Il secolo dei giovani

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Il secolo dei giovani
Il secolo dei giovani. Attraversando il Novecento con le nuove
generazioni. Un percorso documentario realizzato dalle classi
5SA e 5SB (prof. Renato Paoli e Paola Ferrari)
Con la mostra aperta in aula polivalente dal 25 maggio al 5 giugno 2009
si è concluso il percorso di ricerca effettuato durante l’anno scolastico
2008/2009 nelle classi 5SA e 5SB e dedicato a ricostruire i passaggi
storici fondamentali del secolo XX attraverso la specifica prospettiva
delle giovani generazioni che, proprio in questo secolo, hanno acquisito
un ruolo sociale del tutto nuovo rispetto alle epoche passate. Ancora una
volta, come in altre esperienze negli anni scorsi, abbiamo lavorato
ricercando fonti primarie attraverso le quali costruire un percorso di
senso non precostituito, ma, per quanto possibile, originale. Il risultato è
costituito da questa mostra di documenti, la quale, non potendo
evidentemente essere esaustiva di tutti gli aspetti e gli eventi di un
processo storico tanto complesso, ha voluto soprattutto far emergere lo
spirito delle varie epoche in cui si è articolato lo sviluppo del
protagonismo giovanile dagli inizi del ‘900 ad oggi. Siamo partiti infatti
dall’esperienza giovanile dell’emigrazione a inizio secolo, raccontando la vicenda di un giovane di
Pinzolo, Jack Caola, partito alla volta dell’America con la sua mola di arrotino, per giungere ad
illustrare i problemi, le difficoltà e le speranze dei giovani d’oggi, i quali - come recita
emblematicamente il titolo di un film amaro ma ironicamente riflessivo presentato in mostra - hanno
“tutta la vita davanti”.
Nel mezzo siamo passati attraverso l’esperienza della guerra, di cui il simbolo più esplicativo per la
prospettiva della nostra ricerca è rappresentato dai cosiddetti “ragazzi del ‘99”, i diciottenni che
hanno costituito l’ultima generazione chiamata alla leva nel 1918, ultimo anno della grande guerra,
e quella del fascismo e dell’antifascismo che ha visto contrapporsi i “giovani Balilla” al coraggio di
giovani come Gobetti, intellettuale e attivista precocissimo, morto a 25 anni a causa del pestaggio
fascista subito a Torino nel 1926.
E ancora abbiamo voluto capire il grande dilemma che deve aver contrassegnato l’esistenza di molti
giovani italiani quando, tra il 1943 e il 1945 sono stati chiamati a scegliere, più o meno
consapevolmente, tra Repubblica di Salò e guerra partigiana, con tutte le implicazioni morali e
politiche che tale scelta comportava.
Il boom economico degli anni ’50- ‘60 è stato poi il contesto in cui è esplosa la voglia dei giovani di
avere più spazio per sé, di dare libero sfogo alla condizione esistenziale propria della giovinezza,
preparando la strada per quel protagonismo giovanile che connoterà il ’68.
Gli anni ’70 sono stati colti attraverso l’ottica dell’impegno politico dei
giovani, in un contesto di alta tensione sociale e cruenta conflittualità
politica, contrassegnata dal desiderio giovanile di non sottostare ad un
ordine precostituito in un clima di protesta in cui alla violenza delle stragi,
di cui spesso sono stati vittima i giovani – come nel caso dello studente
bolognese Francesco Lorusso – si contrappone il richiamo alla riflessione
seria e profonda sulla società e sull’esistenza espressa dalla
indimenticabile – per molti giovani di allora e per moltissimi giovani e
meno giovani di oggi – voce di Fabrizio De Andrè. Infine gli anni ’80 e
’90, durante i quali i giovani si sono trovati in bilico tra il rampantismo
degli yuppies, desiderosi di scalare i vertici della società e dell’economia
ma incapaci, a volte, di trovare un senso più alto al proprio progetto
esistenziale e, ancora una volta, la protesta contro un sistema che – a
partire dalla scuola – non riusciva a rispondere in maniera sufficiente alle
esigenze delle nuove generazioni.
Il percorso espositivo è stato costruito in modo tale che il visitatore potesse
inoltrarsi nella storia del Novecento o partendo dall’inizio del secolo per arrivare all’oggi, o, al
contrario, partendo dall’oggi per arrivare andando a ritroso all’inizio del processo storico. Si è voluto
in questo modo rappresentare metaforicamente l’intreccio passato/presente e dare il senso di un
attraversamento che è la nostra stessa coscienza ad effettuare dentro di sè, prima ancora che nel tempo
della storia.
Infine gli anni ’80 e ’90, durante i quali i giovani si sono trovati in bilico
tra il rampantismo degli yuppies, desiderosi di scalare i vertici della
società e dell’economia ma incapaci, a volte, di trovare un senso più
alto al proprio progetto esistenziale e, ancora una volta, la protesta
contro un sistema che – a partire dalla scuola – non riusciva a
rispondere in maniera sufficiente alle esigenze delle nuove generazioni.
Il percorso espositivo è stato costruito in modo tale che il visitatore
potesse inoltrarsi nella storia del Novecento o partendo dall’inizio del
secolo per arrivare all’oggi, o, al contrario, partendo dall’oggi per
arrivare andando a ritroso all’inizio del processo storico. Si è voluto in
questo
modo
rappresentare
metaforicamente
l’intreccio
passato/presente e dare il senso di un attraversamento che è la nostra
stessa coscienza ad effettuare dentro di sè, prima ancora che nel tempo
della storia.