scheda storico artistica di Palazzo Farnese

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scheda storico artistica di Palazzo Farnese
Palazzo Farnese
A
rmonioso e imponente, Palazzo Farnese è uno degli edifici fra i più emblematici
del Rinascimento e rappresentativi delle relazioni tra Italia e Francia dal XVI° secolo.
La sua storia è intimamente legata a quella della famiglia Farnese. Originari del nord del Lazio,
i Farnese, guerrieri al servizio del papato, avevano accumulato una straordinaria ricchezza e un’incomparabile notorietà, nel corso
del Cinquecento, grazie al cardinale Alessandro Farnese divenuto papa Paolo III che assicurò alla famiglia ricchezza e celebrità.
Nel 1731, Antonio Farnese morì senza lasciare eredi. Poiché Elisabetta, ultima discendente della famiglia si sposò con
Filippo V di Spagna. I beni dei Farnese passarono nelle mani dei Borboni di Napoli.
Edificato e decorato per esaltare la recente gloria della famiglia, il palazzo nasce dalla volontà di Alessandro. Nel 1495,
l’allora cardinale, Alessandro, acquista una casa fortificata che decide di ricostruire nel 1513, affidando i lavori all’architetto
Antonio da Sangallo il giovane, allievo di Bramante. Quando, nel 1534, Alessandro è eletto pontefice con il nome di Paolo
III, il palazzo viene ulteriormente ingrandito. Nel 1589, dopo 75 anni di lavori diretti da quattro famosi architetti: Sangallo,
Michelangelo, Vignola e Giacomo della Porta, la costruzione viene portata a termine.
Dal 1635, il palazzo ospita i rappresentanti dei re di Francia presso la Santa Sede. Oggi, è la sede dell’Ambasciata di
Francia in Italia e dell’Ecole française de Rome che s’istallarono rispettivamente nel 1874 e 1875.
Nel 1911, Palazzo Farnese fu acquistato dal governo francese, successivamente, nel 1936, fu ricomprato dall’Italia. Da
allora e per una durata di 99 anni, l’edificio è affittato alla Francia, per la simbolica cifra di un euro, in cambio della
manutenzione. Il palazzo è oggetto di cure scrupolose e di un ampio programma di restauri finanziati dallo Stato francese,
come ad esempio la pulitura della facciata principale che ha rivelato lo splendore dei colori originali nel 1999. In seguito, la
facciata verso il Tevere, il cortile e il salone dell’Ercole hanno ritrovato la loro sontuosità iniziale.
La facciata
La realizzazione della facciata fu affidata ad Antonio da Sangallo, primo
architetto del palazzo. Alta 29 metri e larga 57, la facciata costruita in
mattoni e travertino, è stata terminata, nel 1549, alla morte di Paolo III.
L’assenza di pilastri e di linee sporgenti danno all’insieme equilibrio e
simmetria. Michelangelo portò avanti l’opera di Sangallo nel 1546: fu lui
ad ideare il cornicione che incorona la facciata. Composto di una larga
fascia di fiori di giglio, nasconde elegantemente il tetto. L’architetto
proseguì le modifiche aprendo la loggia del primo piano circondandola
con quattro colonne verde antico in cui inserì lo stemma pontificale con
sopra le chiavi e la tiara. Gli scudi del cardinale Ranuccio, e del Duca di
Parma, Ottavio Farnese sono, invece, stati collocati successivamente
nel XIX° secolo.
La facciata, restaurata per il Gubileo del 2000, è senza dubbio, molto
vicina a quella del XVI° secolo. Sotto una spessa patina nera, il
restauro ha messo in risalto la facciata con colori luminosi e un
impianto decorativo di mattoni gialli e rossi con disegni geometrici
irregolari.
La piazza stessa e la via dei Baullari sono state realizzate in
funzione del palazzo, tra il 1536 e il 1545, dopo il riscatto e la
demolizione delle case che occupavano il sito. Le due grandi
vasche di marmo che provengono dalle Terme di Caracalla,
furono trasformate in fontane dai Farnese.
Stemma, impresa. Dal pavimento al soffitto, la presenza dello
stemma farnesiano testimonia ancora oggi la storia della famiglia. In
origine, di sfondo oro con sei fiori di gigli azzurri, questo stemma ci
riporta ai gigli fiorentini e a quelli dei Reali francesi. Sembra che i
Farnese, per distinguere il loro giglio da quello della monarchia
francese, avessero cercato di trasformarlo in iris. Bisogna distinguere i
segni araldici della famiglia (giglio) dalle figure allegoriche.L’unicorno,
simbolo di purezza, è la figura più usata dai Farnese. Quest’ultima è
ripresa nella decorazione dello stucco e nel decoro dipinto nella
galleria dei Carracci.
Paolo III Farnese. Alessandro Farnese (1468 – 1549), figlio di Pier-Luigi
Farnese e Giovanella Gaetani, studiò all’Accademia di Lorenzo di Medici
dove conobbe Pico della Mirandola. All’età di 25 anni, divenne un
giovane cardinale grazie alla sorella Giulia, secondo la pubblica
maldicenza. Fu eletto pontefice all’unanimità nel 1534, e prese il nome di
Paolo III che è considerato come l’ultimo papa del Rinascimento e primo
della Contro-riforma. Paolo III condusse una vita da principe umanista e
riformatore della Chiesa unendo il Concilio di Trento nel 1545. Mecenate
e amante dell’arte, fu il protettore di numerosi artisti tra cui Michelangelo
che lavorava alla Cappella Sistina e nel cantiere di San Pietro. Il suo
ritratto più famoso, opera del Tiziano, è esposta oggi nella galleria
Capodimonte di Napoli. La sua tomba disegnata da Michelangelo ed
eretta da Giacomo della Porta, si trova a San Pietro.
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L’atrio
Il vestibolo di entrata, ideato da Antonio da Sangallo, s’ispira
agli edifici antichi. Lungo 14 metri, adotta la pianta basilicale è
formata da una larga navata centrale e da due laterali più
strette, separate da antiche colonne di granito, provenienti dagli
scavi nelle terme di Caracalla. Il decoro scolpito sulla volta, in
stucco di marmo, è uno dei primi esempi, nel Rinascimento, di
recupero di una tecnica usata nell’Antichità.
Come nel secondo vestibolo che porta al giardino, il visitatore
trova nell’entrata due tipi d’ornamento del palazzo: sul soffitto a
cassettoni, il giglio e l’unicorno simboleggiano le velleità
dinastiche dei Farnese; l’allineamento dei busti degli imperatori
romani nelle nicchie evidenzia il riferimento al potere imperiale.
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2/
Lo scalone d’onore
Conduce al piano superiore, ovvero a quello nobile. La sua concezione rivela un
grande senso di modernità. Alla tradizionale “scala a vite”, subentra lo scalone
costituito da imponenti ringhiere che consente un’ascesa magistrale. A metà dello
scalone, una messa in scena è creata attorno di un “atrium” a cielo aperto che in
passato conteneva due fontane. Due sarcofaghi a scene mitologiche (Bacco e Ariana
e le Nove Muse) sono sormontati da rostri di navi da guerra romane, segno di vittoria
sul nemico. Gli stucchi del 1580 rappresentano dei gigli e due draghi, emblema di
Papa Gregorio XIII. La famiglia si mette così sotto la protezione papale.
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Le gallerie
Le gallerie, con i pavimenti di mattonelle verniciate, per la maggior parte originali,
sono ornate da una pittura eseguita negli anni 70, alla maniera del pittore Balthus,
allora direttore della Villa Medici.
Plan du premier étage
Quadro: Tiziano, Paolo III e i suoi nipoti.
Questa copia di Paolo III e i suoi nipoti è un bell’esempio delle ambizioni politiche della famiglia Farnese. Al centro Paolo III anziano
papa di 77 anni con lo sguardo ancora vivo, è inquadrato dai suoi due nipoti, simboli dei poteri temporali e spirituali della famiglia : il
Vice-cancelliere della Chiesa, Alessandro, in veste di cardinale, aspira a poter occupare un giorno il posto di suo nonno. Ottavio, Duca
di Parma, è il rappresentante dei possedimenti terrestri dei Farnese chi dal 1545 al 1731, regnano sui Ducati di Parma e di Piacenza.
La mano destra mancante del papa sembrasse essere un’incompiutezza del ritratto o la vendetta di Tiziano, per non essere stato
pagato per la sua opera. Il quadro originale è conservato al Museo Capodimonte di Napoli.
4/
La galleria dei Carracci
↑ Salone rosso ↑
1.Bacco e Arianna
Famosa per i suoi affreschi, la galleria porta il nome dei fratelli Annibale e Agostino
Carracci, originari di Bologna, che la decorarono dal 1597 al 1607. E anche un
luogo privato di passegiate e di mostre nel palazzo: nelle nicchie, erano esposte
delle statue antiche.
2.Diana e Pan
Terminata nel 1600, la volta illustra un soggetto mitologico: gli Amori degli Dei
ispirato alle Metamorfosi di Ovidio. Tale tema profano situato nel palazzo
cardinalizio dopo la Contro-riforma ha sorpreso i contemporanei, e rimane
eccezionale. La decorazione sembra essere stata realizzata in occasione del
matrimonio, nel 1600, tra Ranuccio Farnese e la nipote del papa, Clemente VIII,
Margherita Aldobrandini. La galleria dei Carracci ha rinnovato in profondità il genere
del grande decoro, inaugurando un nuovo rapporto tra poesia e pittura.
La difficoltà di una tale decorazione, in una galleria stretta 20 m su 7, fu risolta dalla
creazione di un’architettura finta come questo secondo cornice dipinta, visibile negli
angoli. In un gioco di materie, questo processo d’illusionismo in pittura mescola
scultura, pittura e architettura: Atlanti in grigio che sembrano di marmo; ai
medaglioni che imitano il bronzo; e, dai falsi quadri dipinti, o “quadri riportati”, ispirati
da Raffaello, che appaiono come appoggiati sulla volta.
La scena centrale rappresenta il trionfo di Bacco e Ariana copiato da un sarcofago
antico. Gli ignudi ci riportano all’influenza della Cappella Sistina di Michelangelo
sugli artisti.
Le pareti sono essenzialmente l’opera degli allievi dei Carracci, fra cui il
Domenichino, autore dell’affresco La vergine all’unicorno. Qui, la scelta della storia
del virtuoso Perseo salvando Andromede sulla roccia rivela un’intenzione
moralizzatrice che attenuerebbe l’effetto libertino della volta.
La galleria del Palazzo Farnese, decorata principalmente da Annibale è considerata
ancora oggi come il suo capolavoro.
5.Appolo e Giacinta
3.Mercurio e Paride
4.Giove e Ganimede
6.Polifemo e Galatea
7.Polifemo e Aci
8.Giove e Giunone
9.Venere e Anchise
11.Diana e Endimione
12.Glauco e Scilla
(o Venere)
13.Cefalo e Aurora
14.Perseo e Fineo
15.Perseo e Andromeda
16.Vergine all’unicorno
La volta
Tecnica dell’affresco e Restauro. Tecnica di pittura murale. L’esecuzione dello spalmo applicato sulla parete, intonaco (sabbia + calce), deve
essere veloce quando quest’ultimo è ancore fresco, affinché penetrano i pigmenti di colori con la reazione chimica. Alcune prove di pulitura nella
galleria dei Carracci realizzate nel 1994 sono ancora visibili: una fascia chiara appare sull’affresco centrale della volta. Dei gradi di pulitura sono
percettibili sui capitelli dei pilastri, sulla parete destra dell’entrata. Per dare un aspetto “antico” alla galleria, le pareti erano state ricoperte d’olio e di
cera.
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5/ Il salone rosso
Questo salone, all’epoca chiamato “salone dei filosofi”,
conteneva fino al 1787 i busti antichi di filosofi e poeti greci.
Trasferita dai Borboni, questa collezione si trova oggi al Museo
archeologico di Napoli. Il camino di marmo e il soffitto a
cassettoni sono del XVI° secolo. Negli anni 1860, Antonio
Cipolla diede un colore caffè-latte tanto particolare al legno di
soffitti. I Borboni istallati nel palazzo alla metà dell’ottocento
avevano chiamato quest’artista anche per il restauro dei saloni.
Cipolla è l’autore anche di decori dipinti e dei plinti di falso
marmo che si trovano nei saloni.
A notare : quattro arazzi della Manifattura dei Gobelins.
Vicino al camino : ll ratto d’Europa da Jean-Baptiste Pierre, Venere e
Vulcano da François Boucher. Sulle pareti adiacenti : Le nozze di Psiche
da Giulio Roman, Il matrimonio di Zefiro e Flora da Pierre Mignard.
6/ Il salone bianco
È detta “Camera della Regina Cristina” poiché la Regina di
Svezia l’occupò dal dicembre 1655 al luglio 1656. Luterana
convertita al cattolicesimo, s’installò a Palazzo Farnese dopo la
sua abdicazione.
Il soffitto a cassettoni porta le armi del cardinale Odoardo
Farnese che commissionò anche la terrazza costruita nel 1603,
visibile dalla finestra. Quest’ultima collegava direttamente il
palazzo al palazzetto di Odoardo, un padiglione sul giardino da
si poteva fuggire dalla vita di corte. Inizialmente, questa terrazza
terminava con una loggia affacciata al Tevere.
È in questo salone che Camille Barrère, uno degli ambasciatori
francesi emblematici dell’inizio del XIX° secolo, aveva il suo ufficio.
Sembra che fu questo in cui avvenne l’incontro tra Laval e
Mussolini e dove venne stabilito l’acquisto del palazzo da
parte dell’Italia.
A notare : due arazzi della Manifattura dei Gobelins sulla Vita di
Don Chisciotte.
7/ Il salone giallo
Come nei saloni precedenti e nel seguente, Cipolla è
l’autore del fregio dipinto verso il 1862 e il 1863. Il
soffitto a cassettoni è ornato dallo stemma del
cardinale Alessandro e di quattro simboli che ci riporta
alla famiglia Farnese: Pegaso, i gigli farnesiani, uno scudo, una
nave.
A notare : una copia del Luigi XV giovane, di Van Loo, e due
arazzi sulla Vita di Giasone de la Manifattura dei Gobelins.
8/ Il salone delle firme
Sulle pareti sono esposte tre elementi degli affreschi che
decoravano inizialmente il palazzetto di Odoardo del quale
decorazione fu eseguita da Annibale Carracci e i suoi allievi.
Sono stati staccati nel XIX° secolo. Il Domenichino realizzò
questi affreschi nel 1603, un anno dopo il suo arrivo a Roma.
Sono tutti ispirati a temi floreali, simbolo dell’influenza di
Annibale Carracci nella storia della pittura del paesaggio.
Rappresentano i miti Apollo e Giacinto, la morte di Adone e
Narciso che si trasformarono in fiori: il giacinto, l’anemone, e il
narciso. Questo tema è infatti collegato all’emblema dei Farnese.
Nella galleria, il busto di Paolo III, secondo Guglielmo della
Porta, inquadra l’entrata dei più piccoli saloni, “Camerini”,
decorati da Antonio Cipolla.
9/ Il Camerino
Il gabinetto del cardinale, o Camerino Farnese, è la prima
opera dei Carracci a Roma, eseguita su incarico del giovane
Odoardo Farnese. Il soffitto a volta decorato da affreschi tra il
1595 e il 1597, è una messa in scena delle virtù del cardinale
presentato come principe filosofo. Dipinto nel quadro centrale,
con i tratti somatici dell’Ercole deve scegliere tra il vizio e la
virtù. Il piacere, personificato da una bella donna, indica una
strada accessibile e fiorita ma che porta alla miseria. La virtù
segnala un camino laborioso che porta a Pegaso, simbolo della
famiglia. Ormai, l’originale di questo affresco a olio è esposto
nella galleria Capodimonte a Napoli. Ai due lati della tela, i
medaglioni rappresentano l’emblema del cardinale : tre gigli
porpora legati con una banderuola dove compare in greco
“credo all’aiuto di Dio”. Il motivo in grigio imitando lo stucco è
completato da satiri e da virtù. Sopra le porte, Ulisse scappa ai
tentativi della magica Circe e delle Sirene grazie all’aiuto di
Mercurio e Minerva. Questa decorazione mostra un esempio
delle virtù alle quali si ispara il giovane Farnese.
10/ La sala dei possedimenti
Nel 1860, Francesco II di Borbone e Maria-Sofia di Baviera,
discendenti dai Farnese, costretti a lasciare Napoli, s’istallarono
a palazzo. Probabilmente, dipinto da Antonio Cipolla per la
sistemazione degli appartamenti del re, questo salone ha una
decorazione particolare di grotteschi e di motivi pompeani e
romantici circondati a pannelli che presentano paesaggi, città,
dimore, tutti i possedimenti dei Farnese. Fra queste:
Caprarola, Piacenza, il ducato di Parma. Sul soffitto, la corona
dei rei di Napoli si sovrappone le armi della famiglia Farnese.
11/ La sala dei Fasti
farnesiani
Ufficio dell’ambasciatore, questo salotto di 150m2 era
il salone di gala della famiglia, che si affaccia su
piazza Farnese tramite il balcone di Michelangelo. Il
soffitto, probabilmente realizzato da Sangallo,
sembrerebbe essere il più antico del palazzo.
Il decoro di questo Salotto dipinto commissionato dal cardinale
Ranuccio a Salviati, artista manierista fiorentino, fe eseguito fra il
1552 e il 1558. Alla morte del pittore, Taddeo e Federico Zuccari lo
completarono dopo il 1565. Le grandi composizioni centrali,
incorniciate da figure allegoriche illustrano i fatti gloriosi della famiglia
Farnese che danno il nome alla sala.
Il decoro di Salviati fu progettato simmetricamente attorno alla
glorificazione di due membri fondatori della famiglia. Come
nella sala delle udienze al Palazzo Vecchio di Firenze, Salviati
mescola architettura finta e scene storiche con fini politici :
esaltare la lealtà della famiglia nei contrasti della Chiesa.
Di fronte al camino, è presentato l’archetipo dell’eroe Farnese,
Ranuccio il Vecchio che, alla testa dell’esercito papale,
conquista le terre famigliari.
La parete opposta è dedicata a Paolo III, in apoteosi, seduto tra
la pace e la prosperità. A destra,fu il promotore. A sinistra, la
pace di Nizza, nel 1538, mette in scena Carlo Quinto e
Francesco I°. Le scene dipinte che imitano l’arazzo, e attribuite
ai fratelli Zuccai, si trovano sulle altre pareti. Sotto, le figure
antiche in trompe l’œil risalgono al XIX° secolo.
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5/
Il Salone dell’Ercole
Inizialmente “sala delle guardie”, questa sala ha delle
dimensioni monumentali, alta 18 m, in seguito alle modifiche di
Michelangelo, si estende su due piani. Le pareti rimaste spolie
dovevano essere decorate dai fratelli Carracci. Oggi una serie
di busti di imperatori posti in nicchie dorate. I due arazzi della
Manifattura dei Gobelins, del XVII° secolo, sono la riproduzione
dagli affreschi delle Stanze di Raffaello al Vaticano. Si tratta
dell’Incendio del Borgo miracolosamente circoscritto dal papa,
e Paolo III che ferma Attila alle porte di Roma.
Due virtù allegoriche scolpite da Guglielmo della Porta,
l’Abbondanza e la Carità, erano destinate al sepolcro di Paolo
III a San Pietro. Furono trasferite al palazzo nel XVI° secolo e
attorniano un camino di marmi policromi realizzato dal Vignola.
L’Ercole Farnese, una copia del bronzo scolpito dal greco
Glicone, dà ormai, il suo nome al salone. Essò troneggiava
sotto le arcate del Cortile d’onore. Ercole è riconoscibile dalla
clava e dalla pelle del leone vinto. Diversi frammenti
sparpagliati della statua furono ritrovati nel XVI° secolo e poi
furono assemblati. Le gambe rifatte da Guglielmo della Porta
illustrano questa pratica abituale del restauro degli antichi, nel
Rinascimento.
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6 / l Cortile
Il piano-terra del Cortile riflette il più fedelmente l’ispirazione
antica di Sangallo. Le arcate e le colonne sono una ripresa del
Teatro di Marcello scoperto alla stessa epoca. La loro forma
doveva dimettersi ai due piani superiori, progettando delle
logge a tutti livelli.
Tra il 1546 e il 1549, Michelangelo chiude le logge dei due corpi
laterali del primo piano, e ritma la facciata dell’ultimo con dei
pilastri in uno stile rinascimentale. Il suo fregio di ghirlande di
frutta e maschere, sembrano beffarsi del primo fregio al motivo
antico di trofei di armi. Michelangelo sussiste anche i frontoni
triangolari con dei frontoni semi-circolari. L’architetto conserva
la sovrapposizione dei tre ordini architettonici: ordine dorico,
ionico, e corinzio.
La simmetria che si può osservare nel cortile è compilata
quando all’occasione della visita del re di Napoli nel 1818, sono
chiuse le due logge rimaste del primo piano.
La bicromia del pavimento non è fortuita: si riferirebbe ai
mosaici antichi con figure nere su sfondo bianco ritrovate per la
costruzione delle fondazioni del palazzo.
E interessante notare come gli antichi siano stati usati nello
XIX° secolo: dirigendosi verso il giardino del palazzo, si ammira
la composizione eteroclita immaginata da Antonio Cipolla a
partire dai frammenti provenienti da diverse rovine romane.
Il collezionismo farnesiano. Palazzo Farnese, che negli XVI e XVII° secoli, avrebbe ricoverato quasi 600 opere, era il luogo per una delle più ricche
collezioni d’antichità del periodo. Per esempio, le opere più famose portano ancora oggi il nome del loro collezionista : tale l’Ercole Farnese, il Toro
Farnese, la Tazza Farnese.Dalla fine del XV° secolo e soprattutto dall’impulso dato da Paolo III, mecenate e appassionato d’arte, e il suo bibliotecario
Fulvio Orsini, i Farnese collezionano le antiche statue, gli arazzi, medaglie, e mobili accumulati durante le guerre, acquistati o provenienti da scavi
archeologici. Le statue antiche erano esposte sotto le arcate della corte e nel giardino del palazzo, ma anche nella famosa galleria dei Carracci, ideata
come un scrigno per questa collezione. I Farnese seguivano la moda delle grandi famiglie romane come quelle di possedere un gabinetto di antichà, che
dovevo conferire al di là del carattere decorativo delle opere, un sentimento di prestigio e di ricchezza alla famiglia. Al XVIII° secolo, la collezione venne
trasportata nelle residenze dei successori dei Farnese a Napoli e a Parma, lasciando il palazzo vuoto delle sue ricchezze. La maggior parte delle opere
della collezione Farnese si trova oggi al Museo archeologico e al Museo Capodimonte di Napoli. Il mobile, che si può vedere oggi nelle gallerie del
palazzo, appartiene al mobile nazionale.
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La Facciata esteriore
Ultima parte edificata, la facciata concepita dal Vignola, terzo architetto del progetto, vene ultimata nel 1589 da Giacomo della Porta. Un
architettura molto simile a quella delle ville romane con la sua loggia a tre arcate che si alzano al secondo piano del palazzo. Questi
ultimi artisti mescolano vari stili del passato, riprendendo i fregi e i due tipi di frontoni. Il cornicione realizzato da Michelangelo, lungo 1,50
m, nasconde elegantemente il tetto.
Gli stemmi con sei fiori dei gigli Farnese sono sempre presenti.
La pianta originale prevedeva due entrate distinte per i due figli di Alessandro Farnese. Questa divisione del palazzo sussiste ancora
oggi. La parte pubblica è orientata verso piazza Farnese, invece, la parte privata, aprendosi verso il giardino, è composta dalla galleria
dei Carracci al primo piano, e dalla residenza privata.
Michelangelo voleva realizzare un ponte per leggare, in una prospettiva assiale, il palazzo alla Villa Farnesina all’altra sponda del Tevere.
L’ Ambasciata di Francia in Italia Vi augura una buona visita.
Documento a cura dell’Ambasciata di Francia in Italia
Redazione : Violène Verduron e Marie Zago.
Si ringrazia l’Ecole française de Rome, l’Ufficio tecnico francese in italia (STBI) dell’Ambasciata di Francia in Italia,
Maurizio Amore, Umberto Pisa, e Ludovic Scarrone.
Roma, Marzo 2007
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