SAN MARCO / PALAZZO DUCALE / TEATRO LA FENICE Basilica di

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SAN MARCO / PALAZZO DUCALE / TEATRO LA FENICE Basilica di
SAN MARCO / PALAZZO DUCALE / TEATRO LA FENICE
Basilica di San Marco: è la cattedrale della città e sede del Patriarca. Assieme all'omonimo
campanile e all'omonima piazza San Marco, che da essa prende il nome, è il principale
monumento di Venezia e uno dei simboli d'Italia.
In quanto chiesa di Stato, la basilica
era retta dal doge e non dipendeva
dal patriarca, che aveva la sua
cattedra presso la chiesa di San
Pietro. Il doge stesso nominava un
clero ducale guidato dal primicerio.
Solo dal 1807 San Marco divenne
ufficialmente
cattedrale.
L'amministrazione della basilica era
affidata
ad
una
importante
magistratura della Repubblica di
Venezia, i Procuratori di San Marco,
la cui sede erano le Procuratie. Tutti i
lavori di costruzione e di restauro
erano diretti dal proto: hanno occupato questa carica grandi architetti come Jacopo Sansovino e
Baldassare Longhena. Procuratori di San Marco e proto esistono tuttora e svolgono per il
Patriarcato gli stessi compiti di un tempo.
La prima Chiesa dedicata a San Marco, voluta da Giustiniano Partecipazio, fu costruita accanto al
Palazzo Ducale nell'820 per ospitare le reliquie di San Marco trafugate, secondo la tradizione, ad
Alessandria d'Egitto da due mercanti veneziani: Buono da Malamocco e Rustico da Torcello.
Questa chiesa sostituì la precedente cappella palatina dedicata al santo bizantino Teodoro (il cui
nome era pronunciato dai veneziani Tòdaro), edificata in corrispondenza dell'attuale piazzetta dei
Leoncini, a nord della basilica di San Marco. Risale al IX secolo anche il primo Campanile di San
Marco. La primitiva chiesa di San Marco venne poco dopo sostituita da una nuova, sita nel luogo
attuale e costruita nell'832; questa però andò in fiamme durante una rivolta nel 976 e fu quindi
nuovamente edificata nel 978 da Pietro I Orseolo. La basilica attuale risale ad un'altra ricostruzione
(iniziata dal doge Domenico Contarini nel 1063 e continuata da Domenico Selvo e Vitale Falier)
che ricalcò abbastanza fedelmente le dimensioni e l'impianto dell'edificio precedente.
La splendida decorazione a mosaici dorati dell'interno della basilica è già quasi completa alla fine
del XII secolo. I secoli successivi hanno visto la basilica arricchirsi continuamente di colonne, fregi,
marmi, sculture, ori portati a Venezia sulle navi dei mercanti che arrivavano dall'oriente. Spesso si
trattava di materiale di spoglio, ricavato cioè da antichi edifici demoliti. In particolare, il bottino del
sacco di Costantinopoli nel corso della Quarta Crociata (1204) arricchì il tesoro della basilica e
fornì arredi di grande prestigio.
Palazzo Ducale: anticamente anche Palazzo Dogale in quanto sede del doge, è un capolavoro del
gotico veneziano.
Si sviluppa su tre ali attorno ai lati di un ampio cortile centrale porticato, il cui quarto lato è
costituito dal corpo laterale della basilica marciana, antica cappella palatina. Tutta la costruzione
poggia, come nel caso di qualsiasi altro edificio veneziano, su uno zatterone composto da tronchi
di larice, che a sua volta regge un importante basamento in pietra d'Istria.
Le due facciate principali del palazzo,
in stile gotico-veneziano, rivolte verso
la piazza ed il molo, si sviluppano su
due livelli colonnati sovrastati da un
poderoso corpo a marmi intarsiati in
cui si aprono grandi finestroni ogivali,
con
un
monumentale
balcone
centrale, a sua volta riccamente
decorato, ed un coronamento di
piccole cuspidi e da edicolette
angolari, sostituente il tradizionale
cornicione: nel complesso, la struttura
presenta nella decorazione un chiaro
richiamo
agli
stili
architettonici
orientale e, in minor misura, germanico, derivato in gran parte dall'elevato numero di contatti
culturali e commerciali che s'ebbero tra i Veneziani e gli altri popoli mediterranei ed europei e alla
conseguente importazione di materiali da quelle terre.
La facciata verso la piazza fu costruita successivamente, a partire dal 1424, demolendo il primitivo
palazzo fortificato ed utilizzando a modello la facciata verso il mare. La nuova ala, voluta dal doge
Francesco Foscari (1423-1457), fu destinata alle funzioni della giustizia. Nel loggiato al primo
piano, conosciuto anche come Loggia Foscara, è possibile notare due colonne realizzate in marmo
rosso di Verona: tra queste due si leggevano le sentenze di morte che sarebbero state poi
eseguite tra le colonne di San Marco e San Teodoro. Verso la piazzetta, alla tredicesima colonna
del loggiato spicca la Giustizia in trono, mentre sull'angolo verso la Porta della Carta ci sono il
Giudizio di Salomone e l'Arcangelo Gabriele, attribuiti a Bartolomeo Bono. I tre arcangeli, la cui
raffigurazione avvolge i due fronti principali, hanno un ruolo primario nell'apparato decorativo in
quanto dotati di un'importante funzione didascalica: Gabriele simboleggia la politica, Michele la
guerra e Gabriele i commerci.
Porta della Carta: ingresso monumentale del palazzo, situato tra di esso e la basilica, deve
probabilmente il suo nome all'usanza di affiggervi le nuove leggi e decreti o alla presenza sul luogo
degli scrivani pubblici o ancora al fatto che vi fossero nei pressi gli archivi di documenti statali
Scala dei Giganti: eretta tra il 1483 e il 1485 su progetto di Antonio Rizzo, che la decorò con
pregiati rilievi tra i quali si ricordano Fame e
Vittorie, la Scala dei Giganti deve il nome
alle due statue marmoree del Sansovino
raffiguranti Marte e Nettuno qui poste nel
1567. Lo scalone monumentale collega il
cortile alla loggia interna del primo piano
ed era il luogo deputato alla cerimonia
dell'incoronazione ducale. Le due statue
colossali dovevano rappresentare la
potenza e il dominio di Venezia sulla
terraferma e sul mare.
La scala è contigua all'arco dedicato al
doge Francesco Foscari, detto Arco
Foscari, vero arco trionfale, a tutto sesto, a
fasce alterne in pietra d'Istria e marmo rosso di Verona, coronato da pinnacoli goticheggianti e da
un gruppo di svettanti sculture di Antonio Bregno e altri mastri di provenienza lombarda, che
rappresentano le allegorie delle arti. Sul prospetto verso la scala erano anche collocate le due
statue di Antonio Rizzo con Adamo ed Eva, ora esposte all'interno del palazzo e sostituite da
copie. L'arco è collegato alla Porta della Carta attraverso l'androne Foscari, da cui oggi si esce dal
Palazzo. A sinistra della Scala dei Giganti si trova un cortiletto, delimitato da una costruzione
rinascimentale caratterizzata da finestre a timpano, realizzata da Giorgio Spavento e Antonio
Abbondi, detto dei Senatori in quanto vi si riunivano i membri del Senato durante le cerimonie
solenni.
Naturale prosecuzione della Scala dei Giganti è la Scala d'Oro, così chiamata per le ricche
decorazioni in stucco bianco e foglia d'oro zecchino della volta, eseguite a partire dal 1557 da
Alessandro Vittoria, mentre i riquadri ad affresco, della stessa epoca, sono opera di Giambattista
Franco. Venne realizzata per separare gli spazi dedicati alla privata abitazione del doge, posti a
nord, dal palazzo di giustizia, che si trova a sud.
Ponte dei Sospiri: costruito nel 1614
per unire al Palazzo Ducale il nuovo
edificio adiacente destinato alle
Prigioni Nuove, è chiuso e coperto e
rivela
nell'apparato
decorativo
esterno un gusto che anticipa le
novità
barocche.
All'interno
è
percorso da due corridoi paralleli,
separati da un muro. Il primo mette in
contatto le Prigioni con le Sale del
Magistrato alle Leggi e della
Quarantia Criminal. Il secondo,
invece, collega le Prigioni alle Sale
dell’Avogaria e al Parlatorio.
Il termine dei Sospiri fu coniato in epoca romantica alludendo al fatto che i prigionieri, quando dalle
sale delle magistrature venivano condotti alle Prigioni Nuove, sospirassero potendo per un istante
scorgere la laguna (e in particolare l'isola di San Giorgio Maggiore)
Pranzo
Teatro la Fenice, tra gli stucchi e gli ori
delle prestigiose sale consente di
scoprire retroscena e segreti del Teatro
e dei suoi protagonisti, ripercorrendone
la storia dalle origini fino ai nostri giorni.
Alla fine del Settecento a Venezia
erano attivi sette antichi teatri, due
destinati al dramma e gli altri alla
musica. Il più lussuoso era il Teatro San
Benedetto, che sorgeva nelle vicinanze
di Campo San Luca. Promosso dalla
famiglia Grimani nel 1755, fu poi ceduto
alla Nobile Società dei palchettisti che, in seguito a un accordo giudiziario del 1787, fu estromessa
e costretta a cedere il teatro ai nobili Venier, proprietari del terreno sul quale si trovava l'edificio. La
Società si propose di costruirne immediatamente uno nuovo e più grande di quello perduto, che si
sarebbe chiamato Gran Teatro La Fenice, come il mitologico e immortale uccello, di cui parla
Erodoto nelle sue Storie, in grado di risorgere dalle proprie ceneri, per simboleggiare la rinascita
della Società dalle proprie disavventure.
Il Teatro La Fenice, ubicato nel Sestiere di San Marco in campo San Fantin, è oggi il principale
teatro lirico di Venezia. Due volte distrutto e riedificato, è stato sede di importanti stagioni
operistiche, sinfoniche e del Festival Internazionale di Musica Contemporanea.
Il Teatro è stato nell’Ottocento sede di numerose prime assolute di opere di Gioachino Rossini,
Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti e Giuseppe Verdi.
Il 29 gennaio 1996 un devastante incendio doloso distrugge il teatro. Il rogo impegna i vigili del
fuoco per tutta la notte. Il mondo intero piange la perdita di uno dei teatri più belli, dalla
straordinaria acustica e protagonista da sempre della vita operistica, musicale e culturale italiana
ed europea. Dal dolore della perdita nasce la volontà di ricostruire lo storico teatro ispirandosi al
motto «com'era, dov'era», ripreso dalla ricostruzione del campanile di San Marco.
Il 14 dicembre 2003 il teatro venne riaperto.