articolo di Ornella Fiorentini per "it`s different" - pdf

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articolo di Ornella Fiorentini per "it`s different" - pdf
di Ornella Fiorentini
Le creature di Anna Tazzari, tutte quelle che si chiamano Signora Maria, sembrano di ceramica policroma. In realtà devono essere fatte della
stessa sostanza degli angeli, gli esseri di luce meravigliosi che ci proteggono e rendono la nostra giornata degna di essere vissuta, nonostante le
avversità. Il personaggio ottimista, contento di essere al mondo della Signora Maria, prototipo di donna un po’ attempata, che si può incontrare al
mare, al mercato, a teatro, al cinema, in fila in qualche sala d’attesa, è stato partorito dalla esuberante creatività di Anna Tazzari. Vestita
interamente d’azzurro, sorriso delicato, a It’s different Magazine, che l’incontra poco prima dell’inaugurazione dell’accattivante mostra “La
Signora Maria vola in città”, allestita dalla Banca Popolare di Ravenna nella sala “Serra”, l’artista bagnacavallese svela l’arcano: “Un giorno, mi
ritrovai per incanto la Signora Maria tra le mani. Aveva il sorriso gioioso e solare di chi è grata per la semplice, quotidiana abbondanza, di chi
esprime amore, di chi il mattino si sveglia in forma. Decisi che tutti avrebbero potuto permettersi di averne una. Il fatto che molte persone
l’acquistino, mi incoraggia e mi stimola a lavorare”
Nonostante la crisi economica…
“Il prezzo delle ceramiche è volutamente concorrenziale; è stata una mia precisa scelta perché la Signora Maria, entrando in una casa nuova,
recasse positività.”
La Signora Maria cucina bene, nuota, va a cavallo, in discoteca, in barca, anche in aereo…
“Sì, è una donna realizzata, dinamica, ama fare nuove esperienze.”
Non le sembra un po’ eccessiva? Forse caricaturale in senso felliniano?
“Può darsi, ma mi diverte vedere nella realtà e nelle cose comuni qualcosa di buffo, ad esempio godo nell’osservare quel tipo di donna tipica
romagnola, appunto la Signora Maria, grassottella, un po’ dimenticata, poco apprezzata per il suo corpo già sformato. Non può permettersi di
indossare i vestitini che propongono gli
stilisti, ma ugualmente acquista le scarpe a punta. All’ultima moda, indossate da lei, sembrano due barchette. Accudisce la casa, la famiglia, sta
sempre dietro le quinte, è indispensabile ed è depositaria di una grande saggezza popolare, non ha gratificazioni. Ignora di poterle avere. La mia
Signora Maria nasce guardando le donne per strada, al mercato, leggendo i giornali dalla parrucchiera o le riviste dal dentista. Nasce dalla mia
esperienza personale, dai ricordi. Come tesori nascosti, riemergono nella mia mente, restano lì a galleggiare. Da piccola, quando incontravo
questo tipo di donna, m’incuriosiva la pancia perfettamente rotonda, inserita nel corpo come un pallone, e mi chiedevo cosa contenesse. E poi…
Tonino Guerra, con cui ho collaborato per alcuni anni, mi ha insegnato a cogliere molte altre sfumature della natura umana.”
Dove preferisce collocare la sua creatura?
“In ambientazione balneare: in costume, dove si evidenziano tutte le sue forme e si può cogliere la somiglianza con le corpulente Dee Madri
della preistoria. Mi piace considerare la Signora Maria come simbolo di un’ immagine archetipica con tutte le sue funzioni: dare la vita, governare
la morte, rigenerare e rinnovare. Le Dee Madri sono creatrici di vita; non sono Veneri. Nell’antichità, la gravidanza, o la pinguedine di una donna
era considerata sacra, paragonabile all’attesa della Terra prima della fioritura in primavera. La mia dea romagnola contemporanea è simile alla sua
antenata, anzi, ne è la discendente diretta.
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È ancora l’angelo del focolare la Signora Maria?
“Direi di no. La produzione ceramica della Signora Maria è caratterizzata dal lato ironico, talvolta surreale, che è legato all’immagine di sé. Un
giorno è capitato che lei si sia stancata di stare ai fornelli, di fare la nonna, di stirare le camicie del marito. Ha deciso di andare dalla parrucchiera.
Lì è avvenuto il grande cambiamento, la svolta epocale, il punto di non ritorno. Ha cambiato look fuori e dentro. Non è stata più sottomessa, ma,
acquisita una sua personalità, ora è affascinante, elegante, appariscente. La Signora Maria ha liberato la sua natura femminile, che era latente e
inespressa.”
Cosa prova quando inizia una nuova scultura?
“Ogni volta che inizio un lavoro, sento che mi metto in gioco. Sperimento i miei limiti, incontro me stessa, mi stupisco, ma soprattutto mi diverto.
L'ironia della Signora Maria mi distoglie dalla pesantezza della routine. L'arte è universale, compie sempre il miracolo di unire tutti gli esseri
umani senza usare parole.”
Plasmata con l’argilla detta Faenza, con l’incarnato lasciato a biscotto, con i capelli e i vestiti rivestiti di smalti lucidi, cosa insegna la
Signora Maria?
“Che ogni donna può ancora sentirsi felice come una regina anche se non è più giovane e filiforme. Bisogna far scaturire la bellezza vera dalle cose
semplici.”
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