1. RaiOt – Armi di distrazione di massa

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1. RaiOt – Armi di distrazione di massa
1. RaiOt – Armi di distrazione di massa:
“Raiot. Armi di distrazione di massa” sarebbe dovuto andare in onda mesi fa, dopo la striscia di
Antonio Albanese, invece a marzo 2003 il direttore dei palinsesti, Gorla, disse che in quel periodo
c’erano troppi programmi comici quindi il programma sarebbe dovuto slittare all’autunno. In
seguito, dalla striscia si è passati ad un programma settimanale di dieci puntate. “E’ stata la Rai a
volerne solo sei” afferma Sabina Guzzanti in un’intervista rilasciata a L’Unità il 23 novembre.
Come dichiarato in un articolo de Il manifesto del 14 novembre ’03: “«Il programma - spiega il
direttore di Raitre Paolo Ruffini - rientra nell'ambito del progetto satira del canale, che è un tassello
fondamentale di identità della rete. Fu inaugurato lo scorso anno dal ‘Caso Scafroglia’ di Corrado
Guzzanti e poi affidato ad Antonio Albanese con ‘Non c'è problema’ che doveva essere seguito da
una striscia di Sabina Guzzanti. Purtroppo la guerra ci ha bloccato e allora abbiamo cominciato a
pensare a una nuova trasmissione». «Questa è la versione della Rai, che la guerra sarebbe scoppiata
lo si sapeva già da prima, la realtà è che la striscia si sovrapponeva alle elezioni, per questo è stata
annullata»: Sabina Guzzanti non cerca la polemica ma certo non è tipo da assecondare le risposte di
comodo.”
Inserito nell'ambito del progetto satira di Rai Tre che ha già visto in onda la scorsa stagione Corrado
Guzzanti con "Il caso Scafroglia", Antonio Albanese con "Non c'è problema" e "Bra - Braccia
Rubate all'agricoltura" con la Fattoria dei comici di Serena Dandini, "Raiot" andrà in onda per sei
puntate su Rai Tre la domenica alle ore 23.15.
Così infatti viene presentato il nuovo programma prodotto da Studio Uno sul sito internet ufficiale
della Rai www.raiot.rai.it : “Dallo studio Due della Dear di Roma Sabina Guzzanti proporrà in una
formula molto particolare alcuni dei suoi personaggi di maggior successo da Silvio Berlusconi a
Lucia Annunziata, da Massimo D'Alema a Barbara Palombelli. Con la partecipazione di Francesco
Paolantoni, Roberto Herlitzka, Rosalia Porcaro, Sabrina Impacciatore, David Riondino, Stefano
Vigilante e Corinna Di Castro, darà vita a gag inedite e a tante sorprese.
Non mancheranno gli ospiti tra i quali Neri Marcorè, Gemelli Ruggeri, Fabio Camilli, Marco
Marzocca, Max Paiella e altri ancora. La regia sarà curata da Igor Skofic.”
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2.I protagonisti della vicenda:
Il team di RaiOt:
Sabina Guzzanti: autrice RaiOt
Curzio Maltese: autore RaiOt
Marco Travaglio: autore-collaboratore RaiOt
Emanuela Imparato: collaboratrice RaiOt
Paolo Santolini: collaboratore RaiOt
Valerio Terenzio: direttore di produzione RaiOt
I responsabili Rai:
Flavio Cattaneo: Direttore Generale Rai
Paolo Ruffini: Direttore Raitre
Lucia Annunziata: Presidente Cda Rai
Marcello Veneziani: membro Cda Rai
Giorgio Rumi: membro Cda Rai
Francesco Alberoni: membro Cda Rai
Angelo Maria Petroni: membro Cda Rai
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3.Cronologia del “Caso RaiOt”:
15-11-2003
Sabato. Sabina Guzzanti completa i contenuti e i monologhi in studio per la prima
puntata della trasmissione. Ruffini, direttore di Raitre, ha assistito alla registrazione.
16-11-2003
Domenica. Alle 23.00 è previsto l’inizio del nuovo programma televisivo di Sabina
Guzzanti, -RaiOt. Armi di distrazione di massa-. Il pomeriggio scorre tranquillo agli
studi della Dear dove il team di RaiOt sta completando la sonorizzazione dei filmati
preregistrati.
Ore 16.00. La Guzzanti viene informata da Andrea Salerno, responsabile del settore
satira di Raitre, che Ruffini ha telefonato in studio dicendo: “Questo non è il
momento storico adatto per un programma del genere (…) il programma non è in
linea con lo spirito della rete”. La trasmissione è “temporaneamente sospesa”.
Le agenzie diffondono la notizia della sospensione e agli studi della Dear arrivano
alcune telefonate di solidarietà da Beppe Grillo, Di Pietro, Santoro.
Sabina Guzzanti convoca una conferenza stampa; arriva la notizia ufficiosa che la
presidente del Cda, Lucia Annunziata avrebbe convinto Ruffini a tornare sui suoi
passi e permettere la messa in onda di RaiOt.
Ore 19.00. Arriva la notizia ufficiale al team di RaiOt del ripensamento di Ruffini: la
trasmissione andrà in onda.
Il programma, iniziato alle 23.40, ottiene il 18,36 di media d’ascolto e batte tutte le
altre reti.
17-11-2003
Lunedì. Ore 10.30. Andrea Salerno comunica alla Guzzanti i dati auditel, arrivano
centinaia di e-mail di congratulazioni all’indirizzo di posta elettronica di RaiOt
istituito appositamente per il programma.
Ore 13.00. Durante la riunione di redazione degli autori di RaiOt, giunge la notizia
che mercoledì 19 si riunirà il Cda Rai per decidere le sorti del programma il quale
sembra aver indignato sia il centro-destra che il centro-sinistra. Le prime accuse
riguardano il momento storico non opportuno, la minaccia di una querela da parte di
Mediaset per i dati sullo spostamento dei pesi della pubblicità e l’espressione “Razza
ebraica” usata in un monologo della Guzzanti.
I giornali si occupano prevalentemente della cronaca della prima sospensione.
18-11-2003
Martedì. I quotidiani commentano i contenuti della puntata e riportano le
dichiarazioni dei diversi schieramenti politici sulle varie polemiche scoppiate dopo la
messa in onda. Alla redazione arrivano altre 1500 e-mail di solidarietà.
Il team di RaiOt finisce di scrivere i testi per l’eventuale seconda puntata sulla
giustizia che dovrebbe andare in onda domenica.
La comunità ebraica di Milano invita Sabina Guzzanti ad un dibattito pubblico sulla
satira e sulla politica di Israele.
19-11-2003
Mercoledì. Il cda si riunisce per decidere su Raiot.
Ore 13.00. esce la delibera del consiglio di amministrazione della Rai: è sospesa la
messa in onda, ma non la produzione, le altre 5 puntate dovranno essere registrate e
fatte visionare al Cda stesso e ai legali dell’azienda per tutelarsi da eventuali querele
o richieste di danni.
La Guzzanti si dichiara subito contraria alla visione preventiva richiesta dai
consiglieri Rai dicendo che il programma è strettamente legato all’attualità e deve
poter essere modificato fino all’ultimo minuto.
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La Annunziata dichiara di aver intercesso in favore di RaiOt; Rumi, Petroni e
Alberoni propongono di sopprimere lo show e sfiduciare il direttore di Rete Ruffini,
mentre Veneziani si dice favorevole alla visione preventiva proposta dall’Annunziata
per evitare la chiusura definitiva del programma.
Arrivano altre 2000 e-mail di incoraggiamento allo staff di RaiOt.
Sabina Guzzanti dichiara che se domenica il programma non andrà in onda lo show
lo faranno lo stesso in qualche teatro ancora da definire.
L’associazione dei consumatori ha chiesto che RaiOt venga messo in prima serata e
ha dichiarato che chiederanno un milione di euro alla Rai se chiude il programma.
20-11-2003
Giovedì. Ore 12.30. Sabina Guzzanti convoca una conferenza stampa al teatro
Ambra Jovinelli di Roma alla quale sono presenti Paolo Rossi, Michele Santoro,
Daniele Luttazzi, Curzio Maltese. L’attrice ribadisce che non cederà alla decisione
del Cda Rai di sospendere Raiot.
A tarda sera arriva la conferma dei procedimenti disciplinari a carico del direttore di
RaiTre Paolo Ruffini e di Andrea Salerno, responsabile per la satira della rete.
Lo spettacolo teatrale organizzato al posto della trasmissione sarà all’Auditorium di
Roma.
150 parlamentari dell’opposizione firmano un appello in favore del programma.
21-11-2003
Venerdì. Claudio Petruccioli, presidente della commissione di Vigilanza Rai,
convoca Lucia Annunziata per discutere di RaiOt nella seduta di dicembre.
22-11-2003
Sabato. Molti comici aderiscono alla serata di protesta organizzata all’Auditorium di
Roma.
Sabina Guzzanti partecipa alla trasmissione televisiva di Gad Lerner ”l’infedele”;
scoppia la polemica con Giuliano Ferrara che proseguirà poi sulle pagine del Foglio
e di altri quotidiani.
23-11-2003
Domenica. Va in scena lo spettacolo all’Auditorium S. Margherita di Roma. Il teatro
registra il tutto esaurito (circa 2800 posti) mentre al di fuori, a seguire lo show
ordinatamente seduti in viale De Coubertin, migliaia di cittadini (le cifre oscillano tra
i cinquemila e i ventimila, secondo gli organizzatori, presenti).
23 i teatri in altrettante città sono collegati via satellite attraverso il network
indipendente Emi.Li. tv.
Molti i comici ed i politici dell’opposizione presenti personalmente o attraverso
messaggi di solidarietà o contributi video alla manifestazione .
24-11-2003
Lunedì. Scambio di lettere tra Lucia Annunziata e Flavio Cattaneo su a chi spetta la
valutazione delle puntate di RaiOt. Il direttore generale è per un coinvolgimento
ampio che comprenda anche il Cda, mentre l’Annunziata è contraria e invita
Cattaneo ad investire del problema la commissione di Vigilanza.
25-11-2003
Martedì. Fedele Confalonieri annuncia la richiesta di un risarcimento di 20 milioni
di euro per danni morali e patrimoniali a Mediaset.
La Rai diffida Studio Uno dopo la serata di domenica all’Auditorium per aver
consentito ad altre emittenti tv la ripresa dello spettacolo.
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29-11-2003
Sabato. Mediaset deposita la querela contro Guzzanti, Rai, Studio Uno e Travaglio.
03-12-2003 Mercoledì. Audizione del Cda in commissione di Vigilanza.
13-12-2003
Sabato. Rescissione non consensuale del contratto tra la Rai e Studio Uno.
29-01-2004 Venerdì. La Procura della Repubblica di Milano chiede l’archiviazione della
querela di Mediaset. Confalonieri presenta opposizione alla richiesta di archiviazione.
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4.I contenuti della puntata:
La prima ed unica puntata di RaiOt può essere funzionalmente divisa in due parti allo scopo di
meglio evidenziare quali siano gli argomenti che hanno suscitato maggiori polemiche e che hanno
occupato maggiormente le pagine dei quotidiani interessatisi all’argomento. Da una parte possiamo
dunque raggruppare i travestimenti della Guzzanti (personaggi vecchi e nuovi che non hanno
suscitato particolari polemiche) e dall’altra i monologhi (fonte di quasi tutte le discussioni
sviluppatesi attorno alla trasmissione).
Nel riproporre alcuni accenni testuali ai contenuti dello show seguiremo comunque l’ordine
cronologico con cui sono stati sviluppati nella prima puntata di -RaiOt. Armi di distrazione di
massa- citando il relativo capitolo del dvd allegato, per semplificare poi anche i vari riferimenti ad
argomenti trattati in altre sezioni della tesina.
1. Il programma inizia con la caricatura della Guzzanti (assieme alla Impacciatore) delle nuove
annunciatrici Rai impegnate in prima linea nel restyling dell’azienda radiotelevisiva
pubblica voluto dal direttore generale Cattaneo.
2. La sigla si basa sull’unione dei loghi grafici delle tre Reti Rai con quelli delle tre reti
Mediaset e con quello di La7 per arrivare ad una virtuale Rai8t, il programma in questione
appunto.
3. Il primo monologo punta sulla confusione presente in Italia e sul rapporto tra satira e
informazione in un momento storico in cui l’una può venire in aiuto dell’altra. Viene citato
Berlusconi come barzellettiere e per aver ospitato in casa un boss della mafia. La Guzzanti
conclude dicendo: “A noi buffoni tocca tenere la testa sulle spalle. Ma forse è sempre stato
così”.
4. Irrompe il contributo video con l’interpretazione di Lucia Annunziata che richiama la libertà
di satira a restare dentro i “Paleddi” della sensibilità e del cattivo gusto da lei posti.
5. Il secondo monologo riguarda l’impossibilità pratica dell’Annunziata di essere un
“presidente di garanzia”, l’unica in quota al centro-sinistra all’interno del Cda, avendo lei
solo un voto contro quattro. L’attrice conclude citando la classifica stilata da Reporter Senza
Frontiere in cui si afferma che l’Italia è al 53° posto al mondo nella libertà di informazione,
ma in televisione non l’ha mai detto nessuno.
6. Un quiz che parodizza il format di “Chi vuol essere milionario?” in cui Francesco
Paolantoni e Marco Mazzocca specificano un po’ il livello di altre nazioni all’interno della
classifica sopra citata (l’Italia viene dopo il Madagascar).
7. Il terzo monologo introduce la necessità dello spettatore di avere alcune informazioni per
poter capire il lavoro degli attori satirici. Per introdurre il filmato successivo su Emilio Fede,
la Guzzanti afferma che la riforma del sistema televisivo deve essere fatta velocemente
altrimenti RETE 4 sarà costretta ad andare sul satellite e Mediaset perderà un sacco di soldi
e di pubblicità.
8. Emilio Fede vaga per lo spazio in tuta da astronauta continuando a tessere le lodi di Silvio
Berlusconi.
9. Il quarto monologo preannuncia un breve preambolo, con segnalazione per non udenti,
necessario per essere poi in grado di capire la Legge Gasparri.
La Guzzanti dice che anche se in Italia non ci possono essere monopoli, Berlusconi è
riuscito a crearne uno di fatto grazie ai suoi agganci politici, in particolare grazie
all’amicizia con Bettino Craxi. Grazie sempre a questi agganci, Berlusconi ha potuto godere
di certi vantaggi come trasmettere su rete nazionale mentre tutti gli altri imprenditori non
potevano farlo, avere delle frequenze molto buone (“CANALE 5 si vedeva bene mentre
RETE 4, prima di Rusconi e poi di Mondadori si vedeva veramente male, fino a quando lo
stesso berlusconi non ha comprato anche quella”). Sempre grazie a questi agganci, continua
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la Guzzanti, l’attuale presidente del consiglio godeva di credito illimitato presso le banche
facendo così impazzire il mercato (comprò lo sceneggiato “Uccelli di rovo” per poco).
Anche la loggia massonica deviata P2, alla quale era iscritto anche Berlusconi (oltre a molti
banchieri e generali della Guardia di Finanza – gli stessi che dovevano controllare se andava
tutto bene- vi facevano parte), favorì la sua ascesa economica nel campo televisivo.
L’attrice, tirando le somme di quanto detto finora, conclude dicendo che Berlusconi non è
un uomo che si è fatto veramente da solo.
La Guzzanti continua affermando che il parlamento reagì al fatto che Berlusconi fosse
irregolare varando la legge Mammì, detta “polaroid” perché “fotografava” la situazione
esistente.
Poi, nel 1994, la Corte Costituzionale decretò che tre Reti per un solo editore erano troppe e
che quindi Rete 4 doveva andare sul satellite, ma i governi che si succedettero –compreso
quello dell’Ulivo- si impegnarono a procrastinare questo decreto.
Il monologo si conclude con l’affermazione che dal ’94 Rete 4 è abusiva e che la legge
Gasparri vuole fare in modo che la sentenza della Corte Costituzionale venga procrastinata
in eterno.
10. Dopo il preambolo del capitolo precedente sulle “origini” della legge Gasparri, Neri
Marcorè interpreta il Ministro in persona mentre Sabina Guzzanti è un’intervistatrice
straniera intenta a chiedere delucidazioni sulla sua legge. La falsa cronista sostiene che la
legge non è stata scritta da Gasparri (ma da qualcuno molto vicino a Confalonieri) e sostiene
che l’allargamento del bacino di reti televisive su cui valutare la percentuale di reti
possedute da un singolo editore previsto dalla sua legge equivarrebbe a sostenere che la
Coca-Cola non è più la bibita che domina il relativo mercato perché considerata come
liquido e quindi del tutto assimilabile all’acqua del mare ecc..
11. Si ritorna in studio per il quinto monologo della Guzzanti in cui si amplia l’interpretazione
della legge Gasparri ribadendo il paragone precedente:“Siccome il tetto non si può alzare, si
allarga il bacino all’infinito” e si critica il Ministro dicendo che l’Italia non è all’avanguardia
in niente, tanto meno sul digitale terrestre (“E se lo fosse come si spiegherebbe il ministero
dato a lei?” chiede retoricamente l’attrice al pubblico). La Guzzanti conclude il pezzo con
altri due quesiti: “Perché a domande sulla Legge Gasparri risponde l’ufficio stampa di
Mediaset e non quello del Ministro stesso?” e “E’ credibile che un uomo ricco come
Berlusconi approfitti della sua posizione per diventare ancora più ricco?”.
12. Il programma prosegue con l’analisi di come sono cambiati i pesi delle pubblicità negli
ultimi anni da quando Berlusconi è al governo. Le conclusioni sono che i big spender,
nonostante la crisi, si sono spostati in massa verso le reti Mediaset.
13. Si materializza poi in video Sabina Guzzanti nell’interpretazione del Presidente del
Consiglio il quale dichiara, a reti unificate, che l’informazione in Italia è nelle mani di una
sola persona, ma la stanno cercando e la troveranno al più presto.
14. Il sesto monologo dell’autrice e protagonista del programma si concentra sulla difficoltà in
Italia di fare satira politica in questo periodo perché non c’è né informazione né politica e
sembra che siano le “armi di distrazione di massa” a focalizzare l’attenzione degli italiani.
Per esemplificare, la Guzzanti chiama in causa la polemica sul crocifisso ribadendo la
fondatezza della decisione del giudice che aveva dato ragione alla richiesta di un genitore
musulmano di far togliere da un’aula scolastica quel simbolo religioso, semplicemente
perché ha applicato la legge. Si sottolinea poi che alcune delle più aspre critiche su questa
vicenda sono arrivate dal ministro Castelli, sposato con rito celtico, e da Bossi che non
molto prima aveva proposto di prendere a cannonate le imbarcazioni degli immigranti,
facendo così sembrare quest’improvvisa indignazione un po’ fasulla.
15. Appare in video Barbara Palombelli (sempre interpretata dalla Guzzanti) per affermare
alcune banalità come: “La televisione privilegia gli ascolti e non i contenuti”.
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16. Il settimo monologo riguarda un sondaggio europeo su quali sono i paesi che minacciano
maggiormente la pace. Il 60% dei cittadini hanno risposto “Israele e Stati Uniti”. La
Guzzanti sostiene che quelli che criticano la politica di Sharon vengono considerati
antisemiti ma la critica è: “Israele, mica razza ebraica”. Per contro invece, affermazioni
come quelle del premier italiano che sostengono che Mussolini non ha ucciso nessuno
vengono premiate con il riconoscimento della comunità ebraica di New York come statista
dell’anno.
17. Interviene nuovamente la caricatura della presidente Annunziata intimando di smettere di
fare satira fuori dai “paleddi”.
18. L’ottavo monologo si occupa dell’inconsistenza dell’opposizione che non ha pensato di
risolvere la questione del conflitto di interessi di Berlusconi quando ne aveva la possibilità e
che ora discute di frivolezze invece che di temi concreti ed importanti.
19. In questo capitolo viene infatti inscenata un’ipotetica riunione in seno a qualche comitato
di centro-sinistra in cui la principale preoccupazione sembra essere quella di trovare “una
sedia” ai loro amici.
20. Il nono monologo prosegue con l’attrice che si scusa ironicamente sperando di non aver
offeso nessuno e affermando ironicamente di non voler rubare il mestiere a giornalisti del
calibro, per esempio, di Bruno Vespa.
21. La puntata prosegue appunto con una simulazione del programma “Porta a Porta” nel quale
fanno delle apparizioni le interpretazioni del Presidente del Consiglio (che insulta l’Italia e
le Istituzioni giustificandosi poi dicendo di esser stato preda dei fumi dell’alcol), di un
esperto che sostiene che “Agli italiani piace la frusta”, dell’Annunziata (che dice di essere
contemporaneamente di due scuole di pensiero opposte), dello psicologo Crepet (che prega i
genitori di stare vicino ai figli quando gli crescono i baffi, maschi o femmine che siano), di
Barbara Palombelli, giornalista e madre (che si interroga su temi importanti come il prezzo
per l’affitto di un appartamento a Sabaudia in alta stagione), di Smigol, personaggio tratto
dalla saga del Signore degli anelli (che sostiene che Vespa abbia l’anello del potere).
22. Intervengono nuovamente le due presentatrici apparse già all’inizio del programma che,
chiudendo la puntata, affermano che una cosa è leggere una notizia in due righe, un’altra
cosa è vederla spiegata in televisione. Concludono poi annunciando la seconda puntata di
RaiOt , ma chiedendosi se questa andrà veramente in onda.
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5.La qualità del programma secondo la critica giornalistica:
Il Riformista scrive interrogandosi se il programma facesse ridere o no: “La verità è che RaiOt si
propone come umore cattivo, un volantino agit-prop, una sfida bramosa di censura (..) i buffoni, per
attingere all’arte, devono restale tali. Se snocciolano a mitraglia materia da corsivi, se si atteggiano
ad implacabili raddrizzatori, se monumentalizzano con piglio paranoico il nemico, diventano
semplicemente giornalisti noiosi.”. E prosegue concludendo: “Di RaiOt resterà solo la parodia del
presidente di garanzia: sapida, gustosa, azzeccata sul piano lessicale e gestuale (Il Riformista, 1811-2003).
Su Repubblica Sebastiano Messina titola: “Sette <<perle>> in un brutto programma”. Nell’articolo
il giornalista divide il suo giudizio in due parti (come molti altri commentatori, giornalisti e politici
hanno fatto): una riferita alle “imitazioni-intepretazioni” della Guzzanti e degli altri attori e un’altra
riguardante i monologhi di “satira-controinformazione”. “Valeva la pena di fare mezzanotte per
vedere la magnifica imitazione di Lucia Annunziata e la perfida parodia di Barbara Palombelli (..)
per rivedere il falso Berlusconi o la copia di Gasparri incarnata da un sublime Neri Marcorè (..) per
ascoltare Davide Riondino che cantava la canzone del Presidente (..) o per gustarsi l’annunciatrice
svampitella e il presentatore piacione. Erano tutti splendidi esempi di satira politica. Perle di
comicità incastonate in un brutto programma” scriveva Messina nella prima parte del suo articolo. Il
testo proseguiva poi esponendo l’altra faccia della medaglia: “Era tra uno sketch e l’altro, che la
trasmissione cambiava pelle, mutandosi in un programma geneticamente modificato. Mostrandoci
una pedagogica Sabina che ci raccontava alla velocità del Bignami vent’anni di storia d’Italia, ci
spiegava la legge Gasparri e ci presentava come una vicenda inedita la carriera di Berlusconi. Senza
rendersi conto che così l’affilata leggerezza della satira cedeva il posto all’ingombrante pesantezza
di una teoria politica, con un’ infervorato crescendo che culminava con la didascalicità della
spiegazione illustrata della migrazione degli spot”. (la Repubblica, 18-11-2003).
Il Corriere della sera affida il commento del programma al critico televisivo Aldo Grasso che
scrive: “Il vero spettacolo comico ce lo siamo persi (riferendosi alla prima sospensione intimata da
Ruffini e poi presto ritirata, ndr) perché quello andato in onda era modesto. (..) Troppo tribunizio,
troppo autoconsolatorio, troppo ideologico, privo di leggerezza. C’è perfino una tremenda caduta di
stile, la battuta sulla <<razza ebraica>>. (..) Non se ne può più di questa storia che solo i comici
fanno vera informazione”. Anche Grasso però cambia tono quando scrive a proposito delle
interpretazioni parodistiche della Guzzanti e soci: “Certo ci sono stati momenti divertenti:
l’imitazione dell’Annunziata o quella di Barbara Palombelli o quella di Bruno Vespa. O la spassosa
interpretazione di Neri Marcorè nelle vesti del ministro Gasparri”. (Corriere della sera, 18-112003).
Alessandra Comazzi conclude così invece il suo articolo su La Stampa: “Dunque un programma a
tesi (ma perciò facilmente decodificabile, non è che si lancino messaggi subliminali), non privo di
difetti e di momenti scontati, ma realizzato molto bene, con eleganza formale, ritmo e mestiere.”.
(La Stampa, 18-11-2003).
Anche l’Unità e Il manifesto del 18 novembre hanno qualche riserva (in particolar modo sulla
battuta che includeva l’espressione “razza ebraica”) sullo show, ma lodano l’iniziativa della
Guzzanti di non essersi uniformata alla non trasparenza televisivo-informativa degli ultimi tempi e
si dicono pronti a lottare contro un’eventuale censura.
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Insomma, come la coautrice e attrice protagonista di -RaiOt. Armi di distrazione di massa- aveva
pronosticato nella conferenza stampa autoconvocata dopo la prima sospensione del 16 novembre, la
maggior parte dei quotidiani, compresi quelli orientati a sinistra, non sono stati clementi col suo
programma, anche se praticamente tutti i giornalisti, almeno in un primo momento si sono detti
contrari alla censura della trasmissione.
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6.Che cosa ha provocato la sospensione del programma?
Come riportato nel capitolo riguardante la cronologia e in quello dedicato agli antefatti del “Caso
Guzzanti”, -Raiot. Armi di distrazione di massa- ha subito prima un rinvio, poi una sospensione di
qualche ora, poi ancora una sospensione a tempo indeterminato ed infine la cancellazione definitiva
con rescissione del contratto tra la Rai e lo studio di produzione del programma (Studio Uno).
Ognuna di queste interruzioni ha trovato però varie e differenti motivazioni, talvolta opposte tra
loro, sostenute dalle diverse parti in causa: i vertici della Rai (direttore di Rete Ruffini, Consiglio di
amministrazione e direttore generale Cattaneo) da una parte e la produzione di RaiOt (Studio Uno,
Sabina Guzzanti e gli altri autori del programma) e Andrea Salerno (responsabile del “progetto
satira” di Raitre) dall’altra.
Le polemiche su queste concezioni del tutto divergenti della vicenda hanno trovato ampio spazio sui
quotidiani, ma quasi mai è stato messo in luce chiaramente quali fossero le motivazioni ufficiali
delle sospensioni e della cancellazione e quali le concause ufficiose, non riconosciute da entrambe
le parti, ma evidentemente inerenti al caso. Forse è proprio questa confusione, di vaste dimensioni
nella prima settimana dopo la messa in onda del programma e un po’ ridimensionata nelle settimane
successive, a rendere più evidente che le cause dichiarate ufficialmente dai vertici Rai e le
motivazioni collaterali (fino ad un certo punto) addotte dal team di RaiOt, sono connesse
indissolubilmente e probabilmente si completano a vicenda.
Il primo blocco intimato dal direttore di Raitre nel pomeriggio del 16 novembre viene spiegato da
Ruffini stesso, prima del successivo placet di messa in onda della trasmissione, con poche e vaghe
parole che si riferiscono a “questioni di opportunità” (dato il momento vicino ai funerali di stato per
i caduti di Nassirya) e di incompatibilità con la “sobrietà dei contenuti della terza rete” (come
riferito da quasi tutti i quotidiani in edicola il giorno dopo).
Dopo la convocazione di una conferenza stampa da parte della Guzzanti per esprimere il dissenso
verso la “censura” subita e dopo aver conferito con la presidente del Cda Annunziata, intenzionata a
fargli cambiare idea, Ruffini rilascia un’ulteriore dichiarazione ritirando la sospensione e
affermando: “Di fronte ad accuse di censura che non hanno fondamento, ritengo che la cosa
migliore sia mandare in onda il programma, lasciare il giudizio ai telespettatori, riflettere
serenamente sul rapporto tra l’autonomia degli autori e l’identità di rete di cui ogni direttore è
garante. La mia valutazione partiva dal momento che attraversa il paese dopo l’attentato di
Nassirya. Un momento che impone sobrietà dei toni, una sobrietà che non mi è parsa di trovare in
alcuni spazi della trasmissione. Chi segue Raitre sa che non accetto imposizioni e che la mia era una
valutazione autonoma”.
Alcune perplessità sulla questione arrivano dal fatto che la presentazione del programma era stata
fatta giovedì 13 novembre, giorno successivo alla strage di Nassirya, alla presenza di Ruffini e della
Annunziata, i quali si erano detti divertiti e molto convinti della qualità della trasmissione; inoltre
sabato 15 novembre il direttore di Raitre aveva presenziato alla registrazione del programma
vedendone un terzo senza sollevare alcuna obiezione. Alcuni quotidiani (tra i quali la Repubblica, il
Corriere della sera, L’Unità e La Stampa) nonchè lo staff di RaiOt, ipotizzano che Ruffini,
nonostante le sue dichiarazioni, abbia subito delle pressioni politiche per non mandare in onda la
trasmissione. Paolo Conti commenta così la situazione del direttore della terza Rete dalle pagine del
Corriere: “Da tempo Ruffini è in difficoltà con i vertici Rai (da settimane il tam-tam prevede un
ricambio). Ma anche con il centro-sinistra le cose non vanno benissimo. Il correntone Ds gli
rimprovera arrendevolezza sul caso Santoro. Un po’ meglio le cose vanno in area Fassino ma alcune
frange della Margherita (Ruffini ha solide radici cattoliche) non sono entusiaste di lui. Ora Ruffini
conduce quasi una partita tutta sua. Pare che abbia confidato ai suoi nei giorni scorsi: “Se davvero
devo affrontare problemi, preferisco pagare per ‘Ballarò’”.
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La trasmissione va in onda Domenica 16 in tarda serata e già lunedì mattina giunge la notizia che
mercoledì si riunirà il Consiglio di amministrazione Rai per decidere le sorti di Raiot. Mercoledì 19
il programma della Guzzanti viene nuovamente sospeso.
Le motivazioni, come si diceva, sono piuttosto confuse anche se comunque la versione ufficiale del
Cda Rai le riassume in una breve frase: “polemiche, proteste ed azioni legali suscitate dopo la prima
puntata”. Inizialmente non solo la minaccia dell’azione legale da parte di Mediaset quindi (come
sarà invece in parte chiarito nelle settimane successive), bensì anche l’insieme di polemiche e
proteste suscitate su molti argomenti da RaiOt.
Cerchiamo ora di capire le altre cause della seconda sospensione a tempo indeterminato decisa dal
Cda.
L’espressione “razza ebraica”:
E’ una delle questioni che ha suscitato più polemiche sulla carta stampata (in particolar modo sui
quotidiani di centro-destra). Il problema nasce da una battuta contenuta nel settimo monologo della
Guzzanti (capitolo 16 del dvd allegato) su di un sondaggio europeo col quale si chiedeva quale
fosse la nazione che maggiormente minacciava la pace nel mondo. Il 60% dei cittadini europei
rispose: “Stati Uniti e Israele”. La Guzzanti ironizzava poi: “Perché la risposta al sondaggio UE
viene considerata antisemita? La risposta è stata ‘Israele’, mica ‘Razza ebraica’”.
In un primo momento i commenti dei giornali sembrano essere uniformi, almeno nella sostanza, sul
giudizio della fase pronunciata dalla Guzzanti (il centro-destra parla di ‘antisemitismo’ e il centrosinistra di ‘deplorevole cattivo gusto’), nonostante la formulazione dell’espressione sia piuttosto
chiara ed inequivocabile.
Il 18 novembre la comunità ebraica invita Sabina Guzzanti ad un incontro pacificatore sulla satira e
sulla politica di Israele. La questione dovrebbe quindi essere risolta una volta che le due parti in
causa, se così si possono definire, raggiungono un chiarimento; invece la polemica continua latente
sui quotidiani e l’espressione usata in quella battuta dalla Guzzanti sarà ancora uno dei principali
cavalli di battaglia utilizzati dai detrattori della trasmissione e dai favorevoli alla cancellazione del
programma.
Infatti, in un’intervista al Corriere della sera, il portavoce della comunità ebraica di Milano Yasha
Reibman dichiara: “Non c’entriamo, nessuno di noi è mai voluto entrare in quella polemica”. Nei
giorni successivi tuttavia, la questione riprende fiato, anche se molto più pacatamente, dalle pagine
dell’Unità con un articolo di Moni Ovaia (contro la censura della Guzzanti e del suo programma) e
del Corriere della sera con la risposta ad una missiva di un lettore da parte di Paolo Mieli (il quale si
interroga sulla “normalità” con cui viene pronunciata l’espressione “razza ebraica”).
Crocifisso:
In –RaiOt. Armi di distrazione di massa- Sabina Guzzanti ha parlato anche di “crocifisso” durante
uno dei suoi monologhi (il sesto, capitolo 14). Anche questo argomento ha suscitato molte
polemiche ed ha rappresentato una delle cause di “indignazione” per parte dell’opinione pubblica.
“Del resto anche i cattolici ci sono rimasti male perché la Guzzanti ha dichiarato che era giusto
eliminare il crocefisso dalle scuole dando così ragione a quel giudice che ne aveva ordinato la
rimozione” scrive Simonetta Robiony su La Stampa il 18 novembre, ma la questione è riportata in
termini simili anche su altri quotidiani. In quel monologo infatti, la Guzzanti sosteneva che il
giudice in questione aveva ragione per il semplice fatto di aver applicato la legge e che se la causa
fosse andata in appello il risultato sarebbe stato lo stesso.
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Forse però una polemica nella polemica si è creata, turbando non solo i cattolici, ma ance i leghisti,
quando l’attrice satirica ha continuato il suo monologo criticando “l’indignazione un po’ fasulla”
sull’argomento dei ministri del partito padano Bossi e Castelli, i quali non sono stati proprio
portatori esemplari dei valori cristiani dichiarando l’uno di voler sparare cannonate sugli immigrati
e l’altro essendosi sposato con rito celtico davanti all’altare di Odino.
In ogni caso, anche la ‘questione crocifisso’, che settimane prima aveva riempito le pagine dei
quotidiani suscitando lunghi dibattiti, può essere considerata facente parte di quelle “polemicheproteste” a cui si riferivano i consiglieri del Cda Rai nelle motivazioni della sospensione a tempo
indeterminato di RaiOt.
Manifesto politico e questione di “linguaggi”:
Uno degli argomenti più pressantemente utilizzati per sostenere la cancellazione del programma è
stato quello di additare la forma, oltre ai contenuti, dei monologhi utilizzati dalla Guzzanti come
“invettiva politica”, come “informazione e non satira” e pertanto soggetta alle norme della par
condicio e del contraddittorio. Le critiche di questo genere sono arrivate sia dal centro-sinistra che
dal centro-destra (vedi paragrafo ‘la qualità del programma’ e ‘satira & informazione’), infatti
sembra che per molti dei protagonisti e dei commentatori della vicenda la satira presente in RaiOt
sia circoscrivibile alle imitazioni-interpretazioni della Guzzanti, mentre i monologhi sono stati
definiti con un ampio ventaglio di accezioni che vanno dal “comizio” all’ “informazione” al
“cattivo gusto”.
Era comunque nelle linee programmatiche della trasmissione della Guzzanti il fare, assieme alla
satira, informazione (tanto più che l’argomento tematico della prima puntata doveva essere proprio
‘l’informazione’), come più volte affermato dall’attrice stessa prima e dopo la messa in onda del
programma, seguendo appunto l’esempio di molti show d’oltre oceano e di altri paesi europei.
Azioni legali:
La prima minacciata e poi effettivamente depositata querela di Mediaset, sembra essere fin
dall’inizio la principale motivazione della sospensione del programma, anche se la stessa è stata
depositata il 25 novembre (vedi paragrafo ‘querele, diffide ed azioni legali’), mentre la trasmissione
è stata sospesa preventivamente quasi una settimana prima, il 19 novembre. L’annuncio da parte
dell’ufficio legale di Mediaset di sporgere denuncia per diffamazione alla Rai e agli autori di RaiOt
era partito già il giorno successivo la messa in onda della trasmissione, creando scompiglio tra le
fila del Cda ma non all’interno del team della Guzzanti che sosteneva all’unisono dalle pagine de
L’Unità e de La Stampa l’infondatezza delle motivazioni addotte nella querela.
“Il Cda vuole sapere prima cosa gli può succedere. E’ una decisione minima di tutela, all’unanimità.
Il singolo consigliere risponde penalmente in questi casi. La Guzzanti parla liberamente, ma poi le
azioni legali le prendiamo noi. Per questo vogliamo prima sapere di cosa siamo chiamati a
rispondere” afferma il consigliere Rai Alberoni dopo la votazione sulla decisione di sospendere il
programma. A questa affermazione risponde dalla sua rubrica “Bananas” su L’Unità Marco
Travaglio: “La cosa non sta in piedi, come dimostrano le innumerevoli cause intentate da
Berlusconi & C. per Satyricon: furono denunciati Daniele Luttazzi, Carlo Freccero, (allora direttore
di Raidue) e il giornalista ospite, ma nemmeno un membro del Cda Rai”.
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7.Che cosa ha decretato la cancellazione definitiva di Raiot?
Quando, il 19 novembre, si è riunito il Cda per valutare il da farsi su –Raiot. Armi di distrazione di
massa-, tre consiglieri (Rumi, Alberoni e Petroni) erano propensi a chiudere definitivamente la
trasmissione, ma la mediazione del Presidente “di garanzia” Annunziata, che ha difeso all’interno
del Consiglio RaiOt dalla cancellazione, ha “permesso” la votazione all’unanimità di un documento
comune con cui si invitava il direttore generale “a sospendere temporaneamente la messa in onda di
RaiOt e proseguire la realizzazione delle altre cinque puntate, al fine di valutarle complessivamente
per tutelare l’azienda da possibili future conseguenze civili e penali”.
Da questo momento lo scontro a distanza tra Cda e gli autori di RaiOt assume toni diversi con
l’Annunziata che tenta di mediare tra le due parti: i vertici Rai propongono di visionare tutte e
cinque le puntate preventivamente prima della messa in onda mentre Guzzanti & C. dichiarano che
le puntate devono essere necessariamente registrate una per volta e devono avere la possibilità di
essere modificate fino all’ultimo momento per rispondere agli indispensabili requisiti di attualità a
cui è indissolubilmente legato il programma.
Le due posizioni sembrano fin dal principio inconciliabili anche se, pur mantenendo la stessa linea
di condotta (pertanto conservando consapevolmente l’incompatibilità fattuale della decisione
precedente con la legittima richiesta degli autori di Raiot), il Cda Rai resta parzialmente diviso tra le
proposte più o meno concilianti dell’Annunziata e le valutazioni irremovibili degli altri consiglieri
che ne volevano la chiusura definitiva fin da subito (tra i quali Veneziani sembra il meno
estremista).
Il 3 dicembre, in occasione della riunione del consiglio di Vigilanza Rai, dove Cattaneo avrebbe
dovuto riferire sul “Caso RaiOt”, il Cda giunge senza un accordo unanime, ma con proposte che
variano il numero dei giorni prima in cui dovrebbe essere consegnata la registrazione del
programma (per essere visionata da parte del direttore di Rete, degli affari legali e del direttore
generale) e del numero delle puntate da visionare, ma restano sostanzialmente simili nei contenuti.
L’idea di Lucia Annunziata è di: “esaminare puntata per puntata il contenuto del programma per
analizzare possibili implicazioni legali, partendo dal monologo (..) ma il Cda non deve esprimersi
più, il problema è a livello di gestione e bisogna fare in modo di far tornare il programma con quelle
regole minime”.
Cattaneo assicura invece: “Avevo disposto che la verifica sulla trasmissione avvenisse ogni due
puntate. Ma la società Studio Uno, che produce il programma, fa sapere che la cassetta può essere
disponibile per una visione solo domenica mattina per la messa in onda la sera stessa, venerdì
sarebbero disponibili solo i testi del monologo”.
Veneziani propone: “Visioniamo puntata per puntata una settimana prima della messa in onda”.
Concludendo, l’ipotesi più moderata dell’Annunziata, ripresa nelle linee principali dal consigliere in
quota ad AN, è quella di una visione preventiva puntata per puntata (ma non meno di una settimana
prima), mentre la controparte, Sabina Guzzanti e Studio Uno, è disposta al massimo a consentire la
proiezione uno o due giorni prima per non vanificare il carattere di attualità del programma.
L’inconciliabilità tra queste posizioni sembra la causa della chiusura definitiva del programma
secondo la visione proposta ai quotidiani dal direttore generale Rai Flavio Cattaneo in numerose
dichiarazioni, ma resta da considerare il fatto che, come afferma la Guzzanti stessa in un’intervista a
L’Unità: “Se il problema è la questione legale” –come in effetti sembra essere per tutto il Cda“allora sarebbe sufficiente vedere il programma poche ore prima; avevamo anche proposto di
mostrarlo uno o due giorni prima, ma non l’hanno accettato. Noi abbiamo fatto dei passi perché ci
tenevamo ad andare in onda: è la cosa che ci interessa di più, non lo facciamo per i soldi” (alla
produzione la prima ed unica puntata è stata pagata 30000 euro più un forfait per alcuni contratti:
totale 100000 euro, una cifra molto ridotta per il budget molto contenuto di Raitre ndr).
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8.Satira & libertà di informazione:
Una delle polemiche che hanno infiammato il “Caso Guzzanti” e una delle cause che (secondo gran
parte del centro-destra giustamente) hanno portato alla sospensione e poi alla cancellazione di –
RaiOt. Armi di distrazione di massa- è appunto l’ipotetico sconfinamento dell’attrice satirica e degli
altri autori della trasmissione nel territorio dell’informazione. Sembra infatti questo un punto chiave
per l’intera vicenda in quanto anche il testo della querela ingiunta da Mediaset dallo studio Previti al
programma Rai ed ai suoi autori iniziava con la citazione di una (in effetti molto opinabile)
definizione di satira: “Quella cosa che assolve la funzione di smitizzare ed umanizzare i personaggi
famosi favorendo la diffusione di un clima di tolleranza che attenuerebbe la tensioni sociali”.
E’ subito evidente che la concezione della Guzzanti è di tutt’altro genere, come lei stessa afferma
esplicitamente durante la manifestazione al Palalido di Milano: “La satira è la voce della gente
comune che non appartiene a nessun partito politico e vuole farsi rispettare dalle persone che ha
delegato a rappresentarla facendo informazione e controinformazione”.
Etimologicamente la satira è definita: “componimento poetico che critica le debolezza umane” o
“discorso o scritto che mette in ridicolo ambienti, modo di vivere e sim.” (Il nuovo etimologico
Zanichelli, 1999). Mentre le definizioni che danno rispettivamente il dizionario della lingua italiana
Devoto-Oli Le monnier e lo Zingarelli Zanichelli sono: “Genere di composizione poetica a carattere
moralistico o comico, che mette in risalto, con espressioni che vanno dall’ironia pacata e discorsiva
fino allo scherno e all’invettiva sferzante, costumi o atteggiamenti comuni alla generalità degli
uomini, o tipici di una categoria o di un solo individuo” e “Componimento poetico che critica
argutamente concezioni, ambienti e modi di vivere”.
Il modello di ispirazione del programma presentato dalla Guzzanti, come afferma lei stessa, è
derivato da trasmissioni come il “David Letterman show” in America, da molti format satirici
inglesi o dai programmi di Michael Moore.
La battaglia su quanto sia concesso alla satira, quali siano i suoi limiti e cosa possa essere
denominato in questo modo e cosa non può, è stata ampiamente combattuta da politici, giornalisti e
opinionisti sulle pagine di molti quotidiani per tutta la durata del “Caso Guzzanti” (ancor oggi
quindi), e si conferma dunque sempre argomento molto attuale in special modo quando nascono
nuovi “casi”, purtoppo oggi in Italia non infrequenti, di cancellazioni o di non messa in onda di
attori e autori di satira.
La querelle resta dunque aperta anche se ciò non giustifica l’eventuale censura di programmi di
satira, di informazione o di commistione tra le due parti (ammesso che la satira, politica in questo
caso, possa funzionare senza un adeguato presupposto di informazione).
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9.Qurele, diffide ed azioni legali:
Mediaset:
La notizia di una querela da parte di Mediaset nei confronti dei responsabili di –RaiOt. Armi di
distrazione di massa- si è diffusa sui quotidiani fin dal giorno successivo alla messa in onda del
programma, ma non sono stati ben chiari gli estremi finchè la denuncia non è stata di fatto
presentata, il 25 novembre 2003. Inizialmente si era parlato di “denuncia per diffamazione nei
confronti della Guzzanti e della Rai” (La Stampa), di “azioni giudiziarie per menzogne e
insinuazioni gravissime, lesive dell’onorabilità di una società quotata in borsa” (L’Unità che riporta
una dichiarazione dall’ufficio stampa di Mediaset), o più vagamente si leggeva “Mediaset cita la
Rai per danni” (la Repubblica), “Mediaset sporge querela immediata e molto articolata: si parla di
un risarcimento da dieci milioni di euro” (Corriere dela sera), “Mediaset ha dato mandato ai propri
legali di citare l’azienda pubblica” (la Padania), “Mediaset ha mandato il suo avvertimento: una
querela miliardaria” (Europa).
Un primo chiarimento arriva sui quotidiani del 26 novembre, anche se è solo il 30 novembre che
vengono pubblicati alcuni stralci della querela di Mediaset. Fedele Confalonieri, Presidente di
Mediaset ha dichiarato al Corriere della sera che chiederà 20 milioni di euro alla Rai come
risarcimento in sede civile “per i danni morali e patrimoniali subiti dalla società”. Confalonieri
dichiara poi: “Nessuno può permettersi di infangare Mediaset e quelli che ci lavorano senza
conseguenze. Abbiamo già querelato altre testate per analoghi motivi e continueremo a farlo ogni
volta che saremo vittime di bugie e offese. Questa volta lo facciamo contro la Rai per una satira che
non è satira ma diffamazione”.
Gli argomenti toccati dalla Guzzanti che sembrano aver maggiormente spinto la società fondata da
Berlusconi a sporgere denuncia sono la “spiegazione” della legge Gasparri, l’affermazione
dell’abusivismo di Rete 4 e la ricostruzione della carriera economico-politica del Presidente del
Consiglio.
I querelati ufficiali sono resi noti il 30 Novembre -assieme ad alcuni passi tratti dalle
quarantaquattro pagine della denuncia depositata per conto di Mediaset dallo studio Previti da parte
degli avvocati Stefano Previti (figlio di Cesare) e Pieremilio Sammarco- e sono: Sabina Guzzanti, la
Rai, la società di produzione del programma Studio Uno e Marco Travaglio), in qualità di
collaboratore ai testi. (anche se in effetti –come risulta dagli atti della richiesta di archiviazione
della querela da parte della procura di Milano avvenuto il 30 gennaio 2004- figureranno tra i
querelati anche Curzio Maltese, Emanuela Imparato e Paolo Santolini).
Tra le pagine che argomentano la denuncia di Mediaset si legge in riferimento al monologo della
Guzzanti: “Sequenze qualificate come veri e propri comizi a sfondo politico intrisi di accuse
ingiuste, infondate e gravemente lesive di terzi (..) Le gags della Guzzanti non sono riconducibili al
diritto di satira e devono sottostare, quindi, alle sentenze della cassazione sul diritto di cronaca, che
impongono il rispetto dei criteri della verità, della continenza e dell’interesse pubblico”. Si legge
ancora nel testo della querela: “Non è vero che la politica governativa italiana sta stringendo i tempi
per varare la cosiddetta ‘legge Gasparri’ per salvare Mediaset ed attribuire così patente di legittimità
a Rete 4 (..) Non è vero che Mediaset è sorta ed ha proliferato grazie ad agganci politici che
l’avrebbero ingiustamente ed illegittimamente favorita a discapito di tutti gli altri concorrenti (..) e
non è vero che sfruttando la forza politica del presidente Berlusconi attirerebbe, a scapito delle altre
emittenti e degli altri organi di stampa, tutti gli investimenti in pubblicità da parte delle imprese”.
“Accuse false, gravissime ed intollerabili che coinvolgono in modo ingiustificato anche le
istituzioni del Paese” continuano gli avvocati, “Sostenendo che Silvio Berlusconi non è un uomo
che si è fatto da solo si propina il chiaro messaggio che le fortune di Mediaset siano dovute ad aiuti,
abusi, atti illegittimi ed azioni in spregio della legalità: insomma un intreccio di affarismo e politica
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pieno di ombre che poco hanno a che fare con la legalità”. (vedi aggiornamento sulla richiesta di
archiviazione della Procura di Milano).
Diffide Rai:
Il 25 novembre la Rai, nella persona di Flavio Cattaneo, invia una lettera di diffida alla Produzione
Studio Uno per aver presentato lo spettacolo all’Auditorium di Roma invece di consegnare
all’azienda le nuove puntate da mettere in onda, come da contratto, e anche per aver consentito ad
altre emittenti tv la ripresa dello spettacolo. Ma c’è subito la replica del Team di RaiOt che
smentisce categoricamente dichiarando: “Non abbiamo riprodotto il programma, ma semplicemente
messo in scena uno spettacolo teatrale”.
Sempre il 25 novembre Sabina Guzzanti fa sapere attraverso i suoi legali l’intenzione di passare a
sua volta a vie legali contro la stessa Rai parlando di: “Contenuto esclusivamente persecutorio del
comportamento osservato dall’azienda nell’ultima settimana”.
Il 7 gennaio 2004 il direttore generale della Rai Cattaneo ha indirizzato un richiamo scritto al
direttore di Raitre Paolo Ruffini in relazione alla trasmissione di Sabina Guzzanti –RaiOt. Armi di
distrazione di massa-. Cattaneo ha poi inflitto dieci giorni di sospensione, anche dallo stipendio, al
responsabile del progetto satira di Raitre, Andrea Salerno, che ci è visto così comminare la sanzione
più grave prima del licenziamento.
Il caso Travaglio:
La direzione generale della Rai ha fatto sapere il 19 novembre (comunque dopo la collaborazione
alla realizzazione della prima puntata) che “Travaglio non può collaborare con RaiOt perché è in
causa con la Rai”. Affermazione subito smentita dal diretto interessato che, dalle pagine della sua
rubrica “Bananas” tenuta su L’Unità, afferma di non essere in causa con la Rai dal momento che la
Rai non l’ha mai denunciato e lui non ha mai denunciato la Rai.
Mediaset ha inizialmente deciso di rivolgere la querela a Marco Travaglio e non agli altri autori
perché “Il signor Travaglio, di professione giornalista, non è nuovo ad attacchi denigratori nei
confronti della società che presenta l’istanza (Mediaset, ndr), del Presidente del Consiglio e dei suoi
collaboratori ed è già stato condannato in sede giudiziaria a rifondere i danni a seguito di perpetrate
diffamazioni”.
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10.Copertura giornalistica del “Caso Guzzanti”:
In televisione:
Il “Caso Guzzanti” ha suscitato molto più clamore sulle pagine dei giornali, sulle quali si è scritto
per oltre un mese della vicenda, che su altri generi di media, come la televisione, nei quali si è
parlato soprattutto nei giorni della iniziale “sospensione temporanea” e in maniera comunque molto
defilata. I telegiornali dunque, sia Rai che Mediaset, hanno parlato tutto sommato marginalmente
della questione RaiOt. Ci sono state alcune trasmissioni di approfondimento come “Primo Piano” e
“Ballarò” su Raitre e “L’infedele” su La7 che hanno trattato l’argomento libertà e limiti della satira
e che sono anche diventate parte del dibattito sviluppatosi sulla carta stampata (vedi scontro
Guzzanti-Ferrara a “L’infedele”). Per il resto, a parte la diretta satellitare dall’Auditorium di Roma
del “Varietà di protesta” del 23 novembre, non è stata data molta rilevanza alla questione in
televisione.
In internet:
Si è invece aperto un intenso dibattito, quasi esclusivamente in favore della Guzzanti, tra le pagine
di molti siti internet riconducibili ai movimenti popolari di piazza (in particolare per iniziative
promosse da www.articolo21.it www.igirotondi.it www.magistraturademocratica.it ) dove si è
dato spazio alla solidarietà verso l’attrice satirica e alla condanna verso ogni tipo di censura. Sono
poi stati messi a disposizione in rete (curioso che ci siano anche sul sito ufficiale di RaiOt dopo che
la trasmissione era stata sospesa e tutt’ora sono presenti dopo che è stata cancellata) alcuni spezzoni
della puntata di RaiOt andata in onda il 16 novembre sul sito di indymedia (www.indymedia.it) e
su www.raiot.it la puntata integrale (sembra che la registrazione del programma sia sparita dagli
archivi rai?!) su altri siti privati. Inoltre repubblica, sul suo sito www.repubblica.it ,il 2 dicembre,
ha organizzato una chat con Sabina Guzzanti che per diversi minuti ha potuto interagire con
chiunque volesse porgerle delle domande su RaiOt e non.
Sui giornali:
Per quanto riguarda la copertura giornalistica sulla stampa invece, si può dire che il “Caso
Guzzanti” ha avuto un certo interesse sia in merito alla vicenda specifica che sulla satira in
generale. I quotidiani italiani infatti, dal 17 novembre, giorno successivo alla messa in onda della
prima puntata, fino a circa metà gennaio, hanno dedicato circa 200 articoli a Sabina Guzzanti e a
RaiOt , ai quali si possono aggiungere alcuni servizi monografici su settimanali come Il Venerdì di
Repubblica o Panorama.
Si è dunque scritto molto sul “Caso RaiOt”, ed infatti i principali materiali su cui è stata basata la
ricerca di questa tesina provengono dalle pagine dei principali quotidiani nazionali.
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11.Il “Varietà di protesta” all’Auditoium di Roma:
Dopo aver appreso della decisione del Cda Rai di sospendere la trasmissione a tempo
indeterminato, Sabina Guzzanti, in collaborazione con i Girotondi e l’associazione Articolo 21, ha
organizzato, domenica 23 novembre, una manifestazione di protesta contro la censura
all’Auditorium di Roma, in diretta televisiva attraverso il canale satellitare Emi.Li. Migliaia le
persone accorse per assistere allo show della Guzzanti e di molti altri artisti satirici che hanno
collaborato alla serata attraverso sketchs (Corrado Guzzanti, Neri Marcorè, David Riondino) o
contributi video (Dario Fo, Franca Rame e Daniele Luttazzi) o telefonate (Beppe Grillo). Al teatro
erano presenti alcuni politici rappresentanti del centro-sinistra (tra i quali Meandri, Gentiloni e
Falomi) e molti giornalisti (Santoro, Ruotolo e Lerner) per protestare contro la sospensione di RaiOt
e più in generale contro ogni tipo di censura e per chiedere il ritorno in tv di quei rappresentanti
dell’azienda televisiva pubblica spariti dal video dopo il diktat bulgaro del presidente del Consiglio
(Biagi, Luttazzi, Santoro ed altri di cui non si sente parlare ma che hanno subito la stessa sorte).
La serata, indubbiamente riuscita con successo vista l’enorme presenza di pubblico, è stata
interpretata in modi differenti dalla stampa: mentre quasi tutti i quotidiani hanno visto in questo
“Varietà di protesta” la rinascita dei movimenti di piazza del centro-sinitra e dei girotondini, alcuni
giornali (Il Foglio, Il Giornale) hanno utilizzato i contenuti della manifestazione per giustificare la
sospensione di RaiOt affermando che lo questo show è la controprova della faziosità politicizzata
dei monologhi della Guzzanti; altri giornali (la Repubblica, La Stampa, L’Unità e Il Messaggero)
hanno constatato invece come la Guzzanti ed i suoi collaboratori abbiano subito lo stesso
trattamento, sempre più frequente, dei loro colleghi precedentemente scomparsi dal video.
Il nuovo Network: Emi.Li. TV
Il “Varietà di protesta” di Sabina Guzzanti & C. è stato certamente il trampolino di lancio per
questo nuovo network di “Emittenti Libere” (il quale ha poi trasmesso anche le altre manifestazioni
contro la censura da Firenze, Milano e Napoli) che si propone di dare “nuovi spazi di democrazia”
per chi cerca la “comunicazione non omologata”. Sergio Bellucci, responsabile informazione di
Rifondazione, ha definito Emi.Li. in un’intervista a Liberazione come: “Una nuova ‘rete’ televisiva
alternativa. Un tentativo che va sostenuto e rafforzato. Per la prima volta c’è la possibilità che nasca
un’impresa di comunicazione televisiva nazionale forte e non in mano ad un grande gruppo. Del
resto, il controllo sulla televisione che il duopolio produce nel nostro paese lascia uno spazio di
comunicazione molto vasto per chi non vuole essere omologato.”
Così si definisce Emi.Li su www.emili.net :
“Il gruppo Emi.Li è un network per la produzione e la diffusione televisiva e raggruppa sessantatre
emittenti locali; si occupa di fatti, eventi e opinioni nel pieno rispetto della diversa sensibilità dei
soggetti cui si rivolge. Emi.Li diffonde prodotti e servizi televisivi (sei ore al giorno di
programmazione) attraverso le emittenti locali che aderiscono e aderiranno, grazie al canale
satellitare in chiaro utilizzato per la ripetizione del segnale, e su internet, attraverso il portale
dell'informazione (video streaming) che consente di mettere in rete i programmi televisivi prodotti
da Emi.Li. Con questa articolata strategia, Emi..Li tv coprirà l'84% del territorio nazionale,
l'occidente europeo, la parte orientale del Vecchio Continente, il bacino del Mediterraneo e il Nord
Africa. Attraverso Internet, raggiungerà ogni angolo della Terra e si collegherà con tutte le
associazioni di italiani che vivono fuori del loro Paese (anche con 18.000 ristoratori italiani nel
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mondo). I suoi spazi televisivi (canale satellitare 855 e le oltre cento emittenti libere collegate) sono
dei lavoratori e di chi li rappresenta, dei giovani e dei pensionati.
Emi.li TV contrasta il pensiero unico e la tendenza della globalizzazione alla disuguaglianza, è il
luogo di rappresentazione dei bisogni e del disagio sociale, della politica del centro sinistra,
dell'ambiente e dell'ecologia, dei popoli della terra emarginati, del pacifismo, della satira e di
chiunque non ha visibilità mediatica.”
Il resoconto Ansa della conferenza stampa di presentazione di Emi.Li TV tenutasi a Roma il 28
ottobre 2003.
“Si è svolta questa mattina la conferenza stampa di presentazione di Emi.Li TV. Presso la sala
Tobagi delle sede nazionale della Federazione Nazionale della Stampa, è stata presentata agli organi
di informazione la nuova televisione, che manderà in onda la programmazione sul satellite (canale
507) e su un circuito di 63 emittenti in tutto il territorio nazionale.Il presidente Ferruccio Iaccarino
ha illustrato le ragioni che hanno spinto a credere in Emi.Li Tv, "una televisione che non
rappresenta un sogno, bensì una realtà e che si propone di fare una informazione non condizionata
da poteri politici o economici" . Emi.Li Tv, acronimo di Emittenti Libere, si avvarrà di numerosi
registi della Fondazione Cinema, questa mattina rappresentati dal presidente Citto Maselli, che ha
manifestato piena e convinta adesione all'iniziativa. Presenti giornalisti, personaggi dello
spettacolo, manifestamente convinti del nuovo progetto, sono intervenuti i principali responsabili
della neonata struttura e, in particolare, Luciano Scateni, direttore dell'Informazione, che ha
annunciato l'obiettivo di una comunicazione libera e innovativa, volta a dare voce alle realtà sociali
trascurate dai network storici e a smentire la comunicazione inquinata da interessi di parte. Mario
Balsamo, responsabile della sezione documentarista di Emi.Li, ha anticipato il taglio inedito di
questo importante settore della comunicazione che si occuperà di realtà interne ed internazionali
finora esplorate parzialmente o ignorate. Giorgio Viglino, responsabile della redazione sportiva, ha
chiarito i termini di una informazione alternativa sperimentata in tanti anni di attività professionale
che si propone di raccontare gli sport liberati da opzioni economiche e da stereotipi consumati.”
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12.La richiesta di archiviazione della Procura di Milano:
La procura di Milano, scrive il 'Corriere della Sera', ha chiesto di archiviare la querela per
diffamazione avanzata dal presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, nei confronti di Sabina
Guzzanti, il direttore di Raitre, Paolo Ruffini, e altri cinque coautori della trasmissione 'Raiot. Armi
di distrazione di massa', prima sospesa e poi cancellata dalla Rai all'indomani della prima e unica
puntata andata in onda il 16 novembre scorso. Secondo quanto scrive il quotidiano, le battute sulla
legge Gasparri, su Retequattro e sul ministro Gasparri ''trovano un riscontro -sostiene la procura di
Milano- nei contenuti delle due sentenze della Corte costituzionale e nella memoria dell'Antitrust''
nonche' in ''fatti, avvenimenti e circostanze'' non soltanto ''socialmente rilevanti'' ma anche
''obiettivamente veri nei loro elementi essenziali''. Nella querela, Mediaset lamentava che lo show
della Guzzanti non fosse stata una satira ma ''cronaca falsa al fine di screditare'' l'azienda. ''Ora il
procuratore aggiunto Giuliano Turone, in 28 pagine di esame delle fonti normative sull'emittenza tv
(legge Maccanico, Consulta, Tar del Lazio, Autorità per le telecomunicazioni), chiede
l'archiviazione della querela'', scrive il Corriere. Turone premette che ''certamente'' dire: 'Dal 1994
Retequattro è abusiva'' è ''frase particolarmente forte''. Ma, a parte il diritto di satira, il pm scrive che
''la stessa sentenza della Corte costituzionale n.466 del 2002'', nel sottolineare che il sistema
televisivo italiano ''trae origine da situazioni di mera occupazione di fatto delle frequenze al di fuori
di ogni logica di incremento del pluralismo (...) ha finito con il riconoscere l'esistenza di una
illegittimità di fondo risalente al 1994 e quindi, in sostanza, di una situazione fattuale di abuso''.
E anche quelle battute sulla legge Gasparri «scritta da qualcuno molto vicino a Confalonieri», su
«Retequattro abusiva», o sul ministro Gasparri («Tutte le volte che si critica la sua legge risponde
l’ufficio stampa di Mediaset anziché il suo»), per la Procura di Milano «trovano un riscontro nei
contenuti delle due sentenze della Corte Costituzionale e nella memoria dell’Antitrust», nonché in
«fatti, avvenimenti e circostanze» non soltanto «socialmente rilevanti» ma anche «obiettivamente
veri nei loro elementi essenziali». Ribatte Confalonieri nella querela: la stessa Consulta ha però
ritenuto non incostituzionale il regime transitorio, e ha convalidato ex post il termine del 31
dicembre 2003. Vero, argomenta il pm Turone, anche questi due fatti sono «veri in sé» e dunque
«nessuno vuole negare che il punto di vista» di Confalonieri «sia legittimo. Ma ciò non può certo
significare che l’opposto punto di vista espresso (oltre che da Sabina Guzzanti) anche da gran parte
dell’opinione pubblica del Paese, che a sua volta scaturisce da una legittima interpretazione di una
serie di fatti in sé veri, possa essere criminalizzato come diffamazione». Anche perché la convalida
ex post del termine del 31 dicembre 2003 «è stata una scelta di opportunità assunta dalla Consulta
dopo aver preso atto, a 8 anni dalla precedente sentenza, della perdurante illegittimità».
Quanto poi alla gag «attraverso la quale Mediaset viene individuata come una sorta di ufficio
stampa del ministero di Gasparri», essa «ricorre a una metafora paradossale, rivestendo
"satiricamente" lo stesso giudizio fortemente critico sulla legge Gasparri». Ma per il pm Turone «vi
è di più: tale affermazione trova addirittura una sorta di parziale quanto singolare riscontro specifico
nella realtà degli accadimenti, dal momento che più di una volta, sugli organi di stampa, la difesa
della legge Gasparri risulta essere stata assunta direttamente non tanto dall’ufficio stampa di
Mediaset, quanto addirittura personalmente dal suo legale rappresentante» Confalonieri, nelle
interviste del 3 dicembre 2003 a Repubblica («Una buona legge, scandaloso tirare Ciampi per la
giacca») e del 18 dicembre 2003 al Giornale («Oggi il mercato della pubblicità è libero»).
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«Arbitraria»,
infine, appare al
pm la tesi di
Mediaset secondo
la
quale
«la
trasmissione
avrebbe nuociuto
alla quotazione del
titolo Mediaset in
Borsa», perché i
dati mostrano «una
fluttuazione
del
tutto fisiologica: un
rialzo da 8,68 a
9,30 euro dall’11 al
13 novembre, un
ribasso a 9,21 e poi
a 8,98 il 14 e 17
novembre, quindi
un nuovo rialzo a
9,21 il 18 novembre, infine un assestamento a 9,13 euro il 19 novembre».
Nota. Il primo ribasso significativo delle quotazioni
dei
titoli
azionari
Mediset
si ha il 16-12-2003 dopo la divulgazione della notizia
del rinvio alle Camere della Legge Gasparri da parte
del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio
Ciampi.
(Grafici, fonte: corrieredellasera.it)
Mediaset comunque si oppone alla richiesta di archiviazione presentata dalla Procura di Milano nei
confronti della querela sporta contro Sabina Guzzanti per 'RaiOt'. Il gruppo guidato da Fedele
Confalonieri ricorda, infatti, di aver depositato ''il 23 gennaio scorso presso il tribunale di Milano
opposizione alla richiesta di archiviazione''. ''Sono pronta a tornare in onda subito, anche domani''
dice Sabina Guzzanti all'Adnkronos. ''La Rai, a questo punto, dovrebbe scusarsi e rimetterci in onda
-spiega- e dovrebbe dare spiegazioni agli spettatori e a chi paga il canone sul motivo per cui hanno
dato retta a una querela che non aveva alcun fondamento''. E aggiunge: ''La Rai ha chiuso un
programma per una querela che non ha alcun fondamento o che, comunque, e' discutibile.
Altrimenti vorrebbe dire che per far chiudere un programma basta querelare''. La Guzzanti parla di
''uso strumentale e intimidatorio dell'azione legale. Non pretendevo che le cose che ho detto nel
corso del programma fossero rivelazioni, mi parevano cose vere e comunque che dicevano tutti.
Sono ancora più intenzionata adesso a combattere perchè questa è la prova che il mio programma è
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stato chiuso per una ragione pretestuosa e che la causa Mediaset è arrivata soltanto per dare un
motivo alla Rai per decidere di cancellare 'RaiOt'. La stessa Rai, ricordo, che ha sostenuto come
motivazione principale della chiusura il rischio di esporre l'Azienda a una spesa di milioni di euro''.
Una Rai che, sostiene la Guzzanti, ''non si e' mai fatta sentire con me. Ruffini non mi ha telefonato
neanche una volta da quando ha avuto ripensamenti sul programma, la Annunziata mi ha chiamato
dopo essersi astenuta nella votazione del Cda che sospese il programma cercando di convincermi
che si trattava di una grande vittoria. Io credo che ora la Rai debba dare spiegazioni all'opinione
pubblica che si è sentita tradita del suo diritto di vedere in tv quello che le piace. Ricordo che
'RaiOt' ha avuto un indice di ascolto e gradimento da record. E la commissione di Vigilanza non ha
fatto niente di concreto, come peraltro i leader del centrosinistra, a parte qualche raccolta di firme
nelle manifestazioni contro la censura. Nessuna forza politica si è battuta perchè questo programma
tornasse concretamente in onda''. Secondo la Guzzanti, però, di speranze di rivedere 'RaiOt' in tv ce
ne sono pochissime: ''Perche' e' evidente agli occhi di tutti che, essendo in difficolta' con l'elettorato,
la maggioranza vuole andare alle elezioni senza che alcuna voce esprima un'opposizione vera.
Meglio tutte le De Filippi, i Grandi fratelli e i bombardamenti contro l'intelligenza cui siamo
sottoposti''. Soddisfatto della richiesta della Procura di Milano Andrea Salerno, responsabile del
progetto satira di Raitre: ''Non si può non essere almeno soddisfatti per la richiesta di archiviazione.
Sono contento per Sabina e per gli autori di 'RaiOt', è un primo riconoscimento dell'infondatezza
delle accuse che sono state rivolte a Sabina Guzzanti e a chi ha organizzato e mandato in onda il suo
programma''. ''Mi auguro che la Rai inizi una riflessione seria su tutto questo -dice Salerno, che era
stato sospeso dalla Rai per omesso controllo sulla vicenda del programma della Guzzanti- sulle
sanzioni comminate, sulla chiusura di un programma che aveva incontrato uno straordinario
successo di pubblico, cosa questa troppo spesso dimenticata''. Sulla vicenda è intervenuto anche
Marcello Veneziani, componente del Cda Rai. ''E' prematuro dedurre un giudizio, qualunque esso
sia, da una richiesta di archiviazione'' dice Veneziani all'Adnkronos. ''Quando ci sarà un elemento
nuovo lo valuteremo, inoltre non dimentichiamo che questa storia del programma chiuso dalla Rai
non e' esatta: la Rai chiese agli autori di far vedere prima le puntate. Arrivammo all'ipotesi di far
vedere puntata per puntata all'ufficio legale, alla direzione generale e alla direzione di rete, una
precauzione comprensibile considerato il tono e il taglio che aveva avuto la prima trasmissione. Ma
sulla richiesta non c'e' stata disponibilità della produzione di 'RaiOt'''
''Che le parole della Guzzanti, secondo l'opinabile decisione della magistratura, trovino riscontro
nella realtà e perciò non siano da ritenersi diffamatorie nei confronti di Mediaset, non vuol dire che
esse costituiscano un esempio di satira, e quindi godano di una sorta di porto franco''. Lo sostiene il
senatore Michele Bonatesta, componente della direzione nazionale di AN e membro della
commissione di Vigilanza sulla Rai, commentando la notizia che la procura della Repubblica di
Milano ha chiesto di archiviare la querela per diffamazione avanzata dal presidente di Mediaset,
Fedele Confalonieri, nei confronti di Sabina Guzzanti, del direttore di Raitre, Paolo Ruffini, e di
altri cinque coautori della trasmissione -RaiOt, armi di distrazione di massa-. ''Vuol dire invece,
come abbiamo sempre sostenuto -continua Bonatesta- che nel programma in questione la Guzzanti
pretende di fare informazione o, meglio, come lei stessa ha detto, controinformazione, e dunque,
come tutte le trasmissioni di tale natura, 'Raiot' non può essere mandato in onda sul servizio
pubblico senza rispettare il principio dell'imparzialità, dell'obiettività, del pluralismo, della
completezza e della correttezza dell'informazione, garantendo il contraddittorio e bandendo
l'informazione a tesi. Altrimenti, -conclude Bonatesta- dalla controinformazione, legittima, si passa
alla disinformazione a alla malainformazione, illegittime, come hanno stabilito le risoluzioni in
materia approvate all'unanimità dalla commissione di Vigilanza sulla Rai e recepite all'unanimità
dal Cda dell'azienda''.
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Per il momento Raiot arriverà nei teatri. Lo farà ai primi di aprile quando partirà il nuovo tour di
Sabina Guzzanti che dovrebbe chiamarsi proprio 'Raiot'. ''E' un'ipotesi molto probabile -spiega
Valerio Terenzio, produttore dello show e del programma televisivo- saremo in tour dai primi di
aprile e in quasi tutti i posti è esaurito''. Terenzio si dice ''molto soddisfatto'' per la richiesta di
archiviazione della procura di Milano: ''Una decisione -dice- che da' un po’ di fiducia sul fatto che
in questo Paese si può ancora fare satira e parlare liberamente. Tecnicamente è stato riconosciuto
quel che avevamo sempre sostenuto: sia Sabina che gli autori del programma avevano verificato le
fonti di quel che dicevano''. Sull'ipotesi di un ritorno in onda di Raiot, Terenzio è meno possibilista:
''Per il momento -dice- il contratto con la Rai e' stato rescisso. Se sulla base di questa richiesta di
archiviazione la Rai prenderà una nuova posizione, vedremo''.
(fonti: Ansa, Adnkronos, corrieredellasera.it)
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