Braccialetti rossi Albert Espinosa Arwin Non prendere il cucchiaio
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Braccialetti rossi Albert Espinosa Arwin Non prendere il cucchiaio
Braccialetti rossi Albert Espinosa Arwin Non prendere il cucchiaio con la sinistra Non mettere i gomiti sul tavolo Piega bene il tovagliolo Questo, per cominciare Un ingegnere che scrive deve avere per forza qualche problema con le convenzioni. Albert Espinosa le ripudia; sarà per questo che scandisce Braccialetti Rossi con i versi dell’Autobiografia di Celaya, così sottile nella sua ribellione. Sarà per questo che parla del cancro descrivendo non ciò che gli ha tolto, ma quel che gli ha donato. Estrai la radice quadrata di tremilacentotredici Dov’è il Tanganica? In che anno nacque Cervantes? Ti darò zero in condotta, se ancora parlerai col tuo compagno Questo, per continuare Non un’autobiografia, non un romanzo: e nemmeno una scheggia di rancore. Braccialetti rossi è la raccolta, ordinata e vivace, delle lezioni che il cancro ha impartito a un ragazzo spagnolo di 14 anni, guarito all’età di 24. Delle perdite parla di riflesso, di sfuggita. I capelli. Un polmone. Un pezzo di fegato. Una gamba. Un amico, e poi un altro, e ancora finché le dita non bastano a contarli tutti. Ti par corretto che un ingegnere scriva versi? La cultura è un di più, e gli affari sono affari Se continui a vedere quella ragazza ti caccerò di casa Questo, per vivere Ma Albert Espinosa non vive nel mondo in technicolor. Il suo mondo è giallo come il sole, bello come l’isola che non c’è. Lì le corsie bianco sterile degli ospedali sono circuiti e le sedie a rotelle bolidi da corsa, lì l’amore è incontenibile e necessario come l’aria da respirare. Lì se credi nei sogni i sogni si creeranno. E anche la morte può essere una grande, immensa avventura. Non fare il pazzo. Sii educato. Sii corretto. Non bere, non fumare, non respirare. Dir di no a tutti i no. E riposare: Morire Non adatto a chi non è disposto a mettersi in discussione, a chi teme di cercare la bellezza in quello che chiama squallore, la felicità in una stanza d’ospedale. Non adatto a chi si è dimenticato dei sogni. È un testo che impone una mente aperta per essere apprezzato, e un cuore grande per essere amato. È una poesia, ma una poesia moderna, da capire e interpretare. Via la lirica, via il miele, via le lacrime, scavate fino all’osso e lì troverete Braccialetti rossi, la poesia che piangere, fa ridere, fa scandalizzare ma soprattutto fa vivere.