il ritorno del lupo

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il ritorno del lupo
IL PARCO
SCHEDA P12
il ritorno del lupo
I
Il lupo, per le sue caratteristiche
morfologiche e comportamentali e per la
notevole affinità ‘culturale’ con la nostra
specie, da sempre affascina l’uomo,
ispirando racconti e leggende che
vengono tramandate per secoli. Questa
specie era anticamente presente nelle
nostre vallate, come dimostrano
testimonianze, rinvenimenti e tracce nella
toponomastica (esistono Pian del Luo a
Bagnolo P.te e sul versante orografico
destro dell’Alta Valle Po). La persecuzione
sistematica cui erano sottoposti i lupi,
alimentata da un intreccio di paura, odio e
interessi economici, portò progressivamente
alla rarefazione della popolazione ed
all’abbandono di numerose aree. La
crescita della popolazione umana e lo
sviluppo di nuove attività economiche sul
territorio accelerarono questo processo: il
mondo stava rapidamente mutando e nel
nuovo contesto i lupi non trovavano spazio
per sopravvivere né erano tollerati, tanto
Lupo.
Lupo.
che comunemente le amministrazioni statali
e locali ponevano taglie a chi recasse
cadaveri o trofei di ‘nocivi’, come appunto il
lupo o l’orso. Le impervie aree degli
Appennini centro-meridionali e dei monti
della Sila calabrese costituirono a lungo
l’ultimo rifugio per questa specie. Fino alla
fine degli anni ‘60 il lupo era ancora
annoverato tra le specie cacciabili, in
quanto considerato nocivo (anzi il nocivo
per eccellenza). Uno studio realizzato nel
Parco d’Abruzzo e in aree appenniniche
all’inizio degli anni ’70 evidenziava l’esiguità
della popolazione superstite, stimata in
100-120 esemplari in totale. Tale
popolazione appariva inoltre frammentata
in piccoli nuclei isolati: tutto faceva
supporre una rapida estinzione della
popolazione italiana di lupi. Nel 1971
veniva emesso un primo divieto
temporaneo di caccia, mentre si iniziavano
a risarcire i pastori che avevano subito
predazioni. Nel 1976 la specie venne
protetta in modo definitivo su tutto il
territorio italiano. Nel decennio successivo,
la sospensione della caccia sommata al
rilascio di ungulati selvatici risollevò le sorti
del lupo italiano, che alla fine degli anni
ottanta contava una popolazione stimata in
300 individui. Oggi si ipotizza una
popolazione numericamente molto più
consistente: alcune stime parlano di 500-
Con la partecipazione
della
Fondazione
Cassa
di Risparmio
di Saluzzo
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SCHEDA N. 1
600 esemplari, con un areale in
espansione. Nei primi anni ottanta troviamo
segnalazioni di lupo nell’Appennino ToscoEmiliano e nelle alture genovesi, mentre nel
1985 la carcassa di un giovane lupo fu
trovata in Val Borbera, tra l’alessandrino ed
il genovese, e pochi anni più tardi i lupi
furono avvistati nel Parco Nazionale del
Mercantour.
Dal 1995, le segnalazioni aumentarono in
più località delle Alpi Cuneesi, e con queste
i primi malumori e denunce per la
predazione di bestiame domestico, sino alla
situazione attuale. Il Lupo è un animale
estremamente affascinante e di grande
importanza ambientale, per le sue
caratteristiche comportamentali ed
ecologiche. I lupi sono animali sociali per
eccellenza, dotati di una vasta gamma di
segnali per la comunicazione e con
un’ecologia totalmente legata alla vita di
branco: la forza del lupo è il branco, diceva
Kipling. La comunicazione tra il lupi è
complessa e raffinata, e si basa su segnali
visivi, olfattivi e sonori. In particolare la
comunicazione vocale costituisce un
elemento importantissimo nella vita sociale
del lupo. I lupi hanno un repertorio di
segnali vocali molto amplio: diversi tipi di
guaito, abbaio, ululato, ringhio. L’ululato in
particolare serve per comunicare a distanza
la propria posizione o identità (ciascun lupo
ulula diversamente), rinsaldare i legami
familiari o di branco e molto altro. Il branco
è la unità funzionale base nella vita del
lupo: un lupo fuori dal branco per un
lungo periodo ha scarse possibilità di
sopravvivenza. Il branco è essenzialmente
formato da pochi lupi : 3-4 in Europa e 6-8
normalmente negli USA. Questo dipende
dalla diversità di prede disponibili e quindi
dalla diversa tecnica di caccia adottata. Di
solito il branco è formato da una coppia,
più qualche figlio delle annate precedenti e
la cucciolata dell’anno in corso. I rapporti
all’interno del branco sono regolati da una
forte gerarchia, con individui adulti ALPHA
e BETA. I rapporti gerarchici sono
mantenuti con esibizioni e segnali,
raramente con la forza. Il suo ritorno
appare ad alcuni una esaltante sfida ad un
mondo sempre meno naturale e sempre
più antropizzato ed artificiale, mentre
malgari, pastori e cacciatori temono il
ritorno del ‘nocivo’ per eccellenza. Molto
spesso le posizioni si contrappongono
agguerritamente, e su fronti opposti
troviamo chi vede il ritorno del Lupo da
lontano (in città e nei paesi di pianura) e
chi da presso (negli alpeggi). Per
minimizzare gli elementi negativi connessi
al ritorno di questo splendido animale,
appoggiando anche chi vive e lavora in
montagna, la Regione Piemonte,
l’Amministrazione Provinciale, il WWF,
l’Associazione Provinciale Allevatori e i
Parchi (tra cui il Parco del Po Cuneese)
hanno avviato una serie di iniziative per lo
studio ed il monitoraggio dei Lupi: sono
previsti risarcimenti per il bestiame predato
e sono allo studio metodi (introduzione di
cani da pastore, recinti elettrificati e altro)
per permettere la convivenza con questo
animale, molto simile per molti versi alla
nostra specie e per questo, forse, così
amato e detestato.
Foto: Campora-Calegari - Testi: Stefano Fenoglio, naturalista - Disegni: Renzo Ribetto - © Parco del Po Cuneese - Mar. 02