Il sequestro del canile di Bologna
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Il sequestro del canile di Bologna
E.N.P.A. ENTE NAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI ENTE MORALE - ONLUS Sede Centrale: 00192 Roma – Via Attilio Regolo, 27 – Tel. 06.3242873-06.3242874 – Fax 06.3221000 – www.enpa.it Coordinamento regionale dell’Emilia Romagna Dossier Il sequestro del canile di Bologna A cura del dott. Carlo Locatelli, Coordinatore Regionale Enpa Emilia Romagna Ravenna, 15 novembre 2005 1 Venerdì 11 novembre i carabinieri sequestrano, su disposizione del Sostituto Procuratore della Repubblica di Bologna, dott.ssa Lucia Musti, il canile di Trebbo di Reno, di proprietà del Comune di Bologna e gestito dal 2003 dall’Enpa. Le agenzie di stampa di quelle ore riportano una situazione terribile: un cane sbranato da altri cani, sevizie, animali morti, condizioni igieniche pessime, cibo scarsissimo, topi morti dati ai cani come cibo e altro ancora. C’è persino qualche organo di informazione (come il Tgcom) che mortificando ogni regola deontologica della professione giornalistica, dà per accertati episodi e circostanze che sono solo ipotesi della stessa Procura della Repubblica di Bologna. Il Tgcom, nel suo racconto, non usa condizionali: ”A cani e gatti – scrive il Tgcom – veniva dato cibo scaduto e insufficiente per qualità e quantità, a volte addirittura agli animali venivano dati da mangiare topi morti (una bestia sarebbe morta per leptospirosi). Pessime infine le condizioni igieniche del canile”. Uno straordinario esempio, questo, di superficialità giornalistica: il giornalista dovrebbe sempre verificare le informazioni che ha a disposizione e di fronte a una ipotesi di reato della Procura – che, evidentemente, non è una condanna – dovrebbe almeno usare il condizionale o comunque informare il lettore che si tratta di ipotesi. Ma stanno davvero così le cose? Davvero l’Enpa – e cioè la più importante e antica associazione di protezione degli animali italiana – gestiva una struttura operando in questo modo? Davvero ai cani del canile di Trebbo di Reno venivano dati da mangiare topi morti? Davvero gli animali del rifugio erano abbandonati a se stessi e malnutriti? La prima smentita evidente di queste circostanze arriva alle 13. Il Tg5 manda in onda un servizio nel quale si racconta del sequestro; vengono mostrate le immagini, girate poche ore prima, del canile e dei cani: si vedono ampi spazi, gabbie pulite, cani per niente malnutriti, animali scodinzolanti e allegri, seppure innervositi dalla presenza di numerose persone coinvolte direttamente e indirettamente nelle operazioni di sequestro. La notizia viene comunque ripresa da un buon numero di organi di informazione: tutti si basano su alcuni lanci dell’agenzia Ansa, che correttamente usa i condizionali e sottolinea che si tratta di ipotesi di reato. Ma il cortocircuito giornalistico non evita di massacrare l’Enpa: i titoli dei giornali parlano comunque di “Canile lager”. Però nel presunto canile lager di Bologna, gestito dall’Enpa, i controlli della competente Asl erano frequenti: UN CONTROLLO AL GIORNO! Allo stesso modo, erano frequenti i controlli del Comune di Bologna, proprietario della struttura. L’ULTIMO CONTROLLO DEI TECNICI DEL COMUNE DI BOLOGNA, ERA STATO EFFETTUATO DUE GIORNI PRIMA DEL SEQUESTRO. Nel verbale di sopralluogo, non risultano né topi morti, né animali denutriti, né condizioni igieniche precarie, né animali legati. Nell’inchiesta, comunque, sono cinque gli indagati. 2 Da queste prime considerazioni inconfutabili emergono molti dubbi sulle accuse di maltrattamenti e di uccisione di animali addebitate all’Enpa e ad alcuni suoi dirigenti e volontari locali. Tali accuse, in ogni caso, devono essere dimostrate in fase dibattimentale e fino ad allora vale la presunzione di innocenza. Ma occorre procedere per ordine per ricostruire la vicenda dei presunti maltrattamenti… :: LA CONVENZIONE La convenzione tra l’Enpa e il Comune di Bologna per la gestione del canile di Trebbo di Reno è stata firmata a luglio 2003 dal presidente nazionale dell’Enpa, Paolo Manzi. Allora il Comune di Bologna era retto da un’amministrazione di centrodestra guidata dal sindaco Giorgio Guazzaloca. La convenzione ha, come scadenza naturale, aprile 2006. La convenzione prevede un contributo trimestrale di 45.000 euro pari a circa 180.000 euro l’anno. Tale contributo è fisso ed è indipendente da fattori quali, ad esempio, il numero di cani. Rispetto ai circa 15.000 euro mensili messi a disposizione dal Comune, Enpa ne spende per i costi totali di gestione del canile circa 13.500-14.000 al mese. Le spese sono molto elevate perché è molto alto il costo del personale, costo che é in gran parte obbligatorio per via del contratto con cui il Comune ha preteso la presenza di un numero predeterminato di addetti. I costi sono sensibilmente aumentati a seguito della nuova normativa sul lavoro, la “legge Biagi”). Questo numero elevato di dipendenti comporta anche una rilevante tassazione Irap (grazie al fatto che la Regione Emilia Romagna non ha esentato le Onlus dall'Irap, come invece hanno fatto altre Regioni, Lombardia e Puglia ad esempio). Tale tassazione non é inferiore a 800 euro al mese. Pertanto i costi di gestione, la tassazione Irap e gli altri oneri (assicurazioni, manutenzioni, medicinali non forniti) comportano il fatto che Enpa di fatto si vede costretta a "finanziare" con propri fondi l’attività gestionale. :: I RAPPORTI CON IL COMUNE Fino al 2004, la gestione del canile viene seguita direttamente dall’allora responsabile nazionale randagismo dell’Enpa, Anna Miglietta. I rapporti con il Comune iniziano bene con l’apertura, alla fine del 2003, del cantiere per la realizzazione della prima parte dei lavori di ristrutturazione. Nel 2004, in coincidenza con il cambio di amministrazione che passa dal centrodestra al centrosinistra, cominciano le stranezze: il cantiere dei lavori tarda a chiudersi, il canile è aperto al pubblico a singhiozzo (non per colpa dell’Enpa), i rapporti con l’amministrazione si dimostrano poco costruttivi e poco collaborativi, il nuovo sindaco Sergio Cofferati non risponde alle richieste di incontro dell’Enpa neanche delegando qualcuno. A febbraio 2005, in coincidenza con la presentazione della petizione (di cui si parla nel capitolo successivo), l’assessore alla salute Giuseppe Paruolo 3 conferma l’atteggiamento attendista. Dietro la frase “Tutte le situazioni sono migliorabili”, più volte pronunciata, Paruolo non ammette mai che il gestore del canile rispetta il contratto con il Comune e le leggi dello Stato. Paruolo, anzi, sembra dare credito alle affermazioni di chi attacca l’ente gestore (l’Enpa) senza chiedere spiegazioni allo stesso Ente. Anzi, qualche incontro si è trasformato in una sorta di processo sommario ad un soggetto (sempre l’Enpa) che è legato al Comune con un contratto. L’assessore non ammette mai che il comportamento dell’Enpa sia corretto nonostante i numerosissimi sopralluoghi al rifugio effettuati da diversi tecnici del Comune i quali hanno relazionato sulla correttezza del comportamento dell’Enpa e sul rispetto del contratto. Tant'è che a norma dell'articolo 16 del contratto di appalto il Comune non ha mai applicato la penale di euro 200 come trattenuta sul compenso trimestrale successivo in caso di inadempienze agli obblighi contrattuali. L’assessore Giuseppe Paruolo evita poi di parlare compiutamente dell’eredità Melloni. Ma visto che qualcuno sulla stampa, nei giorni del sequestro della struttura, ne ha parlato, è bene che sappia che questa eredità (250.000 euro) tante volte citata dalle associazioni è nel pieno possesso del Comune come ha dichiarato occasionalmente Paruolo tra labbra e denti in un frettoloso intervento di Commissione Consiliare in cui era più importante continuare il processo sommario all’Enpa. Nei primi mesi del 2005 cambiano alcuni funzionari comunali (Il Direttore del Settore Sanita’ e il referente dell’Ufficio Diritti Animali) e comincia la giostra. Le richieste dell’Enpa ricevono quasi sempre risposte vaghe: “Noi non sappiamo….”, “Fateci avere i documenti…”, “Ma come è stato fato fino ad ora?”, “A quale ufficio venivano fatte le richieste” e così via. Possibile che tra i vecchi responsabili e i nuovi non ci sia stato il passaggio di consegne? Ma d’altro canto l’assessore Paruolo ha dichiarato ai nostri dirigenti in un recente incontro che “…in fondo lui è l’assessore alla sanità e ha altre cose a cui pensare prima degli animali”. Nei giorni del sequestro, invece, veste i panni del paladino degli animali. Nei fatti il Comune, con questa amministrazione: - sollecitato su atti di vandalismo in canile avvenuti prima dell’estate 2005 ha dato risposte tardive e obbligato l’Enpa ad attivare, a proprie spese, un servizio di vigilanza privato per tutelare gli animali e proteggere i beni del rifugio; - quando è stata tagliata, da ignoti, la recinzione del canile, si è dovuto attendere oltre 30 giorni; in quel periodo chiunque poteva introdursi in canile e arrecare danni agli animali e alle cose; - abbiamo chiesto un lampione per illuminare un angolo buio del canile; ci è stato risposto che era “..troppo oneroso…” e il tanto attivo assessore (che comunque era informato) cosa ha fatto per tutelare i diritti degli animali?; - abbiamo chiesto durante tutta l’estate interventi di taglio dell’erba; interventi fatti successivamente in tempi non utili alla salute degli animali (l’erba alta porta parassiti); - abbiamo chiesto interventi di manutenzione agli alberi; è stato necessario 4 - - che gli alberi cominciassero a cadere sui box per avere (dopo qualche settimana dall’accaduto) un intervento per portare via i tronchi già sgomberati dai nostri volontari, esasperati dai ritardi del Comune nella manutenzione della SUA struttura; in uno degli sporadici interventi, i “solerti” addetti alla manutenzione hanno contestato la circostanza secondo la quale nelle grondaie cresce l’erba; gli stessi hanno sollecitato l’intervento urgente dell’Enpa; peccato però che anche quello era di competenza del Comune ma nonostante tutto, l’Enpa a sue spese ha fatto gli interventi; nell’ultimo periodo, per avere qualche ora di riscaldamento nella struttura, l’Enpa ha elemosinato per più di un mese un po’ di caldo; sono stati chiesti incontri urgenti all’assessore senza alcun esito. E intanto proseguiva in ogni sede il processo sommario all’Enpa ma nel frattempo i tecnici del Comune e della Asl continuavano a fare controlli e monitoraggi senza mai rilevare nulla di anomalo o di irregolare. :: I PRIMI ATTACCHI ALLA GESTIONE ENPA Il 28 febbraio 2005, alcuni ex volontari del canile e alcuni ex dipendenti licenziati per non aver rispettato le disposizioni e i regolamenti interni, presentano al Comune di Bologna una petizione nella quale si accusa l’Enpa di gestire un canile lager. La petizione viene sottoscritta – e con essa vengono sottoscritte le accuse contenute – da oltre settecento cittadini bolognesi. La prima perplessità è: una grandissima parte di chi ha firmato la petizione di sicuro non ha mai messo piede nel canile di Trebbo di Reno, distante da Bologna 15 chilometri circa. Come fanno, quindi, queste persone a protestare per presunti maltrattamenti di cui non sono stati testimoni? Le accuse sono immediatamente rigettate dal presidente della Protezione Animali di Bologna, Luciano Giuffrida: “Da noi vengono due volte al giorno i veterinari dell’Asl. I circa 200 cani sono curati e custoditi”. “Si tratta di accuse false – aggiunge Giuffrida –: per 25 anni fino al 1999 il Comune raramente si è ricordato di essere proprietario di un Canile”. Quanto alla petizione, il presidente dell’Enpa di Bologna ha aggiunto: “Chi ha firmato è gente che non ha mai messo piede nel canile ed ex dipendenti che hanno mostrato di non assolvere alle nostre disposizioni interne ai quali, per questa ragione, non è stato rinnovato il contratto di lavoro. Ogni mese, da quando noi gestiamo il rifugio, inviamo al Comune di Bologna relazioni sullo stato del canile e sul benessere degli animali. Chi, nell’Amministrazione, eventualmente ha dubbi sull’operato della Protezione Animali, non ha mai letto le nostre puntuali relazioni e ora ascolta il racconto di ex volontari ed ex dipendenti rancorosi e livorosi”. L’Enpa di Bologna contesta l’atteggiamento del Comune: gli amministratori sembrano dare credito a chi firma petizioni senza nemmeno interpellare il gestore di una struttura di proprietà dello stesso Comune e senza utilizzare gli strumenti di monitoraggio (relazioni mensili del gestore del canile) per smentire le falsità contenute nelle dichiarazioni fatte dai sostenitori della petizione. 5 Poche ore dopo la presentazione della petizione, una commissione composta da veterinari Asl e da dirigenti del Comune di Bologna, effettuano un sopralluogo nel rifugio del capoluogo emiliano. In una dettaglia relazione, i tecnici accertano e documentano la recente ristrutturazione del magazzino-dispensa e la corretta conservazione degli alimenti nonché l’abbondanza di cibo conservato e la sua qualità. Gli accusatori parlavano invece strumentalmente di “muffe alte dieci centimetri”. La commissione accerta inoltre l’adeguatezza del locale per i lavaggio delle stoviglie e l’uso, all’occorrenza di traverse assorbenti per gli animali malati. Adeguato anche il gattile, che ospita 31 gatti in tre locali coperti e riscaldati. I gatti, secondo quanto scrivono i tecnici nel verbale di sopralluogo, risultano in buono stato di salute, di aspetto gradevole e con la propensione a farsi accudire. Tutti i gatti sono vaccinati. Il canile risulta essere pulito e adeguato; nelle gabbie ci sono uno o due cani. Tutti i box risultano composti da una parte chiusa riscaldata. Esistono anche sette box di nuova costruzione riservati ai cani morsicatori e a quelli di indole aggressiva. Al momento del sopralluogo erano presenti 175 cani “ben governati – scrivono i tecnici – e in buono stato di nutrizione”. Tutti i cani presenti nel canile sono vaccinati due volte all’anno e sottoposti alla ricerca e profilassi per filaria e diagnosi per leishmania e ehrlichiosi. Tutti i cani dati in affidamento o adozione, inoltre, vengono vaccinati per la rabbia e trattati per la teniasi. Adeguata anche l’area sanitaria, costituita da un ambulatorio-visita e da una saletta chirurgica. Tutti i locali – si legge ancora nella relazione dei tecnici – sono puliti e adeguatamente arredati. Anche dal punto di vista della documentazione i tecnici, nel corso del sopralluogo, non hanno rilevato alcuna irregolarità: è aggiornato in tempo reale il registro di carico e scarico, vengono compilate schede di adozione e schede di accalappiatura, corrette anche le schede di entrata per ogni animale nonché la scheda clinica. Insomma, da quanto risulta dalla relazione dei tecnici, il rifugio di Bologna viene gestito nel pieno rispetto delle leggi e dei regolamenti interni della Protezione Animali. La furiosa polemica avviata da alcuni ex dipendenti ed ex volontari con la presentazione di una petizione dura quindi meno di ventiquattro ore. Ma è destinata ad essere rialimentata da ex volontari ed ex dipendenti i quali, tra l’altro, a dimostrazione del rancore nutrito nei confronti dell’ente, si rivolgono ai sindacati reclamando presunte irregolarità retributive e minacciano di avviare vertenze di lavoro contro l’Enpa. Prima ancora, la gestione Enpa era stata attaccata nel maggio del 2000. In seguito a quelle accuse, l’allora assessore all’ambiente e alla sanità, Gian Paolo Salvioli, dichiarò: “Non c’è nessun allarme canile comunale. I cani e i gatti sono buone mani e gli allarmismi sono del tutto ingiustificati”. (“Il Resto del Carlino” 6 di giovedì 4 maggio 2000). Il 15 febbraio del 2001, la signora Lilia Casali, presidente dell’associazione animalista “Animal Liberation Front”, in compagnia di altre due persone, si incatena ai termosifoni del gattile comunale per protestare contro la presunta “mala gestione” della struttura. La signora Casali annuncia la presentazione di una denuncia per maltrattamenti di animali e omissione di atti d’ufficio nei confronti del sindaco, dell’assessore e della Asl. Non si ha notizia dell’avvenuta presentazione di tale denuncia. Si ha invece notizia della condanna di primo grado, per la signora Casali, a venti giorni di carcere per l’episodio dell’incatenamento. Circostanza, questa, citata da un quotidiano locale il 12 novembre scorso, in una intervista nella quale la rappresentante di “Animal Liberation Front” definisce la gestione del canile “un cancro che si trascina da tanti anni”. Insomma, in barba a ogni norma nonché alle più elementari regole della civile convivenza, il processo contro l’Enpa è stato già celebrato dai giornali e la condanna decisa. :: L’INCHIESTA SUL RANDAGISMO DI “PANORAMA” A marzo 2005, il settimanale “Panorama” dedica una copertina al randagismo, con una ottima inchiesta firmata da Stella Pende. Il settimanale ha spedito i suoi giornalisti e i suoi collaboratori in tutto il Paese per verificare lo stato dei canili, pubblici e privati. La scheda che riguarda il rifugio di Bologna è stata compilata in seguito a una visita non programmata con i responsabili del canile. Non è la descrizione del “paradiso dei cani”, ma nemmeno l’istantanea di un lager per animali. Ecco, proposta integralmente, la scheda pubblicata sul sito di “Panorama” relativa alla struttura di Bologna gestita dall’Enpa: BOLOGNA Canile rifugio municipale. Telefono 0516325295. Numero cani: 250. Buona la struttura, le misure sono regolamentari. Lo spazio è tenuto pulito e i cani hanno quasi tutti un nome, sono puliti, hanno il microchip o il tatuaggio, vengono curati nell'infermeria, sono vaccinati e mangiano croccantini di buona scelta. Purtroppo la stessa responsabile ammette che alcuni di loro non escono a sgambare neanche una volta al giorno, perché ci sono pochi volontari. L'architettura della costruzione non permette a tutti i cani di essere ugualmente vicini ai responsabili e sono in progetto alcune ristrutturazioni per maggiori spazi per la sgambatura. Stelle: 3 :: L’EPISODIO DEL CANE UCCISO NEL RIFUGIO Il 27 luglio del 2005, all’interno del canile di Trebbo di Reno viene trovato un cane ucciso, apparentemente sbranato da altri animali. Alle 14,05, la coordinatrice operativa del canile chiama il presidente della Sezione per comunicare il rinvenimento del cane; esattamente dieci minuti dopo, senza che nessuno avesse avvertito altri, arrivano in canile una persona che si qualifica – senza fornire alcun documento identificativo – quale “Agente della Polizia Giudiziaria della Polizia Municipale del Comune di Bologna” la quale chiede di effettuare un normale controllo nel canile e – mistero! – si dirige immediatamente sul luogo dove era il corpo dell’animale ucciso. Nello stesso 7 momento, all’esterno del canile, arrivano tre persone: si tratta di ex volontari allontanati dall’Enpa, sottoscrittori della petizione del febbraio 2005. Pochissimi minuti dopo, senza apparente spiegazione, arrivano due pattuglie della Polizia Municipale. Inoltre, altre persone chiedono di entrare nel canile qualificandosi come “cittadini in cerca di un cane da adottare” e – ancora mistero – anche loro si dirigono immediatamente nei pressi del box dove era stato trovato il cane. Altro mistero: tra i “cittadini in cerca di un cane da adottare” c’erano una giornalista di un quotidiano locale accompagnata dal fotografo. Tutto ciò è avvenuto nell’arco di poche decine di minuti, mentre il presidente della Sezione di Bologna era al telefono con i carabinieri per informarli dell’avvenuto ritrovamento del cane ucciso. Su questo episodio – che pare sia l’elemento scatenante del sequestro effettuato l’11 novembre – il presidente della Sezione di Bologna dell’Enpa ha prontamente presentato una denuncia alla magistratura per uccisione di animali; nella stessa denuncia ha dettagliato gli strani e misteriosi accadimenti di quei minuti. :: IL SEQUESTRO DI VENERDI’ 11 NOVEMBRE E LA REAZIONE DELL’ENPA Venerdì 11 novembre, il “processo” mediatico e la “condanna” immediata vengono presto messi in scena. Non dai giudici, però, ma da alcuni organi di informazione (non tutti, per fortuna e per non generalizzare sulla categoria dei giornalisti). A parte l’esempio del Tgcom citato nella premessa di questo dossier, merita di essere citata Paola Cascella, cronista della redazione bolognese di “Repubblica”. La giornalista, in un articolo pubblicato a pagina VII dell’edizione di Bologna del quotidiano, prima attribuisce agli investigatori le accuse mosse e soprattutto i rilievi concernenti le presunte carenze igienicosanitarie. Poi scrive: “Ieri, però, al loro arrivo, i Cc hanno trovato pulito, e le ciotole piene di cibo”. E si avventura in una considerazione – personale – inquietante: “Qualcuno evidentemente si aspettava il blitz”!!! Quindi, quando i carabinieri, venerdì 11 novembre, arrivano al canile, trovano la struttura pulita e le ciotole piene. E questo è assodato perché oltre a Paola Cascella, questa circostanza viene confermata da Gianluca Rotondi, cronista di un quotidiano locale il quale, citando non meglio identificati quanto generici “investigatori”, scrive: “Oggi, curiosamente, rispetto agli altri sopralluoghi, tutto era pulito e anche il cibo era presente in quantità nelle ciotole”. Curiosamente??? Perché la presunta sporcizia non è stata mai documentata dai veterinari della competente Asl? Altro aspetto curioso: nella cronaca del sequestro pubblicata dal quotidiano “Il Domani”, il cronista offre al lettore un dettaglio del tutto insignificante ai fini del racconto: parlando del presidente della sezione di Bologna dell’Enpa, sottolinea le sue origini palermitane mentre agli altri indagati non riserva la stessa precisione. Pregiudizio “etnico”? E siccome il cronista del quotidiano offre al lettore il dettaglio delle origini solo per il presidente e non per gli altri indagati, non possiamo certo credere che tale atteggiamento possa obbedire alla regola della completezza dell’informazione. 8 Nelle settimane che hanno preceduto il sequestro, l’Enpa in più di una occasione ha fatto presente all’Amministrazione la volontà di non rinnovare la convenzione alla scadenza naturale del contratto. Questo per due ragioni: per le difficoltà di relazione con il Comune e per l’insufficiente contributo erogato dall’amministrazione. Ma con grande spirito di sacrificio, i responsabili locali dell’Enpa hanno continuato nella loro gestione per amore degli animali e per dare il tempo al Comune di decidere come meglio credeva. L’atteggiamento dei dirigenti locali dell’Enpa è sempre stato orientato alla cura e al benessere degli animali. Il giorno del sequestro, l’assessore alla Sanità Giuseppe Paruolo, si è immediatamente “smarcato”. Ha sospeso la convenzione con Enpa, ha minacciato azioni legali contro l’ente, ha preso le distanze e ha dichiarato alle agenzie di stampa di aver attuato il piano d’emergenza che era già stato predisposto dall’Ufficio Salute del Comune. Peccato, però: è stato richiesto, dalla “task force” del Comune, il lavoro dei volontari dell’Enpa nella fase di gestione della struttura sotto sequestro. Ma come? Il Comune chiede l’aiuto dei volontari dell’associazione che, secondo il Comune stesso, sarebbe responsabile di uccisioni, maltrattamenti, carenze igienico-sanitarie? Gli stessi volontari che sarebbero testimoni o complici o addirittura responsabili della somministrazione di topi morti ai cani??? :: CONCLUSIONI Queste sono le verità dell’Enpa. Anzi: queste sono le verità, visto che tutte le informazioni – a parte i giudizi, che restano appunto tali – contenute in questo dossier sono dimostrabili con documenti e corrispondenza. Per quanto riguarda l’inchiesta abbiamo la massima fiducia nella Magistratura e siamo sicuri di poter fare chiarezza e di rispondere a tutte le accuse contestate. L’assessore Paruolo, nelle ore del sequestro, si è affrettato a dichiarare l’estraneità del Comune; estraneità – a suo dire – confermata dall’affidamento in custodia della struttura. Ma questa estraneità resta un giudizio politico, visto che il Comune non può ignorare di avere relazioni tecniche in cui NON vengono evidenziate mancanze, NON vengono evidenziati maltrattamenti, NON vengono evidenziate carenze di carattere igienico-sanitario. Il quadro è questo: ora occorre aspettare, prima di emettere giudizi, correttamente e serenamente per consentire alla magistratura di fare il suo lavoro. I processi si fanno nelle aule di giustizia e non sui fogli dei quotidiani. 9 :: SEQUESTRO DEL CANILE DI BOLOGNA. L'ENPA: "UN COMPLOTTO E UNA MONTATURA CONTRO DI NOI" 'Un complotto orchestrato ad arte', che poi diventa 'un'ignobile montatura ordita da qualcuno per motivi personali'. Senza tralasciare un atteggiamento 'poco piacevole' da parte del Comune di Bologna. Dopo il sequestro del canile di Trebbo di Reno (operato ieri mattina dai carabinieri del Noe e dai vigili urbani, su ordinanza della magistratura), a difendere l'Enpa, finito nell'occhio del ciclone, è il presidente del Consiglio nazionale dell'Ente nazionale protezione animali. Il presidente prima respinge ogni accusa: 'Mi rattrista assistere a veri e propri spot televisivi che raccontano cose non vere, noi non ci stiamo a farci massacrare, abbiamo già dato mandato ad un legale per la tutela dell'immagine dell'ente, del tutto estraneo ad ogni ipotesi di sevizie sugli animali'. La confutazione di ogni addebito investe la presunta malnutrizione degli animali ('abbiamo le fatture che provano una spesa mensile di 3.000 euro per il mangime') e, soprattutto, le tesi che parlano di maltrattamenti: 'Mercoledì, cioè due giorni prima del sequestro, è arrivata l'ispezione dell'Usl, che non ha rilevato niente di anomalo'. Innocenti passa poi al contrattacco. E rilancia calando le carte su due tavoli. Il primo affondo è sibillino: 'L'episodio del cane trovato morto a giugno (evento scatenante dei fatti di ieri, ndr) è stato un sacrificio, non un incidente'. Dopo una pausa, Innocenti precisa: 'Credo si tratti del moto di rabbia di qualche ex dipendente. Noi abbiamo subito inviato un esposto alla magistratura, denunciando una situazione di tensione proveniente dall'esterno". Arriva il momento di tirare in ballo anche il Comune: 'Il 20 giugno scorso è arrivata una nota dal settore Salute del municipio, secondo la quale - e il presidente legge il testo - lo stato di manutenzione era accettabile e le condizioni di salute e nutrizione degli animali erano buone'. La domanda è d'obbligo: come mai, invece, l'assessore Giuseppe Paruolo ha parlato ieri di accertamenti dell'amministrazione dopo episodi gravi? Innocenti si dice 'meravigliato' e non crede 'che al Comune convenga avventurarsi in una strada che non si sa dove possa portare'. Dal vertice nazionale dell'ente arriva anche 'un'attestazione di buona volontà'. Secondo il presidente, infatti, la convenzione stipulata tra Enpa e Comune di Bologna prevedeva un finanziamento di 180.000 euro all'anno, 'con il quale non riuscivamo a pagare nemmeno le spese per l'alimentazione degli animali, cui provvedevamo noi'. Per questo, e a seguito di quelle che Innocenti definisce 'divergenze' con l'amministrazione, 'avevamo deciso già da luglio di non rinnovare la convenzione, che sarebbe scaduta nel 2006'. Inoltre, 'avevamo da poco richiesto un servizio di vigilanza notturna, con l'unico scopo di proteggere gli animali'. La conclusione del presidente si risolve in un'accusa: 'L'atteggiamento del Comune non mi piace affatto, è scorretto il tentativo di chiamarsi fuori'. Articolo pubblicato il 12 novembre 2005 sul sito del quotidiano “Il Resto del Carlino”, ripreso integralmente da un lancio dell’agenzia Ansa. 10 :: SEQUESTRO CANILE DI BOLOGNA, MAURIZIO COSTANZO: “QUESTA E’ UNA CATTIVERIA, CONOSCO BENE L’ENPA…” (Articolo tratto dal sito www.enpa.it, pubblicato lunedì 14 novembre 2005) “Questa è una cattiveria. Io conosco bene cosa fa l'Enpa, lo conosco da sempre e infatti mi ero stupito”. Maurizio Costanzo, questa mattina nel corso della sua trasmissione, ha precisato le dichiarazioni fatte ieri nel corso di “Buona domenica” relativamente al sequestro del canile di Bologna e dei presunti maltrattamenti subiti dagli animali ospitati nel rifugio. Questa mattina, Costanzo si è collegato in diretta con Marco Innocenti Degli, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Enpa. Ecco la trascrizione integrale dell’intervista… Maurizio Costanzo. Ho detto, perché così mi pareva che fosse scritto, anzi, così era scritto, che fosse gestito dall'Enpa... e ho commesso un errore perché sempre a Bologna il 12 novembre l'Enpa aveva fatto una conferenza stampa per precisare... Io ho al telefono il Presidente del Consiglio Nazionale dell'Enpa che è l'Ente Protezione Animali... E ho sentito ieri siamo stati travolti da mille e un evento e quindi... Marco Innocenti Degli, Presidente, è al telefono? ... Marco Innocenti Degli. Sì, sono presente... Maurizio Costanzo. Ecco, guardi, dica tutto quello che deve dire per precisare, io mi scuso per aver detto una cosa che però purtroppo era sull'Ansa. Dica pure. Marco Innocenti Degli. Certo. Io la ringrazio per questo spazio che mi consente. Quello che mi rattrista è che un'associazione come la nostra che dal 1871 lavora tutti i giorni per proteggere gli animali si diano, passino questo tipo di notizie... Maurizio Costanzo. Ma come può essere nato quest'errore, questo essere messi voi in una situazione del genere? Marco Innocenti Degli. Guardi, io le posso dire questo: proprio nella conferenza stampa di sabato abbiamo mostrato ai giornalisti le rilevazioni fatte dal comune di Bologna e dalla Asl che tutti i giorni compiono ispezioni al canile rilasciando tanto di verbale dove non ci sono quei maltrattamenti e quelle orribili parole descritte nel servizio del telegiornale dell'altra sera. Cioè, voglio dire, sono curati, ben tenuti, il Comune lo attesta. Queste notizie purtroppo avvengono quando ci sono problemi di tipo personale, negli ultimi tempi ci sono stati alcuni allontanamenti da parte del canile di Bologna e quindi probabilmente questioni personali hanno finito per degenerare in questa vicenda. Maurizio Costanzo. Mi dispiace per aver collaborato a diffondere una notizia in parte falsa, io conosco bene cosa fa l'Enpa, lo conosco da sempre e infatti mi ero stupito... Marco Innocenti Degli. Facciamo duemila cose al giorno, gestiamo oltre cento strutture... Maurizio Costanzo. Ma lo so... Marco Innocenti Degli. Tremilacinquecento volontari che tutti i giorni lavorano, insomma, è pesante questa cosa... Maurizio Costanzo. Qualunque cosa voglia precisare, dire, ma anche di iniziative nuove, a sua disposizione... 11 Enrica Bonaccorti. E' che ci sono tante tante persone che si approfittano dei contributi che vengono dati per la gestione dei canili... Maurizio Costanzo. Ma ha ragione lui, questa è una cattiveria. Marco Innocenti Degli. Guardi, le posso dire questo: dal Comune di Bologna noi riceviamo quindicimila euro al mese, possono sembrare una grandissima cifra per duecentocinquanta animali ospitati dentro canile. Enrica Bonaccorti. No Maurizio Costanzo. No, non è una grande cifra. Enrica Bonaccorti. Non è una grandissima cifra. Marco Innocenti Degli. Ecco, nel canile di Bologna, l'Enpa, di sua tasca mette circa tremila euro al mese per dar da mangiare agli animali. Ho già detto tutto. Maurizio Costanzo. Va bene, Presidente, alla prossima. Marco Innocenti Degli. La ringrazio per lo spazio. Maurizio Costanzo. Si figuri. E mi scusi per ieri. Marco Innocenti Degli. No figuriamoci. Enrica Bonaccorti. Speriamo di riprendere a parlare di cagnolini così faremo qualcosa anche noi… 12