Il sequestro del canile di Bologna

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Il sequestro del canile di Bologna
E.N.P.A.
ENTE NAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI
ENTE MORALE - ONLUS
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Coordinamento regionale dell’Emilia Romagna
Dossier
Il sequestro
del canile di Bologna
A cura del dott. Carlo Locatelli, Coordinatore Regionale Enpa Emilia Romagna
Ravenna, 15 novembre 2005
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Venerdì 11 novembre i carabinieri sequestrano, su disposizione del Sostituto
Procuratore della Repubblica di Bologna, dott.ssa Lucia Musti, il canile di
Trebbo di Reno, di proprietà del Comune di Bologna e gestito dal 2003
dall’Enpa.
Le agenzie di stampa di quelle ore riportano una situazione terribile: un cane
sbranato da altri cani, sevizie, animali morti, condizioni igieniche pessime, cibo
scarsissimo, topi morti dati ai cani come cibo e altro ancora. C’è persino
qualche organo di informazione (come il Tgcom) che mortificando ogni regola
deontologica della professione giornalistica, dà per accertati episodi e
circostanze che sono solo ipotesi della stessa Procura della Repubblica di
Bologna. Il Tgcom, nel suo racconto, non usa condizionali: ”A cani e gatti –
scrive il Tgcom – veniva dato cibo scaduto e insufficiente per qualità e
quantità, a volte addirittura agli animali venivano dati da mangiare topi morti
(una bestia sarebbe morta per leptospirosi). Pessime infine le condizioni
igieniche del canile”. Uno straordinario esempio, questo, di superficialità
giornalistica: il giornalista dovrebbe sempre verificare le informazioni che ha a
disposizione e di fronte a una ipotesi di reato della Procura – che,
evidentemente, non è una condanna – dovrebbe almeno usare il condizionale o
comunque informare il lettore che si tratta di ipotesi.
Ma stanno davvero così le cose? Davvero l’Enpa – e cioè la più importante e
antica associazione di protezione degli animali italiana – gestiva una struttura
operando in questo modo? Davvero ai cani del canile di Trebbo di Reno
venivano dati da mangiare topi morti? Davvero gli animali del rifugio erano
abbandonati a se stessi e malnutriti?
La prima smentita evidente di queste circostanze arriva alle 13. Il Tg5 manda
in onda un servizio nel quale si racconta del sequestro; vengono mostrate le
immagini, girate poche ore prima, del canile e dei cani: si vedono ampi spazi,
gabbie pulite, cani per niente malnutriti, animali scodinzolanti e allegri, seppure
innervositi dalla presenza di numerose persone coinvolte direttamente e
indirettamente nelle operazioni di sequestro.
La notizia viene comunque ripresa da un buon numero di organi di
informazione: tutti si basano su alcuni lanci dell’agenzia Ansa, che
correttamente usa i condizionali e sottolinea che si tratta di ipotesi di reato. Ma
il cortocircuito giornalistico non evita di massacrare l’Enpa: i titoli dei giornali
parlano comunque di “Canile lager”. Però nel presunto canile lager di Bologna,
gestito dall’Enpa, i controlli della competente Asl erano frequenti: UN
CONTROLLO AL GIORNO! Allo stesso modo, erano frequenti i controlli del
Comune di Bologna, proprietario della struttura. L’ULTIMO CONTROLLO DEI
TECNICI DEL COMUNE DI BOLOGNA, ERA STATO EFFETTUATO DUE
GIORNI PRIMA DEL SEQUESTRO. Nel verbale di sopralluogo, non risultano
né topi morti, né animali denutriti, né condizioni igieniche precarie, né animali
legati.
Nell’inchiesta, comunque, sono cinque gli indagati.
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Da queste prime considerazioni inconfutabili emergono molti dubbi sulle accuse
di maltrattamenti e di uccisione di animali addebitate all’Enpa e ad alcuni suoi
dirigenti e volontari locali. Tali accuse, in ogni caso, devono essere dimostrate
in fase dibattimentale e fino ad allora vale la presunzione di innocenza.
Ma occorre procedere per ordine per ricostruire la vicenda dei presunti
maltrattamenti…
:: LA CONVENZIONE
La convenzione tra l’Enpa e il Comune di Bologna per la gestione del canile di
Trebbo di Reno è stata firmata a luglio 2003 dal presidente nazionale dell’Enpa,
Paolo Manzi. Allora il Comune di Bologna era retto da un’amministrazione di
centrodestra guidata dal sindaco Giorgio Guazzaloca. La convenzione ha, come
scadenza naturale, aprile 2006.
La convenzione prevede un contributo trimestrale di 45.000 euro pari a circa
180.000 euro l’anno. Tale contributo è fisso ed è indipendente da fattori quali,
ad esempio, il numero di cani.
Rispetto ai circa 15.000 euro mensili messi a disposizione dal Comune, Enpa ne
spende per i costi totali di gestione del canile circa 13.500-14.000 al mese. Le
spese sono molto elevate perché è molto alto il costo del personale, costo che
é in gran parte obbligatorio per via del contratto con cui il Comune ha preteso
la presenza di un numero predeterminato di addetti. I costi sono sensibilmente
aumentati a seguito della nuova normativa sul lavoro, la “legge Biagi”).
Questo numero elevato di dipendenti comporta anche una rilevante tassazione
Irap (grazie al fatto che la Regione Emilia Romagna non ha esentato le Onlus
dall'Irap, come invece hanno fatto altre Regioni, Lombardia e Puglia ad
esempio). Tale tassazione non é inferiore a 800 euro al mese.
Pertanto i costi di gestione, la tassazione Irap e gli altri oneri (assicurazioni,
manutenzioni, medicinali non forniti) comportano il fatto che Enpa di fatto si
vede costretta a "finanziare" con propri fondi l’attività gestionale.
:: I RAPPORTI CON IL COMUNE
Fino al 2004, la gestione del canile viene seguita direttamente dall’allora
responsabile nazionale randagismo dell’Enpa, Anna Miglietta.
I rapporti con il Comune iniziano bene con l’apertura, alla fine del 2003, del
cantiere per la realizzazione della prima parte dei lavori di ristrutturazione. Nel
2004, in coincidenza con il cambio di amministrazione che passa dal
centrodestra al centrosinistra, cominciano le stranezze: il cantiere dei lavori
tarda a chiudersi, il canile è aperto al pubblico a singhiozzo (non per colpa
dell’Enpa), i rapporti con l’amministrazione si dimostrano poco costruttivi e
poco collaborativi, il nuovo sindaco Sergio Cofferati non risponde alle richieste
di incontro dell’Enpa neanche delegando qualcuno.
A febbraio 2005, in coincidenza con la presentazione della petizione (di cui si
parla nel capitolo successivo), l’assessore alla salute Giuseppe Paruolo
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conferma l’atteggiamento attendista. Dietro la frase “Tutte le situazioni sono
migliorabili”, più volte pronunciata, Paruolo non ammette mai che il gestore del
canile rispetta il contratto con il Comune e le leggi dello Stato. Paruolo, anzi,
sembra dare credito alle affermazioni di chi attacca l’ente gestore (l’Enpa)
senza chiedere spiegazioni allo stesso Ente. Anzi, qualche incontro si è
trasformato in una sorta di processo sommario ad un soggetto (sempre l’Enpa)
che è legato al Comune con un contratto. L’assessore non ammette mai che il
comportamento dell’Enpa sia corretto nonostante i numerosissimi sopralluoghi
al rifugio effettuati da diversi tecnici del Comune i quali hanno relazionato sulla
correttezza del comportamento dell’Enpa e sul rispetto del contratto. Tant'è
che a norma dell'articolo 16 del contratto di appalto il Comune non ha mai
applicato la penale di euro 200 come trattenuta sul compenso trimestrale
successivo in caso di inadempienze agli obblighi contrattuali.
L’assessore Giuseppe Paruolo evita poi di parlare compiutamente dell’eredità
Melloni. Ma visto che qualcuno sulla stampa, nei giorni del sequestro della
struttura, ne ha parlato, è bene che sappia che questa eredità (250.000 euro)
tante volte citata dalle associazioni è nel pieno possesso del Comune come ha
dichiarato occasionalmente Paruolo tra labbra e denti in un frettoloso
intervento di Commissione Consiliare in cui era più importante continuare il
processo sommario all’Enpa.
Nei primi mesi del 2005 cambiano alcuni funzionari comunali (Il Direttore del
Settore Sanita’ e il referente dell’Ufficio Diritti Animali) e comincia la giostra. Le
richieste dell’Enpa ricevono quasi sempre risposte vaghe: “Noi non
sappiamo….”, “Fateci avere i documenti…”, “Ma come è stato fato fino ad ora?”,
“A quale ufficio venivano fatte le richieste” e così via. Possibile che tra i vecchi
responsabili e i nuovi non ci sia stato il passaggio di consegne?
Ma d’altro canto l’assessore Paruolo ha dichiarato ai nostri dirigenti in un
recente incontro che “…in fondo lui è l’assessore alla sanità e ha altre cose a
cui pensare prima degli animali”. Nei giorni del sequestro, invece, veste i panni
del paladino degli animali.
Nei fatti il Comune, con questa amministrazione:
- sollecitato su atti di vandalismo in canile avvenuti prima dell’estate 2005 ha
dato risposte tardive e obbligato l’Enpa ad attivare, a proprie spese, un
servizio di vigilanza privato per tutelare gli animali e proteggere i beni del
rifugio;
- quando è stata tagliata, da ignoti, la recinzione del canile, si è dovuto
attendere oltre 30 giorni; in quel periodo chiunque poteva introdursi in
canile e arrecare danni agli animali e alle cose;
- abbiamo chiesto un lampione per illuminare un angolo buio del canile; ci è
stato risposto che era “..troppo oneroso…” e il tanto attivo assessore (che
comunque era informato) cosa ha fatto per tutelare i diritti degli animali?;
- abbiamo chiesto durante tutta l’estate interventi di taglio dell’erba;
interventi fatti successivamente in tempi non utili alla salute degli animali
(l’erba alta porta parassiti);
- abbiamo chiesto interventi di manutenzione agli alberi; è stato necessario
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che gli alberi cominciassero a cadere sui box per avere (dopo qualche
settimana dall’accaduto) un intervento per portare via i tronchi già
sgomberati dai nostri volontari, esasperati dai ritardi del Comune nella
manutenzione della SUA struttura;
in uno degli sporadici interventi, i “solerti” addetti alla manutenzione hanno
contestato la circostanza secondo la quale nelle grondaie cresce l’erba; gli
stessi hanno sollecitato l’intervento urgente dell’Enpa; peccato però che
anche quello era di competenza del Comune ma nonostante tutto, l’Enpa a
sue spese ha fatto gli interventi;
nell’ultimo periodo, per avere qualche ora di riscaldamento nella struttura,
l’Enpa ha elemosinato per più di un mese un po’ di caldo;
sono stati chiesti incontri urgenti all’assessore senza alcun esito.
E intanto proseguiva in ogni sede il processo sommario all’Enpa ma nel
frattempo i tecnici del Comune e della Asl continuavano a fare controlli e
monitoraggi senza mai rilevare nulla di anomalo o di irregolare.
:: I PRIMI ATTACCHI ALLA GESTIONE ENPA
Il 28 febbraio 2005, alcuni ex volontari del canile e alcuni ex dipendenti
licenziati per non aver rispettato le disposizioni e i regolamenti interni,
presentano al Comune di Bologna una petizione nella quale si accusa l’Enpa di
gestire un canile lager. La petizione viene sottoscritta – e con essa vengono
sottoscritte le accuse contenute – da oltre settecento cittadini bolognesi. La
prima perplessità è: una grandissima parte di chi ha firmato la petizione di
sicuro non ha mai messo piede nel canile di Trebbo di Reno, distante da
Bologna 15 chilometri circa. Come fanno, quindi, queste persone a protestare
per presunti maltrattamenti di cui non sono stati testimoni?
Le accuse sono immediatamente rigettate dal presidente della Protezione
Animali di Bologna, Luciano Giuffrida: “Da noi vengono due volte al giorno i
veterinari dell’Asl. I circa 200 cani sono curati e custoditi”. “Si tratta di accuse
false – aggiunge Giuffrida –: per 25 anni fino al 1999 il Comune raramente si è
ricordato di essere proprietario di un Canile”. Quanto alla petizione, il
presidente dell’Enpa di Bologna ha aggiunto: “Chi ha firmato è gente che non
ha mai messo piede nel canile ed ex dipendenti che hanno mostrato di non
assolvere alle nostre disposizioni interne ai quali, per questa ragione, non è
stato rinnovato il contratto di lavoro. Ogni mese, da quando noi gestiamo il
rifugio, inviamo al Comune di Bologna relazioni sullo stato del canile e sul
benessere degli animali. Chi, nell’Amministrazione, eventualmente ha dubbi
sull’operato della Protezione Animali, non ha mai letto le nostre puntuali
relazioni e ora ascolta il racconto di ex volontari ed ex dipendenti rancorosi e
livorosi”.
L’Enpa di Bologna contesta l’atteggiamento del Comune: gli amministratori
sembrano dare credito a chi firma petizioni senza nemmeno interpellare il
gestore di una struttura di proprietà dello stesso Comune e senza utilizzare gli
strumenti di monitoraggio (relazioni mensili del gestore del canile) per
smentire le falsità contenute nelle dichiarazioni fatte dai sostenitori della
petizione.
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Poche ore dopo la presentazione della petizione, una commissione composta da
veterinari Asl e da dirigenti del Comune di Bologna, effettuano un sopralluogo
nel rifugio del capoluogo emiliano.
In una dettaglia relazione, i tecnici accertano e documentano la recente
ristrutturazione del magazzino-dispensa e la corretta conservazione degli
alimenti nonché l’abbondanza di cibo conservato e la sua qualità. Gli accusatori
parlavano invece strumentalmente di “muffe alte dieci centimetri”. La
commissione accerta inoltre l’adeguatezza del locale per i lavaggio delle
stoviglie e l’uso, all’occorrenza di traverse assorbenti per gli animali malati.
Adeguato anche il gattile, che ospita 31 gatti in tre locali coperti e riscaldati. I
gatti, secondo quanto scrivono i tecnici nel verbale di sopralluogo, risultano in
buono stato di salute, di aspetto gradevole e con la propensione a farsi
accudire. Tutti i gatti sono vaccinati.
Il canile risulta essere pulito e adeguato; nelle gabbie ci sono uno o due cani.
Tutti i box risultano composti da una parte chiusa riscaldata. Esistono anche
sette box di nuova costruzione riservati ai cani morsicatori e a quelli di indole
aggressiva. Al momento del sopralluogo erano presenti 175 cani “ben
governati – scrivono i tecnici – e in buono stato di nutrizione”. Tutti i cani
presenti nel canile sono vaccinati due volte all’anno e sottoposti alla ricerca e
profilassi per filaria e diagnosi per leishmania e ehrlichiosi. Tutti i cani dati in
affidamento o adozione, inoltre, vengono vaccinati per la rabbia e trattati per la
teniasi.
Adeguata anche l’area sanitaria, costituita da un ambulatorio-visita e da una
saletta chirurgica. Tutti i locali – si legge ancora nella relazione dei tecnici –
sono puliti e adeguatamente arredati.
Anche dal punto di vista della documentazione i tecnici, nel corso del
sopralluogo, non hanno rilevato alcuna irregolarità: è aggiornato in tempo
reale il registro di carico e scarico, vengono compilate schede di adozione e
schede di accalappiatura, corrette anche le schede di entrata per ogni animale
nonché la scheda clinica.
Insomma, da quanto risulta dalla relazione dei tecnici, il rifugio di Bologna
viene gestito nel pieno rispetto delle leggi e dei regolamenti interni della
Protezione Animali. La furiosa polemica avviata da alcuni ex dipendenti ed ex
volontari con la presentazione di una petizione dura quindi meno di
ventiquattro ore. Ma è destinata ad essere rialimentata da ex volontari ed ex
dipendenti i quali, tra l’altro, a dimostrazione del rancore nutrito nei confronti
dell’ente, si rivolgono ai sindacati reclamando presunte irregolarità retributive e
minacciano di avviare vertenze di lavoro contro l’Enpa.
Prima ancora, la gestione Enpa era stata attaccata nel maggio del 2000. In
seguito a quelle accuse, l’allora assessore all’ambiente e alla sanità, Gian Paolo
Salvioli, dichiarò: “Non c’è nessun allarme canile comunale. I cani e i gatti sono
buone mani e gli allarmismi sono del tutto ingiustificati”. (“Il Resto del Carlino”
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di giovedì 4 maggio 2000).
Il 15 febbraio del 2001, la signora Lilia Casali, presidente dell’associazione
animalista “Animal Liberation Front”, in compagnia di altre due persone, si
incatena ai termosifoni del gattile comunale per protestare contro la presunta
“mala gestione” della struttura. La signora Casali annuncia la presentazione di
una denuncia per maltrattamenti di animali e omissione di atti d’ufficio nei
confronti del sindaco, dell’assessore e della Asl. Non si ha notizia dell’avvenuta
presentazione di tale denuncia. Si ha invece notizia della condanna di primo
grado, per la signora Casali, a venti giorni di carcere per l’episodio
dell’incatenamento. Circostanza, questa, citata da un quotidiano locale il 12
novembre scorso, in una intervista nella quale la rappresentante di “Animal
Liberation Front” definisce la gestione del canile “un cancro che si trascina da
tanti anni”. Insomma, in barba a ogni norma nonché alle più elementari regole
della civile convivenza, il processo contro l’Enpa è stato già celebrato dai
giornali e la condanna decisa.
:: L’INCHIESTA SUL RANDAGISMO DI “PANORAMA”
A marzo 2005, il settimanale “Panorama” dedica una copertina al randagismo,
con una ottima inchiesta firmata da Stella Pende. Il settimanale ha spedito i
suoi giornalisti e i suoi collaboratori in tutto il Paese per verificare lo stato dei
canili, pubblici e privati. La scheda che riguarda il rifugio di Bologna è stata
compilata in seguito a una visita non programmata con i responsabili del canile.
Non è la descrizione del “paradiso dei cani”, ma nemmeno l’istantanea di un
lager per animali. Ecco, proposta integralmente, la scheda pubblicata sul sito di
“Panorama” relativa alla struttura di Bologna gestita dall’Enpa:
BOLOGNA
Canile rifugio municipale. Telefono 0516325295. Numero cani: 250. Buona la
struttura, le misure sono regolamentari. Lo spazio è tenuto pulito e i cani
hanno quasi tutti un nome, sono puliti, hanno il microchip o il tatuaggio,
vengono curati nell'infermeria, sono vaccinati e mangiano croccantini di buona
scelta. Purtroppo la stessa responsabile ammette che alcuni di loro non escono
a sgambare neanche una volta al giorno, perché ci sono pochi volontari.
L'architettura della costruzione non permette a tutti i cani di essere
ugualmente vicini ai responsabili e sono in progetto alcune ristrutturazioni per
maggiori spazi per la sgambatura.
Stelle: 3
:: L’EPISODIO DEL CANE UCCISO NEL RIFUGIO
Il 27 luglio del 2005, all’interno del canile di Trebbo di Reno viene trovato un
cane ucciso, apparentemente sbranato da altri animali. Alle 14,05, la
coordinatrice operativa del canile chiama il presidente della Sezione per
comunicare il rinvenimento del cane; esattamente dieci minuti dopo, senza che
nessuno avesse avvertito altri, arrivano in canile una persona che si qualifica –
senza fornire alcun documento identificativo – quale “Agente della Polizia
Giudiziaria della Polizia Municipale del Comune di Bologna” la quale chiede di
effettuare un normale controllo nel canile e – mistero! – si dirige
immediatamente sul luogo dove era il corpo dell’animale ucciso. Nello stesso
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momento, all’esterno del canile, arrivano tre persone: si tratta di ex volontari
allontanati dall’Enpa, sottoscrittori della petizione del febbraio 2005. Pochissimi
minuti dopo, senza apparente spiegazione, arrivano due pattuglie della Polizia
Municipale. Inoltre, altre persone chiedono di entrare nel canile qualificandosi
come “cittadini in cerca di un cane da adottare” e – ancora mistero – anche
loro si dirigono immediatamente nei pressi del box dove era stato trovato il
cane. Altro mistero: tra i “cittadini in cerca di un cane da adottare” c’erano una
giornalista di un quotidiano locale accompagnata dal fotografo. Tutto ciò è
avvenuto nell’arco di poche decine di minuti, mentre il presidente della Sezione
di Bologna era al telefono con i carabinieri per informarli dell’avvenuto
ritrovamento del cane ucciso.
Su questo episodio – che pare sia l’elemento scatenante del sequestro
effettuato l’11 novembre – il presidente della Sezione di Bologna dell’Enpa ha
prontamente presentato una denuncia alla magistratura per uccisione di
animali; nella stessa denuncia ha dettagliato gli strani e misteriosi accadimenti
di quei minuti.
:: IL SEQUESTRO DI VENERDI’ 11 NOVEMBRE E LA REAZIONE
DELL’ENPA
Venerdì 11 novembre, il “processo” mediatico e la “condanna” immediata
vengono presto messi in scena. Non dai giudici, però, ma da alcuni organi di
informazione (non tutti, per fortuna e per non generalizzare sulla categoria dei
giornalisti). A parte l’esempio del Tgcom citato nella premessa di questo
dossier, merita di essere citata Paola Cascella, cronista della redazione
bolognese di “Repubblica”. La giornalista, in un articolo pubblicato a pagina VII
dell’edizione di Bologna del quotidiano, prima attribuisce agli investigatori le
accuse mosse e soprattutto i rilievi concernenti le presunte carenze igienicosanitarie. Poi scrive: “Ieri, però, al loro arrivo, i Cc hanno trovato pulito, e le
ciotole piene di cibo”. E si avventura in una considerazione – personale –
inquietante: “Qualcuno evidentemente si aspettava il blitz”!!!
Quindi, quando i carabinieri, venerdì 11 novembre, arrivano al canile, trovano
la struttura pulita e le ciotole piene. E questo è assodato perché oltre a Paola
Cascella, questa circostanza viene confermata da Gianluca Rotondi, cronista di
un quotidiano locale il quale, citando non meglio identificati quanto generici
“investigatori”, scrive: “Oggi, curiosamente, rispetto agli altri sopralluoghi,
tutto era pulito e anche il cibo era presente in quantità nelle ciotole”.
Curiosamente??? Perché la presunta sporcizia non è stata mai documentata dai
veterinari della competente Asl?
Altro aspetto curioso: nella cronaca del sequestro pubblicata dal quotidiano “Il
Domani”, il cronista offre al lettore un dettaglio del tutto insignificante ai fini
del racconto: parlando del presidente della sezione di Bologna dell’Enpa,
sottolinea le sue origini palermitane mentre agli altri indagati non riserva la
stessa precisione. Pregiudizio “etnico”? E siccome il cronista del quotidiano
offre al lettore il dettaglio delle origini solo per il presidente e non per gli altri
indagati, non possiamo certo credere che tale atteggiamento possa obbedire
alla regola della completezza dell’informazione.
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Nelle settimane che hanno preceduto il sequestro, l’Enpa in più di una
occasione ha fatto presente all’Amministrazione la volontà di non rinnovare la
convenzione alla scadenza naturale del contratto. Questo per due ragioni: per
le difficoltà di relazione con il Comune e per l’insufficiente contributo erogato
dall’amministrazione. Ma con grande spirito di sacrificio, i responsabili locali
dell’Enpa hanno continuato nella loro gestione per amore degli animali e per
dare il tempo al Comune di decidere come meglio credeva. L’atteggiamento dei
dirigenti locali dell’Enpa è sempre stato orientato alla cura e al benessere degli
animali.
Il giorno del sequestro, l’assessore alla Sanità Giuseppe Paruolo, si è
immediatamente “smarcato”. Ha sospeso la convenzione con Enpa, ha
minacciato azioni legali contro l’ente, ha preso le distanze e ha dichiarato alle
agenzie di stampa di aver attuato il piano d’emergenza che era già stato
predisposto dall’Ufficio Salute del Comune. Peccato, però: è stato richiesto,
dalla “task force” del Comune, il lavoro dei volontari dell’Enpa nella fase di
gestione della struttura sotto sequestro. Ma come? Il Comune chiede l’aiuto dei
volontari dell’associazione che, secondo il Comune stesso, sarebbe
responsabile di uccisioni, maltrattamenti, carenze igienico-sanitarie? Gli stessi
volontari che sarebbero testimoni o complici o addirittura responsabili della
somministrazione di topi morti ai cani???
:: CONCLUSIONI
Queste sono le verità dell’Enpa. Anzi: queste sono le verità, visto che tutte le
informazioni – a parte i giudizi, che restano appunto tali – contenute in questo
dossier sono dimostrabili con documenti e corrispondenza. Per quanto riguarda
l’inchiesta abbiamo la massima fiducia nella Magistratura e siamo sicuri di poter
fare chiarezza e di rispondere a tutte le accuse contestate. L’assessore Paruolo,
nelle ore del sequestro, si è affrettato a dichiarare l’estraneità del Comune;
estraneità – a suo dire – confermata dall’affidamento in custodia della
struttura. Ma questa estraneità resta un giudizio politico, visto che il Comune
non può ignorare di avere relazioni tecniche in cui NON vengono evidenziate
mancanze, NON vengono evidenziati maltrattamenti, NON vengono evidenziate
carenze di carattere igienico-sanitario. Il quadro è questo: ora occorre
aspettare, prima di emettere giudizi, correttamente e serenamente per
consentire alla magistratura di fare il suo lavoro. I processi si fanno nelle aule
di giustizia e non sui fogli dei quotidiani.
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:: SEQUESTRO DEL CANILE DI BOLOGNA. L'ENPA: "UN COMPLOTTO E
UNA MONTATURA CONTRO DI NOI"
'Un complotto orchestrato ad arte', che poi diventa 'un'ignobile montatura
ordita da qualcuno per motivi personali'. Senza tralasciare un atteggiamento
'poco piacevole' da parte del Comune di Bologna.
Dopo il sequestro del canile di Trebbo di Reno (operato ieri mattina dai
carabinieri del Noe e dai vigili urbani, su ordinanza della magistratura), a
difendere l'Enpa, finito nell'occhio del ciclone, è il presidente del Consiglio
nazionale dell'Ente nazionale protezione animali.
Il presidente prima respinge ogni accusa: 'Mi rattrista assistere a veri e propri
spot televisivi che raccontano cose non vere, noi non ci stiamo a farci
massacrare, abbiamo già dato mandato ad un legale per la tutela
dell'immagine dell'ente, del tutto estraneo ad ogni ipotesi di sevizie sugli
animali'.
La confutazione di ogni addebito investe la presunta malnutrizione degli
animali ('abbiamo le fatture che provano una spesa mensile di 3.000 euro per
il mangime') e, soprattutto, le tesi che parlano di maltrattamenti: 'Mercoledì,
cioè due giorni prima del sequestro, è arrivata l'ispezione dell'Usl, che non ha
rilevato niente di anomalo'.
Innocenti passa poi al contrattacco. E rilancia calando le carte su due tavoli. Il
primo affondo è sibillino: 'L'episodio del cane trovato morto a giugno (evento
scatenante dei fatti di ieri, ndr) è stato un sacrificio, non un incidente'. Dopo
una pausa, Innocenti precisa: 'Credo si tratti del moto di rabbia di qualche ex
dipendente. Noi abbiamo subito inviato un esposto alla magistratura,
denunciando una situazione di tensione proveniente dall'esterno".
Arriva il momento di tirare in ballo anche il Comune: 'Il 20 giugno scorso è
arrivata una nota dal settore Salute del municipio, secondo la quale - e il
presidente legge il testo - lo stato di manutenzione era accettabile e le
condizioni di salute e nutrizione degli animali erano buone'.
La domanda è d'obbligo: come mai, invece, l'assessore Giuseppe Paruolo ha
parlato ieri di accertamenti dell'amministrazione dopo episodi gravi? Innocenti
si dice 'meravigliato' e non crede 'che al Comune convenga avventurarsi in una
strada che non si sa dove possa portare'. Dal vertice nazionale dell'ente arriva
anche 'un'attestazione di buona volontà'. Secondo il presidente, infatti, la
convenzione stipulata tra Enpa e Comune di Bologna prevedeva un
finanziamento di 180.000 euro all'anno, 'con il quale non riuscivamo a pagare
nemmeno le spese per l'alimentazione degli animali, cui provvedevamo noi'.
Per questo, e a seguito di quelle che Innocenti definisce 'divergenze' con
l'amministrazione, 'avevamo deciso già da luglio di non rinnovare la
convenzione, che sarebbe scaduta nel 2006'. Inoltre, 'avevamo da poco
richiesto un servizio di vigilanza notturna, con l'unico scopo di proteggere gli
animali'.
La conclusione del presidente si risolve in un'accusa: 'L'atteggiamento del
Comune non mi piace affatto, è scorretto il tentativo di chiamarsi fuori'.
Articolo pubblicato il 12 novembre 2005 sul sito del quotidiano “Il Resto del Carlino”, ripreso
integralmente da un lancio dell’agenzia Ansa.
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:: SEQUESTRO CANILE DI BOLOGNA, MAURIZIO COSTANZO: “QUESTA
E’ UNA CATTIVERIA, CONOSCO BENE L’ENPA…”
(Articolo tratto dal sito www.enpa.it, pubblicato lunedì 14 novembre 2005)
“Questa è una cattiveria. Io conosco bene cosa fa l'Enpa, lo conosco da sempre
e infatti mi ero stupito”. Maurizio Costanzo, questa mattina nel corso della sua
trasmissione, ha precisato le dichiarazioni fatte ieri nel corso di “Buona
domenica” relativamente al sequestro del canile di Bologna e dei presunti
maltrattamenti subiti dagli animali ospitati nel rifugio. Questa mattina,
Costanzo si è collegato in diretta con Marco Innocenti Degli, Presidente del
Consiglio Nazionale dell’Enpa. Ecco la trascrizione integrale dell’intervista…
Maurizio Costanzo. Ho detto, perché così mi pareva che fosse scritto, anzi,
così era scritto, che fosse gestito dall'Enpa... e ho commesso un errore perché
sempre a Bologna il 12 novembre l'Enpa aveva fatto una conferenza stampa
per precisare... Io ho al telefono il Presidente del Consiglio Nazionale dell'Enpa
che è l'Ente Protezione Animali... E ho sentito ieri siamo stati travolti da mille e
un evento e quindi... Marco Innocenti Degli, Presidente, è al telefono? ...
Marco Innocenti Degli. Sì, sono presente...
Maurizio Costanzo. Ecco, guardi, dica tutto quello che deve dire per
precisare, io mi scuso per aver detto una cosa che però purtroppo era
sull'Ansa. Dica pure.
Marco Innocenti Degli. Certo. Io la ringrazio per questo spazio che mi
consente. Quello che mi rattrista è che un'associazione come la nostra che dal
1871 lavora tutti i giorni per proteggere gli animali si diano, passino questo
tipo di notizie...
Maurizio Costanzo. Ma come può essere nato quest'errore, questo essere
messi voi in una situazione del genere?
Marco Innocenti Degli. Guardi, io le posso dire questo: proprio nella
conferenza stampa di sabato abbiamo mostrato ai giornalisti le rilevazioni fatte
dal comune di Bologna e dalla Asl che tutti i giorni compiono ispezioni al canile
rilasciando tanto di verbale dove non ci sono quei maltrattamenti e quelle
orribili parole descritte nel servizio del telegiornale dell'altra sera. Cioè, voglio
dire, sono curati, ben tenuti, il Comune lo attesta. Queste notizie purtroppo
avvengono quando ci sono problemi di tipo personale, negli ultimi tempi ci
sono stati alcuni allontanamenti da parte del canile di Bologna e quindi
probabilmente questioni personali hanno finito per degenerare in questa
vicenda.
Maurizio Costanzo. Mi dispiace per aver collaborato a diffondere una notizia
in parte falsa, io conosco bene cosa fa l'Enpa, lo conosco da sempre e infatti mi
ero stupito...
Marco Innocenti Degli. Facciamo duemila cose al giorno, gestiamo oltre
cento strutture...
Maurizio Costanzo. Ma lo so...
Marco Innocenti Degli. Tremilacinquecento volontari che tutti i giorni
lavorano, insomma, è pesante questa cosa...
Maurizio Costanzo. Qualunque cosa voglia precisare, dire, ma anche di
iniziative nuove, a sua disposizione...
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Enrica Bonaccorti. E' che ci sono tante tante persone che si approfittano dei
contributi che vengono dati per la gestione dei canili...
Maurizio Costanzo. Ma ha ragione lui, questa è una cattiveria.
Marco Innocenti Degli. Guardi, le posso dire questo: dal Comune di Bologna
noi riceviamo quindicimila euro al mese, possono sembrare una grandissima
cifra per duecentocinquanta animali ospitati dentro canile.
Enrica Bonaccorti. No
Maurizio Costanzo. No, non è una grande cifra.
Enrica Bonaccorti. Non è una grandissima cifra.
Marco Innocenti Degli. Ecco, nel canile di Bologna, l'Enpa, di sua tasca mette
circa tremila euro al mese per dar da mangiare agli animali. Ho già detto tutto.
Maurizio Costanzo. Va bene, Presidente, alla prossima.
Marco Innocenti Degli. La ringrazio per lo spazio.
Maurizio Costanzo. Si figuri. E mi scusi per ieri.
Marco Innocenti Degli. No figuriamoci.
Enrica Bonaccorti. Speriamo di riprendere a parlare di cagnolini così faremo
qualcosa anche noi…
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