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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 11 Aprile 2016
NA
Prevenzione
Cava de’ Tirreni
Screening
sulle malattie
metaboliche
P
roseguono «Le Domeniche della Salute»
promosse dal Rotary Club Cava de’ Tirreni.
Dopo l‘appuntamen to di domenica 10 con lo
«Screening della mammella - Ecografia»,
eseguito dal chirurgo senologo Luigi Cremone
e da Emilio Franzese, dirigente medico di
radiologia, sono in calendario altri tre
appuntamenti, il primo dei quali è in
programma domenica 17 aprile con lo
«Screening del diabete e delle malattie
metaboliche - Screening del piede diabetico».
A maggio spazio alle ultime due tappe
dell’edizione 2016: domenica 8 lo «Screening
del rischio cardiovascolare» e una settimana
dopo lo «Screening delle patologie dentarie
nell’infanzia». Tutti gli appuntamenti si tengono
a Cava de’ Tirreni. Per informazioni, rivolgersi al
Rotary Club Cava de’ Tirreni, corso Mazzini 4,
tel. 339.1783018 o 339.2065803; mail:
[email protected].
La nuova medicina predittiva
Semplici esami consentono di valutare il rischio di contrarre alcune malattie
Ma prima dei test genetici sono necessarie indagini preliminari collettive
di Raffaele Nespoli
Celeste
Condorelli
Amministratrice
delegata
della clinica
Mediterranea
Momina
Condorelli
È docente
di patologia
generale
alla Federico II
Ruggero
De Maria
Direttore
scientifico del
Regina Elena
di Roma
N
el 2000 si festeggiava il sequenziamento del genoma
umano, oggi con un semplice esame è possibile prevedere il rischio di ammalarsi
di alcune delle più temute forme di
cancro e quindi prevenirle. Questa rivoluzione avrà presto un forte impatto
nella medicina predittiva: esami un
tempo molto costosi come il sequenziamento di Brca1 e Brca2, geni resi noti dalla decisione dell’attrice americana Angelina Jolie di rimuovere chirurgicamente il tessuto mammario e le
ovaie per evitare di ammalarsi, diventeranno a breve esami routinari. Temi
che sembrano arrivare direttamente
dal copione di un film di fantascienza,
e invece sono molto concreti. Se n’è
parlato durante l’incontro «I falsi miti
sui test genetici e tumori: il punto sulla
ricerca a 15 anni dalla scoperta della
sequenza del genoma umano», tenuto
alla Clinica Mediterranea di Napoli
nell’ambito della rassegna «Mondo
Donna», ideata e promossa dall’amministratrice delegata Celeste Condorelli. «L’utilizzo di tecniche quali mastectomie preventive, asportazioni di
ovaie e tube di Falloppio — spiega la
dottoressa Condorelli — è sempre più
diffuso e ha forti implicazioni etiche e
di privacy. È necessario che le istituzioni si attrezzino per garantire che
l’innovazione tecnologica sia sfruttata
per migliorare la salute dei cittadini,
con il contributo del cosiddetto counseling genetico e con l’ausilio di attenti
programmi di prevenzione».
Secondo gli ultimi dati disponibili
Aiom-Airtum, nel 2015 erano previsti
in Italia circa 48 mila nuovi casi di can-
cro alla mammella. Il carcinoma mammario è il più frequente tumore maligno nelle donne, rappresentando il
29% di tutte le neoplasie, seguito da
colon-retto (13%), polmone (6%), tiroide (5%) e corpo dell’utero (5%). E risulta inoltre essere nelle donne la prima
causa di morte per patologia oncologica.
«Oggi la ricerca — dice Ruggero De
Maria, direttore scientifico dell’Istituto
nazionale tumori Regina Elena — sta
individuando le mutazioni più pericolose: da qui a poco i test genetici diventeranno una procedura abituale per
prevenire i tumori. Ci sono alterazioni
genetiche che aumentano di cinque o
sei volte il rischio di ammalarsi. Per
questo motivo, specialmente quando
la malattia si manifesta in persone giovani, è sempre un bene sottoporsi a
un’analisi genetica».
Ma cosa si fa quando i test danno risultati positivi? La risposta la dà Stefania Boccia, dell’Istituto di Sanità pubblica della Cattolica di Roma: «L’invito
è di fare monitoraggio ecografico a
partire da diversi anni prima di una
paziente che non ha predisposizione.
Scarsi controlli, anche per chi non esegue test genetici, impediscono di individuare la malattia per tempo. In generale, si deve fare molto di più. L’adesione allo screening mammografico in
Italia, soprattutto al Centro-Sud è bassissima: meno del 50% delle donne invitate vanno realmente a eseguire la
mammografia».
Altrettanto interessanti e ispirati alle innovazioni sono i temi tratti durante il ciclo di incontri «Frontiere in Biotecnologia», rivolti agli studenti di
Scienze biotecnologiche e organizzati
dal dipartimento di Medicina molecolare e biotecnologie mediche della Federico II.
«L’iniziativa — spiega il professor
Bonatti, coordinatore del corso di laurea magistrale in Biotecnologie mediche — nasce con l’obiettivo di mostrare ai nostri studenti le innumerevoli
applicazioni delle biotecnologie, così
da aiutarli a orientarsi al meglio nelle
scelte future che si troveranno a intraprendere nel mondo del lavoro. Devo
dire che la Campania in questo ambito
è ricca di studenti volenterosi e brillanti».
Nel corso dell’incontro del 22 marzo, il professore di biologia molecolare
Alfredo Nicosia ha spiegato agli studenti cosa una Biotech dovrebbe essere e fare. L’esempio portato è quello di
Okairos, biotech fondata nel 2007 da
un gruppo di ricercatori provenienti
dall’industria farmaceutica Merck Cc.
«Okairos — ha detto Nicosia — ha sviluppato una tecnologia d’avanguardia
per la produzione di vaccini genetici.
L’obiettivo primario sono le malattie
infettive croniche per le quali i vaccini
tradizionali si sono rivelati inefficaci.
La tecnologia sviluppata da Okairos si
basa sull’utilizzo di virus adenovirali
provenienti dallo scimpanzè come veicolo per trasportare il Dna vaccino all’interno dell’organismo umano».
A sottolineare l’importanza delle
biotecnologie è stata anche la professoressa Momina Condorelli, docente
di patologia generale alla Federico II:
«Hanno un ruolo cruciale nello sviluppo di terapie innovative in campo oncologico, infettivologico e metabolico.
Grazie a procedure del tutto innovative
oggi si possono creare nuovi farmaci
sintetizzando molecole con le quali si
possono raggiungere risultati prima
impensabili». L’obiettivo, semplificando un po’, è produrre farmaci «intelligenti», capaci di colpire direttamente le cellule tumorali, per esempio, o nel caso delle malattie infettive
efficaci contro batteri e virus.
Innovazione per la salute
Le biotecnologie ci aiutano
Pubblico e privato alleati nella ricerca applicata
Grazie a Biocam Scarl si sviluppa la rete campana
di Alessandra Grassi
Franco Salvatore
Professore
emerito alla
Federico II, ha
fondato il Ceinge.
Lucio Annunziato
Presidente di
Biocam, è docente
di farmacologia
alla Federico II.
N
on solo il food made in
Campania si fa largo
all’estero. Uno spazio
lo conquista anche la
ricerca medica nel campo dei
farmaci biotecnologici e dei
nuovi biomateriali prodotti
sul territorio regionale. Come
confermano gli accordi avviati
tra Biocam Scarl — aggregazione pubblico privata della
Regione Campania specializzata nella ricerca e nel trasferimento tecnologico delle biotecnologie applicate alla salute
dell’uomo — e il Centro di innovazione sulle biotecnologie
di Francoforte. In particolare
Biocam, presente alla settima
edizione del «Science to
Market» che si è svolto i primi
di marzo nella città tedesca, ha
segnato un punto importante
per lo sviluppo dell’industria
biotecnologica. A cominciare
dall’ingresso nella Federazione Europea di Biotecnologie,
dall’avvio di varie collaborazioni per lo sviluppo di propri
brevetti con imprese del centro di innovazione sulle biotecnologie, il Fiz (Frankfurter
Innovationszentrum Biotechnologie) e la condivisione di
alcune innovative linee di ricerca su farmaci biotecnologici con il Dipartimento di Farmacologia della Goethe-Universität di Francoforte.
La rete di Biocam raggruppa
molti dei centri di ricerca in
campo biotecnologico presenti sul territorio campano: coordinata dalla divisione di farmacologia del dipartimento di
Neuroscienze della Federico II
di Napoli, la rete di Biocam
comprende quattro organismi
di ricerca (le Università di Napoli e di Salerno; il Centro Regionale di Competenza - Crdc
Tecnologie Scarl e il Ceinge
Biotecnologie avanzate) e otto
realtà industriali (Angelantoni
Life Science, Bio-ker, Merigen
Research, Pierrel, Neatec, Neatech.it, Sdn, San Raffaele la Pi-
VkVSIyMjVm9sb0Vhc3lSZWFkZXJfQWRuIyMjZi5hbnRvbmFjY2kjIyNDb3JyaWVyZSBkZWwgTWV6em9naW9ybm8jIyMxMS0wNC0yMDE2IyMjMjAxNi0wNC0xM1QxNTozOToyMFojIyNWRVI=
sana, Genetic e Genomix4life).
La regione dell’Assia è leader
nel campo delle biotecnologie: 225 aziende, per un totale
di 19.500 lavoratori e un fatturato di circa 5,2 miliardi di euro.
«Il mercato tedesco e in particolare il distretto di Francoforte — spiega Lucio Annunziato, professore ordinario di
farmacologia alla Federico II e
presidente di Biocam — presentano una filiera tecnologica molto adatta alla creazione
di sinergie con il network biotecnologico della Campania.
Abbiamo cercato di individuare dei partner stranieri per
presentare i nostri risultati nel
campo della ricerca industriale e sanitaria per dare slancio
alla realizzazione di farmaci
innovativi. I risultati ottenuti
in Germania da Biocam — aggiunge — possono assicurare
un salto di qualità sul fronte
dello sviluppo industriale delle biotecnologie nel settore
della farmacologia dei bio-
marcatori, delle biobanche e
dei presidi medici neuro riabilitativi».
In particolare sono stati presentati i risultati ottenuti nel
campo dei biomateriali per la
rigenerazione dei tessuti, i
nuovi kit diagnostici per
l’ischemia cerebrale e specifiche neoplasie, gli innovativi
presidî sanitari che consentono di dare autonomia ai pazienti affetti da malattie neurodegenerative, i biomateriali
e sistemi cellulari per la rigenerazione di tessuti asportati a
seguito di chirurgia demolitiva per tumori del distretto testa-collo. E ancora farmaci
biotecnologici per il trattamento di tumori farmaco resistenti.
«L’integrazione tra ricerca
scientifica e sviluppo industriale — evidenzia Franco
Salvatore, professore emerito
di biochimica umana all’Università Federico II e presidente
del Ceinge — rappresenta la
grande dimostrazione della
capacità della ricerca di generare anche sviluppo economico. Proprio il Ceinge — sottolinea Salvatore — lavora da oltre
dieci anni anche come incubatore di imprese, come ha dimostrato negli anni il successo di Okairos, il piccolo laboratorio nato in seno al Ceinge
divenuto oggi una delle più
importanti aziende al mondo
nella produzione di vaccini. E
come sta dimostrando proprio
in questi giorni anche la neonata Pegvax, la start up guidata
da Lucio Pastore, ordinario di
biochimica presso la Federico
II, con un progetto per la realizzazione di innovativi vaccini
antitumorali».