immagini e didascalie

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immagini e didascalie
IMMAGINI E DIDASCALIE
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IMMAGINI
DIDASCALIE E DESCRIZIONE
Scena misterica (cd. Nozze Aldobrandine), età augustea
Affresco, 133 x 279 x 13,5 cm
Città del Vaticano, Musei Vaticani
Scoperto nel 1601 sotto Clemente VIII dentro un’antica stanza
in zona Esquilino, il frammento fu staccato insieme al supporto
murario e tenuto per un periodo in un luogo chiuso; la pittura è
documentata dal 1659 nella raccolta di Pietro Aldobrandini in
un padiglione appositamente eretto della Villa Aldobrandini a
Magnanapoli. Dopo la vendita di Villa Aldobrandini il dipinto
approdò al Vaticano nel 1818, venduto a Pio VII. Venne
esposto nell’appartamento Borgia, e ricevette una cornice dorata
in stile impero con scritta commemorativa del diciottesimo anno
del pontificato di Pio VII. Il dipinto riscosse cospicua fortuna e
venne così riprodotto in stampe, disegni e copie, non solo per la
rarità della sua iconografia, ma anche per gli aspetti formali e
per i colori, e stimolò l’immaginazione di diversi pittori, tra cui
Rubens.
01
Ercole e Telefo, IV stile, 50-79 d.C.
Affresco, 229 x 192 x 22,3 cm
Napoli, Museo Archeologico Nazionale
Il quadro proviene dalla cd. Basilica di Ercolano. La Basilica, nota nel
Settecento come Tempio di Teseo o di Ercole proprio in virtù dei
quadri, è sepolta sotto la moderna Ercolano. Incontrare il tema di Ercole
e Telefo a Ercolano nocapostipite degli Attalidi (gli abitanti di Pergamo
sono Telephidai, e, attraverso Telefo, i sovrani sono figli di Eracle e
allora discendenti di Zeus) è confrontabile con la storia di Romolo e
Remo, e non è allora fortuito che le biografie di Telefo e Romolo
figurino come vite parallele nell’opera di Plutarco, mentre i due soggetti
compaiono quali pendants nel repertorio figurativo non solo ellenistico,
ma anche romano-imperiale. Inoltre, Ercole è il fondatore di Ercolano.
02
Le tre Grazie, IV stile
Affresco, 63 x 60 cm
Napoli, Museo Archeologico Nazionale
Il quadretto decorava la zona mediana di una parete del tablino della
casa di Titus Dentatius Panthera a Pompei. Al centro della
composizione sono le Tre Grazie, le tre sorelle, figlie di Zeus ed
Eurinome, che raffigurano i diversi aspetti del fascino femminile, lo
splendore (Aglaia), la gioia (Eufrosine), e la prosperità (Talia). A
differenza della più variegata iconografia del corrispettivo greco delle
Charites, che incedono tenendosi per mano, danzano intorno ad un
altare o si muovono in processione, il repertorio iconografico delle
Grazie romane si mostra come standardizzato, fissato pressoché senza
varianti e come tale riproposto nelle innumerevoli versioni su mosaici,
pannelli pittorici, sarcofagi. Il gruppo, chiuso e ben costruito, mostra le
tre giovani avvolte in un serrato abbraccio, le due laterali di prospetto,
quella centrale di spalle, le braccia distese in orizzontale ad abbracciare
le altre due.
03
Ritratto femminile, fine età traianea, 110-130 d.C.
Tempera su tavola, 42,5 x 23 cm
Edimburgo, National Museums Scotland
04
Rinvenuta nella stessa tomba al di sotto di una mummia-ritratto
maschile e al di sopra di una mummia non decorata. Ritratto di una
giovane donna riccamente ornata, con tratti rotondi e regolari.
Grande cura è prestata alla elaborazione plastica del viso,
all’acconciatura e all’ornamento. Alla luce del ricco ornamento, è
facile comprendere il motivo per il quale la giovane fu chiamata
“La Fanciulla dei Gioielli”. Sebbene i gioielli non siano dipinti
realmente con pigmenti aurei, ma soltanto indicati nella tonalità del
giallo, senza dubbio ciò rimane un segnale della ricchezza di colei
che li indossava (e certo della famiglia).
1
Ritratto maschile, 110-140 d.C.
Encausto su legno, 41 x 20 cm
Berlino, Staatliche Museen zu Berlin – Antikensammlung
05
Dopo la rimozione delle aderenti bende della mummia gli strati di
colore a tratti si sono staccati. La tavola fu accuratamente tagliata in
antico su tutti i lati per l’inserimento nella mummia. Nella zona del
collo sono visibili resti di colore rosso, che segnano l’ovale del volto
come visibile sull’involucro della mummia, tinta in rosso. La tavola
mostra un giovane uomo con barba corta ed acconciatura a ciocche
lisce, tipica dei ritratti di età traianea.
Ulisse e le sirene, 50-75 d.C.
Affresco, 34 x 33,5 cm
Londra, The British Museum
06
Il quadro, bordato da una fascia amaranto con filetto bianco, è stato
staccato da una parete a fondo nero. La nave di Ulisse al centro in basso
avanza verso sinistra, con prora e prua a forma di collo di cigno; la vela
è ammainata, mentre l’eroe è legato all’albero. Ai due lati, sulle rocce si
appollaia il terzetto musicale delle Sirene, così fissate secondo una
convenzione figurativa già tardo-arcaica; qui esse si ripropongono come
esseri ibridi con corpo di uccelli e testa e braccia umane, secondo la
vecchia iconografia teriomorfa. All’estremità sinistra si nota un
mucchio di scheletri, crani e ossa sparse degli incauti naviganti; sul
fondo spicca una grande isola (di Circe?), su cui paiono trovarsi in scuro
una specie di edificio e, accanto sulla sinistra, un qualcosa di non ben
distinguibile che arriva sino al bordo superiore, in cui R.P. Hinks, in via
ipotetica, riconobbe una tromba marina.
Ambulacro F di Villa della Farnesina (c.d. Galleria
Bianca)
Affresco, 202 x 670 x 3 cm
Roma, Museo Nazionale Romano
07
Pannello di II stile diviso in tre fasce orizzontali di misura differente
nelle quali il bianco del fondo domina incontrastato. La fascia
intermedia, la più grande, mostra una sequenza di esili candelabri. Dal
calice dei candelabri emergono eleganti cariatidi femminili che reggono
un’esile ghirlanda di fiori. Nei riquadri si susseguono nature morte a
sfondo religioso, vedute paesistiche e scene belliche. Più complesse, e
magnifiche, le vedute paesistiche, nelle quali è superlativa la capacità di
costruire sempre nuove composizioni sulla base dei medesimi elementi,
che poi sono quelli elencati da Vitruvio nel De architectura e
ulteriormente definiti da Plinio, Naturalis Historia. Rientra
perfettamente nei topia vitruviani, dei quali abbiamo altri esempi a
Roma (domus di via Graziosa) ed a Pompei (Casa del Criptoportico). E’
possibile si tratti di uno dei pochi artisti di cui è noto il nome, Studius (o
Ludius), vissuto in età augustea.
Triclinio C della Villa della Farnesina (c.d. Stanza Nera)
Affresco, 210 x 870 x 3 cm
Roma, Museo Nazionale Romano
08
Parete di II stile suddivisa secondo fasce regolari di misura differente. A
differenza del corridoio F nei quali domina il bianco, impera il nero.
Partendo dal basso, c’è uno zoccolo nero decorato , seguono un listello
verde, un nastro giallo decorato con motivi floreali, una modanatura
verde, infine un listello rosso che funge da piano di posa per esili
candelabri con la base a calice vegetale e con fusto vegetale, dai quali
pendono magnifiche ghirlande di foglie . Le colonnine dividono il
campo centrale della parete in pannelli dal cui nero profondo emergono
paesaggi del tipo idillico-sacrale, in questo caso impostati non più solo
in lunghezza, ma anche in altezza. Sul fregio figurato, anch’esso su
fondo nero, scene di giudizio alla presenza di un personaggio seduto su
un trono senza spalliera. Il soggetto, come spesso in questi casi, resta
sconosciuto.
2
Grande Colombario di Villa Doria Pamphili
Affresco, Parete C e, 91,5 x 153,5 cm
Roma, Museo Nazionale Romano
09
Il termine “colombario” è utilizzato per definire un tipo di monumento
funerario caratterizzato dalla presenza sulle pareti di file di nicchie
destinate ad accogliere le ceneri dei defunti. Costruito in opera reticolata
con gli angoli in tufo tagliato a forma di mattoni, il colombario era in
gran parte ipogeo e aveva una pianta irregolare con un ambiente
romboidale cui si aggiunge lateralmente, quasi ad angolo retto, un
braccio minore. Le pareti del colombario sono scandite da nicchie, in
file regolarmente sovrapposte, per un totale di oltre 500 deposizioni. Al
di sotto di ogni loculo era dipinta una tabula ansata con il nome del
defunto; al posto delle tabelle dipinte erano documentate quattro lastrine
marmoree con il nome scolpito, di cui tre erano già scomparse alla fine
dell’Ottocento. Le pitture appartengono tutte alla decorazione originaria
del colombario e sono state eseguite da due o tre pittori. L’autore dei
paesaggi idillico-sacrali fa uso di una tecnica “impressionistica” e
appare dotato di una grande abilità nel dipingere, con poche pennellate
rapide e sicure, gli edifici e le figure che affollano i leggiadri paesaggi.
Il pittore degli uccelli e delle nature morte, e di alcuni quadri a carattere
non mitologico, è capace di associare pennellate di contorno ad una fitta
ombreggiatura e alla resa efficace di dettagli disegnati con linee sottili.
L’esecutore delle scene mitologiche, si caratterizza per uno stile
disegnativo, più ingenuo e più semplice, impiegando per le figure una
linea di contorno riempita di colore.
Paesaggi con scene dell’Odissea, 40-30 a.C. circa
Affresco, 176,5 x 421 x 11 cm
Città del Vaticano, Musei Vaticani
10
Il pannello fu scoperto, insieme ad altri, il 7 aprile del 1848 su un muro
all’interno di una domus aristocratica in via Graziosa (odierna via
Cavour); essi furono acquistati dal Comune di Roma e in seguito donati
il 2 gennaio del 1851 al Pontefice Pio IX. Gli affreschi, una volta
scoperti, furono distaccati da Pellegrino Succi e affidati al momento del
dono al Pontefice al restauro di Ettore Ciuli, che in larga parte li
ridipinse a tempera; tali ritocchi ottocenteschi hanno fortemente
compromesso i rapporti cromatici anche delle parti originali. Nelle
operazioni di distacco il ciclo fu diviso in otto scomparti; gli otto pezzi
furono poi ricongiunti a due a due in modo tale da formare quattro
quadri rettangolari.
Scenografia con statue e satiri: giovane con asta
Affresco, 63,6 x 48,1 x 5,5 cm
Napoli, Museo Archeologico Nazionale
11
Il dipinto rappresenta una figura virile sopra una mensola che si
staglia, in nudità eroica, su un fondo rosso cinabro; la posa è
ispirata alla statuaria greca di V secolo a.C. Il giovane ha il
braccio sinistro piegato coperto da una clamide drappeggiata
dipinta in grigio e illuminata con spesse pennellate di colore
bianco, che, aderente al fianco e alla coscia, scende appena sotto
il ginocchio; con la mano destra tiene, disponendola in
diagonale davanti a sé, una lunga lancia di cui tocca la cuspide
con le dita della mano sinistra, forse un po’ distrattamente,
nell’atto di testarne l’efficacia. Da dietro la schiena fa capolino,
stretta sul fianco sinistro, l’elsa d’oro della spada trattenuta dal
balteo.
Scenografia con statue e satiri: figura femminile
Affresco, 45 x 24,7 x 4,8 cm
Napoli, Museo Archeologico Nazionale
12
Rinvenuta nell’ottobre del 1745, il quadretto faceva parte
di una scenografia con statue e satiri di III stile maturo su
fondo rosso. Rappresenta una figura femminile
frontalmente, i cui attributi connotano come “offerente”
La figura potrebbe essere stata originariamente in
funzione di cariatide. L’immagine rieccheggia la scultura
greca di “stile severo” di V secolo a.C.
3
Natura morta su fondo nero, IV stile
Affresco, 33,5 x 82 x 6,5 cm
Napoli, Museo Archeologico Nazionale
Il quadretto di formato rettangolare raffigura una natura morta a
soggetto esclusivamente ortofrutticolo. Su fondo nero, al di sopra di un
piano d’appoggio costituito da una semplice linea orizzontale di colore
chiaro, sono due grappoli di uva, due melagrane e, sulla destra, otto
fichi maturi. La dissolvenza spaziale dello sfondo è una delle
caratteristiche più evidenti delle nature morte di IV stile, laddove nel II
e in parte anche nel III stile si continuavano a preferire scenari che
alludessero ad una ambientazione concreta, in armadi a sportelli aperti,
mensole degradanti o podii di diversa altezza.
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Coppia con figura femminile nuda, IV stile, età neroniana
Affresco, 69,5 x 45,8 x 5,5 cm
Napoli, Museo Archeologico Nazionale
L’opera proviene dalla Casa del Naviglio di Pompei. Il
pannello costituiva l’elemento centrale della zona mediana della
parete occidentale dell’oecus; i soggetti figurati sono
riconducibili alla sfera dionisiaca. Protagonisti della
decorazione sono un satiro, riconoscibile dalle orecchie
appuntite, e la menade che sorregge strettamente tra le braccia.
14
Figura con cornucopia
Affresco, 73,2 x 67,5 x 5,7 cm
Napoli, Museo Archeologico Nazionale
15
Il frammento è stato staccato dalla parete est di Casa del Naviglio,
decorato da vignette raffiguranti Menadi e Satiri in volo. La figura, un
genio alato, impugna una cornucopia e volge lo sguardo verso la figura
femminile seduta alle sue spalle che impugna uno scettro e la cui veste
si gonfia dietro il capo. Probabilmente si è voluto raffigurare Zefiro in
volo con Afrodite Urania alle sue spalle.
Ritratto maschile, età adrianea
Tavola stuccata, 37 x 21,2 x 0,2 cm
Monaco, Staatliche Antikensammlungen und Glyptothek
16
Tavola tagliata in antico per l’inserimento sulla mummia. La tavola
mostra il ritratto di un giovane uomo con colorito fresco e guance
rossastre. Stile pittorico e colori sottolineano la sensazione di
immediatezza e vitalità: la gamma di colori comprende tutte le tonalità
di bruni, gialli e rossi, che sfumano accuratamente uno nell’altro e
regalano al ritratto un effetto di naturale plasticità.
Ritratto, età neroniana
35,8 x 20,2 cm
Londra, The British Museum
17
Resti di resina e delle bende della mummia sul margine superiore della
tavola, tagliata già in antico per l’inserimento sulla mummia. Ritratto di
giovane donna con ovale del viso rotondo, in colori particolarmente
pastosi. L’acconciatura, come pure il tipo di orecchini e la tecnica
pittorica, consente di datare il ritratto ad età neroniana.
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Ritratto di uomo, età traianea
Pittura a encausto su legno, 42,1 x 23 x 0,24 cm
Londra, The British Museum
Tavola tagliata sul margine superiore e ai lati per l’inserimento nella
mummia. Il ritratto mostra un uomo di media età, il cui viso, così come
il busto nudo, è molto scurito. I capelli piuttosto corti, lisci e scuri, la
barba ispida accennata e il busto nudo atletico ricordano i ritratti
marmorei di Traiano in abito militare. Il ritratto nei margini superiori ed
inferiori non occupa interamente la superficie della tavola, cosicché
rimane visibile il legno bianco. In particolare, la larga striscia inferiore
acroma e la conclusione irregolare del taglio del corpo inferiore
chiariscono come il ritratto fosse realizzato soprattutto per la mummia.
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Ritratto virile in crisografia, prima metà del III secolo
Disegno su lamina d’oro applicata su vetro, diametro 4,4
cm; misure complessive con la base 12,7 x 4,5 x 3,4 cm
Arezzo, Museo Archeologico Nazionale “Gaio Cilnio
Mecenate”
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Il medaglione, di provenienza ignota, è un esemplare eccezionale di una
preziosa tecnica, la crisografia, che prevede l’esecuzione di un disegno
su lamina d’oro tramite intaglio e incisione, con particolari
eventualmente sovradipinti, applicata su vetro e poi sigillata da un
secondo strato di vetro molto trasparente. Tale tecnica riscosse grande
fortuna soprattutto nel III e IV secolo. A questa produzione appartiene
una ristretta serie di opere (circa una decina) che hanno per soggetto
ritratti miniaturistici; realizzati per una committenza elitaria, erano di
uso decorativo e/o celebrativo e destinati con ogni probabilità ad essere
montati come pendenti.
Ritratto femminile, IV secolo d.C., ca. 210-240 d.C.
Tempera su tavola, 31 x 17 cm
Zurigo, Archäologische Sammlung der Universität Zürich
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Il ritratto di una donna con capelli brizzolati si inserisce all’interno di un
più ampio gruppo di ritratti che raffigurano uomini anziani e che per
caratteristiche tecniche e stilistiche devono essere stati realizzati nella
medesima officina. L’acconciatura della dama da Zurigo si può ben
collegare alle acconciature delle principesse e delle donne private di età
media e tardo severa: i capelli hanno una scriminatura centrale, e
scendono al di sotto delle orecchie, coperte solo parzialmente; sulla
nuca sono raccolti in uno chignon o in una larga treccia.
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