Scacchi e paranormale

Transcript

Scacchi e paranormale
SCACCHI E PARANORMALE
Gli scacchi sono senza dubbio il gioco “mentale” per eccellenza. Il gioco origina dall’indiano Chaturanga (attorno
al VI secolo), e si è diffuso nel resto del mondo seguendo sostanzialmente due direzioni: quella occidentale che, attraverso
la Persia, ha portato il gioco in Europa dando luogo agli “scacchi occidentali” così come li conosciamo oggi; e quella
orientale, adattata in diversi paesi per dare vita agli scacchi cinesi, giapponesi, coreani ecc. Considerando tutte le varianti, è
certamente il gioco da tavoliere più giocato e conosciuto al mondo, nonché uno dei pochi ad avere professionisti con tornei
miliardari.
Le origini in gran parte misteriose, la forma affascinante dei pezzi, la natura del gioco, tutto sembra fatto apposta
per alimentare miti e leggende sul gioco. Esiste infatti una vastissima letteratura sull’argomento, immortalata nel celebre
film di Ingmar Bergman “Il settimo sigillo”, in cui il protagonista gioca una lunga partita con la Morte.
Una scena del film “Il Settimo Sigillo” di Ingmar Bergman
In tempi più recenti, non sono mancati i tentativi di trattare i pezzi come tarocchi, dando luogo alla
“scaccomanzia”, del tutto analoga alla cartomanzia1. Salute, Amore, Danaro, Successo, possono essere “letti” nei pezzi
scacchistici. Per fortuna, non risulta che la scaccomanzia abbia avuto alcuna diffusione significativa.
Paulo Boi gioca a scacchi con il diavolo. Da una leggenda italiana del XVI secolo.
Ma il vero contatto fra il mondo degli scacchi e quello del paranormale risiede nella parapsicologia, ed è di questo
argomento che tratterà questo breve articolo. La cosa, naturalmente, non è sorprendente. Negli scacchi, si confrontano due
cervelli: fondamentali sono la memoria, la capacità di calcolo, la fantasia e, indispensabile, la concentrazione. Un giocatore
distratto non andrà lontano, chi perde la concentrazione è perduto, e cosa meglio della telepatia per confondere le idee ad
una avversario ostico?
Come vedremo, molti giocatori professionisti usano dei piccoli trucchi psicologici per confondere l’avversario; si
dice in effetti che esistono due tipi di giocatori di scacchi, chi gioca contro la “scacchiera” (amanti delle combinazioni
eleganti, e della soluzione dei problemi) e chi contro l’”avversario” (privilegiando cioè l’aspetto agonistico del gioco), e
questo secondo tipo di giocatore esercita spesso una certa pressione psicologica sull’avversario, di cui in genere conosce
tutti i punti deboli.
Talvolta, giocatori battuti o osservatori esterni hanno tentato di attribuire delle sconfitte all’uso di poteri
paranormali da parte dell’avversario: è chiaro che in questo caso gioca la voglia di giustificare in qualche modo la sconfitta,
specie se maturata a causa di una clamorosa svista. Infine, vi sono dei casi di celebri giocatori di scacchi che realmente
credono nella telepatia: da Korchnoj a Vainstein o, restando in Italia, Vincenzo Nestler. Vedremo che, in qualche caso,
queste credenze hanno influenzato la carriera scacchistica del giocatore, con conseguenze anche pesantemente negative.
1. Suggestione o telepatia?
Gli attacchi psicologici durante il gioco fanno parte della storia degli scacchi2. Già Ruy Lopez, il più grande
giocatore del XVI secolo, suggeriva di orientare la scacchiera in modo che l’avversario si trovasse con il sole diretto verso
gli occhi durante il gioco3.
Wilheilm Steinitz, primo campione del mondo e tipico esempio di maestro che gioca “contro la scacchiera”, da
uomo fiducioso e ingenuo fu anche egli vittima di piccoli trucchi, per esempio in una celebre partita contro Isidor Gunsberg
nel campionato del mondo del 1890. Raggiunta la posizione in figura, Gunsberg giocò 20.Ch4, e si prese la testa fra le mani
in un gesto di disperazione, osservando il pedone in f2 isolato e sotto attacco. Steinitz cadde nel tranello e mangiò il pedone
con la Donna, trovandosi costretto ad abbandonare dopo 21.Ce4!
Gunsberg-Steinitz, partita 5 del campionato del mondo 1890. Posizione dopo 19…Dg4-f5.
La forma più semplice di suggestione è naturalmente quella di parlare durante la partita, benché questo sia proibito dal
codice scacchistico. Il maestro Dus-Hotimirski ha per esempio raccontato un tipico caso in una partita con il celebre
scacchista russo Alapin4. Nella posizione mostrata in figura, Alapin giocò Dd1 ed esclamò <<Presto avrete terminato!>>.
Dus-Hotimirski-Alapin
A questo, Dus-Hotimirski rispose <<per me è ora di abbandonare...>> e, fatta la mossa Ta5, aggiunse: <<ad ogni
modo, forse mangerete il pedoncino in f3.....>>;
Alapin, dopo aver pensato per circa 10 minuti, esclamò: <<Ed io dopo tutto me lo mangio!>> e mosse Dxf3??, e
dopo Ta3+ fece un gesto di meraviglia, mandò un grido, impallidì ed ammutolì. E’ chiaro che una simile svista era stata
causata dalla distrazione dal gioco, prodotta dalle chiacchiere.
Sussurri, insulti e paroline canzonatrici verso l’avversario sono pratica comune di molti altri scacchisti, ma le
tecniche di suggestione vanno ben oltre l’approccio verbale. Citiamo ancora Dus-Hotimirski, a proposito del modo di
influenzare l’avversario del grande maestro Nimzowitsch:
<<L’infinità di espedienti di Nimzowitsch erano primitivi e ingenui: egli ostentatamente, con precisione fotografica,
copiava tutte le mie pose ed i miei movimenti come in uno specchio..... mentre io pensavo ad una mossa, egli senza
necessità ansimava, soffiava, tirava come per caso la matita appesa ad un elastico sul tavolo facendole descrivere un arco
attorno al mio viso... girava la sedia, voltandomi le spalle, respirava pesantemente e fingeva di addormentarsi.....>>.
Anche Alexander Alekhine, campione del mondo fra il 1927 ed il 1947, usava la gestualità per confondere
l’avversario, come ricorda Botvinnik a proposito di un suo incontro nel torneo di Nottingham del 19365:
<<Quando vi era una posizione complicata, effettuata la mossa, Alekhine cominciava a girare attorno alla scacchiera come
un nibbio...al punto critico, nel cercare il modo di salvarmi, impiegai circa 20 minuti per riflettere, e per tutto quel tempo
Alekhine girava continuamente attorno al tavolo>>.
Infine, è naturalmente con lo sguardo che può esercitarsi una forte influenza psicologica sull’avversario. Con gli
occhi, infatti, tutti noi esprimiamo efficacemente il nostro stato d’animo: gioia, dolore, ansia, rammarico, sicurezza ecc.
Tutte sensazioni che un giocatore può comunicare al suo avversario con il solo sguardo, influenzandone la risposta. Niente
a che vedere con la telepatia, naturalmente, ma in alcuni casi, come quelli di Tal o Fischer, la capacità di usare lo sguardo
ha alimentato il mito dei giocatori “ipnotizzatori”, o capaci di suggerire telepaticamente mosse errate all’avversario.
2. Campioni del mondo “paranormali”
Le leggende sui poteri paranormali dei campioni di scacchi iniziano già con il secondo campione del mondo della
storia, il tedesco Emmanuel Lasker. A differenza del suo predecessore Wilhelm Steinitz, Lasker era un abile psicologo,
studiava attentamente le caratteristiche dell’avversario prima di affrontarlo e non disdegnava piccole pressioni
psicologiche, per esempio evidenziando i difetti e gli errori dei futuri avversari a mezzo stampa o in conferenze nei circoli,
in modo di metterli a disagio alla vigilia degli incontri ufficiali.
L’idea però che Lasker fosse addirittura un soggetto telepatico, capace di indurre gli avversari a commettere errori
clamorosi contro di lui, fu sottilmente suggerita da Siegbert Tarrasch. Questi era un medico, ed aveva avuto numerosi attriti
con Lasker. Fra il 1890 ed il 1894, Tarrasch aveva ottenuto una serie impressionante di successi in molti tornei, che lo
facevano apparire il più forte candidato al titolo di campione del mondo. Grande pensatore, uomo colto ed elegante,
Tarrasch era però superbo ed arrogante, al punto di rifiutare sprezzantemente una sfida da parte di Lasker, giudicandolo
evidentemente molto inferiore. Lasker non si scompose e sfidò direttamente il campione in carica Steinitz, divenendo
campione del mondo nel 1894.
Emmauel Lasker, secondo campione del mondo della storia degli scacchi
Da campione del mondo, Lasker sembrò vendicarsi dello sgarbo passato e trovò mille scuse per ritardare la sfida di
Tarrasch per il mondiale. Alla fine, l’incontro si tenne a Monaco e Dusseldorf nel 1908, e Lasker vinse con un chiaro 8-3.
Non sorprende che a Tarrasch, molto orgoglioso, dovesse apparire assai sconveniente ammettere che,
semplicemente, Lasker era più forte di lui. Già a proposito di una sua sconfitta nel torneo di Hastings del 1895, Tarrasch
aveva accusato Lasker di influenze parapsicologiche. Tarrasch avanzò esplicitamente questi sospetti scrivendo il commento
a proposito del campionato del mondo Lasker-Janovski del 1910, in particolare alla quinta partita, in cui si era raggiunta la
seguente posizione. A questo punto, Janovski giocò 17....Ah4+?, e dopo 18.g3 De4 19.0-0 Af6 20.Txc6! si ritrovava in
netto svantaggio, abbandonando in effetti dopo poche mosse.
Lasker-Janovski, quinta partita del mondiale 1910. Il nero ha la mossa 17.
Tarrasch scrive: <<17. ....Ah4+? Qui il Nero poteva sacrificare la Donna in modo brillante per mantenere l’attacco.
Dopo 17... Dxc3+ 18. Cxc3 Cxd4! otteneva torre, alfiere ed un pedone per la donna, e manteneva l’atatcco dopo 19. Dc1
Cb3 20. Dc2 Td2 21. De4 Af6 o dopo 19. ....Cxe2 20. Cxe2 Rb8. Non sembra possibile dare una spiegazione verosimile del
fatto che un giocatore come Janovski, la cui forza stava nelle combinazioni eleganti, e che già centinaia di volte aveva
realizzato con successo i più arditi attacchi, si lasciasse sfuggire un’occasione del genere. Volente o nolente, viene da
credere nell’incantesimo o nell’ipnotismo, perché è così insolito vedere in Janovski, al posto della sua solita risolutezza di
pensiero, una simile indolenza. Realmente Lasker sa esercitare una inspiegabile influenza sui suoi avversari: è difficile
spiegare altrimenti perché molti provetti maestri abbiano d’un tratto cominciato a perdere contro Lasker partite senz’altro
vinte>>.
L’argomento di Tarrasch appare, evidentemente, molto debole, e chiaramente se anche quella di Janovski fosse
una svista non proverebbe certo gli “incantesimi” di Lasker. Peraltro, la famosa mossa 17...Ah4+ appare certo debole, ma
facilmente spiegabile. Il commento del maestro Panov è infatti <<Senza dubbio Janovski riteneva la sua posizione vincente,
ma proprio per questo doveva risultare difficile decidersi a sacrificare la Donna, se questo dava un compenso, in termini di
materiale, soltanto sufficiente. Ogni scacchista comprende che è psicologicamente difficile convincersi a privarsi del pezzo
di attacco più potente, appunto la Regina, se si è in una posizione di vantaggio>>.
Nulla di fondato, quindi, nelle accuse di Tarrasch. Lasker mantenne il silenzio, pubblicamente, su queste
insinuazioni, ma se ne indignò profondamente.
Ma Lasker fu solo il primo dei campioni di scacchi a dover sopportare queste accuse: un altro caso ben noto è
quello di Mikhail Tal, che fu brevemente campione del mondo nel 1960, battendo Botvinnik, da cui venne però sconfitto
nella rivincita l’anno successivo. Tal, soprannominato “il diavolo di Riga”, era solito fissare gli avversari mentre essi
pensavano. E’ probabile che facesse uso del contatto oculare per distrarre l’avversario, ma i giornalisti presto cominciarono
a scrivere che egli fosse in grado di ipnotizzarli, e di vincere in tal modo. La leggenda fu alimentata dalla partita con Benko
nel torneo dei candidati del 1959 a Biel. Benko si lamentò del fatto che Tal lo scrutasse, influenzandolo, durante il gioco.
Alla fine, Benko giocò inforcando un paio di occhiali scuri <<per filtrare - si scrisse - lo sguardo demoniaco di Tal>>. Il
sistema non dovette funzionare bene, perché Tal vinse 3 partite su 4.
In realtà, Benko smentì l’episodio successivamente6: <<Non è vero che inforcai gli occhiali per proteggermi
dall’influsso di Tal. Più semplicemente, una coppia di fotografi mi aveva chiesto di mettere gli occhiali. Volevano una foto
un po' speciale, per scrivere qualcosa di più vivace per i loro giornali>>. Un caso tipico di come le “leggende
metropolitane” si basino sul nulla.
Mikhail Tal, campione del mondo nel 1960.
Di influenze parapsicologiche si parlò anche a proposito di Bobby Fischer, campione del mondo dal 1972 al 1975. Fischer è
considerato da molti esperti il più grande scacchista di tutti i tempi, ma è certamente un personaggio controverso: scontroso,
inaffidabile, arrogante, ferocemente antisemita, il campione americano era solito provocare gli avversari fino
all’esasperazione, oltre ad essere pressoché imbattibile alla scacchiera. Un caso esemplare è quello del celebre match per il
campionato del modo, in cui Fischer vinse il titolo sconfiggendo Boris Spassky a Reykjavik nel 19727. Fischer aveva
provocato Spassky prima e durante l’incontro. Inizialmente, aveva tormentato gli organizzatori con richieste economiche
esose, compresi i dividendi sui biglietti d’ingresso e diritti televisivi. Fino all’ultimo, la sua partecipazione all’incontro
appariva incerta, ed in effetti egli arrivò in Islanda a poche ore dall’inizio del match, mancando la cerimonia di apertura.
Bobby Fischer, campione del mondo fra il 1972 ed il 1975.
Fischer continuò le sue provocazioni durante il primo incontro. In una posizione già chiaramente perdente, si alzò
all’improvviso cominciando a protestare contro le squadre televisive. Per oltre mezz’ora, con il suo orologio in funzione, ne
chiese l’allontanamento in quanto disturbavano la sua concentrazione. Alla fine, perse il primo incontro e non si presentò
nemmeno al secondo, mandando una serie di proteste formali per ottenere l’oscuramento televisivo. Alla fine, trovato un
faticosissimo compromesso, Fischer tornò a giocare, ed in modo eccezionale.
Alla 17° partita, in svantaggio per 5-8, fu Spassky a perdere la testa e fece diramare il seguente comunicato:
<<La delegazione sovietica protesta ufficialmente contro il comportamento maleducato del Sig. Fischer,
deliberatamente voluto per esercitare una pressione sul Sig. Spassky e fargli perdere il suo spirito combattivo. Abbiamo
ricevuto lettere che provano che alcuni espedienti elettronici o sostanze chimiche presenti nella sala gioco sono utilizzate
per influenzare il Sig. Spassky. Le lettere citano, in particolare, la poltrona del Sig. Fischer ed una luce speciale sopra il
palcoscenico, installata dagli americani......Il Sig. Cramer pretende che al Sig. Fischer venga data la “sua” poltrona, benché
entrambe le sedie appaiano identiche e fabbricate dalla stessa ditta americana...... è la prima volta che si osserva una tale
impulsività e mancanza di concentrazione nel gioco di Boris Spassky, cosa che non può essere attribuita esclusivamente al
gioco impressionante del Sig. Fischer>>.
Fischer era stato sospettato di influenze paranormali già durante il torneo degli sfidanti per il campionato del
mondo, quando aveva sconfitto qualificatissimi avversari con punteggi clamorosi. Ma lo stesso Bent Larsen, che fu
sconfitto 6-0 a Denver, dichiara che4 <<Il motivo principale della mia sconfitta con un punteggio così indecente è dovuto al
fatto che gli organizzatori fecero di tutto per favorire Fischer. Gli organizzatori dei tornei ai quali partecipava Fischer
avevano sempre un sacco di problemi. Ma quando Fischer si metteva davanti alla scacchiera, tutti i problemi passavano in
secondo piano, lui semplicemente giocava a scacchi ed era corretto nei confronti dell’avversario>>.
3. Giocare a scacchi credendo nella telepatia
Esistono molti casi di campioni di scacchi realmente convinti dei fenomeni paranormali. Boris Vainstein, che è
stato presidente della potente federazione sovietica scacchistica di scacchi, ha idee molto chiare sull’argomento4: <<Il
processo del pensiero è accompagnato dalla formazione di energia. Questa energia può essere trasmessa in modo analogo a
quanto avviene con il campo elettromagnetico. Grazie al bioplasmografo potrà essere possibile misurare la trasmissione e
dimostrare l’esistenza dell’effetto tunnel spaziale>>.
Boris Spassky, campione del mondo fra il 1969 ed il 1972, è apparso spesso convinto della possibilità di subire
influenze parapsicologiche da parte dei suoi avversari, benché non vi siano dichiarazioni specifiche al riguardo da parte
dell’ex campione del mondo russo. Abbiamo già visto le sue lamentele a proposito della sua sconfitta a Reykjavik con
Fischer. La storia si ripeté in modo ancor più clamoroso a Belgrado nel 1977, quando Spassky pretese di giocare protetto da
un paravento per difendersi dagli influssi telepatici del suo avversario Viktor Korchnoj. La cosa innervosì non poco il suo
avversario, che come vedremo è a sua volta un convinto cultore della parapsicologia: Korchnoj, in netto vantaggio, subì
quattro sconfitte consecutive, e riuscì per un pelo a strappare la vittoria, che gli permise di arrivare alla sfida mondiale con
Karpov a Bagujo.
E’ possibile che queste credenze abbiano in parte danneggiato la carriera di Spassky, che è certamente un soggetto
psicologicamente fragile. Egli stesso così racconta un suo incontro con il già citato Tal al campionato sovietico del 19582:
<<La partita venne aggiornata, ed avevo una buona posizione. Ero però molto stanco per le analisi ed il giorno
successivo mi presentai senza aver fatto la barba, disordinato e sciatto. Tal mi offrì la patta, che rifiutai. Poi sentii che le
forze mi venivano meno, e persi il filo del gioco. La mia posizione peggiorò. Proposi io la patta, ma Tal rifiutò. Quando
abbandonai, ci fu un uragano di applausi, ma io ero inebetito e non capivo cosa stesse succedendo, ero sicuro che il mondo
stesse crollando; sentii che c’era qualcosa di terribilmente sbagliato, uscii in strada, e piansi come un bambino>>.
Un convinto cultore della parapsicologia fu il siciliano Vincenzo Nestler8, uno dei migliori giocatori italiani degli
anni ‘50. Nestler scrisse molti saggi sulla parapsicologia, fra cui un libro sulla telepatia pubblicato da Mondadori, ma non è
chiaro quanto le sue credenze abbiano influenzato il suo gioco.
Il caso più noto di giocatori cultori del paranormale è comunque quello del russo Viktor Korchnoj. Korchnoj può
essere senz’altro considerato uno dei più grandi scacchisti di questo secolo, ma ha sempre perso la grande occasione.
Korchnoj aveva mancato la sfida mondiale per un soffio ben 3 volte, cedendo a Spassky nel 1968, a Petrosjan nel 1971 ed
infine ad Anatoly Karpov nel 1974. Quest’ultima sconfitta, dopo un match combattutissimo, fu particolarmente bruciante: il
vincitore si ritrovò infatti automaticamente campione del mondo, in quanto il detentore Bobby Fischer si rifiutò di difendere
il titolo.
Non vi è alcun dubbio che Korchnoj sia un convinto sostenitore dei fenomeni cosiddetti paranormali. Egli ha
dichiarato di aver giocato un lunga partita, fra il 1984 ed il 1989, con il maestro ungherese Geza Maroczy, morto nel 1951.
La sfida sarebbe stata resa possibile dal medium Robert Roland, il quale avrebbe permesso a Korchnoj di entrare in contatto
con lo spirito di Maroczy durante successive sedute spiritiche.
Korchnoj portò la parapsicologia alla ribalta durante la sfida mondiale9 con Anatoly Karpov a Bagujo (Filippine)
nel 1978.
Karpov-Korchnoj, mondiale di Bagujo del 1978.
Korchnoj era da lungo tempo insofferente nei confronti della federazione scacchistica sovietica, e del comunismo
in URSS. Karpov era invece un pupillo della federazione, nonché politicamente molto “ortodosso”. Nel 1976, dopo il
torneo di Amsterdam, Korchnoj chiese asilo politico all’Olanda. Divenuto un rifugiato politico, privato della cittadinanza ed
attaccato dai giornali sovietici quale visionario e megalomane, Korchnoj non smise però di giocare benissimo, ottenendo
finalmente la possibilità di sfidare Karpov per il campionato del mondo. Come l’incontro fra Spassky (URSS) e Fischer
(USA) del 1972 aveva assunto connotati politici in un’epoca di guerra fredda fra le superpotenze, così Karpov-Korchnoj
era destinato a destinare polemiche, scontrandosi il campione, comunista ortodosso, con lo sfidante esule e dissidente.
L’incontro si rivelò subito estremamente combattuto, e le polemiche iniziarono ben presto a causa della presenza
nel pubblico dello psicologo dello staff di Karpov, il Dott. Zukhar. Korchnoj cominciò a lamentarsi del fatto che Zukhar,
seduto in prima fila, interferisse telepaticamente con la sua concentrazione. A partire dall’ottava partita, Karpov si rifiutò di
stringere la mano al suo avversario al termine degli incontri. L’organizzazione invitò Zukhar a lasciare la sala, ma lo staff di
Karpov si oppose. Zukhar fu fatto arretrare in settima fila, ma Korchnoj non fu soddisfatto. Egli chiese allora alla setta
religiosa Ananda Manga (letteralmente “La Strada della Felicità”) di controbilanciare l’influenza di Zukhar. Un
parapsicologo della setta sedette vicino a Zukhar e, facendo roteare un cappello sulla punta del piede, doveva interrompere
le vibrazioni negative emesse dallo psicologo di Karpov.
Alla vigilia della 17° partita, Korchnoj annunciò, mentre il suo orologio era già in moto, che non avrebbe giocato
se Zukhar non fosse stato espulso dalla sala. Zukhar fu fatto ulteriormente arretrare, ma la scenata costò cara allo sfidante:
in una posizione chiaramente destinata alla patta, semplicemente spingendo il pedone g2 (vedi figura), Korchnoj giocò
39.Ta1?? e fu costretto ad abbandonare dopo 39....Cf3+ (40.gxf3 Tg6+ 41.Rh1 Cf2#).
Korchnoj-Karpov, partita 17 del mondiale 1978. Il bianco ha la mossa 39.
A seguito delle veementi proteste di Korchnoj, il presidente della FIDE Campomanes riuscì ad allontanare dalla sala sia
Zukhar che la setta Ananda Manga. Le cose cominciarono ad andar meglio per Korchnoj, che dal 2-5 del match 27 riuscì a
portarsi sul 5-5 vincendo la 31esima partita (il titolo sarebbe stato assegnato al primo giocatore in grado di vincere 6
incontri). Nel decisivo match 32, Karpov giocò splendidamente con il bianco e vinse. Korchnoj non la prese bene, e tornò
ad accusare lo staff di Karpov di aver fatto rientrare segretamente in sala Zukhar durante l’ultimo incontro. Attraverso la
Federazione Svizzera, cui Korchnoj, divenuto apolide, aveva chiesto di aderire, fu ufficialmente chiesto di annullare e
ripetere la partita 32. La richiesta fu ovviamente respinta, e Korchnoj perse la sua più grande chance. Nella rivincita di tre
anni dopo a Merano, Karpov mantenne agevolmente il titolo.
E’ difficile dire quanto le polemiche di Bagujo possano aver influito negativamente su Korchnoj. Lo staff di
Karpov sostenne che Korchnoj sperasse proprio di distrarre il campione in carica, cosa difficile dato il carattere gelido di
Karpov. Viste le caratteristiche del giocatore, è più plausibile che Korchnoj credesse davvero nell’influenza telepatica di
Zukhar, ed in qualche modo ciò abbia influenzato in modo fortemente negativo la prima parte dell’incontro. La sconfitta nel
match decisivo 32 appare come un capolavoro scacchistico di Karpov, cosa naturalmente assai dura da ammettere da parte
dello sfidante, che si giustificò con la parapsicologia.
4. Ipnosi per giocare meglio
Mentre finora abbiamo discusso delle leggende di giocatori in grado di interferire telepaticamente o ipnotizzare
l’avversario per farlo giocare peggio, va detto che secondo la scuola russa l’ipnosi può servire a giocare meglio. Secondo
molti ipnotizzatori, nello stato ipnotico la psiche dell’uomo si libera, consentendo la manifestazione di potenzialità
insospettate. Benché questa teoria non sia necessariamente del tutto infondata, sembrerebbe curioso che, sotto stato
ipnotico, un principiante possa iniziare a giocare a scacchi come un maestro: non la pensa così l’ipnotizzatore russo
Vladimir Rajkov, che organizzò una serie di esperimenti a Mosca tesi a dimostrare come, sotto ipnosi, si possa giocare
molto meglio4.
Rajkov cita il caso di un giovane scacchista di prima categoria, che giocò una partita sotto ipnosi con un maestro,
che non conosceva il suo sfidante né lo scopo dell’incontro. Al giovane studente era stato fatto credere di essere il campione
del mondo di scacchi. Lo studente giocò in modo estremamente rapido, e dichiarò egli stesso di non avere calcolato alcuna
variante durante l’incontro, ma di aver “sentito istintivamente” quale fosse la mossa migliore. Personalmente ritenevo che al
termine delle sedute ipnotiche, il soggetto ipnotizzato avesse scarsa memoria degli avvenimenti svolti durante il periodo di
ipnosi, ed anche una autonomia molto limitata, ma chi scrive è un fisico, non un ipnotizzatore..... Comunque, la partita finì
patta, ed il maestro si disse convinto di aver giocato contro un maestro, o un forte candidato.
In un esperimento ancora più ardito, Rajkov invitò addirittura il già citato Mikhail Tal a giocare contro un altro
giovane studente, mediocre scacchista di terza categoria. I due giocarono 6 partite, ma in 3 di questi incontri lo studente era
ipnotizzato, e gli era stato fatto credere di essere Paul Morphy, un celebre maestro americano del secolo scorso. Secondo
Rajkov, lo studente giocava in modo del tutto diverso quando si credeva Paul Morphy, e risultava enormemente migliorato.
Sta di fatto che Tal vinse tutte le partite. In un vero match Tal-Morphy, non so come andrebbe a finire....
E’ evidente che l’esperimento di Rajkov, in assenza di adeguati controlli, lascia molto perplessi. E’ possibile, per
esempio, prendere un mediocre imbianchino, ipnotizzarlo per fargli credere di essere Raffaello, e fargli dipingere un
capolavoro? Come possa uno “stato passeggero di attenzione modificata, che provocano maggiore suggestionabilità nel
soggetto”, che è la definizione più accreditata di ipnosi10, trasformare una persona in modo così radicale appare
difficilmente spiegabile.
5. Fenomeni paranormali o semplici bari?
Dietro molti fenomeni paranormali, si sa, si nascondono semplicemente dei volgari bari. Può sembrare impossibile
barare a scacchi, eppure vi sono dei casi molto significativi.
Il più celebre trucco della storia scacchistica è certamente quello del cosiddetto “Turco”, un automa giocatore di
scacchi inventato dal barone Van Kempelen nel 1770. L’automa era costituito da una figura in legno rappresentante un
turco, seduto su di una scacchiera. Kempelen apriva degli sportelli davanti all’automa, per mostrare che esso non conteneva
niente altro che un congegno meccanico. L’automa fu poi venduto a Johann Maelzel, un genio della meccanica, che lo
portò in giro del mondo, fino a farlo incontrare, vincendo, contro Napoleone. La macchina fu distrutta in un incendio a
Filadelfia nel 1854.
Il “Turco”di Maelzel
Il trucco in questo caso è ben noto: nella macchina poteva in realtà introdursi un uomo, inizialmente il campione
polacco Worowski che, avendo perso entrambe le gambe in guerra, poteva agevolmente accomodarsi all’interno del Turco
senza destare sospetti.
E’ interessante notare che uno dei primi a scoprire il trucco fu Edgar Allan Poe11, che vide l’automa a Richmond
nel 1836. Il grande scrittore americano era una specie di James Randi del secolo scorso, spesso impegnato a smascherare
trucchi, inganni e fenomeni pseudo-paramormali. Va notato che, in questo caso, l’argomento iniziale di Poe non era però
corretto: infatti, egli partiva dall’ipotesi che una vera macchina avrebbe dovuto vincere tutte le partite, mentre il Turco
talvolta risultava sconfitto.
In tempi più recenti, è possibile barare facendo uso delle nuove tecnologie. Mentre con il Turco si usava un vero
giocatore per migliorare le prestazioni di un automa, oggi è possibile utilizzare i computer per migliorare le prestazioni dei
veri giocatori. Nel Dicembre 1998, Clemens Allwermann, uno sconosciuto giocatore di 55 anni, si è aggiudicato il torneo di
Boblingen, ed il suo cospicuo premio in denaro12. Allwermann giocò a livello di un grande maestro, ed attribuì il suo
sorprendente successo alla sottovalutazione della sua forza da parte degli avversari. I sospetti iniziarono con la partita
contro il forte maestro russo Sergey Kalinitschew. Nella posizione mostrata in figura, Allwermann giocava 41. Rh3
esclamando <<Matto in 8 mosse>>.
Allwemann-Kalinitschew, open di Boblingen 1999. Posizione dopo 40…De4+
La posizione è stata mostrata a diversi grandi maestri, senza che nessuno riuscisse ad individuare il numero di mosse
necessarie al matto. Insospettiti da tanta capacità di calcolo, gli esperti hanno studiato approfonditamente le partite giocate
durante il torneo: quasi tutte le mosse di Allwermann coincidevano con quelle che avrebbe giocato Fritz, uno dei più noti
software scacchistici in commercio.
Un paio di mesi più tardi, un giornalista tedesco ha scoperto che Allwermann aveva comprato del materiale
elettronico in un negozio specializzato poco prima dell’open di Boblingen. Il materiale comprendeva microfoni e
ricetrasmittenti miniaturizzati. Il trucco può quindi essere così spiegato: Allwermann sussurrava le mosse in un microfono
nascosto nella giacca; il messaggio era ascoltato da un collaboratore nascosto in albergo, che immetteva le mosse nel
computer; la risposta di Fritz veniva quindi comunicata al giocatore. Infallibile.
6. Conclusioni
Da questa breve rassegna sulle incursioni della parapsicologia nel mondo degli scacchi, si comprende che le
leggende sull’argomento sono numerose, e presumibilmente continueranno, soprattutto se i “bari elettronici” diventeranno
più numerosi e raffinati. Generalmente, queste storie sono solo note di colore nella gloriosa storia del gioco. Spesso i
giornalisti, non in grado di commentare adeguatamente le partite, si gettano con piacere in storielle paranormali, e forse
talvolta ciò avviene con la compiacenza dei giocatori stessi. In qualche caso, come quello di Viktor Korchnoj, le credenze
nei fenomeni paranormali può aver avuto effetto sulla carriera di campioni di scacchi.
Piuttosto che telepatia o ipnosi, sono sempre stati l’intelligenza e lo studio a rendere questo gioco così elegante,
piacevole e popolare.
7. Ringraziamenti
La realizzazione di questo articolo è stata possibile grazie alla collaborazione di numerosi scacchisti italiani, che hanno
inviato segnalazioni bibliografiche e numerose osservazioni. Ringrazio in particolare Giuseppe Arabito, Mario Velucchi,
Fabio Peruzzi, Julian Spina, Edoardo Bonazzi, P.Q.P.L. e tutti gli altri amici del Newsgroup it.hobby.scacchi per il prezioso
contributo questo lavoro.
8. Biblografia
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Forno G. 1992. Scacchi divinatori. Padova: Muzzio
Horowitz A. 1979. I campioni del mondo di scacchi. Milano: Mursia
Lopez R. 1584. Il giuoco degli scacchi. Milano: Mursia
Zilberstein D.1980. “Sacchi e parapsicologia”. Contromossa n. 5-9-11
Botvinnik, M.M. 1981. Battaglie sulla scacchiera. Roma: Prisma.
Benko P. 1995. Vincere a scacchi con la psicologia. Roma: Prisma.
Gligoric S. 1972. Fischer vs. Spassky: the chess match of the century. New York: Simon&Schuster.
Fiorentino Palmiotto M. 1993. Vincenzo Nestler, il più grande scacchista siciliano dell’era contemporanea. Agrigento:
Circolo Scacchistico
9. Karpov A. 1985. From Bagujo to Merano. London: Cadogan.
10. Chertok L. 1971. L’ipnosi. Roma: Mediterranee.
11. Poe E.A. 1995. Il giocatore di scacchi di Maelzel. Opere complete. Roma: Newton-Compton.
12. Barare a Scacchi. 1999. Torre & Cavallo n.4.
Marco Durante, fisico dell’Università “Federico II” di Napoli. Appassionato di scacchi occidentali e orientali, fa parte del
CICAP Campania.

Documenti analoghi

L`intervento dell`arbitro - Arbitri

L`intervento dell`arbitro - Arbitri nella foto in questa pagina. Il lotto dei dieci partecipanti era completato dai GM croati Cebalo e Zaja e dal GM russo Naumkin. Il torneo è stato fortemente combattuto, schierando addirittura quatt...

Dettagli

Rivista Scacchi 49

Rivista Scacchi 49 posizione ecc. E’ logico, ma allora non pretendiamo di fare degli scacchi uno spettacolo, se poi nessuno può assistervi! E’ come giocare una partita di calcio a porte chiuse! Naturalmente una part...

Dettagli

BOB FISCHER: I SEGRETI DI UN MAESTRO DI SCACCHI

BOB FISCHER: I SEGRETI DI UN MAESTRO DI SCACCHI addosso una pressione enorme ed il buon Taimanov finì con l'andare fuori giri. Il secondo incontro, ad esempio, era patto ma alla mossa numero 81 Taimanov sbagliò banalmente regalando la partita al...

Dettagli