Rivodutri - Terminillo

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Rivodutri - Terminillo
Il Cammino di Francesco e la fascia pedemontana
8° Pacchetto turistico
Rieti – Rivodutri - Terminillo
Indirizzo: Chiesa di San Francesco al Terminillo
Pian dè Valli - Via dei Villini
telefono 0746 261191
http://www.provincia.rieti.it/
http://www.camminodifrancesco.it/
San Francesco al
Terminillo (RI)
1° GIORNO
Visita al Centro Storico di Rieti: la Cattedrale e il Vescovado, il Teatro Flavio Vespasiano, la
cinta muraria romana e medievale, Rieti sotterranea, il Ponte Romano
Città principale della Sabina e capoluogo di provincia è situata a circa 400 m. s. m. Il nucleo
primitivo della città si sviluppò su un'altura calcarea che ne rappresenta attualmente la parte
più elevata e centrale (intorno alla Piazza Vittorio Emanuele e al Teatro Comunale); questo
nucleo originario si è andatovia via ampliando per poi estendersi in varie direzioni. L'antica
Reate fu una delle più antiche e principali città dei Sabini. Non abbiamo notizie storiche della
città prima della conquista romana; nel 211 a. C. Annibale passò sotto le sue mura sulla via di
Roma; nel 205 Reate assieme con gli altri Sabini contribuì volontariamente ai rifornimenti di
Scipione. Certamente fu mantenuta al grado di prefettura fino al tempo augusteo; in tempi
imperiali fu elevata tuttavia a municipio, e sotto Vespasiano accolse un gran numero di
veterani, senza avere però il titolo di colonia. Di Reate furono originarî l'erudito Varrone e
l'imperatore Vespasiano. Il fertilissimo territorio reatino, bagnato dalle acque del Velino e dei
suoi affluenti Turano e Salto, soggetto a lavori idraulici per la regolazione dei corsi dei fiumi
sino dalla conquista della Sabina da parte di M. Curio Dentato, fu causa di gravi e secolari
dispute fra la città e la vicina Interamna (Terni), dispute per le quali una volta fu chiamato a
patrono di Reate Cicerone, che difese la sua causa davanti agli arbitri nominati dal Senato.
Durante la dominazione dei Goti fu retta da un priore; dipese poi dal ducato di Spoleto e fu
sede di un importante gastaldato. Nel sec. IX la devastarono i Saraceni.
In quel secolo e fino alla prima metà del XII, Rieti è retta da un conte. Nel 1149 la città patisce
assedio e distruzione ad opera di Ruggero di Sicilia; in quel periodo si colloca l'origine del
comune (1171, prima menzione dei consoli). Nel 1198 Rieti fa atto di omaggio ad Innocenzo III
(creazione del podestà) e da allora in poi resta sempre fedele alla Chiesa, e più volte sede e
rifugio del papa. Durante il periodo avignonese subì in modo particolare le ingerenze dei
sovrani angioini, data la sua vicinanza al regno di Napoli, e fu travagliata dalle lotte di parte.
Non ebbe difficoltà a riaccostarsi alla Chiesa nel 1354, assoggettandosi al cardinale Alborno. Al
tempo della guerra degli Otto Santi, pur non abbandonando le parti del papa, si diede in
signoria temporanea a Cecco Alfani, la cui famiglia ebbe poi per vari decennî il predominio in
Rieti. Rinaldo Alfani è nominato da Martino V vicario, ma nel 1425 la potente famiglia è
bandita. La storia di Rieti non registra, da allora in poi, fatti di molto rilievo; la città appare
spesso in contesa con le vicine città abruzzesi per ragioni di confine, e con Terni a causa della
Cascata delle Marmore. Nel 1798-99 Rieti fa parte del dipartimento del Clitunno; nel 1809-1814
di quello del Tronto ed è sottoprefettura. Nel 1816 Pio VII la erige a capoluogo di delegazione.
Da ricordare, nel 1821 la battaglia avvenuta al Colle di Lesta fra il Pepe ed il Frimont; nel 1831
il vano assalto del Sercognani; nel 1860 (23 settembre) l'ingresso delle truppe italiane. Rieti
viene allora assegnata alla provincia di Perugia (fino al 1923), poi a quella di Roma, e nel 1927
diviene capoluogo di provincia.
Della Rieti romana rimangono pochi elementi . Sono avanzi di mura in via Pescheria, in via
Roma, in via Pellicceria e altrove, da cui si può ricostruire il tracciato della cinta romana. Altri
avanzi cospicui di mura perimetrali di una vasta costruzione furono trovati, recentemente, a
circa quattro metri di profondità, nei lavori di sbancamento compiuti sulla piazza Vittorio
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Emanuele e sono ancora visibili. Una costruzione romana d'importanza notevole è il ponte sul
Velino, che costituiva la parte terminale di un viadotto ad archi rampanti che si svolgeva quasi
in direzione dell'attuale via Roma terminando all'antica porta romana. Alcune parti di questo
viadotto si possono osservare in sotterranei di abitazioni lungo la via Roma.
Tra le costruzioni medievali reatine, quella che domina il centro della vecchia Rieti, è tutto
l'insieme pittoresco, che va dalla torre campanaria del 1252, dalla cattedrale, dal palazzo
papale, fino all'arco di Bonifacio VIII. Del palazzo papale oggi sono restituiti alla luce i
grandiosi portici a crociera del 1283.
La cattedrale fu iniziata nel 1109; nel 1157 fu consacrata la cripta che ancora si conserva
integra, mentre la chiesa superiore, terminata nel 1225, fu internamente modificata nel 1639
quando già, in varî periodi precedenti, erano state aggiunte cappelle praticando aperture nelle
due navate laterali. Nella cappella di Santa Barbara, protettrice di Rieti (il cui corpo è
venerato, in una bellissima urna marmorea, nell'altare maggiore della cattedrale), la statua in
marmo è su disegno del Bernini.
Una caratteristica notevole della città di Rieti è quella di avere ancora, quasi completa, la cinta
delle mura medievali, sia pure in varie parti restaurate più volte.
L'arte della rinascenza e l'arte barocca sono testimoniate nell'architettura di alcune chiese e in
diversi palazzi del centro storico. Palazzi degni di essere segnalati sono quello Vecchiarelli in
Via Roma, di Carlo Maderno, quello Vincentini (oggi palazzo del governo) con la pittoresca
loggia del VIgnola (sec. XVI), il palazzo Sanizi (oggi sede dei Tribunali), l'ex palazzo del
Podestà (sec. XIV), ampliato e modificato nel sec. XVII per la costruzione del primo seminario
istituito nel mondo dopo il Concilio di Trento, il palazzo comunale con la facciata principale del
Brioni (sec. XVIII) con il fianco sulla Via della Pescheria che rimonta al sec. XIII con aggiunte
del sec. XVI. Non vanno poi dimenticate per il particolare interesse alcune costruzioni
medievali in Via S. Rufo, in via S. Carlo, in via Pellicceria.
2° GIORNO
Rivodutri.
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Il nucleo storico del paese, risalente al secolo XI, venne trasformato in larga
parte in tempi recenti.
Alla fine dell'Ottocento, infatti, la via princ ipale (via Dritta, ora via Umberto I)
venne ampliata con lo sventramento di parecchie abitazioni, fra le quali il vecchio
edificio scolastico al quale apparteneva la Porta della quale oggi si riferisce.
E’ possibile che la Porta inizialmente fosse collocat a all'interno dell'edificio e che, in
seguito al taglio della strada, fosse stata ricollocata sulla nuova facciata dove è
rimasta fino al 31 dicembre del 1948 quando il forte terremoto di quel giorno devastò
l'edificio e stravolse la fisionomia storica di tutto l'abitato. Il monumento venne
salvato, smontato e conservato in un locale comunale.
Circa trent'anni dopo il reperto è stato ricomposto sul luogo originario per fare da
accesso a un piccolo giardino pubblico.
La tradizione popolare denominava la Por ta Alchemica ‘Porta di Nicol’ dal
nome della famiglia, Nicol appunto, alla quale fino al 1874 era appartenuto
l’edificio nel quale essa era inglobata e che emerge dalla documentazione
rinvenuta presso l'Archivio Comunale di Rivodutri. Proprio nel 1874 la
struttura venne ceduta al Comune per realizzarvi la Scuola femminile mentre la
parte abitativa era riservata agli impiegati.
I Nicol erano divenuti proprietari della casa nel 1757, grazie ad un consistente
lascito testamentario di Don Bernardino appartenen te alla famiglia Camisciotti.
Finora non è stato possibile individuare l'alchimista o l'esperto di arti e conoscenze
alchemiche, per diversi elementi potrebbero convalidare l'ipotesi che una richiesta
culturale del genere provenisse dalla famiglia Camisci otti: i rilievi della Porta
possono aprire un discorso più ampio.
La porta è un elemento architettonico che, per le sue funzioni pratiche e simboliche, accomuna
l’architettura sacra a quella civile, racchiudendo molti simboli non sempre espliciti. Per tale
ragione è stata usata dall’esoterismo orientale
e occidentale per enfatizzare i riti ed i momenti di passaggio tra gli stati molteplici dell’Essere.
La porta va studiata, contemplata per capirne i segreti e solo chi ha la giusta chiave può aprire
una porta ermeticamente chiusa.
La porta è spesso un libro e come un libro si apre, si sfoglia e per essere aperta va dissigillata. I
sigilli vengono distribuiti sulla cornice, sull’architrave, sui battenti della porta, ogni simbolo è
un sigillo ermetico con più livelli di lettura Le chiavi quindi assumono il senso di chiavi di
lettura, il che equivale a dire che girare una maniglia, introdurre una chiave nella toppa,
individuare il meccanismo nascosto che farà girare la serratura, dare le giuste risposte al
guardiano della soglia, sono tutte operazioni simbolico-magiche atte a qualificare colui che si
appresta ad entrare
La lettura interpretativa della Porta rivela che la maggior parte dei simboli esprime il mistero
della trasmutazione non solo e non tanto dei metalli, quanto della psiche e dei rapporti tra
corpo-anima-spirito nell’uomo.
Il viaggio che si compie parte dal Caos, dallo stato oscuro, confuso e di potente conflitto fino
alla coniunctio, all’unto oppositorum, all’equilibrio tra ciò che prima era discorde: coscienza e
inconscio, materia e spirito, oscurità e conoscenza.
Colui che ha fatto costruire la Porta aveva sicuramente abbandonato il forno, gli alambicchi e
le sperimentazioni in laboratorio per arrivare all’oro: si era iniziato alla speculazione filosofica
proiettando non il mercurio sui metalli, ma il segreto e il dramma della vita, umana e divina,
materiale e spirituale, razionale e irrazionale, sulle sue varie e trasmutanti manifestazioni.
La lettura della porta comincia dalla base dello stipite destro.
Qui appare la scritta: QUID HOC FORTIUS.
Si suppone che al mistero dei quattro elementi alludano quattro linee rette che corrono in
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opposte direzioni a partire da un singolo punto individuale. Dal punto e dalla monade hanno
preso avvio le cose e gli esseri. Il punto rappresenta
l’origine, l’inizio, la materia prima. Nella nostra base si ravvisano le quattro rette che si
intersecano in un punto: l’immagine del Caos primordiale, in cui le cose sono allo stato iniziale
e potenziale. Sul piano psichico il Caos corrisponde al male e alle tenebre, all’oscurità e alla
depressione, la lotta è tra le componenti psichiche dell’uomo e nella sua interiorità, quindi in
uno stato di disunione con se stessi. Chi si accinge all’Opus deve necessariamente passare in
questo stadio, calandovisi per ritornare al Caos, cioè nella fase della Nigredo, che è
mortificazione e separatio, dove c’è il germe di ogni possibilità.
3° G I O R N O
Il Terminillo.
Chiesa di San Francesco, Sentiero Planetario, ‘I tre faggi’, i Cinque Confini, Campoforogna,
Rifugio ‘Angelo Sebastiani’, Sella di Leonessa.
La montagna la cui cima più elevata si erge a 2213 metri si pone a confine tra la Sabina e
l’Abruzzo. Costituita da una mole di potenti calcari è costituita da una serie di vette che
superano i 2000 metri. Tra queste il Terminilletto (2108 mt) su cui sorge il rifugio Umberto I e
il Sassatelli (2079 mt). Inciso da profondi valloni (V. di Lisciano, V. Ravara, Fosso dei Maloni,
ecc.), il gruppo ha un aspetto alpestre e pittoresco; in basso i versanti sud e sud-est sono
coperti da castagneti, più in alto vi sono le faggete (Bosco di Vallonina a nord). Le restanti
zone sono caratterizzate da verdi pascoli. Il Terminillo, visibile anche da lontano (anche da
Roma), è da tempo base e meta prescelta dagli appassionati di sci alpinismo e roccia. Una
funivia caratteristica risalente al ventennio del XIX secolo collega il piazzale dei Tre Faggi alla
vetta. Attiguo al citato piazzale è il Sentiero Planetario sul quale si avvicendano pannelli
illustrativi e plastici sul sistema planetario, sentiero che in inverno diviene il tracciato della
pista di sci di fondo che dal centro abitato si snoda lungo i boschi di faggi per diversi
chilometri. Sulla sommità è suggestivo il panorama visibile dalla Sella di Leonessa, un valico
che raggiunge i 1890 mt s.l.m.
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Di recente la stazione montana, vivibile sia d’estate che in inverno, offre agli appassionati di
arrampicata sportiva due opportunità di climbin: il Parco dello Scoiattolo presso Piazzale
Zamboni a Pian dè Valli e Fagus Park a Fonte Nova di Leonessa sul versante nord.
LA STORIA DEL CAMMINO
Le Sorgenti di Santa Susanna e la Riserva dei Laghi Lungo e Ripasottile –Quinto Assio e la Cascata delle
Marmore
La Valle Santa è una terra ricca di sorgenti e bacini di acqua dolce. Le Sorgenti di Santa Susanna collocate
nell’area nord-est della piana sotto il versante di Poggio Bustone hanno una portata d’acqua tale (5.000
litri al secondo) che le annovera tra i bacini idrici più ricchi d’Europa. I due laghi residui, denominati
Lungo e Ripasottile, sono parte di un’area alluvionale di oltre 3.000 ettari compresa tra i monti reatini
(massiccio del Terminillo) e i monti sabini (catena che delimita il confine tra la sabina interna e la sabina
romana). In era quaternaria la piana era costituita da un solo grande lago – il Lacus Velinus – alimentato
dall’omonimo fiume, dal quale emergevano piccole isole, in un paesaggio caratterizzato da una folta
vegetazione ripariale di alberi ed arbusti di grande importanza naturalistica. Le acque del fiume
contribuivano, con la loro azione di deposito calcareo, ad alzare un argine di contenimento in prossimità
della zona denominata, non a caso, ‘Marmore’, molto simile ad una diga naturale che lasciava defluire
discontinuamente le acque nella confinante valle del Nera determinando l’emersione parziale di lembi
marginali di terra umidi e paludosi con tracce di insediamenti riconducibili alla fine dell’età del Bronzo ed
alla prima età del Ferro.
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Nella contigua valle umbra il fiume Nera aveva determinato una costante attività erosiva causando una
notevole differenza di livello tra le due valli (quella a monte del Velino e quella sottostante del Nera)
proprio in prossimità delle Marmore, argine naturale dell’antico lago sul versante nord della piana.
Fino al III sec. a.Cr. il lago Velino non subì variazioni, fin quando il console Manio Curio Dentato fece
aprire un varco di defluizione nell’argine di travertino in prossimità delle Marmore per alleggerire il
livello del bacino. Alla parziale riduzione delle superfici lacustri corrispose un notevole impulso delle
attività umane e rurali. Si affaccia sull’area della piana reatina l’antica residenza di Quinto Assio
menzionata da Marco Terenzio Varrone in un dialogo con Appio Claudio nel corso del quale vengono
poste a confronto le ville reatine di Assio e quella romana di Appio Claudio. Altre notizie sulla villa che il
senatore Quinto Assio possedeva a nord-ovest della piana reatina giungono da Marco Tullio Cicerone
frequentatore d’eccezione che nel 54 a.C. venne chiamato a difesa dei reatini in una delle innumerevoli
cause loro intentate dai cittadini di Interamna (oggi Terni) a proposito della diatriba per la “questione
delle Marmore”.
La situazione relativa al regime delle acque non rimase costante nei secoli determinando nuovi
impaludamenti intorno al X e XIV secolo e modifiche all’assetto ambientale e insediativo del territorio sul
quale si registra la presenza dei Monaci Cistercensi di San Pastore nel XII secolo dediti alle coltivazioni e
alla bonifica dei terreni sottratti alle acque. Occorre giungere alla metà del XIII secolo perché si riaffermi
la necessità di bonificare nuovamente il comprensorio ancora soggetto a variazioni di livello del bacino.
Le fonti riferiscono che i collegamenti tra le località che affacciavano sul lago avvenivano spesso in barca,
come riferisce il biografo Tommaso da Celano sui trasferimenti che San Francesco effettuava per portarsi
da un santuario all’altro.
La situazione relativa al livello delle acque sostanzialmente perdurò fino al XV secolo quando fu scavato
un canale sotto la signoria di Braccio Fortebracclo, capitano di ventura e signore dei territori di Rieti e
Terni assoggettati alla Chiesa. Un nuovo canale denominato ‘Cava paolina’ fu commissionato da Papa
Paolo III, nel 1545, su opera di Antonio da Sangallo il Giovane. Su progetto di Giovanni Fontana nel XVI
secolo fu ampliata la cava curiana e costruito un ponte regolatore che come una valvola avrebbe
permesso di regolare il deflusso delle acque.
La defluizione delle acque nella piana sottostante ostacolava il corretto deflusso del Nera che spesso
tracimava inondando il territorio circostante. Ciò determinò un contenzioso tra le due popolazioni
limitrofe che si videro costrette ad adire alle vie legali con l’intervento di Cicerone, noto avvocato del foro
di Roma a difesa dei reatini rei di aver determinato danni ingenti ai confinanti con l’opera di
svuotamento del lago. Per ordine di Papa Pio VI, nel 1787, l'architetto Andrea Vici operò direttamente sui
balzi della cascata, dandole l'aspetto attuale con un salto di 165 metri che fanno di Marmore la cascata
più alta d’Europa, risolvendo finalmente la maggior parte dei problemi.
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Nel XIX secolo le acque della cascata cominciarono a essere utilizzate per la loro forza motrice. ln tempi
recenti è stata regolata definitivamente la portata del fiume Velino immagazzinando le acque dei suoi
principali affluenti Salto e Turano in serbatoi artificiali montani, formati con la costruzione di due dighe.
Le migliorate condizioni di salubrità hanno portato, sin dalla fine del '700, ad un notevole impulso
dell'antropizzazione del territorio, che oggi, con l'istituzione della Riserva dei laghi, trova la possibilità di
essere salvaguardato da future manomissioni a danno di un ambiente umido ed integro salvaguardato
da una convenzione internazionale.
Si può avere l’idea della reale estensione del lago in epoca olocenica osservando la piana dal Terminillo
quando la nebbia ricolma l’intera zona allo stesso modo dell’antico Lacus Velinus dal quale spuntavano,
come isole, i rilievi di Montisola, colle San Balduino e San Pastore.
Oggi il paesaggio vegetale presenta rigogliose comunità di piante lacustri di salice bianco e nero, di
pioppi bianchi ed ontani, di canna palustre e ninfee. Le visite guidate prenotabili presso il Centro Visite di
Ripasottile conducono al birdwatching lungo i sentieri attrezzati dell’omonimo lago e consentono di
osservare da vicino molte specie stanziali o di passo che vi hanno trovato rifugio: folaghe, gallinelle
d’acqua, svassi, garzette, aironi cenerini e anatidi come l’alzavola, il germano reale, la moretta e la
marzaiola. Tra le presenze più discrete ed eccezionali il fenicottero. Usignoli di fiume, pendolini e
cannaioli sono tessitori di artistici nidi tra i rami dei salici. Presenza ormai costante quella dei cormorani
appollaiati ad asciugarsi sui rami degli alberi. Padroni di casa il falco di palude e il nibbio.
Molti anche gli sport praticati all’aria aperta: dalla canoa lungo il corso del Santa Susanna al volo a vela
e parapendio sul campo di atterraggio ad est della riserva. Tanti buoni motivi per visitare un luogo
denso di storia, ricco di natura e santità.
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PIATTI TIPICI
FARRO AL TARTUFO DI LEONESSA
Ingredienti: 200 gr. di farro leonessano, 2 pomodori rossi, 1 cipolla, 1 patata, 3 etti di
salsiccia, sedano, carota, sale. Soffriggere in poco olio di oliva la salsiccia tritata, la
cipolla, il sedano e la carota. Aggiungere i pomodori e il sale facendo cuocere a fuoco
moderato. In due litri d'acqua bollente versare il farro e il condimento soffritto
girando frequentemente con un cucchiaio di legno per circa 40 minuti. A cottura
ultimata cospargere il piatto di tartufo a volontà.
"STRENGOZZI" ALLA REATINA
Pasta di farina, acqua e sale tirata al mattarello a sfoglia spessa e tagliata a strisce. Il
sugo è preparato con grasso di prosciutto, 2 cucchiai d'olio di oliva, peperoncino
rosso forte. Far soffriggere e, non appena rosolato, aggiungere dadini di prosciutto
fresco (grasso e magro) e infine il pomodoro. Salare. Durante la cottura aggiungere
piselli freschi.
SPAGHETTI ALLA AMATRICIANA
Ingredienti: guanciale, sale, pepe o peperoncino, pecorino. Si fa soffriggere il
guanciale fino a renderlo molto rosolato, si aggiunge il pomodoro e si fa cuocere per
circa 10 minuti aggiungendo pepe o peperoncino. Si cuociono gli spaghetti al dente e
si condiscono con la salsa e con pecorino.
FREGNACCE "ALLA SABINESE"
Pasta fatta in casa, tagliata a rombi e condita con spezie, olive nere, funghi,
carciofini, aglio e pomodoro.
STRACCI DI ANTRODOCO
Sottili frittatine a base di farina, acqua e uova, farcite con ripieno di carne, verdura
tritata e formaggio grattugiato, quindi arrotolate, sovrapposte in più strati, cosparse
di altro sugo di carne e formaggio e cotte in forno.
"FREGNACCE" ALLA CASTELNOVESE"
Pasta di farina fatta con metà acqua e metà uova, (senza sale), tirata al mattarello a
sfoglia spessa e tagliata a strisce larghe. Il sugo è preparato con un pesto di
maggiorana, aglio e peperoncino rosso, il tutto soffritto in olio d'oliva di frantoio.
PORCHETTA DI POGGIO BUSTONE
Maialino privato delle interiora e delle ossa, farcito con finocchi selvatici, aglio, lardo,
fegato e cuore soffritti, tritati ed insaporiti con rosmarino, pepe, sale ed
abbondante vino cotto, rosolato a fuoco, infilzato su uno spiedone o al forno, dentro
una conca di quercia.
MINESTRONE DI FARRO
Tagliare a striscioline 80 gr. di lardo e porre in una pentola di coccio con trito di
salvia e rosmarino, 1 cipolla, 1 una carota, 1 zucchina, 1 patata, 1 gambo di sedano e 2
porri. Coprire con 2 litri d'acqua e aggiungere 2 dadi per brodo e 1 cucchiaino di
concentrato di pomodoro. Portare ad ebollizione e versare 200 gr. di farro; cuocere a
fiamma moderata. A cottura ultimata servire con pepe, grana grattugiato e crostini
strofinati d'aglio.
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PRINCIPALI MANIFESTAZIONI CULTURALI E TURISTICHE
RIETI – APRILE MAGGIO
RIETI – MESE DICEMBRE
RIETI – MESE AGOSTO
RIETI – MESE AGOSTO
RIETI - GIUGNO ANTONIANO
RIVODUTRI – NATALE
RIETI - STAGIONE DI PROSA INVERNALE
RIVODUTRI – AGOSTO
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SENTIERO PLANETARIO
TERMINILLO
RIETI – TERMINILLO ESTATE
TERMINILLO ESTATE
TERMINILLO SCUOLA SCI - ALPINISMO
Sono state richieste informazioni a: Confcommercio Rieti, Comune Rieti – Proloco Rieti – Proloco Terminillo,
Associazione Anima e Acqua, Comune Contigliano – Proloco Contigliano, Comune Greccio – Proloco Greccio,
Comune Labro – Proloco Labro, Comune Rivodutri – Proloco Rivodutri, Comune Poggio Bustone – Proloco Poggio
Bustone, Comune Cantalice – Proloco Cantalice.
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