Visita alla Fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro

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Visita alla Fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro
Visita alla Fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro
Candiolo, 23 Febbraio 2015
LivEconomy ha avuto la possibilità di visitare l’Istituto di Candiolo, centro (polo) oncologico
di assoluta eccellenza in Italia e in Piemonte, che accoglie la Fondazione Piemontese per
la Ricerca sul Cancro.
La Fondazione, presieduta da Allegra Agnelli, svolge attività di fundraising, finalizzata
allo sviluppo del Centro e all’aggiornamento continuo del suo patrimonio strumentale e
tecnologico. Inoltre, nel polo viene svolta una grande attività di ricerca in collaborazione
con l’Università degli Studi di Torino.
AlI’interno dell’Istituto di Candiolo è presente anche la Fondazione del Piemonte per
l’Oncologia, costituita dalla Regione Piemonte e dalla stessa FPRC ONLUS, che gestisce
le attività cliniche assistenziali, attraverso l’erogazione di prestazioni sanitarie sia in regime
di S.S.N. che di libera professione, e svolge attività di ricerca clinica e traslazionale.
L’istituto di Candiolo è l’unico istituto di ricerca e cura in Italia totalmente finanziato da
privati.
La nostra visita è iniziata incontrando Giampiero Gabotto, Consigliere Delegato della
Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, e Alberto Bardelli, direttore della
Ricerca Fondamentale dell’Istituto i quali ci hanno introdotto alla malattia del cancro, alla
storia e alla gestione dell’Istituto.
Successivamente, dopo una breve visita alle strutture del centro, abbiamo incontrato
Gianmarco Sala, responsabile fundrasing, marketing e comunicazione della Fondazione.
Riportiamo di seguito alcune domande e risposte emerse dall’incontro con queste
persone.
•
Com’è nato l’istituto e qual è stato il processo che lo ha portato oggi ad essere uno dei
principali istituti di cura e ricerca a livello nazionale ed internazionale?
Giampiero Gabotto: “L’istituto nasce nel 1992 per iniziativa di alcuni oncologi dell' AIRC
con la volontà di donare al territorio Piemontese un istituto oncologico precedentemente
assente. Ciò è stato possibile, sotto la guida della Fondazione Piemontese per la Ricerca
sul Cancro, dalla generosità dei privati, specialmente cittadini piemontesi, che con le loro
donazioni hanno permesso la realizzazione dell’opera.
Realizzazione e sviluppo sono avvenuti in modo completamente indipendente dai fondi
pubblici, garantendo così la piena autonomia nella gestione e nella direzione del centro.
Pur ammettendo che, una realtà completamente finanziata da fondi privati in un contesto
come quello italiano possa sembrare di difficile attuazione, è necessario riconoscere che
questo ha permesso a Candiolo di perseguire alcuni valori, quali: la ricerca e
l’innovazione, la centralità della persona, l’efficacia e l’efficienza, l’indipendenza, la
trasparenza, la correttezza e l’equità.”
•
Cosa vuol dire fare il ricercatore in ambito oncologico? Perché dopo una lunga esperienza
internazionale è tornato in Italia a fare ricerca?
Alberto Bardelli: “Ho deciso di intraprendere la via della ricerca poiché è un lavoro che mi
affascina e perché avviene in un contesto internazionale altamente competitivo. Inoltre, ho
scelto per la ricerca sul cancro perché risulta ancora oggi, nonostante gli innumerevoli
progressi avvenuti negli ultimi decenni, una malattia la cui cura non è ancora stata trovata.
Questa sfida è ciò che tutte le mattine mi fa alzare dal letto e mi fa amare la ricerca.
Dopo una lunga permanenza presso la John Hopkins University a Baltimora, che insieme
ad altre esperienze internazionali, mi ha dato la possibilità di formarmi e confrontarmi con
un contesto professionale all’avanguardia, ho deciso di rientrare in Italia.
Questo perché ho trovato nel mio paese un progetto, quale l’Istituto di Candiolo, fondato
su un sistema molto professionale e con risorse tecnologiche, umane ed economiche
importanti.
Per un ricercatore il sistema, la struttura in cui opera e svolge le proprie attività sono
davvero fondamentali.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di ricercatori che pensino “out of the box” perché solo
così è possibile effettuare passi in avanti verso la cura del cancro.”
•
Quali sono le principali attività messe in atto per finanziare l’istituto? Inoltre qual è il profilo
del donatore su cui riponete maggior affidamento?
Gianmarco Sala: “La situazione finanziaria della Fondazione è solida; noi siamo ‘affamati’
nel ricercare risorse economiche e abbiamo un’attenzione maniacale nella gestione di
queste per garantire il miglior servizio possibile. Motivo per cui le attività di fundraising
sono molteplici.
La principale, per stabilità e continuità, è il cinque per mille che fornisce un’importante
quota per il finanziamento delle attività di ricerca dell’Istituto. Poi l’attività di mailing che ci
permette di continuare a dialogare con i nostri sostenitori e con nuovi donatori.
Inoltre, proponiamo iniziative che hanno rilevanza nazionale, come la Partita del Cuore (02
giugno 2015) che ci permetterà di registrare importanti entrate grazie all’incasso della
biglietteria e dal numero solidale dedicato all’evento.
Diversi sono gli esempi: le sponsorizzazioni con imprese sia nazionali che locali, con le
quali si vengono a creare veri e propri progetti, gli stand nelle piazze delle città piemontesi
per comunicare cosa sia Candiolo e sensibilizzare alla donazione.
La Fondazione svolge il fundraising in maniera proattiva esclusivamente sul territorio
piemontese. Il profilo del donatore medio, in generale in Italia, è il pensionato o prossimo
alla pensione, seppure sia forte la necessità di sensibilizzare la parte della popolazione più
giovane, infatti questo è un obiettivo che noi stiamo perseguendo. In tale ottica cerchiamo
di sperimentare forme di raccolta più originali e creative rispetto a quelle tradizionali, come
ad esempio aste di beneficenza o eventi legato allo sport”.