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Egitto Popolazione: 77.505.756 Capitale: Il Cairo In Egitto, le prime proteste di piazza contro il regime autoritario di Hosni Mubarak hanno luogo il 25 gennaio 2011 al Cairo e ad Alessandria. Mubarak era Presidente dell’Egitto dal 14 ottobre 1981 e il suo regime era caratterizzato da uno scarso rispetto per i diritti umani. Amnesty International riporta, infatti, numerosi casi di detenzione di oppositori pacifici, tortura e altri maltrattamenti all’interno dei centri di detenzione e nelle carceri, nella maggior parte dei casi perpetrati nell'impunità. Le autorità hanno mantenuto in maniera continuativa restrizioni sulla libertà di espressione e sui media. Giornalisti e blogger che avevano criticato il governo sono stati vittime di vessazioni, compreso l'arresto e il perseguimento giudiziario per accuse di diffamazione. Le proteste di gennaio 2011, stimolate dalle notizie sulla “Rivoluzione dei Gelsomini” in Tunisia, avevano parole d’ordine analoghe: basta con la corruzione, più lavoro, prezzi meno alti per i beni di primo consumo, ma soprattutto più libertà e stop al regime autoritario di Mubarak. Venerdì 28 gennaio, dopo la preghiera, scendono in campo i Fratelli Mussulmani, la più importante forza organizzata di opposizione. Dopo questo “venerdì della rabbia”, i manifestanti cominciano a chiedere non solo pane, lavoro e lotta alla corruzione, ma anche le dimissioni di Mubarak. L’esercito non si schiera e non si impone per far rispettare il coprifuoco. La folla simpatizza con i soldati. In un discorso alla nazione il presidente egiziano assicura che non si ricandiderà alle prossime elezioni e promette un cambiamento. I dimostranti però non lasciano la piazza Tahrir. Dicono che non se ne andranno fino a quando non se ne andrà anche il rais. Il 2 febbraio, per la prima volta, gli scontri hanno luogo fra i militanti pro e anti Mubarak. L’esercito non si immischia e lascia entrare i sostenitori del regime nella piazza. Gli incidenti provocheranno molte vittime. Alla fine delle proteste se ne conteranno più di 350 e piazza Tahrir al Cairo diventa il cuore geografico e simbolico della rivoluzione. Il 4 febbraio i dimostranti sono ancora di più, il loro numero cresce di giorno in giorno. Il 9 febbraio vanno sotto al Parlamento e alla sede del governo. Omar Suleiman, uno dei generali di Mubarak nominato vicepresidente, l’11 febbraio annuncia la fine dell’era del dittatore. Il potere è passato temporaneamente all’esercito che dovrebbe guidare il Paese verso le future elezioni. Il timore di molti, sia in Egitto che in Occidente, è che alle elezioni potrebbero avere un ruolo da protagonisti i Fratelli Musulmani e altre organizzazioni islamiste. Le elezioni, infatti, dovrebbero svolgersi nell’estate 2011 e, il breve tempo che separa l’Egitto da esse potrebbe avvantaggiare i gruppi che, come i Fratelli Musulmani, già godono di un’ampia organizzazione pregressa. Alcuni dati Secondo la cifra che è stata fornita dal ministro della Sanità egiziano, Ahmed Sameh Farid, le vittime della rivolta in Egitto sarebbero state 375 1 . Il dato è superiore a quello dato in precedenza dalle Nazioni Unite. L'ONU aveva stimato che dal 25 gennaio, giorno della prima manifestazione anti-governativa, i morti fossero stati circa 300. Il ministro ha sottolineato che il bilancio è ancora provvisorio e destinato ad aumentare perché i funzionari del governo stanno ancora raccogliendo dati in tutte le città del paese dove ci sono state violenze. Per quanto riguarda i feriti la cifra è ben più alta perché si sono registrati i casi di circa 5.500 persone. Fonti: www.wikipedia.it www.sole24ore.it www.amnesty.it Rapporto annuale 2010 www.euronews.net www.straitstime.com 1 La cifra è stata fornita a febbraio 2011 durante un programma della televisione egiziana. Il ministro Farid ha precisato che era in attesa nuovi report da alcuni ospedali e che 123 persone ferite erano ancora ricoverate in ospedale.