Il voto col portafoglio spiegato a mia figlia Mia figlia

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Il voto col portafoglio spiegato a mia figlia Mia figlia
Il voto col portafoglio spiegato a mia figlia
Mia figlia ha 8 anni. L’età giusta per cominciare a fare qualche ragionamento un po’ più elaborato. E
l’occasione perché non sia assorbita dalla corrente di superficie che produce a getto continuo videogiochi,
soap opera, tatuaggi e cose simili. La sfida di dover spiegare a dei bambini piccoli le grandi cose della vita è
molto stimolante. Bisogna semplificare e molto in modo tale che cose complesse possano essere capite.
Talvolta i nostri ragionamenti sono così pieni di nodi e di tornanti che rischiamo di smarrire i motivi originari
per i quali abbiamo preso alcune decisioni nella nostra vita. Una buona occasione me l’ha data la notizia di
ieri della catena umana di Pachino. Il solito barcone carico di immigrati (160), stremati dopo 15 giorni di
viaggio, viene purtroppo avvistato a 70 metri dalla costa di Pachino dai bagnanti. La barca è arenata e
rischia di capovolgersi con conseguenze drammatiche (ci sono molti bambini con meno di tre anni a bordo
e persone che non sanno nuotare). Alcuni bagnanti rompono gli indugi e si buttano in mare per fare una
catena umana e favorire lo sbarco dei rifugiati. Racconto l’episodio a mia figlia suscitando moltissime
domande (ma la barca quanto era grande ? avevano da mangiare ? chi la guidava ? quanto ci vuole ad
arrivare da quei paesi ?). E spiego poi che la molla di questa scelta disperata di mettere in gioco la propria
vita per approdare alla sponda del benessere nasce dalle condizioni disperate in cui i rifugiati si trovano in
patria e dal confronto con quanto vedono sui media circa il benessere del nostro paese e di altri (in realtà in
questo caso i profughi arrivano dalla Siria e come sappiamo il problema non è economico ma questa piccola
forzatura vale per gran parte delle altre storie). Spiego dell’esercito di riserva dei disperati a un dollaro al
giorno. E finalmente riesco a far capire a mia figlia il mio lavoro e il voto col portafoglio. Vedi, gli dico,
bisogna in tutti modi riuscire a migliorare le loro condizioni, in questo modo non si metteranno più in mare
e anche da noi sarà più facile trovare lavoro evitando che le imprese delocalizzino in altri paesi. E una leva
che abbiamo per realizzare questo obiettivo sono le scelte che facciamo quando compriamo prodotti come
quelli del commercio equo solidale o mettiamo i soldi in banche etiche. Se molte più persone lo facessero il
nostro potere di influenzare i comportamenti delle aziende aumenterebbe di molto.
L’altra mattina mentre prendevo un cappuccino al bar getto l’occhio su alcune bustine del tè Lipton e trovo
scritto nel retro le seguenti dichiarazioni: abbiamo piantato 500.000 alberi (prima bustina), abbiamo
costruito 34 centri sanitari gratuiti per i dipendenti (seconda bustina), il 98% dell’energia utilizzata nelle
nostre piantagioni proviene da fonti rinnovabili (terza bustina). Qual è la molla che spinge aziende
massimizzatrici di profitto a spendere soldi ed energie per pubblicizzare la loro responsabilità sociale ed
ambientale verso i consumatori ? E’ proprio quel voto col portafoglio. La mattina prima ho trovato sul
tubetto del mio dentifricio di una nota marca Americana (Tom’s) la descrizione per punti del grado di
responsabilita’ sociale dell’azienda produttrice. Cosa rende un prodotto un buon prodotto ? Anche il
modo in cui lo si fa scrive la Tom’s sul suo tubetto. E tra i punti citati, oltre a quelli sulla responsabilita’
ambientale, si indicava orgogliosamente che una percentuale rilevante dell’orario di lavoro dei
dipendenti (il 5 percento corrispondente a 12 giorni di lavoro) e’ impiegata in iniziative di volontariato
invece che nella normale atttivita’ produttiva.
Se non è possibile spiegare un concetto in modo efficace a una bambina allora dobbiamo dubitare
seriamente che quel concetto sia utile. Ilaria ha capito.