Enrico ed una sorella, Vittorina, che guardava i bimbi, faceva i lavori di casa. Loro hanno continuato a fare gli ambulanti fino al periodo della guerra. Lui alla fine ha aperto un grosso negozio dove riforniva gli ambulanti: lui dava la roba gratis e loro la pagavano dopo averla venduta. Li riforniva giorno per giorno ed ogni sera gli dava da mangiare. Tutti imparavano bene la lingua francese. Saverio faceva anche produzione, tutto abbigliamento da lavoro. Mia madre Pierina, è andata pure per accompagnare il padre di Saverio, e là si è fermata poi per fare pantaloni; Saverio aveva avuto anche una grossa commissione dall’esercito francese. Quando è tornato, negli anni ‘30 ha fatto fare una casa per il padre comprandogli anche un piccolo podere. Loro giravano “alle case”, da ottobre cominciava a nevicare e dall’ombrello dovevano sbattere di frequente la neve. Ottavio e Giuseppe hanno sempre girato con una valigia o cassetta, come si vede nelle foto. Saverio ha avuto dei figli e per loro la disgrazia è stata la guerra, lui è morto presto ed i giovani Mariusse, Guglielmo, Savere, quando è scoppiata la guerra hanno caricato un vagone di merci ed alla frontiera gli hanno portato via tutto. Erano appoggiati da una sorella, Paola e sono andati a vivere a Lavagna dove stavano presso il genero. Finita la guerra sono ripartiti per la Normandia dove, secondo il genero, ci sarebbe stato molto da lavorare in seguito allo sbarco degli americani. In Normandia hanno rifatto fortuna con un’impresa di lavoro. Alla fine della guerra Ottavio ed Enrico sono andati invece a Digione dove non gli hanno dato la licenza da ambulanti e si sono adattati a lavorare in una fornace. Enrico è andato poi a lavorare in una ditta di ceramica, lui ha 4 figli che vivono ancora là. Ci sono altre persone nella Loira di Tresana. Ottavio è tornato alla fine in Italia e Giuseppe non è più tornato via dal tempo di guerra. Di altre famiglie sappiamo dei Pasqualini con tre figli: Luigi, Romeo e Giuseppe di Popetto di Tresana sono andati nell’Alta Savoia. Ferruccio è rimasto in Italia invece ed ha fatto l’ambulante a Prato, prima con la bicicletta e poi con un camion. Anche dal paese di Careggia molti contadini e mezzadri sono partiti. Barbieri Pietro andava “alle case” ad Alessandria dove ha fatto fortuna ed ha aperto un negozio ad Alessandria in centro. Ora vive di rendita. Appena sistemato ha fatto venire Antonio e 4 nipoti tutti instradati. Lui dava la roba e li ha fatti sistemare tutti: Romeo, Narciso, Carletto e Renato Ruffini Pietro Barbieri ha avuto 4 figlie che hanno fatto grandi affari ed addirittura hanno una tenuta con vigneti a Valmadonna. Uno tra i primi a partire è stato Vannini Enrico. Era titolare di un negozio di abbigliamento, chincaglieria e merceria ed aveva anche un lanificio dove la lana veniva presa grezza, portata in filatura e poi tinta a Giussano ed alla fine distribuita agli ambulanti che vendevano al minuto. Aveva una dozzina di ragazzi intorno ai 14, 15 anni che andavano in giro a vendere e dormivano nelle soffitte ad Erba in Provincia di Como. Dopo la guerra, aveva messo su un magazzino all’ingrosso sempre di articoli di maglieria. Da Lorenzana, frazione di Tresana sono partiti molti di questi garzoni. Luigi Ambrosi ha fatto un po’ di soldi e si è messo per conto suo. Il figlio continua tuttora a fare il grossista ad Erba. Alcuni prima con la bicicletta e poi in macchina sempre “alle case”. Altri si sono buttati ai mercati con i banchi come Antognotti Pietro di Corneda. Di Careggia abbiamo Pietrini Carmelo. Lui faceva un po’ di contrabbando e ne aveva 3 di garzoni: Donnini Sandro, Euclide Bianchini, Mori Ernesto. Lui era specializzato in roba di pelle e riusciva ad avere dei prezzi buoni. Era ad Intra – Novara – e con le donne si è perso una fortuna, ne avrebbe avuto un treno di soldi. Era un mago del vendere. Aveva una buona dialettica nonostante la seconda elementare, tutti quelli nominati non avevano più della seconda elementare, nessuno era istruito. I 3 fratelli Brunetti, Mario, Salvatore e (?) in treno giravano con le valigie e cassette, avevano dei permessi speciali dalle ferrovie. Sempre ad Intra. Tomà Carlo, Pino, Silvano loro facevano la riviera, da Chiavari in là con i banchi a fare i mercati. Antonieli Amelio ed il figlio Luigi in Riviera, a Sestri Levante. Ambrosi Mario ad Alberga faceva i mercati, il padre, Ambrosi Alberto, era uno di questi partiti a girare con le cassette. Califfi Eugenio ed Orazio sempre ad Intra Pietrini Piero e Leopoldo, hanno messo su una piccola fabbrica di cinture e borse sempre ad Intra. In Val d’Aosta c’è stato Morelli Venelio ed Antonio che, partiti da Corneda, vanno a Sation. All’inizio erano ambulanti e poi hanno fatto un grande palazzo. Con un borsone in spalla, andavano a servire gli operai a Cervinia, loro compravano e rivendevano. Gussoni Bruno era a Veres, Sebastiani Nello a Ponte San Martino, ora c’è la figlia con il marito. Bassi Osvaldo – figlio – il padre è partito prima. Il figlio ha aperto un bel negozio di pelletteria. Gregari Oreste padre e figli. Da Barbarasco è partito Bianchini Gino e la moglie che giravano, lei con la cavagna e lui con le valigie; quando il figlio ha preso la patente ha cominciato a far mercati di pelletterie toscane ad Azzano San Paolo, sulla strada cha va a Crema. I librai erano i Tarantola di Catizzola. Il padre era dottore con 4 figli: Luigi, Ulisse, Ottavio ed Alfredo. Ulisse a Milano, in piazza Cavour ha tenuto una bancarella vicino al Duomo. Alfredo a Brescia, faceva lo stagionale con un banco di libri alla fonte di San Pellegrino. Ottavio a Pavia. Luigi a Bergamo e Tarantola Attilio a Brescia. Lorenzelli Giulio, analfabeta, aveva un carretto e si metteva vicino alla stazione di Bergamo. Non amava il denaro, era un anarchico, un vero credente, lui amava il gioco ed il vino, non considerava il denaro, dava in beneficenza e lasciava spesso il banco per fare la partita; era stimato, la gente comprava e gli lasciava i soldi sul banco. Esperto in libri antichi, dalle copertine ne capiva il valore, nonostante fosse analfabeta sapeva stimare il valore dei libri. Vannini Venelio di Lorenzana faceva il grossista a Cossato di Vercelli: i garzoni erano 3 o 4. Bortoli Alfredo di Corneda aveva un banco di profumerie, cinture e chincaglieria fuori dalla stazione di Milano. Pinotti Almo era ambulante a Bergamo dove faceva i mercati. Figlia e figlio continuano l’attività a Bergamo. Ambrosi Carlo ed Adriano, padre Adamo, ambulanti di Corneda a Bergamo. Biasini Camillo – di Arpiola – faceva tutta l’Emilia con sede a San Giovanni in Persiceto, partito con le cavagne e poi ha preso un carro con cavallo (il figlio è quello del negozio Quinta Strada ad Aulla). Filippi Ottorino e Giuseppe di Barbarasco emigrati a Torino il primo ed a Giussano il secondo. Ottorino ha messo su una ditta dove faceva cinture. Quartieri Fernando sempre a Torino. Ha fatto andar via poi Giovanni e Benito ed avevano un negozio di intimo ed un magazzino all’ingrosso.