Nascimbeni e francescanesimo - Piccole Suore della Sacra Famiglia

Transcript

Nascimbeni e francescanesimo - Piccole Suore della Sacra Famiglia
Nascimbeni e francescanesimo
Se l’Istituto, sin dal suo nascere, è di spiritualità francescana, questo rimanda al vissuto del
Fondatore, il quale ha ritrovato in s. Francesco un importante riferimento per la maturazione
del proprio volto di “uomo spirituale” Per questo motivo, il lavoro si svolge a partire dagli
scritti di don Giuseppe Nascimbeni (limitatamente alle citazioni esplicite del Santo) e dalle
testimonianze del suo biografo, alla ricerca di questa personale assunzione dello stile di s.
Francesco, più o meno consapevole, per approdare all’analisi della genesi e dei contenuti della
Regola Manoscritta del 1893, la prima dell’Istituto.
L’asportazione di volumi dalla biblioteca personale del Fondatore, avvenuta alla sua morte, ci
consente di fare riferimento solo a pochi testi, in particolare a raccolte di omelie e libretti di
devozione, a documenti ecclesiali, a manuali ad uso dei parroci sulla confessione e la direzione
spirituale. Di contenuto francescano custodiamo solamente quattro libretti, tra cui una regola
del Terz’Ordine. Ciò conferma il riferimento al francescanesimo, da parte del Fondatore, in
particolare per quanto riguarda il Terz’Ordine, di cui egli fu zelante diffusore. Nella biblioteca non
ci sono però testi più direttamente attinenti alle Fonti Francescane.
Gli scritti a noi giunti sono tutti di tipo occasionale. Si tratta di omelie, istruzioni per i giovani e le
suore, bollettini parrocchiali, corrispondenza, attualmente custoditi presso l’archivio delle Piccole
Suore della S. Famiglia e raccolti con criterio contenutistico in sedici volumi dattiloscritti. I
riferimenti espliciti a s. Francesco non sono risultati numerosi, ma si possono comunque
considerare discretamente rilevanti a confronto con i rimandi ad altre figure di santi(Tra
questi spiccano s. Antonio di Padova, s. Bonaventura, s. Lodovico Re di Francia e s. Elisabetta
d’Ungheria: si può notare che non mancano dunque i riferimenti a santi esemplari per la spiritualità
francescana) , tipici del tempo ed in particolare del genere letterario del panegirico.
- Un ulteriore riferimento a s. Francesco, presente nelle “prediche morali” , evidenzia la sua cura
per la diffusione del Terz’Ordine e, si direbbe, i buoni frutti (per lo meno numerici) del suo zelo:
“Benedite le Figlie di Maria, quelle di Sant’Angela e la numerosa schiera dei figlioli di San
Francesco d’Assisi”.
- Sembra invece essere originale (sia perché non si è trovato riferimento nei testi consultati nella
biblioteca del Fondatore, sia per il linguaggio molto semplice) l’istruzione “Pei terziari che faran
professione” del 1886, l’unico scritto in cui il Fondatore parla espressamente del Terz’Ordine
francescano.
Innanzitutto, l’accento di tale istruzione cade sui doveri ed i vantaggi della professione, cioè sulla
spiegazione della distinzione tra “voti” e “promesse” e sul guadagno delle indulgenze. Il
Nascimbeni parla a nome della Chiesa stessa (“…vi priverete delle mie grazie speciali e di questa
promessa di eterna vita che io vi fo”) e con l’autorità di Direttore (“…quando noi Direttori alziamo
la voce…”), puntando sugli stessi aspetti del Terz’Ordine raccomandati da papa Leone XIII nella
lettera enciclica Auspicato concessum del 17 settembre 1882. In essa il Pontefice, dopo aver
recuperato brevemente i fondamenti dello spirito francescano e del Terz’Ordine, così parlava ai suoi
vescovi, raccomandandone la diffusione per rimediare ai mali sociali:
“Fate dunque il possibile per far conoscere e apprezzare il «Terz’Ordine» quanto esso lo merita;
abbiate cura che i pastori di animo ne rivelino accuratamente lo spirito, la facilità pratica, i molti
favori spirituali di cui è ricco, i vantaggi che ne derivano per i singoli individui e per la società in
genere”.
Ed ecco che don Giuseppe rivela lo spirito del Terz’Ordine:
“La regola secondo l’intenzione di San Francesco e la dichiarazione dei santi Pontefici non è altro
che una sicura ed ottima guida a ben praticare il santo Vangelo”;
la sua facilità pratica:
“Nella Professione che farete non si tratta di voto, ma di sola promessa, quale promessa non vi
obbliga ad osservarla nemmeno sotto pena di peccato veniale”;
la ricchezza dei favori spirituali che ne derivano:
“è questo un semplice favore che la Santa Chiesa fa a voi… se l’osserverete avrete indulgenze
innumerevoli, meriti indefiniti e la vita eterna”;
i vantaggi per i singoli e per l’intera società:
“Questa riflessione… dovrebbe tutti innamorare ad entrarvi perché qui tutto c’è da guadagnare e
niente da perdere e quando noi Direttori alziamo la voce perché la regola si osservi e si osservi
esattamente, egli è perché: primo, se da tutti si osservi la regola per conseguenza direttissima ne
avremo migliorata l’intera società… e secondo, perché vogliamo davvero il vostro bene e ci piange
l’animo vedere sprecato tanto tesoro di meriti e d’indulgenze”.
- «Miscellanea»: Questo volume composito di scritti di diverso genere custodisce un promemoria
di don Giuseppe in cui compare la preoccupazione di associare l’Istituto al Terz’Ordine, col fine di
usufruire dei vantaggi spirituali ad esso annessi:
“Che l’Ordine delle Piccole Suore della Sacra Famiglia possa usufruire in perpetuo di tutti i
vantaggi del 3° Ordine di S. Francesco”.
Le indicazioni fornite dal biografo don Giuseppe Trecca, come anche alcuni appunti del Fondatore,
attestano la predilezione per l’ambiente francescano per quanto riguarda la vita spirituale personale:
confessione, direzione ed esercizi spirituali. Da un lato, possiamo immaginare che questa
inclinazione fosse connessa ai santuari e conventi più facilmente raggiungibili da Castelletto, dai
quali provenivano anche i predicatori da lui invitati per feste particolari, dall’altro l’evolversi della
storia mostra un orientamento preciso e voluto nel momento in cui invia le prime quattro suore
presso le Terziarie Francescane di Verona per il periodo di noviziato e redige la Regola dell’Istituto
su quella del Terz’Ordine.
Non sembra un caso, allora, che don Giuseppe Nascimbeni scelga in diverse occasioni e varie forme
di presentare s. Francesco come modello ai suoi uditori. La decisione, conforme alla diffusione del
Terz’Ordine voluta dall’autorità ecclesiale, trova conferma nel richiamo “ad hoc” di figure di santi
francescani e nell’adesione del Nascimbeni al significato spirituale e sociale del Terz’Ordine.
Non è possibile accostarsi alla figura del Nascimbeni con la pretesa di ritrovare la spiritualità
francescana con linearità. Don Giuseppe è un sacerdote del suo tempo, partecipe di una spiritualità
ecclesiocentrica, consapevole della sacralità del suo stato sacerdotale e insieme predicatore attento
all’istruzione del popolo nella dottrina cristiana e nella prospettiva morale-ascetica tipica
dell’Ottocento, che però si colloca nella scia di quelle grandi figure di pastori che hanno saputo
accogliere e rispondere alle esigenze sociali e storiche ed insieme crescere in una dimensione
spirituale interiore. La spiritualità francescana risulta trasversale alla sua riflessione ed al suo
vissuto interiore, in un crescendo progressivo che fa sì che il Trecca, nel descriverne la personalità
e l’opera, non possa esimersi dal riferirle a s. Francesco, fino all’abbandono in Dio “sommo
bene” alla fine dei suoi giorni.
Sr. Monica Belussi