Tecnologia dell`architettura 2 - Università degli Studi di Firenze

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Tecnologia dell`architettura 2 - Università degli Studi di Firenze
Università degli Studi di Firenze
Facoltà di Architettura
Corso di Laurea in “Scienze dell’Architettura”
Dipartimento di Tecnologie dell’Architettura e Design “Pierluigi
Spadolini”
Dispense del corso di
Tecnologia dell’architettura 2°
Prof. Arch. Saverio Mecca
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Dispensa di tecnologia dell'Architettura 2 - Prof. Arch. Saverio Mecca
Parte 1
Introduzione
all’approccio sistemico
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1 Introduzione
L'incertezza rappresenta il problema fondamentale delle
organizzazioni complesse, e il far fronte all'incertezza è
l'essenza del processo amministrativo.
Come l'incertezza assoluta o la casualità rappresenta
l'antitesi dello scopo e dell'organizzazione, così la
certezza assoluta è un'invenzione dell'immaginazione;
tuttavia quanto più le norme di razionalità sono rigide,
tanto maggiore è l'energia che l'organizzazione destina
all'acquisizione di certezza.
James D. Thompson, L'azione organizzativa
1.1 La tradizione dell’edilizia
La soluzione dei problemi tecnici e organizzativi per la costruzione di edifici ha richiesto
storicamente le migliori risorse umane per assicurare alle comunità un ambiente
qualitativamente adeguato alla cultura che lo esprimeva.
La costruzione e il suo cantiere continua ad avere grande importanza nel determinare sia
il continuo adattamento dell'ambiente alle esigenze degli uomini e ad impegnare risorse
umane di alto livello sul piano tecnico ed organizzativo, anche se con il tempo la sua
centralità e capacità di innovazione ridotta rispetto al resto della produzione industriale1.
Nel momento in cui si crescono le conoscenze tecniche e scientifiche e si perseguono
sempre più elevati e certi livelli di qualità il mondo delle costruzioni ha la capacità di
rispondere, mantenendo o meglio incrementando la produttività, a sfide quali:
•
•
•
la struttura organizzativa della costruzione e del cantiere attuale, tuttora
centrata sui mestieri "artigiani", non è più idonea di fronte alla crescente
incertezza e complessità tecnologica del progetto
la cultura tecnica e organizzativa storicamente accumulatasi nel cantiere e più
generalmente nella costruzione non è in grado di rispondere ai requisiti di
certezza amministrativa, di affidabilità (qualitativa, economica e temporale) del
processo edilizio che la società esprime 2
il settore edilizio e il cantiere in particolare non riesce ad assicurare la vitale
funzione di apprendimento ovvero la trasmissione delle conoscenze e delle
competenze tecniche e organizzative da una generazione all'altra
Mentre altri settori industriali si stanno profondamente rinnovando con innovazioni
organizzative per incrementare l'efficienza e l'affidabilità dei processi, nel settore edilizio
1
Pierre Chemillier ha posto con determinazione la questione dei saperi tecnici e della formazione
professionale al centro delle riflessioni e delle prospettive di evoluzione del cantiere edile,
collegandola con una necessaria trasformazione delle strutture organizzative del cantiere. In
particolare Chemillier sostiene che".. è urgente accordare la più grande importanza al problema dei
saperi che operano nei cantieri delle costruzioni. Questo è il problema maggiore. Se nei prossimi
anni non si trova una soluzione accettabile, tutti gli sforzi che saranno fatti a monte del cantiere
saranno senza effetti e la qualità sarà soddisfacente sulla carta, ma mediocre nel cantiere. La
separazione tra ciò che è a monte e ciò che è a valle del cantiere andrà allargandosi. Inoltre la
difficoltà attuale di attirare i giovani verso le costruzioni non troverà una soluzione soddisfacente ...
." (CHEMILLIER P., Savoirs et Chantier, Cahier du CSTB, n° 2552, janvier-février 1992, livraison 326,
CSTB, Paris 1992).
2
si veda ad esempio l’art. 1, comma 1 e l’art. 8 della Legge 11 febbraio 1994, n° 109, “Legge
quadro in materia di lavori pubblici”
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gli aspetti produttivi ed organizzativi stentano ad uscire da una dimensione tecnica e
amministrativa, in cui sono stati confinati anche in ambito accademico.
L'esigenza di orientare verso la costruzione, verso il cantiere, visto nella sua dimensione
organizzativa, umana e culturale oltre che tecnico-produttiva, un maggiore impegno di
ricerca e di innovazione per migliorare il livello di efficienza stenta a trovare attenzione
nella società e spesso viene percepita con fatica dagli stessi "addetti ai lavori".
1.2 I “mestieri” al centro del processo
Nel settore edilizio la tradizionalmente sommaria e non formalizzata attività di
organizzazione è stata bilanciata dalle capacità degli operatori del cantiere di adattarsi, di
reagire agli imprevisti, di sviluppare strategie "reattive", che trovano la loro radice nei
processi di progettazione e costruzione di tipo “addittivo” dominanti il processo edilizio
prima dell'età moderna.3 Nonostante ciò si determinano con frequenza situazioni in cui, di
contro ad una qualità progettata del prodotto, la qualità dei processi costruttivi è del tutto
insufficiente.
Dalle origini "artigiane" e dalla loro "nostalgia"4 trae forza nel settore l'idea della "diversità"
del cantiere edile rispetto agli altri settori produttivi e della sua non "trattabilità" con metodi
omogenei e la tradizionale resistenza ad introdurre innovazioni organizzative.
La struttura produttiva tradizionale centrata sui "mestieri" ha costituito, e costituisce
tuttora, un fattore di continuità e di responsabilità basato su un insieme di saperi di tipo
artigianale inseriti e coordinati in una struttura di impresa edile "generale". Negli ultimi anni
però il processo di produzione si è caratterizzato per le sue difficoltà di coordinamento: in
molti casi si sono dissolte le tradizionali e consolidate procedure di autocontrollo del
sistema sostenute dalla cultura dei "mestieri", travolte da una tendenziale conflittualità di
interessi fra gli operatori e fra ciascun operatore e il "progetto"5, conflittualità che diverge
rispetto all'obiettivo della qualità della costruzione e che costituisce spesso una delle
principali cause della "deriva" del progetto. La segmentazione e specializzazione, se non è
connessa con operazioni tecnicamente avanzate, è generata e genera a sua volta
paradossalmente un'impoverimento della qualificazione, del "saper fare" degli operatori di
cantiere.
1.3 L’evoluzione dell’organizzazione del cantiere
Dopo una prima fase di industrializzazione pesante, che vedeva ancora l'impresa
impegnata nel tentativo di controllare con metodi industriali tradizionali tutto il processo, si
è assistito ad un innesto di elementi di taylorismo nell'organizzazione dei mestieri artigiani
dell'impresa edile, ovvero ad una progressiva specializzazione e parcellizzazione delle
mansioni unita all'introduzione di nuove tecniche costruttive, sia pure con diversi livelli di
meccanizzazione. Nella progressiva crescita della turbolenza del mercato edilizio, la
specializzazione ha assunto spesso la forma di segmentazione degli operatori in imprese
societariamente autonome, indirizzate verso compiti sempre più elementari, determinando
una rottura del principio di coordinamento e riducendo in modo drammatico le funzioni di
"apprendimento" interne delle imprese e del settore edilizio nel suo complesso.
3
Su questo argomento si può consultare MECCA S., SERNICOLA R., Progetto e cantiere al tempo
delle cattedrali, Dipartimento di Processi e metodi della produzione edilizia, Firenze 1994, in cui è
riportata un'ampia bibliografia.
4
SANTONI RUGIU A. Nostalgia del maestro artigiano, Liguori, Napoli 1992
5
Con il temine "progetto" senza aggettivi conviene intendere l'intero processo di trasformazione
dalle formulazione delle esigenze alla utilizzazione della costruzione, distinguendolo dalla fase più
propriamente creativa sul piano architettonico e tecnico che potrebbe essere indicata con il termine
"concezione", analogamente a quanto avviene nella lingua francese ed inglese con le parole di
"projet" e "conception", "project" e "design" rispettivamente.
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In condizioni di crescente competitività del mercato le attuali strutture organizzative del
"progetto" e della fase di realizzazione in particolare si mostrano il più spesso inadeguate
ad assicurare il livello di efficacia ed efficienza richiesto a causa di carenze sul piano
organizzativo. Inoltre un sistema di controlli tecnici e amministrativi complesso e non
coordinato con il processo di produzione, non chiaro nell'attribuzione dei compiti e delle
responsabilità e nelle procedure, induce comportamenti dei soggetti divergenti o resistenti
all'obiettivo del progetto.
La struttura organizzativa del cantiere, e in particolare l'articolazione delle responsabilità e
dei compiti, è determinata sostanzialmente dalle norme specifiche dei contratti di appalto
che legano il committente al progettista e all'impresa edile e questa alle imprese
specializzate subappaltatrici, norme quest’ultime in particolare che hanno spesso come
riferimento la struttura organizzativa del cantiere ottocentesco, basato sui mestieri artigiani
e lasciano incerte le forme di coordinamento. In molti casi i progetti si concludono
positivamente solamente grazie a comportamenti soggettivi degli operatori, generati
proprio dalle regole etiche professionali ereditate dagli antichi ordinamenti delle
corporazioni dei maestri muratori.
1.4 La specificità della produzione edilizia
La caratteristica di unicità e irripetibilità del prodotto dell'edilizia ed il carattere nomadico
del cantiere edilizio sono stati utilizzati storicamente per sostenere la necessaria
debolezza di ogni attività di previsione, preparazione o programmazione; ma d'altra parte
un processo edilizio finalizzato alla qualità richiede un livello elevato di previsione e di
programmazione delle attività, una conoscenza profonda dei modi di produrre qualità dei
prodotti, una partecipazione di tutti gli operatori coinvolti con qualsiasi ruolo per la
realizzazione dello specifico obiettivo costruttivo.
Certamente l’incertezza dell’ambiente della costruzione, la spiccata variabilità del prodotto
e del mercato edilizio determina un ambiente molto articolato, caratterizzato da una
elevata incertezza e richiede quindi l'adozione di strategie organizzative idonee che
passano attraverso l'individuazione di strutture organizzative, di meccanismi di
integrazione e di controllo dell'intero "progetto" edilizio che contrastino la strutturale
incertezza del settore edilizio, inducendo un comportamento autocontrollato, premessa
per il raggiungimento dell'affidabilità e dell'efficienza richiesta dal mercato e dal cliente.
La via da percorrere è quella dello sviluppo di metodi e strumenti di "construction
management" idonei per operare in condizioni di incertezza sia esterna che interna al
processo. La complessità delle decisioni progettuali di un processo di produzione che
opera per prodotti unici in un ambiente caratterizzato da elevata incertezza richiede una
sistematica "gestione del progetto" intesa come un processo in cui si integrano e
collaborano, e pertanto sono organizzate, molteplici competenze e risorse, le cui più
intense interdipendenze devono essere gestite mediante sia procedure di integrazione più
evolute che di codici di comportamento formalizzati e di strumenti di simulazione più utili.
Nei settori produttivi industriali che operano in ambienti caratterizzati da crescente
incertezza, si stanno diffondendo strategie di "gestione del progetto"6 per affrontare la
sfida della competizione sui mercati e di più elevati livelli di affidabilità della produzione;
anche nel settore edilizio è necessario sviluppare un'attività di ricerca e sperimentazione
di metodi organizzativi, procedure e strumenti operativi adeguati alle condizioni ambientali
in cui si opera.7
6
Si veda in particolare il recente ed interessante lavoro del gruppo ECOSIP (Économie des
Systèmes Intégrés de Production), Pilotages de Projet et Entreprises, Diversités et convergences,
ECONOMICA, Paris 1993.
7
si vedano gli atti delle giornate di studio organizzate presso l'École Nationale des Ponts et
Chaussées il 12 e 13 ottobre 1993 e pubblicati in: BOBROFF J., La gestion de projet dans la
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1.5 Verso la Qualità Totale
L'organizzazione di un cantiere edile consiste, come per tutti i processi produttivi, nella
predisposizione di un insieme di azioni articolate nel tempo per raggiungere un fine, un
obiettivo prestabilito. Il conseguimento di una produzione edilizia sempre più efficiente ed
efficace è possibile solo con un progetto organizzativo che coordini le risorse tecniche,
economiche disponibili, e soprattutto le risorse umane, che integri razionalmente
l'utilizzazione degli uomini, delle risorse materiali, delle macchine, dei procedimenti e dei
metodi di fabbricazione, per ottenere un risultato soddisfacente in relazione a quanto
richiesto dall'ambiente.
La Qualità, posta come obiettivo dalle norme Vision 2000, è il prodotto finale di un sistema
complesso, ma organizzato e autocontrollato, in cui tutti gli operatori coinvolti la individuino
come obiettivo in tutte le loro azioni. È una convinzione diffusa e consolidata che la "sfida"
della Qualità possa essere sostenuta solo con la partecipazione ed il coinvolgimento
motivato e coordinato di tutti gli operatori del processo edilizio, in una ricomposizione di
ruoli governata dal massimo sviluppo dei processi di autocontrollo e di controllo interno, in
tutte le fasi di progettazione, produzione e gestione di un bene edilizio. In modo analogo ai
settori industriali anche per la produzione edilizia è necessario sviluppare specifiche
strategie, metodi e tecniche di progettazione e controllo adeguate ad un ambiente
altamente turbolento, di un processo complesso in relazione al volume prodotto,
contraddistinto da una forte dominanza dei processi di trasformazione tecnologica.
Nonostante la "arretratezza" tecnologica e lo stato endemico di crisi per il cantiere edile
appaiono necessarie innovazioni organizzative orientate principalmente alla definizione di
nuove strutture organizzative del cantiere che, attingendo agli sviluppi delle teorie
organizzative e gestionali che, come per i sistemi di produzione che operano in ambienti
ad elevata incertezza, devono basarsi su alcuni orientamenti strategici quali :
•
•
•
•
il passaggio da organizzazioni di tipo "meccanico" ad organizzazioni di tipo
"organico", passaggio che prevede un ruolo attivo degli individui che
partecipano al processo sul piano della motivazione e dell'apprendimento da
parte;
il passaggio da un modello organizzativo basato sul massimo sfruttamento di
risorse specializzate, ad un modello organizzativo basato sulla polivalenza
delle risorse tecniche ed umane per massimizzare l'adattabilità alla turbolenza
ambientale e la responsabilizzazione degli operatori;
la progettazione di nuove strutture organizzative basate sulla concertazione e
sull’anticipazione, che prevedano un nuovo raggruppamento delle attività e
delle responsabilità , in modo tale che nuove relazioni di interdipendenza fra gli
operatori consentano l'ottenimento di un livello di efficienza e di affidabilità
superiore;
la definizione, sperimentazione e diffusione di nuovi metodi e strumenti
operativi di gestione del cantiere sul piano organizzativo, tecnico, economico e
temporale coerenti con criteri di efficienza e affidabilità dei processi di
costruzione.
construction, Presses de l'École Nationale des Ponts et Chaussées, Paris 1994
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2 Riflessione sul progetto e sulle tendenze di evoluzione
2.1 Tendenze della ricerca sul processo di formazione di nuove
conoscenze
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una estesa discussione e riflessione sulla nozione di
progetto e di progetto di architettura in particolare
In una sicura sensibilità allo spirito del tempo abbiamo assistito alla convergenza da più
ambiti verso una concezione del progetto euristico: dalla epistemologia di Popper alla
teoria dei sistemi, alle ricerche sulla intelligenza artificiale e sulla razionalità limitata alla
semiotica, alla Gestaltpsychologie o Psicologia della Forma, ai nuovi orientamenti delle
teorie del management e dei modelli organizzativi.
Il termine euristico deriva dal verbo greco antico ευρισκω che significa: trovare ciò che
si cerca, scoprire, inventare, immaginare, investigare.
Anche se il nostro concetto paradigma di invenzione è diverso da quello greco l'euristica si
pone non come pratica della invenzione, ma come pratica della ricerca, una ricerca che se
non va verso qualcosa che già c'è , è il punto di arrivo di un percorso nel quale sono già
insite, in seguito all'individuazione di un problema (problem setting), le potenzialità per
rispondere correttamente.
L'euristica non è allora il disvelamento di una novità/verità perduta, ma la ricerca di un
metodo che disciplini l'operare inventivo.
Analizzare l'euristica del progetto significa restituire, ricostruire, rappresentare la dinamica
complessa il processo complesso che non rigorosamente lineare, ma costellato di
retroazioni, ripensamenti, revisioni, riorganizzazioni.
Lo sviluppo di questo processo/percorso è legato all'assunto che l'origine di questo
processo non è un inizio ex nihilo, ma il luogo in cui confluiscono le conoscenze e le
capacità interpretative le capacità percettive/strutturanti del progettista e il luogo in cui si
esprime una visione complessiva sintetica estetica dell'opera da realizzare. Già a partire
dallo schizzo, ma ancor prima dalle prime immagini mentali indicibili esiste una visione
complessiva degli elementi che vengono a comporre il progetto.
Il processo di invenzione secondo Henry Poincaré
Il tema del silenzio e della luce ha delle affascinanti analogie con il concetto di incubazione
e di illuminazione e quindi di invenzione espressi da Henry Poincaré nel 1902 il "La
scienza e l'ipotesi" in cui racconta la sua scoperta delle funzioni di Fuchs e sviluppa una
teoria dell'invenzione che cerca di rappresentare il processo di gestazione di idee nuove e
del loro sorgere nella coscienza del ricercatore.
Secondo la teoria che ha proposto, all'origine della ricerca intellettuale si situa sempre un
problema; per affrontare questo problema il ricercatore si arma di preconcezioni
preprogetti e di ipotesi e si impegna in una fase di travaglio, che ha per fine di favorire
l'emergere di un'intuizione che libera l'unità di ragionamento che conduce all'invenzione:
senza intuizione non si ha creazione matematica. L'intuizione matematica esiste sotto due
specie: l'intuizione logica e l'intuizione sensibile; la prima stabilisce un sentimento
immediato dell'unità di un ragionamento, la seconda la percezione di una successione di
immagini. Nei due casi l'emergere di un'intuizione è il risultato di un processo di
esplorazione e di selezione subliminale. L'intuizione apre allora la via a un processo di
elaborazione cosciente e di integrazione di idee nuovamente ottenute nel campo di quelle
che erano precedentemente acquisite.
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Poincaré sostiene così che l'intuizione non emerge se non è stata preparata da un lavoro
cosciente: il lavoro indirizzato dalle ipotesi suggerite dal problema.
La successione delle fasi del processo è dunque:
il problema
ipotesi e presupposizioni
esplorazione cosciente
incubazione - (filtro delle idee a priori dello spirito)
illuminazione ed invenzione
verifica
Poincaré avanza l'ipotesi che il lavoro subliminale delo spirito consista nell'esplorare la
combinatoria delle forme di pensiero di cui dispone in maniera estremamente libera e
sottomettendola ad un criterio di scelta prima di presentarlo alla coscienza: pensava che
questo criterio fosse di ordine estetico, non sarebbero presenti alla coscienza altro che le
intuizioni che toccano la sensibilità estetica innata del ricercatore.
Un metodo euristico che rappresenta il processo di progettazione sotto la forma di una
successione di cicli di tipo popperiano.
John Zeisel in "Inquiry by design" del 1981 (Cambridge University Press) fa un uso
analogico del pensiero di Popper ritenendo che
• in un processo di sviluppo che partecipa ad un processo evolutivo, né il punto di
partenza né il punto di arrivo sono interessanti ma il processo, la succesione di
operazioni che sono effettuate possono interessare il ricercatore che tenta di
comprendere il processo;
• la cultura dell'architetto contribuisce alla costruzione della cultura secondo un
movimento comparabile a quello scientifico che partecipa alla costruzione della
conoscenza: l'uno e l'altro partono da un insieme di presupposti che definiscono un
problema da risolvere, l'uno e l'altro costruiscono una proposizione, un'ipotesi che
sottopongono alla critica della ragione e permette di formulare un nuovo punto di
partenza
1 formazione di un punto di vista sul problema
(concepire un'immagine)
2 proposizione (presentare un'immagine)
3 verifica della proposizione (metterla alla prova)
4 formazione di un punto di vista (concepire una nuova immagine)
L'analisi proposta del processo di concezione presenta cinque caratteristiche:
1 mette in circolo tre attività:
concepire un'immagine - presentarla - metterla alla prova - concepire un'immagine;
2 fa appello a due tipi di informazioni:
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un'informazione che catalizza la concezione dell'immagine,
un'informazione che permette di sottoporla alla prova della ragione critica;
3 l'obiettivo della ricerca varia per salti discontinui, lungo il processo i progettisti
modificano l'obiettivo che si danno in funzione delle informazioni critiche e delle
intuizioni creative;
4 ricercano una risposta soddisfacente (il concetto di satisficing di Simon e il
concetto di giustificazione di Blachere);
5 il processo si compie secondo una successione di cicli convergenti verso un
territorio delle soluzioni accettabili
Enunciato di un problema
Espressione di un punto di vista a priori scomposto in sottoproblemi e
intenzioni di risposta verbale e visuale
Critica sistematica e ricorso a informazioni esterne
Espressione di un nuovo punto di vista scomposto in sottoproblemi e intenzioni di risposta verbale
e visuale
Conservazione per la formazione di un'esperienza e confronto con il cliente
Integrazione delle proposizioni (visuali e verbali) in risposta a certi problemi
Riformulazione del problema iniziale e proposizione di soluzioni alternative che
comportano il problema posto, intenzioni di soluzione, gli schemi di soluzione
Esame critico confrontato con i vincoli esterni
se positivo
esame con il cliente
Il modello di Simon
Nell'opera di Simon la teoria della razionalità limitata occupa uno spazio notevole.
Il limite dell'applicazione di tecniche di ottimizzazione decisionale nell'ambito del progetto
sta in una condizione di base: si individua una differenza sostanziale fra la decisione
classica che si occupa della scelta fra alternative date, mentre la decisione progettuale
che si occupa della della scoperta e dell'elaborazione di alternative.
Simon individua una interessante analogia con il gioco degli scacchi, in cui i programmi
che cercano di imitare lo scacchista umano nel prendere in considerazione solo poche
possibilità.
I programmi per il gioco degli scacchi si basano su tre componenti
- processi che selezionano le alternative
- processi che valutano le alternative, che stabiliscono la bontà, la qualità di ogni
alternativa individuata
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criteri che determinano il momento in cui interrompere la ricerca e selezionare la
mossa
Nella progettazione di oggetti complessi il processo ha una struttura di ricerca ancora più
complicata.
Gli stadi iniziali della ricerca si svolgono in spazi di progetto altamente semplificati che
astraggono dalla maggior parte del dettaglio del problema del mondo reale, lasciando solo
gli elementi più importanti in forma sintetica. Quando un piano, un progetto schematizzato
e aggregato, è stato elaborato nello spazio di pianificazione, i dettagli del problema
possono essere reintrodotti, e il piano essere usato come guida nella ricerca per la
soluzione completa.
Naturalmente possono essere usati più spazi, ed anzi ci può essere una gerarchia di spazi
di progetto, che portano da un progetto altamente astratto e globale a specificazioni di
dettaglio successive.
Ad ognuno di questi livelli di astrazione il processo di progettazione può essere strutturato
diversamente. Dato che gli spazi più astratti tendono ad essere più lisci è spesso possibile
usare modelli di ottimizzazione per la pianificazione, ritornando a modelli di ricerca
soddisfacente per completare i dettagli del progetto.
In altre situazioni il processo di progettazione generale può impiegare procedure di ricerca
soddisfacenti, mentre tecniche di ottimizzazione possono essere utilizzate per fissare i
parametri una volta che il progetto generale è stato stabilito.
In sintesi la teoria delle decisioni razionali ha avuto uno sviluppo estremamente rapido
negli ultimi anni e si è sviluppata nel tentativo di utilizzare le procedure decisionali formali
in situazioni reali di considerevole complessità sviluppando modelli più potenti e sofisticati.
Ma la complessità ha stimolato anche lo sviluppo di nuovi modelli di decisione razionale
che tengono in conto la limitatezza della capacità di raccogliere informazioni complete e
analitiche, della capacità computazionale degli essere umani, della natura del processo
progettuale.
La valutazione e la scelta delle alternative
Nel caso degli scacchi e nel caso del progetto appena si scopre una soluzione che
costituisce una risposta soddisfacente al problema la si adotta, e non si ricerca ogni
possibile soluzione e sceglie la migliore.
Una risposta alla incertezza e alla difficoltà della scoperta o progettazione delle alternative
di soluzione è stata l'introduzione esplicita della ricerca e i processi di trasmissione delle
informazioni nel modello e l'introduzione di criteri di prestazione soddisfacente invece di
criteri di ottimizzazione.
In psicologia i criteri che svolgono questa funzione nei processi decisionali sono detti
livelli di aspirazione.
Si è individuata una parola scozzese satisficing per indicare quella particolare euristica
che consiste nel modo di risolvere i problemi e di prendere decisioni che fissa un
livello di aspirazione, cerca fino a quando si trova una alternativa soluzione
soddisfacente in base ai criteri del livello di aspirazione prescelto e sceglie quella
alternativa.
Nelle procedure di satisficing l'esistenza di una alternativa soddisfacente è resa probabile
da meccanismi dinamici che adattano i livelli di aspirazione alla realtà sulla base di
informazioni sull'ambiente.
Ciò non significa abbandonare le tecniche di ottimizzazione come strumenti di ausilio alla
decisione, ma inserirli in una rete decisionale in cui la loro ampiezza è definita delimitata e
finalizzata alla verifica di efficacia e di efficienza relativa all'oggetto specifico trattato e con
l'attenzione dovuta ala necessaria approssimazione per la costruzione del modello.
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Le valutazioni, gli strumenti di comparazione e di ottimizzazione sono finalizzati alla
ricerca della soluzione, sono utilizzati in fasi intermedie, non confrontano situazioni
alternative perfettamente definite; il confronto non è fra progetti completi, e quindi gli
strumenti di comparazione e di ottimizzazione servono in sostanza a cercare una
soluzione del problema. Forniscono le basi per decisioni riguardo al fatto che il progetto
dovrebbe essere elaborato in una direzione piuttosto che in un'altra.
Progetti completi, quando finalmente sono definiti, non sono valutati confrontandoli con
altri progetti alternativi, ma confrontandoli con norme (standards) definiti dai livelli di
aspirazione.
L'approccio satisficing è stato impiegato molto spesso in modelli in cui metodi "euristici" di
ricerca delle soluzioni di metodi per tentativi-ed-errori sono utilizzati per aiutare la ricerca
di alternative plausibili
Come risultato chi opera nell'ambito del progetto ha a disposizione una collezione di
modelli e strumenti di aiuto nei processi decisionali.
Qualunque sia il compromesso, la mediazione che deve fare con la realtà e le sue
esigenze al fine di comprenderla e di affrontarla, questi strumenti rendono
sostanzialmente più trattabile il compito di opporre le limitate capacità dell'uomo alla
difficoltà dei suoi problemi.
Dal modello deterministico al modello organico
La percezione è un processo cognitivo eminentemente attivo, strutturante in quanto è
solo mediante una teoria che si riesce a svolgere l'operazione di ricevere ed interpretare.
Nella percezione si ha coscienza immediata di un tutto strutturato, il cui comportamento
non è determinato dai suoi supposti elementi, ma da leggi strutturali interne al tutto. In
particolare il funzionalismo percettivo sviluppatosi alla metà di questo secolo ha
sottolineato la disposizione soggettiva, i bisogni, i fini, le conoscenze come fattori
codeterminanti dell'atto percettivo. In questo quadro ha accentuato il carattere ipotetico
della percezione: le percezioni sono ipotesi, punti di vista sull'oggetto, suscettibili di
modificazioni, approfondimenti correzioni.
Un'analisi della parola progetto ci permette di vedere come nel significato sia racchiusa
una euristica; nel suo senso più ampio e comprensivo progetto significa anticipazione
riferimento al futura si basa su una prefigurazione una previsione di possibilità, le parole
che si usano per spiegare la parola progetto contengono un riferimento estetico al futuro.
Il progetto si definisce come il luogo della possibilità, il momento in cui vengono vagliate e
ipotizzate tutte le opzioni e il luogo della decisione ragionata della giustificazione della
scelta in vista di una realizzazione.
La previsione e l'anticipazione agiscono in base a vincoli e obiettivi, il progetto è una
tensione alla previsione ed anticipazione delle possibilità realizzative.
Il progetto non è una macchina, un processo di trasformazione deterministico che dati certi
inputs l'output è prevedibile. Le coordinate nel definire i contorni del problema da risolvere
costituiscono anche la possibilità di una eventuale soluzione, lo stimolo per una risposta
creativa.
Nel momento ideativo in cui si passa dall'atto mentale alla rappresentazione, all'abbozzo
di una soluzione, intervengono già operazioni selettive e organizzative.
Il dato è sempre e già interpretato, secondo un sistema di aspettative e precomprensioni
che funziona come un filtro che scarta e trattiene alla luce di uno schema organizzativo.
Il fatto che il repertorio sia necessariamente interpretato indica anche che l'insieme degli
inputs deve essere necessariamente strutturato, siamo in presenza sempre e comunque
di una teoria in senso lato che è in grado di trattare le conoscenze e di integrarle con i
vincoli/obiettivi specifici di un progetto in un luogo e in un tempo fisico e culturale definito.
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Abbiamo due piani di vincoli/fattori: il primo dato dalle coordinate del preciso problema e il
secondo dato dalla teoria, dall'insieme di conoscenze strutturate del progettista.
Un nucleo di credenze di presupposizioni, di regole si organizza intorno ad un'idea
centrale, che diventa una possibile risposta al problema preciso da perfezionare verificare
interrogare e alla fine giustificare in quanto soddisfacente.
Dal momento che un'idea si formalizza, viene formulata ed oggettivata in una
rappresentazione, comincia una "storia nuova", questa ipotesi diviene oggetto di un
processo analitico e creativo.
Ogni revisione del progetto iniziale porta con sé la possibilità di abbozzare un nuovo
progetto, di promuovere una ristrutturazione complessiva; il tal modo nella fase euristica si
ha un continuo rinnovarsi del progetto.
Il problema dell'invenzione si struttura all'interno di un'operazione di comprensione in cui
lo spazio del problema è in qualche modo già dato ed esistono punti di riferimento, una
prima approssimativa mappa cognitiva a cui affidarsi per elaborare risposte più precise;
l'insieme delle conoscenze diventa strutturante del problem setting preliminare ma anche
alimentato dal problema stesso da risolvere.
Nella fase progettuale istanze legate a un sapere tecnico-scientifico a un pensiero
analitico/sintetico costituiscono la premessa per un'azione creativa; la fase euristica si
caratterizza per l'incontro fra sapere tecnico e capacità inventiva e la soluzione del
problema è data dalla sintesi di questi due aspetti. La creatività deve essere riletta alla
luce della relazione che instaura con la sfera tecnica che non si pone come
vincolo/ostacolo ma come vincolo/possibilità reali di attuazione.
La presenza di fattori irrazionali nella scienza e razionali nell'arte ha condotto a
ripensamenti della dicotomia oppositiva verso una relazione interattiva e collaborativa.
La fase euristica è data dall'incontro di un piano normativo e da un piano creativo che si
pongono in un rapporto di reciproca relazione e comincia nel momento in cui si il
background (retroterra) di conoscenze, idee, informazioni culturali e tecniche si organizza
per oggettivarsi in un primo abbozzo e poi via via fino al progetto concluso. la fase
euristica infatti non si esaurisce in questa prima fase ma accompagna tutto il processo.
Il progetto si presenta come un problema in cui la certezza di una soluzione è affiancata
alla presenza di regole che delimitano la natura delle soluzioni accettabili. confinano il
campo delle opzioni possibili all'interno del quale il progettista si muove.
I fattori, gli inputs di questo processo tendono a variare in continuazione in relazione
all'esperienza e alla formazione di conoscenze strutturate e non strutturate e l'insieme di
queste conoscenze costituisce sia il confine all'interno del quale si trova la soluzione, ma
anche il confine all'esterno del quale si trova la soluzione realmente creativa.
Da un’intervista a Renzo Piano
"Una specie di disciplina impone di legarsi le mani dietro alla schiena e per un attimo, a volte
abbastanza lungo, accumulare".
"Quando si fanno progetti di grande complessità bisogna digerire a lungo, accumulare conoscenze
e bisogna sapere aspettare, nel silenzio, magari passeggiare sul luogo dove si deve costruire con
le mani in tasca ed aspettare. In realtà è durante questo silenzio che avvengono tutte le altre cose.
6 questo il momento magico così importante e complesso, in cui, capendo, pian piano inizi a fare
qualche piccolo disegno, prendi deghli appunti di lavoro e poi "cuci tutto insieme."
"Io nella mia prassi non comincio mai un progetto dalla filosofia e basta. Dal primo istante
incomincio a pensare ai materiali, ai modi, alla tekné, a quale sarà il processo e la materia con il
quale lo farò. Procedo su questi due piani paralleli: uno che parte dal generale e l'altro dal
particolare, e poi questi due campi si incrociano e si sintetizzano."
Dal progetto Menil Foundation di Houston
Il programma da cui prende le mosse il progetto viene così ricordato da Renzo Piano:
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"Voglio sentire le nuvole passare, voglio che il giorno che se ne va si senta"
E allora il problema della tecnologia diventa quello di contribuire alla costruzione di un
insieme strutturato più complesso proponendo insiemi di regole e di informazioni regolabili
trattabili con le regole secondo questo modello non deterministico
Ciò non riduce il ruolo della tecnologia anzi lo amplia sottraendolo alla necessità della
completezza e della organicità in un approccio deterministico che instaura una
correlazione positiva tendente a 1 tra quantità e qualità di informazioni input del processo
e risultato finale la cui qualità è misurabile in una scala tendente all'ottimo
Anche la visione del progresso scientifico e tecnologico nel suo ottimismo di certezze
determinabili che era retrostante risultava limitante per la tecnologia e per il progetto di
architettura nel suo complesso.
Liberata dalla meccanicità del suo ruolo la tecnologia può rivolgersi con più libertà alla
definizione di regole comportamentali sia del processo progettuale che del prodotto
progettuale, regole che operano non più secondo sequenze preordinate , ma che
investono il processo euristico progettuale nella sua globalità fin dalle prime fasi di
elaborazione. Ciò significa che già nel primo schizzo il progetto è una ipotesi globale retta
dalla teoria necessariamente globale che la genera.
Questa ipotesi costituisce una soluzione provvisoria che si accetta come soddisfacente a
seguito di un processo di giustificazione di verifica di corrispondenza a un comportamento
atteso valutato in termini di efficacia ed efficienza, analogamente a quanto avviene nella
ricerca scientifica
Il progetto nasce non come una somma ordinata di momenti diversi, ma come una visione
di sintesi che si sviluppa in una continua interazione tra gli elementi parziali e la totalità del
progetto, in una pratica che si svolge secondo continue ristrutturazioni.
In architettura la progettazione deve quindi essere pensata nella sua globalità, come
sintesi di elementi posti in relazione.
Scindere il progetto in una sommatoria di forma, funzione e tecnica significa privarsi della
possibilità stessa di pensare il progetto significa ridurlo a una somma di dati isolati che, di
per sé ciechi, difficilmente possono essere riorganizzati a posteriori secondo una
costruzione coerente.
La qualità e la giustificazione della scelta
Fini e mezzi, obiettivi e strumenti, in un altro termine giustificazione come relazione fra
fini e mezzi, devono interagire per organizzare lo spazio euristico fin dallo schizzo.
Ma questo legame con la realtà con l'attuazione che deve seguire al progetto che da il
senso al progetto e al progettare in vista del cambiamento della realtà in una nuova realtà
che determina le caratteristiche del progetto la sua natura complessa, che deve essere in
grado di prevedere le conseguenze del passaggio dal possibile al reale e fra tutti i percorsi
possibili sceglierne uno che sia giustificabile non perché migliore in assoluto ma perché
soddisfacente
Anche se nell'approccio esigenziale spesso si è rimasti legati ad una visione analitica
legata a processi induttivi/deduttivi, quando Gérard Blachère in "Savoir Bâtir" afferma:
"Costruire è risolvere un problema"
"è necessario dimostrare, giustificare per via razionale che le soluzioni sono buone"
"..... questo processo di pensiero riconduce il modo di affrontare il problema della
costruzione alla maniera normale di porre i problemi industriali: si comincia sempre con il
porre il problema da risolvere in termini di prestazioni richieste, e sono valide tutte le
soluzioni che rispondono all'insieme delle esigenze manifestate ......"
non è lontano da questo modo di concepire il progetto, da un pragmatismo relativistico.
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Anche se in questo processo di pensiero sono contenute le seguenti ipotesi implicite ed
erronee in quanto parzializzanti della realtà, quali:
- l'abitazione ed ogni altro edificio o manufatto edilizio è assimilabile ad un prodotto;
- è possibile (ed opportuno) porre il problema in termini di prestazioni richieste; ciò
significa che tutti i soggetti coinvolti nel processo di costruzione sono in grado di
esplicitare i loro desideri (esigenze) e che pertanto un loro consenso può essere trovato;
- il problema può essere scomposto in modo sistemico in sottoproblemi progressivamente
sempre più elementari e che pertanto la complessità può essere, al termine di una lunga
attività di ricerca applicata, completamente dominata dai progettisti,
un approccio correttamente esigenziale è del tutto coerente con il progetto euristico.
La ricerca in fatti progettuale deve essere guidata: il processo di giustificazione, di verifica
non può prescindere dal fine del progetto che potremmo dire consiste nella risposta
corrispondente ai livelli di aspirazione di tutti i destinatari del progetto, non solo gli
utilizzatori finali ma tutti coloro che sono coinvolti nel processo di progettazione, compreso
il progettista.
Ma la risposta ai livelli di aspirazione non è altro che la Qualità.
I modi del progetto
Nel modo preindustriale della tecnologia convenzionale la soluzione tecnologica (scelta
dei materiali e dei metodi costruttivi) era implicita e comune al progettista ed al costruttore:
il progetto aveva per oggetto la definizione di costruzioni fuori della consuetudine
principalmente per la loro forma e solo in casi particolari per il loro modo di essere
prodotti. (definizione formale/oggettuale dell'obiettivo)
Nel modo tradizionale della tecnologia descrittiva/prescrittiva la soluzione tecnologica
(scelta dei materiali e dei metodi costruttivi) è completamente definita a priori dal
progettista mediante specificazioni progettuali descrittive che costituiscono delle soluzioni
tipo (tradizionali o innovative). (definizione formale/oggettuale dei mezzi e dell'obiettivo)
Nel modo innovativo della tecnologia normativa la diversità dei prodotti e dei metodi
costruttivi richiede il superamento della descrizione dettagliata della soluzione tecnologica
verso una definizione del risultato, ovvero delle prestazioni che devono essere fornite dalla
costruzione, intendendo per prestazioni un insieme di proprietà che definiscono l'attitudine
di una costruzione ad assolvere le sue diverse funzioni in un contesto dato, ovvero a
soddisfare determinate esigenze.
Linee di evoluzione dell'abitazione e del progetto
L'ambiente del progetto si caratterizza per una progressiva incertezza.
Si rilevano ad esempio tendenze verso un ritorno al passato, visto come più in sintonia
con l'ambiente naturale e culturale del luogo, fino al limite del rifiuto della modernità e del
progresso tecnologico riduttivo di stimoli culturali e sensoriali e del ritorno assoluto a
materiali naturali, contemporanee a tendenze verso livelli di sviluppo tecnico del
Si rilevano tendenze verso una architettura variata ed eclettica nell'ambiente collettivo,
con abbandono di forme semplici, aggregazione di materiali diversi, tesa ad una diversità
ed originalità.
Si rilevano tendenze contro la tipizzazione edilizia, le norme, i modelli chiusi e a favore di
una deregulation nel campo del progetto edilizio.
L'analisi condotta ci consente di concludere individuando alcune regole comportamentali
per il progettista edilizio:
1- il progresso scientifico consente di conoscere ovvero di elaborare modelli più efficaci
di simulazione di fenomeni fisici e chimici che sollecitano le costruzioni, tali da consentire
di emanare qualche legge e principio di soluzione in grado di soddisfare alcune esigenze.
Questi modelli di simulazione devono essere conosciuti da tutti gli operatori coinvolti nel
processo di progettazione e costruzione di edifici;
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2- La dimensione culturale dell'abitare e del costruire è essenziale.
Per costruire è indispensabile conoscere la cultura del luogo per ritrovarne le
peculiarità. L'architettura non è internazionale, al contrario l'architettura è per sua natura
regionale, locale, legata al suo luogo specifico ed al suo cantiere.
3- All'interno di un modello culturale predominante è necessario offrire la diversità, ovvero
la scelta per consentire gli adattamenti alle peculiarità dei diversi gruppi sociali che
costituiscono la società.
4- È' necessario dare all'individuo la possibilità di appropriarsi della propria abitazione
marcandola con la sua personalità. Ciò presuppone una organizzazione architettonica
finalizzata a questo obiettivo e scelte di materiali congruenti.
5- E' necessario inserire l'abitazione in un ambiente ricco sul piano simbolico perché
ciascuno possa creare il suo modo di abitare. Ciò significa uno spazio fortemente
comunicativo anche sul piano evocativo e stimolante una iniziativa di comunicazione da
parte degli utilizzatori.
Il concetto di qualità
alla parola qualità sono ormai oggi associati significati diversi a seconda del contesto in
cui è usata e in particolare dell'oggetto a cui si riferisce.
Nel linguaggio comune i significati dominanti sono due:
- qualità come caratteristica
- qualità come valore
In ambito produttivo qualità ha avuto finora l'accezione quasi esclusiva di qualità del
prodotto e per essa sono state usate due definizioni principali riconducibili ai due significati
dominanti prima ricordati:
- come conformità alle specifiche, in cui la qualità è vista sopratutto come una
caratteristica
- adeguatezza all'uso, in cui la qualità è vista sopratutto come valore.
La prima definizione di qualità mette l'accento sulla realizzazione in quanto la maggior
parte degli operatori del processo di produzione non è in grado di controllare la
utilizzazione del prodotto e quindi la loro azione non può avere come obiettivo
l'adeguatezza all'uso, ma deve essere finalizzato su obiettivi intermedi resi espliciti dalle
specifiche: è questa la condizione classica del progetto tecnologico esecutivo che
trasmette agli operatori della produzione le specificazioni dell'oggetto da realizzare (qualità
come efficienza).
La seconda definizione si pone dal punto di vista dell'utilizzatore e riporta la responsabilità
della rispondenza all'uso alle strutture aziendali apparentemente non implicate nella
realizzazione intesa come produzione, che possono individuare le esigenze da soddisfare
ed imporre la traduzione delle esigenze in specifiche e la valutazione del grado di
conformità delle specifiche alle esigenze. (qualità come efficacia)
Il concetto di qualità come adeguatezza all'uso non si limita alla conoscenza e capacità
tecnologica ma implica anche la capacità di capire le esigenze degli utilizzatori
La definizione della qualità
La norma UNI-ISO 8402 "Qualità-terminologia" definisce la qualità in un modo congruente
con un approccio euristico al progetto e come:
"l'insieme delle proprietà e delle caratteristiche che conferiscono ad un ente la
capacità di soddisfare esigenze espresse o implicite"
fra le note esplicative si legge:
il termine qualità non è usato per esprimere un livello di merito in senso comparativo, né è
utilizzato in senso quantitativo per valutazioni tecniche. In questi casi devono essere
aggiunti termini qualificativi:
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qualità relativa, quando i prodotti o i servizi sono classificati secondo una graduatoria
di merito o in senso comparativo;
- livello di qualità o misura della qualità, quando vengono effettuate precise
valutazioni tecniche in senso quantitativo.
La definizione di qualità è congruente con i concetti di qualità prima indicati; in particolare
si introduce il concetto che le esigenze da soddisfare possono essere le più svariate in
relazione alle situazioni/problemi che devono essere risolti, dei soggetti e delle condizioni
ambientali specifiche, che tendono a variare nel tempo e nello spazio, ma devono
comunque essere sempre tradotte in specifiche.
La qualità di due oggetti diversi non può essere comparata direttamente ma mediante due
comparazioni parallele del grado di soddisfacimento delle esigenze e i mezzi utilizzati per
soddisfare (efficacia ed efficienza relative).
Il cerchio della qualità è il modello concettuale per indicare le attività che, interagendo tra
di loro, influenzano la qualità di un prodotto o di un servizio nelle varie fasi che vanno
dall'identificazione delle esigenze da soddisfare alla verifica del loro soddisfacimento.
Il progettista come organizzatore
La parola organizzazione deriva dal greco organon che significa:
suppellettile, strumento, macchina da guerra, strumento musicale, organo del senso
che deriva a sua volta dal greco ergon che significa opera nelle seguenti accezioni:
- fatto, azione, operazione, faccenda
- lavoro, produzione, intrapresa
- prodotto, manufatto, opera.
organizzazione indica l'attività o l'ente che corrisponde in modo sistematico alle esigenze
di funzionalità e di efficienza di un'impresa per lo più collettiva.
organizzare significa coordinare funzionalmente e all'idea di coordinazione può
associarsi quella di "preparazione" o di azione sistematica e collettiva, per lo più in
rapporto alla vita e allo svolgimento di un'impresa o a fatti amministrativi.
L'uomo ha sempre cercato di organizzare le proprie azioni per realizzare beni e servizi di
cui aveva bisogno per migliorare il suo livello di vita e per ridurre lo sforzo necessario per
ottenere questo miglioramento.
L'organizzazione è dunque un insieme sequenziale di atti che l'uomo predispone
per raggiungere un fine, un obiettivo prestabilito.
Ad un sistema organizzativo nel suo aspetto logico si chiede:
- la conoscenza dell'obiettivo da raggiungere;
- l'intenzione di raggiungerlo;
- la determinazione di una successione ordinata di compiti, di funzioni, di azioni
individuali e collettive tra loro connesse e conducenti all'obiettivo;
- la determinazione di una autorità ed una responsabilità connessa ai compiti ed alle
azioni;
- la predisposizione di strutture atte a definire e coordinare le persone, le risorse fisiche
e finanziarie, le posizioni, le funzioni, il grado di autorità, le interdipendenze fra i vari
compiti.
Per conseguire un risultato qualitativamente soddisfacente occorre coordinare le risorse
disponibili mediante un programma che integri razionalmente l'utilizzazione degli uomini,
delle risorse materiali, delle macchine, dei procedimenti e dei metodi di fabbricazione, per
ottenere il miglior risultato in relazione a quanto richiesto dall'ambiente.
Questo insieme di programmi, di operazioni, di fasi, attraverso le quali si passa da un'idea
o meglio dalla definizione di un obiettivo alla realizzazione di un bene che lo materializza
viene comunemente indicato come "progetto"
L'incremento di complessità del sistema decisionale del progetto a cui il progettista e tutti
gli operatori del processo edilizio si trovano a rispondere richiede che il progetto, quale
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azione giustificata di sintesi e controllo dei processi di trasformazione dell'ambiente
costruito in una integrazione della efficacia funzionale, della comunicatività esteticosimbolica e della efficienza economico-organizzativa, assuma un ruolo centrale
determinante in sistema edilizio orientato alla Qualità.
Ma la Qualità, che si è affermata in questi anni come la finalità primaria dei sistemi di
produzione sia in termini di prodotto che di processo, può essere ottenuta solo con la
partecipazione ed il coinvolgimento motivato e coordinato di tutti gli operatori del processo
edilizio in una ricomposizione di ruoli governata dal massimo sviluppo dei processi
organici di controllo a retroazione, in tutto il ciclo di progettazione, produzione e gestione
di un bene edilizio.
La qualità intesa come prestazione costituisce la base per lo sviluppo di un insieme di
metodi e procedure di controllo della qualità nel processo di progettazione e di produzione
di architettura.
Dalla ricerca e dalla esperienza svolta in altri settori produttivi, ma anche dalla esperienza
che ciascun progettista ha nel reale svolgimento del proprio lavoro, del proprio mestiere,
richiede che nella pratica del progetto non solo si inseriscano metodi, strumenti e
procedure di controllo che consentano di sviluppare compiutamente la verifica continua
dell'efficacia e dell'efficienza delle ipotesi progettuali o il controllo sulla qualità dei risultati
del processo di produzione relativamente alle diverse componenti della qualità (sicurezza
benessere, gestione, etc), ma anche che già dal progetto si sviluppi l'aspetto organizzativo
e procedurale connesso con la realizzazione la produzione della qualità.
La definizione stessa della qualità del prodotto impone un approccio dinamico rivolto al
processo che produce qualità o meglio agli aspetti organizzativi, ovvero le strutture
organizzative e i meccanismi operativi che consentono di raggiungere la massima
efficacia ed efficienza nella qualità che è l'obiettivo del processo di progettazione e
costruzione.
La percezione della qualità nei confronti del prodotto edilizio è più evoluta negli ultimi anni
nonostante un livello di informazione tecnica del consumatore molto basso.
La esigenza di un approccio qualitativo globale non nasce solo dalla necessità di verificare
i prodotti, i materiali e le strategie progettuali innovative e le soluzioni tradizionali che
tradizionali non sono più per la progressiva sostituzione dei materiali e per la necessità di
rispondere al massimo livello alle specifiche esigenze di ogni problema progettuale, ma
anche la dissoluzione tendenziale delle strutture imprenditoriali e organizzative tradizionali
che costituivano un fattore di continuità e di responsabilità e pertanto di controllo della
qualità nel processo di progettazione e costruzione anche se tendenzialmente resistente
all'innovazione.
La progressiva segmentazione ma in alcuni casi frantumazione del processo di
produzione vede dissolversi le tradizionali e consolidate procedure di autocontrollo del
sistema travolte da una tendenziale conflittualità fra gli operatori, centrifuga rispetto alla
qualità globale della costruzione dell'architettura.
Il progetto allora tende a costituire il momento più rilevante per la definizione e la
progettazione della strategia di perseguimento della qualità.
La complessità delle decisioni progettuali connesse alla qualità del risultato da conseguire
in un ambiente caratterizzato dalla incertezza comporta inoltre che il progetto sia sempre
più spesso l'output di un processo di progettazione in cui si integrano e collaborano e
pertanto sono organizzate molteplici competenze, con il conseguente sviluppo di
interdipendenze reciproche e sequenziali che richiedono l'adozione di meccanismi di
integrazione più evoluti e di codici di comportamento formalizzati per le procedure
costanti.
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3 - Introduzione ad un approccio sistemico al progetto
E' ormai sempre più diffusa la sensazione della insufficienza di un approccio tradizionale
di tipo causale-deterministico allo studio dei fenomeni complessi quale è il progetto
architettonico o un processo di produzione. Nel campo delle teorie sociali ed economiche
si è spesso manifestata la tendenza a considerare i processi produttivi, e il progetto è
anch'esso un processo di produzione, come una entità sufficientemente indipendente ed
autonoma, da un lato articolata e segmentata in parti architettoniche, strutturali, funzionali
percepite e risolte separatamente e dall'altro da analizzare più avendo come riferimento la
sua coerenza interna che la coerenza con le attese dell'ambiente esterno.
La teoria dei sistemi propone un modello interpretativo finalizzato alla integrazione di
aspetti e di fattori spesso non sufficientemente approfonditi, favorendo in tal modo la
critica e l'abbandono in modo definitivo di impostazioni ormai superate verso
un'integrazione fra le varie discipline impegnate nella definizione di soddisfacenti soluzioni
progettuali. Il concetto di sistema si propone come un utile modello interpretativo adatto a
descrivere ed a progettare edifici, non come entità astrattamente isolate, ma come insiemi,
come totalità da studiarsi nella interazione dinamica delle loro parti costituenti e di queste
con l'ambiente in cui sono inserite.
Tale approccio è necessario per:
- la necessità di una maggiore coerenza fra comportamento degli operatori della
programmazione e progettazione e degli operatori della produzione;
- l'attesa sempre più diffusa, e per alcune ragioni determinanti non più rinviabile, relativa
ad una crescita e sviluppo tecnologico ed organizzativo in senso industriale del settore
della costruzioni e della qualità delle decisioni progettuali.
L'analisi sistemica dei processi di produzione
L’organizzazione delle fasi costruttive è tradizionalmente fra le attività più difficili a causa
delle condizioni di incertezza ambientale, e di conseguente instabilità dei processi, e
dell’elevato livello di rischio in cui si deve operare. Chi dirige le attività costruttive ha
necessità di modelli che consentano di interpretare i segni, le informazioni provenienti
dall’ambiente, di decidere e di attuare le azioni più soddisfacenti e di controllare e
correggere i risultati. La teoria dei sistemi può costituire la base, l’ambiente in cui possono
essere definiti modelli utili che sia necessario definire preliminarmente alcuni termini per
approfondire il concetto di sistema come modello interpretativo adatto a descrivere ed a
progettare i sistemi di produzione, non come entità astrattamente isolate, ma come
insiemi, come totalità da studiarsi nella interazione dinamica delle loro parti costituenti e di
queste con l'ambiente in cui sono inserite.
I processi di produzione sono fenomeni complessi per lo studio dei quali si ritengono
insufficienti teorie sociali ed economiche caratterizzate da un approccio tradizionale di tipo
causale deterministico che per poter essere operabile richiede di considerare i processi
produttivi, e più ancora l'impresa, come una entità sufficientemente indipendente ed
autonoma per analizzarne i comportamenti facendo riferimento più alla sua struttura
interna che a quella delle relazioni con l'esterno.
I concetti e l’approccio proposto dalla teoria dei sistemi nelle sue applicazioni a sistemi
sociotecnici di produzione, costituiscono un modello interpretativo finalizzato alla
integrazione di aspetti e di fattori non solo tecnici, ma anche sociali, umani, informativi,
favorendo in tal modo un'integrazione fra le varie discipline impegnate nello studio dei
complessi temi organizzativi.
Si ipotizza dunque che la teoria dei sistemi, possa essere un "frame" utile per integrare
conoscenze di fenomeni altamente complessi, possa costituire un linguaggio con cui
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ricondurre ad unità la multidimensionalità disciplinare della rappresentazione e della
progettazione di un sistema di produzione, senza perdere la sua complessità, le relazioni
con l'ambiente in cui opera, la sua dinamica evolutiva.
Possiamo inizialmente definire un "sistema" come
"un insieme di elementi funzionalmente interdipendenti che si ritiene di poter individuare
per studiarne le proprietà";
la semplice caratteristica della interdipendenza però non è sufficiente: i sistemi si
caratterizzano per l'organizzazione complessa delle varie parti, che sono soggette nel
tempo ad alterazioni che ne modificano la relazione nei confronti del sistema,
organizzazione finalizzata al raggiungimento di un obiettivo primario.
L'interesse fondamentale nello studio dei sistemi risiede dunque nel comprendere la loro
struttura, gli obiettivi e il compito primario e progettare e controllare il loro comportamento,
non solo e non tanto dei singoli elementi quanto del sistema nel suo complesso.
Le organizzazioni come sistemi
In modo più completo possiamo quindi definire Sistema: un insieme di parti o elementi
componenti:
• che sono connessi tra loro in modo organizzato per il raggiungimento di un obiettivo
(carattere oggettivo);
• che ha un interesse particolare per l'osservatore (carattere soggettivo);
• i cui elementi componenti generalmente si influenzano tra di loro all'interno dell'insieme
e subiscono delle modificazioni che ne alterano il loro rapporto con l'insieme;
• che è in qualche modo attivo, anche se in stato di equilibrio.
La teoria dei sistemi si è sviluppata proprio con il fine di predisporre uno strumento in
grado di trattare la complessità crescente dei sistemi creati dall'uomo e di controllare
governare l'interazione dell'uomo con i sistemi naturali della terra, biologici, geologici ed
ecologici: si sono dunque sviluppati studi di sistemi complessi e di metodi sistemici per
analizzarne il comportamento, particolarmente in conseguenza dell'applicazione del
progresso tecnologico.
Stimolo
Organismo
Risposta
Fig. 1: modello input/output di un sistema vivente
La quantità e la varietà dei fenomeni che sono compresi nella definizione di sistema è tale
che è necessario introdurre ulteriori specificazioni tali da consentirne una classificazione.
Alcuni sistemi hanno comportamenti molto limitati e non mutano nel loro funzionamento;
altri sono estremamente complessi e di essi può essere estremamente difficile conoscere
il comportamento futuro.
Una prima suddivisione può essere operata tra sistemi discreti e sistemi continui,
introducendo il parametro della continuità tra gli stati o configurazioni che può assumere
un sistema. Un sistema discreto è quello che può esistere in uno ed uno solo di un certo
numero di stati chiaramente separati e definiti nello stesso tempo e che non può pertanto
passare gradualmente ma "saltare" da uno stato all'altro. I sistemi continui non esistono in
stati ben definiti, ma si muovono gradualmente da uno stato all'altro.
Questa suddivisione risulta però insufficiente e possiamo introdurre un ulteriore elemento
di qualificazione, ponendoci il quesito di che cosa decide la direzione del movimento di un
sistema discreto o continuo, come ne viene determinata la traiettoria del comportamento
di un sistema. Possiamo rilevare che in alcuni sistemi la sequenza degli stati è del tutto
decisa in anticipo: quando un sistema cambia stato, esso può passare allo stato
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successivo in modo continuo o discreto secondo una sequenza prefissata ed in questo
caso possiamo dirlo determinato, in quanto la sequenza degli stati è predeterminata.
I sistemi in cui lo stato successivo non è predeterminato, sono definibili come
indeterminati. Il nostro interesse è ovviamente rivolto a quest'ultimo tipo di sistemi,
all'interno del quale è possibile introdurre una ulteriore distinzione, proposta negli anni 40
da L. von Bertalanffy, tra sistemi aperti e sistemi chiusi.
Un sistema si definisce chiuso se non riceve nulla dall'esterno né trasmette nulla
all'esterno: tutti i comportamenti del sistema hanno luogo attraverso interazioni tra gli
elementi del sistema. I sistemi fisici e chimici sono sistemi chiusi, a loro si applicano le
leggi della termodinamica e sono caratterizzati dal fatto che muovono verso uno stato di
equilibrio, ovvero uno stato in cui il sistema è a riposo. I sistemi chiusi sono tali
ovviamente solo in teoria, perché non è mai possibile isolare completamente un sistema
da influenze esterne, ma questi effetti possono essere ignorati in quanto trascurabili o
costanti.
Input
Processo di
Trasformazione
Output
Fig. 2: modello base di sistema
Si dicono sistemi aperti quelli aperti all'ambiente esterno, che assumono materiali,
energia, informazioni dall'esterno e restituiscono all'esterno un output: i sistemi biologici, i
sistemi di produzione sono sistemi aperti all'ambiente esterno e stabiliscono un equilibrio
dinamico con esso; in particolare i sistemi aperti hanno la capacità di reagire ad un
"disturbo" esterno per la proprietà, estremamente importante, di autoregolazione.
In questo quadro la definizione classica della produzione come l'atto intenzionale di
produrre qualcosa di utile può essere modificata nella seguente definizione sistemica:
• un sistema di produzione è il processo di progettazione mediante il quale elementi sono
trasformati in prodotti utili,
• un processo è una procedura organizzata per realizzare la conversione di inputs in
outputs.
Un sistema di produzione è costituito dunque da parti che interagiscono tra loro, ciascuna
delle quali può essere considerata un sistema a sua volta in un processo analitico
illimitato, in un processo di disaggregazione e semplificazione. L'individuazione di un
sistema e dei subsistemi di cui è composto e della gerarchia che li connette dipende dal
carattere soggettivo del sistema, è determinata dall'interesse particolare dell'osservatore,
dal suo obiettivo di conoscenza.
Il modello interpretativo della teoria dei sistemi può consentire di aumentare la capacità di
comprensione e di previsione del funzionamento dei sistemi complessi caratterizzati da
alta varietà e incertezza, indirizzandoci verso una maggiore attenzione alla sintesi invece
che all'analisi, all'interdipendenza invece che al rapporto di causa effetto, al
comportamento finale invece che all'esame di dettaglio delle procedure interne, al
processo invece che alla struttura, ai problemi di relazione invece che agli attributi costanti
degli oggetti. Il concetto di sistema aperto in particolare permette di rappresentare in modo
pertinente la complessità del sistema di produzione impresa.
L'utilità di questo concetto può essere verificata se si riflette su elementi di conoscenza
che possono essere facilmente confermati dall'esperienza, sul modo in cui un'impresa
raggiunge uno stato di equilibrio corrispondente alla situazione di normale produzione: la
continuità della produzione che è il fine dell'impresa, richiede uno scambio regolare di
prodotti e/o servizi tra l'una e l'altra impresa, istituzioni e soggetti presenti nell'ambiente
esterno, ma le condizioni perché un sistema impresa possa sviluppare la sua continuità e
raggiungere uno stato di equilibrio (dinamico) sono presenti sia all'interno che all'esterno
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dell'impresa. I sistemi di produzione sono frutto di determinate volontà scelte e decisioni
operate dal management per il raggiungimento di determinati obiettivi.
I sistemi di produzione si differenziano per la dimensione, la complessità, la varietà di
compiti, la governabilità. Se un’organizzazione si rappresenta come un sistema , il suo
comportamento può essere analizzato facendo ricorso a leggi che hanno il carattere di
leggi naturali e utilizzando concetti come controllo, scelta, stabilità, impulso, conflitto,
cooperazione, retroazione e di coazione. Il controllo del comportamento dei sistemi è
l'obiettivo centrale della management della produzione edilizia. Per realizzare il controllo
dobbiamo in primo luogo avere conoscenza delle connessioni tra i mezzi necessari per
influenzare il comportamento del sistema e lo stesso comportamento; senza questa
conoscenza ci si deve limitare ad osservare, registrare o misurare ciò che il sistema fa.
2.2 Le caratteristiche dei sistemi di produzione
La struttura di un sistema può essere determinata esaminando le caratteristiche del
sistema stesso: l'esame può essere condotto mediante una serie di modelli che ne
descrivano progressivamente in modo analitico le parti e le relazioni reciproche.8
Il modello base per analizzare i processi di produzione è quello corrispondente ad un
sistema aperto costituito da inputs ed outputs energetici in cui l'energia che deriva
dall'output riattiva il sistema; sia l'input di energia che la trasformazione del loro output in
ulteriori inputs energetici non sono altro che una serie di scambi di materiali, macchine,
lavoro, energia (fattori produttivi) tra il processo di produzione e l'ambiente in cui è
inserito9. (fig. 3)
Processo di
Trasformazione
Input
Output
Controllo a
retroazione
Fig. 3: il modello di sistema aperto
In una fabbrica dunque le materie prime ed il lavoro possono essere definiti inputs
energetici, le attività schematizzate nella produzione processo di trasformazione
8
Tradizionalmente si intende l'organizzazione come uno strumento sociale per raggiungere in modo efficiente
un fine dichiarato attraverso un gruppo. All'interno di un analisi sistemica è utile definire i concetti che sono in
grado di descrivere la struttura del sistema e non la sua finalità, ovvero i concetti di input e di output , di
processo di trasformazione, di ambiente e non gli scopi razionali dei suoi dirigenti o promotori; è più opportuno
utilizzare il concetto di scopo per giungere a talune fonti di dati o come argomento di uno studio specifico, ma
non come il concetto fondamentale su cui costruire l'analisi di processi produttivi.
9
In forma più astratta si può sostenere che un sistema consiste in una serie di input che producono un output
e insieme sono una funzione di una azione o di un processo di trasformazione. Di conseguenza un modello di
un sistema può essere espresso nel modo seguente:
 n

S =  I → O fP


 i =1

∑
in cui S = il sistema,
n
∑I
= la totalità degli inputs = I1+I2+I3+.....In, O = l'output e P = il processo di
i=1
trasformazione
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dell'energia e il prodotto finito l'output; per mantenere in vita questa attività schematizzata
è necessario .
Nei sistemi di produzione un rinnovamento continuo degli inputs energetici è garantito
dalla restituzione d'energia ad opera del prodotto finito od output: il risultato di un ciclo di
attività scambiato con l'ambiente fornisce la nuova energia necessaria per avviare un ciclo
successivo. Ad esempio un'impresa che produce componenti edilizi per la vendita,
collocando i suoi prodotti sul mercato si procura i mezzi per acquistare nuove materie
prime, per retribuire la forza lavoro e per proseguire la propria attività.
Questo modello di sistema aperto energetico propostoci dalla teoria dei sistemi ci
consente di individuarne gli elementi, le modalità comuni di comportamento e le
caratteristiche di differenziazione tra i diversi tipi di sistemi.
I tre principali elementi identificati nel modello di sistema di produzione sono:
• l'input,
• il processo di trasformazione ,
• l'output.
L'input può essere definito la funzione generatrice di ogni sistema che lo fornisce di tutto
ciò che è necessario perché il sistema sia operativo nelle sue forme peculiari. I sistemi
aperti importano dall'ambiente esterno "energia" sotto varie forme. L'impresa deve
attingere inputs energetici dall'ambiente esterno costituito dalla natura da altri sistemi
produttivi ed amministrativi, poiché nessuna struttura sistematica di questo tipo è
autosufficiente o contenuta in se stessa. L'input può essere:
• un elemento naturale dell'ambiente;
• il risultato (output) di un precedente processo produttivo connesso in linea o in modo
casuale;
• il risultato di un processo che si reintroduce nel sistema stesso.
La seconda forma di input può essere rappresentata da uno sviluppo del modello
schematico base del sistema in una serie di sottosistemi (fig. 4) in cui l'output del
subsistema A diventa l'input del subsistema B e così in sequenza fino ad un numero n di
subsistemi. L'insieme dei subsistemi costituenti la sequenza coincide con il sistema
completo. Al tempo stesso ciascuno dei subsistemi individuato, in quanto produce
realmente un proprio output finale può essere esaminato ed analizzato come un sistema.
SISTEMA
I
PdT
Subsistema A
O
I
PdT
Subsistema B
O
I
PdT
O
Subsistema C
Fig. 4: modello di sistema con inputs introdotti in sequenza
La stessa forma di input può essere ritrovata anche in un sistema in cui ciascun
subsistema produce un output che non è finale, ma che è solo una parte dell'output finale
del sistema.
Questa struttura del sistema, del resto molto diffusa, può essere efficacemente
rappresentata dal modello di fig. 5 in cui il subsistema A produce un output A che diventa
uno degli inputs del subsistema B.
Questi inputs, una volta trasformati, producono l'output B che diventa uno degli inputs del
subsistema C che alla fine produce come proprio output il prodotto finale.
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Sistema
I
I
I
O
P.d.t.
I
I
I
O
P.d.t.
I
I
O
I
Subsistema B
Subsistema A
P.d.t.
Subsistema C
Fig. 5: modello di sistema con inputs introdotti in sequenza, caso di una linea di assemblaggio
La medesima forma di input si ha anche quando un input entra nel processo di
trasformazione casualmente e non secondo una sequenza prestabilita.
Se consideriamo il subsistema di produzione di una impresa, possiamo verificare che non
tutti gli inputs, nella forma di materiali grezzi, devono essere introdotti all'inizio del
processo di una sequenza ordinata; vi sono infatti in molti casi, in forma di nuove parti o
materiali grezzi fuori magazzino, nuovi inputs possono essere introdotti in un certo numero
di differenti punti del processo di trasformazione. La caratteristica essenziale è data dal
fatto che gli input sono introdotti in momenti casuali, non secondo una sequenza
prestabilita od all'inizio del processo.
Il modello è rappresentato nella figura 6 in cui gli input Ic ed Id sono input introdotti in
modo casuale. Questa forma di input è tipica dei processi produttivi di tipo artigianale.
Id
Ic
Ib
O
P.d.t.
Ia
P.d.t.
O
Subsistema A
Fig. 6: modello di sistema con inputs in sequenza non predefinita
La terza forma di input si ha quando un input è il risultato della reintroduzione dell'output
del processo all'interno del sistema. Per esaminare con attenzione questa terza forma di
input è necessario anticipare una delle principali caratteristiche dei sistemi: il controllo a
retroazione negativa. Il modello generale è rappresentato nella figura 7.
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Input
Processo di
Trasformazione
Output
Controllo a
retroazione
Fig. 7: modello di sistema con controllo a retroazione
Se consideriamo di un sistema produttivo solamente la dimensione (subsistema)
informativa, gli inputs sono costituiti ad esempio dai dati di previsione delle vendite.
Quando il sistema entra in funzione i dati relativi alle vendite reali sono l'output del sistema
che è riutilizzato per confrontare i risultati del processo di trasformazione con le previsioni
iniziali.
Se i dati reali differiscono dai dati di previsione è necessario modificare gli inputs ed il
processo di trasformazione per riportare l'output coincidente alla previsione. La rilevanza
del controllo a retroazione nei sistemi di produzione è tale che è opportuno ampliare la
riflessione su questo aspetto determinante nell'analisi dei processi di produzione e delle
regole tecniche ed economiche che regolano il loro comportamento.
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Il controllo a retroazione negativa nei sistemi di produzione
Dalla definizione dell'impresa come sistema aperto possiamo indurre che uno dei
principali aspetti è costituito dal fatto che tutte le parti (sottosistemi) dell'impresa devono
per poter raggiungere l'obiettivo prefissato essere pronte a reagire costruttivamente a tutte
le variazioni dell'ambiente in cui sono inserite che si possono presentare .
La variazione dell'ambiente del sistema di produzione può essere determinato da tre ordini
di fenomeni:
•
la variazione dei mercati in cui il sistema di produzione acquista i fattori produttivi (inputs) e
vende i prodotti (outputs) al termine del processo di produzione;
la variazione delle tecnologie dei processi produttivi del sistema di produzione (processo di
trasformazione);
il comportamento delle istituzioni che "regolano" l'ambiente del sistema di produzione.
•
•
i sistemi con controllo a circuito aperto;
i sistemi con controllo a circuito chiuso.
•
•
•
la valutazione e l'interpretazione dell'informazione relativa il reale funzionamento del sistema,
il confronto di questa informazione con il criterio di efficienza,
la predisposizione di una azione correttrice necessaria per mantenere il risultato del sistema
uguale al livello desiderato.
•
•
Il sistema di produzione si adatta continuamente ad un ambiente che si evolve
continuamente per l'effetto prodotto dai tre tipi di fenomeni. Data la complessità e la
continuità delle variazioni la regolazione fondamentale deve essere costituita
dall'autoregolazione, ossia una forma di regolazione che scaturisce dalla natura e
predisposizione dei sottosistemi costituenti il sistema impresa. Nella figura 6 è
rappresentato lo schema base del controllo a retroazione caratterizzato dalla formazione
di un circuito con la reintroduzione dell'output nel sistema stesso.
Il controllo a retroazione può essere definito come “la parte del sistema che ha la funzione
di controllare il comportamento del sistema stesso mediante il confronto del risultato
prodotto dal sistema con criteri precedentemente definiti”.
Se analizziamo le modalità con cui avviene il controllo possiamo verificare che esistono
due tipi di sistemi:
La regolazione a circuito aperto si ha quando il controllo è completamente indipendente
dal funzionamento del sistema e quindi viene effettuato da un elemento esterno o da un
elemento predisposto precedentemente, risultando quindi completamente indipendente
rispetto alle necessità del sistema, come ad esempio qando eseguiamo un controllo
secondo una procedura codificata.
Quando invece la regolazione del comportamento di un sistema è esercitata mediante un
dispositivo a retroazione, che sia direttamente connesso al funzionamento del sistema
stesso, si ha un controllo a circuito chiuso.
Un esempio classico di questo tipo di regolazione è dato dalla regolazione termostatica di
un apparecchio per la produzione di calorie per il riscaldamento di un ambiente. Nei casi di
regolazione a circuito chiuso si ha una costante rilevazione dello stato del sistema ed un
continuo confronto del risultato reale con il risultato desiderato. Se il risultato si discosta
dal valore desiderato l'input è modificato dal meccanismo di retroazione in modo tale che il
sistema possa produrre il risultato desiderato.
La funzione generale del controllo consiste nella predisposizione di una misurazione della
efficienza del funzionamento del sistema; in modo più specifico il controllo implica:
Quando il sistema è in funzione coerentemente con la sua finalità un controllo si
contrappone ai cambiamenti nel suo stato interno contrari alla finalità che siano provocati
sia da modifiche dell'ambiente esterno sia dai risultati del funzionamento del sistema
stesso.
Un controllo a retroazione negativa che orienta continuamente il funzionamento del
sistema verso la minimizzazione della differenza tra il risultato ottenuto rispetto a criteri
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predeterminati si dice anche controllo omeostatico dinamico. Uno dei migliori esempi di
omeostasi è dato dalla regolazione della temperatura del corpo umano.
Un controllo omeostatico a retroazione negativa si compone di diversi elementi:
•
•
•
•
•
un dispositivo di rilevazione,
un dispositivo di confronto che misuri il risultato reale rispetto ad un criterio predeterminato od
una misura di efficienza,
un segnale di errore nel caso di non corrispondenza tra il criterio di misura ed il risultato
ottenuto e desiderato,
una individuazione della idonea azione correttiva
una risposta.
La figura 8 rappresenta un modello schematico di un controllo omeostatico a retroazione
negativa.
Fig. 8: modello di controllo omeostatico
Ad esempio un sistema di produzione, al momento di decidere investimenti in fattori
produttivi, può prevedere un determinato livello di produttività, ma successivamente
possono intervenire motivi che impediscono al sistema di mantenersi sulla massima
convenienza, originati da imprevedibili comportamenti interni ed esterni; l'attività di
gestione (direzione) consiste nel mantenere l'andamento del sistema il più possibile vicino
a quello che in ogni momento appare più conveniente.
Il meccanismo di retroazione del sistema di produzione può essere suddiviso in due
sottosistemi costituiti complessivamente da sei fasi:
•
Sottosistema Informazione
–
–
–
–
predeterminazione degli obiettivi;
rilevazione del comportamento del sistema di produzione;
confronto dei risultati ottenuti e dei risultati previsti;
individuazione dell'insieme delle azioni correttrici (retroazione negativa) quando si
verifichi uno scarto tra i due risultati, azioni che possono tendere a modificare
l'ambiente e/o i comportamenti del sistema di produzione.
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•
Sottosistema Azione
•
•
iniziative da svolgersi secondo modalità tassative e prefissate (processo di automazione);
decisioni da assumere riguardo alle quali il meccanismo di retroazione fornisce elementi di
valutazione.
– decisione sulle azioni correttrici da intraprendere;
– individuazione dei messaggi (flussi di informazioni) necessari per provocare le
necessarie variazioni nello stato del sistema per eliminare lo scarto fra risultato
previsto e risultato ottenuto.
Nella figura 9 nel sottosistema informazione si confronta l'output con misure di efficacia
quali la corrispondenza agli obiettivi, si valuta e si formula come ipotesi la decisione di
correzione.
La predeterminazione degli obiettivi consiste nella determinazione del programma di
produzione mentre la rilevazione del comportamento nella identificazione dei punti nodali
in cui effettuare il confronto fra risultati previsti e risultati ottenuti, che possono
corrispondere al momento finale di fasi molto complesse o addirittura alla sola valutazione
finale dell'attività dell'impresa, oppure possono essere distribuiti lungo tutto il processo di
produzione fino al limite di una analisi di tipo continuo, strutturata in modo analogo al
processo produttivo.
Nell'altro sottosistema si riceve l'ipotesi di decisione e si rende operativa trasformandola in
azione correttiva del comportamento del sistema di produzione, verificandola con misure
di efficacia, e comunicandola tempestivamente al sistema, introducendo un input
informativo. L'azione correttrice (ad esempio in caso di flessione delle vendite la riduzione
dei pezzi o l'incremento della promozione dei prodotti sono effetti del meccanismo di
retroazione) può assumere due forme:
Il comportamento del sistema viene dunque corretto in relazione ai risultati che esso
consegue, indipendentemente dai motivi che hanno determinato lo scarto dei risultati
previsti. L'azione correttrice del comportamento aziendale fa evolvere dunque il sistema in
modo non casuale, ma conforme agli obiettivi; il mutamento cambia lo stato dell'impresa e
rende incongruo il comportamento determinato da decisioni precedenti al mutamento.
Sottosistema "controllo a retroazione”
Azione
Input
Informazione
Misura di
efficacia
decisione di
reazione
Misura di
efficacia
valutazione
della decisione
decisione
Fig. 9: Modello del sottosistema controllo a retroazione
27 di 311
valutazione
della interpre
tazione
Output
giudizio
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Si può ritenere dunque che si deve disporre di un livello molto alto di controllo a
retroazione se si vuole avere un controllo accurato di un sistema; in questo modo gli effetti
di qualsiasi tipo di cambiamento nell'input, nell'ambiente interno od esterno od in un'altra
parte qualsiasi del sistema tenderanno ad essere minimi ed il sistema mantiene la sua
direzione di sviluppo (traiettoria).
Due caratteristiche rilevanti del controllo a retroazione sono:
•
•
la velocità del processo di autoregolazione
l'ampiezza dell'ambito dell'intervento di correzione.
•
•
•
sollecitudine e correttezza nella rilevazione degli scarti;
correttezza nella identificazione dei rapporti causa effetto;
rispetto dei tempi previsti perché si svolga l'azione correttrice mediante un sistema di
informazione.
Se il controllo a retroazione è lento nel suo tempo di risposta rispetto al ciclo del processo
di trasformazione, il sistema invece di essere controllato tenderà ad avere un
comportamento instabile. Inoltre un controllo omeostatico può operare solo all'interno di
un ambito determinato nella correzione del comportamento di un sistema di produzione (e
del suo sottosistema tecnologico in particolare), tanto che il reattore può non essere in
grado di funzionare in modo appropriato e quindi di ricondurre il risultato del sistema al
livello desiderato.
Anche se nella osservazione di alcuni reali sistemi di produzione non è rilevabile un
effettivo ed esplicito meccanismo di controllo omeostatico, questo è comunque operante
anche nei sistemi di produzione più semplici e tende a costituirsi come sottosistema
autonomo del sistema di produzione.
Può essere opportuno a questo punto vedere il controllo a retroazione collocato all'interno
di un sistema impresa e le relazioni con gli altri subsistemi: la figura 10 mostra
schematicamente il modello di un sistema di produzione rappresentando le sue dimensioni
tecnologiche ed informative; nel modello l'input è rappresentato come informazioni,
materiali e servizi, gli outputs fluiscono all'ambiente esterno od al sottosistema di controllo
a retroazione negativa.
E' facile verificare dalla analisi del modello la posizione strategica del sottosistema
"controllo a retroazione" evidenziata dalla doppia relazione con i sottosistemi "direzione" e
"produzione".
Il sottosistema "controllo a retroazione", rappresentato in un modello più articolato in Fig.
10, può essere ulteriormente suddiviso in due sottosistemi: il primo finalizzato alla
informazione ed il secondo alle azione correttiva.
Dalla analisi del modello possiamo indurre che il processo di retroazione negativa non è
del tutto automatico in quanto comporta decisioni specifiche mantenendo un grado di
incertezza, non sviluppa la sua azione correttrice solo sulle cause che hanno prodotto gli
effetti che devono essere corretti ma anche su tendenzialmente su tutto il sistema di
produzione estendendo la sua azione anche su fasi precedenti e successive al punto dove
è avvenuta la rilevazione dello scarto.
Si può inoltre dedurre che il grado di efficienza dei dispositivi di retroazione aziendale
dipende dalle seguenti variabili:
Nella progettazione di un sottosistema di controllo a retroazione negativa si deve
considerare che quanto più numerosi sono i punti di controllo, tanto più aumenta
l'efficienza del sistema anche se con incrementi tendenzialmente decrescenti, ma che
l'aumento del numero dei punti di controllo e l'efficienza del sistema informativo comporta
un aumento di costo anche se con incrementi tendenzialmente decrescenti.
L'elaboratore elettronico permette di infittire i punti di controllo, rendere economici i
meccanismi di retroazione in quanto consente di rilevare, conservare, elaborare e
trasmettere le informazioni.
Le organizzazioni delle costruzioni come sistemi
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Il concetto di sistema aperto consente di superare alcuni limiti dei modelli interpretativi
tipici della teorie organizzative che considerano i processi di produzione come sistemi
chiusi concentrando l'analisi sui principi del funzionamento interno separatamente dai
mutamenti che si verificano nell'ambiente e che influiscono sugli inputs del sistema di
produzione; in tali rappresentazioni la direzione ed il controllo del sistema di produzione
divengono fini a se stessi, cessano di essere mezzi in funzione di uno scopo nella
prospettiva di adattare il sistema al suo ambiente.
Considerare in alternativa i processi di produzione come sistemi aperti permette di
assumere le influenze provenienti dall'esterno non come disturbo per una razionale
organizzazione, ma come "naturale" ambiente in cui "vive" un sistema di produzione,
costituendo un sistema complessivo caratterizzato dalla ricerca continua di un equilibrio
dinamico fra le sue parti; in altri termini consente di analizzare l'organizzazione produttiva
con una visione meno deterministica e statica di quanto era avvenuto con gli studi definibili
oggi tradizionali o classici e che sono stati elaborati all'incirca nella prima metà di questo
secolo.
Questo modello interpretativo, messo a punto ed approfondito presso il "Tavistock Institute
of Human Relations" di Londra che ha svolto fondamentali ricerche in questo dopoguerra
nel settore delle applicazioni organizzative e delle relazioni industriali, è di grande utilità
per poter considerare nella rappresentazione dei processi di costruzione dei fenomeni che
caratterizzano principalmente l'ambiente esterno ed interno dei sistemi di produzione:
•
•
i cambiamenti non prevedibili nelle tecnologie, nei mercati, negli uomini, nelle condizioni
politiche e sociali, che determinano un ambiente turbolento (turbulent environment).
i cambiamenti dell'ambiente interno, sia in relazione all'ambiente esterno sia in relazione alla
propria traiettoria di sviluppo, che determinano una condizione di progressiva integrazione e
mutazione della organizzazione produttive e dei loro sottosistemi tecnologici, informativi e
sociali.
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Servizi
INPUT
Materiali
Informazioni
Sottosistema
Sottosistema
Direzione
ed organizzazione
Controllo a
retroazione
Informazione
Misurazione
Comparazione
Correzione
Sottosistema
Produzione
Servizi
Ambiente
OUTPUT
Prodotti
Informazioni
Mercato
Fig. 10: modello di sistema di produzione
Il concetto di sistema di produzione aperto consente dunque di rappresentare e progettare
la multidimensionalità di un’organizzazione per la costruzione che è sia una
organizzazione tecnologica (cioè impianti, attrezzature, e processi), sia una
organizzazione sociale-umana che collega insieme coloro che devono adempiere ai vari
compiti necessari per raggiungere gli scopi stabiliti, sia una organizzazione di informazioni,
etc. 10
10
A. Fabris a questo riguardo sostiene che, "i sistemi produttivi industriali devono senz'altro essere progettati
in linea con le esigenze tecnologiche, ma nel passato si è manifestata la tendenza troppo netta a inserire
completamente e con carattere egemonico la tecnologia entro l'organizzazione del lavoro. Il presupposto
implicito di tale impostazione è che sia possibile soltanto una sola organizzazione del lavoro che soddisfi le
condizioni di conseguimento degli scopi. Ma questo porta al risultato che troppo spesso l'organizzazione del
lavoro non è in grado di soddisfare i bisogni sociali e psicologici delle persone che lavorano, i cui atteggiamenti
negativi di risposta, a loro volta, impediscono la piena utilizzazione delle possibilità tecnologiche e portano ad
un abbassamento della produttività . Un sistema di produzione deve inoltre soddisfare anche le condizioni
economiche dell'industria di cui fa parte, deve cioè avere una validità economica; esso ha infatti dimensioni
sociali, tecnologiche ed economiche: le prime due riguardano gli aspetti sociopsicologici (le persone) e
tecnologici (le cose), mentre la dimensione economica misura l'efficienza con cui le risorse umane e
tecnologiche vengono utilizzate per raggiungere lo scopo primario. Ciascuna delle dimensioni ha rapporti di
interdipendenza con le altre, ma anche valori indipendenti e propri" (FABRIS A. E M ARTINO F. (a cura di),
Progettazione e sviluppo delle organizzazioni, Etas Kompass, Milano, 1974).
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Inerente al concetto di sistema sociotecnico è la nozione che il raggiungimento delle
condizioni ottime in una delle dimensioni non porta necessariamente alle condizioni ottime
per il sistema nella sua interezza. Se le strutture delle varie dimensioni non sono coerenti
e consistenti fra di loro, si potranno manifestare fenomeni di interferenza e si potranno
avere squilibri, in modo che il raggiungimento dell'obiettivo globale sarà reso difficile e al
limite impossibile: l'ottimizzazione dell'intero tende a richiedere uno stato inferiore
all'ottimo nell'ambito di ciascuna separata dimensione. E le ricerche confermano che in
molte situazioni tecniche esistono possibilità alternative per differenti tipi di organizzazione
del lavoro, che variano in relazione al grado con il quale possono contribuire al
raggiungimento del compito primario.
Un'organizzazione che si ponga al di fuori dei limiti delle esigenze tecnologiche porta ad
un risultato di inefficienza e una organizzazione che non tenga conto dei bisogni
psicologici e sociali del suoi membri può inibire la realizzazione completa del potenziale
tecnologico. Le condizioni per dare regolarità a questo scambio sono presenti sia
all'interno che all'esterno dell'impresa.
Da un lato ciò presuppone che una impresa disponga immediatamente del materiale
necessario allo svolgimento della propria attività: una sede, le materie prime da
trasformare, gli utensili e i macchinari, la forza lavoro.
D'altro canto la regolarità dello scambio tra l'impresa e l'ambiente può essere esposta
all'influenza di una vasta gamma di mutamenti esterni che si ripercuotono sui mercati delle
materie prime e della forza lavoro, delle macchine e della tecnologia.
Se si esaminano i fattori che influiscono sulla capacità di un'impresa di conservare uno
stato stazionario nella interazione con un ambiente esterno si può rilevare:
•
•
la variazione che l'impresa può tollerare, senza dover subire modificazioni strutturali, in
relazione ai mercati sui quali vende i propri prodotti, è in funzione della flessibilità del suo
apparato produttivo, della sua capacità di variarne la velocità, di modificare il proprio prodotto
finale o la gamma dei propri prodotti;
la trasformazione che l'impresa può tollerare in merito ai metodi sui quali essa si approvvigiona
è anch'essa condizionata dalla sua componente tecnologica. Pertanto alcune imprese, grazie
alla loro particolare organizzazione tecnica, sono in grado di sopportare senza conseguenze
considerevoli mutamenti riguardanti il tipo e la quantità di forza lavoro; altre imprese possono
tollerarne solo variazioni minime.
Le tre caratteristiche significative di questa situazione sono:
•
•
•
tra le variazioni degli input e output non vi è una relazione reciproca; in relazione al sistema
tecnologico dell'impresa input diversamente associati tra loro possono probabilmente essere
utilizzati in modo da fornire output analoghi, mentre partendo da input del tutto simili tra loro si
possono ottenere "gamma di prodotti finiti" del tutto diverse tra loro;
Il sottosistema tecnologico giuoca un ruolo essenziale, convertendo gli input in output, nel
determinare le proprietà autoregolatrici dell'impresa. Esso agisce come una delle principali
condizioni limitatrici del sistema sociale dell'impresa, fungendo in tal modo da elemento
moderatore tra i fini di questa e l'ambiente esterno. A causa di ciò i materiali, i macchinari e il
territorio che costituiscono la componente tecnologica dell'impresa possono essere definiti le
"proprietà dell'impresa" non possono essere controllati altri che da essa e rappresentano un
"ambiente interiorizzato". Le condizioni limitatrici (che sono al tempo stesso mediatrici) devono
essere rappresentate tra le "costanti dei sistemi aperti" che definiscono le condizioni in cui
l'impresa può raggiungere uno stato stazionario;
Il controllo a retroazione negativa ed il sottosistema informativo regolano l'attività dell'intero
sistema e lo scambio con l'ambiente.
Per tutti questi motivi lo studio di un sistema produttivo esige un'indagine dettagliata tanto
della componente tecnologica che di quella informativa e sociale e delle relazioni di tipo
correlativo fra loro esistenti.
Le caratteristiche delle organizzazione come sistemi aperti
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Le organizzazione nella costruzioni possono essere viste dunque come sistemi aperti. La
definitiva individuazione delle caratteristiche dei sistemi aperti è stata proposta da Katz e
Kahn 11, che propongono che per comprendere un’organizzazione sia necessario
ricostruire i processi di input, trasformazione, output e di retroazione negativa. Nello
sviluppo di queste analisi è opportuno considerare alcune caratteristiche generali di
comportamento dei sistemi aperti che possono incrementare la qualità della
rappresentazione e della interpretazione di un reale sistema di produzione oggetto della
analisi stessa:
1. Importazione di energia.
“Tutte le organizzazioni importano qualche forma di energia dall’ambiente esterno”.
Le organizzazioni di costruzione ricevono energia sotto forma di risorse umane, materiali,
capitali e informazioni sia da individui che da altre organizzazioni e senza questo flusso di
energia in ingresso morirebbero.
2. La trasformazione
“I sistemi aperti trasformano l’energia disponibile”
Le organizzazioni delle costruzioni trasformano gli inputs utilizzando vari processi di
trasformazione: creano nuovi edifici, trasformano materiali, assemblano componenti,
formano persone, forniscono servizi. La maggior parte di questi processi avvengono in
cantiere sulla base di inputs come le informazioni di progetto e le specifiche di
prestazione: queste sono le attività operative. le organizzazioni sviluppano anche attività di
mantenimento, consistenti nel procurare e rinnovare le risorse (acquisti, personale, etc.) e
attività di regolazione che correlano le attività operative fra di loro e con le attività di
mantenimento (la gestione dei contratti, etc.) e tutte le attività con l’ambiente esterno (il
management strategico).
3. L’output
“I sistemi aperti esportano prodotti nell’ambiente, sia che si tratti di un’invenzione o di un
ponte costruito da un’impresa di ingegneria”
L’output di un’impresa di costruzioni può essere un progetto realizzato, un prodotto
parziale, o un servizio, un coordinamento tecnico o una prova o una garanzia. L’output
può essere anche un comportamento del personale dell’impresa, inteso come
partecipazione al successo dell’impresa o come azioni contro l’organizzazione, scioperi,
disimpegno, etc.
4. Sistemi come cicli di eventi
“Lo schema delle atività dello scambio di energia ha un carattere ciclico: il prodotto
immesso nell’ambiente fornisce le fonti di energia necessarie alla ripetizione del ciclo delle
attività del sistema”
Una impresa di costruzioni utilizza materie prime, lavoro ed attrezzature per fabbricare un
prodotto destinato ad esempio ad essere venduto ed utilizza il ricavato per acquistare altre
materie prime e lavoro e mantenere o rinnovare le attrezzature di trasformazione al fine di
continuare il ciclo delle attività. Nella rappresentazione di sistemi di produzione è dunque
di interesse seguire la catena "energetica" il ciclo degli eventi dal momento dell'ingresso
dell'energia e per tutta la durata ed articolazione della sua trasformazione fino al punto in
cui il ciclo si chiude con lo scambio con l'ambiente. Per l’impresa le ragioni dello scambio
sono regolate molto spesso da contratti di appalto; i pagamenti conseguenti permettono
all’impresa di acquistare ulteriori inputs di lavoro, materiali, attrezzature per mantenere le
attività operative e ottenere un profitto.
5. Entropia negativa
“ Per sopravvivere, i sistemi aperti devono mantenersi sempre in movimento allo scopo di
arrestare il processo entropico. Essi debbono assicurarsi l’entropia negativa.”
La legge dell'entropia negativa afferma che i sistemi aperti possono sopravvivere e
mantenere il loro ordine interno solo finché essi importano dall'ambiente esterno più
11
KATZ D., KAHN R.L., The Social Psychology of Organisations, Wiley, New York 1966, 1978
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energia di quanta viene spesa nel processo di trasformazione e di scambio dell'output. In
relazione allo scambio con l’esterno e alle previsioni di afflusso di energia i sistemi aperti
come le imprese sono capaci di regolare il loro comportamento per massimizzare il
rapporto tra l’energia importata e quella erogata. I sistemi complessi come quelli di
produzione non sono vincolati alla stessa regolarità dei sistemi fisici e sono perciò capaci
di sospendere quasi indefinitamente il processo entropico, nel senso che possono
decidere di ripetere cicli di eventi di produzione in attesa di recuperare un equilibrio
entropico o di ridurre al minimo il flusso di energia conservando gli elementi fondamentali
della struttura. Ciò nonostante si assiste continuamente a processi di estinzione di
imprese.
6 Le informazioni, la retroazione negativa e il processo di codificazione
“Gli input dei sistemi di produzione non consistono soltanto di materiali energetici destinati
ad essere trasformati o modificati dal lavoro che si svolge nel sistema, ma sono anche
rappresentati da informazioni che forniscono segnali al sistema circa l'ambiente e circa il
suo funzionamento in rapporto all'ambiente.”
Nei sistemi aperti il tipo più semplice e più importante di informazione è quello della
retroazione informativa di tipo negativo che abbiamo precedentemente analizzato. I
sistemi di produzione possono reagire soltanto a determinati segnali comportandosi con
un criterio selettivo. Il termine generale per indicare i meccanismi selettivi mediante i quali
un sistema respinge o accetta e traduce gli impulsi per la sua struttura è codificazione:
Mediante il processo di codificazione la eterogeneità dell'ambiente esterno è ridotta a
pochi tipi di informazioni che il sistema si predispone a trattare. La natura delle funzioni
svolte dal sistema determina i suoi meccanismi di codificazione i quali, a loro volta, ne
perpetuano questo tipo di funzionamento. Il controllo a retroazione che opera su tali
informazioni codificate consente al sistema di mantenere uno stato di equilibrio.
7 L’omeostasi dinamica
“L’importazione di energia per arrestare l’entropia serve a mantenere anche una certa
costanza nello scambio di energia affinché il sistema aperto vivente sia caratterizzato da
uno stato stazionario”
Nei sistemi di produzione la struttura delle relazioni interne del sistema e delle relazioni
con l'ambiente tende a rimanere immutata pur in presenza di un ininterrotto flusso di
inputs ed outputs. Nel conservare la propria struttura il sistema tenderà ad espandersi
ovvero ad importare più energia di quanta sia necessaria per fornire l'output: lo stato
stazionario è lo stato che preserva inalterato la struttura del sistema di produzione durante
l'accrescimento e l'espansione: un’impresa di costruzioni può incrementare la dimensione
e il raggio delle sue attività, ma può rimanere sempre un’impresa di costruzioni, le
caratteristiche dell’organizzazione possono rimanere le medesime. L'azione delle due
tendenze alla stasi ed alla espansione determina che la struttura fondamentale di un
sistema non muta in modo diretto come conseguenza della sua espansione. La forma più
comune di espansione è costituita da un ampliamento dei cicli di attività e dei sottosistemi
dello stesso tipo, in sostanza da un cambiamento quantitativo più che qualitativo. In
ricerche che hanno analizzato il rapporto tra dimensioni dei diversi sottosistemi di imprese
industriali in espansione è stato rilevato che, nonostante un aumento dei dipendenti sia nel
sottosistema della produzione che in quello delle relazioni con l'ambiente esterno, il
rapporto quantitativo tra i due sottosistemi rimaneva costante e contemporaneamente
avvenivano modificazioni qualitative di due generi: la crescita quantitativa determinava
una specializzazione dei sottosistemi non necessaria in precedenza; al di sopra di un
certo livello le modificazioni quantitative richiedevano una differenziazione qualitativa nel
funzionamento del sistema.
8 La differenziazione
“I sistemi aperti si muovono in direzione della differenziazione e della elaboratezza. Gli
schemi d’azione globali a carattere generico sono sostituiti da funzioni più specializzate”
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I sistemi di produzione muovono in direzione della differenziazione e della
complessificazione organizzativa.12 Un particolare processo di differenziazione è quello
definito meccanizzazione progressiva e che si esprime nei modi in cui un sistema
raggiunge uno stato di equilibrio: il primo modo è costituito da un processo che coinvolge
una interazione tra varie forze dinamiche mentre il successivo è costituito da un processo
che implica l'uso di un meccanismo di retroazione per la regolazione del sistema. Come
scrive von Bertalanffy: “... Dapprima i sistemi: biologici, neurologici, psicologici o sociali,
sono governati dall’interazione dinamica tra i loro componenti; in seguito, si stabiliscono
congegni fissi e condizioni limitatrici che rendono più efficiente tanto il sistema che le sue
parti, ma che gradatamente ne diminuiscono, fino ad abolirla, l’equipotenzialità”. Nelle
organizzazioni costruttive ad esempio la diiferenziazione prima avviene sul piano
funzionale, poi sul settore di mercato e su base geografica.
9 L’equifinalità
“Secondo questo principio, un sistema può raggiungere lo stesso stato finale partendo da
differenti condizioni iniziali e percorrendo strade diverse”
Un sistema può raggiungere lo stesso stato finale partendo da differenti condizioni iniziali
e seguendo percorsi diversi. Il grado di equifinalità può tuttavia ridursi con il procedere dei
sistemi verso l'adozione di meccanismi di autoregolazione.
Dalla interazione delle regole comportamentali dei sistemi di produzione che abbiamo
delineato si generano regole comportamentali più complesse tese a spiegare una qualità
del comportamento di un sistema di produzione che è di particolare interesse: la capacità
di mantenersi efficiente e competitivo sul mercato, la capacità di conservare uno stato di
equilibrio dinamico nella interazione con l'ambiente, di adattarsi alle trasformazioni o
discontinuità dell'ambiente mercato con cui scambia in relazione alla capacità di adattare il
processo di trasformazione principalmente nella dimensione tecnologica, di variarne la
velocità, di modificare il prodotto finale o l'insieme dei prodotti. Tra le conseguenze più
significative di questa regola comportamentale possiamo individuare che:
•
•
•
tra le variazioni degli inputs e le variazioni degli outputs sia all'interno di un medesimo sistema
che fra la pluralità dei sistemi non vi è una relazione reciproca. Mutando il sottosistema
tecnologico del processo di trasformazione del sistema di produzione inputs combinati in modo
differente possono essere utilizzati in modo da fornire outputs analoghi, mentre inputs analoghi
possono dar luogo ad outputs (gamme di prodotti finiti) del tutto diversi;
il sistema di produzione tende a perpetuare la propria attività piuttosto che a introdurre
innovazioni nella propria organizzazione;
il sottosistema tecnologico, attuando il processo di trasformazione degli inputs in outputs,
svolge un ruolo essenziale determinando la natura del sottosistema del controllo a retroazione,
costituendo una delle condizioni limitatrici del sistema di produzione, assolvendo al ruolo di
mediazione principale fra i fini del sistema e l'ambiente esterno. In questo senso i materiali, le
macchine ed il territorio che costituiscono il sottosistema tecnologico sono definibili come le
proprietà caratteristiche peculiari del sistema di produzione come il suo ambiente interiorizzato.
12
Secondo von Bertalanffy "... Dapprima i sistemi biologici, neurologici, psicologici o sociali, sono governati
dall'interazione dinamica tra i loro componenti; in seguito si stabiliscono meccanismi fissi (e preordinati) e
condizioni limitatrici che rendono più efficiente tanto il sistema che le sue parti, ma che gradatamente ne
diminuscono, fino ad abolirla, l'equipotenzialità" (Von Bertalanffy, bibl. 12).
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Autovalutazione
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Perché una scatola di palline, una nuvola di polvere, un mucchio di ghiaia, un recipiente
contenente molecole di gas non si possono considerare sistemi? Spiega.
Qual è la definizione di sistema aperto applicabile a un processo di produzione?
Qual è l'utilità di questo concetto per un construction manager (direttore di progetto, di cantiere,
etc.) ?
Individuare un problema di produzione in cantiere e sviluppare un approccio logico al problema
utilizzando concetti sistemici.
Dare esempi specifici di sistemi di produzione che esemplificano i tre differenti tipi di input
individuati.
Cosa è il controllo a retroazione negativa (feedback)? Proporre ed analizzare con un modello
grafico esempi di sistemi a circuito chiuso e a circuito aperto.
Quali sono i componenti di un sistema di controllo omeostatico? Proporre un esempio riferito
ad un cantiere edile.
Proporre un esempio di controllo a retroazione negativa riferito ad un cantiere edile,
rappresentarlo con un modello.
Cosa è la codificazione in un processo di controllo a retroazione negativa? Proporre un
esempio.
Quali sono le relazioni fra un sistema e l'ambiente in cui opera? Proporre un esempio,
analizzarlo e proporre un modello grafico.
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4 - Il metodo esigenziale
traduzione e adattamento da:
C HEMILLIER P IERRE , Sciences et bâtiment, la démarche scientifique appliquée à la construction, cours de
l'Ecole Nationale des Ponts et Chaussées, Presses de l'école nationale des ponts et chaussées - CSTB, Paris
1986, pagg. 15-43
Le ragioni storiche
Nel secondo dopoguerra si assiste ad una estesa applicazione delle tendenze impostate
già all'inizio del settecento:
- razionalizzazione del processo di costruzione;
- impiego di manodopera con sempre minore qualificazione sia come obiettivo che
come condizione esterna del mercato del lavoro;
- passaggio da un sistema prescrittivo ad un sistema normativo qualitativo;
modellizzazione, tipificazione, ricerca di ripetizione icastica di modelli architettonici,
costruttivi e abitativi;
- ricerca di innovazioni tecnologiche in particolare nella direzione della prefabbricazione.
In particolare in una prospettiva di continua innovazione tecnologica l'esperienza e la
sperimentazione non costituiscono il fondamento della progettazione (tecnica) e del
progresso tecnico;
ne consegue la necessità di individuare nuovi strumenti per valutare l'attitudine all'uso di
prodotti e procedimenti.
L'attitudine all'uso di prodotti e procedimenti suppone la soddisfazione di esigenze e/o la
definizione di prestazioni.
Paradigmi dell'approccio esigenziale
Gérard Blachère in "Savoir Bâtir" afferma:
"Costruire è risolvere un problema"
"è necessario dimostrare, giustificare per via razionale che le soluzioni sono buone"
"..... questo processo di pensiero riconduce il modo di affrontare il problema della
costruzione alla maniera normale di porre i problemi industriali: si comincia sempre con il
porre il problema da risolvere in termini di prestazioni richieste, e sono valide tutte le
soluzioni che rispondono all'insieme delle esigenze manifestate ......"
Questo processo di pensiero contiene le seguenti ipotesi implicite:
- l'abitazione ed ogni altro edificio o manufatto edilizio è assimilabile ad un prodotto;
- è possibile (ed opportuno) porre il problema in termini di prestazioni richieste; ciò
significa che tutti i soggetti coinvolti nel processo di costruzione sono in grado di
esplicitare i loro desideri (esigenze) e che pertanto un loro consenso può essere
trovato;
- il problema può essere scomposto in modo sistemico in sottoproblemi
progressivamente sempre più elementari e che pertanto la complessità può essere, al
termine di una lunga attività di ricerca applicata, completamente dominata dai
progettisti.
I modi del progetto
Nel modo preindustriale della tecnologia convenzionale la soluzione tecnologica (scelta
dei materiali e dei metodi costruttivi) era implicita e comune al progettista ed al costruttore:
il progetto aveva per oggetto la definizione di costruzioni fuori della consuetudine
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principalmente per la loro forma e solo in casi particolari per il loro modo di essere
prodotti.
(definizione formale/oggettuale dell'obiettivo)
Nel modo tradizionale della tecnologia descrittiva/prescrittiva la soluzione tecnologica
(scelta dei materiali e dei metodi costruttivi) è completamente definita a priori dal
progettista mediante specificazioni progettuali descrittive che costituiscono delle soluzioni
tipo (tradizionali o innovative).
(definizione formale/oggettuale dei mezzi e dell'obiettivo)
Nel modo innovativo della tecnologia normativa la diversità dei prodotti e dei metodi
costruttivi richiede il superamento della descrizione dettagliata della soluzione tecnologica
verso una definizione del risultato, ovvero delle prestazioni che devono essere fornite dalla
costruzione, intendendo per prestazioni un insieme di proprietà che definiscono l'attitudine
di una costruzione ad assolvere le sue diverse funzioni in un contesto dato, ovvero a
soddisfare determinate esigenze.
(definizione prestazionale dei mezzi e dell'obiettivo)
Questo approccio è stato definito scientifico nella misura in cui tendeva ad eliminare un
approccio empirico.
Il sistema esigenziale
Le esigenze
Il contesto
Il processo di progettazione esigenziale
Le esigenze generali e specifiche
Le esigenze, che tendono alla soddisfazione dei bisogni degli utilizzatori, sono di due tipi:
- esigenze generali, che sono legate alla destinazione, all'uso dell'edificio: ad esempio
le esigenze dell'uomo per l'abitare, per il lavorare, etc., e sono spesso codificate
internazionalmente; come ogni codice è sostanzialmente convenzionale, determinato
in primo luogo dalla cultura in senso antropologico di chi lo definisce, in secondo luogo
dalle risorse disponibili
- esigenze specifiche, che sono relative al progetto di costruzione e che possono
essere anche contraddittorie nei confronti delle esigenze generali, ma che più spesso
sono complementari o in approfondimento.
Esprimono le esigenze specifiche del committente e costituiscono ciò che si chiama il
programma dell'operazione.
Articolazione del sistema delle esigenze
Essenzialmente il sistema delle esigenze si articola nei seguenti sottosistemi:
- esigenze acustiche;
- esigenze olfattive e respiratorie;
- esigenze tattili;
- esigenze visive;
- esigenze igrotermiche: comfort estivo ed invernale;
- esigenze relative agli spostamenti e vibrazioni degli edifici ed alle loro deformazioni
suscettibili di produrre degli effetti percepibili dagli utilizzatori;
- esigenze relative ai campi magnetici, agli ioni atmosferici, alle onde elettromagnetiche;
- esigenze di irraggiamento solare;
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-
esigenze di limitazione delle radiazioni ionizzanti prodotte da materiali e meccanismi
utilizzati all'interno delle abitazioni;
- esigenze di sicurezza: di stabilità delle opere, di funzionamento di apparecchi, di
sicurezza in caso di incendio, di sicurezza contro i rischi di intrusione, di sicurezza di
movimento negli spazi contro i rischi di incidente;
- esigenze di igiene: di cura del corpo, di igiene alimentare, di possibilità di pulizia e
disinfezione degli ambienti e di eliminazione di solidi e liquidi non graditi;
- esigenze di intimità degli utilizzatori sia nei confronti dell'esterno che fra di loro.
Si possono aggiungere sia esigenze relative a specifici modi di vivere (difficili da definire)
sia esigenze relative alla durabilità delle opere e degli impianti ed alla manutenzione.
Il contesto
è costituito da
- fattori agenti diversi che agiscono sulla costruzione
- vincoli amministrativi/normativi.
I fattori agenti sono:
- meccanici: gravità, tensioni e deformazioni imposte (dilatazioni termiche per
esempio), energia cinetica (vento, ...), rumori e vibrazioni;
- elettromagnetici: irraggiamento (solare ad esempio), elettricità (fulmini, correnti
elettriche), magnetismo;
- termici: riscaldamento, gelo, shock termici, fuoco;
- chimici: acqua e solventi, ossidanti, acidi, basi, sali, materie inerti;
- biologici: vegetali, animali, (muffe, funghi, vermi, termiti, altri insetti, roditori, etc.)
I fattori agenti possono essere:
• esterni alla costruzione: atmosfera, suolo e quindi legati al luogo ed al terreno;
• interni alla costruzione: determinati dall'uso (i sovraccarichi ad esempio)
• dipendenti da decisioni progettuali.
I vincoli amministrativi/normativi sono:
- norme di diritto civile;
- norme urbanistiche generali e specifiche;
- norme tecniche edilizie specifiche.
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Il processo di progettazione esigenziale
Il processo di progettazione inteso come processo di trasformazione di un input costituito
da esigenze e contesto in un output costituito da un sistema di decisioni relative alle
caratteristiche tecniche del prodotto edilizio
Questo processo si basa sul paradigma di una scomposizione sistemica di un edificio in
due sottosistemi:
- il sottosistema ambientale/spaziale che si può articolare in divisioni spaziali (unità
ambientali)
- il sottosistema tecnologico che si può articolare in divisioni materiali/funzionali che si
decompongono in organi (Descartes) e sottoorgani o frontiere e sottofrontiere.
Articolazione del sottosistema tecnologico
Le frontiere od organi sono generalmente articolate in questi sottosistemi funzionali:
- struttura
- chiusura
- partizione esterna
- partizione interna
- impianti
Il processo di progettazione (e questo è uno dei suoi limiti ed una caratteristica non
sistemica) ha come regole che:
- se si risolve il problema per ciascun sottosistema il problema è risolto anche per il
sistema (ovvero il tutto è la somma delle parti);
- ciascuna soluzione definita per una frontiera od una sua articolazione anche
elementare deve essere giustificata razionalmente (Descartes).
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fase 1: dalle esigenze alle specifiche di prestazione
La operazione di giustificazione razionale utilizza tre metodi:
- i modelli teorici che riproducono il comportamento degli organi: questo è l'ambito dei
modelli di simulazione formalizzati, che richiedono di definire preliminarmente delle
ipotesi semplificatrici del fenomeno reale per poter operare. Certi metodi di calcolo
diventano delle regole di calcolo incorporate in norme;
- ricette di soluzione su base esperienziale od empirismo codificato e sanzionato dalla
esperienza che costituiscono spesso le norme;
- prove su modello fisico ridotto o a grandezza naturale.
Le prestazioni riguardanti le frontiere o gli spazi per poter essere considerate operabili
devono essere espresse in grandezze fisiche quantificabili e misurabili o riferite a
riferimenti convenzionali di prove normalizzate.
fase 2: dalle specifiche di prestazione ambientali alla definizione delle specifiche di
prestazione del sistema tecnologico
In questa fase si aggregano le intenzioni su frontiere e spazi definiti nella fase 1 in modo
tale da far emergere l'insieme organizzato delle intenzioni per ciascun sottosistema.
Questa operazione è necessaria per:
- verificare se non vi siano contraddizioni, ovvero che se per soddisfare esigenze
distinte si stiano richiedendo delle prestazioni contraddittorie e non congruenti;
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-
definire ciascun sottosistema tecnologico secondo le sue prestazioni e quindi poter
passare alla fase successiva.
Le prestazioni di una divisione spaziale contribuisce a definire le prestazioni sia di frontiere
che la delimitano sia di frontiere distanti ma che ne sono influenzate per qualche motivo.
Certe frontiere possono contribuire a soddisfare molteplici esigenze, rendendone la
soluzione più complessa, ma autorizzandone una grande diversità di soluzioni.
Il caso tipico è quello della facciata che risponde a numerose esigenze:
stabilità meccanica, comfort termico estivo ed invernale, comfort acustico, rinnovo
dell'aria, non permeabilità all'aria, non permeabilità all'acqua, comfort visivo, comfort
tattile, irraggiamento solare, sicurezza (caduta, manovre, intrusione, incendio), igiene
(pulibilità), assenza di vibrazioni, risparmio di energia, durabilità, etc..
La nozione di prestazione è operativa solo:
- se la prestazione è quantificabile,
- se la prestazione è ottenibile,
- se chi la promette è effettivamente in grado di assumere l'impegno di
soddisfarla.
fase 3: dalle specifiche di prestazione del sistema tecnologico alla definizione delle
caratteristiche tecniche dei prodotti
In questa fase si passa al particolare. Ciascun organo o frontiera è definito mediante i suoi
elementi componenti ed i giunti fra loro. Le scelte tecniche intervengono in questo
momento.
Per ciascuna frontiera le operazioni di questo processo di definizione sono:
- ripresa delle specifiche di prestazione definite nella fase 2;
- individuazione e stesura analitica delle caratteristiche degli elementi componenti e dei
giunti fra gli elementi di ciascuna frontiera e di frontiere contigue.
Si deve prestare particolare attenzione alla compatibilità fra elementi e giunti, che riveste
molteplici aspetti:
- gli elementi devono avere dimensioni compatibili per consentire la loro realizzazione o
la loro posa;
- la contiguità di due elementi non deve provocare fenomeni di disordine quali
movimenti differenziali, reazioni chimiche o elettrochimiche;
- i giunti, nonostante le inevitabili deformazioni, devono continuare a svolgere le loro
funzioni.
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Si deve inoltre valutare e verificare la fattibilità di esecuzione delle operazioni previste in
cantiere nelle condizioni specifiche.
La descrizione delle soluzioni adottate deve essere della massima precisione per
consentire la esecuzione corrispondente: il capitolato o libro delle specifiche tecniche e
prestazionali.
- giustificazione delle scelte tecniche operate nei termini di verifica della risposta alle
specifiche di prestazione richieste al termine della fase 2.
Questa operazione si avvale dei medesimi metodi definiti nella fase 1, con l'integrazione
delle informazioni sui prodotti e i procedimenti costruttivi adottati.
Valutazioni empiriche giocano un ruolo più importante in questa fase.
Pertanto per giustificare le scelte tecniche è possibile riferirsi:
- a cataloghi di elementi tecnici che ne definiscono le caratteristiche tecniche e le
prestazioni;
- ad esempi di soluzioni elaborate da organismi tecnici obiettivi con competenza
tecnico-scientifica, che diventano in tal modo delle soluzioni tipizzate, verificate
conformi a prescrizioni regolamentari;
- a certificazioni di qualità di prodotti e procedimenti emesse da organismi tecnici
obiettivi con competenza tecnico-scientifica, con lo scopo di far conoscere le
caratteristiche di un prodotto e di attestare che i prodotti possiedono dette
caratteristiche;
- guide per la esecuzione a regola d'arte.
Esempio
Consideriamo una casa per la quale si esprima l'esigenza che i consumi annuali di energia non superino un
determinato livello.
Gli elementi del contesto (i fattori agenti) che agiscono sulla soddisfazione di detta esigenza sono il clima del
luogo, l'esposizione del futuro edificio, etc..A partire da questi dati si determina la prestazione dello spazio che
costituisce il volume abitabile della casa, esprimendo questa prestazione sotto la forma del coefficiente G, in
applicazione di regole di calcolo definite dalle norme esistenti che costituiscono la giustificazione.
Il livello di coefficiente G può essere ottenuto con diverse configurazioni spaziali e di frontiere (pareti opache,
vetrate, coperture, impianti di ventilazione, etc.).
Esiste dunque una vasta scelta di soluzioni diverse (sistemi di soluzioni tecniche diverse) per passare dalle
specifiche ambientali (richieste di prestazione ambientali) alle specifiche tecnologiche (richieste di prestazioni
tecnologiche) privilegiando ad esempio le parti vetrate rispetto alle parti opache.
Una volta compiuta la scelta relativa alla aggregazione e determinazione delle frontiere, si possono definire le
prestazioni tecnologiche richieste alle frontiere, ad esempio specificando il valore di K delle pareti, delle
finestre, il coefficiente di ricambio di aria.
Compiuta questa operazione siamo in grado di passare dalle richieste di prestazione alle caratteristiche
tecniche degli elementi componenti e dei giunti fra elementi. Ad esempio per una chiusura verticale opaca il
medesimo coefficiente K globale può essere ottenuto con diverse soluzioni tecniche: è questo l'ambito di
scelta della soluzione tecnica specifica sulla quale di seguito impostare la giustificazione o verifica; si possono
privilegiare le parti correnti e trascurare i giunti, adottando ad esempio una soluzione con isolamento posto
all'interno, o al contrario dare grande rilevanza ai giunti per evitare la formazione di ponti termici, adottando
una soluzione di isolamento posto all'esterno. Le norme e le regole di calcolo consentono la giustificazione o
verifica della soluzione adottata.
La soluzione definitiva adottata deve essere ora soltanto elaborata per comunicarla secondo regole definite in
ogni aspetto specifico all'operatore della costruzione.
I limiti del metodo esigenziale
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Ruolo essenziale della cultura dell'abitazione
L'abitazione e la tecnologia sono un fatto culturale
le spiegazioni unilaterali a partire in modo meccanicistico o deterministico dal clima, i materiali, il
luogo, l'economia, la religione, etc.
La forma dell'abitazione è dunque complessa e non razionale.
Un funzionalismo semplice ignora la dimensione culturale o la schematizza eccessivamente: è
determinante il tipo di risposta ad una esigenza non la esigenza stessa.
Influenza del clima:
costruire una abitazione non è un fatto naturale e non è universale
alcune popolazioni non hanno abitazioni, mentre altre hanno abitazioni molto elaborate in climi facili
che non richiederebbero abitazioni complesse.
Non si ha dunque un determinismo climatico.
Influenza dei materiali e delle tecniche:
I materiali stessi non sono in grado di determinare la forma nè la tecnica di esecuzione. La
conoscenza di una tecnica non determina il fatto, che si supporrebbe conseguente, che venga
utilizzata. Secondo Rapoport il funzionalismo determinista trascura l'idea di abitazione per i modi di
costruirla.
Un miglioramento tecnico non significa un progresso.
Influenza del luogo:
Un luogo influisce su una città e sull'abitazione ma non ne determina la forma.
l'uomo organizza un luogo in modo da rispondere ai suoi desideri, ai suoi bisogni, alle sue
credenze, alle sue ambizioni, all'idea che vuole dare di se stesso.
La scelta di un luogo dipendono da fattori culturali: ideali e valori di un popolo giocano un ruolo
essenziale.
Influenza della religione:
Si rileva spesso il primato determinante nelle scelte per l'abitazione della funzione poetica e mitica
dei simboli rispetto alle funzioni razionali o pratiche.
Influenza di modelli culturali dell'abitare:
In ogni ambito culturale ed in ogni tempo si rilevano dei modelli culturali dell'abitare che il
funzionalismo tende ad ignorare in nome di una razionalità astratta e deterministica, ma che spesso
hanno accentuato il fallimento di modelli innovativi privi di connessioni e quindi non congruenti con
la cultura diffusa.
Complessità e contradditorietà del rapporto sensoriale degli utilizzatori dello spazio
costruito
Può essere interssante riferirsi ad una comunicazione di Baque
Gli stimoli sensoriali dello spazio costruito
Lo spazio costruito è ricco di stimoli sensoriali: l'utilizzatore vive, coscientemente o no, delle
situazioni sensoriali molto varie:
- visive: qualità e quantità della luce, del colore, dello spazio;
- stato-dinamiche: camminare, salire e scendere una scala, sedersi o sdraiarsi, sentire la
elasticità di un solaio quando si cammina;
- tattili: valutazione dei materiali attraverso il tatto e la vista, con le due sensazioni non sempre
coincidenti, ad esempio il polistirolo che è freddo e pesante per la vista è caldo e leggero per il
tatto.
- termiche: sensazioni termiche di fronte a sorgenti naturali o artificiali di calore, o a materiali
"caldi o freddi";
- uditive: gli stimoli sonori sono di tre tipi:
- provenienti dall'ambiente naturale definito da elementi climatici, pioggia, vento, geografici,
animali, vegetali, etc.
- provenienti dall'ambiente sociale (rumori della strada, di attività produttive, etc.);
- provenienti dall'uso dello spazio costruito, il rumore di un passo su un solaio o su una scala, gli
scricchiolii di tavolato in legno;
- olfattive: qualità e quantità di odori che contribuiscono all'identificazione degli spazi, odore di
legnami, di pietre umide, dei libri di una biblioteca, di una cucina.
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Un approccio funzionalista dimentica l'importanza di certi stimoli e tende verso il massimo
impoverimento dello spazio sensoriale nel perseguire un modello impoverito di comfort.
ad esempio:
- la sostituzione di solai in legno con solai in calcestruzzo tende a eliminare gli stimoli stato-dinamici
e uditivi;
- la insonorizzazione eccessiva elimina gli stimoli naturali come il rumore della pioggia e del vento,
di grande importanza psicologica;
- la climatizzazione a temperatura costante fa sì che il corpo perda la capacità di conoscere e
riconoscere le sensazioni di tiepido e di fresco; la diversità e variabilità della temperatura
arricchisce la vita e la percezione dell'architettura.
Baque precisa che:
-l'abitazione moderna nel rispondere a norme di comfort, priva l'occupante utilizzatore di un certo
numero di stimoli percettibili in un'abitazione antica meglio integrata in un ambiente naturale
secondo principi che sollecitano molto di più il corpo.
Bisogni fondamentali dell'utilizzatore
Il bisogno di intervenire sullo spazio che gli è assegnato è fondamentae per l'utilizzatore; l'uomo
vuole marcare come gli altri esseri viventi il proprio territorio.
Ci sono diversi modi di intervento da parte dell'abitante:
- intervento sullo spazio contenuto: ad esempio arredando e decorando l'abitazione; questo è
comunque il livello minimo di intervento, anche se alcune tecniche costruttive moderne lo
rendono difficile. Le materie plastiche offrono talvolta delle superfici molto lisce sulle quali non è
possibile applicare altri materiali di finitura. Le pareti in calcestruzzo strutturale senza altri
completamenti in gesso non consentono facilmente di essere forati; in sintesi molti materiali
sfuggono alla conoscenza ed alla comprensione dell'utilizzatore, che pertanto si trova in
difficoltà nello stabilire una relazione con essi: si ha una rottura tecnologica che suscita spesso
delle frustrazioni nell'utilizzatore.
- intervento sull'interfaccia con lo spazio esterno: Si assiste spesso ad interventi sugli
elementi che separano o definiscono lo spazio privatizzato e lo spazio pubblico: logge, ingressi
sulla strada, giardini privati, facciate dell'abitazione. L'intervento minimale consiste nel disporre
vasi di fiori per marcare lo spazio privato o alle finestre per identificare e decorare la facciata,
mentre un intervento più consistente può arrivare alla riorganizzazione dello spazio di
transizione fra lo spazio privato e quello pubblico.
- interventi sulla disposizione della abitazione: Questi interventi, legati ad una dimensione
vivente dell'abitazione che si deve adattare alle variazioni nel tempo delle esigenze
dell'utilizzatore, sono ovviamente più difficili perchè suppongono una fattibilità tecnica non
sempre possibile. La flessibilità dell'abitazione è stata più volte tentata con un successo
limitato, mentre è stata più sistematicamente ricercata in Giappone, in particolare per
permettere all'abitazione di restare nel tempo adatto alla composizione variabile della famiglia.
Si vedano ad esempio i casi del progetto di Le Corbusier a Pessac (Bordeaux)
Linee di evoluzione dell'abitazione e del progetto
Si rilevano tendenze verso un ritorno al passato, visto come più in sintonia con l'ambiente naturale
e culturale del luogo, fino al limite del rifiuto della modernità e del progresso tecnologico riduttivo di
stimoli culturali e sensoriali e del ritorno assoluto a materiali naturali.
Si rilevano tendenze verso una architettura variata ed eclettica nell'ambiente collettivo, con
abbandono di forme semplici, aggregazione di materiali diversi, tesa ad una diversità ed originalità.
Si rilevano tendenze contro la tipizzazione edilizia, le norme, i modelli chiusi e a favore di una
deregulation nel campo del progetto edilizio.
L'analisi condotta ci consente di concludere individuando alcune regole comportamentali per il
progettista edilizio:
1- il progresso scientifico consente di conoscere ovvero di elaborare modelli più efficaci di
simulazione di fenomeni fisici e chimici che sollecitano le costruzioni, tali da consentire di
emanare qualche legge e principio di soluzione in grado di soddisfare alcune esigenze. questi
modelli di simulazione devono essere conosciuti da tutti gli operatori coinvolti nel processo di
progettazione e costruzione di edifici;
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Dispensa di tecnologia dell'Architettura 2 - Prof. Arch. Saverio Mecca
2- La dimensione culturale dell'abitare e del costruire è essenziale. Per costruire è
indispensabile conoscere la cultura del luogo per ritrovarne le peculiarità. L'architettura non è
internazionale, al contrario l'architettura è per sua natura regionale, locale, legata al suo luogo
specifico ed al suo cantiere.
3- All'interno di un modello culturale predominante è necessario offrire la diversità, ovvero la
scelta per consentire gli adattamenti alle peculiarità dei diversi gruppi sociali che costituiscono
la società.
4- È' necessario dare all'individuo la possibilità di appropriarsi della propria abitazione
marcandola con la sua personalità. Ciò presuppone una organizzazione architettonica
finalizzata a questo obiettivo e scelte di materiali congruenti.
5- E' necessario inserire l'abitazione in un ambiente ricco sul piano simbolico perchè ciascuno
possa creare il suo modo di abitare. Ciò significa uno spazio fortemente comunicativo anche
sul piano evocativo e stimolante una iniziativa di comunicazione da parte degli utilizzatori.
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PARTE 2
La gestione del progetto
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1. INCERTEZZA E GESTIONE DEL PROGETTO
1.1 Agire per progetti
In un sempre maggior numero di settori produttivi l’importanza della “gestione del
progetto” cresce al pari delle difficoltà che si incontrano nel gestirli nella realtà delle
società contemporanee, difficoltà che ci inducono ad affrontare il tema del rischio nelle
attività di progetto e più in generale il tema dell’agire in condizioni di incertezza.
Il settore edilizio e tutti i suoi operatori conoscono da molto tempo la nozione di progetto,
che si può dire per secoli è stata quasi di competenza esclusiva dei progettisti edili, come
hanno una netta percezione delle condizioni di incertezza in cui operano del rischio
connesso agli obiettivi che perseguono, ma solo in casi rari registrano, analizzano e
valutano sotto questa prospettiva i risultati ottenuti. Come abbiamo detto le attività edilizie
si caratterizzano storicamente per essere fra le più esplicitamente organizzate per
progetti. Ciononostante negli ultimi decenni il maggiore impulso nella ricerca sulle
organizzazioni per progetti si è avuto nei settori industriali e della amministrazione.
Nelle costruzioni il progetto è al centro delle attività di coordinamento e di controllo, ha
un’identità più forte, giuridica e finanziaria rispetto ai singoli operatori-imprese partecipanti.
Il sistema di operatori (committenti, progettisti, enti di controllo, imprese, produttori, etc) di
cui il progetto richiede il coordinamento, non è un sistema stabile e varia da progetto a
progetto. Il progetto è l’occasione, spesso unica, di una specifica cooperazione fra
imprese, una relazione di cooperazione che richiede un mutuo adattamento fra gli
operatori, per realizzare un progetto che prevede una singolare combinazione di prodotti e
di processi, pur se in gran parte non innovativi. Dinamiche ambientali, quali diminuzione e
più grande varietà della taglia delle operazioni, accrescimento delle esigenze in termini di
qualità, riduzione della domanda (particolarmente di quella pubblica) di nuove costruzioni,
l’accentuazione della concorrenza, si aggiungono ai fattori specifici del progetto edilizio,
peculiarità che richiedono la predisposizione di specifiche strategie e strumentazioni quali
vedremo successivamente.
In questo capitolo sviluppiamo una discussione sulla nozione di progetto in condizioni di
incertezza come introduzione alla successiva trattazione dei fondamenti di gestione
tecnica del progetto.
1.2 La logica del progetto
La parola “progetto” ha un’ampia estensione di significati, che ne consentono un uso
diffuso pur se connotato di ambiguità. Fra le definizioni proposte internazionalmente
sembrano di maggiore pertinenza le definizioni proposte dal Project Management Institute
e dall’AFITEP e AFNOR. Nel PMBOK il PMI propone di distinguere fra attività “operazioni”
caratterizzate da continuità e ripetitività e attività “progetti” caratterizzate invece da
temporaneità e unicità e quindi di definire un progetto secondo i suoi caratteri distintivi nel
modo seguente: “a project is temporary endeavor undertaken to create a unique product
or service.” Le caratteristiche salienti sono dunque individuate nella temporaneità, che
significa che ogni progetto ha un inizio e una fine determinati ed ha una validità
storicamente determinata, e nella unicità, che significa che non ha precedenti, nonostante
la presenza di elementi ripetitivi, e dato che il risultato è unico questo deve essere
progressivamente elaborato.13
Turner definisce il progetto come: “an endeavour in which human, material and financial
resources are organised in a novel way, to undertake a unique scope of work of given
13
PMI, A Guide to the Project Management Body of Knowledge, Upper Darby, PA 1996
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specification, within constraints of cost and time, so as to achieve unitary, beneficial
change, through the delivery of quantified and qualitative objectives”14
AFITEP e AFNOR 15 propongono invece la seguente definizione di progetto: “une
démarche specifique, qui permet de structurer méthodiquement et progressivement une
réalité à venir” e aggiungono “un projet est défini et mis en oeuvre pour élaborer la
réponse au besoin d’un utilisateur, d’un client ou d’une clientèle et il implique un objectif et
des actions à entreprendre avec des ressources données”. Il gruppo ECOSIP introduce
come ulteriore specificazione una definizione centrata sulle seguenti parole chiave:
“création collective, organisée dans le temps et l’espace, en vue d’une demande”,16 il
termine creazione colloca i progetti fra le attività di ricerca e le attività di produzione,
mentre gli aggettivi collettiva e organizzata delimitano il campo all’interno delle attività di
innovazione e creazione a situazioni in cui esiste una volontà e una capacità di costruire
delle forme di interazione sociale specifiche per rispondere a bisogni determinati.
Analizzando le definizioni di progetto esistenti in letteratura possiamo giungere a definire il
seguente insieme di caratteristiche che differenziano l’attività progetto dalle attività di
ricerca e di produzione:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
la soddisfazione di un bisogno espresso o potenziale (esigenze esplicite o implicite) e la
determinazione di obiettivi specifici, precisi e coerenti (in opposizione ad una
produzione di serie),
un periodo di tempo limitato con un inizio ed una fine chiaramente identificati,
una molteplicità e varietà di operatori (azione collettiva),
una contingenza dell’organizzazione per il progetto da realizzare,
una innovazione più o meno estesa che richiede un lavoro di analisi specifica,
una mobilitazione di risorse, di mezzi e competenze, molteplici ed eterogenee per un
periodo più o meno lungo,
una forte e crescente esigenza di comunicazione e di coordinamento,
la predisposizione di strutture organizzative anche complesse, specifiche e temporanee,
capaci di evolvere lungo lo sviluppo del progetto,
la realizzazione di un insieme coerente di attività non omogenee qualitativamente e
quantitativamente,
un carattere di singolarità e di non ripetitività,
un insieme di metodi e strumenti di analisi, concezione, guida e controllo specifico,
In sintonia con questa definizione Declerck, Debourse e Navarre,17 hanno sviluppato
efficacemente le conseguenze di introdurre il concetto di «progetto» in opposizione al
concetto di «operazione». Tutti i progetti sono certamente anche un insieme di operazioni,
ma sono le loro caratteristiche di temporaneità, unicità e progressività di elaborazione che
li rendono organizzazioni “progetti”.
Attività «progetti»
Non ripetitive (una sola volta)
Decisioni irreversibili
Incertezza forte
Influenza forte delle variabili esogene
Processi storici
Cash flow negativi
Attività «operazioni»
Ripetitive
Decisioni reversibili
Incertezza debole
Influenza forte delle variabili endogene
Processi stabilizzati, gestibili statisticamente
Cash flow positivi
Tabella 2.1: I progetti e le operazioni. Fonte: ECOSIP, Pilotages de Projet et Entreprises, Diversités et
convergences, ECONOMICA, Paris 1993, pag. 20
14
TURNER J. R., The Handbook of Project Based Management: Improving Processes for Achieving Your
Strategic Objectives, New York, McGraw-Hill, 1992
15
AFITEP, Le management de projet. Principes et pratique, AFNOR, Paris 1991
16
ECOSIP, Pilotage de Projet et Entreprises, Diversités et convergences, Economica, Paris 1993, pag. 18
17
D ECLERCK R., DEBOURSE J. P., NAVARRE C HR ., Méthode de la Direction Générale: le management
stratégique, Hommes et Techniques, Paris 1983
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Se si assume come centrale una logica di azione “progetto” si deve passare da una
visione tradizionale della produzione costituita da un insieme di operazioni ad una visione
della produzione in cui progetto e operazioni processi unici e instabili e processi ripetitivi e
stabili sono elementi inseparabili. La progressiva incertezza dell’ambiente e lo sviluppo
dell’automazione stanno determinando, anche nelle organizzazioni più naturalmente
orientate verso una logica delle operazioni, una «contaminazione» delle operazioni da
parte della logica progetto: le condizioni di incertezza in cui si opera inducono
progressivamente tutti i settori a confrontarsi nell’esercizio quotidiano della loro attività con
una «logica degli avvenimenti», per riprendere un’espressione di Pierre Veltz e Philippe
Zarifian18, corrispondente alle attività progetto della tabella 2.2.
1.3 Il concetto di incertezza
La nozione di progetto si associa sempre più strettamente al concetto di incertezza, che
possiamo definire come “scostamento da ciò che è riconducibile al concetto di routine”: ci
si trova in condizione di «non routine», ovvero di incertezza «quando le tecniche sono
poco conosciute, vi è incertezza sui risultati dei metodi conosciuti, ci si trova di fronte ad
un’alta varietà.» 19
Igor Ansoff 20 ha dedicato numerosi studi alla turbolenza dell’ambiente dell’impresa,
ponendolo al centro della sua proposta organizzativa, proponendo una teoria del
comportamento delle imprese che si differenzia e si modula sulla «conoscenza» che si
possiede dell’ambiente in cui si opera. Per Ansoff l’incertezza è determinata dal livello di
turbolenza che «in un certo settore è lo stadio di conoscenza al quale le imprese operanti
in quel settore devono cominciare a reagire per rispondere efficacemente ai cambiamenti
ambientali.» 21 I principali fattori dai quali Ansoff fa dipendere la conoscibilità dell’ambiente
e, inversamente, la turbolenza ambientale sono 22 :
- novità definita come difficoltà di aumentare le conoscenze sul sistema in senso
classico,
- intensità definita come il grado di impiego di risorse per il mantenimento delle relazioni
con i partners,
- velocità del cambiamento ambientale,
- complessità ambientale.
L’aumento di complessità nei sistemi di produzione (che ad esempio, come vedremo
successivamente più in dettaglio, nella produzione di cantiere è determinato
principalmente dalla crescente complessità del prodotto) è alla base dell’aumento di
vulnerabilità dei processi, ovvero del rischio di insuccesso: sono vulnerabili le tecnologie
impiegate e le organizzazioni, soprattutto nei sistemi deterministici.
ambiente stabile
standardizzazione della procedura:
minore frequenza di decisioni, minore intensità di
comunicazione, comunicazione gerarchica
ambiente turbolento
mutuo adattamento, più comunicazione, diffusione
delle decisioni, comunicazione orizzontale
18
VELTZ P., ZARIFIAN PH., Modéle systémique et flexibilité, in: TERSAC GILBERT DE PIERRE DUBOIS, Les nouvelles
rationalisations de la production, CEPADUES, Toulouse 1992
19
PERROW C., A Framework for the Comparative Analysis of Organizations, trad. it. "Uno schema per l'analisi
comparativa delle organizzazioni", in FABRIS A., MARTINO F. (a cura di), op. cit., pagg107-124
20
ANSOFF I., Management strategico, Milano, Etas libri, 1980
21
ANSOFF I., Management strategico, p.67
22
,ANSOFF I., Management strategico, p.40
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aziende tendono ad integrare il processo
produttivo ed a ottimizzare le relazioni interne,
quindi formalizzazione della struttura
organizzativa: ampiezza del controllo, numero di
livelli organizzativi, frequenza dei controlli,
specificità dei controlli, importanza delle regole
formali
procedimenti ripetitivi
controllo per via gerarchica
segmentazione, frantumazione del processo,
autonomia produttiva delle aziende.
varietà di applicazione delle procedure
autocontrollo
Tab. 2.2: Orientamenti di management strategico e operativo. Fonte: A NSOFF I., Management strategico,
Milano, Etas libri, 1980, pag. 61
Se si ipotizza che il sistema sia comunque conoscibile, la definizione di turbolenza come
funzione di qualche cosa che non si conosce, ma che al variare del tempo può essere
conosciuta ed affrontata, può corrispondere alla definizione classica di rischio. La
prevedibilità del comportamento di un ambiente, e la correlata prevedibilità degli stati finali
di un sistema (di produzione), è la condizione per lo sviluppo di tradizionali strategie di
gestione del progetto fondate su un approccio “Scientific Management” e orientate
all’ottenimento della identità del risultato ottenuto con il risultato atteso. Ma al crescere
della turbolenza ambientale si determina un’aleatorietà degli eventi che li caratterizza
come inconoscibili a tal punto che non consente stime di probabilità degli eventi possibili,
anche perché questi stessi eventi non sono conosciuti.
La prevedibilità o il suo inverso, l’imprevedibilità, è una funzione variabile, dipendente,
oltre che da fattori riconducibili all’ambiente, anche e principalmente da una serie di fattori
riconducibili alla organizzazione specifica del progetto orientata sia alla riduzione e al
controllo della imprevedibilità mediante attività di preparazione (le attività di management
operativo secondo la definizione di Ansoff), sia allo sviluppo di capacità di risposta anche
in situazioni di incertezza (le attività di management strategico di Ansoff).23
Ansoff afferma che le organizzazioni che operano in ambienti turbolenti devono sviluppare
entrambe le azioni organizzative: le risposte organizzative sono in taluni casi attive e
appropriate per il controllo della turbolenza dell’ambiente, ma anche passive o reattive,
insufficienti ad assicurare il raggiungimento degli obiettivi, come avviene sempre più
spesso nel settore delle costruzioni edili e civili.
All’interno di questa prospettiva le strategie di gestione di un progetto sono definibili in
relazione ai diversi livelli di conoscenza dell’ambiente e del progetto che temporalmente
sono resi possibili; anche la strategia di ciascun operatore si definisce in funzione delle
informazioni che può dominare e quindi dipende dalla collocazione, ruolo, compito e
responsabilità dell’operatore all’interno del processo edilizio.24 La capacità di adattamento
ad ogni livello dell’organizzazione diventa una condizione necessaria per perseguire sia
l’adattamento contingente della produzione, sia l’apprendimento rispetto ad una
diversificazione delle soluzioni.
1.4 Incertezza e progetto
L’opposizione progetto-operazione consente di sviluppare alcune specificità che
connotano l’agire per progetti quali:
•
L’irreversibilità dello sviluppo del progetto delle decisioni e delle azioni che possono avere
23
in ANSOFF I.,Organizzazione innovativa, IPSOA, Milano 1987, cap. 9, pagg. 247-258
La nozione di imprevedibilità suggerisce la necessità di comportamenti organizzativi propri di organizzazioni
fortemente orientate alla valorizzazione delle risorse umane. Secondo Ashby un individuo è capace di
adeguarsi in modo opportuno a nuove situazioni solo se ha già in sé una riserva di risposte potenziali del tipo
richiesto dalla situazione specifica: ciò significa che, quando si verificano degli imprevisti nel corso di
un'operazione il contenuto del compito e l'addestramento a quel compito dovrebbero corrispondere alla
variabilità potenziale dell'individuo. Vedi ASHBY W. R., Design for a Brain, Wiley, New York 1960, trad. it.:
Disegno per un cervello, Bompiani, Milano 1970
24
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•
conseguenze gravi al limite del catastrofico,
Il conseguente livello elevato di rischio accentuato dalle incertezze e dai vincoli che ne
condizionano lo sviluppo.
Secondo Midler in particolare è nella dinamica irreversibile del progetto che si può
individuare “le caractère indissociable de la conoissance sur le projet e de sa
réalisation”. Durante tutto lo sviluppo di un progetto non si può decidere ed agire senza
acquisire un minimo di informazioni, ma al tempo stesso non si possono ottenere
informazioni se non si decide o si agisce. Un progetto può dunque essere rappresentato
come il risultato di due processi, uno di esplorazione, ricerca di una soluzione, di
acquisizione di informazioni mirate al risultato da raggiungere che riduce l’incertezza, e
uno di azione (o di decisione) che riduce i gradi di libertà e quindi l’incertezza potenziale.
Nella figura 2.1 in ascissa si rappresenta il tempo di sviluppo del progetto, mentre in
ordinata si rappresenta:
•
•
con una linea sottile il livello di capacità di azione sul progetto che nelle fasi iniziali (essendo i
gradi di libertà numerosi) è massima, mentre si riduce, fino ad annullarsi nello sviluppo del
progetto, a causa della irreversibilità delle decisioni prese,
con una seconda linea spessa il livello di conoscenza sul progetto, il grado di affidabilità delle
informazioni sul progetto, che all’inizio il livello di conoscenza è minimo e cresce via via che il
progetto si sviluppa fino ad un massimo alla fine del progetto, quando però la capacità di agire
si è ridotta al minimo.
capacità di azionesul progettolivello di conoscenzasul progettotempo
Figura 2.1: La dinamica dell’attività progetto. Fonte: ECOSIP, op. cit., pag. 86
Questi due processi sono interdipendenti: aumentare il livello di conoscenza acquisire
informazioni è oneroso, fino al limite, in attività fortemente innovative, di dover
sperimentare al vero, quando non sia disponibile alcun mezzo di simulazione e di
anticipazione. La ricerca di metodi e strumenti di gestione del progetto non può
prescindere da questi due processi di decisione e azione e di acquisizione di informazioni
e di conoscenze, mediante cui si passa da una condizione iniziale di massima libertà con
minime informazioni a una condizione finale di minima libertà e massima conoscenza.
Ogni strategia di gestione del progetto opera all’interno di questo duplice processo
intimamente contraddittorio, organizzando un insieme di comportamenti e di strumenti
tecnici per anticipare la convergenza dei due processi antagonistici, agendo sia sulle
informazioni che sulle decisioni. La funzione di direzione del progetto, che è una funzione
fortemente di progettazione organizzativa, si definisce come la funzione di che ha la
responsabilità di condurre l’insieme delle operazioni necessarie allo studio, allo sviluppo e
alla realizzazione di un progetto. Questa funzione si caratterizza per due componenti
chiave: l’affermazione di un’identità del progetto e la gestione della convergenza delle due
variabili della conoscenza e della capacità di azione. Gestire la convergenza del progetto
vuol dire dare forma e articolare queste due curve fra un lato sinistro in cui non si sa nulla
e si può decidere e un lato destro in cui avviene l’inverso.
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1.5 I fattori di incertezza specifici dei progetti di costruzioni
Agire in condizione di incertezza è dunque una caratteristica fondamentale dell’agire per
progetti, ma può essere una ragione di insuccesso del progetto se non si accetta
pienamente, se non si adottano e sviluppano strategie organizzative capaci di “trattare”,
“ridurre” l’incertezza mediante strumenti di conoscenza, in grado di anticipare la
progettazione e pianificazione e di incrementare l’attitudine degli operatori a reagire
all’incertezza, all’imprevisto.
Per i progetti di costruzioni le condizioni di incertezza, di “turbolenza ambientale” sono
particolarmente accentuate ed intense sia relativamente al mercato, sia relativamente al
progetto stesso che attiva un processo di realizzazione irripetibile e nomade, tecnicamente
e organizzativamente altamente complesso rispetto all’importo delle opere.
In letteratura sono stati più volte analizzati i molteplici, e in parte peculiari del settore
edilizio, fattori di incertezza, distinguendoli fra:
• fattori di prodotto:
•
•
•
•
•
variabilità massima del prodotto, irripetibile nell’insieme delle sue caratteristiche tecniche;
elevata complessità prestazionale;
elevato coinvolgimento e livello di attesa psicologico dell’utente,
dimensione decrescente della dimensione del prodotto (costruzione);
elevata complessità tecnica del prodotto intesa come rapporto tra numero e diversità di
tecniche e materiali eterogenei in relazione alla dimensione economica del progetto;
•
fattori di processo:
•
•
•
•
nomadismo del luogo di produzione;
separazione del processo di concezione e definizione delle caratteristiche tecniche del prodotto
dal processo di realizzazione;
elevata complessità organizzativa del processo di produzione, intesa come numero e diversità
di attori in relazione alla dimensione economica del progetto;
variabilità massima dell’insieme di attori che partecipano alla realizzazione del progetto.
In sintesi possiamo affermare che come per altri settori industriali per il progetto di
costruzioni edili e civili:
•
•
•
•
le variabilità del mercato, del prodotto, del luogo di produzione e del sistema degli operatori
dell’intero processo edilizio determinano un ambiente caratterizzato da elevata incertezza e
richiede quindi l’individuazione di strategie di gestione idonee;
questa condizione di incertezza si esprime come scarsità di informazioni affidabili si pone come
contraddizione con il processo decisionale e con la possibilità di successo del progetto;
la turbolenza ambientale in cui si sviluppano i progetti induce una relativamente rapida
obsolescenza delle soluzioni di gestione “tradizionali”, che, fondate su un paradigma di
stabilità, di certezza, hanno “robustezza” nel tempo inversamente proporzionale all’incertezza;
le strutture organizzative e i meccanismi di integrazione per la gestione dell’intero processo
edilizio (sia del progetto che della costruzione) devono essere orientate alla gestione
dell’incertezza.
I progetti sono un insieme estremamente diversificato, se ad esempio li classifichiamo
sulla base di parametri quali:
•
•
•
•
la dimensione (grandi o piccoli progetti);
il grado di internalizzazione del progetto (dal progetto gestito da una sola impresa a progetti per
cui si mobilita una coalizione di imprese che si dividono il progetto);
il livello di integrazione fisica dell’opera (opera facilmente scomponibile in sottosistemi
autonomi o integrazione forte che richiede un coordinamento complesso);
l’innovatività tecnica e/o procedurale.
Ogni tipologia di progetti identificabile ad esempio con questi parametri richiede di regola
un trattamento specifico, una strategia di gestione contingente: ormai si è abbandonata
l’idea che un metodo ed uno solo abbia la capacità di prendere in conto tutte le varietà di
progetti. Pertanto un’organizzazione deve adattarsi alle caratteristiche del progetto, in
particolare alla sua dimensione, al suo impatto sull’organizzazione, alla sua complessità,
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al suo grado di incertezza sugli obiettivi, alla sua posizione nel ciclo di vita del progetto,
alle specificità che lo caratterizzano.
Il paradosso del progetto edile è che, nonostante l’arretratezza tecnologica del processo
edilizio, le caratteristiche di complessità tecnico-organizzativa e di aleatorietà ambientale,
in sintesi di incertezza, sono tali che è necessario approcci di gestione che trovano
riferimenti nelle esperienze industriali più avanzate di gestione del progetto, avendo
mostrato lo stesso approccio classico del «project management» l’inadeguatezza di fronte
a progetti complessi od incerti.25
1.6 La specificità del progetto di costruzioni
Quali sono le specificità del progetto nel settore delle costruzioni, un settore che mentre
sul piano tecnologico si pone fra i più tradizionali, caratterizzandosi per un tasso di
innovazione basso, sul piano organizzativo si pone fra i processi più complessi a causa
della varietà di operatori coinvolti e della turbolenza ambientale fra le più elevate,
condizioni che richiedono un approccio per progetti altamente contingente. Le possiamo
individuare fra le seguenti:
•
•
•
•
la relazione progetto-sistema delle imprese;
la separazione del processo di progettazione dal processo di realizzazione;
la scomposizione per mestieri degli operatori;
il controllo esterno sul progetto.
1.6.1 Progetto versus impresa
Un primo fattore può essere identificato nel rapporto fra il progetto e le singole imprese
che vi partecipano. Nelle costruzioni il progetto è al centro delle attività di coordinamento e
di controllo, ha un’identità giuridica e finanziaria più forte rispetto ai singoli operatoriimprese partecipanti. Il sistema di operatori-imprese che il progetto coordina non è un
sistema stabile e varia da progetto a progetto. Il progetto è l’occasione, spesso unica, di
una specifica cooperazione fra imprese, una relazione di cooperazione tendenzialmente
caratterizzata come “organizzazione mutuale o reciproca”26.
Nel settore delle costruzioni civili, in particolare quando il progetto è di grande dimensione
e innovativo o classificato ad “alto rischio”, si sviluppa preferibilmente un approccio di
gestione in cui nessuna organizzazione né cultura di un singolo operatore-impresa si
impone agli altri e quindi tutti secondo un contratto “forte” devono adottare le
“specificazioni organizzative” del progetto per potersi coordinare correttamente. Nel
settore delle costruzioni si tende a considerare questo approccio il modello di gestione a
cui tendere; ma è un modello molto costoso, che richiede un elevato grado di stabilità
ambientale e che non ha dato prove di affidabilità sul piano dei costi e dei tempi e quindi
risulta inaccettabile sul piano dell’efficacia e dell’efficienza per la maggior parte dei
progetti.
Nelle attività di costruzione la complessità tecnica e organizzativa accentua gli aspetti
contingenti della organizzazione e della gestione per la qualità: si può concordare con la
considerazione di Giard, Locherer e Vergnenégre: “più il progetto è complesso (....) più la
nozione di contratto prende importanza, e meno l’istanza di “pilotaggio centrale” può
pilotare da sé lo svolgimento delle attività” o ancora “per essere uno strumento di
25
Si veda in proposito il testo di MORRIS E HOUGH, The anatomy of Major Projects, Wiley, New York 1987
Thiétard e Koenig, in uno studio di organizzazioni per progetti nel settore aeronautico hanno caratterizzato
queste forme di organizzazione del progetto come “organizzazione mutuale o reciproca”; si veda: THIÉTARD R.A. E KOENING G., Programme aérospatiaux: la stratégie de l’adaptation mutuelle, Revue Française de Gestion,
marzo-aprile 1987, n° 62, pagg. 42-53. Si veda inoltre per una trattazione teorica: THOMPSON J. D., op. cit.
1967
26
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pilotaggio delle attività e una comunicazione, (....) la presentazione dei piani deve
permettere una comprensione da parte dei non-specialisti...”.27
La gestione del progetto introduce come criterio di efficacia non tanto l’eccellenza
dell’operatore socialmente definito dal suo mestiere, dal suo statuto, dai criteri istituiti
storicamente per valutare il suo ruolo, ma quanto la pertinenza e la qualità del suo
contributo specifico all’opera particolare ed unica che costituisce l’obiettivo del progetto.
I criteri organizzativi e gli stessi strumenti variano se si assume una logica organizzativa
del progetto invece che una logica organizzativa di un singolo attore del progetto.
progetto
impresa
organizzazione
scomposizione del progetto
picchettatura
relazioni fra gli operatori
squadra del progetto
....
organizzazione dei mestieri
struttura gerarchica
gestione delle carriere
relazioni fra i subappaltatori
....
strumentazione
concetti e strumenti economici
programma
controllo qualità
analisi dei rischi
....
strumenti di pianificazione d’impresa
strumenti di pilotaggio dei progetti
controllo di bilancio
controllo di progetto
....
Tabella 3.4: La guida del progetto. Fonte: ECOSIP, op. cit., pag. 22
1.6.2 La separazione fra concezione ed esecuzione del progetto
Il settore edilizio e delle costruzioni è caratterizzato anche da una seconda condizione: la
scomposizione del progetto in un doppio progetto che vede il succedersi di diversi attori
alla sua gestione: lo studio e la concezione a monte e l’esecuzione a valle della fase
centrale di negoziazione e di selezione degli operatori-imprese in regime di concorrenza.
Mentre le forme organizzative che caratterizzano la concezione, la negoziazione, la
preparazione e la realizzazione di un’operazione di costruzione sono analoghe ad altre
attività di progetto, la responsabilità del progetto è scissa in due: si ha una responsabilità
della concezione e della definizione tecnica e prestazionale dell’opera a monte della fase
di negoziazione, e una responsabilità dell’esecuzione a valle; lo sviluppo del progetto non
si costituisce in un processo unitario e coerente, ma in due progetti distinti, sia per gli
operatori che se ne assumono la responsabilità che per i metodi di direzione e di gestione:
•
•
il processo a monte, centrato sulla concezione e la negoziazione del prodotto, ha il fine di
tradurre le esigenze dell’utente-committente in un programma e di organizzare la consultazione
delle imprese; è guidato dal committente e dall’architetto;
il processo a valle, finalizzato alla realizzazione dell’opera, (preparazione, predisposizione dei
mezzi necessari ed esecuzione di cantiere) sotto vincoli di costo, tempo, qualità, è guidato, in
questo tipo di schema, tradizionalmente dall’impresa di costruzioni. L’organizzazione resta
lineare, scomposta in fasi separate che si succedono in modo additivo (separazione raramente
superata fra preparazione ed esecuzione, scomposizione in lotti tecnici successivi); il controllo
delle fasi di esecuzione, la loro articolazione e guida, fortemente condizionati dal contratto di
appalto, costituiscono l’impegno principale dell’impresa, che vi individua l’area della sua
competenza e della sua competitività.
Nel processo edilizio inoltre si assiste spesso ad una rottura di questa seconda fase del
processo in più sottofasi, contraddistinte da logiche di comportamento, da strategie e
operatività differenti: un processo molto vicino alla “gestione per progetti”, ma limitato allo
studio dell’offerta, e spesso sconnesso, sul piano dell’organizzazione dell’operatore, da un
processo di “gestione di produzione”, finalizzato alla preparazione e all’esecuzione di
cantiere.
In sintesi il doppio progetto tecnico e organizzativo che caratterizza il processo di
produzione del prodotto edilizio, può essere suddiviso in grandi fasi, ciascuna
27
ECOSIP, op. cit., pag. 131
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caratterizzata da una logica di direzione strategica ed operativa diversa e dominata da
operatori differenti:
•
•
•
•
la fase di progettazione al termine della quale si ha la definizione degli obiettivi di qualità, costo
e tempo che si pongono a base del contratto di esecuzione;
la fase di studio dell’offerta, di eventuale negoziazione e definizione del prezzo al termine della
quale si ha la definizione degli operatori che si assumono contrattualmente la responsabilità
dell’esecuzione nel rispetto degli obiettivi di qualità, costo e tempo
la fase di preparazione del cantiere, al termine della quale si ha la definizione delle scelte
costruttive, modi operativi, metodi e delle procedure e dei programmi che consentono di
raggiungere gli obiettivi del progetto;
la fase della realizzazione in cantiere al termine della quale si ha l’opera realizzata secondo le
specifiche di tempo, costo e qualità.
Le società di ingegneria sono state in questi anni, non tanto in Italia quanto in altri paesi
europei, le più attente a tentare di introdurre nel progetto edilizio una vera logica di
gestione per progetti, svolgendo un ruolo che nelle varie esperienze può andare da una
semplice azione di guida delle operazioni a una committenza delegata e fino alla
responsabilità della consegna “chiavi in mano” di grandi progetti.
Un esame della relazione fra gli operatori e le fasi del progetto può consentire di
individuare i punti più deboli della struttura organizzativa tradizionale del processo che
generano le disfunzioni più rilevanti: una disgregazione fra gli operatori della fase della
concezione del progetto e un’assenza di trasversalità delle funzioni che impediscono il
formarsi di una struttura organizzativa per progetto, non permettono di qualificare il
progetto tradizionale edilizio come processo globale di gestione di progetto e si
oppongono alle nuove specifiche in termini di qualità, costi e tempi.
Le sperimentazioni innovative di gestione del progetto più interessanti tendono a superare
questi punti deboli del processo di gestione del progetto riducendo lo scarto fra i due
processi e in particolare certe carenze di direzione della parte a monte del progetto.
1.6.3 La scomposizione per mestieri dell’organizzazione
La nozione di scomposizione dell’opera da realizzare in sottoprogetti è onnipresente
nell’organizzazione dei grandi progetti e corrisponde all’operazione di progettazione
strutturale che consiste nella scomposizione in sottosistemi dell’organizzazione del
progetto. Nei grandi progetti si rileva una tendenza ad utilizzare come criterio una
scomposizione tecnica funzionale in sotto-opere identificabili fisicamente, piuttosto che per
lotti di compiti definiti per mestieri come invece avviene nei cantieri edili.
La tendenza nella gestione di progetti industriali è verso una scomposizione per
sottosistemi i cui confini coincidano con le parti del progetto in cui la specificazione delle
interfacce è più facile che in altre, nei punti di semplificazione del flusso di informazioni,
facendo corrispondere ad essi operatori-imprese differenti che se ne assumano la piena
responsabilità, integrando al loro interno competenze differenti. Questa scomposizione in
sottoinsiemi comporta tendenzialmente una concezione integrata che nasca da uno
specifico progetto del prodotto e del processo, una procedura di gestione del progetto
(concurrent engineering) che consenta una coordinazione più sofisticata che analizzi e
sviluppi differenti configurazioni, di valutare i compromessi e i bilanci ecc.
1.6.4 Il controllo esterno sul progetto
La struttura organizzativa del progetto edilizio è fortemente condizionata da un contesto
regolamentare e giuridico tanto nella fase di concezione e di realizzazione che nelle
procedure di selezione degli operatori e nelle funzioni loro attribuite: la configurazione
organizzativa tradizionale del progetto è direttamente corrispondente alle fasi definite dalla
legge, in particolare per i contratti pubblici: concessione di costruzione, richieste di offerte,
ordini di servizio, capitolati e definizione degli incarichi, obblighi legali di copertura dei
rischi.
Inoltre le costruzioni sono un settore fortemente marcato da una strutturazione
professionale in cui dominano molteplici relazioni dicotomiche fra:
•
la cultura di mestiere degli artigiani e la strategia di razionalizzazione organizzativa dei grandi
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•
•
gruppi;
la cultura e la pratica dell’architetto e quella dell’ingegnere;
la cultura e la pratica degli uomini del progetto e degli studi tecnici e quella degli uomini del
cantiere.
Queste relazioni condizionano fortemente la configurazione organizzativa tradizionale del
progetto edilizio e sono all’origine delle resistenze allo sviluppo di una logica di gestione
per progetti nel settore. I movimenti recenti conducono le grandi imprese a rivedere il loro
modi di intervento sull’insieme del processo e a sviluppare delle strategie di tipo globale28.
La successione per addizione delle attività dell’intero processo di edificazione, che resta il
modello professionale dominante, in particolare fra le piccole imprese, è difficilmente
compatibile con questi approcci, centrati su una più forte integrazione del processo.
Processi sperimentali di anticipazione e concertazione tendono ad integrare le fasi del
progetto, da monte a valle, proponendo un prodotto completo al cliente e instaurando dei
nuovi modi di gestione, coordinazione e controllo del progetto e trovano nella struttura
tradizionale per mestieri dell’intero processo edilizio uno degli ostacoli maggiori .
1.6.5 Una strategia articolata in fasi
Il “progetto” costituisce il luogo temporale e sociale in cui una strategia contingente ricerca
l’obiettivo mediante una sequenza di stati di equilibrio soddisfacenti fra conoscenze
progressivamente crescenti e affidabili e decisioni progressivamente più di dettaglio su
domini più ristretti; il progetto è un processo sociale di progettazione con cui si ricerca
l’integrazione tecnica e organizzativa di molteplici competenze, tecnologie, operatori, in
condizione di insufficiente conoscenza relativamente al risultato da ottenere e al processo
con cui ottenerlo.
La gestione del progetto è dunque in questo equilibrio fra i tempi che si dà a monte e
l’urgenza che l’organizza a valle. Il guadagno di tempo ad esempio sulla convergenza dei
progetti si guadagna su due lati: cominciando a decidere più tardi e finendo di decidere
prima.
Lo sviluppo di un progetto si può articolare in tre fasi:
•
•
•
la fase a monte, in cui il problema è di sollecitare al massimo l’esplorazione del possibile e la
qualità di queste esplorazioni: si tratta di innalzare al massimo la linea della conoscenza del
progetto, per migliorare la pertinenza delle decisioni di «congelamento» del progetto (ovvero
quelle decisioni che siano le meno sotto-ottimizzate in relazione all’insieme delle decisioni
possibili, e le meno soggette a essere rimesse in causa in un momento successivo). Si vede
inoltre l’importanza di quello che viene anche chiamato «l’investimento immateriale»: la
competenza degli uomini, i metodi di simulazione sono indispensabili per anticipare i fenomeni
prima di passare all’azione.
la fase del «congelamento», in cui le imprese si compromettono in modo irreversibile nel
progetto; su un piano ideale sarebbe preferibile ritardare il più possibile la fissazione di
decisioni, per mantenere una elevata capacità di reazione ad avvenimenti imprevisti e renderle
le più simultanee possibile. In un progetto questa è la fase più debole che determina la
prestazione globale: se un elemento di dettaglio diverge, rende inutile aver congelato le
decisioni sul resto. Di qui l’importanza a questo livello della esaustività dell’azione di controllo.
l’ultima fase è quella della realizzazione, del passaggio all’azione. Il tempo diviene la variabile
strutturante, a causa della variabile finanziaria che pesa sul progetto: gli investimenti sono stati
qualsi interamente sviluppati e si attende la conclusione delle opere per avere gli incassi a
seguito degli stati di avanzamento.
1.7 La gestione del progetto come gestione dell’incertezza
Questa scelta di sviluppo della ricerca trova proprio negli studi di direzione del progetto più
recenti una conferma e pertanto gli aspetti delle tecniche di analisi dei rischi, di
prevenzione, di valutazione e di controllo dei progetti sono sviluppati e approfonditi, ma
28
CAMPAGNAC E L., BOBROFF J., CARO C., Approches de la productivité et methodes d’organisation dans les
grandes entreprises de la construction, Plan construction et Architecture, Paris, 1990, pag. 11
56 di 311
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trovano il loro senso e la loro funzione solo se inseriti e coerenti in un processo
decisionale, in una determinata struttura organizzativa, contingentemente definita in
relazione alle specifiche condizioni di sviluppo del progetto: la stessa tecnica di
preventivazione, attuata in una organizzazione centralizzata o in una direzione del
progetto che responsabilizza gli attori alla base non darà i medesimi risultati.
L’obiettivo di questo corso è dunque quello di affrontare la gestione del rischio di un
progetto sotto il doppio aspetto strumentale e organizzativo nel tentativo di integrare
queste due dimensioni, non descrivendo in modo astratto le tecniche di analisi dei rischi
del progetto, ma cercando di analizzarle nel loro uso nelle situazioni, nella loro dimensione
sociale e informativa, correlandole nei loro possibili risultati tecnici e organizzativi effetti a
modelli di strutture organizzative specifiche.
Il livello di conoscenza dell’ambiente con cui si interagisce, e la capacità di previsione e
controllo che ne derivano per la gestione di un sistema di produzione, sono il fattore che
determina il grado di turbolenza e quindi il grado di rischio o di incertezza. Abbiamo
caratterizzato lo sviluppo di un progetto per la dinamica di due variabili quali il livello di
conoscenza sul progetto e il livello di capacità di azione sul progetto e per la capacità di
agire in situazioni di incertezza massima29.
Il livello di conoscenza, il grado di certezza delle informazioni sul progetto all’inizio è
minimo ed insufficiente e si accresce via via che il progetto si sviluppa e soltanto alla fine
si è in una situazione di relativamente debole incertezza, quando però la capacità di agire
si è ridotta al minimo. L’obiettivo della gestione del progetto è aumentare il livello di
conoscenza acquisire informazioni aumentando l’efficienza e l’affidabilità del progetto.
Il problema della individuazione della struttura organizzativa del progetto e del sistema
qualità in particolare si correla con questi due processi di decisione e di acquisizione di
informazioni, di conoscenze, mediante cui si passa da una condizione iniziale di massima
libertà con minime informazioni a una condizione finale di minima libertà e massima
conoscenza. Le strategie di gestione del progetto, e di gestione del rischio in modo
particolare, operano all’interno di questo processo intimamente contraddittorio,
organizzando un insieme di comportamenti e di strumenti tecnici per anticipare la
convergenza dei due processi antagonistici, agendo sia sulle informazioni che sulle
decisioni, per ridurre il rischio di insuccesso.
livello di conoscenza
sul progetto
capacità di azione
sul progetto
tempo
convergenza accelerata
convergenza normale
Figura 2.2: La convergenza del progetto. Fonte: ECOSIP, op. cit., pag. 87
29
ECOSIP, op. cit., pag. 21
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Lo schema della fig.2.2 rappresenta l’accelerazione delle convergenze del progetto, che
costituisce uno degli obiettivi principali della gestione del progetto e della gestione della
qualità in particolare, non significa traslare a monte la funzione della decisione: agire o
decidere quando l’incertezza è troppo elevata, invece di abbreviare il processo, rischia di
allungarlo a causa delle modifiche indotte. Nelle fasi a monte la non-decisione è pagante,
dal momento che non blocca il processo di esplorazione delle decisioni, mentre nelle fasi
a monte al contrario la rapidità delle decisioni prevale sulla raffinatezza delle analisi: il
valore di questa informazione tardiva sarà in ogni caso debole in relazione ai costi di
immobilizzazione e di obsolescenza.
Le strategie di gestione del progetto, e di gestione del rischio in modo particolare, operano
all’interno di questo processo intimamente contraddittorio, organizzando un insieme di
comportamenti e di strumenti tecnici per anticipare la convergenza dei due processi
antagonistici, agendo sia sulle informazioni che sulle decisioni, per ridurre il rischio del
processo di realizzazione.
La funzione di direzione del progetto si può definire come la funzione di condurre l’insieme
delle operazioni necessarie allo studio, allo sviluppo e alla realizzazione di un progetto,
mediante l’affermazione di un’identità del progetto e la gestione della convergenza delle
due variabili della conoscenza e della capacità di azione. L’obiettivo della direzione del
progetto non è dunque la riuscita di una parte del progetto, ma il risultato di tutti gli attori
del progetto, l’ottimizzazione del compromesso globale in funzione dei fini specifici che le
sono propri. Gestire la convergenza del progetto vuol dire dare forma e articolare queste
due curve fra un lato sinistro in cui non si sa nulla e si può decidere e un lato destro in cui
avviene l’inverso.
L’accelerazione delle convergenze del progetto non significa traslare a monte la funzione
della decisione: agire o decidere quando l’incertezza è troppo elevata, invece di
abbreviare il processo e di aumentarne l’affidabilità, lo allunga a causa delle modifiche
indotte e ne incrementa la rischiosità. Nelle fasi a monte la non-decisione è pagante, dal
momento che non blocca il processo di esplorazione delle decisioni, mentre nelle fasi a
valle al contrario la rapidità delle decisioni prevale sulla raffinatezza delle analisi: il valore
di questa informazione tardiva sarà in ogni caso debole in relazione ai costi di
immobilizzazione e di obsolescenza.
La gestione del progetto stanno dunque in questo equilibrio fra conoscenze e decisioni;
per essere affidabile ed efficiente deve tendere:
•
•
nella fase di progettazione a sollecitare al massimo l’esplorazione del possibile e la qualità di
queste esplorazioni, innalzando al massimo la conoscenza del progetto, per migliorare la
pertinenza delle decisioni di “congelamento” del progetto, ovvero quelle che hanno il minore
rischio di essere rimesse in causa successivamente. La competenza degli uomini, le
conoscenze sulle relazioni causa-effetto in relazione alle anomalie, le procedure di analisi e di
progettazione, i metodi e gli strumenti di analisi, di simulazione e di controllo sono le risorse
con cui la gestione del progetto migliora le prestazioni del progetto; un primo livello di
“congelamento” o la definizione del Piano generale di gestione, che accentua il carattere
irreversibile del progetto, è necessario anticiparlo per consentire a ciascun operatore di
sviluppare il proprio programma, ed è utile ritardarlo il più possibile per mantenere una elevata
capacità di reazione ad avvenimenti imprevisti e renderle le più simultanee possibile.
nella fase della realizzazione a sviluppare la guida delle operazioni di costruzione con il
controllo delle “derive” del progetto sul piano della qualità, dei tempi, dei costi e mediante
procedure di controllo, modelli di soluzione dei conflitti progettati e sistemi di informazioni sul
comportamento del sistema.
I metodi e gli strumenti trovano il loro senso e la loro funzione solo se inseriti e coerenti in
un processo decisionale, in una determinata struttura organizzativa, contingentemente
definita in relazione alle specifiche condizioni di sviluppo del progetto: la stessa tecnica di
analisi dei rischi, attuata in una organizzazione centralizzata o in una direzione del
progetto che responsabilizza gli attori alla base, non darà i medesimi risultati.
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La natura del processo di evoluzione temporale del progetto e delle conoscenze ci
conduce quindi ad distinguere i rischi nelle sue fasi e a distinguere gli strumenti più idonei.
Le incertezze, i vincoli e i suoi stessi caratteri distintivi rendono la realizzazione di un
progetto sempre più difficile da raggiungere e rischiosa nei suoi risultati.
1.8 Caratteristiche peculiari dell'organizzazione per progetti nel
settore delle costruzioni
Il settore edilizio e tutti i suoi attori conoscono da molto tempo la nozione di progetto, che
si può dire per secoli è stata quasi di competenza esclusiva dei progettisti edili, ma in casi
rari ha registrato e valutato le conseguenze strategiche e operative determinate dalle
evoluzioni delle condizioni ambientali che prima abbiamo descritto e che impongono di
ripensare in modo significativo il processo: diminuzione e più grande varietà della taglia
delle operazioni, accrescimento delle esigenze in termini di qualità, riduzione della
domanda (particolarmente di quella pubblica) e della parte di nuove costruzioni,
inasprimento della concorrenza.
A queste dinamiche ambientali devono essere aggiunte alcuni fattori di peculiarità del
progetto edilizio rispetto ad altri settori, peculiarità che richiedono la predisposizione di
specifiche strategie e strumentazioni quali vedremo successivamente.
1.8.1 la relazione progetto-attoreUn primo fattore può essere identificato nel rapporto
fra il progetto e i singoli attori-imprese che vi partecipano. Per rendere più evidente la
peculiarità per il settore edilizio di questo fattore possiamo esaminare il seguente modello
tratto dalla ricerca ECOSIP.
costruzioni
automobile
impresa
farmaceutico
progetto
Figura 5.5: Tipologia dei progetti secondo il rapporto progetto/impresa. Fonte: ECOSIP, op. cit., pag. 71
Nel caso dell'industria automobilistica si ha una configurazione in cui un'attore-impresa è il
promotore del progetto, è assolutamente dominante rispetti ad altri attori ed è coinvolto in
più progetti di grande dimensione, tendenzialmente determinanti per la sua sopravvivenza.
Per uno sviluppo di un'organizzazione per progetti il problema centrale è l'autonomia e la
specificità dell'organizzazione del progetto in rapporto alle regolazioni ed ai controlli
presenti nell'impresa che tendono a strutturare in modo forte l'organizzazione del progetto.
Nel caso della industria farmaceutica, si ha un attore-impresa dominante che è il
promotore del progetto e che gestisce un numero molto elevato di piccoli progetti,
relativamente indipendenti gli uni dagli altri, singolarmente non determinanti per la
sopravvivenza dell'impresa: i progetti sono maggiormente formalizzati nelle procedure
definite dalla struttura organizzativa e la loro autonomia del progetto è più ridotta rispetto
al settore automobilistico. La minore dimensione strategica ed operativa del progetto
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tendenzialmente non richiede un'organizzazione specifica, e le funzioni di direzione e
gestione del progetto si cumulano spesso con altre.
Nel caso delle costruzioni il progetto è al centro delle attività di regolazione e di controllo,
ha un'identità più forte, dotata di una personalità giuridica e finanziaria rispetto ai singoli
attori-imprese implicate che devono rendere conto alla Direzione del progetto dei loro
comportamenti, quando invece negli altri settori che abbiamo comparato è il progetto che
rende conto alla Direzione dell'attore-impresa dominante. Il sistema di attori-imprese che il
progetto coordina non è un sistema stabile e varia da progetto a progetto.
Il progetto è l'occasione, spesso unica, di una specifica cooperazione fra attori-imprese,
una relazione di cooperazione tendenzialmente caratterizzata da quella che Thiétard e
Koenig in uno studio di organizzazioni per progetti nel settore aeronautico hanno
caratterizzato come "organizzazione mutuale o reciproca"30. Nel settore delle costruzioni
quando il progetto è di grande dimensione e tendenzialmente innovativo sul piano tecnico
o tipologico o a forte rischio è stato sviluppato secondo il formalismo classico
dell'ingegneria: nessuna organizzazione né cultura di un singolo attore-impresa si impone
agli altri e quindi tutti secondo un contratto "forte" devono adottare le "specificazioni
organizzative" del progetto per potersi coordinare correttamente. Il settore delle
costruzioni edili tende a questo modello, ma solo per le operazioni importanti per
innovatività o rischio questo modello è organizzativamente accettabile sul piano
dell'efficacia e dell'efficienza. Il settore edilizio e delle costruzioni è caratterizzato anche da
un secondo fattore: la scomposizione del progetto in un doppio progetto che vede il
succedersi di diversi attori alla sua gestione: lo studio e la concezione a monte e
l'esecuzione a valle della fase centrale di negoziazione e di selezione degli attori-imprese
in regime di concorrenza.
1.8.2 La separazione fra concezione ed esecuzione del progetto
Nel settore edilizio mentre le forme organizzative che caratterizzano la concezione, la
negoziazione, la preparazione e la realizzazione di un'operazione di costruzione sono
analoghe ad altre attività di progetto, la responsabilità del progetto è scissa in due: si ha
una responsabilità della concezione e della definizione tecnica e prestazionale dell'opera a
monte della fase di negoziazione, e una responsabilità dell'esecuzione a valle. Il doppio
progetto tecnico e organizzativo caratterizza il processo di produzione del prodotto edilizio,
può essere suddiviso in tre grandi fasi, ciascuna caratterizzata da una logica di direzione
strategica ed operativa diversa e dominata da attori-progetto differenti:
•
•
•
la fase di concezione, negoziazione e definizione del prezzo al termine della quale si ha la
definizione degli obiettivi di qualità, costo e tempo e dell'attore (o attori) impresa che si assume
contrattualmente la responsabilità dell'esecuzione;
la fase di preparazione del cantiere, al termine della quale si ha la definizione delle scelte
costruttive, modi operativi, metodi e delle procedure e dei programmi che consentono di
raggiungere gli obiettivi del progetto;
la fase della realizzazione in cantiere al termine della quale si ha l'opera realizzata secondo le
specifiche di tempo, costo e qualità.
Nella realtà lo sviluppo del progetto è nel suo approccio tradizionale non si costituisce in
un processo unitario e coerente, ma in due progetti distinti, sia per gli attori che se ne
assumono la responsabilità che per i metodi di direzione e di gestione:
•
•
il processo a monte, centrato sulla concezione e la negoziazione del prodotto, ha il fine di
tradurre le esigenze dell'utente-committente in un programma e di organizzare la consultazione
delle imprese; è guidato dal committente e dall'architetto/direttore dei lavori;
il processo a valle, finalizzato alla realizzazione dell'opera, (preparazione, predisposizione dei
mezzi necessari ed esecuzione di cantiere) sotto vincoli di costo, tempo, qualità, è guidato, in
30
vedi: THIÉTARD R.-A. E K OENING G., Programme aérospatiaux: la stratégie de l'adaptation mutuelle, Revue
Française de Gestion, marzo-aprile 1987, n° 62, pagg. 42-53. Vedi inoltre per una trattazione teorica:
T HOMPSON J. D., Organizations in Action, McGraw-Hill, New York 1967, parzialmente tradotto (cap. 5 e 6 in:
FABRIS A., MARTINO F. (a cura di), Progettazione e sviluppo delle organizzazioni, Etas Libri, Milano 1974, pagg.
125-146
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questo tipo di schema, tradizionalmente dall'impresa di costruzioni. L'organizzazione resta
lineare, scomposta in fasi separate che si succedono in modo addittivo (separazione raramente
superata fra preparazione ed esecuzione, scomposizione in lotti tecnici successivi) ed il
controllo delle fasi di esecuzione, la loro articolazione e guida, fortemente condizionati dal
contratto di appalto, costituiscono l'impegno principale dell'attore-impresa, che vi individua
l'area della sua competenza e della sua competitività.
Nell'edilizia in questa seconda fase del processo si assiste spesso ad una rottura in due
sottofasi contraddistinte da logiche di comportamento, da strategie e operatività differenti:
si ha un processo molto vicino alla "gestione per progetti", ma limitato allo studio
dell'offerta, e spesso sconnesso sul piano dell'organizzazione dell'attore da un processo,
di "gestione di produzione", finalizzato alla preparazione e all'esecuzione di cantiere.
Le grandi imprese di costruzione nei migliori casi razionalizzano la loro produzione intorno
ad uno schema di impresa generale ed assicurano, in questo quadro, la coordinazione e
la guida dell'insieme della realizzazione, intorno ai lotti del rustico e dei completamenti
limitandosi ad una "gestione di produzione" debolmente impegnata sulla progettazione
della struttura organizzativa del progetto nella fase dell'esecuzione.
Le società di ingegneria sono state in questi anni, non tanto in Italia quanto in altri paesi
europei, le più attente a tentare di introdurre nel progetto edilizio una vera logica di
gestione per progetti, svolgendo un ruolo che nelle varie esperienze può andare da una
semplice azione di guida delle operazioni a una committenza delegata e fino alla
responsabilità della consegna "chiavi in mano" di grandi progetti.
Un esame della relazione fra gli attori e le fasi del progetto consente di individuare i punti
più deboli della struttura organizzativa tradizionale del processo che generano le
disfunzioni più rilevanti: una disgregazione fra gli attori del progetto e un'assenza di
trasversalità delle funzioni che impediscono il formarsi di una struttura organizzative per
progetto, non permettono di qualificare il progetto tradizionale edilizio come processo
globale di gestione di progetto e si oppongono alle nuove specifiche in termini di qualità,
costi e tempi.
Le sperimentazioni di gestione del progetto più interessanti, che analizzeremo
successivamente e che contengono utili indicazioni per la gestione della qualità, tendono
a superare questi punti deboli del processo di gestione del progetto riducendo lo scarto fra
i due processi e in particolare certe carenze di direzione della parte a monte del progetto.
1.8.3 La scomposizione dell'organizzazione "progetto”
La nozione di scomposizione dell'opera da realizzare in sottoprogetti è onnipresente
nell'organizzazione dei grandi progetti e corrisponde alla operazione di progettazione
strutturale che consiste nella scomposizione in sottosistemi dell'organizzazione del
progetto. Nei grandi progetti si rileva una tendenza ad utilizzare come criterio una
scomposizione tecnica funzionale in sotto-opere identificabili fisicamente, piuttosto che per
lotti di compiti definiti per mestieri come invece avviene nei cantieri edili. Nell'industria
aeronautica, in cui la questione della divisione del progetto fra differenti partners non è
superabile, si ha una scomposizione per sequenze i cui confini tendono a coincidere con
le parti del progetto in cui la specificazione delle interfacce è più facile che in altre, nei
punti di semplificazione del flusso di informazioni, affidandole ad attori-imprese differenti
che se ne assumono la piena responsabilità, pur integrando al loro interno competenze
differenti.
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Figura 2.8: Scomposizione ex ante dell'opera da realizzare in sottoprogetti indipendenti. Fonte: ECOSIP, op.
cit., pag. 73
Questo processo è in corso di sperimentazione anche per il settore edilizio e ne
discutiamo successivamente nella parte dedicata all'organizzazione per sequenze del
cantiere gli elementi utili per la gestione della qualità.
Questa scomposizione in sottoinsiemi attraversa però tutto il progetto e comporta
tendenzialmente una sotto-ottimizzazione dell'opera, contro una concezione integrata
tenderebbe ad una ottimizzazione più globale.31
Nel settore delle costruzioni l'esistenza di margini di utile operativo consistenti, dovuti ad
una ridotta concorrenza sul mercato, e la debole integrazione funzionale dei componenti
hanno per lungo tempo permesso un funzionamento basato su una attribuzione stretta
delle operazioni di costruzione ai mestieri. Nei prossimi anni di fronte ad una probabile
crescita della competizione si dovranno moltiplicare nel settore i tentativi per una più forte
integrazione del processo: sistemi qualità di impresa e soprattutto di progetto, approccio
del costo globale, montaggio delle operazioni, processi globali e concertati, nuovi modi di
gestione e di controllo delle interfacce, raggruppamento dei lotti in più ampie sequenze di
lavori. Lo sviluppo anche nel settore di componenti integrano di più di funzionalità cosa
che rende inadatta un'organizzazione per coordinazione semplice di mestieri tradizionali.
Figura 5.9: La ricerca di una integrazione più spinta: un processo di scomposizione iterativa. Fonte: ECOSIP,
op. cit., pag. 74
Nella figura 5.8 la scomposizione del progetto in sottoprogetti è stabile durante tutto il suo
sviluppo. La pertinenza della scomposizione può essere rimessa in causa in occasione di
una fase di valutazione intermedia (prova di un prototipo ad esempio): la ricerca di
un'integrazione migliore conduce spesso a delle evoluzioni di organizzazione del progetto
nel corso del suo sviluppo, verificandosi la scomposizione inizialmente prevista incapace a
31
"Un esempio è quello dell'autoradio: la definizione di una interfaccia fisica permette all'impresa
automobilistica di separarsi dall'impresa dell'autoradio per la realizzazione del progetto di una nuova
autovettura, ma se si vuole una migliore integrazione è necessario mettere in atto una procedura di gestione
del progetto che consenta una coordinazione più sofisticata che analizzi e sviluppi differenti configurazioni, di
valutare i compromessi e i bilanci, etc." (ECOSIP, op. cit., pag. 72)
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trattare certi problemi come esemplificato nella figura 5.9 e successivamente esemplificato
nel caso del processo sequenziale.
1.8.4 Il controllo esterno sul progettoFra le diverse organizzazioni progetto si
possono rilevare differenze relative al ruolo e all'importanza del controllo esterno che
vincola la direzione del progetto.
La struttura organizzativa del progetto edilizio è fortemente condizionata da un contesto
regolamentare e giuridico tanto nella fase di concezione e di realizzazione che nelle
procedure di selezione degli attori e nelle funzioni loro attribuite.
Il ritardo con cui in Italia ancora non si sono riorganizzate potrà forse essere recuperato in
seguito alla nuova legge sugli appalti anche se molti elementi costituiscono un freno allo
sviluppo di strutture organizzative più efficienti orientate alla direzione del progetto.32I
La configurazione organizzativa tradizionale del progetto è direttamente corrispondente
alle fasi definite dalla legge, in particolare per i contratti pubblici: concessione di
costruzione, richieste di offerte, ordini di servizio, capitolati e definizione degli incarichi,
obblighi legali di copertura dei rischi.
La pratica liberale dei mestieri dell'architettura e il suo campo tradizionale non
corrispondono più completamente alle nuove esigenze del progetto e si assiste ad uno
spostamento di responsabilità verso altri attori: "l'artigiano del progetto" si vede oggi
sottoposto alla concorrenza di società di ingegneria, nate da specialisti dell'ingegneria
delle strutture e degli impianti, spesso sviluppatesi in relazione a grandi imprese di
costruzioni civili e meccaniche e attrezzate sul piano organizzativo per gestire
un'operazione nel suo insieme, nella sua globalità, dal programma all'esecuzione, e per
assicurarne la coordinazione.
Infine le costruzioni sono un settore fortemente marcato da una strutturazione
professionale in cui dominano molteplici relazioni dicotomiche fra:
- la cultura di mestiere degli artigiani e la strategia di razionalizzazione organizzativa dei
grandi gruppi;
- la pratica dell'architetto e quella dell'ingegnere;
- la pratica degli uomini del progetto e degli studi e la pratica degli uomini del cantiere.
Queste relazioni condizionano fortemente la configurazione organizzativa tradizionale del
progetto edilizio e sono all'origine delle resistenze allo sviluppo di una logica di gestione
per progetti nel settore.
I movimenti recenti conducono le grandi imprese a rivedere il loro modi di intervento
sull'insieme del processo e a sviluppare delle strategie di tipo 'ensemblières" o globali.33
La successione per addizione delle attività dell'intero processo di edificazione, che resta il
modello professionale dominante, in particolare fra le piccole imprese, è difficilmente
compatibile con questi approcci, centrati su una più forte integrazione del processo. Il
processo sperimentale CBC che presentiamo di seguito è uno dei tentativi per integrare le
32
"In Francia ad esempio le relazioni fra i diversi attori della costruzione sono organizzati contrattualmente, nel
quadro di missioni normalizzate di architettura e di ingegneria. Gli elementi di queste missioni segnano così lo
sviluppo del progetto:
- allo stadio della concezione: schizzi, APS (Avant-Projet Sommaire), APD (Avant-Projet Détaillé), STD
(Spécification Techniques Détaillées), PEO (Plans d'Exécution des Ouvrages);
- allo stadio della consultazione delle imprese: DCE (Dossier de Consultation des Entreprises), AMT
(Assistance aux Marchés de Travaux);
- allo stadio dell'esecuzione: CGT (Contrôle Général des Travaux), RDT (Réception et Décompte des
Travaux), DOE (Dossier des Ouvrages Exécutés).
La legge sull'Ingeneria e l'Architettura del 1973 che governa la ripartizione delle missioni dei differenti operatori
è almomento attuale rimessa in causa e le difficoltà che segnano l'uscita dei decreti della legge MOP (legge
sulla Maîtrise d'Ouvrage Publique del 12 LUglio 1985) che ridefiniscono queste missioni, attestano delle poste
in gioco che sottostanno alla riorganizzazione delle loro funzioni. Da un altro lato le EN 29000 regolano le
imprese che vogliono ottenere una certificazione della loro qualificazione." (ECOSIP, op. cit., pag. 76)
33
CAMPAGNAC E LISABETH, BOBROFF J ACOTTE , CARO CATHERINE, Approches de la productivité et methodes
d'organisation dans les grandes entreprises de la construction, Plan construction et Architecture, Paris, 1990,
pag. 11
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scelta delle imprese
DOE
Dossier des
Ouvrages Executés
CGT
Contrôle Général
des Travaux
Lavoro supplementare
dell'ingegneria per l'organizzazione
della realizzazione
STD
Spécifification
Techniques Détaillées
PEO
Pieces d'Exécution
des Ouvrages
APD
avant Projet Detaillé
APS
avant Projet Sommaire
programma
fasi del progetto, da monte a valle, proponendo un prodotto completo al cliente e
instaurando dei nuovi modi di pilotaggio, coordinazione e controllo del progetto.
notificazione dell'atto di impegno
fase di concezione senza dialogo con le imprese
fase di dialogo con le imprese selezionate
Figura 5.10: Schema di ripartizione delle missioni dei progettisti nel caso dell'ingegneria forte. fonte: PUIG
PAULINE (a cura di), Habitat 88, Idées bâties, des méthodes pour construire demain, CSTB-Plan Construction
et Architecture, Paris 1989
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