Osservatorio Industriale della Sardegna AGROSARDA S.c.r.l.
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Osservatorio Industriale della Sardegna AGROSARDA S.c.r.l.
AGROSARDA S.c.r.l. Società di marketing per il settore agro-alimentare Osservatorio Industriale della Sardegna in collaborazione con AGROSARDA S.c.r.l. Società di marketing per il settore agro - alimentare PROGETTO PILOTA L’OFFICINA DELLE ERBE: LA VALORIZZAZIONE DELLE SPECIE VEGETALI OFFICINALI Marzo 2002 Gli Enti che hanno partecipato al progetto: Il Consorzio 21 è un Ente Regionale istituito nel 1985 dalla Regione Autonoma della Sardegna, con due obiettivi principali: - fornire servizi reali e tecnologici alle imprese sarde per facilitarne l’integrazione nel mercato globale; - promuovere, realizzare e gestire il parco scientifico e tecnologico della Sardegna. Il Consorzio 21 è il primo ente pubblico della Sardegna ad aver ottenuto per il suo operato la certificazione di qualità ISO 9001 e, con i suoi servizi, mira anche a diffondere le metodologie di qualità nel sistema imprenditoriale locale. L’Osservatorio Industriale della Sardegna è una società che si occupa di raccogliere, elaborare, analizzare e diffondere le informazioni relative alla situazione economica e sociale della Sardegna. La società, nata nel 1991, opera, ai sensi della legge regionale n° 44/1989, come strumento tecnico a disposizione dell’Assessorato dell’Industria per l’attuazione delle sue politiche industriali. Agrosarda S.c.r.l. è una società consortile nata nel 1992 grazie all’iniziativa del Consorzio Interprovinciale per la Frutticoltura di Cagliari, Nuoro e Oristano, delle Organizzazioni Professionali di categoria e delle finanziarie di partecipazione delle Centrali cooperative, con l'obiettivo di promuovere e valorizzare le produzioni agroalimentari della Sardegna nei mercati nazionali ed internazionali. Per raggiungere tale obiettivo Agrosarda si rivolge agli operatori pubblici e privati dei vari comparti dell’agroalimentare fornendo assistenza e consulenza al marketing. Per la realizzazione di questo lavoro si è avvalsa della consulenza della Prosa Srl Settore Piante Officinali, Spinea (VE), che opera in questo settore con attività di ricerca, consulenza e formazione. Direttore responsabile: Francesco Marcheschi Coordinamento e supervisione: Giuseppe Serra Gruppo di lavoro Alessandra Mura Osservatorio Industriale Srl Parte Prima Cristina Persico Roberta Desogus Agrosarda S.c.r.l. Giorgio Voltolina Prosa Srl Parte Seconda Si ringraziano per la collaborazione il dottor Giorgio Garau e la dott.ssa Alessandra Ortu, che hanno partecipato alla realizzazione della Ricerca sul campo, e il dottor Francesco Sanna, che ha collaborato alla realizzazione della Analisi tecnica e tecnologica. Premessa Il Progetto Pilota “L’officina delle erbe: la valorizzazione delle specie vegetali officinali” è un progetto promosso dal Consorzio Ventuno e finalizzato alla creazione e allo sviluppo in Sardegna di imprese di produzione di prodotti officinali, quali estratti, oli essenziali e tinture madri, destinati al mercato industriale. A tale scopo si è voluto fornire agli attuali e potenziali operatori del settore una base di informazioni strutturate che consenta di conoscere il mercato di riferimento, per verificare le possibilità di inserimento e di sviluppo dei prodotti locali, e di sviluppare modelli produttivi che permettano di ottenere prodotti innovativi di interesse commerciale 1 . Le piante officinali costituiscono una risorsa naturale utilizzata da sempre, e, da qualche tempo, sono oggetto di un rinnovato e crescente interesse sia culturale che economico, dovuto alle loro proprietà, che ne consentono l’impiego in diversi campi, tra cui quello erboristico, farmaceutico, cosmetico, ecc.. Questo crescente interesse è determinato soprattutto della attenzione, specialmente nelle aree europee più industrializzate e a più alto reddito, verso consumi e tipologie produttive il più possibile naturali. Per questi motivi, l’alta qualità dei prodotti, sta diventando sempre più un fattore discriminante negli acquisti delle materie prime da parte delle industrie utilizzatrici. Risulta così fondamentale la presenza di un ambiente incontaminato, la certificazione dei contenuti chimici e merceologici dei prodotti, la biologicità delle produzioni e così via. Naturalmente la Sardegna, con il suo basso livello di industrializzazione e la sua elevata concentrazione abitativa nei capoluoghi di provincia, dispone di condizioni ambientali e climatiche ideali per lo sviluppo del comparto. Sebbene la nostra isola disponga anche spontaneamente di una straordinaria varietà di specie officinali, non esiste alcuna specifica tradizione produttiva in questo comparto, sia nella coltivazione che nella trasformazione industriale. Il Progetto Pilota è partito da queste considerazioni. Per comprendere quale può essere il mercato di riferimento di queste iniziative è stato necessario esaminare innanzitutto la domanda industriale che le imprese locali possono soddisfare e in 1 In generale, i Progetti pilota attivati dal Consorzio Ventuno sono strumenti che mirano a sensibilizzare e stimolare l'adozione, da parte delle imprese appartenenti ad un distretto industriale o ad una medesima filiera produttiva, di soluzioni innovative (di processo, di prodotto ed organizzative). Sono caratterizzati da attività di ricerca, sperimentazione e trasferimento tecnologico e riguardano prevalentemente campi d'intervento legati a risorse locali. Le imprese pilota che aderiscono ai progetti vengono coinvolte nelle diverse fasi di lavoro, iniziando dall'analisi delle loro caratteristiche tecnologico/produttivo e di mercato, al fine di poter definire le relative priorità e identificare uno specifico ambito d'intervento comune. In tale ambito appare evidente che i primi beneficiari del progetto pilota siano da individuare nelle aziende pilota che aderendo al progetto vi partecipano attivamente, salvo poi la successiva divulgazione del lavoro a tutti gli operatori del settore. 1 secondo luogo verificare la riproducibilità di alcuni modelli di coltivazione e trasformazione industriale delle specie officinali di interesse. Sebbene l’analisi della domanda industriale di prodotti intermedi (essenze, estratti, tinture madri) dovrebbe essere estesa oltre i confini nazionali, fino a comprendere l’intero mercato UE, il Progetto pilota ha affrontato lo studio del solo mercato nazionale. Un ampliamento dell’analisi avrebbe comportato infatti costi e tempi eccessivi, che allo stato attuale non potevano essere sostenuti. La domanda di prodotti intermedi da parte delle imprese italiane che fanno uso delle specie officinali costituisce quindi il nostro potenziale campo di analisi. Ne fanno parte il settore farmaceutico, l’omeopatico, il fitoterapeutico, il settore fitocosmetico, il settore dei detergenti per la casa, dei coloranti naturali, l’alimentare (integratori alimentari, prodotti dietetici, aromi) e il liquoristico. Anche in questo caso, condurre uno studio esaustivo su tutti questi settori, seppure limitatamente al mercato italiano, avrebbe comportato tempi e costi di realizzazione eccessivi. Si è pertanto ritenuto opportuno limitare l’analisi ad alcuni settori, che, per le loro caratteristiche produttive e di mercato, ricoprono un maggiore interesse per le aziende pilota. La scelta è ricaduta sui settori fitocosmetico, omeopatico, ed erboristico/fitoterapeutico. La fitocosmesi è quel ramo della cosmetica che utilizza prodotti di origine vegetale. Lo scopo della fitocosmesi è principalmente quello di fornire alla pelle sana degli elementi di origine naturale che le permettono di mantenere l'integrità ed un aspetto sano esteticamente gradevole. Nella fitocosmesi rientra anche il settore profumiero che impiega gli oli essenziali ricavabili dai vegetali per costruire composizioni profumate; si parla in tal caso di fragranze. L’omeopatia è un metodo di cura riconosciuto dal Ministero della Sanità. I prodotti omeopatici sono veri e propri farmaci e la farmacia è l'unica autorizzata alla vendita. Per preparare un farmaco omeopatico si parte sempre da una Tintura madre che ha normalmente origine vegetale, più raramente animale o minerale. Il settore erboristico e fitoterapeutico è quello che presenta i contorni più indefiniti. In generale la fitoterapia è un “sistema di cura” che si basa sull’impiego di sostanze vegetali o preparazioni derivate da piante, utilizzando i principi attivi estratti per ottenere effetti benefici. In realtà qualsiasi preparato a base di erbe (ad es. un olio essenziale), anche se definito convenzionalmente fitoterapeutico, per avere un ufficiale uso terapeutico deve essere registrato come medicinale, in caso contrario può essere solo definito prodotto salutistico ed essere distribuito come integratore alimentare o come prodotto erboristico. Il presente documento è stato strutturato in due parti, secondo una articolazione interna che rispecchia il percorso logico seguito nelle diverse fasi del lavoro. 2 Nella Parte I del documento, definita Analisi conoscitiva, vengono analizzati i tre settori di utilizzo industriale dei derivati da piante officinali appena citati, i prodotti intermedi maggiormente richiesti e le specie botaniche da cui derivano, sia negli aspetti qualitativi che quantitativi. Questa analisi è stata articolata in due momenti successivi: - una ricerca sui dati secondari che ha permesso di effettuare una ricostruzione dello scenario di riferimento nazionale dei settori oggetto di indagine, dove sono state analizzate tutte le informazioni attualmente disponibili sulla struttura produttiva e sulle caratteristiche della domanda finale, a cui sono dedicati i capitoli 1, 2 e 3. Questa prima fase si è dimostrata fondamentale per la definizione dell’universo degli operatori nazionali dei tre settori utilizzato come base per la successiva indagine sul campo; - una ricerca sul campo, realizzata tramite interviste dirette ad un insieme di operatori dei settori individuati, al fine di indagare sulle caratteristiche qualitative e quantitative della domanda dei prodotti intermedi officinali. In particolare sono state ottenute alcune importanti informazioni sulle tipologie di prodotto richieste (olio essenziale, tinture madri, estratti), sulle varietà botaniche da cui derivano, sulla tipologia di lavorazione richiesta e sulla loro qualità intrinseca. Sono stati infine individuati alcuni derivati e le corrispondenti specie botaniche, di particolare interesse per le imprese nazionali di trasfo rmazione industriale. Gli aspetti metodologici di questa parte del progetto sono analizzati nel capitolo 4, mentre nel capitolo 5 sono riportati i risultati principali. Questi hanno costituito la base di partenza per la successiva Analisi tecnica e tecnologica, cui è dedicata la Parte II del documento. In questa seconda parte è stata verificata la riproducibilità in Sardegna di modelli di coltivazione e trasformazione di alcuni dei prodotti officinali di particolare interesse per le aziende nazionali di produzione finale. La sezione è articolata in quattro capitoli. Nel capitolo 7 sono stati analizzati gli elementi territoriali, ambientali, climatici, della vegetazione regionale e, in particolare, delle aree in cui sono localizzate le aziende pilota; i capitoli 8 e 9 sono dedicati alla definizione dei protocolli colturali da rispettare per le diverse specie botaniche considerate anche in relazione agli utilizzi industriali a cui sono destinate, il capitolo 10 propone ulteriori specie botaniche endemiche, utilizzabili in vece di quelle individuate nella analisi sul campo e infine nel capitolo 11 sono riportate le stime della superficie coltivabile necessaria per produrre la quantità di derivati individuata nella prima parte del lavoro. Per maggiore chiarezza i contenuti delle tre fasi individuate vengono schematizzati nella figura successiva, mentre si rinvia alle varie parti del documento per ulteriori approfondimenti, dove, per ciascuna fase di lavoro, viene ampiamente descritto il percorso logico seguito e la metodologia applicata. 3 Figura 1 Schematizzazione delle fasi del lavoro Parte I Analisi conoscitiva Ricerca su dati secondari Obiettivo: fornire agli operatori locali, attuali e potenziali, una base di informazioni sulla struttura e sul funzionamento del mercato dei prodotti derivati da piante officinali utilizzati nei settori - fitocosmetico - omeopatico - erboristico/fitoterapeutico Metodologia: raccolta di fonti bibliografiche analitiche e statistiche e loro analisi, definizione della popolazione di riferimento Ricerca sul campo Obiettivo: individuare i prodotti maggiormente richiesti e con le migliori possibilità nel mercato industriale, sia in termini quantitativi che qualitativi Metodologia: somministrazione di un questionario ad un insieme di operatori dei tre settori estratti dalla popolazione di riferimento Parte II Analisi tecnica e tecnologica Obiettivo: sviluppare modelli produttivi di coltivazione e trasformazione dei prodotti officinali di interesse individuati nella fase precedente Metodologia: analisi degli elementi ambientali, climatici e della vegetazione regionale, definizione dei protocolli colturali per alcune delle specie botaniche individuate nell’indagine . 4 AGROSARDA S.c.r.l. Società di marketing per il settore agro-alimentare Osservatorio Industriale della Sardegna in collaborazione con AGROSARDA S.c.r.l. Società di marketing per il settore agro - alimentare PROGETTO PILOTA L’OFFICINA DELLE ERBE: LA VALORIZZAZIONE DELLE SPECIE VEGETALI OFFICINALI PARTE I Marzo 2002 Sommario P REMESSA ............................................................................................ 1 P ARTE I ANALISI CONOSCITIVA ...................................................... 5 1 LA RICERCA SUI DATI SECONDARI ............................................................................... 7 2 LA STRUTTURA PRODUTTIVA ...................................................................................... 8 2.1 2.2 Descrizione delle fonti e metodologia di costruzione dell’archivio.......................... 8 Dalla materia prima al prodotto finito: una ricostruzione delle filiere produttive .. 11 2.2.1 2.2.2 Le attività di coltivazione, prima trasformazione e intermediazione ....................12 La trasformazione intermedia e finale ...............................................................16 3 GLI ASPETTI DI MERCATO ......................................................................................... 26 3.1 3.2 3.3 Il mercato dei prodotti omeopatici........................................................................... 26 Il mercato dei prodotti erboristici/fitoterapeutici..................................................... 27 Il settore cosmetico.................................................................................................. 28 4 LA RICERCA SUL CAMPO : ASPETTI METODOLOGICI................................................... 30 4.1 4.2 4.3 4.4 Gli obiettivi dell’indagine e la costruzione dell’universo di riferimento ................ 30 Modalità e strumento di rilevazione ........................................................................ 31 Il campionamento .................................................................................................... 33 La sistemazione dei dati.......................................................................................... 35 5 LA RICERCA SUL CAMPO : I RISULTATI....................................................................... 37 5.1 5.2 5.3 Introduzione............................................................................................................. 37 Le caratteristiche delle aziende rispondenti............................................................. 37 L’attività dell’azienda.............................................................................................. 42 5.3.1 5.3.2 5.4 I prodotti derivati e le specie botaniche................................................................... 46 5.4.1 5.4.2 5.4.3 5.5 5.6 L’approvvigionamento di piante officinali.........................................................43 L’acquisto e la produzione dei prodotti derivati.................................................43 I prodotti derivati utilizzati per specie botanica .................................................47 I prodotti derivati di potenziale interesse per specie botanica..............................68 I rapporti con i fornitori di prodotti derivati.......................................................70 L’interesse per le produzioni della Sardegna e la disponibilità al contatto............. 73 Conclusioni.............................................................................................................. 74 Parte I Analisi conoscitiva 5 6 1 LA RICERCA SUI DATI SECONDARI La ricerca sui dati secondari ha permesso di delineare uno scenario di riferimento nazionale dei tre settori oggetto di indagine (fitocosmetico, erboristico/fitoterapeutico, omeopatico), al fine di fornire agli attuali e potenziali produttori locali di prodotti intermedi officinali una base di informazioni strutturate che consenta di conoscere il funzionamento del loro mercato di riferimento. Sono state pertanto acquisite, elaborate ed analizzate tutte le informazioni attualmente disponibili sulla struttura produttiva e sulle caratteristiche della domanda finale dei tre settori. Una nota particolare deve essere fatta con riguardo alle difficoltà incontrate nella definizione delle caratteristiche principali della struttura produttiva, sia a causa della carenza di informazioni sistematiche, quantitative e qualitative, relative alla produzione di questi settori, sia per la loro stessa natura. Questa ha infatti posto qualche problema di delimitazione settoriale, perché spesso le aziende operano in più settori e coprono diversi stadi di produzione lungo la filiera produttiva, che va dalla coltivazione delle specie officinali alla commercializzazione di prodotti finiti. Fino a qualche tempo fa, l’analisi più completa sul comparto dei prodotti officinali era quella effettuata annualmente dall’ISMEA (Istituto per studi, ricerche e informazioni sul mercato agricolo), che, in uno studio dal titolo “Piante e sostanze officinali: aspetti produttivi, economici e di mercato”, riusciva a dare un quadro completo della situazione dei diversi settori che ruotano attorno all’utilizzo di queste materie prime, grazie ad una serie di indagini ad hoc che permettevano di stimare la produzione nazionale di piante officinali, di costruire un bilancio di approvvigionamento e di conoscere le caratteristiche principali delle attività di trasformazione. Purtroppo da qualche anno l’ISMEA ha smesso di pubblicare queste analisi, così le informazioni reperibili (quasi sempre relative a comparti specifici) provengono da indagini che si pongono gli obiettivi più vari e che sono quindi condotte con metodologie diverse e spesso non confrontabili. Pertanto, la mancanza di informazioni complete, insieme alle difficoltà definitorie sopra esposte ci ha indotto a costruire un archivio che contenesse le informazioni disponibili sulle aziende che operano nei tre settori di interesse. Tale archivio è stato progettato ed organizzato per rispondere ad alcune principali esigenze: ? ? consentire di individuare l’articolazione produttiva dei settori e tra i settori; costituire il nostro universo di riferimento per la realizzazione dell’indagine diretta. Nei prossimi paragrafi viene riportata la metodologia di costruzione dell’archivio e la successiva analisi della articolazione produttiva delineata per i tre settori di indagine, mentre nel capitolo 3 vengono esaminati gli aspetti di mercato. 7 2 2.1 LA STRUTTURA PRODUTTIVA Descrizione delle fonti e metodologia di costruzione dell’archivio Il percorso logico seguito nella costruzione dell’archivio degli operatori dei tre settori di indagine è partito dall’analisi di alcuni elenchi e annuari di primaria importanza nel campo del naturale, per poi passare ad un confronto con altre fonti acquisite dai siti Internet delle aziende, da ulteriori elenchi di associazioni dei rispettivi settori e da riviste specializzate di settore. Le pubblicazioni prese prioritariamente in esame sono state: - l’Annuario Italiano di Erboristeria, edizione 1998, che riporta dati del 1997; - la Guida Verde & Naturale, edizione 2000, che riporta dati del 1999; - la Guida ai Fornitori delle Terapie Naturali, edizione 1999, che riporta dati del 1998. L’Annuario Italiano di Erboristeria è una pubblicazione annuale curata dalla più diffusa e autorevole rivista di settore, Erboristeria Domani, che contiene informazioni sugli enti e associazioni d’interesse per il settore, sui corsi universitari per erboristi, sulle fiere, sui prodotti offerti dalle aziende, sui listini aziendali delle maggiori tra di esse, sulle materie prime e i servizi offerti, nonché sui punti vendita. Alcune sezioni della pubblicazione sono state fondamentali per la costruzione del nostro archivio, proprio perché contengono informazioni identificative degli operatori e dei prodotti da loro offerti. Di particolare rilievo l’indirizzario dei fornitori di prodotti per erboristerie, dove le aziende sono classificate sia in base alla tipologia di prodotto offerto (piante officinali e fitoderivati, altri prodotti naturali di uso erboristico, cosmesi naturale, prodotti di alimentazione naturale, ecc.), e sia per tipologia di attività svolta (aziende di coltivazione e prima trasformazione, grossisti di erboristeria e materie prime naturali, aziende e laboratori di estrazione e trasformazione, agenti e concessionari, ecc.). Anche il repertorio dei prodotti offerti dalle aziende è risultato di notevole interesse. Per ciascun prodotto offerto viene infatti individuato, oltre alla azienda fornitrice, il nome commerciale del prodotto e soprattutto una sua descrizione merceologica con indicazione dei principali componenti. Questo repertorio è stato pertanto utilizzato per capire meglio l’attività svolta dalle aziende e la loro possibile riconduzione a più ambiti di attività del naturale in cui opera. L’annuario di erboristeria, per queste sue caratteristiche, ha costituito il nostro riferimento principale nella costruzione dell’archivio, ma è stato comunque necessario procedere ad alcune integrazioni perché, nonostante la completezza e organicità delle informazioni contenute, erano presenti alcuni problemi: 8 ? innanzitutto le aziende che vi compaiono sono autoselezionate, sono cioè le stesse aziende che richiedono all’editore di essere inserite nei repertori e che forniscono una descrizione della propria attività, e questo potrebbe determinare problemi di completezza delle liste e di distorsione delle caratteristiche delle imprese autoselezionate rispetto alla popolazione delle imprese attive negli stessi settori; ? la versione a nostra disposizione è aggiornata al 1998; ? essendo rivolto ad un pubblico di erboristi, non contiene informazioni sugli operatori del settore omeopatico. Per queste ragioni si è ritenuto opportuno integrare le informazioni con quelle reperibili nelle pubblicazioni e fonti più recenti, prima citate. La Guida Verde e Naturale 2000, realizzata con il contributo dell’Associazione Consumatori Utenti e di Legambiente, è una pubblicazione dedicata ai consumatori ed affronta diversi temi, tutti connessi alla realizzazione di uno stile di vita e di consumo più “naturale”, curati da esperti della materia. Tra gli argomenti trattati sono comprese le sezioni relative alla fitoterapia, alla cosmesi naturale ed all’omeopatia, dove sono riportati gli indirizzari delle aziende operanti nei vari settori, delle quali si conosce la ragione sociale, l’indirizzo e il numero di telefono, i prodotti e le linee di produzione principali, oltre alla specifica indicazione delle aziende che svolgono attività di importazione. Anche in questo caso i repertori sono stati costruiti dall’editore e dagli autori attraverso le auto-segnalazioni delle aziende. Le informazioni provenienti da questa fonte sono state quindi utilizzate per integrare la fonte precedente, aggiungendo dettagli quando le due fonti riportavano la stessa azienda e inserendo il nominativo e le altre informazioni quando la Guida Verde & Naturale riportava aziende non presenti negli elenchi dell’Annuario. La scelta di inserire tutti i nominativi delle aziende è stata dettata sia dalla differenza di aggiornamento delle due fonti, per cui si è ipotizzato che alcune aziende mancassero negli elenchi dell’Annuario perché nate successivamente alla data di pubblicazione, sia perché, essendo le due fonti originate da un processo di auto - selezione, si è ipotizzato di compensare in questo modo le eventuali lacune. La terza pubblicazione utilizzata è la Guida ai Fornitori delle Terapie Naturali che costituisce un numero speciale proposto dalle riviste “Farmacia naturale” e “L’erborista” e si propone come uno strumento di informazione e consultazione per queste categorie professionali. La pubblicazione contiene i profili delle aziende produttrici, importatrici o distributrici di prodotti naturali quali, piante officinali, fitoderivati, materie prime (omeopatiche), profumi, corredati con il nome dell’azienda che li fornisce. Questa pubblicazione è stata utilizzata prevalentemente per ottenere informazioni aggiuntive su alcune caratteristiche delle aziende. Sono state quindi inserite sia le informazioni sulle aziende importatrici, sia informazioni sui prodotti delle aziende del settore fitoterapeutico e fitocosmetico. 9 A questo punto è necessario sottolineare che le aziende presenti nei diversi repertori sono state classificate all’interno dei settori erboristico/fitoterapeutico, fitocosmetico e omeopatico, sulla base delle tipologie di prodotti da esse forniti, senza che fosse presente una chiara indicazione se queste fossero anche produttrici degli stessi beni. Questa difficoltà è stata affrontata innanzitutto attraverso l’analisi della struttura e degli obiettivi delle fonti utilizzate, e in secondo luogo attraverso il confronto tra le fonti. Nell’Annuario Italiano di Erboristeria vengono fornite indicazioni sulle aziende individuate come grossisti di erboristeria, come aziende di coltivazione e prima trasformazione e come aziende e laboratori di estrazione e trasformazione: in questi ultimi casi si può essere ragionevolmente sicuri che le aziende svolgano una attività produttiva. Nella Guida Verde & Naturale viene invece data indicazione delle aziende che svolgono attività di importazione, confermata in parte dalle informazioni trovate nella Guida ai Fornitori delle Terapie Naturali. Dall’incrocio delle informazioni provenienti da queste fonti e dal successivo confronto con altre fonti (quali le home page delle aziende, gli elenchi disponibili delle associazioni di settore o ancora attraverso le informative sulle aziende inserite nelle riviste specializzate), si è deciso di inserire tra le aziende produttrici tutte quelle, residuali rispetto alle aziende individuate come importatori, grossisti di erboristeria e distributori, di cui le nostre fonti principali fornivano informazioni tra loro coerenti relative ai settori di operatività di nostro interesse. Pertanto per ciascuna azienda è possibile conoscere in quale o quali settori è presente, se svolge una attività di produzione, importazione o in alcuni casi entrambe le tipologie, se è un grossista di erboristeria e di materie prime naturali, se svolge una attività di coltivazione e prima trasformazione. Riguardo a queste ultime, è necessario specificare che sono state inserite come aziende di coltivazione e prima trasformazione quelle così indicate nell’Annuario Italiano di Erboristeria; unica fonte da cui è stato possibile accedere a tale informazione. In pochi casi questa informazione è stata confermata dall’analisi delle home page di aziende che operano anche negli stadi successivi della filiera produttiva, ma in generale si può affermare che questo insieme di imprese è largamente sottostimato. Un’ultima nota riguarda l’affidabilità delle informazioni raccolte, che dipende in modo cruciale dalle fonti utilizzate: è naturale che, dati i tempi ristretti a disposizione, la qualità delle informazioni rispecchia quella delle fonti di provenienza. I controlli effettuati, infatti, si sono limitati ad incroci e confronti tra di esse, senza risolvere i problemi di lista inizialmente esistenti. L’archivio costruito può quindi avere sia problemi di completezza delle liste, sia di errata attribuzione dell’attività economica. Il lavoro di integrazione e confronto tra le fonti da noi 10 effettuato rende comunque l’insieme di riferimento rilevato più affidabile e completo della singola lista/fonte. Riteniamo comunque che l’archivio garantisca una buona approssimazione della realtà nella individuazione delle attività svolte e dei prodotti offerti, poiché non vi è ragione di credere che le aziende rendano dichiarazioni completamente false ad operatori, quali le riviste di settore, che migliorano la circolazione delle informazioni all’interno del settore e mettono in contatto le aziende con i propri potenziali fornitori e acquirenti. L’analisi della articolazione produttiva dei settori di indagine costituisce materia della sezione successiva. 2.2 Dalla materia prima al prodotto finito: una ricostruzione delle filiere produttive La caratteristica più evidente delle piante officinali e dei prodotti derivati risiede nella molteplicità di utilizzi a cui possono essere destinati. Questo aspetto naturalmente si riflette nelle relazioni tra gli operatori coinvolti, che risultano particolarmente varie e complesse. Il circuito di produzione e distribuzione delle piante officinali e dei loro derivati può essere schematizzato come segue 4 : Figura n. 1. Circuito di produzione e distribuzione delle specie officinali e loro derivati Produzione nazionale Produzione estera Raccoglitori Esportatori Importatori o agenti esteri Grossisti Industrie estrattive Industrie utilizzatrici Distributori Consumo 4 ISMEA (1989), ‘Piante e sostanze officinali: aspetti produttivi, economici e di mercato’; pag. 43. 11 Naturalmente questo è uno schema generale, che riconduce la complessità organizzativa delle relazioni tra gli operatori a ruoli funzionali: nella realtà questi sono spesso ricoperti dalle stesse imprese, che operano in più ambiti della filiera produttiva. Ad esempio, in alcuni casi i coltivatori di specie officinali possono cedere i loro prodotti ai grossisti, attraverso l’intermediazione dei così detti raccoglitori oppure seguendo un canale diretto. La materia prima passa a questo punto alle industrie estrattive e successivamente a quelle di produzione finale. In altri casi è possibile che la materia prima possa essere ceduta direttamente alle industrie estrattive, saltando il passaggio della intermediazione, o ancora direttamente alle imprese di produzione finale che svolgono anche una propria attività di estrazione. In altri casi ancora può arrivare direttamente alla distribuzione finale come avviene nel caso delle piante condimentarie. Poiché il nostro obiettivo consiste nella comprensione degli schemi di flusso interni a ciascun settore oltre alle interrelazione tra gli stessi settori, nei paragrafi seguenti analizzeremo soprattutto le relazioni che intercorrono tra la prima fase di intermediazione (quella cioè che riguarda importatori e grossisti) e le industrie estrattive e/o utilizzatrici, insieme alle relazioni interne alle stesse industrie e, in parte, a quelle che le legano ai distributori. 2.2.1 Le attività di coltivazione, prima trasformazione e intermediazione Per avere un quadro dell’intera filiera produttiva dei prodotti derivati da piante officinali analizziamo, anche se brevemente, le informazioni a nostra disposizione sulla materia prima. La produzione nazionale, nelle ultime stime disponibili, purtroppo relative a più di dieci anni fa, aveva un valore poco superiore ai 7 miliardi di lire 5 , senza considerare la produzione di bergamotto, che non rientra nelle specie di nostro interesse. 5 A prezzi attuali il valore della produzione si potrebbe stimare intorno ai 9 miliardi. 12 Tabella n. 2.1 Stima della Produzione lorda vendibile delle piante officinali, 198788. Valori in migliaia di lire Piemonte Lombardia Veneto Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Abruzzo Campania Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Totale Totale escluso il bergamotto Fonte: ISMEA, 1989. 1987 Migliaia di lire 4.500.000 -340.000 52.000 600.000 1.400.000 130.000 325.000 141.000 8.000 39.000 7.700.000 -96.000 15.331.000 7.731.000 Tabella 2.3 Aziende di coltivazione e prima trasformazione per regione, 1999 N. % Piemonte 11 20,4 Emilia Romagna 10 18,5 Sicilia 8 14,8 Lombardia 5 9,3 Sardegna** 4 7,4 Marche 3 5,6 Toscana 3 5,6 Veneto 2 3,7 Altre Regioni 8 14,8 Totale 54 100,0 Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione. **Le imprese che coltivano piante officinali in Sardegna in realtà sono 8 (fonte: Agrosarda), in questa tabella però, per ragioni di omogeneità rispetto alle altre regioni, sono state riportate solo quelle rilevate nell’Annuario di Erboristeria. Valori % 29,4 -2,2 0,3 3,9 9,1 0,8 2,1 0,9 0,1 0,3 50,2 -0,6 100,0 1988 Migliaia di lire 3.300.000 5.500 350.000 50.000 750.000 1.450.000 95.000 515.000 276.000 9.000 22.600 8.700.000 138.000 37.000 15.698.100 7.298.000 Valori % 21,0 0,0 2,2 0,3 4,8 9,2 0,6 3,3 1,8 0,1 0,1 55,4 0,9 0,2 100,0 Tabella 2.2 Aziende di coltivazione e prima trasformazione, 1999. Aziende di coltivazione e prima trasformazione Aziende di coltivazione, prima trasformazione e produzione finale Totale Fonte: Osservatorio Industriale, elaborazione. N. 48 % 88,9 6 11,1 54 100,0 archivio di nostra La distribuzione per regione mostra una forte concentrazione in Calabria, dove però si produce quasi esclusivamente bergamotto, seguita dal Piemonte, dalla Toscana, dall’Emilia Romagna e dalle Marche. La distribuzione delle aziende che si occupano di coltivazione e prima trasformazione mostra la stessa predominanza del Piemonte e dell’Emilia Romagna, mentre il ruolo della Toscana, dove evidentemente operano poche grandi imprese, è ridimensionato dalla mancanza di informazioni sulle quantità prodotte. Le importazioni di materie prime nel 1998 erano pari a circa 170 miliardi di lire e nei quattro anni considerati hanno avuto una crescita media annua del 9%; costituiscono quindi la maggiore fonte di approvvigionamento per i produttori nazionali. Non siamo in grado di aggiungere altre informazioni sulle importazioni, perché la voce residuale “altre piante, parti, sementi e frutti” da sola raccoglie il 45-50% delle importazioni e non permette di comprendere cosa si acquisti dall’estero. Nelle tabelle successive sono comunque riportati, oltre ai valori totali delle importazioni, alcune voci riguardanti piante che possono essere particolarmente interessanti per la Sardegna. 13 Tabella 2.4 Importazioni di piante e parti di piante per usi alimentari, farmaceutici e altri, 1995-98. Valori in milioni di lire. Totale - Altre piante, parti, semi e frutti, utilizzate in profumeria e medicina o simili - Pepe e pimenti - Zafferano - Foglie di alloro - Luppolo, luppolina e cascami - Piretro - Radici di liquirizia - Salvia - Semi di coriandolo - Semi di cumino, di carvi, di finocchio, bacche di ginepro - Timo - Zenzero Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT, Commercio con l’estero, anni vari. 1995 131.564 63.165 22.218 8.388 86 4.603 54 874 684 262 2.341 262 510 1996 138.218 73.855 19.309 10.456 102 6.107 13 1.340 237 232 2.850 237 702 1997 155.032 75.173 31.810 12.647 125 1.621 403 1.433 770 436 3.764 217 770 1998 169.925 77.099 35.724 16.179 117 3.500 367 1.972 629 442 3.967 324 1.008 Tabella 2.5 Importazioni di piante e parti di piante per usi alimentari, farmaceutici e altri, 1995-98. Composizione percentuale e variazioni percentuali. 1995 1996 Totale 100,0 100,0 - Altre piante, parti, semi e frutti 48,0 53,4 - Pepe e pimenti 16,9 14,0 - Zafferano 6,4 7,6 - Foglie di alloro 0,1 0,1 - Luppolo, luppolina e cascami 3,5 4,4 - Piretro 0,0 0,0 - Radici di liquirizia 0,7 1,0 - Salvia 0,5 0,2 - Semi di coriandolo 0,2 0,2 - Semi di cumino, di carvi, di finocchio, bacche di ginepro 1,8 2,1 - Timo 0,2 0,2 - Zenzero 0,4 0,5 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT, Commercio con l’estero, anni vari. 1997 100,0 48,5 20,5 8,2 0,1 1,0 0,3 0,9 0,5 0,3 2,4 0,1 0,5 1998 1995-96 1996-97 1997-98 100,0 5,1 12,2 9,6 45,4 16,9 1,8 2,6 21,0 -13,1 64,7 12,3 9,5 24,7 21,0 27,9 0,1 18,4 23,0 -6,4 2,1 32,7 -73,5 115,9 0,2 -75,3 2911,3 -8,8 1,2 53,4 6,9 37,6 0,4 -65,4 225,6 -18,4 0,3 -11,3 87,5 1,4 2,3 21,7 32,1 5,4 0,2 -9,4 -8,4 49,2 0,6 37,6 9,6 31,0 Tabella 2.6 Importazioni di piante e parti di piante per usi alimentari, farmaceutici e altri per paese di provenienza, 1995-98. Valori percentuali. 1995 Unione Europea 32,8 Altri Paesi Europei 4,4 Africa 1,4 Asia (vicino e medio oriente) 2,6 Altri Paesi Asiatici 25,3 America settentrionale 6,8 America centro - meridionale 2,2 Australia e Oceania -Paese non identificato 24,4 Totale 100,0 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT, Commercio con l’estero, anni vari. 1996 41,5 9,4 4,4 4,8 22,7 13,1 4,0 0,0 0,0 100,0 1997 41,8 10,6 4,3 4,6 25,9 8,8 4,0 0,0 -100,0 1998 39,1 10,7 3,1 8,0 25,3 8,3 5,4 0,0 0,0 100,0 Le materie importate provengono principalmente dai paesi dell’Unione Europea e dagli Altri paesi asiatici (Cina, India e altri paesi del Sud- est asiatico). Sta crescendo 14 il ruolo dei paesi europei che non appartengono all’Unione Europea, che generalmente sono in grado di offrire i propri prodotti a prezzi inferiori. I canali di intermediazione per la fornitura di materie prime possono essere diversi se la loro provenienza è nazionale o internazionale. Nel primo caso, il raccolto può essere ceduto a grossisti, che a loro volta lo vendono alle industrie estrattive o utilizzatrici, sebbene non siano rari i casi in cui l’industria di trasformazione acquisisca le materie prime fresche direttamente dal produttore agricolo. Nel caso della produzione internazionale, l’intermediario iniziale è costituito dall’importatore, che rifornisce sia i grossisti nazionali che le industrie trasformatrici. Qualche volta, come si legge nella tabella successiva, le funzioni dell’importatore e del grossista sono riassunte nella stessa impresa (6,3% delle imprese), sebbene la commistione maggiore si abbia tra la figura dell’importatore e quella del produttore (30,6%). L’importazione spesso si configura come un rapporto di rappresentanza diretta di prodotti provenienti da case estere (63,2% dei casi), mentre negli altri casi è probabile che l’intermediario tratti prevalentemente materie prime e semilavorati. Sembra assai raro che l’importatore abbia una specializzazione univoca, più spesso gli ambiti di riferimento sono almeno due: ad esempio, il 57% degli importatori di droghe e fitoderivati fornisce anche prodotti di cosmesi naturale. La presenza di società per azioni tra gli importatori fa presumere l’esistenza di un certo livello di concentrazione nei mercati di intermediazione. Tabella n. 2.7 Importatori di materie prime e di prodotti finiti officinali per forma giuridica e caratteristiche professionali, 1999 Importatori - con rappresentanza diretta di case estere - grossisti - produttori -- omeopatico -- droghe e fitoderivati -- cosmesi naturale Importatori di droghe e fitoderivati Importatori di prodotti omeopatici Importatori di prodotti di cosmesi naturale Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione. N. 144 91 9 44 12 18 33 104 30 87 % 100,0 63,2 6,3 30,6 27,3 40,9 75,0 72,2 20,8 60,4 S.p.A. 11 4 4 7 2 5 6 7 2 9 Srl 79 56 2 22 5 10 17 56 18 46 In campo nazionale, l’intermediazione tra la sfera della produzione agricola e l’industria di trasformazione avviene per mezzo di grossisti, che, anche in questo caso, spesso sono produttori di fitoderivati o di prodotti cosmetici. Non vi sono quasi connessioni con la commercializzazione finale (distributori). 15 Tabella n. 2.8 Grossisti di erboristeria e materie prime officinali per forma giuridica e caratteristiche professionali, 1999 N. 74 9 24 15 1 15 3 Grossisti - importatori - produttori -- droghe e fitoderivati -- omeopatici -- cosmetici - distributori Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione. % 100,0 12,2 32,4 62,5 4,2 62,5 4,1 S.p.A. 15 4 6 5 -2 1 Srl 34 2 14 9 1 10 -- Tabella n. 2.9 Grossisti di erboristeria e Tabella n. 2.10 Grossisti di erboristeria e materie prime officinali per tipologia di materie prime officinali e importatori per prodotto venduto, 1999. regione di localizzazione, 1999. Piante officinali e fitoderivati - droghe - specie da coltivazione biologica - oli essenziali - estratti e succhi Cosmesi naturale Prodotti omeopatici N.D. Totale Fonte: Osservatorio Industriale, elaborazione. N. 36 22 13 13 23 19 1 34 74 archivio di % 48,6 61,1 36,1 36,1 63,9 25,7 1,4 45,9 100,0 nostra Grossisti Importatori N. % N. % Lombardia 34 45,9 49 37,4 Emilia Romagna 12 16,2 15 11,5 Piemonte 7 9,5 12 9,2 Veneto 6 8,1 23 17,6 Liguria 5 6,8 6 4,6 Altre Regioni 10 13,5 39 29,8 Totale 74 100,0 144 100,0 Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione La fornitura più frequente è quella di piante officinali e fitoderivati (48,6%), mentre i prodotti finali come i cosmetici e gli omeopatici hanno un ruolo di minore importanza. Nel rapporto ISMEA 1989, in cui sono stati rilevati risultati simili, si afferma anche che i grossisti che trattano prevalentemente piante officinali generalmente effettuano forniture verso altri grossisti o direttamente verso erboristerie. Per quanto riguarda i canali intermedi di commercializzazione dei prodotti omeopatici, è evidente che questi seguono vie diverse da quelle degli altri prodotti derivanti dalla trasformazione di piante officinali, ed è probabile che il nostro archivio non sia riuscito a catturarli appieno. La localizzazione delle attività di intermediazione segue solo in parte quella delle attività di produzione agricola, ed è invece più allineata alla distribuzione territoriale della aziende di trasformazione, come si vedrà nei paragrafi successivi. E’ infatti molto importante il ruolo della Lombardia, che raccoglie il 46% dei grossisti e il 37% degli importatori e quindi si pone anche come centro di offerta di servizi. 2.2.2 La trasformazione intermedia e finale Le materie prime importate, prodotte e distribuite attraverso le attività di intermediazione, a seconda degli usi cui sono destinate devono attraversare una 16 seconda fase di trasformazione industriale (la prima può essere considerata, anche se un po’ impropriamente, l’attività di essiccazione), nella quale vengono estratti i principi attivi ed ottenuti i prodotti intermedi (oli essenziali, estratti, tinture madri). In Italia, le aziende che svolgono questa attività sono 71, molte delle quali di piccole o medie dimensioni, come si può inferire dalla interpretazione della forma giuridica. La maggior parte delle aziende (40, il 56%) opera esclusivamente nel mercato intermedio, produce cioè principi attivi che vengono ceduti alle aziende utilizzatrici che operano nei diversi mercati finali. Il restante 44% delle aziende di estrazione e trasformazione opera anche nei mercati finali, producendo in proprio prodotti finiti erboristici o fitoterapeutici (25%), prodotti di cosmesi naturale (27%), o ambedue (16%). Uno sguardo un po’ più attento a queste imprese, ci fa osservare che si tratta delle più grandi e integrate, che operano spesso lungo tutta la filiera produttiva, incorporando oltre alle attività di coltivazione e prima trasformazione, anche il ruolo d’intermediazione. In generale invece sembra che esista una certa specializzazione, le imprese di estrazione preferiscono cioè produrre per il mercato industriale e solo alcune volte si limitano ad affiancare una attività di produzione finale. Tabella n. 2.11 Aziende di estrazione e trasformazione per caratterizzazione dell’attività economica e forma giuridica, 1999. Aziende e laboratori estrazione e trasformazione Aziende e laboratori che producono anche: - prodotti erboristici/fitoterapeutici - prodotti di cosmesi naturale - prodotti di cosmesi naturale e fitoterapeutici - prodotti omeopatici, fitoterapeutici e di cosmesi naturale N. % S.p.a. S.r.l. 71 31 11 12 7 1 100,0 43,7 25,0 27,3 15,9 2,3 12 6 4 1 1 -- 29 10 4 3 2 1 Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione. Tabella n. 2.12 Aziende di estrazione e trasformazione per localizzazione dell’attività e forma giuridica, 1999. Le informazioni sulla produzione in nostro possesso Lombardia Emilia Romagna si limitano a quanto stimato Piemonte dall’ISTAT nelle “Statistiche Lazio Veneto della produzione industriale”, Toscana basate sulle rilevazioni Liguria 1 Altre Regioni 0 effettuate dall’istituto Totale 12 nazionale sulle aziende Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione. manifatturiere con almeno 20 dipendenti. Le stime riguardano quindi le imprese di maggiore dimensione che producono oli essenziali, aromi o essenze, attive negli anni 1994-95 (anno delle ultime rilevazioni disponibili), che costituiscono solo un sottoinsieme delle aziende da noi rilevate. N. 32 9 6 6 5 5 3 5 71 % 45,1 12,7 8,5 8,5 7,0 7,0 4,2 7,0 100,0 S.p.a 5 2 1 2 1 17 S.r.l. 12 3 3 3 2 2 1 3 29 Tabella n. 2.13 Produzione e vendita di alcuni prodotti derivati dalla lavorazione di specie officinali, 1994-95. Valori in milioni di lire. Unità di Quantità Unità misura produttive Prodot. Ricev. Reimpieg. Consegn. Vend. 1994 Fabbricazione di oli essenziali - Oli essenziali - Miscugli di sost. odorifere per ind. alim. o bev. - Miscugli di sostanze odorifere, altri 1995 Fabbricazione di oli essenziali - Oli essenziali - Miscugli di sost. odorifere per ind. alim. o bev - Miscugli di sostanze odorifere, altri Var. 1994-95 Fabbricazione di oli essenziali - Oli essenziali - Miscugli di sost. odorifere per ind. alim. o bev - Miscugli di sostanze odorifere, altri Fonte: ISTAT, Statistiche sulla produzione industriale. ** Valore coperto dal segreto statistico. Valore delle vendite t t t t 9 3 6 ** 2.436 172 2.264 ** 324 324 ** 0 ** 197 2.951 175 197 2.776 ** ** 46.714 9.871 36.843 ** t t t t 14 5 6 3 2.516 239 2.166 111 423 423 - 57 14 26 17 831 2.019 220 831 1.707 92 39.867 11.724 24.762 3.381 t t t t 55,6 66,7 0,0 n.d. 3,3 39,0 -4,3 n.d. 30,6 n.d. 30,6 n.d. ----- 321,8 -321,8 -- -31,6 25,7 -38,5 n.d. -14,7 18,8 -32,8 n.d. Nel complesso, sia le unità produttive che la produzione erano in crescita negli anni in esame, mentre l’andamento delle vendite segnava una flessione del 15%. Gli andamenti dei diversi prodotti si presentano però piuttosto differenziati. La produzione di oli essenziali è aumentata quasi del 40%, le quantità vendute del 26% e il valore delle vendite del 19%, mentre gli aromi per le industrie alimentari e le bevande hanno avuto una flessione sia nella produzione (-4%) che nelle vendite (38%). L’aumento dei reimpieghi e delle consegne dei semilavorati tra il 1994 e il 1995 può far ipotizzare, inoltre, l’esistenza di processi di diversificazione strutturale e produttiva. I dati appena riportati sulla produzione di oli essenziali sembrano però fin troppo parziali, se esaminati alla luce delle informazioni sulle esportazioni. Nella tabella successiva sono stati riportati i valori delle esportazioni di alcuni prodotti derivati dalla trasformazione di specie officinali, tra cui gli oli essenziali. Il valore delle esportazioni registrato per il 1995, anno in comune tra le due serie, è pari a 69,9 miliardi di lire, contro un valore delle vendite delle cinque unità produttive sopra riportate pari a 11, 7 miliardi. La dimensione della produzione interna deve essere di conseguenza superiore ai valori esportati, considerando anche che una quota viene ceduta alle industrie di trasformazione finale. 18 Tabella n. 2.14 Esportazioni di gomme, resine, succhi ed estratti vegetali, oli essenziali e resinoidi, 1995-98. Valori in milioni di lire. Gomme, resine, succhi ed estratti vegetali - gomme resine e balsami naturali - pectine, pectinati e mucillagini - succhi ed estratti vegetali Oli essenziali, resinoidi, ecc. - Miscugli di sostanze odorifere per altri usi - Miscugli di sostanze odorifere per usi alimentari - Oleoresine d'estrazione - Oli essenziali - Altro Totale Composizione percentuale Gomme, resine, succhi ed estratti vegetali Oli essenziali, resinoidi, ecc. 1995 192.337 1.147 61.082 130.109 1996 174.410 1.375 44.240 128.795 1997 180.016 1.683 48.833 129.499 1998 214.073 1.144 48.024 164.906 134.438 13.433 44.855 69.907 6.243 326.775 125.294 17.378 30.583 12 71.090 6.230 299.704 141.592 23.419 34.137 48 80.128 3.860 321.608 145.728 26.136 39.721 20 74.486 5.363 359.801 58,9 41,1 58,2 41,8 56,0 44,0 59,5 40,5 1995-96 -9,3 -6,8 -8,3 1996-97 3,2 13,0 7,3 1997-98 18,9 2,9 11,9 Variazione percentuale Gomme, resine, succhi ed estratti vegetali Oli essenziali, resinoidi, ecc. Totale Fonte: ISTAT, Commercio con l’estero, anni vari. Per soddisfare le proprie esigenze produttive, queste hanno importato prodotti intermedi per un valore di 885 miliardi di lire6 nel 1998, di cui il 77% dedicato all’acquisto di oli essenziali e resinoidi e il restante 23% a gomme, resine, succhi ed estratti vegetali. La ripartizione delle esportazioni è invece esattamente inversa: l’industria italiana cioè importa prevalentemente oli essenziali, utilizzati nella produzione di prodotti finiti, ed esporta succhi ed estratti. Tabella n. 2.15 Importazioni di gomme, resine, succhi, estratti vegetali, oli essenziali e resinoidi, 1995-1998. Valori in milioni di lire. Gomme, resine, succhi ed estratti vegetali - gomme resine e balsami naturali - pectine, pectinati e mucillagini - succhi ed estratti vegetali Oli essenziali, resinoidi, ecc. - Miscugli di sostanze odorifere per altri usi - Miscugli di sostanze odorifere per usi alimentari - oleoresine d'estrazione - oli essenziali - altro Totale Composizione percentuale Gomme, resine, succhi ed estratti vegetali Oli essenziali, resinoidi, ecc. Variazione percentuale Gomme, resine, succhi ed estratti vegetali Oli essenziali, resinoidi, ecc. Totale Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT, Commercio con l’estero, anni vari. 6 1995 155.861 27.196 60.309 68.355 1996 156.375 17.297 60.295 78.783 1997 179.120 14.773 68.032 96.314 1998 206.395 16.083 71.688 118.623 438.035 269.365 121.509 -41.428 5.732 593.895 461.691 318.943 106.743 54 31.799 4.153 618.066 593.901 296.553 249.239 67 42.657 5.386 773.021 679.062 326.029 297.317 498 47.912 7.307 885.457 26,2 73,8 25,3 74,7 23,2 76,8 23,3 76,7 1995-96 0,3 5,4 4,1 1996-97 1997-98 14,5 15,2 28,6 14,3 25,1 14,5 Le industrie che utilizzano tali prodotti non sono, naturalmente, solo quelle di nostro interesse (erboristicofitoterapeutico, cosmetico, omeopatico), ma anche le industrie alimentari, liquoristiche, , tintoree, etc.. 19 Le imprese che offrono prodotti finiti omeopatici, erboristici/fitoterapeutici e fitocosmetici sono 474 nel 1999, delle quali il 75,5% offre fitocosmetici, il 46,8% prodotti erboristici e fitoterapeutici e il 7,8% omeopatici. Il settore in cui le società di capitale hanno una importanza relativamente maggiore è quello omeopatico, mentre il settore fitocosmetico, al contrario, presenta i valori più bassi, il che fa presupporre una maggiore presenza di piccole imprese o di attività artigianali 7 . Tabella n. 2.16 Imprese produttrici nel settore omeopatico, erboristico e fitoterapeutico, fitocosmetico, 1999 Totale %* S.p.a. % S.r.l. % Totale 474 100,0 34 7,2 182 38,4 Settore omeopatico 37 7,8 3 8,1 18 48,6 Settore erboristico / fitoterapeutico 222 46,8 15 6,8 95 42,8 Settore fitocosmetico 358 75,5 26 7,3 140 39,1 Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione. *La somma dei valori percentuali parziali è superiore a 100 perché molte imprese operano in più di un settore di attività e sono state quindi conteggiate più di una volta. Le imprese che operano in più di un settore costituiscono la regola, come si può osservare, oltre che nella tabella, anche nella figura successiva. Ponendo pari a 100 il numero complessivo delle aziende operanti nei tre settori ed esaminando tutte le combinazioni fra le attività produttive, diventa subito evidente che soprattutto le attività fitocosmetiche ed erboristiche/fitoterapeutiche sono strettamente connesse. Figura n. 2. Interrelazioni tra le imprese che operano nel settore omeopatico, erboristico e fitoterapeutico, fitocosmetico, 1999 Erboristico/fitoterapeutico 93 (16,9%) 110 (23,2%) 7 (1,5%) 12 (2,5%) Omeopatico Fitocosmetico 16 (3,4%) 234 (49,4%) 2 (0,4%) Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione. 7 E’ importane precisare che non abbiamo a disposizione l’informazione sulla forma giuridica per il 34,4% delle aziende. Possiamo comunque supporre che nella maggior parte dei casi non si tratti di società di capitale, dato che queste specificano la loro forma giuridica nella ragione sociale. 20 Per cercare di capire meglio la struttura e il funzionamento di ciascun settore, nei paragrafi successivi sono stati analizzati singolarmente, individuando le figure funzionali che vi operano come già fatto per le attività di intermediazione. 2.2.2.1 Il settore omeopatico Gli operatori del settore rilevati e raccolti nel nostro archivio sono 67, divisi tra i 37 produttori, che costituiscono il 55,2% del totale, gli importatori (il 26,9%) e i grossisti (il 17,9%). Il 30% dei produttori assume anche il ruolo di agente/rappresentante di case estere, mentre gli importatori che operano anche come grossisti sono due. Esiste quindi un certo livello di integrazione tra i diversi ruoli funzionali della filiera, che purtroppo per il momento non possiamo conoscere meglio a causa della mancanza di dati quantitativi. Tabella n. 2.17 Struttura funzionale delle imprese che operano nel settore omeopatico, 1999 Aziende di produzione - che effettuano solo la produzione diretta - che distribuiscono anche prodotti di case estere Aziende importatrici del settore omeopatico - che operano anche come grossisti Grossisti Totale Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione. Totale N. % 37 55,2 26 70,3 11 29,7 18 26,9 2 11,1 12 17,9 67 100,0 Di cui: società di capitale S.p.a. % S.r.l. 3 8,1 18 2 7,7 13 1 9,1 5 13 1 8,3 4 4 6,0 35 % 48,6 50,0 45,5 72,2 33,3 52,2 Come si è già rilevato nella sezione precedente, i confini tra i vari settori N. % sono piuttosto sfumati, e Aziende di produzione 37 100,0 - che non svolgono attività in altri settori 15 40,5 anche nel caso del settore - che svolgono attività in altri settori : 22 59,5 omeopatico vi sono molte --erboristico / fitoterapeutico 19 86,4 --cosmesi naturale 13 59,1 imprese che operano anche --integratori alimentari 12 54,5 Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione. in settori in qualche misura collegati, producendo quindi sia prodotti erboristici/fitoterapeutici (19 casi su 37), sia cosmetici (13), che integratori alimentari (12). Tabella n. 2.18 Aziende di produzione nel settore omeopatico per caratterizzazione dell’attività produttiva, 1999 La distribuzione territoriale delle imprese è diversificata a seconda del ruolo funzionale che ricoprono. I produttori sono maggiormente concentrati in Lombardia e in Lazio, ma nel complesso l’attività di produzione è distribuita in molte regioni, sia del nord (7), del centro (3) e del sud (3). Le attività di importazione sono maggiormente centralizzate, il 44% sono infatti localizzate in Lombardia, mentre i grossisti sono equidistribuiti per grandi aree geografiche. 21 Tabella n. 2.19 Aziende del settore omeopatico per regione di localizzazione, 1999 Produttori Importatori N. % N. % Lombardia 7 18,9 8 44,4 Lazio 7 18,9 3 16,7 Toscana 4 10,8 Campania 3 8,1 Veneto 2 5,4 1 5,6 Emilia Romagna 2 5,4 2 11,1 Puglia 2 5,4 Trentino Alto Adige 2 5,4 1 5,6 Liguria 2 5,4 Piemonte 2 5,4 Abruzzo 1 2,7 1 5,6 Sicilia 1 2,7 Marche 1 2,7 Friuli Venezia Giulia 2 11,1 Repubblica di San Marino 1 2,7 Totale 37 100,0 18 100,0 Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione. Grossisti N. % 1 8,3 2 16,7 1 8,3 1 8,3 2 16,7 1 8,3 1 8,3 2 16,7 1 8,3 12 100,0 Totale N. % 16 23,9 12 17,9 5 7,5 4 6,0 5 7,5 4 6,0 3 4,5 3 4,5 2 3,0 2 3,0 3 4,5 3 4,5 1 1,5 2 3,0 2 3,0 67 100,0 2.2.2.2 Il settore erboristico / fitoterapeutico La diffusione delle imprese che operano nel settore erboristico e fitoterapeutico è decisamente maggiore rispetto all’omeopatico: non solo il numero complessivo delle imprese è più elevato (330), ma soprattutto sono relativamente di più le imprese che svolgono un’attività direttamente produttiva (67%) rispetto a quelle che svolgono attività di intermediazione (33%). Tra le aziende produttrici, quelle che operano anche in rappresentanza di case estere sono un numero relativamente basso, sebbene con ogni probabilità si tratti delle imprese più grandi e integrate, come si deduce dalla loro forma giuridica. Le aziende importatrici sono complessivamente 86 e costituiscono il 26% del totale. In molti casi operano anche come grossisti, aggiungendosi così alle 23 imprese che svolgono questo ruolo di intermediazione. Tabella n. 2.20 Struttura funzionale delle imprese che operano nel settore erboristico/fitoterapeutico, 1999 Totale N. % Aziende di produzione 222 67,3 - che effettuano solo la produzione diretta 205 92,3 - che distribuiscono anche prodotti di case estere 17 7,7 Aziende importatrici 86 26,1 - che operano anche come grossisti 31 36,0 Grossisti 22 6,7 - che operano anche come distributori 3 0,9 Totale 330 100,0 Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione. Di cui: società di capitale S.p.a. % S.r.l. 15 6,8 95 11 5,4 85 4 23,5 10 3 3,5 46 1 3,2 14 1 4,3 9 0,0 2 19 5,7 150 % 42,8 41,5 58,8 53,5 45,2 40,9 66,7 45,3 La diversificazione delle attività e, di conseguenza, dei prodotti offerti, caratterizza profondamente il settore in analisi. Quasi il 70% delle aziende di produzione non si limita a operare nel settore di specializzazione, ma amplia la gamma dei propri prodotti a molti degli ambiti in cui possono essere utilizzate materie prime naturali. Ma il tratto distintivo è la compenetrazione tra attività erboristiche e fitoterapeutiche e fitocosmetiche, segnale appunto di un’integrazione produttiva che va al passo con una domanda diversificata di prodotti - che è anche, come si dice da molte parti, 22 Tabella n. 2.21 Aziende di produzione del settore erboristico/fitoterapeutico per caratterizzazione dell’attività produttiva, 1999 Aziende di produzione - che non svolgono attività in altri settori - che svolgono attività in altri settori: -- cosmesi naturale -- omeopatico --integratori alimentari e dietetici --alimentazione naturale --dei detersivi naturali N. 222 71 151 122 19 73 40 6 % 100 32,0 68,0 80,8 12,6 48,3 26,5 4,0 Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione. Tabella n. 2.22 Aziende di produzione del settore erboristico e fitoterapeutico per tipologia di prodotto offerto, 1999 domanda di uno stile di vita- che queste aziende sono in grado di rappresentare e offrire con i loro prodotti. Si può inoltre osservare che le aziende producono nella maggior parte dei casi fitoderivati semplici, come gli oli essenziali, che possono essere impiegati con diverse finalità d’uso, oppure droghe, cioè specie officinali essiccate, mentre i prodotti più complessi sono appannaggio di una minoranza di aziende. Per completare questa analisi N. % preliminare sulla struttura del settore Droghe 35 15,8 erboristico e fitoterapeutico, uno - derivanti da agricoltura biologica 18 51,4 sguardo alla distribuzione regionale Fitoderivati semplici 100 45,0 - essenze / oli essenziali 54 54,0 degli operatori permette di osservare - estratti 85 85,0 che i produttori sono concentrati in Fitoderivati composti 19 8,6 Totale aziende 222 100,0 Lombardia (28% delle aziende), in Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione. Emilia Romagna (17%), in Piemonte (11%) e in Veneto (10%) e una analoga distribuzione presentano sia gli importatori che i grossisti. Questo fatto può indurci a pensare che una grossa quota dei consumi sia localizzata nelle prime 5-6 regioni indicate nella tabella. Tabella n. 2.23 Aziende del settore erboristico e fitoterapeutico per localizzazione dell’attività, 1999 Produttori Importatori Grossisti Totale N. % N. % N. % N. % Lombardia 62 27,9 26 30,2 3 13,0 91 27,5 Emilia Romagna 37 16,7 10 11,6 8 34,8 55 16,6 Piemonte 25 11,3 7 8,1 2 8,7 34 10,3 Veneto 22 9,9 16 18,6 5 21,7 43 13,0 Lazio 14 6,3 7 8,1 21 6,3 Toscana 14 6,3 1 1,2 2 8,7 17 5,1 Trentino Alto Adige 8 3,6 5 5,8 13 3,9 Liguria 6 2,7 5 5,8 11 3,3 Puglia 6 2,7 6 1,8 Friuli Venezia Giulia 5 2,3 3 3,5 1 4,3 9 2,7 Marche 5 2,3 2 2,3 1 4,3 8 2,4 Sicilia 3 1,4 3 0,9 Umbria 3 1,4 3 0,9 Abruzzo 2 0,9 1 1,2 3 0,9 Basilicata 2 0,9 2 0,6 Calabria 2 0,9 2 0,6 Campania 2 0,9 1 1,2 3 0,9 Sardegna** 1 0,5 1 0,3 Val d'Aosta 1 0,5 1 0,3 Repubblica di San Marino 2 0,9 2 2,3 4 1,2 Totale 222 100,0 86 100,0 23 100,0 330 100,0 Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione. **In Sardegna le aziende che operano nel settore erboristico/fitoterapeutico sono 3, in questa tabella però, per ragioni di omogeneità rispetto alle informazioni delle altre regioni, sono state riportate solo quelle rilevate nelle fonti citate nella sezione metodologica. 23 2.2.2.3 Il settore della cosmesi naturale Nel settore fitocosmetico operano circa 416 aziende, delle quali l’86% svolge un’attività produttiva e il restante 14% attività di importazione e distribuzione. Anche in questo settore, così come già verificato nell’erboristico e fitoterapeutico, le aziende di produzione che operano anche come importatori sono una minoranza (9%), sebbene si tratti molto probabilmente delle imprese più grandi e verticalmente integrate, mentre il 51% delle aziende importatrici effettua anche la distribuzione finale. In questo settore i due ruoli sono quasi coincidenti, sono molto rare quindi le aziende che effettuano solo la distribuzione, mentre più spesso questa funzione viene esercitata dalle importatrici. Tabella n. 2.24 Struttura funzionale delle imprese che operano nel settore fitocosmetico, 1999 Totale N. Aziende di produzione 358 - che effettuano solo la produzione diretta 325 - che distribuiscono anche prodotti di case estere 33 Aziende importatrici 55 - che operano anche come distributori 28 Distributori prodotti cosmesi naturale 3 Totale 416 Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione. % 86,1 90,8 9,2 13,2 50,9 0,7 100,0 Di cui: società di capitale S.p.a. % S.r.l. 26 7,3 140 21 6,5 122 6 18,2 17 4 7,3 29 1 3,6 17 30 7,2 169 % 39,1 37,5 51,5 52,7 60,7 40,6 Tabella n. 2.25 Operatori del settore fitocosmetico per tipologia di prodotto offerta, 1999 Totale N. Aziende di produzione 358 - Prodotti di igiene e cura del corpo 225 - Essenze e profumi 66 - Prodotti per il trucco 72 Aziende importatrici 55 - Prodotti di igiene e cura del corpo 50 - Essenze e profumi 11 - Prodotti per il trucco 8 Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione. % 100,0 62,8 18,4 20,1 100,0 90,9 20,0 14,5 Di cui: società di capitale S.p.a. % S.r.l. 26 7,3 140 19 8,4 87 2 3,0 23 4 5,6 31 4 7,3 29 4 8,0 27 0,0 5 0,0 3 % 39,1 38,7 34,8 43,1 52,7 54,0 45,5 37,5 L’offerta delle aziende di produzione riguarda in prevalenza prodotti per l’igiene e la cura della pelle, dei capelli, ecc. (67%), mentre le essenze e i profumi, così come i prodotti per il trucco hanno un ruolo di minore rilievo (circa il 19%), e la loro offerta viene quindi quasi sempre affiancata a quelle dei prodotti per l’igiene. Ad esempio, tra le 66 aziende che producono prodotti per il trucco, ben 59 producono anche prodotti di igiene e cura per il corpo. Questa caratterizzazione dell’offerta è ancora più marcata tra le aziende importatrici, tra le quali il 91% dispone di prodotti per l’igiene, che evidentemente costituiscono la tipologia di prodotto maggiormente richiesta. 24 Anche in questo settore le relazioni produttive con gli altri ambiti in cui vengono utilizzate N. % materie prime naturali sono Aziende di produzione 358 100,3 molto forti, infatti il 48% delle - che non svolgono attività in altri settori 187 52,4 - che svolgono attività in altri settori: 171 47,9 aziende ha al proprio interno --erboristico e fitoterapeutico 122 71,3 linee produttive che soddisfano --omeopatico 14 8,2 --integratori alimentari 87 50,9 bisogni diversi. Tra queste, il --alimentazione naturale 46 26,9 71% offre anche prodotti --detersivi naturali 22 12,9 Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione. erboristici e fitoterapeutici, il 51% integratori alimentari e il 27% prodotti di alimentazione naturale. La peculiarità del settore consiste comunque nel numero relativamente elevato di imprese che producono anche detersivi naturali, la cui produzione è affiancata soprattutto a quella dei prodotti di igiene e cura per il corpo. Tabella n. 2.26 Aziende di produzione del settore fitocosmetico per caratterizzazione dell’attività produttiva, 1999 La localizzazione delle attività del settore in esame non si discosta, nelle sue caratteristiche generali, a quanto già visto per gli altri settori. La Lombardia è la regione in cui sono concentrate sia le attività di produzione (30%) che di importazione e distribuzione (31%), seguita dall’Emilia Romagna. In Piemonte sono invece localizzate l’11% delle aziende di produzione e il 9% delle importatrici, viceversa in Veneto hanno un peso relativamente elevato le attività di importazione (21%). In generale le regioni del Nord sono comunque quelle che raccolgono la maggior parte degli operatori del settore. Tabella n. 2.27 Aziende del settore fitocosmetico per localizzazione dell’attività, 1999 Produttori N. Lombardia 107 Emilia Romagna 52 Piemonte 40 Veneto 39 Lazio 26 Toscana 26 Liguria 12 Trentino Alto Adige 12 Friuli Venezia Giulia 11 Umbria 9 Marche 5 Puglia 4 Calabria 3 Campania 3 Sicilia 3 Abruzzo 2 Basilicata 1 Val d'Aosta 1 Repubblica di San Marino 2 Totale 358 Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione. 25 % 30,0 14,6 11,2 10,9 7,3 7,3 3,4 3,4 3,1 2,5 1,4 1,1 0,8 0,8 0,8 0,6 0,3 0,3 0,6 100,3 Importatori e distributori N. % 18 31,0 6 10,3 5 8,6 12 20,7 1 1,7 6 10,3 1 1,7 4 6,9 3 5,2 0,0 1 1,7 1 1,7 58 100,0 Totale N. 125 58 45 51 27 32 13 16 14 9 6 4 3 4 3 2 1 1 2 416 % 30,0 13,9 10,8 12,3 6,5 7,7 3,1 3,8 3,4 2,2 1,4 1,0 0,7 1,0 0,7 0,5 0,2 0,2 0,5 100,0 3 GLI ASPETTI DI MERCATO L’analisi degli aspetti di mercato dei prodotti omeopatici, erboristici/fitoterapeutici e della cosmesi naturale è stata condotta attraverso l’esame delle informazioni disponibili in alcune riviste specializzate, quali Erboristeria Domani, l’Erborista, l’Altra medicina, Largo Consumo, e attraverso alcuni studi condotti dalle Associazioni di categoria, quali l’UNIPRO (Unione Nazionale Industrie di profumeria, cosmesi ed affini) e l’AIO (Associazione Italiana Omeopatia), infine con l’impiego delle elaborazioni divulgate dalla Databank S.p.a.. L’analisi effettuata nei paragrafi seguenti mette in evidenza soprattutto una tendenza verso tutto ciò che viene identificato dal consumatore come “naturale”, sia per quanto riguarda le medicine alternative, sia per i prodotti non curativi, ed è proprio questo carattere “naturale” che ha determinato la crescente diffusione di questi settori sia in Europa che nel nostro paese. 3.1 Il mercato dei prodotti omeopatici Il mercato nazionale dei prodotti omeopatici si presenta in continua crescita; esaminando il fatturato nelle farmacie di questa tipologia di rimedi si rileva che nel 1998 le vendite sono state di circa 185 miliardi di lire, con una crescita del 6% nel periodo settembre 1997 – agosto 1998, mentre nel 1996 erano pari a circa 162 miliardi di lire, con un incremento rispetto al precedente anno del 5,2%8 . Il crescente successo dei rimedi omeopatici è segnalato anche dalla diffusione dei punti vendita e dal numero di persone che adottano questa tipologia di cura. Nel 1996 risultavano presenti in Italia circa 16.500 farmacie, di cui 7.500 trattavano prodotti omeopatici. Ancora, secondo le stime dell’AIO al 1999, sono circa 6 milioni gli italiani (pazienti abituali e occasionali) che si curano con l’omeopatia. Tabella n. 3.1 Alcune cifre sull’omeopatia, 1996 Medici italiani prescrittori Fatturato del settore in Italia Incidenza dell’omeopatia sull’industria farmaceutica mondiale Quota dell’Europa sul consumo mondiale di rimedi omeopatici Farmacie italiane che trattano omeopatia Referenze commercializzate sul mercato Fonte: ANIPRO, Largo Consumo n°5/1998 Unità di misura Unità Miliardi di lire Valore % Valore % Unità Unità N. 7.000 135 1 60 7.500 30.000 Questo fenomeno non è ovviamente circoscritto alla sola Italia: il mercato mondiale dell’omeopatia è stato valutato per il 1998 in circa 2.000 miliardi di lire, mentre il mercato europeo, che incide per il 60% sulla domanda mondiale, è stato valutato in 8 Fonte: ADF da Largo Consumo n°5/1997, Associazione Italiana Omeopatia, ANIPRO, FIAMO (www.pharmaffairs.com). 26 circa 1.300 miliardi di lire, con un incremento del 20% rispetto al 1995 e con oltre 50 milioni di pazienti. 3.2 Il mercato dei prodotti erboristici/fitoterapeutici Il fatturato nazionale dei prodotti fitoterapeutici è stato stimato in circa 400 miliardi di lire annui. E’ stato inoltre stimato che gli italiani spendono circa 900 miliardi l’anno per l’acquisto di questa tipologia di prodotti9 , con un tasso di crescita che si aggira intorno all’11% annuo. Facendo un confronto con gli altri paesi, per livello spesa, l’Italia si colloca al quarto posto dopo la Germania, gli Stati Uniti e la Francia, che, con tassi di crescita superiori al 20% annuo, rappresentano i paesi guida del settore. Nel complesso si stima che il mercato della fitoterapia nei Paesi dell’Unione Europea superi i 4 miliardi di dollari (circa 8.000 miliardi di Tabella n. 3.2 Il mercato dei lire), mentre una recente indagine della BBC prodotti fitoterapeutici (pubblicata nell’agosto 1999) effettuata su un Miliardi di lire campione di 1.200 unità, mostrava che il Germania 5.000 Stati Uniti 4.700 numero di persone che si rivolgono alle Francia 2.400 Italia 900 medicine naturali è raddoppiato negli ultimi 6 Regno Unito 450 anni e che la fitoterapia è la terapia più Spagna 340 Olanda 159 utilizzata. Belgio 60 I prodotti fitoterapeutici vengono commercializzati nelle farmacie, nelle erboristerie e nei canali di massa, ma il canale di acquisto privilegiato per il prodotto naturale a base di erbe è l’erboristeria, come risulta da un’indagine condotta per la rivista Largo Consumo, secondo la quale il 52% degli acquirenti di prodotti naturali si rivolge alle erboristerie, il 37% alle farmacie e il rimanente 11% alla grande distribuzione. Fonte: G.G. Riario Sforza, L’Espresso, 4 marzo 1999 Il mercato dei prodotti fitoterapeutici sta quindi rapidamente crescendo; secondo gli esperti di medicine alternative ciò dipende dal fatto che le stesse istituzioni scientifiche internazionali stanno prendendo sempre più in considerazione questo tipo di farmacologia, trattando le erbe alla stessa stregua dei prodotti di farmacologia scientifica. Vengono quindi finanziati studi sempre più approfonditi, i cui risultati cominciano a comparire con maggiore frequenza nelle riviste più importanti. A questo proposito basta pensare che in Germania esiste una Commissione del Ministero della Sanità, composta da medici, chimici e farmacologici, che ha redatto “Le monografie tedesche”, volumi contenenti per ogni singola erba l’elenco delle prove scientifiche effettuate sulla validità di ogni singolo preparato. 9 In cui sono naturalmente incluse le importazioni. 27 3.3 Il settore cosmetico Innanzitutto è necessario premettere che gli aspetti di mercato del settore cosmetico che sono stati considerati, riguardano le informazioni reperite sul settore nel suo complesso senza che sia stato possibile individuare aspetti quantitativi circoscritti al solo segmento della fitocosmesi; è peraltro possibile affermare che il settore fitocosmetico come quello cosmetico risulta in continua espansione. Nel 1997 il mercato cosmetico si è chiuso con un incremento del valore della produzione del 5,2%, mentre l’incremento medio della produzione negli anni 199397 è stato del 3,7%. La crescita è guidata dalle esportazioni (24,4% nell’intero periodo), mentre i consumi interni, dopo il ristagno degli anni 1993-95, hanno ripreso a crescere in modo sostenuto. Tabella n. 3.3 Prodotti cosmetici e prodotti da toeletta, Italia, 1993-97. Valori in miliardi di lire Produzione Esportazione Importazione Consumo Produzione Esportazione Importazione Consumo Fonte: Databank 1993 3.991 470 646 4.167 1994 4.000 651 806 4.155 1995 4.006 802 897 4.101 1996 4.382 997 889 4.273 1997 4.610 1.113 939 4.436 1993-94 0,2 38,5 24,8 -0,3 1994-95 0,2 23,2 11,3 -1,3 1995-96 9,4 24,3 -0,9 4,2 1996-97 5,2 11,6 5,6 3,8 1993-97 3,7 24,4 10,2 1,6 Tabella 3.4 Incidenza sul fatturato delle erboristerie del settore cosmetico, 1998. Negozi intervistati (%) 5.2 13.2 26.2 22.7 20.2 8.3 4.2 Incidenza sul fatturato (%) Da 0 a 10 Da 11 a 20 Da 21 a 30 Da 31 a 40 Da 41 a 50 Da 51 a 60 oltre 60 Se si suddivide il mercato nelle aree dei prodotti cosmetici o di bellezza e dei prodotti da toeletta, il peso della prima è pari al 36,9%, mentre la seconda ammonta al 63,1%. La crescita registrata per le due aree si attesta intorno al 4%. Le previsioni per il breve periodo indicano l’esistenza di un trend positivo: il mercato Fonte: UNIPRO. dovrebbe continuare a crescere, anche se in misura contenuta; il settore è infatti in fase di maturità e le possibilità di espansione del mercato sono legate alla continua sotto - segmentazione della domanda. Bisogna comunque tenere presente che il prodotto cosmetico non rappresenta più per i consumatori italiani un comparto di beni voluttuari, variabile a seconda delle disponibilità del reddito, ma è considerato un comparto di beni di prima necessità. Per quanto riguarda il particolare settore della cosmesi naturale trattato nelle erboristerie, una recente indagine, condotta su 2.359 erboristerie presenti sul 28 territorio nazionale, ha evidenziato quale è l’incidenza del cosmetico sul fatturato complessivo del negozio (tabella 3.4). L’erboristeria è il canale di vendita vincente per quanto riguarda il cosmetico naturale, le cui vendite al consumo sono state stimate per il 1998 in circa 250 miliardi di lire, mentre gli altri canali come la profumeria, il mass market e la farmacia appaiono perdenti rispetto alle capacità di supportare appieno la “naturalità” di questi prodotti, soprattutto per le motivazioni psicologiche che il luogo di acquisto esercita nei confronti dei consumatori. 29 4 LA RICERCA SUL CAMPO: ASPETTI METODOLOGICI 4.1 Gli obiettivi dell’indagine e la costruzione dell’universo di riferimento L’indagine sul campo è finalizzata ad analizzare l’utilizzo industriale dei prodotti intermedi officinali nei settori omeopatico, erboristico/fitoterapeutico e della cosmesi naturale, con l’obiettivo di determinare quali siano le tipologie di prodotti maggiormente richieste e le specie botaniche da cui derivano, sia negli aspetti qualitativi che quantitativi. In coerenza con tali finalità, l’universo di riferimento è rappresentato dalle aziende nazionali che utilizzano gli oli essenziali, gli estratti e le tinture madri nei loro processi di produzione. Per la delimitazione dell’universo si è fatto riferimento all’archivio degli operatori precedentemente delineato, da cui sono state estrapolate le aziende produttrici appartenenti ai tre settori di interesse 10 . Nel complesso sono stati rilevati 501 operatori. E’ necessario specificare che le informazioni presenti nell’archivio riguardavano gli aspetti anagrafici delle aziende (la ragione sociale, l’indirizzo e il numero di telefono), i loro settori di attività definiti sulla base delle tipologie di prodotti offerti e le eventuali altre attività (importazione/distribuzione di prodotti finiti) oltre a quella della produzione, così come ricostruite attraverso gli incroci delle varie fonti11 . Pertanto, l’archivio presentava due ordini di problemi: - da un lato non era possibile identificare in maniera univoca l’attività principale svolta dall’azienda, nel senso che non era esplicito percepire l’attività principale per quelle aziende presenti contemporaneamente in più settori di attività (es. cosmesi naturale e erboristico/fitoterapeutico) o che producevano sia prodotti finiti che intermedi o che ancora oltre alla attività di produzione operavano anche come distributori e/o importatori; - non erano inoltre presenti informazioni quantitative di carattere strutturale (come gli addetti o il fatturato). Dal momento che la conoscenza dell’attività principale e degli elementi strutturali delle aziende costituisce l’elemento fondamentale per poter effettuare una indagine campionaria si è cercato di contattare ed intervistare telefonicamente tutte le 501 aziende. In questo modo è stato possibile controllare la loro attività principale e rilevare le loro caratteristiche quantitative (classe di fatturato, addetti e/o classe di 10 11 Vedi prima, pag. 17 par. 2.1 “Descrizione delle fonti e metodologia di costruzione dell’archivio”. Cfr. nota prec. 30 addetti), oltre a verificare la correttezza delle informazioni anagrafiche (ragione sociale e indirizzo). E’ stato così delineato l’universo di riferimento per l’indagine diretta formato da 214 aziende produttrici12 . La loro ripartizione per settori di attività principale e classe di addetti viene riportata nella Tabella 1. La maggior parte svolge la propria attività principale nel settore della cosmesi naturale, il 26,2% nel settore erboristico/fitoterapeutico e il 5,1% nel settore omeopatico; nella voce “mista” sono comprese quelle aziende che hanno dichiarato più di un settore di attività principale. Per quanto riguarda le classi di addetti è evidente una maggiore presenza di imprese nelle classi più basse, mentre per alcune aziende (14% del totale) non è stato possibile reperire questa informazione e pertanto sono state collocate nello classe/strato “non disponibili” e campionate come tali. Tabella 1 Universo - Aziende stratificate per settore di attività principale e classi di addetti Classi di addetti Fino a 5 Da 6 a 9 Oltre 10 Non disponibili Totale Composizione % 4.2 Cosmesi naturale 51 20 35 12 118 55,1 Attività principale Erboristica Omeopatica fitoterapeutica 22 12 12 10 56 26,2 1 3 6 1 11 5,1 Mista 10 1 11 7 29 13,6 Totale Composizione % 84 36 64 30 214 100,0 39,3 16,8 29,9 14,0 100,0 Modalità e strumento di rilevazione Una volta definito l’universo di riferimento l’attenzione si è spostata sullo strumento da utilizzare per la rilevazione dei dati. Le tecniche utilizzabili per le ricerche di questo tipo sono essenzialmente tre: intervista diretta, intervista telefonica e questionario postale. Si è scelto di utilizzare un questionario da spedire per via postale, e tale scelta è stata indotta da molteplici considerazioni. Innanzitutto questa tecnica è molto utile quando si devono raccogliere una grande quantità di informazioni molto dettagliate che richiedono una riflessione attenta e/o 12 La sintesi e le motivazioni di esclusione delle restanti aziende sono riportate nella tabella successiva. Universo Aziende Produttrici Aziende escluse dall'universo: - attività diversa da quella di interesse - imprese cessate, in liquidazione o irreperibili - aziende che non rilasciano alcuna informazione Totale operatori (produttori) da nostro archivio: Valori assoluti Valori % 214 42,7 287 57,3 168 33,5 41 8,2 78 15,6 501 100,0 31 la consultazione di altre fonti (l’intervistato ha quindi la possibilità di dedicarsi alla compilazione del questionario nel momento che ritiene più opportuno senza sentirsi forzato dalla presenza dell’intervistatore). L’utilizzo dell’intervista sia diretta che telefonica avrebbe inoltre comportato un grosso dispendio di tempo e di risorse finanziarie, mentre il questionario postale riduce questi inconvenienti. L’invio postale del questionario implica peraltro essere consapevoli del fatto che la perdita di unità in fase di raccolta di dati, legata soprattutto alla bassa percentuale di ritorni che caratterizza questo strumento, può essere ingente. Per ovviare, almeno in parte, a tale inconveniente sono stati adottati diversi accorgimenti. Anzitutto per quanto attiene alla forma del questionario, per semplificarne l’utilizzo, è stata fatta la scelta di preordinare le possibili risposte ad ogni domanda pur lasciando la massima libertà di compilazione mediante la possibilità di risposta aperta per ciascun quesito. In secondo luogo il questionario è stato accompagnato da una lettera di presentazione in cui si specificavano gli scopi della ricerca e da una busta indirizzata ed affrancata da utilizzare per la restituzione dello stesso. Inoltre, come in quasi tutte le indagini postali, è stato predisposto un piano di solleciti che di norma consente di aumentare considerevolmente il tasso di rientro dei questionari. Il piano dei solleciti è stato inizialmente effettuato quando il rientro dei questionari ha cominciato a diminuire con regolarità. Per quanto riguarda lo strumento di rilevazione è stato costruito un questionario, predisposto in modo da garantire una continuità logica tra le 41 domande che lo compongono e suddiviso in tre sezioni al fine di individuare gli aspetti principali che caratterizzano il fenomeno. Nella prima Sezione del questionario sono stati rilevati gli aspetti anagrafici e strutturali dell’azienda (il numero di addetti, il fatturato). La seconda Sezione è stata strutturata al fine di comprendere il tipo di attività svolto dall’azienda e quindi capire se l’azienda svolga, oltre ad una attività di produzione finale, anche attività di coltivazione di piante officinali e di produzione di derivati. L’ultima Sezione è finalizzata alla individuazione dei prodotti derivati da piante officinali attualmente utilizzati dall’azienda e/o di loro potenziale interesse e le specie botaniche da cui derivano. E’ stato pertanto predisposto un elenco di piante officinali tenendo conto della loro importanza a livello regionale oltre che della loro riproducibilità e della loro richiesta sul mercato nazionale; nella definizione sono stati coinvolti alcuni esperti di settore e gli operatori locali che facevano parte del progetto pilota. Sono state inoltre inserite delle schede di approfondimento al fine di identificare le caratteristiche chimiche, morfologiche ed organolettiche dei prodotti derivati che le aziende ritenevano più interessanti. 32 Nella parte conclusiva della sezione sono stati considerati gli aspetti relativi al rapporto delle aziende con i propri fornitori, il loro interesse per i prodotti sardi e la loro disponibilità ad essere contattati direttamente dagli operatori locali. In questo modo è stato possibile arrivare a delle considerazioni di massima su quali siano le preferenze delle aziende intervistate circa le modalità di contatto con i fornitori e la loro disponibilità. Infine il questionario è stato sottoposto a pre-test agli operatori sardi del settore prima di essere somministrato nella sua stesura definitiva, per verificare, modificare o eliminare le domande che potevano risultare poco chiare o non finalizzate agli obiettivi dell’indagine. L’indagine sul campo si è svolta nell’arco di tempo compreso tra il 14 settembre 2000 e il 28 febbraio 2001. Una volta predisposto il questionario definitivo, si è provveduto ad inviarlo al campione delle imprese prescelto e alle imprese appartenenti alla lista supplettiva, costruite come spiegato nel paragrafo successivo. 4.3 Il campionamento L’indagine sul campo è stata condotta applicando la metodologia del campionamento stratificato. Questa scelta è stata guidata dalla presenza di uno specifico obiettivo di cui tenere conto (la stima della domanda industriale dei derivati officinali) e quindi dalla esigenza di legare il nostro obiettivo alle caratteristiche dell’universo da cui è influenzato: l’attività principale e una·variabile dimensionale. L’universo di riferimento è stato pertanto stratificato per settore di attività principale e classe di addetti (come descritto nel precedente paragrafo 4.1 e riepilogato nella tabella 1). Il piano di campionamento ha previsto l’estrazione di un campione di 69 aziende (30% sul totale dell’universo) applicando il criterio della allocazione proporzionale secondo cui la proporzione con la quale le unità compaiono nel campione è la stessa della popolazione. Le aziende sono state estratte casualmente sulla base di una lista ordinata per ragione sociale (selezione sistematica), stratificata per settore di attività economica e classe dimensionale misurate in termini di addetti. Le unità da campionare sono state selezionate una ogni tante, a partire da una determinata casualmente; il passo di campionamento (K), salto che si effettua tra due unità selezionate è stato determinato in base al rapporto tra la numerosità (N=214) della lista e quella del campione da estrarre (n=69); la posizione d’ordine dell’unità dalla quale partire con la selezione sistematica è un numero scelto a caso tra 1 e K. Il piano di campionamento viene riportato di seguito nella tabella 2. 33 Tabella 2 Piano di campionamento Classe di addetti Cosmesi naturale Fino a 5 Da 6 a 9 Oltre 10 Non disponibili Totale 16 6 11 4 37 Attività principale Erboristica Omeopatica fitoterapica 7 4 4 3 18 Mista Totale 3 2 2 2 9 27 12 20 10 69 1 1 2 1 5 Un fenomeno frequente in questo tipo di indagini è la mancata collaborazione dell’intervistato (mancata risposta al questionario); per evitare di diminuire la precisione desiderata dei risultati si costituisce, in genere, una lista suppletiva. Nel caso di selezione sistematica, si possono includere nel campione le unità che occupano le posizioni adiacenti alle unità campionate. In questo modo nel caso si verifichino mancate risposte si sostituisce l’unità individuata nel processo ordinario di estrazione con quella già designata dalla precedente estrazione. In questo modo la probabilità di selezionare quella unità restano invariate. E’ stata pertanto predisposta una lista di riserva di 32 aziende, stratificate per settore e classe di addetti come riportato nella tabella seguente. Tabella 3 Piano di campionamento - lista suppletiva Classe di addetti Fino a 5 Da 6 a 9 Oltre 10 Non disponibili Totale Cosmesi naturale 8 3 5 2 18 Attività principale Erboristica fitoterapica Omeopatica Mista Totale 3 2 2 1 8 1 1 2 1 2 1 4 12 6 10 4 32 Come già detto, inizialmente sono stati estratti due campioni, ovvero una prima lista e una di riserva da cui attingere nell’eventualità che quella iniziale non fosse sufficiente a raggiungere il numero di interviste previsto. Successivamente, dato l’elevato numero di cadute tecniche che si sono registrate sui primi due, si è reso necessario estendere l’indagine ad una terza lista che comprendeva la rimanente parte dell’universo oggetto d’indagine. Il tasso totale di rientro dei questionari è stato del 13,1%, ciò significa che su 214 questionari inviati per posta solo 28 sono stati compilati e resi. L’obiettivo che caratterizza lo svolgimento di qualsivoglia indagine campionaria è quello di osservare un numero limitato di casi per poi estendere alla popolazione di provenienza i risultati emersi dalla rilevazione parziale. In riferimento alla nostra indagine, la difficoltà principale è stata reperire le imprese campionate e quindi si è 34 reso necessario utilizzare la lista completa dell’universo. Questa difficoltà rinvia ad una considerazione di natura metodologica relativa allo schema di campionamento. Diversamente da quanto predisposto all’inizio, il campione osservato non presenta carattere di casualità pochè è venuto a mancare il requisito di equiprobabilità di inclusione nel campione, sono state infatti intervistate le sole aziende che hanno accettato di collaborare all’indagine. Lo schema di campionamento può essere definito dunque come non probabilistico, ma articolato secondo la logica di un campione stratificato sotto l’assunto che le caratteristiche o le variabili di stratificazione (attività principale e classe di addetti) siano distribuite uniformemente nell’universo di riferimento. Ai fini della ricerca si è reso quindi necessario verificare se il gruppo delle aziende che hanno risposto al questionario rifletta l’intero universo. Per verificare se il campione considerato possa rappresentare l’universo delle aziende è stata misurata la diversità tra le due distribuzioni, riferita ai due caratteri prescelti (attività principale e classe di addetti), utilizzando l’indice semplice relativo di dissomiglianza 13 che è risultato essere uguale a 0,39 . Questo risultato ci permette di affermare che le due distribuzioni congiunte, riguardanti i due caratteri, sono simili (tabella 6). Tabella 4 Universo delle aziende e totale dei rispondenti Classe di addetti Fino a 5 Da 6 a 9 Oltre 10 Non disponibile Totale Cosmesi naturale U C 51 6 20 3 35 4 12 1 118 14 attività principale Erboristica Omeopatica fitoterapica U C U C 22 3 1 12 5 3 1 12 1 6 10 1 56 9 11 1 Mista U 10 1 11 7 29 Totale C 1 1 1 1 4 U* 84 36 64 30 214 C** 10 10 6 2 28 *U = universo **C = campione (rispondenti) Ciononostante, la rilevazione empirica ha risentito dell’influsso di un’insieme di fattori esogeni fonti d’errore, che sfuggono in parte alle possibilità di controllo dei ricercatori, tali da non consentire di procedere alla generalizzazione statistica dei risultati all’universo delle imprese del settore delle piante officinali nazionali. Si tratta comunque di una indagine che fornisce interessanti elementi informativi, stimolanti spunti di riflessione su un insieme diversificato di aspetti inerente la componente imprenditoriale/aziendale del comparto. 4.4 La sistemazione dei dati In questa fase, rientrano tutte quelle operazioni mediante le quali le singole informazioni raccolte sulle unità statistiche sono state aggregate e strutturare per la successiva fase di analisi. 13 L’indice varia tra 0 e 1, si veda Giuseppe Leti, Statistica descrittiva, pag.529, Il Mulino 35 Innanzitutto si è proceduto alla predisposizione del piano di codifica del questionario, dove le informazioni sono state tradotte in numeri e lettere per semplificarne la registrazione al momento dello spoglio dei dati. Sono stati dunque fissati i codici per tutte le domande a risposta chiusa ed è stata predisposta una banca dati, utilizzando il software Microsoft Access ’97, che riprende la medesima struttura per sezioni del nostro questionario e che permette di richiamare le informazioni registrate sia per singola azienda che per aggregati. Successivamente abbiamo sottoposto i dati raccolti ad una revisione quantitativa e qualitativa, accertando in questo modo la loro coerenza nelle varie parti del questionario. Con la revisione quantitativa abbiamo verificato che le quantità fornite sugli impieghi dei prodotti derivati, anche per singole tipologie, non presentassero incongruenze con gli ammontari degli acquisti e delle produzioni proprie. Negli aspetti qualitativi è stata invece controllata la coerenza logica delle fasi di lavorazione. Tutte le aziende del campione utilizzano i prodotti derivati per la loro produzione finale, pertanto i derivati dovevano essere acquistati o autoprodotti e, per questi ultimi doveva risultare una entrata (coltivazione, raccolta dello spontaneo, acquisto) di piante officinali. Per quanto riguarda la diffusione dei dati, il titolare della banca dati e del rapporto di studio è il Consorzio 21, il quale è anche responsabile del trattamento e della sicurezza dei dati nel rispetto della Legge n° 675/96. I dati, elaborati in forma aggregata, costituiscono parte integrante del presente rapporto di studio e saranno utilizzati dal Consorzio 21 per il compimento dei suoi fini istituzionali. 36 5 5.1 LA RICERCA SUL CAMPO: I RISULTATI Introduzione La ricerca sul campo ha permesso di individuare i principali elementi informativi sulle tipologie di derivati (oli essenziali, estratti, tinture madri) e sulle specie botaniche di maggiore significato per le aziende di produzione dei tre settori. Tali risultati costituiscono la base di partenza per la successiva fase del progetto riguardante la messa a punto, per una selezione di specie botaniche, di protocolli di lavorazione e trasformazione di alcuni fra i prodotti individuati. Il rapporto di studio è stato organizzato seguendo la struttura logica del questionario, riportando i risultati delle elaborazioni delle 3 sezioni. Sono state inoltre inserite alcune elaborazioni di particolare importanza per gli obiettivi del progetto riguardanti incroci di informazioni provenienti da differenti sezioni del questionario. Le prime due sezioni del rapporto permettono di conoscere le caratteristiche principali e l’attività svolta dalle aziende rispondenti, fornendo una base interpretativa per la successiva sezione che assolve alle finalità conoscitive del progetto. Nella terza sezione vengono infatti riportati i principali elementi scaturiti dalla rilevazione e attinenti gli aspetti qualitativi (tipologia di derivato, specie botanica e caratteristiche chimico - qualitative) e quantitativi (produzione, acquisti, utilizzi) dei prodotti derivati da piante officinali impiegati nella produzione di fitocosmetici, di prodotti erboristici/fitoterapici e omeopatici. Nella parte conclusiva della sezione vengono considerati gli aspetti relativi al rapporto delle aziende con i propri fornitori, il loro interesse per i prodotti sardi e la loro disponibilità ad essere contattati direttamente dagli operatori locali. In questo modo è possibile effettuare alcune considerazioni di massima su quali siano le preferenze delle aziende intervistate circa le modalità di contatto con i fornitori e la loro apertura verso nuovi fornitori. 5.2 Le caratteristiche delle aziende rispondenti Le informazioni scaturite dalla ricerca sul campo sono ovviamente connesse alle caratteristiche delle aziende rispondenti e pertanto conoscere la loro ripartizione per attività principale e classi dimensionali, la loro localizzazione, l’anno di inizio di attività e così via, fornisce degli indispensabili strumenti interpretativi. Si pensi semplicemente al fatto che la distribuzione secondo l’attività principale dell’impresa fornisce indicazioni sulle motivazioni per cui alcune tipologie di derivati, o alcune specie botaniche, vengono maggiormente segnalate ed utilizzate nella produzione dei 37 prodotti finiti, mentre la dimensione d’impresa è la variabile di scala che consente di interpretare le risposte quantitative disponibili. Per tali ragioni, tutte le elaborazioni predisposte in questo rapporto sono state strutturate per classi di fatturato e settore di attività principale. Come si può rilevare nella tabella che segue, il 43% delle aziende svolge la propria attività principale nel settore della cosmesi naturale, il 32% nel settore erboristico/fitoterapico, il 4% nell’omeopatico, mentre il 21% rientra nella classe “mista”, poiché non opera in maniera prevalente in nessuno dei tre settori indicati. Per quanto concerne i livelli di fatturato la maggior parte (86%) dei rispondenti consegue un fatturato inferiore ai 5 miliardi di lire. E’ quindi naturale che i risultati della rilevazione rispecchino con più fedeltà le richieste delle aziende cosmetiche di piccole e medie dimensioni. Tabella 5 Le aziende rispondenti per classe di fatturato e attività principale classe di fatturato Fino ad 1 miliardo Da 1 a 5 miliardi Da 5 a 10 miliardi Da 10 a 100 miliardi Oltre 100 miliardi Totale Composizione % Cosmesi naturale 5 4 2 1 12 42,9 Attività principale Erboristica Omeopatica fitoterapica 4 1 5 9 1 32,1 3,6 Mista Totale 4 1 1 6 21,4 14 10 1 2 1 28 100,0 Composizione % 50,0 35,7 3,6 7,1 3,6 100,0 Le informazioni rilasciate dalle aziende riguardanti l’anno di inizio della loro attività, i dipendenti, la forma giuridica, la localizzazione e la loro appartenenza a gruppi, strutturate per classi di fatturato e attività principale, vengono sintetizzate nella tabella 6 e nella tabella 7, mentre alcune specifiche sulla ripartizione territoriale per regione sono evidenziate nelle tabelle 8 e 9. Il 43% dei rispondenti ha iniziato l’attività negli anni ’90, il 75% ha meno di 10 dipendenti, si tratta per il 64% di società di capitali che, nel 50% dei casi, sono localizzate nel nord ovest d’Italia, in particolare in Lombardia (43%) ed in Liguria (7%). Andando a vedere l’appartenenza o meno a gruppi di imprese, solo 3 aziende (11%) ne fanno parte e l’azienda capogruppo è comunque nazionale. 38 Tabella 6 Le caratteristiche delle aziende, per classi di fatturato (domande 1.1, 1.2, 1.3) Fino a 1 Da 1 a 5 miliardo miliardi Aziende rispondenti: - inizio attività anni 60 e 70 anni 80 anni 90 mancata risposta - classe di dipendenti 1 2 3-5 6-9 10-19 20-99 oltre 100 - forma giuridica SRL SPA SNC DI SAS - aree geografiche nord occidentale nord orientale centrale meridionale - gruppi di aziende - appartenenza ad un gruppo è un'azienda capogruppo è un'azienda partecipante è un'azienda partecipata - non appartengono ad alcun gruppo - mancata risposta Classi di fatturato Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100 miliardi miliardi miliardi Totale Composizione % 14 10 1 2 1 28 100,0 1 4 8 1 2 4 3 1 1 - 1 1 - 1 - 3 11 12 2 10,7 39,3 42,9 7,1 2 3 5 4 - 1 6 3 - 1 - 2 - 1 2 3 6 10 4 2 1 7,1 10,7 21,4 35,7 14,3 7,1 3,6 5 1 3 4 1 8 2 - 1 - 1 1 - 1 - 15 3 5 4 1 53,6 10,7 17,9 14,3 3,6 6 6 2 - 5 2 2 1 1 - 2 - 1 - 14 9 4 1 50,0 32,1 14,3 3,6 1 1 12 1 7 3 1 - 1 1 1 - 1 1 - 3 1 1 1 21 4 10,7 39 75,0 14,3 Tabella 7 Le caratteristiche delle aziende, per attività principale (domande 1.1, 1.2, 1.3) Attività principale Cosmesi Erboristica Omeopatica Mista Totale Composizione naturale fitoterapica % Aziende rispondenti: - inizio attività anni 60 e 70 anni 80 anni 90 mancata risposta - classe di dipendenti 1 2 3-5 6-9 10-19 20-99 Oltre 100 - forma giuridica SRL SPA SNC DI SAS - aree geografiche Nord occidentale Nord orientale Centrale M eridionale - gruppi di aziende - appartenenza ad un gruppo è un'azienda capogruppo è un'azienda partecipante è un'azienda partecipata - non appartengono ad alcun gruppo - mancata risposta 12 9 1 6 28 100,0 1 5 6 - 1 4 3 1 1 - 1 2 2 1 3 11 12 2 10,7 39,3 42,9 7,1 1 1 3 3 1 2 1 1 2 1 - 3 1 2 - 2 3 6 10 4 2 1 7,1 10,7 21,4 35,7 14,3 7,1 3,6 5 3 1 2 1 5 2 2 - 1 - 4 2 - 15 3 5 4 1 53,6 10,7 17,9 14,3 3,6 9 2 1 - 2 4 2 1 1 - 2 3 1 - 14 9 4 1 50,0 32,1 14,3 3,6 2 1 1 1 5 3 1 - 6 - 3 1 1 1 21 4 10,7 1 9 1 5 1 - 40 75,0 14,3 Tabella 8 La localizzazione della aziende rispondenti, per classi di fatturato Aree geografiche Fino a 1 Da 1 a 5 miliardo miliardi Classe di fatturato Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100 miliardi miliardi miliardi Totale Composizione % Italia Nord occidentale - Liguria - Lombardia 6 6 5 2 3 - 2 2 1 1 14 2 12 50,0 7,1 42,9 Italia Nord orientale - Emilia Romagna - Trentino Alto Adige 6 6 - 2 1 1 1 1 - - - 9 8 1 32,1 28,6 3,6 Italia Centrale - Toscana 2 2 2 2 - - - 4 4 14,3 14,3 14 1 1 10 1 2 1 1 1 28 3,6 3,6 100,0 Mista Totale Composizione % Italia meridionale - Puglia Totale Tabella 9 La localizzazione della aziende rispondenti, per attività principale Aree geografiche Cosmesi naturale Attività principale Erboristica Omeopatica fitoterapica Nord occidentale - Liguria - Lombardia 9 1 8 2 1 1 1 1 2 2 14 2 12 50,0 7,1 42,9 Nord orientale - Emilia Romagna - Trentino Alto Adige 2 1 1 4 4 - - 3 3 - 9 8 1 32,1 28,6 3,6 Italia Centrale - Toscana 1 1 2 2 - 1 1 4 4 14,3 14,3 12 1 1 9 1 6 1 1 28 3,6 3,6 100,0 Italia meridionale - Puglia Totale 41 5.3 L’attività dell’azienda La sezione 2 del questionario è stata strutturata in maniera da poter acquisire indicazioni sulla posizione ricoperta dalle aziende nelle diverse fasi della filiera produttiva. Anche la presentazione dei risultati è stata fatta seguendo la stessa logica, per cui nel paragrafo successivo vengono esaminate le caratteristiche dell’approvvigionamento delle materie prime, mentre nel paragrafo 2.2 quelle relative ai prodotti intermedi, cioè ai cosiddetti derivati. Di seguito vediamo preliminarmente come si distribuiscono le imprese nelle diverse attività di filiera. Le risposte sono state strutturate per attività principale svolta dall’azienda (tabella 10). Tutte le aziende che hanno partecipato all’indagine acquistano prodotti derivati, mentre il 53,6% realizza anche una produzione propria 14 . L’approvvigionamento delle materie prime necessarie per la produzione degli oli essenziali, degli estratti e delle tinture madri, viene effettuato per lo più attraverso il mercato, al quale ricorrono il 73,3% delle aziende (11 su 15). In pochi casi la fornitura avviene per vie differenziate attraverso la coltivazione o la raccolta di specie spontanee. Tabella 10 Approvvigionamento di materie prime, acquisto e produzione di derivati per attività principale delle aziende (domande 2.1, 2.2, 2.3, 2.4, 2.5,) Cosmesi naturale Aziende che: - acquistano derivati - producono derivati: - acquistano piante officinali - raccolgono o coltivano piante officinali - mancata risposta 12 12 6 4 1 1 Attività principale Erboristica Omeopatica Mista Totale fitoterapica 9 9 6 4 1 1 1 1 1 1 - 6 6 2 2 - 28 28 15 11 2 2 Nei paragrafi seguenti sono riportate le informazioni quantitative disponibili, relative sia alle acquisizioni di materie prime (§ 5.3.1) sia all’acquisto e produzione di derivati (§ 5.3.2). 14 E’ necessario però ricordare che una parte della produzione propria dei derivati viene comunque destinata direttamente al mercato e quindi non è inserita nei loro processi di produzione. 42 5.3.1 L’approvvigionamento di piante officinali Nonostante l’esiguo numero di osservazioni disponibili non renda possibile una stima dei fabbisogni di piante officinali, si possono individuare alcuni interessanti elementi di analisi. La maggior parte degli acquisti di piante officinali (70,6%) viene fatta a livello nazionale, anche se bisogna considerare che le aziende potrebbero acquistare i derivati non prodotti in Italia da grossisti/importatori italiani. In media le aziende intervistate hanno acquisito circa 870 kg di piante officinali “in secco”, circa 600 kg tramite raccolta dello spontaneo, più di 1.100 kg tramite l’acquisto diretto da esterni. Le aziende completamente integrate, che cioè includono al proprio interno tutte le attività produttive a partire dalla coltivazione sono praticamente assenti, infatti le due aziende che si approvvigionano anche tramite la coltivazione in proprio lo fanno per ammontari esigui rispetto all’approvvigionamento mediamente effettuato per le altre vie. Tabella 11 Aziende e quantità acquisite per tipologia di approvvigionamento di piante officinali (domande 2.1, 2.2, 2.3) Aziende N° % Aziende rispondenti: - raccolta dello spontaneo - coltivazione -- con metodo biologico -- con metodo tradizionale -acquisto -- dall'Italia -- dall'estero 28 7 4 16 Quantità acquisite Quantità medie N° risposte Kg in secco Kg in secco 100,0 25,0 14,3 18 5 2 1 1 11 9 9 57,1 15.680 3.320 80 50 30 12.280 5.139 2.141 871 664 40 50 30 1.116 571 238 % 0,3* 0,3* 70,6 29,4 *ettari 5.3.2 L’acquisto e la produzione dei prodotti derivati Capire se le aziende svolgono, oltre alla produzione di cosmetici naturali, di prodotti erboristici/fitoterapici e omeopatici, anche la produzione dei prodotti derivati necessari, permette di valutare meglio le informazioni qualitative e quantitative disponibili, fornendo indicazioni sui loro fabbisogni. Per quanto riguarda le tipologie di derivato acquistate e prodotte, è necessario ricordare che la ritrosia delle aziende a comunicare dati di tipo quantitativo ha reso opportuno specificare il numero dei rispondenti a cui si riferiscono le quantità rilevate. Le aziende che hanno indicato i quantitativi sugli acquisti di derivati, sono 21 sulle 28 rispondenti, mentre quelle che hanno fornito i dati sulla produzione propria sono 10. 43 La prevalenza degli acquisti e delle produzioni riguarda la voce altri estratti (idroalcolici, macerati, ecc.) con una percentuale rispettivamente del 57,4% sul totale degli acquisti e del 71% sul totale della produzione propria. Le tinture madri vengono prevalentemente autoprodotte (7.600 kg di produzione propria dichiarata contro 10 kg di acquisti), mentre per gli oli essenziali la situazione si capovolge con una prevalenza degli acquisti pari a 3.655 kg, su una produzione propria di 82 kg. I valori maggiori di acquisto e produzione sono stati rilevati tra le aziende con un volume di fatturato compreso tra 1 e 5 miliardi di lire, probabilmente si tratta di imprese che hanno superato quella soglia di attività minima che può rendere conveniente anche una diversificazione/integrazione delle attività (ricordiamo infatti che le aziende intervistate producono prodotti finiti, cioè prodotti cosmetici, erboristici e omeopatici destinati al mercato finale), mentre le aziende più grandi sono in numero troppo esiguo e quindi i risultati potrebbero essere condizionati. Tabella 12 Acquisti e produzione di derivati per tipologia di prodotto e classi di fatturato quantità in kg (domanda 2.4, 2.5) - Estratti concentrati o secchi - Altri estratti (idroalcolici, macerati, ecc.) - Tinture madri - Olio essenziale - Altro Totale % di riga - Estratti concentrati o secchi - Altri estratti (idroalcolici, macerati, ecc.) - Tinture madri - Oli essenziali - Altro (oleoliti) Totale % di riga classi di fatturato Fino a 1 Da 1 a 5 Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100 totale % di miliardo miliardi miliardi miliardi miliardi colonna Acquisto 1.580 3.700 500 2.200 15 7.995 28,5 585 9.500 5.000 1.000 16.085 57,4 10 10 0,0 795 1.960 200 700 - 3.655 13,0 300 300 1,1 2.970 15.460 700 7.900 1.015 28.045 100,0 10,6 55,1 2,5 28,2 3,6 100,0 Produzione propria 3.780 27.500 - 31.280 71,0 1.600 6.000 - 7.600 17,2 82 82 0,2 100 5.000 - 5.100 11,6 5.562 38.500 - 44.062 100,0 12,6 87,4 - 100,0 La considerazione congiunta degli acquisti e della produzione propria dei prodotti derivati può fornire alcune indicazioni di massima sui fabbisogni di derivati delle aziende rispondenti. Nel complesso, le aziende che hanno partecipato all’indagine hanno una produzione propria ingente rispetto agli acquisti (il 57,1% in più), sebbene non su tutti i derivati. Le aziende infatti acquistano dall’esterno il 100% degli estratti concentrati o secchi e pressoché tutti gli oli essenziali di cui hanno bisogno (la produzione ammonta al 2,2% degli acquisti), mentre producono in proprio le tinture madri. Peculiare e di difficile interpretazione è il rapporto acquisti/produzione nel caso degli altri estratti (macerati, estratti idroalcolici, etc.), che costituiscono il 71,0% del totale della produzione e il 57,4% del totale degli acquisti, ma la produzione è superiore agli acquisti del 94,5%. 44 Tabella 13 Acquisti e produzione di derivati, per tipologia di prodotto e attività principale quantità in kg (domanda 2.4, 2.5) - Estratti concentrati o secchi - Altri estratti (idroalcolici, macerati, ecc.) - Tinture madri - Oli essenziali - Altro Totale % di riga - Estratti concentrati o secchi - Altri estratti (idroalcolici, macerati, ecc.) - Tinture madri - Oli essenziali - Altro (oleoliti) Totale % di riga Attività principale Cosmesi Erboristica Omeopatica Mista naturale fitoterapica Acquisto 2.765 3.200 30 2.000 6.145 9.550 50 340 10 2.000 600 30 1.025 300 11.210 13.350 120 3.365 40,0 47,6 0,4 12,0 Produzione propria 500 28.300 80 2.400 500 6.400 700 22 50 10 5.100 1.022 39.850 780 2.410 2,3 90,4 1,8 5,5 Totale % di colonna 7.995 16.085 10 3.655 300 28.045 100,0 28,5 57,4 0,0 13,0 1,1 100,0 31.280 7.600 82 5.100 44.062 100,0 71,0 17,2 0,2 11,6 100,0 Tabella 14 Prezzi medi degli acquisti di derivati per classe dimensionale, attività economica principale e tipologia di derivato N° aziende Estratti secchi o concentrati Altri estratti Oli essenziali 11 58.600 17.200 86.200 Fino a 1 miliardo Da 1 a 5 miliardi Da 50 a 100 miliardi 7 3 1 46.800 150.000 44.000 21.200 18.300 83.200 88.000 Cosmesi naturale Erboristico/fitoterapico Mista 4 3 4 50.000 150.000 46.700 18.000 21.600 48.900 95.000 109.000 51.800 Acquisti derivati per caratteristica dell’azienda I prezzi medi di acquisto dei derivati variano in proporzione alla domanda esistente nel mercato e alle caratteristiche del prodotto. In linea di massima, i prezzi più elevati vengono pagati per l’acquisto di oli essenziali, seguiti dagli estratti concentrati o secchi e infine dagli altri estratti. In alcuni casi comunque, prodotti particolari riescono a spuntare prezzi decisamente più elevati della media per prodotto. Dal punto di vista di un potenziale fornitore quindi, sembrano esistere spazi di vendita soprattutto tra gli estratti concentrati o secchi (quasi 8.000 kg acquistati per un prezzo medio di £ 58.600) e tra gli oli essenziali (3.655 kg acquistati per un prezzo medio di £ 86.200). La produzione propria di derivati (tabella 15) viene destinata prevalentemente al mercato (84,5%) e solo in piccola parte (11,7%) reimpiegata nei processi di produzione interni. Se consideriamo le tipologie di derivato prodotto notiamo inoltre 45 che la destinazione al mercato rispetto alle altre due modalità è preponderante nelle varie tipologie ad esclusione degli oli essenziali, dove sussiste un maggiore equilibrio tra prodotto derivato destinato al mercato e al consumo interno. Tabella 15 Destinazione della produzione di derivati per tipologie di prodotto, quantità in Kg (domanda 2.5, 2.5a) Destinazione: - M ercato - Azienda stessa - Altre aziende Totale Altri estratti (idroalcolici, macerati, ecc.) Kg. 25.498 4.806 976 31.280 Tinture madri % Kg. 81,5 6.680 15,4 250 3,1 670 100,0 7.600 Oli essenziali Altro (oleoliti) % Kg. % Kg. 87,9 3,3 8,8 100,0 42 40 82 51,2 48,8 100,0 5.030 70 5.100 Totale % Kg. % 98,6 37.250 84,5 1,4 5.166 11,7 - 1.646 3,7 100,0 44.062 100,0 Un’ultima considerazione riguarda la provenienza degli acquisti dei derivati. Tutte le aziende acquistano i prodotti derivati da operatori nazionali mentre solo il 23,8% effettuano anche importazioni, anche se, come detto in precedenza, bisogna tenere presente che tali acquisti potrebbero essere fatti da grossisti importatori. Tabella 16 Provenienza degli acquisti di derivati (domanda 2.4c) N° aziende - Nazionale - Nazionale ed estera 16 5 21 Totale 5.4 % 76,2 23,8 100,0 I prodotti derivati e le specie botaniche Dopo le elaborazioni sugli acquisti e sulla produzione dei prodotti derivati espresse nei precedenti paragrafi, le tipologie di derivati utilizzati dalle aziende per la produzione finale e le specie botaniche da cui provengono, vengono esaminate con l’intento di ottenere orientamenti e indicazioni sugli oli essenziali, estratti e tinture madri per specie botaniche di maggiore impiego e sulle caratteristiche chimiche, morfologiche ed organolettiche richieste. Essi costituiscono il risultato dell’incrocio e della elaborazione delle informazioni riguardanti l’acquisto e la produzione di derivati provenienti dalla Sezione 3 - I prodotti derivati da piante officinali utilizzati nella produzione con le risposte relative alla Sezione 2 - L’attività dell’azienda. Ricordiamo che le specie botaniche indicate dalle aziende sono state selezionate a partire da un elenco di piante presenti o potenzialmente coltivabili in Sardegna, 46 incluso nel questionario. Solo in alcuni casi le aziende hanno spontaneamente segnalato specie non presenti nell’elenco. I dati relativi agli oli essenziali, agli estratti e alle tinture madri sono stati analizzati dapprima separatamente, coerentemente con quanto previsto dal progetto, per poi successivamente procedere ad alcune aggregazioni, che vanno oltre il derivato per focalizzare l’attenzione sulle piante maggiormente segnalate e utilizzate dalle aziende. Anche in questo caso le elaborazioni sono state strutturate per classi di fatturato e settore di attività principale, in modo da fornire una chiave interpretativa delle risposte quantitative disponibili. 5.4.1 I prodotti derivati utilizzati per specie botanica 5.4.1.1 Gli oli essenziali Dall’analisi congiunta delle informazioni quantitative e qualitative disponibili relative alla produzione, agli acquisti ed agli utilizzi degli oli essenziali per specie botanica, sono ricavabili le varietà botaniche di maggiore interesse per le aziende di produzione finale. Poiché non tutti i questionari sono stati compilati in modo completo abbiamo inserito nella tabella 17 uno schema esplicativo sul numero di aziende che hanno fornito le informazioni (acquisti e produzione) quantitative per gli oli essenziali e nella tabella 18 i corrispondenti quantitativi, con indicazione della specie botanica segnalata. Ricordiamo che la segnalazione della specie era richiesta solo per quei derivati che assumevano un ruolo importante (da un punto di vista quantitativo) per le successive fasi di produzione dell’azienda. Tabella 17 Acquisti e produzione di oli essenziali, aziende rispondenti per classi di fatturato e attività principale (domande 2.4, 2.5, 3.3) Acquisti Quantità in kg Aziende rispondenti Produzione propria di cui maggiormente utilizzati (per specie botanica) 3.655 15 82 3 1.758 7 Classe di fatturato: - Fino a 1 miliardo - Da 1 a 5 miliardi - Da 5 a 10 miliardi - Da 10 a 100 miliardi - Oltre 100 miliardi 9 4 1 1 - 3 - 4 2 1 - Attività principale: - Cosmesi naturale - Erboristico/Fitoterapico - Omeopatico - Mista 6 3 1 5 1 1 1 4 1 2 47 Tabella 18 Oli essenziali - Specie botaniche maggiormente utilizzate per classi di fatturato (quantità in Kg) Classi di fatturato Fino a 1 Da 1 a 5 Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100 Totale miliardo miliardi miliardi miliardi miliardi Acquisti e produzione propria Di cui: - acquisti - produzione propria % 877 1.960 200 700 - 3.737 100,0 795 82 1.960 - 200 - 700 - - 3.655 82 97,8 2,2 Di cui oli essenziali maggiormente utilizzati per specie botanica:* Limone – Citrus medica L. 32 350 - 382 10,2 Lavanda – Lavandula officinalis Chaix (Lavandula spica L.) 25 300 - 325 8,7 Menta piperita – Mentha piperita L. 95 100 50 - 245 6,6 Eucalipto globulus – Eucalyptus globulus Labill. 30 200 - 230 6,2 Rosmarino – Rosmarinus officinalis L. 18 100 - 118 3,2 Salvia officinale – Salvia officinalis L. 100 - 100 2,7 Ylang-Ylang – Cananga odorata Hook. F. et Thoms 100 - 100 2,7 Santoreggia – Satureja hortensis L. 60 60 1,6 Lavanda – Lavandula angustifolia Miller 14 45 59 1,6 Arancio dolce – Citrus aurantium var. dulcis L. 50 50 1,3 Arancio – Citrus aurantium L. 30 30 0,8 Timo – Thymus vulgaris L. 12 12 0,3 Anice verde – Pimpinella anisum L. 10 10 0,3 Cajeput 10 10 0,3 Limone – Citrus limonum L. 10 10 0,3 Pino mugo 10 10 0,3 Daucus Carota L. 5 5 0,1 Camomilla romana – Anthemis nobilis L. 1 1 0,0 Elicriso – Helichrysum italicum (Roth) G. Don 1 1 0,0 *Le specie botaniche in corsivo non appartengono all’elenco piante da noi fornito nel questionario, ma sono state segnalate spontaneamente dalle aziende Tabella 19 Oli essenziali utilizzati per specie botanica e tipologie di acquisizione (quantità in Kg) M aggiormente utilizzati (a) Acquisti (b) Produzione % propria (c) (a)/(b+c)*100 Lavanda - Lavandula officinalis Chaix (Lavandula spica L.) 325 720 45,1 Limone - Citrus medica L. 382 1.220 31,3 Eucalipto globulus – Eucalyptus globulus Labill. 230 870 26,4 Salvia officinale – Salvia officinalis L. 100 600 16,7 Ylang-Ylang - Cananga odorata Hook. F. et Thoms 100 600 16,7 Limone - Citrus limonum L. 10 70 14,3 Pino mugo 10 70 14,3 Rosmarino – Rosmarinus officinalis L. 118 870 13,6 Timo - Thymus vulgaris L. 12 90 13,3 Menta piperita – Mentha piperita L. 245 1.870 13,1 Arancio - Citrus aurantium L. 30 570 22 9,1 Santoreggia - Satureja hortensis L. 60 700 8,6 Arancio dolce - Citrus aurantium var. dulcis L. 50 700 7,1 Daucus Carota L. 5 70 7,1 Lavanda - Lavandula angustifolia Miller 59 1.220 4,8 Anice verde - Pimpinella anisum L. 10 500 2,0 Cajeput 10 500 2,0 Camomilla romana – Anthemis nobilis L. 1 70 1,4 Elicriso - Helichrysum italicum (Roth) G. Don 1 70 1,4 *Le specie botaniche in corsivo non appartengono all’elenco piante da noi fornito nel questionario, ma sono state segnalate spontaneamente dalle aziende 48 Le quantità dichiarate (tabella 18) mostrano che i fabbisogni di oli essenziali delle aziende rispondenti viene soddisfatto prevalentemente attraverso acquisti da altre aziende piuttosto che dalla produzione propria: dei 3.737 kg di oli essenziali complessivamente dichiarati, il 97,8% viene infatti acquistato. Gli oli essenziali per specie botanica più importanti per la produzione di prodotti finiti, costituiscono il 47% (pari a 1.758 kg) del totale degli acquisti e della produzione dell’azienda. E’ inoltre interessante la lettura del peso di ciascun utilizzo di derivato per specie botanica rispetto agli acquisti complessivi delle aziende, riportato nella tabella 19 in ordine decrescente. Poiché gli acquisti e le produzioni complessive delle aziende sono una variabile di scala che varia in proporzione alla dimensione produttiva dell’impresa, questa tabella permette di “riassumere” i risultati delle tabelle precedenti alla luce di una variabile quantitativa (gli acquisti), piuttosto che categorica (le classi di fatturato). Risulta che alcune specie botaniche assumono un ruolo importante per le aziende che le hanno segnalate. In particolare, l’utilizzo di oli essenziali di Limone (Citrus medica L.) e di Eucalipto globulus (Eucalyptus globulus Labill) per la produzione finale incide rispettivamente per il 31,3% e per il 26,4% sugli acquisti e sulle produzione del derivato delle aziende che li hanno indicati. Una ulteriore raffronto può essere fatto tra le informazioni sulle specie botaniche della tabella 18 e 19 con la successiva tabella 20 dove è riportato il numero di segnalazioni delle aziende per ciascuna specie botanica. Gli stessi oli essenziali che occupano un ruolo di rilievo nelle precedenti elaborazioni, sono presenti con frequenze più elevate nell’elenco piante sottoposto agli operatori del settore. In sintesi, la lettura combinata della tabelle ci porta ad indicare il limone (Citrus Medica L.), la lavanda (Lavandula angustifolia Miller), la salvia officinale (Salvia officinalis), la menta piperita (Mentha piperita L.), l’eucalipto globulus (Eucalyptus globulus Labill.) e il rosmarino (Rosmarinus officinalis L.) come oli essenziali maggiormente utilizzati nella produzione di prodotti finiti. 49 Tabella 20 Indicazioni degli oli essenziali e oleoliti utilizzati, per specie botanica e classe di fatturato delle imprese Classi di fatturato (valori assoluti) Fino a 1 Da 1 a 5 Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100 Totale miliardo miliardi miliardi miliardi miliardi aziende Oli essenziali e oleoliti per specie botanica Limone - Citrus medica L. Lavanda - Lavandula angustifolia Miller Rosmarino – Rosmarinus officinalis L. Salvia officinale – Salvia officinalis L. Ginepro - Juneperus communis L. Menta piperita – Mentha piperita L. Origano - Origanum volgare L. Timo - Thymus vulgaris L. Maggiorana – Origanum majorana L. Eucalipto globulus – Eucalyptus globulus Labill. Cipresso - Cupressus sempervirens L. Basilico – Ocimum basilicum L. Arancio dolce - Citrus aurantium var. dulcis L. Arancio - Citrus aurantium L. Citronella – Cymbopogon nardus L. Rendle Melissa - Melissa officinalis L. Finocchio selvatico dolce – Foeniculum vulgare Miller var. dulce Camomilla matricaria – Chamomilla recutita (L.) Rauschel Santoreggia - Satureja hortensis L. Issopo - Hissopus officinalis L. Zenzero - Zingiber officinale Roscoe Coriandolo – Coriandrum sativum L. Camomilla romana – Anthemis nobilis L. Arancio amaro – Citrus aurantium var. amara L. Verbena– Verbena officinalis L. Mirto - Myrtus communis L. Grano germe - Triticum vulgare Vill. Gelsomino - Jasminum officinale L. Calendola - Calendula officinalis L. Borragine - Borago officinalis L. Angelica - Angelica archangelica L. Verbena odorosa – Verbena odorata L. Salvia sclarea - Salvia sclarea L. Olivo - Olea europea L. 50 9 8 7 7 8 8 7 7 6 8 7 7 6 5 7 5 6 2 4 5 4 4 4 3 3 4 2 3 2 1 3 4 3 1 5 6 6 6 5 4 4 4 4 3 3 2 4 6 3 4 2 4 2 2 2 2 2 3 2 1 3 1 2 3 2 1 2 1 1 1 1 1 1 - 2 2 2 1 1 2 1 1 1 2 1 1 2 1 1 1 >>segue 17 17 15 14 14 14 12 11 11 12 11 11 11 11 10 9 9 9 7 7 6 6 6 6 5 5 5 5 5 5 5 4 4 4 <<segue Fino a 1 Da 1 a 5 Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100 Totale miliardo miliardi miliardi miliardi miliardi aziende Lavandino – Lavandula hybrida Rev. Iperico - Hipericum perforatum L. Finocchio selvatico amaro – Foeniculum vulgare Miller var. vulgare Achillea - Achillea millefolium L. Valeriana - Valeriana officinalis L. Meliloto - Melilotus officinalis (L.) Pall. Elicriso - Helichrysum italicum (Roth) G. Don Cumino - Cuminum cyminum L. Aneto - Peucedanum graveolens L. Alloro - Laurus nobilis L. Aglio - Allium sativum L. Rosa mosqueta - Rosa moschata Herm. Ricino - Ricinus communis L. Prezzemolo – Petroselinum hortense Hoffman Peperoncino – Capsicum annuum L. Menta ssp. Mandorlo - Prunus amygdalus Stokes Lino - Linum usitatissimum L. Echinacea angustifolia – Echinacea angustifolia Heller Drangoncello – Artemisia dracunculus L. Cimino – Cuminum carum carvi L. Canapa - Cannabis sativa L. Zucca – Cucurbita pepo L. Vite - Vitis vinifera L. Viola – Viola tricolor L. Uva ursina – Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng. Timo serpillo - Thymus serpillum L. Timo citriodora – Thymus x citriodorus Rosa damascena - Rosa damascena Miller Rosa canina - Rosa canina L. Pungitopo - Ruscus aculeatus L. Ortica - Urtica dioica L. Menta pulegio –Menta pulegium L. Luffa - Luffa cylindrica Roemer Liquirizia – Glycyrrhiza glabra L. Ispagul - Plantago ovata Forskal Iris florentina - Iris florentina L. Erba luigia o lippia - Lippia citriodora H.B.K. Echinacea – Echinacea purpurea Citronella – Cymbopogon citratus Cardo mariano – Sylibum marianum Gaertn. Calamo - Acorus calamus L. Artemisia – Artemisia vulgaris L. Aloe – Aloe socotrina Lamarck Agrimonia - Agrimonia eupatoria L. 51 3 1 3 1 3 1 - - - 4 4 4 3 1 1 2 2 2 1 1 2 1 2 2 1 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 1 1 1 1 2 2 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 - 1 1 - - - 4 3 3 3 3 3 3 3 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Tabella 21 Indicazioni degli oli essenziali e oleoliti utilizzati, per specie botanica e attività principale delle imprese Oli essenziali e oleoliti per specie botanica Cosmesi naturale Limone - Citrus medica L. Lavanda - Lavandula angustifolia Miller Rosmarino – Rosmarinus officinalis L. Salvia officinale – Salvia officinalis L. Ginepro - Juneperus communis L. Menta piperita – Mentha piperita L. Origano - Origanum volgare L. Eucalipto globulus – Eucalyptus globulus Labill. Timo - Thymus vulgaris L. Maggiorana – Origanum majorana L. Cipresso - Cupressus sempervirens L. Basilico – Ocimum basilicum L. Arancio dolce - Citrus aurantium var. dulcis L. Citronella – Cymbopogon nardus L. Rendle Arancio - Citrus aurantium L. Melissa - Melissa officinalis L. Finocchio selvatico dolce – Foeniculum vulgare Miller var. dulce Camomilla matricaria – Chamomilla recutita (L.) Rauschel Santoreggia - Satureja hortensis L. Issopo - Hissopus officinalis L. Zenzero - Zingiber officinale Roscoe Coriandolo – Coriandrum sativum L. Camomilla romana – Anthemis nobilis L. Arancio amaro – Citrus aurantium var. amara L. Verbena– Verbena officinalis L. Mirto - Myrtus communis L. Grano germe - Triticum vulgare Vill. Gelsomino - Jasminum officinale L. Calendola - Calendula officinalis L. Borragine - Borago officinalis L. Angelica - Angelica archangelica L. Verbena odorosa – Verbena odorata L. Salvia sclarea - Salvia sclarea L. Olivo - Olea europea L. Lavandino – Lavandula hybrida Rev. Iperico - Hipericum perforatum L. Finocchio selvatico amaro – Foeniculum vulgare Miller var. vulgare Achillea - Achillea millefolium L. Valeriana - Valeriana officinalis L. Meliloto - Melilotus officinalis (L.) Pall. Elicriso - Helichrysum italicum (Roth) G. Don Cumino - Cuminum cyminum L. 9 8 9 8 8 7 5 5 6 6 4 5 6 4 6 5 5 6 4 2 2 2 2 4 3 1 2 1 2 3 1 2 1 3 2 2 1 3 1 1 - Attività principale (valori assoluti) Erboristica Omeopatica Mista Totale fitoterapica aziende 4 5 4 4 3 4 3 4 4 2 4 3 2 3 3 1 1 1 3 2 2 2 2 1 1 1 2 2 2 2 1 2 1 2 1 2 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 3 3 2 2 2 2 3 2 1 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 1 1 1 1 1 2 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 >>segue 52 17 17 15 14 14 14 12 12 11 11 11 11 11 10 11 9 9 9 7 7 6 6 6 6 5 5 5 5 5 5 5 4 4 4 4 4 4 4 3 3 3 3 <<segue cosmesi naturale Aneto - Peucedanum graveolens L. Alloro - Laurus nobilis L. Aglio - Allium sativum L. Rosa mosqueta - Rosa moschata Herm. Ricino - Ricinus communis L. Prezzemolo – Petroselinum hortense Hoffman Peperoncino – Capsicum annuum L. Menta ssp. Mandorlo - Prunus amygdalus Stokes Lino - Linum usitatissimum L. Echinacea angustifolia – Echinacea angustifolia Heller Drangoncello – Artemisia dracunculus L. Cimino – Cuminum carum carvi L. Canapa - Cannabis sativa L. Zucca – Cucurbita pepo L. Vite - Vitis vinifera L. Viola – Viola tricolor L. Uva ursina – Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng. Timo serpillo - Thymus serpillum L. Timo citriodora – Thymus x citriodorus Rosa damascena - Rosa damascena Miller Rosa canina - Rosa canina L. Pungitopo - Ruscus aculeatus L. Ortica - Urtica dioica L. Menta pulegio –Menta pulegium L. Luffa - Luffa cylindrica Roemer Liquirizia – Glycyrrhiza glabra L. Ispagul - Plantago ovata Forskal Iris florentina - Iris florentina L. Erba luigia o lippia - Lippia citriodora H.B.K. Echinacea – Echinacea purpurea Citronella – Cymbopogon citratus Cardo mariano – Sylibum marianum Gaertn. Calamo - Acorus calamus L. Artemisia – Artemisia vulgaris L. Aloe – Aloe socotrina Lamarck Agrimonia - Agrimonia eupatoria L. 1 2 1 2 1 2 1 2 2 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 - 53 erboristico omeopatico mista totale fitoterapico aziende 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 - 1 1 1 1 1 1 1 1 - 3 3 3 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 5.4.1.2 Estratti Le informazioni quantitative e qualitative sugli estratti acquistati, prodotti e utilizzati dalle aziende, sono state in primo luogo elaborate in maniera aggregata per arrivare ad alcune indicazioni sia sugli estratti secchi o concentrati e sia sugli altri estratti, quali idroalcolici, macerati, ecc. Anche in questo caso i risultati si riferiscono solo alle aziende che hanno fornito le informazioni richieste. I rispondenti sono collocati nelle classi più basse di fatturato e svolgono la loro attività principale nel settore erboristico/fitoterapico e della cosmesi naturale. Tabella 22 Acquisti e produzione di estratti, aziende rispondenti per classi di fatturato e attività principale (domande 2.4, 2.5, 3.3) Acquisti Produzione propria di cui maggiormente utilizzati (per specie botanica) 24.080 15 31.280 7 5.482 8 Classi di fatturato - Fino a 1 miliardo - Da 1 a 5 miliardi - Da 5 a 10 miliardi - Da 10 a 100 miliardi - Oltre 100 miliardi 8 3 1 2 1 4 3 - 5 2 1 Attività principale - Cosmesi naturale - Erboristico Fitoterapico - Omeopatico - Mista 5 4 1 5 1 4 1 1 4 1 1 2 Quantità in kg Aziende rispondenti I valori sugli acquisti e sulla produzione propria risultano piuttosto elevati rispetto ai loro impieghi nella produzione finale. Su 55.360 kg di estratti circa il 10% è stato impiegato nella produzione finale di cosmetici naturali e prodotti erboristici/fitoterapici (tabella 23). Ciò potrebbe derivare da due ordini di motivi. Da un lato vi è una bassa propensione delle aziende a fornire i quantitativi impiegati nella produzione, dando invece maggiori indicazioni sugli acquisti e sulle produzioni complessive; dall’altro è presente una rilevante quota di aziende che dichiarano una produzione propria di estratti destinati direttamente al mercato finale e non al reimpiego per la produzione di cosmetici naturali e prodotti erboristici/fitoterapici. Questo del resto potrebbe essere confermato dal fatto che le aziende che hanno dato risposta sui quantitativi complessivamente acquistati e/o prodotti sono in prevalenza erboristiche/fitoterapiche (tabella 23). 54 Tabella 23 Estratti maggiormente utilizzati per specie botanica e classi di fatturato (quantità in kg) Classi di fatturato fino a 1 1-5 5 – 10 10-100 oltre 100 Totale miliardo miliardi miliardi miliardi miliardi Acquisti e produzione propria Di cui - acquisto - produzione propria Di cui estratti maggiormente utilizzati per specie botanica: - Estratti secchi o concentrati 5.945 40.700 500 7.200 1.015 55.360 100,0 2.165 3.780 13.200 27.500 500 - 7.200 - 1.015 24.080 - 31.280 802 140 - - 4.125 525 555 5 5.482 670 Peperoncino – Capsicum annuum L. 175 175 Aloe – Aloe socotrina Lamarck 150 150 Ananas - Ananassa sativa L. 130 130 Camomilla matricaria – Chamomilla recutita (L.) Rauschel 100 100 Malva - Malva sylvestris L. 100 100 Rosa canina - Rosa canina L. 10 10 Mirtillo - Vaccinium myrtillus L. 5 5 - Altri estratti 662 3.600 550 4.812 Menta piperita – Mentha piperita L. 1.000 - 1.000 Mirtillo - Vaccinium myrtillus L. 800 800 Iris florentina - Iris florentina L. 700 700 Amamelide – Hamamelis virginiana L. 500 500 Mirto - Myrtus communis L. 500 500 Rosmarino – Rosmarinus officinalis L. 400 400 Malva - Malva sylvestris L. 200 200 Artiglio del diavolo 100 100 Quercia marina - Fucus vesiculosus L. 100 100 Calendola - Calendula officinalis L. 60 60 Camomilla matricaria – Chamomilla recutita (L.) Rauschel 50 50 Echinacea angustifolia - Echinacea angustifolia Heller 50 50 Ortica - Urtica dioica L. 50 50 Tarassaco – Taraxacum officinale (DC) Weber 50 50 Piantaggine 35 35 Iperico - Hipericum perforatum L. 30 30 Passiflora – Passiflora incarnata L. 30 30 Edera helix 25 25 Pungitopo - Ruscus aculeatus L. 25 25 Vite rossa 25 25 Betulla 20 20 Echinacea spp 20 20 Ginkgo - Ginkgo biloba L. 20 20 Ribes nero – Ribes nigrum L. 20 20 Mirtillo rosso - Vaccinium vitis-idaea L. 2 2 * le specie botaniche in corsivo non appartengono all’elenco piante da noi fornito nel questionario, ma sono state segnalate spontaneamente dalle aziende Dalla lettura del peso di ciascun utilizzo di derivato per specie botanica rispetto agli acquisti ed alla produzione complessiva riportati nella tabella 24 in ordine decrescente, risultano le specie botaniche che assumono un ruolo importante per le aziende che le hanno segnalate. In particolare, gli estratti di Amamelide (Hamamelis 55 % 43,5 56,5 9,9 1,2 0,3 0,3 0,2 0,2 0,2 0,0 0,0 8,7 1,8 1,4 1,3 0,9 0,9 0,7 0,4 0,2 0,2 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 virginiana L.) e gli estratti di Menta piperita (Mentha piperita L.) impiegati nella produzione di prodotti finiti, costituiscono rispettivamente il 49,3% ed il 35,7% dei complessivi acquisti e produzioni di estratti delle aziende che li hanno indicati. Tabella 24 Estratti utilizzati per specie botanica (quantità in Kg) M aggiormente Acquisti Produzione % utilizzati propria (a) (b) (c) (a)/(b+c)*100 Amamelide – Hamamelis virginiana L. 500 1.015 49,3 Menta piperita – Mentha piperita L. 1.000 2.800 35,7 Artiglio del diavolo 100 300 33,3 Quercia marina - Fucus vesiculosus L. 100 300 33,3 Iris florentina - Iris florentina L. 700 2.800 25,0 Piantaggine 35 195 17,9 Mirto – Myrtus communis L. 500 2.800 17,9 Ortica - Urtica dioica L. 50 300 16,7 Mirtillo - Vaccinium myrtillus L. 805 5.415 14,9 Rosmarino – Rosmarinus officinalis L. 400 2.800 14,3 Edera helix 25 195 12,8 Vite rossa 25 195 12,8 Ribes nero – Ribes nigrum L. 20 80 80 12,5 Betulla 20 195 10,3 Echinacea spp 20 195 10,3 Tarassaco – Taraxacum officinale (DC) Weber 50 800 6,3 Calendola - Calendula officinalis L. 60 800 195 6,0 Echinacea angustifolia - Echinacea angustifolia Heller 50 1.015 4,9 Malva - Malva sylvestris L. 300 7.200 4,2 Peperoncino – Capsicum annuum L. 175 4.400 4,0 Iperico - Hipericum perforatum L. 30 800 3,8 Passiflora – Passiflora incarnata L. 30 800 3,8 Aloe – Aloe socotrina Lamarck 150 4.400 3,4 Ananas - Ananassa sativa L. 130 2.400 1.500 3,3 Camomilla matricaria - Chamomilla recutita (L.) Rauschel 150 4.700 3,2 Pungitopo - Ruscus aculeatus L. 25 800 3,1 Ginkgo - Ginkgo biloba L. 20 800 2,5 Mirtillo rosso - Vaccinium vitis-idaea L. 2 80 80 1,3 Rosa canina - Rosa canina L. 10 2.400 1.500 0,3 Totale 5.482 * le specie botaniche in corsivo non appartengono all’elenco piante da noi fornito nel questionario, ma sono state segnalate spontaneamente dalle aziende Gli estratti che occupano un ruolo di rilievo nelle precedenti elaborazioni sono presenti con le frequenze più elevate nell’elenco piante sottoposto agli operatori e quindi risultano segnalate anche dalle aziende che non hanno fornito indicazioni di carattere quantitativo (tabella 25). Pertanto dalla analisi congiunta della tabella 23, della tabella 24 e della successiva tabella 25 è possibile indicare nella voce altri estratti l’estratto di Amamelide (Hamamelis virginiana L), di Menta piperita (Mentha piperita L), di Mirto (Myrtus communis L.), di Ortica (Urtica dioica L.), di Mirtillo (Vaccinium myrtillus L.) e di Rosmarino (Rosmarinus officinalis L.), mentre tra gli estratti secchi o concentrati il 56 Mirtillo (Vaccinium myrtillus L.), la Malva (Malva sylvestris L.), l’Aloe (Aloe socotrina Lamarck), la Camomilla matricaria (Chamomilla recutita L.). Tabella 25 Indicazioni degli estratti utilizzati per specie botanica e classe di fatturato delle imprese Estratti per specie botanica Classi di fatturato (valori assoluti) Fino a 1 Da 1 a 5 Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100 Totale aziende miliardo miliardi miliardi miliardi miliardi Calendola - Calendula officinalis L. Mirtillo - Vaccinium myrtillus L. Biancospino – Crataegus monogyna Jacquin Malva - Malva sylvestris L. Tiglio - Tilia platyphyllos Bardana - Arctium lappa L. Camomilla matricaria – Chamomilla recutita (L.) Rauschel Iperico - Hipericum perforatum L. Ortica - Urtica dioica L. Rosa canina - Rosa canina L. Vite - Vitis vinifera L. Achillea - Achillea millefolium L. Echinacea – Echinacea purpurea Elicriso - Helichrysum italicum (Roth) G. Don Menta piperita – Mentha piperita L. Olivo - Olea europea L. Amamelide – Hamamelis virginiana L. Cardo mariano – Sylibum marianum Gaertn. Rosmarino – Rosmarinus officinalis L. Salvia officinale – Salvia officinalis L. Tarassaco – Taraxacum officinale (DC) Weber Aloe – Aloe socotrina Lamarck Echinacea angustifolia - Echinacea angustifolia Heller Alloro - Laurus nobilis L. Arancio amaro – Citrus aurantium var. amara L. Escolzia - Escholtzia californica Chamisson Lavanda - Lavandula angustifolia Miller Melissa - Melissa officinalis L. Passiflora – Passiflora incarnata L. Altea – Althaea officinalis L. Arancio - Citrus aurantium L. Ginepro - Juneperus communis L. Grano germe - Triticum vulgare Vill. Pungitopo - Ruscus aculeatus L. Ribes nero – Ribes nigrum L. Angelica - Angelica archangelica L. Borragine - Borago officinalis L. Cipresso - Cupressus sempervirens L. Galega - Galega officinalis L. Liquirizia – Glycyrrhiza glabra L. Peperoncino – Capsicum annuum L. Sambuco - Sambucus nigra L. Timo - Thymus vulgaris L. Uva ursina – Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng. Valeriana - Valeriana officinalis L. Viola – Viola tricolor L. Erba medica o alfa alfa – Medicago sativa L. Hennè - Lawsonia inermis L. Limone - Citrus medica L. Maggiorana – Origanum majorana L. Mandorlo - Prunus amygdalus Stokes Meliloto - Melilotus officinalis (L.) Pall. Verbena– Verbena officinalis L. Aglio - Allium sativum L. 10 7 8 7 8 7 6 4 7 7 6 6 5 6 7 7 4 4 5 4 5 4 5 4 4 5 4 4 5 3 2 4 3 4 3 3 4 4 3 3 4 4 4 3 3 3 3 3 1 3 3 2 2 3 57 5 3 3 3 3 3 4 6 4 4 4 4 3 3 2 1 2 3 3 3 3 1 1 3 1 1 3 1 2 2 3 2 1 1 1 2 1 1 2 1 1 1 2 2 2 1 2 1 2 1 - 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 - 2 2 1 2 2 1 2 1 1 1 1 1 1 1 2 1 1 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 - 17 1 14 13 13 13 12 12 12 12 12 11 10 10 10 10 10 1 9 9 9 9 9 8 1 8 7 7 7 7 7 7 6 6 6 6 6 6 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 4 4 4 4 4 4 4 3 segue >> << segue Arancio dolce - Citrus aurantium var. dulcis L. Artemisia – Artemisia vulgaris L. Coriandolo – Coriandrum sativum L. Echinacea – Echinacea pallida Eucalipto globulus – Eucalyptus globulus Labill. Finocchio selvatico amaro – Foeniculum vulgare Miller var. vulgare Finocchio selvatico dolce – Foeniculum vulgare Miller var. dulce Mirto - Myrtus communis L. Mora - Rubus fruticosus L. Ribes rosso - Ribes rubrum L. Santoreggia - Satureja hortensis L. Zenzero - Zingiber officinale Roscoe Agrimonia - Agrimonia eupatoria L. Basilico – Ocimum basilicum L. Calamo - Acorus calamus L. Camomilla romana – Anthemis nobilis L. Crescione – Nasturtium officinale (DC) R. Brown Cumino - Cuminum cyminum L. Erica - Erica arborea o calluna vulgaris L. Gelso bianco – Morus alba L. Gelso rosso o nero – Morus nigra L. Indaco esotico - Indigofera tintoria L. Iris florentina - Iris florentina L. Issopo - Hissopus officinalis L. Lavandino – Lavandula hybrida Rev. Lino - Linum usitatissimum L. Origano - Origanum volgare L. Ricino - Ricinus communis L. Rosa damascena - Rosa damascena Miller Rosa mosqueta - Rosa moschata Herm. Tasso - Taxus bacata L. Valeriana rossa – Centranthum ruber L (DC) Verga doro - Solidago virga-aurea L. Zafferano - Crocus sativus L. Zucca – Cucurbita pepo L. Aneto - Peucedanum graveolens L. Assenzio - Artemisia absinthium L. Balsamita - Tanacetum balsamita L. Canapa - Cannabis sativa L. Citronella – Cymbopogon nardus L. Rendle Corbezzolo - Arbutus unedo L. Cren - Cochlearia armoracia L. Friez Drangoncello – Artemisia dracunculus L. Erba luigia o lippia - Lippia citriodora H.B.K. Gelsomino - Jasminum officinale L. Luffa - Luffa cylindrica Roemer Menta ssp. Pomodoro (licopene) - Solanum lycopersicum L. Robbia - Rubia tinctorum L. Timo serpillo - Thymus serpillum L. Verbena odorosa – Verbena odorata L. Fino a 1 Da 1 a 5 Da 5 a 10 miliardo miliardi miliardi 1 1 2 1 3 1 2 2 1 2 1 - Da 10 a 100 Oltre 100 Totale miliardi miliardi aziende 1 3 3 3 3 3 3 1 2 - - - 3 1 3 2 2 1 2 1 1 1 2 2 1 1 2 1 1 1 2 2 2 1 2 1 2 1 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 - 1 - 1 1 1 1 1 1 1 - - 3 3 3 3 3 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 58 Tabella 26 Indicazione degli estratti utilizzati per specie botanica e attività principale delle imprese Estratti per specie botanica Attività principale (valori assoluti) Cosmesi Erboristica Omeopatica Mista Totale aziende naturale fitoterapica Calendola - Calendula officinalis L. Mirtillo - Vaccinium myrtillus L. Biancospino – Crataegus monogyna Jacquin Malva - Malva sylvestris L. Tiglio - Tilia platyphyllos Bardana - Arctium lappa L. Camomilla matricaria – Chamomilla recutita (L.) Rauschel Iperico - Hipericum perforatum L. Ortica - Urtica dioica L. Rosa canina - Rosa canina L. Vite - Vitis vinifera L. Achillea - Achillea millefolium L. Echinacea – Echinacea purpurea Elicriso - Helichrysum italicum (Roth) G. Don Menta piperita – Mentha piperita L. Olivo - Olea europea L. Amamelide – Hamamelis virginiana L. Cardo mariano – Sylibum marianum Gaertn. Rosmarino – Rosmarinus officinalis L. Salvia officinale – Salvia officinalis L. Tarassaco – Taraxacum officinale (DC) Weber Aloe – Aloe socotrina Lamarck Echinacea angustifolia - Echinacea angustifolia Heller Alloro - Laurus nobilis L. Arancio amaro – Citrus aurantium var. amara L. Escolzia - Escholtzia californica Chamisson Lavanda - Lavandula angustifolia Miller Melissa - Melissa officinalis L. Passiflora – Passiflora incarnata L. Altea – Althaea officinalis L. Arancio - Citrus aurantium L. Ginepro - Juneperus communis L. Grano germe - Triticum vulgare Vill. Pungitopo - Ruscus aculeatus L. Ribes nero – Ribes nigrum L. Angelica - Angelica archangelica L. Borragine - Borago officinalis L. Cipresso - Cupressus sempervirens L. Galega - Galega officinalis L. Liquirizia – Glycyrrhiza glabra L. Peperoncino – Capsicum annuum L. Sambuco - Sambucus nigra L. Timo - Thymus vulgaris L. Uva ursina – Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng. Valeriana - Valeriana officinalis L. Viola – Viola tricolor L. Erba medica o alfa alfa – Medicago sativa L. Hennè - Lawsonia inermis L. Limone - Citrus medica L. Maggiorana – Origanum majorana L. Mandorlo - Prunus amygdalus Stokes Meliloto - Melilotus officinalis (L.) Pall. Verbena– Verbena officinalis L. Aglio - Allium sativum L. Arancio dolce - Citrus aurantium var. dulcis L. Artemisia – Artemisia vulgaris L. Coriandolo – Coriandrum sativum L. 7 6 3 6 6 5 6 4 5 4 6 5 4 4 4 3 5 2 4 4 1 4 4 2 1 1 2 2 4 3 1 2 4 1 1 2 2 1 1 1 2 1 3 2 1 1 1 2 - 5 5 6 3 4 4 3 5 6 4 4 2 4 4 4 3 3 5 4 4 6 2 4 5 3 5 5 4 4 1 2 4 2 2 3 3 2 4 4 3 2 4 4 3 3 3 3 1 2 2 3 2 2 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 - 5 2 3 4 3 3 3 3 1 3 3 2 2 2 3 1 2 1 2 2 3 2 1 1 1 1 1 2 1 1 1 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 17 14 13 13 13 12 12 12 12 12 11 10 10 10 10 10 9 9 9 9 9 8 8 7 7 7 7 7 7 6 6 6 6 6 6 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 4 4 4 4 4 4 4 3 3 3 3 segue >> 59 << segue Cosmesi natuarale Echinacea – Echinacea pallida Eucalipto globulus – Eucalyptus globulus Labill. Finocchio selvatico amaro – Foeniculum vulgare Miller var. vulgare Finocchio selvatico dolce – Foeniculum vulgare Miller var. dulce Mirto - Myrtus communis L. Mora - Rubus fruticosus L. Ribes rosso - Ribes rubrum L. Santoreggia - Satureja hortensis L. Zenzero - Zingiber officinale Roscoe Agrimonia - Agrimonia eupatoria L. Basilico – Ocimum basilicum L. Calamo - Acorus calamus L. Camomilla romana – Anthemis nobilis L. Crescione – Nasturtium officinale (DC) R. Brown Cumino - Cuminum cyminum L. Erica - Erica arborea o calluna vulgaris L. Gelso bianco – Morus alba L. Gelso rosso o nero – Morus nigra L. Indaco esotico - Indigofera tintoria L. Iris florentina - Iris florentina L. Issopo - Hissopus officinalis L. Lavandino – Lavandula hybrida Rev. Lino - Linum usitatissimum L. Origano - Origanum volgare L. Ricino - Ricinus communis L. Rosa damascena - Rosa damascena Miller Rosa mosqueta - Rosa moschata Herm. Tasso - Taxus bacata L. Valeriana rossa – Centranthum ruber L (DC) Verga doro - Solidago virga-aurea L. Zafferano - Crocus sativus L. Zucca – Cucurbita pepo L. Aneto - Peucedanum graveolens L. Assenzio - Artemisia absinthium L. Balsamita - Tanacetum balsamita L. Canapa - Cannabis sativa L. Citronella – Cymbopogon nardus L. Rendle Corbezzolo - Arbutus unedo L. Cren - Cochlearia armoracia L. Friez Drangoncello – Artemisia dracunculus L. Erba luigia o lippia - Lippia citriodora H.B.K. Gelsomino - Jasminum officinale L. Luffa - Luffa cylindrica Roemer Menta ssp. Pomodoro (licopene) - Solanum lycopersicum L. Robbia - Rubia tinctorum L. Timo serpillo - Thymus serpillum L. Verbena odorosa – Verbena odorata L. 60 Erboristica fitoterapica Omeopatica Mista - - Totale aziende 2 1 1 2 2 - 1 - 3 3 3 - 2 - 1 3 1 1 1 1 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 - 2 2 1 2 2 2 1 1 1 1 1 1 2 2 1 2 1 1 1 1 1 1 2 2 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 - 1 1 - 2 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 3 3 3 3 3 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 5.4.1.3 Tinture madri Le informazioni disponibili sugli impieghi industriali di tintura madre relativi alle aziende di produzione sono ancora di più difficile interpretazione dal momento che gran parte delle aziende che utilizzano tale derivato non hanno fornito informazioni significative per poter effettuare una accurata analisi quantitativa. In ogni modo i pochi dati ricavabili dalle schede permettono di poter dare alcune indicazioni di massima. Tra le aziende che hanno fornito informazioni, una sola svolge la propria attività nel settore omeopatico, due operano nel settore erboristico/fitoterapico ed una nel settore della cosmesi naturale e in parte nell’erboristico/fitoterapico. Dalla suddivisione per classi di fatturato si desume che si tratta di aziende di piccole e medie dimensioni con livelli di fatturato che non superano il miliardo di lire. Solo un’azienda appartiene alla classe 1 - 5 miliardi di lire. Tabella 27 Acquisti e produzione di tinture madri per classi di fatturato, aziende rispondenti (domande 2.4, 2.5, 3.3) Acquisti Quantità in kg Aziende rispondenti Produzione propria di cui maggiormente utilizzati (per specie botanica) 10 1 7.600 4 87 2 Classi di fatturato - Fino a 1 miliardo - Da 1 a 5 miliardi - Da 5 a 10 miliardi - Da 10 a 100 miliardi - Oltre 100 miliardi 1 - 3 1 - 2 - Attività principale - Cosmesi naturale - Erboristico Fitoterapico - Omeopatico - Mista 1 - 1 2 1 - 1 1 - Dall’elaborazione dei dati si osserva come la maggior parte delle aziende, che hanno dichiarato di utilizzare le tinture madri, producono in proprio il derivato piuttosto che acquistarlo. Le tinture madri sono pertanto prevalentemente autoprodotte e costituiscono un mercato meno interessante sia degli oli essenziali che degli estratti. Focalizzando l’attenzione sulle sole aziende con un fatturato inferiore ad un miliardo (i dati quantitativi per specie botanica a nostra disposizione si riferiscono esclusivamente a tale livello), si può verificare (tabella 28) che le quantità dichiarate dalle aziende sull’impiego di tintura madre nei processi produttivi rappresentano solo 61 il 5,4% dei loro complessivi acquisti e produzioni. L’utilizzo limitato di tinture madri nei processi produttivi delle aziende rispondenti potrebbe derivare dal fatto che tali aziende producono il derivato prevalentemente per il mercato finale e non per la produzione di prodotti finiti. Del resto bisogna ricordare che le tinture madri sono utilizzate soprattutto per la produzione di prodotti omeopatici. La tintura madre di Calendola (Calendula officinalis L.) e quella di Biancospino (Crataegus monogyna Jacquin) sono le più richieste e utilizzate dalle aziende intervistate, seguono, con una differenza percentuale limitata, la tintura madre di Passiflora (Passiflora incarnata L.) e di Tarassaco (Taraxacum officinale (DC) Weber). Tabella 28 Tinture madri utilizzate per specie botanica e classi di fatturato (quantità in Kg) Classi di fatturato Fino a 1 Da 1 a 5 Oltre 5 Totale miliardo miliardi miliardi Tintura madre per specie botanica Acquisti e produzione propria Di cui - acquisti - produzione propria Di cui tinture madri maggiormente utilizzati per specie botanica: Calendola - Calendula officinalis L. Biancospino – Crataegus monogyna Jacquin Passiflora – Passiflora incarnata L. Quercia marina - Fucus vesiculosus L. Tarassaco – Taraxacum officinale (DC) Weber Ribes nero – Ribes nigrum L. Bardana - Arctium lappa L. Escolzia - Escholtzia californica Chamisson Pilosella Echinacea angustifolia - Echinacea angustifolia Heller Tilia tomentosa % .610 6.000 - 7.610 100,00 10 .600 6.000 - 10 7.600 0,1 99,9 87 13 12 10 10 10 8 7 5 5 4 3 - - 87 13 12 10 10 10 8 7 5 5 4 3 1,14 0,17 0,16 0,13 0,13 0,13 0,11 0,09 0,07 0,07 0,05 0,04 Percentuale sugli acquisti e sulla produzione propria 5,4 * le specie botaniche in corsivo non appartengono all’elenco piante da noi fornito nel questionario, ma sono state segnalate spontaneamente dalle aziende Dalla lettura del peso di ciascun utilizzo di derivato per specie botanica rispetto agli acquisti ed alla produzioni complessive riportati nella tabella 29 in ordine decrescente, risulta il ruolo assunto da alcune specie botaniche per le aziende che le hanno segnalate. In particolare, la tintura madre di Passiflora (Passiflora incarnata L.) e di Tarassaco (Taraxacum officinale (DC) Weber) impiegati nella produzione di prodotti finiti, costituiscono rispettivamente il 2% dei complessivi acquisti e produzioni di tintura madre delle aziende. 62 Tabella 29 Tintura madre utilizzata per specie botanica (quantità in kg) Maggiormente Acquisti utilizzati (a) (b) Produzione propria (c) % (a)/(b+c)*100 Passiflora – Passiflora incarnata L. 10 500 2,0 Quercia marina - Fucus vesiculosus L. 10 500 2,0 Tarassaco – Taraxacum officinale (DC) Weber 10 500 2,0 Ribes nero – Ribes nigrum L. 8 500 1,6 Bardana - Arctium lappa L. 7 500 1,4 Calendola - Calendula officinalis L. 13 10 1.200 1,1 Biancospino – Crataegus monogyna Jacquin 12 10 1.200 1,0 Escolzia - Escholtzia californica Chamisson 5 10 700 0,7 Pilosella 5 10 700 0,7 Echinacea angustifolia - Echinacea angustifolia Heller 4 10 700 0,6 Tilia tomentosa 3 10 700 0,4 Totale 87 le specie botaniche in corsivo non appartengono all’elenco piante da noi fornito nel questionario, ma sono state segnalate spontaneamente dalle aziende Le tinture madri che occupano un ruolo di rilievo nelle precedenti elaborazioni sono presenti con frequenze elevate nell’elenco piante sottoposto agli operatori e quindi risultano segnalate anche da quelle aziende che non hanno fornito indicazioni di carattere quantitativo (tabella 30). Pertanto dalla analisi congiunta delle tabelle 28 e 29 e della successiva tabella 30 la propensione all’utilizzo della tintura madre di Calendola (Calendula officinalis L.) e Biancospino (Crataegus monogyna Jacquin) dalle aziende produttrici è confermata dalle indicazioni presenti nell’elenco delle piante sottoposto agli operatori del settore. Inoltre, nell’elenco sono state segnalate una varietà di specie botaniche utilizzate per la produzione di tinture madri tra le quali si distingue la tintura di Menta piperita (Mentha piperita L.). 63 Tabella 30 Indicazioni delle tinture madri utilizzate per specie botanica e classi di fatturato delle imprese Classi di fatturato (valori assoluti) Fino a 1 Da 1 a 5 Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100 Totale miliardo miliardi miliardi miliardi miliardi aziende Tintura madre per specie botanica Menta piperita – Mentha piperita L. Achillea - Achillea millefolium L. Bardana - Arctium lappa L. Biancospino – Crataegus monogyna Jacquin Calendola - Calendula officinalis L. Camomilla matricaria – Chamomilla recutita (L.) Rauschel Cardo mariano – Sylibum marianum Gaertn. Cipresso - Cupressus sempervirens L. Escolzia - Escholtzia californica Chamisson Iperico - Hipericum perforatum L. Ortica - Urtica dioica L. Ribes nero – Ribes nigrum L. Rosmarino – Rosmarinus officinalis L. Salvia officinale – Salvia officinalis L. Tarassaco – Taraxacum officinale (DC) Weber Uva ursina – Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng. Aglio - Allium sativum L. Coriandolo – Coriandrum sativum L. Echinacea – Echinacea purpurea Echinacea angustifolia - Echinacea angustifolia Heller Elicriso - Helichrysum italicum (Roth) G. Don Galega - Galega officinalis L. Ginepro - Juneperus communis L. Lavanda - Lavandula angustifolia Miller Meliloto - Melilotus officinalis (L.) Pall. Melissa - Melissa officinalis L. Mirtillo - Vaccinium myrtillus L. Origano - Origanum volgare L. Passiflora – Passiflora incarnata L. Rosa canina - Rosa canina L. Sambuco - Sambucus nigra L. Tiglio - Tilia platyphyllos Verbena– Verbena officinalis L. Verga doro - Solidago virga-aurea L. Agrimonia - Agrimonia eupatoria L. Altea – Althaea officinalis L. Amamelide – Hamamelis virginiana L. Angelica - Angelica archangelica L. Artemisia – Artemisia vulgaris L. Basilico – Ocimum basilicum L. Borragine - Borago officinalis L. Crescione – Nasturtium officinale (DC) R. Brown Cumino - Cuminum cyminum L. Drangoncello – Artemisia dracunculus L. Erba medica o alfa alfa – Medicago sativa L. Eucalipto globulus – Eucalyptus globulus Labill. Finocchio selvatico dolce – Foeniculum vulgare Miller var. dulce Maggiorana – Origanum majorana L. Malva - Malva sylvestris L. Olivo - Olea europea L. 4 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 2 3 3 2 3 2 2 2 2 3 2 2 3 3 2 2 2 2 1 2 1 2 2 2 2 1 2 1 2 2 2 2 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 - - - >>segue 64 5 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 <<segue Fino a 1 Da 1 a 5 Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100 Totale miliardo miliardi miliardi miliardi miliardi aziende Pungitopo - Ruscus aculeatus L. 2 2 Santoreggia - Satureja hortensis L. 2 2 Timo - Thymus vulgaris L. 2 2 Valeriana - Valeriana officinalis L. 1 1 2 Valeriana rossa – Centranthum ruber L (DC) 1 1 2 Viola – Viola tricolor L. 1 1 2 Vite - Vitis vinifera L. 2 2 Alloro - Laurus nobilis L. 1 1 Aloe – Aloe socotrina Lamarck 1 1 Aneto - Peucedanum graveolens L. 1 1 Arancio - Citrus aurantium L. 1 1 Assenzio - Artemisia absinthium L. 1 1 Balsamita - Tanacetum balsamita L. 1 1 Camomilla romana – Anthemis nobilis L. 1 1 Cimino – Cuminum carum carvi L. 1 1 Cipolla - Allium cepa L. 1 1 Corbezzolo - Arbutus unedo L. 1 1 Cren - Cochlearia armoracia L. Friez 1 1 Crescione inglese – Lepidium sativum L. 1 1 Echinacea – Echinacea pallida 1 1 Erica - Erica arborea o calluna vulgaris L. 1 1 Finocchio selvatico amaro – Foeniculum vulgare 1 1 Miller var. vulgare Fitolacca - Phytolacca decandra L. 1 1 Gelso bianco – Morus alba L. 1 1 Gelsomino - Jasminum officinale L. 1 1 Issopo - Hissopus officinalis L. 1 1 Limone - Citrus medica L. 1 1 Liquirizia – Glycyrrhiza glabra L. 1 1 Mora - Rubus fruticosus L. 1 1 Peperoncino – Capsicum annuum L. 1 1 Prezzemolo – Petroselinum hortense Hoffman 1 1 Ricino - Ricinus communis L. 1 1 Salvia sclarea - Salvia sclarea L. 1 1 Timo serpillo - Thymus serpillum L. 1 1 Zafferano - Crocus sativus L. 1 1 Zenzero - Zingiber officinale Roscoe 1 1 65 Tabella 31 Indicazione delle tinture madri utilizzate per specie botanica e attività principale delle imprese Tintura Madre per specie botanica Menta piperita – Mentha piperita L. Achillea - Achillea millefolium L. Bardana - Arctium lappa L. Biancospino – Crataegus monogyna Jacquin Calendola - Calendula officinalis L. Camomilla matricaria – Chamomilla recutita (L.) Rauschel Cardo mariano – Sylibum marianum Gaertn. Cipresso - Cupressus sempervirens L. Escolzia - Escholtzia californica Chamisson Iperico - Hipericum perforatum L. Ortica - Urtica dioica L. Ribes nero – Ribes nigrum L. Rosmarino – Rosmarinus officinalis L. Salvia officinale – Salvia officinalis L. Tarassaco – Taraxacum officinale (DC) Weber Uva ursina – Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng. Aglio - Allium sativum L. Coriandolo – Coriandrum sativum L. Echinacea – Echinacea purpurea Echinacea angustifolia - Echinacea angustifolia Heller Elicriso - Helichrysum italicum (Roth) G. Don Galega - Galega officinalis L. Ginepro - Juneperus communis L. Lavanda - Lavandula angustifolia Miller Meliloto - Melilotus officinalis (L.) Pall. Melissa - Melissa officinalis L. Mirtillo - Vaccinium myrtillus L. Origano - Origanum volgare L. Passiflora – Passiflora incarnata L. Rosa canina - Rosa canina L. Sambuco - Sambucus nigra L. Tiglio - Tilia platyphyllos Verbena– Verbena officinalis L. Verga doro - Solidago virga-aurea L. Agrimonia - Agrimonia eupatoria L. Altea – Althaea officinalis L. Amamelide – Hamamelis virginiana L. Angelica - Angelica archangelica L. Artemisia – Artemisia vulgaris L. Basilico – Ocimum basilicum L. Borragine - Borago officinalis L. Crescione – Nasturtium officinale (DC) R. Brown Cumino - Cuminum cyminum L. Drangoncello – Artemisia dracunculus L. Erba medica o alfa alfa – Medicago sativa L. Eucalipto globulus – Eucalyptus globulus Labill. Finocchio selvatico dolce – Foeniculum vulgare Miller var. dulce Maggiorana – Origanum majorana L. Malva - Malva sylvestris L. Olivo - Olea europea L. Attività principale (valori assoluti) Cosmesi Erboristica Omeopatica Mista Totale naturale fitoterapica aziende 2 2 1 5 1 2 1 4 1 2 1 4 1 2 1 4 1 2 1 4 1 2 1 4 1 2 1 4 1 2 1 4 1 2 1 4 1 2 1 4 1 2 1 4 1 2 1 4 1 2 1 4 1 2 1 4 1 2 1 4 1 2 1 4 1 1 1 3 1 1 1 3 1 1 1 3 2 1 3 1 1 1 3 2 1 3 2 1 3 2 1 3 2 1 3 1 1 1 3 2 1 3 2 1 3 1 1 1 3 1 1 1 3 2 1 3 1 2 3 2 1 3 2 1 3 1 1 2 1 1 2 1 1 2 1 1 2 1 1 2 1 1 2 1 1 2 2 2 1 1 2 2 2 1 1 2 1 1 2 1 1 2 1 1 2 1 1 2 1 1 2 >>segue 66 <<segue Cosmesi Erboristica Omeopatica Mista Totale naturale fitoterapica aziende Pungitopo - Ruscus aculeatus L. 1 1 2 Santoreggia - Satureja hortensis L. 1 1 2 Timo - Thymus vulgaris L. 1 1 2 Valeriana - Valeriana officinalis L. 1 1 2 Valeriana rossa – Centranthum ruber L (DC) 2 2 Viola – Viola tricolor L. 1 1 2 Vite - Vitis vinifera L. 1 1 2 Alloro - Laurus nobilis L. 1 1 Aloe – Aloe socotrina Lamarck 1 1 Aneto - Peucedanum graveolens L. 1 1 Arancio - Citrus aurantium L. 1 1 Assenzio - Artemisia absinthium L. 1 1 Balsamita - Tanacetum balsamita L. 1 1 Camomilla romana – Anthemis nobilis L. 1 1 Cimino – Cuminum carum carvi L. 1 1 Cipolla - Allium cepa L. 1 1 Corbezzolo - Arbutus unedo L. 1 1 Cren - Cochlearia armoracia L. Friez 1 1 Crescione inglese – Lepidium sativum L. 1 1 Echinacea – Echinacea pallida 1 1 Erica - Erica arborea o calluna vulgaris L. 1 1 Finocchio selvatico amaro – Foeniculum vulgare Miller var. vulgare 1 1 Fitolacca - Phytolacca decandra L. 1 1 Gelso bianco – Morus alba L. 1 1 Gelsomino - Jasminum officinale L. 1 1 Issopo - Hissopus officinalis L. 1 1 Limone - Citrus medica L. 1 1 Liquirizia – Glycyrrhiza glabra L. 1 1 Mora - Rubus fruticosus L. 1 1 Peperoncino – Capsicum annuum L. 1 1 Prezzemolo – Petroselinum hortense Hoffman 1 1 Ricino - Ricinus communis L. 1 1 Salvia sclarea - Salvia sclarea L. 1 1 Timo serpillo - Thymus serpillum L. 1 1 Zafferano - Crocus sativus L. 1 1 Zenzero - Zingiber officinale Roscoe 1 1 67 5.4.1.4 Le caratteristiche richieste L’analisi della domanda degli oli essenziali, estratti e tinture madri e delle specie botaniche da cui derivano ha riguardato anche l’esame delle loro caratteristiche chimiche, morfologiche ed organolettiche. La parte del questionario che approfondisce tali aspetti (domanda 3.3 – schede) è stata compilata da 15 su 28 aziende per un numero complessivo di 100 schede. Le caratteristiche richieste al fornitore riguardano soprattutto il certificato di titolazione dei principi attivi contenuti nel derivato, segnalato in 44 schede su 100. La coltivazione biologica certificata per le piante utilizzate nella produzione del derivato acquistato è stata invece indicata in 33 schede. Tabella 32 Le caratteristiche richieste dalle aziende (domanda 3.3) N° osservazioni 100 Schede compilate - richiesta al fornitore del certificato di titolazione dei principi attivi del derivato Si No mancata risposta 44 27 29 - pianta derivante da coltivazione biologica certificata Si No mancata risposta 33 50 17 Per quanto riguarda le informazioni relative alle caratteristiche chimiche qualitative richieste nel derivato e agli aspetti morfologici delle piante da cui derivano, la eterogeneità delle risposte non permette di fare aggregazioni ed elaborazioni. 5.4.2 I prodotti derivati di potenziale interesse per specie botanica Le risposte fornite dalle aziende relativamente alle tipologie di prodotti derivati per specie botanica di loro potenziale interesse (domanda 3.1) non forniscono indicazioni di rilievo. In primo luogo vediamo che solamente 14 aziende hanno segnalato delle tipologie di derivato di potenziale interesse ed inoltre, per le poche segnalazioni, non risulta possibile procedere ad aggregazioni che forniscano qualche spunto di riflessione. Riportiamo comunque per completezza le informazioni rilevate. 68 Tabella 33 Derivati di potenziale interesse per tipologia di prodotto e specie botanica: aziende rispondenti Derivati per specie botanica Oli essenziali e oleoliti estratti Tinture madri Achillea - Achillea millefolium L. Aloe – Aloe socotrina Lamarck Amamelide – Hamamelis virginiana L. Angelica - Angelica archangelica L. Arancio - Citrus aurantium L. Arancio amaro – Citrus aurantium var. amara L. Balsamita - Tanacetum balsamita L. Bardana - Arctium lappa L. Calamo - Acorus calamus L. Calendola - Calendula officinalis L. Camomilla matricaria – Chamomilla recutita (L.) Rauschel Camomilla romana – Anthemis nobilis L. Canapa - Cannabis sativa L. Cardo mariano – Sylibum marianum Gaertn. Cimino – Cuminum carum carvi L. Citronella – Cymbopogon citratus Citronella – Cymbopogon nardus L. Rendle Corbezzolo - Arbutus unedo L. Coriandolo – Coriandrum sativum L. Cumino - Cuminum cyminum L. Echinacea angustifolia - Echinacea angustifolia Heller Erba luigia o lippia - Lippia citriodora H.B.K. Erba medica o alfa alfa – Medicago sativa L. Erica - Erica arborea o calluna vulgaris L. Eucalipto globulus – Eucalyptus globulus Labill. Finocchio selvatico amaro – Foeniculum vulgare Miller var. vulgare Finocchio selvatico dolce – Foeniculum vulgare Miller var. dulce Galega - Galega officinalis L. Gelso bianco – Morus alba L. Gelso rosso o nero – Morus nigra L. Gelsomino - Jasminum officinale L. Ginepro - Juneperus communis L. Grano germe - Triticum vulgare Vill. Iperico - Hipericum perforatum L. Iris florentina - Iris florentina L. Issopo - Hissopus officinalis L. Lavanda - Lavandula angustifolia Miller Lavandino – Lavandula hybrida Rev. Limone - Citrus medica L. Lino - Linum usitatissimum L. Luffa - Luffa cylindrica Roemer Malva - Malva sylvestris L. Meliloto - Melilotus officinalis (L.) Pall. Menta pulegio –Menta pulegium L. Mirtillo - Vaccinium myrtillus L. Mora - Rubus fruticosus L. Olivo - Olea europea L. Passiflora – Passiflora incarnata L. Peperoncino – Capsicum annuum L. Piretro – Chrysanthemum cinerariaefolium Visiani Ribes nero – Ribes nigrum L. Rosa damascena - Rosa damascena Miller Rosa mosqueta - Rosa moschata Herm. Rosmarino – Rosmarinus officinalis L. Salvia officinale – Salvia officinalis L. Sambuco - Sambucus nigra L. Tarassaco – Taraxacum officinale (DC) Weber Timo - Thymus vulgaris L. Timo serpillo - Thymus serpillum L. Verga doro - Solidago virga-aurea L. Viola – Viola tricolor L. Zucca – Cucurbita pepo L. 69 1 2 1 1 1 1 1 1 2 1 2 2 1 1 2 1 2 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 1 - 3 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 2 1 1 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 2 1 1 2 1 - 5.4.3 I rapporti con i fornitori di prodotti derivati Il rapporto delle aziende con i propri fornitori di prodotti derivati, le preferenze sulle tipologie di contatto e la loro disponibilità a relazionarsi direttamente con gli operatori locali, fornisce interessanti orientamenti sulle modalità di approccio più opportune da porre in essere con le aziende rispondenti. Le domande del questionario sono state strutturate in forma chiusa dove l’intervistato aveva la possibilità di scegliere tra diverse alternative di risposta graduandole in ordine di importanza. Purtroppo le aziende hanno segnalato più modalità senza indicarne l’importanza, di conseguenza i risultati riportati nelle tabelle 34 e 35 indicano semplicemente le frequenze relative delle risposte. I principali fornitori di prodotti derivati delle aziende che hanno partecipato all’indagine risultano essere grossisti/importatori con una percentuale del 64,3%, mentre la produzione propria e gli acquisti da laboratori/opifici presentano percentuali inferiori. Le mancate risposte si aggirano intorno al 10%. Il contatto con gli attuali fornitori è prevalentemente una conseguenza sia della partecipazione a fiere di settore che a indicazioni avute da altri, mentre preferirebbero entrare in contatto con eventuali nuovi fornitori in primo luogo attraverso contatti diretti in termini di invio di materiale promozionale (71,4%) o attraverso fiere di settore (39,3%). Per quanto riguarda i criteri che guidano le scelte di fornitura, le collaborazioni stabili con aziende di fiducia sono al primo posto (67,9%), e viene attribuita una maggiore importanza alla qualità rispetto al prezzo dei derivati richiesti. Tra le caratteristiche considerate prioritarie nel rapporto con i fornitori viene conferito un peso rilevante alla puntualità delle consegne (75%), e ancora ricompaiono gli aspetti legati alla qualità del prodotto acquistato. E’ inoltre rilevabile (tabella 36 e 37) una bassa propensione delle aziende al cambiamento dei propri fornitori, proprio perché i rapporti tendono ad essere fiduciari. Il 46,4% dei rispondenti dichiara di non aver cambiato i propri fornitori negli ultimi tre anni, inoltre se andiamo a vedere tra coloro che hanno dichiarato un cambiamento vediamo che in prevalenza si tratta di un aumento numerico (66,7%) piuttosto che di una sostituzione (25%). 70 Tabella 34 I rapporti con i fornitori di derivati, per classi di fatturato (domande 3.4, 3.5, 3.6, 3.7, 3.9) Classi di fatturato Fino a 1 Da 1 a 5 Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100 Totale % miliardo miliardi miliardi miliardi miliardi Aziende rispondenti: 14 10 1 2 1 28 100 - come vi rifornite produzione propria acquisto su commissione laboratori/opifici acquisto da grossisti/importatori altro (specificare) aziende agricole mancata risposta 7 4 10 1 5 3 5 1 2 1 - 1 1 - 1 - 12 8 18 1 3 42,9 28,6 64,3 3,6 10,7 - come siete entrati in contatto su indicazione di altri abbiamo cercato nuovi contatti attraverso fiere di settore si sono presentati in azienda altro (specificare) riviste specializzate mancata risposta 8 5 6 4 1 2 4 2 4 1 2 1 1 - 2 2 2 2 - 1 1 - 14 10 14 8 1 4 50,0 35,7 50,0 28,6 3,6 14,3 - come preferite entrare in contatto fiere di settore visita in azienda invio materiale promozionale altro (specificare): - campioni di prodotti - su indicazione di altri fornitori o clienti mancata risposta 6 4 9 1 1 1 1 2 8 1 1 2 1 1 1 - 2 2 2 - 1 1 - 11 10 20 2 1 1 3 39,3 35,7 71,4 7,1 - criteri di acquisto dei derivati collaborazioni stabili con azienda di fiducia vi basate sul prezzo prodotti di maggiori qualità a discapito del prezzo altro (specificare) mancata risposta 8 3 9 1 7 1 3 2 1 1 1 - 2 2 2 - 1 - 19 7 15 3 67,9 25,0 53,6 10,7 - caratteristiche richieste nel rapporto con i fornitori puntualità nella consegna rapidità di consegna assortimento condizione di pagamento favorevoli quantità rapporto qualità/prezzo qualità minor prezzo zona di provenienza rapporti interpersonali altro (specificare) mancata risposta 10 4 5 4 12 7 6 1 7 5 2 5 2 3 5 4 2 1 1 1 1 1 - 2 2 1 2 1 1 - 1 1 1 1 - 21 13 8 9 3 18 15 4 9 2 75,0 46,4 28,6 32,1 10,7 64,3 53,6 14,3 32,1 7,1 71 10,7 Tabella 35 I rapporti con i fornitori di derivati, per attività economica (domande 3.4, 3.5, 3.6, 3.7, 3.9) Attività principale Cosmesi Erboristica Omeopatica Mista Totale naturale fitoterapica Aziende rispondenti: % 12 9 1 6 28 100,0 - come vi rifornite produzione propria acquisto su commissione laboratori/opifici acquisto da grossisti/importatori altro (specificare) aziende agricole mancata risposta 4 4 8 1 4 2 5 2 1 1 - 3 2 4 1 - 12 8 18 1 3 42,9 28,6 64,3 3,6 10,7 - come siete entrati in contatto su indicazione di altri abbiamo cercato nuovi contatti attraverso fiere di settore si sono presentati in azienda altro (specificare): riviste specializzate mancata risposta 6 5 6 2 1 2 4 4 4 4 2 1 - 3 1 4 2 - 14 10 14 8 1 4 50,0 35,7 50,0 28,6 3,6 14,3 4 4 10 1 3 4 5 2 1 3 2 4 1 1 - 11 10 20 2 1 1 3 39,3 35,7 71,4 7,1 7 3 8 1 7 2 2 2 1 - 4 2 5 - 19 7 15 3 67,9 25,0 53,6 10,7 9 5 3 4 2 8 7 - 6 5 4 3 1 4 4 3 2 1 6 2 1 2 21 13 8 9 3 18 15 4 9 2 75,0 46,4 28,6 32,1 10,7 64,3 53,6 14,3 32,1 7,1 - come preferite entrare in contatto fiere di settore visita in azienda invio materiale promozionale altro (specificare): - campioni di prodotti - su indicazione di altri fornitori o clienti mancata risposta - criteri di acquisto dei derivati collaborazioni stabili con azienda di fiducia vi basate sul prezzo prodotti di maggiori qualità a discapito del prezzo altro (specificare) mancata risposta - caratteristiche richieste nel rapporto con i fornitori puntualità nella consegna rapidità di consegna assortimento condizione di pagamento favorevoli quantità rapporto qualità/prezzo qualità minor prezzo zona di provenienza rapporti interpersonali altro (specificare) mancata risposta 4 1 72 1 1 1 1 1 1 1 - 5 3 1 2 - 10,7 Tabella 36 Il cambiamento dei rapporti con i fornitori di derivati, per classi di fatturato (domanda 3.8) Classi di fatturato Fino a 1 Da 1 a 5 Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100 Totale miliardo miliardi miliardi miliardi miliardi % Sono mutati i fornitori negli ultimi 3 anni: - sono cambiati sono aumentati sono diminuiti sono numericamente gli stessi ma è cambiata la composizione 7 5 1 1 2 2 - 1 1 2 1 1 - 12 8 1 3 42,9 66,7 8,3 25,0 - non sono cambiati 6 6 - - 1 13 46,4 1 14 2 10 1 2 1 3 28 10,7 100,0 - mancata risposta Totale Tabella 37 Il cambiamento dei rapporti con i fornitori di derivati, per attività principale (domanda 3.8) Attività principale Cosmesi naturale Erboristica fitoterapica Omeopatica Mista Totale % Sono mutati i fornitori negli ultimi 3 anni: - sono cambiati sono aumentati sono diminuiti sono numericamente gli stessi ma è cambiata la composizione 4 2 1 1 4 3 1 1 1 - 3 2 1 12 8 1 3 42,9 66,7 8,3 25,0 - non sono cambiati 7 3 - 3 13 46,4 - mancata risposta 1 2 - - 3 10,7 12 9 1 6 28 100,0 Totale 5.5 L’interesse per le produzioni della Sardegna e la disponibilità al contatto L’interesse positivo delle aziende verso le produzioni locali e la loro disponibilità al contatto con i nostri operatori appare chiaramente nella tabella 38. L’interesse per le produzioni locali è presente sia per le piante officinali che per il derivato. Per le piante officinale una maggiore tendenza risulta verso lo spontaneo e la coltivazione biologica certificata piuttosto che quella tradizionale. La disponibilità al contatto è stata dichiarata dal 71,4% dei rispondenti e viene ulteriormente confermata dal loro interesse per gli atti del presente lavoro. 73 Tabella 38 Interesse per le produzioni della Sardegna e disponibilità al contatto per attività principale (domande 3.10, 3.11, 3.12, 3.13) Cosmesi naturale Aziende rispondenti: Attività principale Erboristica Omeopatica Mista Totale fitoterapica % 12 9 1 6 28 100 - interesse per le piante officinali della Sardegna -- interessati spontaneo coltivazione tradizionale coltivazione biologica certificata -- non interessati -- mancata risposta 8 3 2 5 3 1 5 5 1 4 2 2 1 1 1 - 3 2 2 1 3 - 17 11 5 11 8 3 60,7 64,7 29,4 64,7 28,6 10,7 - interesse per i prodotti derivati della Sardegna interessati non interessati mancata risposta 9 1 2 6 1 2 1 - 4 2 19 3 6 67,9 10,7 21,4 - disponibilità al contatto con gli operatori locali disponibili non disponibili mancata risposta 8 4 - 7 1 1 1 - 4 2 - 20 7 1 71,4 25,0 3,6 - interessati a ricevere copia degli atti del lavoro interessati non interessati mancata risposta 9 2 1 5 2 2 1 - 4 2 - 19 6 3 67,9 21,4 10,7 5.6 Conclusioni L’indagine sul campo è stata effettuata con l’obiettivo di determinare la domanda espressa dalle aziende del settore omeopatico, erboristico/fitoterapico e della cosmesi naturale, di prodotti derivati da piante officinali e delle specie botaniche da cui derivano, sia negli aspetti qualitativi che quantitativi. L’indagine è stata quindi rivolta verso le imprese nazionali che utilizzano i prodotti derivati nei loro processi di produzione. Dopo un elaborato processo di individuazione delle imprese di interesse, che è stato svolto per via telefonica, contattando le 501 imprese appartenenti alla lista, sono state selezionate 214 unità, dalle quali è stato estratto un campione casuale rappresentativo delle caratteristiche delle imprese di interesse e delle liste suppletive, a cui è stato somministrato per via postale il questionario d’indagine. Nonostante sia stato effettuato un elevato numero di solleciti per migliorare la percentuale di risposta all’indagine, il risultato non è stato soddisfacente. Delle 69 imprese appartenenti al campione originale, solo il 16% ha compilato il questionario e partecipato all’indagine, il 27,5% ha espressamente rifiutato di compilare il questionario e il 56,5% si è reso irreperibile. Tra le liste suppletive la percentuale di 74 cadute tecniche è stata inferiore, infatti hanno partecipato all’indagine circa un terzo delle imprese, un terzo si è espressamente rifiutato di partecipare e infine l’ultimo terzo è stato contattato più volte senza ottenere alcuna risposta. E’ dunque evidente che la partecipazione all’indagine ottenuta alla chiusura della rilevazione è decisamente condizionata dalla auto – selezione delle unità: hanno infatti risposto solo le aziende più disponibili. Risulta dunque impossibile estendere i risultati ottenuti alle aziende che non hanno risposto (e di conseguenza stimare la domanda di prodotti derivati che esse esprimono), perché non possiamo sapere fino a che punto le caratteristiche delle aziende che hanno risposto sono simili a quelle che non hanno risposto. Le imprese potrebbero essersi auto – selezionate sulla base di una variabile/caratteristica a noi ignota che può condizionare (in aumento o in diminuzione) i valori medi ottenibili dai questionari. I risultati delle elaborazioni possono quindi essere riferiti solo all’insieme delle aziende partecipanti, costituito quasi interamente da imprese con un fatturato inferiore ai 5 miliardi che operano nel settore cosmetico e erboristico/fitoterapico. Sono praticamente assenti le grandi aziende e quelle operanti nel settore omeopatico. Le caratteristiche delle imprese oggetto d’indagine si riflettono infatti sui risultati ottenuti. L’analisi degli acquisti complessivi di derivati e della produzione propria mostra l’esistenza di un fabbisogno di estratti concentrati o secchi e di oli essenziali quasi interamente soddisfatto tramite acquisti esterni. Il prodotto di più largo consumo è invece costituito dai macerati e dagli estratti idroalcolici, che comunque le aziende soddisfano in parte tramite l’auto produzione. Le tipologie di derivati e i quantitativi impiegati dalle aziende per specie botanica sono desumibili dalla compilazione delle schede annesse al questionario. Le informazioni dettagliate richieste in questa sezione sono state certamente percepite come “molto riservate” tra le aziende, tant’è vero che solo 15 delle 28 partecipanti all’indagine hanno fornito le risposte. I quantitativi indicati dall’azienda per tipologia di prodotto e specie botanica sono stati pesati con l’utilizzo complessivo del prodotto derivato, calcolato come somma di acquisti e auto – produzione. In questo modo è possibile capire quanto è rilevante la singola specie botanica nell’attività dell’azienda utilizzatrice. Per quanto riguarda gli oli essenziali, le specie più interessanti, alle quali è stata anteposta la quota di olio essenziale per specie botanica rispetto agli acquisti totali di oli essenziali e il numero di aziende che l’hanno segnalato, sono le seguenti: • 31,3% / 17 - Limone (Citrus Medica L.), • 4,8% /17 - Lavanda (Lavandula angustifolia Miller), • 45,1% /0 - Lavanda (Lavandula officinalis Chaix), • 16,7% /14 - Salvia officinale (Salvia officinalis), 75 • 13,1% /14 - Menta piperita (Mentha piperita L.), • 26,4% /12 - Eucalipto globulus (Eucalyptus globulus Labill.), • 13,6% /15 - Rosmarino (Rosmarinus officinalis L.). Tra gli estratti, le specie più interessanti sono: • 14,9% /14 - Mirtillo (Vaccinium myrtillus L.), Estratti secchi o concentrati, • 4,2% /13 – Malva (Malva sylvestris L.), Estratti secchi o concentrati, • 3,4% /8 – Aloe (Aloe socotrina Lamarck), Estratti secchi o concentrati, • 3,2% /12 – Camomilla matricaria (Chamomilla recutita L.), Estratti secchi o concentrati. • 49,5% /9 - Amamelide (Hamamelis virginiana L), categoria Altri estratti, • 35,7% /10 - Menta piperita (Mentha piperita L), categoria Altri estratti, • 17,9% /3 - Mirto (Myrtus communis L.), categoria Altri estratti, • 16,7% /12 - Ortica (Urtica dioica L.), categoria Altri estratti, • 14,3% /9 - Rosmarino (Rosmarinus officinalis L.), categoria Altri estratti. Per quanto riguarda infine le tinture madri, come si è già detto questa tipologia di derivato non è risultata particolarmente interessante perché poco richiesta. L’analisi effettuata con gli stessi metodi applicati per oli essenziali ed estratti ha comunque portato ad indicare nella Passiflora (Passiflora incarnata L.), nel Tarassaco (Taraxacum officinale (DC) Weber), nella Calendola (Calendula officinalis L.), nel Biancospino (Crataegus monogyna Jacquin) e nella Menta piperita (Mentha piperita L.) le specie più interessanti. I prodotti segnalati devono preferenzialmente possedere il certificato di titolazione del principio attivo, mentre sembra meno importante che provengano da coltivazioni biologiche certificate. Per completare il quadro è necessario ricordare che le aziende intervistate hanno indicato che i rapporti di fornitura dei prodotti derivati passano spesso attraverso grossisti/importatori (64,3%), mentre la domanda soddisfatta da laboratori e opifici è decisamente inferiore (28,6%). Questa indicazione, insieme alle altre sui contatti avuti e desiderati, fanno capire che un potenziale fornitore locale dovrebbe cercare la propria nicchia di mercato attraverso la frequentazione di fiere di settore e la presentazione di materiale informativo. Una volta stabilito il contatto, le aziende tendono a stabilire rapporti fiduciari e continuativi, che comunque sono condizionati dalla puntualità delle consegne effettuate e dal rapporto qualità prezzo dei prodotti offerti. E’ importante inoltre sottolineare che le aziende intervistate sembrano essere piuttosto sensibili al problema della qualità dei prodotti, che sembra quindi la caratteristica sulla quale i potenziali fornitori locali devono puntare. 76 AGROSARDA S.c.r.l. Società di marketing per il settore agro-alimentare Osservatorio Industriale della Sardegna in collaborazione con AGROSARDA S.c.r.l. Società di marketing per il settore agro - alimentare PROGETTO PILOTA L’OFFICINA DELLE ERBE: LA VALORIZZAZIONE DELLE SPECIE VEGETALI OFFICINALI PARTE II Marzo 2002 P ARTE II ANALISI TECNICA E TECNOLOGICA.............................. 77 6 INTRODUZIONE..........................................................................................................78 7 ELEMENTI AMBIENTALI E CLIMATICI DELLA S ARDEGNA E DELLE AREE IN CUI SONO LOCALIZZATE LE AZIENDE PILOTA ............................................................................80 7.1 7.2 Il valore dei dati climatici........................................................................................80 Fattori climatici della Sardegna e delle aree comprendenti le aziende pilota..........81 7.2.1 7.2.2 7.2.3 7.2.4 7.2.5 7.2.6 Caratterizzazione generale ............................................................................... 81 Temperatura................................................................................................... 83 Precipitazioni.................................................................................................. 84 Umidità relativa .............................................................................................. 87 Vento............................................................................................................. 87 Altitudine ....................................................................................................... 88 7.3 Clima e vocazione alla coltivazione di piante officinali, delle aree individuate......99 8 LA SCELTA DEI MODELLI COLTURALI E DELLE TECNICHE AGRONOMICHE APPLICABILI ALLA PRODUZIONE DELLE PIANTE OFFICINALI, IN SARDEGNA ................................. 102 8.1 8.2 Criteri di analisi e di scelta tecnica, nel contesto del progetto...............................102 Alcuni dei modelli di coltivazione proposti...........................................................105 8.2.1 8.2.2 8.2.3 8.2.4 8.2.5 Coltivazione intensiva in pieno campo ............................................................105 Coltivazione a intensità e specializzazione variabili o medie o basse.................106 Coltivazione in ambiente protetto....................................................................106 Raccolta delle specie officinali spontanee........................................................107 Una proposta: un modello di produzione di “Semicoltivazione” o di “Produzione semi-spontanea”. ...........................................................................................110 9 APPLICAZIONE DI PROTOCOLLI COLTURALI DIVERSI PER UNA MEDESIMA COLTURA OFFICINALE............................................................................................................. 114 9.1 I Protocolli colturali di alcune specie officinali individuate dall’indagine di mercato ...............................................................................................................................115 9.1.1 9.1.2 9.1.3 Le specie officinali da coltivare con riscontro commerciale e di interesse per i produttori sardi..............................................................................................115 Caratteristiche principali botaniche, agronomiche e merceologiche delle specie vegetali officinali individuate .........................................................................122 Protocolli colturali riguardanti alcune specie officinali .....................................130 10 ALCUNE SPECIE OFFICINALI ENDEMICHE DELLA S ARDEGNA, PER PRODUZIONI “ TIPICHE” E PARTICOLARI ...................................................................................... 145 11 STIMA DELLA SUPERFICIE DA COLTIVARSI A PIANTE OFFICINALI IN S ARDEGNA, IN RELAZIONE AI DATI RACCOLTI CON L’INDAGINE DI MERCATO ................................. 163 11.1 Elaborazione dei dati..............................................................................................163 11.2 Commenti...............................................................................................................166 12 CONCLUSIONI ......................................................................................................... 169 13 ALLEGATO QUESTIONARIO DI RILEVAZIONE............................................................ 171 Parte II Analisi tecnica e tecnologica 77 6 INTRODUZIONE La seconda parte del lavoro contiene l’analisi tecnica e tecnologica del progetto pilota ed è finalizzata a fornire agli operatori locali attuali e potenziali importanti strumenti al fine di sviluppare in Sardegna dei modelli produttivi di coltivazione e trasformazione di alcune delle specie officinali richieste dal mercato. Per alcuni dei prodotti officinali individuati nella fase precedente del lavoro, l’indagine di mercato, quali di particolare interesse per le aziende nazionali di produzione finale, ne è stata infatti verificata la riproducibilità locale con particolare riferimento ai territori in cui sono localizzate le aziende pilota. In tale ambito è stata innanzitutto effettuata una analisi degli elementi ambientali e climatici regionali e delle aree in cui sono localizzate le aziende pilota, esaminandone le caratteristiche in termini di temperatura, precipitazioni, umidità, vento, altitudine.In secondo luogo sono stati definiti dei modelli produttivi e dei protocolli di coltivazione applicabili alla produzione delle piante officinali da farsi in ambiente sardo, analizzando tutti i passaggi tecnico – agronomici più significativi. Viene inoltre evidenziato con degli esempi come, per una stessa specie officinale, siano da impiegare modelli e protocolli diversi, a seconda degli obiettivi produttivi e di mercato che l’azienda agricola si pone. Si definisce un elenco di specie officinali reputate “interessanti” e di molte di queste si danno i dati fondamentali per la loro messa a coltura. Si presentano alcuni protocolli colturali specifici, applicati a determinate singole piante officinali, anche evidenziando itinerari tecnici alternativi per una medesima coltura. Prima della conclusione, si mettono in evidenza, pur sinteticamente commentate dal punto di vista della coltivazione e dell’impiego, alcune piante officinali endemiche o tipiche della flora sarda, a titolo di completamento del presente lavoro. Contemporaneamente, lo studio vegetazionale, sintetico, ma selettivo e mirato, ha permesso di sottolineare alcune specie officinali della Sardegna che potrebbero dare il via ad una certa innovazione di prodotto o ad un filone di produzione “tipico” e con caratteristiche di esclusività. Su questo tema sono state fatte perciò diverse analisi, ipotesi e proposte, considerando specificatamente la situazione sarda nel suo complesso aggregato agricolo, rurale ed ambientale e in rapporto ad alcune caratteristiche del settore erboristico. Infine, limitatamente alla luce dei dati di mercato raccolti nella fase precedente relativa alla ricerca di mercato, il lavoro termina cercando anche di elaborare un orientamento sulla superficie espandibile a piante officinali in Sardegna, nel breve - medio periodo, per corrispondere alle quantità di materie prime e fitoderivati “espresse” dalle aziende di 78 trasformazione e di produzione intervistate, considerando che queste rappresentano solo una parte di quelle che operano nel settore. Ultima considerazione riguarda il fatto che tutte le elaborazioni inerenti le aziende pilota sono state aggregate e vengono nel presente documento presentate con riferimento alle aree territoriali. Nella figura successiva vengono pertanto riportate le sei aree territoriali di riferimento. Dislocazione territoriale delle aziende pilota 79 7 ELEMENTI AMBIENTALI E CLIMATICI DELLA SARDEGNA E DELLE AREE IN CUI SONO LOCALIZZATE LE AZIENDE PILOTA 7.1 Il valore dei dati climatici Le piante risentono non solo degli effetti climatici, ma anche di quelli edafici, topografici e biotici. Si tratta di una combinazione di plurimi fattori variabili ed interagenti, fra l'altro non tutti sempre rilevabili, che generano, nelle piante officinali e nei vegetali in genere, specifiche risposte di presenza, adattabilità, sviluppo e distribuzione vegetazionale, non casuali. Sono questi i motivi per cui, mettendo anche in risalto la posizione geografica e la caratteristica di insularità della Sardegna, molte piante officinali che vi crescono, vengono a volte considerate "uniche" e di elevata qualità. Questo anche se poi, in realtà, gli interventi predisposti dal coltivatore modificano, più o meno parzialmente, il risultato quali - quantitativo, nonché organolettico e morfologico e tendono, spesso volutamente, a standardizzarlo entro un "range espressivo" limitato rispetto a quello che una pianta officinale mostrerebbe in "natura", dove si presenterebbe, di anno in anno, con una maggiore ed elevata variabilità, spesso non accettabile secondo criteri di produttività, di economicità, di lavorabilità o di mercato. Pur con la possibilità di intervenire agronomicamente su alcuni fattori della produzione, gli elementi climatico-ambientali, combinati fra loro, non solo lasciano comunque una particolare impronta sul risultato produttivo, ma a volte sono determinanti, nel rendere possibile o conveniente o nell'escludere, la coltivabilità di una determinata specie vegetale officinale. Un esempio può essere quello riferito al ruolo dell'intensità luminosa e dell'aridità, fortemente responsabili dell'accumulo di olio essenziale in talune piante aromatiche. Le medesime piante, in località geografiche con luminosità diversa, di intensità inferiore o con umidità dell'aria più elevata, pur sottoposte ad un medesimo protocollo colturale, potrebbero comunque vegetare e riprodursi bene, ma senza ivi sviluppare sostanze aromatiche e quindi non potendo divenire in quel determinato territorio, una fonte di produzione e di reddito per le aziende lì collocate. Perciò, proprio perché l'obiettivo è di produrre materia prima officinale e relativi derivati, si ritiene utile soffermarsi su alcuni aspetti climatici ed ambientali, specialmente se riferiti alle aree in cui sono posizionate le aziende partecipanti al progetto, aree in cui vengono o saranno coltivate le varie piante officinali che si riterrà di proporre o considerare. Ciò dovrebbe permettere una più completa valutazione sulla loro adattabilità alla messa a coltura e sulla potenziale risposta attesa. 80 Soprattutto, l'analisi dei fattori climatici, dovrebbe contribuire a focalizzare alcune problematiche di carattere agronomico, al fine di poter predisporre adeguati protocolli di coltivazione, in funzione del risultato produttivo e qualitativo cercato. Ad esempio, si pensi al rapporto fra clima ed espressione delle stagionalità, in relazione al periodo utile per la pianta officinale a svolgere il ciclo produttivo e a raggiungere il tempo balsamico; oppure alla più conveniente epoca di semina da individuarsi in Sardegna rispetto ad altri ambienti; oppure, ancora, ai possibili effetti negativi della ventosità sulla dispersione di taluni principi attivi. I fattori climatici influenzano e determinano anche le attività post-raccolta applicate alle piante officinali (si pensi all'essiccazione), nonché l'organizzazione aziendale e la distribuzione dei ritmi e dei carichi di lavoro. Si deve poi tenere presente che, a livello aziendale e dei terreni messi a coltura, il macroclima individuato, viene di fatto modificato, anche fortemente, da elementi "locali" come la presenza di pareti rocciose, fiumi, torrenti, laghi, pendenza, altitudine, tipo di copertura vegetale, ma anche presenza di siepi ed alberature, nonché insediamenti umani, generando dei veri e propri microclimi. Perciò, le informazioni riportate di seguito, peraltro sintetiche ed orientative, non vogliono essere un'analisi climatica generale della Sardegna, che così fatta risulterebbe altrimenti troppo parziale e frammentaria, ma piuttosto, vogliono dare una chiave di lettura mirata agli obiettivi del progetto ed in particolare efficace per la valutazione degli elementi di relazione e di causa - effetto nella coltivazione delle piante officinali nelle aziende agricole e nei territori interessati, rispetto alla riuscita dell’attività e alle modalità con cui sia più conveniente realizzarle. 7.2 Fattori climatici della Sardegna e delle aree comprendenti le aziende pilota 7.2.1 Caratterizzazione generale Il clima della Sardegna è il classico clima mediterraneo, di tipo temperato-caldo, a periodismo quotidiano e stagionale, con stagione estiva caldo-arida ed una stagione più o meno fredda, anche se esistono variazioni locali considerevoli. L’inverno infatti è mite nella zona costiera ed in quelle interne di modesta altitudine, mentre è freddo e maggiormente piovoso in montagna. L’estate è invece ovunque soleggiata, calda (la temperatura media del mese più caldo è quasi sempre superiore a 23 °C) e arida (le precipitazioni estive sono sempre basse rispetto alla media calcolata. La piovosità è concentrata prevalentemente nella stagione fredda. 81 Come conseguenza di queste estati calde e prive di pioggia e degli inverni miti, la vegetazione naturale è del tutto particolare e contrariamente ad altre regioni italiane od europee, i principali periodi favorevoli alla crescita delle piante sono perciò l'autunno, con l'inizio delle piogge e la primavera. Questa complessiva macro espressione climatica della Sardegna è principalmente determinata da tre fattori: - la latitudine; - l’insularità; - la conformazione geologica e la complessità del paesaggio, con particolare riferimento alla presenza di rilievi. Latitudinalmente, la Sardegna si colloca all’incirca poco a sud di Roma, con la sua parte più settentrionale di Punta Falcone e in linea con Catanzaro, con la parte meridionale di Capo Teulada. Per il fatto di essere un’isola e di particolare forma e dimensione, l’influenza regolatrice e mitigatrice del mare è diretta e piuttosto uniformemente distribuita su tutto il territorio regionale: basta sottolineare che nessuna località della Sardegna è distante dal mare più di 50 – 55 km. È per questo che le varie escursioni termiche che si possono rilevare in territori diversi, anche confrontando i dati delle tabelle n. 2, 5 e 6, sono più determinate dalla variazione altitudinale che da quella latitudinale o dallo spostarsi verso l'interno. Inoltre questo effetto dovuto al variare dell'altitudine è particolarmente rilevabile nei confronti del periodo invernale e delle temperature minime, piuttosto che verso il periodo estivo e le temperature massime. Anche se le aziende agricole che più direttamente si affacciano sul mare (CA 2 e OR 1), possono beneficiare dell'umidità relativa portata dai venti di sud - est e sud - ovest. Il paesaggio dell’isola è molto vario, ma definibile prevalentemente di collina e media montagna, dove fra i rilievi si aprono altopiani di varia natura, giare, tacchi, coste “a rias” e alture che, scendendo verso il mare, spesso si trasformano in cale (il territorio dell’isola è infatti composto per il 13% di montagna, per il 68% di collina e solo per il 19% di pianura). I relativi substrati sono di origine granitica, vulcanica o calcareo - dolomitica e le varie conformazioni territoriali trovano nella presenza della macchia mediterranea un costante elemento di quasi continuità. I rilievi agiscono da condensatori dell’umidità atmosferica e favoriscono così le precipitazioni, il cui possibile sfruttamento parziale od ottimale ai fini agricoli dipende 82 però dalle caratteristiche del territorio e dalla cura ambientale dell'uomo, grossa problematica sulla quale non è compito di questo lavoro dissertare. In questa condizione si trovano l'azienda del gruppo NU 1 e quelle del gruppo SS 1, per l’altitudine alla quale sono collocate e per essere a ridosso di rilievi. Di seguito alcune maggiori specifiche circa, temperatura, piovosità, altitudine, ventosità ed umidità relativa. 7.2.2 Temperatura I valori massimi della temperatura presentano maggiori irregolarità dei minimi, segno che questi ultimi, stagionali ed annuali, sono più strettamente legati alle variazioni dell’altitudine (Tab. 1), come si è scritto in precedenza, che ad altri fenomeni. I valori sempre assai elevati della media massima del mese più caldo, anche a discreta altitudine, mettono in evidenza che la stagione calda si fa notevolmente sentire in tutta l’isola. L’isoterma della media annua, che attraversa le aziende agricole del gruppo CA 2 (Muravera) è quella dei 18 °C e si è infatti a ridosso del Mare Mediterraneo, sulla costa Est., mentre sono le isoterme della media annua dei 17 e 16 °C a toccare i territori comprendenti le aziende dei gruppi CA 1 e CA 4 (cfr. Fig. 1). Sempre l'isoterma dei 16 °C passa anche per le aziende del gruppo SS 1. Quella che invece interessa l'azienda di Osidda (NU 1) è l'isoterma della media annua di 15 °C, dovuta all'altitudine della località. Per le isoterme delle temperature medie annue massime e minime si vedano le figure da n. 1 a n. 7 di seguito allegate. Si deve aggiungere anche che la media delle temperature della seconda parte dell’anno è sempre più elevata di quella della prima parte. Questo aspetto, proprio della Sardegna e non generalizzabile ad altre zone climatiche italiane, può essere interpretato in senso positivo in relazione all’accumulo dei principi attivi nella pianta officinale. Il minimo termico annuale si verifica spesso nel mese di febbraio, come è generalmente nelle aree geografiche influenzate direttamente dal mare, ma talvolta anche a gennaio, specialmente se si sale in altitudine e a seconda delle località o degli anni. Sostanzialmente però, le temperature medie minime di questi due mesi, in quasi tutte le località prese in considerazione perché riguardanti le aziende agricole del progetto, sono spesso coincidenti fra loro o si costano una dall’altra di pochi decimali di °C (cfr. Tab. 6). 83 Il periodo in cui si rilevano più frequentemente le temperature medie massime è quello di agosto. Nelle località di maggior altitudine il mese più caldo tende talvolta a divenire luglio. Anche in questo caso però, sostanzialmente le temperature medie massime di luglio e agosto sono molto simili. Per quanto riguarda il fenomeno delle temperature minime e con valori intorno allo zero o inferiori, si evidenzia una prevalenza di questo fenomeno sui versanti orientali rispetto a quelli occidentali. Lungo la fascia costiera le frequenze sono comunque inferiori a 5-7 giorni nel periodo invernale. Per molte delle aree interessate dallo studio, sono limitati gli anni con oltre 10 rilevamenti in questo senso. Il periodo più favorevole per il rilevamento di queste temperature è quello di gennaio febbraio, anche se negli ultimi anni il fenomeno è stato rilevato, anche al livello dei mare, durante la prima decade di dicembre. 7.2.3 Precipitazioni Nell’ambiente mediterraneo la quantità delle precipitazioni costituisce l’elemento climatico essenziale, dal quale dipende decisamente il carattere delle vegetazioni. In Sardegna, le precipitazioni sono un fenomeno molto variabile nel tempo e nello spazio e quindi vari parametri di analisi dovrebbero essere presi in considerazione per definire il fenomeno della piovosità in un dato territorio. Principalmente, la regione presenta un regime pluviometrico doppiato, uno che è di tipo autunno - invernale ed uno di tipo primaverile - estivo, in cui la siccità è un fatto costante. Nel periodo autunno - primaverile, ma specie in ottobre e fino a dicembre (massimo pluviometrico primario), fenomeni scioccassi di origine mediterranea, entrando a contatto col mare e poi coi rilievi montuosi determinano a volte precipitazioni che, per la loro intensità possono essere causa di ricorrenti alluvioni, nonché di erosione del suolo, specie dove il terreno è sciolto e la protezione della vegetazione, sovente costituita da terofite a riposo estivo, è quasi nulla. Un massimo secondario lo si ha poi nel periodo primaverile, più facilmente riscontrabile nel versante orientale, sotto l’influenza dei venti carichi di umidità. La quantità complessiva delle precipitazioni è quanto mai variabile da un anno all'altro, tanto che anche indicando un dato “medio” annuo di circa 500 – 600 mm di pioggia, questo ha scarso significato (la media annua generale è teoricamente di 775 mm, pari al 75% della media calcolata per l’Italia, con una precipitazione media teorica giornaliera di 17 – 18 mm) . 84 Sussiste infatti, il fenomeno della cosiddetta "infedeltà pluviometrica", fra l’altro assai maggiore nelle zone di montagna e nella parte orientale dell’isola. Questa variabilità potrebbe essere giustificata dall'azione combinata dell'orografia e della variazione delle traiettorie abituali delle depressioni atmosferiche transitanti in prossimità della Sardegna a cui sono associati i sistemi frontali. Inoltre, le precipitazioni tendono ad aumentare considerevolmente con l’altitudine (cfr. le tabelle n. 3, 5 e 7). Infatti, i valori massimi si registrano sui rilievi, con una distinzione abbastanza netta tra settore occidentale e settore orientale dell’isola. A parità di altitudine, i monti vicini alla costa occidentale hanno generalmente precipitazioni più abbondanti, perché le piogge sono portate di solito ‘da depressioni provenienti da occidente e si formano e scaricano incontrandosi con i rilievi che per primi incontrano. Lungo il versante occidentale, infatti, si nota una fascia allungata da nord a sud, dai Monti di Villanova fino al margine settentrionale del Campidano, che ha circa 900 mm di piogge all’anno. Questa fascia riprende più a sud, nei Monti dell’lglesiente e del Sulcis, con tratti aventi oltre 1.000 mm. La piovosità massima si registra, comunque, sui monti dei versante orientale dell’isola. Sembra una contraddizione con quanto appena scritto, ma: bisogna considerare che le altitudini sono qui notevolmente superiori e quindi le temperature più basse condensano più facilmente l’umidità atmosferica. Così, per esempio, nelle parti più elevate del Gennargentu (quota di circa 1 800 metri) si superano i 1.300 mm di pioggia all’anno. Il record delle precipitazioni si registra nella Gallura, dove sulle zone alte del Massiccio del Limbara cadono oltre 1.350 mm di pioggia. È possibile anche indicare una precipitazioni, così schematizzata: “distribuzione geografica stagionale” delle - in autunno, in buona parte del territorio, queste sono comprese tra 150 e 300 mm, ma sono superiori sui rilievi centrali e settentrionali, sulla zona di Bosa e al sud nella zona di Monte Linas, mentre una fascia ristretta delle coste meridionali dell'isola è caratterizzata da precipitazioni inferiori a 150 mm; - in inverno, si ritrovano precipitazioni comprese tra 300 e 500 mm su tutta la Sardegna centrale, l'iglesiente e tutto l'entroterra della costa orientale; valori compresi tra 150 e 300 mm sul Campidano, sul Bacino dei Tirso e in zona Nuoro; si registrano poi valori superiori ai 500 mm in una zona a nord – est di Iglesias, in prossimità del Gennargentu, sul versante Orientale e nella zona di Tempio; nella 85 fascia compresa tra Cagliari e Capo Teulada le precipitazioni sono inferiori ai 150 mm; - in primavera, si registrano valori inferiori a 100 mm a Cagliari, a Carloforte e lungo le coste Nord - orientali; precipitazioni superiori a 300 mm si ritrovano nella zona nord – est di Iglesias e nella zona Gennargentu; nelle rimanenti zone dell'isola si hanno invece, sempre in primavera, valori compresi tra 100 e 300 mm. - in estate invece, le precipitazioni sono comprese tra 10 e 50 mm, su circa il 90% del territorio sardo, ad esclusione dell’area del gruppo del Gennargentu dove cadono circa 50 mm di pioggia e sulle coste meridionali, sudorientali e sud occidentali dove sussistono condizioni di aridità con circa 10 mm di pioggia. Nelle aree maggiormente interessate dal progetto si individua un comportamento pluviometrico sostanzialmente simile a quello descritto (cfr. le tabelle n. 5 e 7), in relazione all'area di appartenenza di ciascuna azienda. Per le aziende del gruppo CA 1, si prendano a riferimento i dati pluviometrici medi annui di Cagliari (433 mm) e di Dolianova (554 mm). A Muravera (CA 2) si hanno invece, per la posizione geografica maggiormente esposta, 661 mm di pioggia. Per le aziende in area CA 4, si hanno le precipitazioni di 688 mm a Villacidro, 637 mm a Domusnova s e 793 mm a Iglesias. Considerando la quota relativamente bassa, 100 – 230 m s.l.m., di queste località, quest’area è maggiormente piovosa delle altre. Ovviamente il massimo della precipitazione è localizzato in zona NU 1, con 708 mm rilevati nella stazione di Nuoro, a riferimento per l’area di Osidda. Per le aziende raggruppate in SS 1, nella Stazione di Sassari si hanno mediamente ed annualmente 599 mm di pioggia, mentre a Thiesi si registrano 836 mm. Nell’area di Santa Giusta (OR 1) vi sono invece 586 mm di pioggia complessiva media annua. La neve sostituisce la pioggia alle quote più alte e durante la stagione fredda, come è logico. La copertura nevosa rimane in media per tre mesi nelle zone comprese tra 1.200 e 1.300 m s.l.m., per cinque mesi nelle zone tra 1 500 e 1 800. Sembra quasi superfluo aggiungere a questa descrizione qualsiasi commento circa la disponibilità di acqua, sotto il profilo agricolo. Come è risaputo, il problema non deriva dalla quantità delle precipitazioni, ma dalla loro distribuzione nel tempo e nelle stagioni e dal fatto che l'acqua delle piogge viene di 86 fatto dispersa, per mancanza di bacini di accumulo e per il governo insufficiente dell'uomo. Si ricorda solo che, anche in ipotesi di colture officinali in “asciutta” vitale di disponibilità idrica, almeno per le fasi della semina diretta e della successiva germinazione, oltreché per un eventuale trapianto in piena terra. resta la necessità 7.2.4 Umidità relativa Si evidenzia, lungo la fascia costiera, un valore medio di umidità relativa dei 75% giustificato dal fenomeno delle brezze marine, mentre le zone interne subiscono una forte variazione. I valori massimi di umidità relativa delle zone interne durante il periodo invernale sono giustificati dalle temperature più basse rispetto a quelle della fascia costiera. 7.2.5 Vento In prossimità della Sardegna transitano circa il 65% delle traiettorie dei centri depressionari che interessano l'area mediterranea. Il movimento delle masse d'aria è, in prima analisi, determinato dal gradiente barico. Data la posizione geografica della Sardegna, questa è investita quasi tutto l’anno dalle correnti aeree occidentali che spirano dall’Atlantico o dall’Europa sud - occidentale verso i centri di bassa pressione mediterranei. I giorni di calma non superano in genere i 30 all’anno. Il vento predominante in assoluto è il maestrale, che soffia da nord - ovest verso sud est e investe l’isola, per così dire, di traverso, in tutte le aree, ma specialmente in inverno. Il maestrale genera temperature variabili, basse in inverno e assai calde in estate. Per questo può essere particolarmente dannoso per la vegetazione perché determina un’intensa evaporazione e quindi dissecca il terreno e nel caso delle officinali aromatiche può anche determinare l’usura dell’aroma. Il maestrale interessa soprattutto le aziende del gruppo SS 1 e CA 4. Nella parte occidentale dell’isola, specialmente lungo le due estremità, è assai frequente e assai violento anche il Ponente. Particolarmente problematico è però lo Scirocco, insieme all’altro vento meridionale, il Levante, che determinano una forte influenza climatica per le aree del sud e del sud - est dell’isola, dove si ritrovano i gruppi di aziende CA 1 e CA 3. Lo Scirocco ha origine dalle masse d’aria calda e secchissima dei deserti africani, richiamati a nord da zone di bassa pressione barometrica. 87 All’origine asciutto, il vento si carica di umidità passando sul mare e quando investe la Sardegna è caldo, pesante e umido. Localmente, per effetti orografici o di canalizzazione l'intensità dei vento, a parità di gradiente, risulta accentuata. Anche il fenomeno delle brezze marine risulta talvolta 7.2.6 Altitudine Le caratteristiche orografiche e la presenza di sistemi collinari e montuosi, che culminano nello sviluppo del sistema del Gennargentu e del Monte Linas, determinano nel territorio sardo una considerevole variabilità altitudinale che, come precedentemente accennato, ha la principale responsabilità nella variabilità delle escursioni termiche, anche se mitigate dall'influenza del mare mediterraneo. Infatti, aumentando l'altitudine, la temperatura diminuisce di 1 C° ogni 200 m, mentre sulle Alpi, tale escursione è pari a 1 C° ogni 100 metri di dislivello. Di conseguenza, climaticamente: - le aree ad altitudine più elevata (600 - 1.000 m s.l.m.) appartengono al clima mediterraneo - umido o sub umido; quelle ad altitudine media (300 - 600 m s.l.m.), fanno parte del clima mediterraneo sub - umido; quelle ad altitudine più bassa (0 - 300 m s.l.m.) appartengono al clima mediterraneo semi - arido. Per altre osservazioni, si vedano le tabelle e le figure presentate nelle pagine successive. Tab. 1 - Variazioni medie della temperatura in rapporto con l’altitudine in Sardegna (da Arrigoni, 1968). ALTITUDINE QUOTA MEDIA TEMPERATURE MEDIE ANNUE da - a m s.l.m. m s.l.m. t °C 0 - 100 100 - 200 200 - 300 300 - 400 400 - 500 500 - 600 600 - 700 > 700 27 145 216 349 487 359 662 956 ANNUA MAX MIN MAX MESE PIÙ CALDO MIN MESE PIÙ FREDDO 17,0 16,5 16,1 15.7 14,6 14,3 14,4 12,1 21,6 21,9 20,4 21,0 18,5 18,6 19,1 16,0 12,4 11,4 11,7 10,4 10,7 10,0 9,8 8,1 31,0 33,0 31,0 32,5 29,4 30,1 30,4 27,7 5,3 4,7 4,5 3,2 3,3 2,7 2,4 0,3 88 Tab. 2 - Temperature medie annue ridotte al livello del mare ed escursioni medie diurne dell’estate, di gennaio o luglio, di alcune stazioni interessate all’area Leader o di riferimento comparativo (da Arrigoni, 1968). STAZONE TEMPERATURA ESCURSIONI MEDIE DIURNE MEDIA ANNUA ? t °C ESTIVA GENNAIO LUGLIO Fonni Desulo Nuoro ? t °C 18,0 17,4 17,0 12,0 11,9 13,6 5,8 6,1 6,4 12,6 12,3 14,1 Sassari Cagliari 17,2 17,0 10,5 8,0 5,9 4,3 10,9 3,4 Tab. 3 - Variazioni delle precipitazioni con l’altitudine, in Sardegna (da Arrigoni, 1968). ALTITUDINE da - a m s.l.m. 0 - 200 200 - 400 400 - 600 600 - 800 800 - 1000 > 1000 P RECIPITAZIONI MEDIE ANNUE mm 657 766 892 946 1038 1209 89 Tab. 4 - Classificazione fitoclimatica riassuntiva e comparativa di alcune località della Sardegna in corrispondenza delle aziende pilota (Elaborazione a partire da: Arrigoni, 1968). STAZIONE DI GRUPPO ALTITUDINE RIFERIMENTO AZIENDE m s.l.m. MESI G Cagliari Dolianova Uta Muravera Iglesias Villacidro Santa Giusta Sassari Bonnannaro Macomer Alà dei Sardi Nuoro CA 1 CA 1 CA 1 CA 2 CA 4 CA 4 OR 1 SS 1 SS 1 SS 1 NU 1 NU 1 F M A M 7 12 17 18 193 213 10 224 399 575 663 545 Legenda: Mesi freddi Mesi temperati Mesi aridi Mesi tropicali 90 G L A S O N D Tab. 5 - Caratteristiche principali e classificazione fitoclimatica di alcune stazioni della Sardegna, nelle cui aree sono collocate le aziende pilota (Elaborazione a partire da: Arrigoni, 1968). STAZIONE GRUPPO ALT . TEMPERATURE PRECIPITAZIONI ESCURSIONE ZONA AZIENDE m slm MEDIE mm TERMICA FITOCLIMATICA t °C ANNUA Cagliari CA 1 7 17,5 MESE ANNUA MESE DEI DEI MIN MAX 0,5 36,8 PIÙ PIÙ FREDDO CALDO 9,8 21,9 CLIMA TIPO MEDITERRANEO ANNUE ESTIVE 433 18 16,1 Lauretum clima di zona calda di pianura, Muravera CA 2 18 18,0 10,1 27,0 - 0,3 42,1 661 22 15,3 Lauretum Iglesias CA 4 193 17,0 8,7 26,5 - 0,4 39,6 793 27 17,8 Lauretum Villacidro CA 4 213 16,4 7,6 26,2 - 2,0 40,6 588 23 18,6 Lauretum Santa Giusta OR 1 10 16,7 9,0 24,3 - 2,0 38,7 565 20 15,3 Lauretum Macomer SS 1 575 15,1 6,2 27,6 - 2,5 39,2 901 41 21,4 Castanetum Sassari SS 1 224 16,1 7,9 24,9 - 0,4 37,9 599 27 17,8 Lauretum Alà dei Sardi NU 1 663 12,9 3,9 22,8 - 4,5 36,3 1079 54 8,9 Castanetum Nuoro NU 1 450 14,8 5,8 25,0 - 2,9 37,6 708 43 19,2 Castanetum 91 semiarido clima di zona calda di pianura, semiarido clima di zona calda di pianura, semiarido clima di zona calda di pianura, semiarido clima di zona calda di pianura, semiarido clima di zona calda di collina, sub-umido clima di zona calda di collina, semiarido c. di transizione di montagna, da regione calda, umido clima di zona calda di collina, semiumido Tab. 6 - Temperature massime, minime e medie mensili e annuali di alcune stazioni termometriche della Sardegna, nelle cui aree sono collocate le aziende pilota (Estratto da Arrigoni, 1968). STAZIONE GRUPPO AZIENDE ALT . m A NNI DI OSS. 39 Cagliari CA 1 slm 7 Uta CA 1 17 14 Muravera CA 2 18 11 Iglesias CA 4 193 29 Villacidro CA 4 213 13 Santa Giusta OR 1 10 34 Macomer SS 1 572 25 Sassari SS 1 224 12 Alà dei Sardi NU 1 663 20 Nuoro NU 1 545 23 Temp max min media max min media max min media max min media max min media max min media max min media max min media max min media max min media G F M A M G L A S O N D 14,0 6,8 10,4 14,5 4,0 9,3 16,2 6,0 11,1 13,8 5,3 9,5 11,8 4,5 8,2 14,6 5,3 9,9 10,6 3,8 7,2 11,7 6,8 8,8 8,2 1,8 4,9 9,8 3,4 6,6 14,6 7,0 10,8 15,1 4,1 9,6 16,2 5,6 11,1 13,9 5,3 9,6 12,3 4,7 8,5 14,7 5,6 10,1 11,3 3,6 7,4 12,5 6,8 9,1 8,9 1,8 5,3 10,8 3,8 7,3 16,9 8,5 12,7 17,9 5,8 11,8 18,6 7,6 13,1 16,7 6,6 11,6 15,4 6,8 11,1 17,3 7,2 12,2 14,3 5,4 9,8 15,1 7,9 11,2 12,3 3,6 8,0 13,8 5,1 9,5 19,6 10,4 15,0 20,3 7,3 13,8 20,8 9,1 15,0 19,7 8,6 14,2 17,9 8,2 13,0 19,7 9,2 14,4 17,3 7,5 12,4 18,4 9,8 14,1 15,6 6,3 10,4 16,9 7,2 12,0 23,4 13,0 18,2 25,1 10,5 17,8 25,7 12,5 19,1 24,0 11,5 17,7 23,6 11,6 17,6 22,9 12,2 17,5 21,9 10,5 16,2 21,7 12,4 17,0 20,4 8,3 14,4 21,7 10,3 16,0 28,0 17,5 22,8 29,9 14,9 22,4 29,8 16,5 23,2 29,8 15,7 22,7 29,4 15,9 22,7 27,4 15,5 21,4 27,5 14,5 21,0 26,4 16,3 21,4 20,0 12,5 19,3 27,7 14,4 21,0 30,0 20,1 25,5 33,1 17,0 25,0 33,4 19,2 26,3 33,6 18,2 25,9 32,0 18,5 25,7 30,0 17,2 23,6 31,3 16,9 24,1 29,6 18,7 24,1 29,7 15,0 22,3 31,5 17,4 24,5 30,5 20,4 25,5 33,1 17,6 25,3 33,8 19,6 26,7 32,8 18,8 25,8 32,3 18,9 25,6 30,6 17,7 24,1 31,4 17,2 24,3 29,6 19,2 24,4 29,0 14,9 22,0 31,0 17,7 24,3 27,7 18,6 23,2 29,2 16,1 22,6 30,1 17,6 23,9 29,5 17,0 23,2 28,4 16,9 22,7 28,5 16,6 22,0 28,1 15,2 21,7 26,8 17,4 22,1 25,2 12,7 18,9 20,9 15,5 21,2 23,4 15,1 19,2 23,9 12,4 18,2 24,3 13,5 18,9 23,9 13,1 18,5 22,2 13,1 17,7 24,0 13,2 18,6 21,3 11,5 16,4 21,7 13,0 17,7 18,9 8,7 13,8 20,4 11,3 15,8 19,1 11,4 15,2 19,5 8,5 14,0 20,5 10,1 15,3 19,1 9,5 14,3 17,1 9,6 13,2 19,3 9,5 14,4 15,8 8,2 12,0 17,0 10,2 13,6 14,0 5,8 9,8 15,0 7,9 11,4 15,2 8,0 11,6 16,2 6,01 11,1 17,0 7,6 12,3 15,5 6,8 11,1 13,9 6,9 10,4 15,6 6,5 11,0 11,4 5,2 8,3 13,1 7,1 10,1 9,7 2,8 6,2 10,9 4,7 7,8 92 Anno 11,6 13,1 17,1 23,1 10,3 16,3 23,9 12,1 18,0 22,7 11,4 17,0 21,4 11,3 16,4 22,0 11,3 16,7 20,2 9,9 15,1 20,3 12,0 16,1 18,2 7,7 12,9 19,7 9,9 14,8 Tab. 7 - Valori pluviometrici medi, annui e stagionali, di alcune stazioni della Sardegna, nelle cui aree sono collocate le aziende pilota (Estratto da Arrigoni, 1968). STAZIONE Cagliari Dolianova Uta Muravera Villacidro Domusnova S. G. Iglesias Santa Giusta Sassari Thiesi Macomer Alà dei Sardi Nuoro Orgosolo GRUPPO ALT . m ANNI DI QUANTITÀ PRECIPITAZIONI GIORNI AZIENDE slm OSS. MEDIA ANNUA MEDIE STAGIONALI PIOVOSI mm mm N CA 1 CA 1 CA 1 CA 2 CA 4 CA 4 CA 4 OR 1 SS 1 SS 1 SS 1 NU 1 NU 1 7 191 17 18 213 170 193 10 224 472 572 663 545 591 38 38 15 38 42 34 30 42 41 42 42 42 41 42 433 554 538 661 688 637 793 586 599 836 901 1079 708 562 93 inverno 148 201 231 237 283 363 341 219 215 324 347 415 270 196 primavera 108 147 144 159 173 193 180 128 111 196 217 276 171 132 estate 18 30 47 22 23 29 27 20 27 37 41 51 43 21 autunno 159 173 116 255 209 247 242 199 213 279 296 334 224 213 59 62 68 75 71 77 83 72 71 81 82 79 78 51 Fig 1 – Isoterme della temperatura media, media annua. Fig 2 – Isoterme della temperatura massima media annua. (Fonte: Servizio Agrometeorologico Regionale della Sardegna) 94 Fig 3 – Isoterme della temperatura minima media annua. (Fonte: Servizio Agrometeorologico Regionale della Sardegna) Fig 4 – Isoterme della temperatura media, media del mese di agosto (mese generalmente più caldo). (Fonte: Servizio Agrometeorologico Regionale della Sardegna) 95 Fig 5 – Isoterme della temperatura massima media del mese di agosto (mese generalmente più caldo). (Fonte: Servizio Agrometeorologico Regionale della Sardegna) Fig 6 – Isoterme della temperatura minima media del mese di febbraio (mese generalmente più freddo). (Fonte: Servizio Agrometeorologico Regionale della Sardegna) 96 Fig 7 – Isoterme della temperatura media, media del mese di febbraio (mese generalmente più freddo). (Fonte: Servizio Agrometeorologico Regionale della Sardegna) Fig 8 – Valori medi annui delle precipitazioni. (Fonte: Servizio Agrometeorologico Regionale della Sardegna) 97 Fig 9 – Deviazione standard della media annuale delle precipitazioni. (Fonte: Servizio Agrometeorologico Regionale della Sardegna) Fig 10 – Numero medio annuo di giorni di pioggia. (Fonte: Servizio Agrometeorologico Regionale della Sardegna) 98 7.3 Clima e vocazione alla coltivazione di piante officinali, delle aree individuate Sulla quasi totalità della superficie della Sardegna è possibile “incontrare” specie officinali, molte di notevole pregio e di potenziale interesse funzionale, per aspetti farmacologici o legati alle esperienze erboristiche tradizionali. Addirittura, si ritiene che circa il 10% della flora auctoctona sia di carattere endemico. Tuttavia, non per tutte si può parlare facilmente e scontatamente di sfruttamento e di coltivazione, almeno nel breve periodo e senza prove preliminari opportune. Ugualmente, non tutti gli ambienti, pur ospitando allo stato naturale le varie piante officinali, sono per questo conseguentemente e direttamente anche adatti alla loro coltivazione, poiché ad un aspetto biologico e di adattamento si aggiungono in questo caso priorità ed esigenze di produttività e remuneratività. Pur presentando alcune caratteristiche climatiche generali e caratterizzanti, oltremodo influenzate e determinate dall'impronta di insularità, la Sardegna presenta una elevata eterogeneità ambientale, dove ritroviamo coste sabbiose, scogliere, colline più o meno dolci e verdi, promontori montuosi, nonché vallate o addirittura altipiani. A volte però, il passaggio da un ambiente all’altro avviene con una certa progressione naturale, a volte inavvertibile, specie se vi è una certa contiguità fra un’area a quella subito successiva, contiguità generata da comuni e condivise “espressioni” ambientali, come per esempio la quasi costante presenza della gariga che impera ed accomuna superfici ed altitudini diverse, una ricorrente ventosità, la persistente e diffusa soleggiabilità e così via. Diverse sono le aree che potrebbero essere destinate alla coltivazione di determinate specie officinali, alcune particolarmente vocate all’agricoltura, anche da reddito (si pensi alle orticole) e per le quali ci si potrebbe chiedere se, dal punto di vista economico convenga fare le piante officinali e con quali termini o se convenga porre prioritariamente l'attenzione verso le colture più tradizionali già esistenti in ciascun rispettivo luogo. Altre aree, a volte proprio quelle dove si ritrovano spontaneamente molte essenze medicinali fra le più pregiate qualitativamente, mettono invece in evidenza diversi e tali elementi di limitazione (aridità, mancanza di substrato, sassosità, pendenza, difficoltà viaria, degradazione ambientale, appezzamenti coltivabili limitati e frammentati, etc.), da far pensare se in questi luoghi si possa raggiungere un risultato tecnico apprezzabile ed un risultato economico sufficiente a consolidare e dare continuità nel tempo ad un eventuale produzione officinale. Ovviamente, da un punto di vista climatico generale, le aziende coinvolte nel progetto presentano una base di ambientazione comune. 99 Tuttavia alcune particolarità differenziali ci sono. La più evidente si basa sulle diverse altitudini, specie per quanto riguarda l’area di Osidda (gruppo NU 1), l'unica ad essere collocata in zona castanetum, secondo le varie classificazioni fitoclimatiche. Nonostante ciò, anche in questa zona rimane la forte caratterizzazione mediterranea, con una piovosità nella media regionale e un periodo di aridità compreso nei mesi da giugno a settembre. Per le osservazioni riferite alla zona di Osidda sono state prese in considerazione i dati disponibili delle stazioni di Nuoro e Alà dei Sardi. In realtà è plausibile che Osidda abbia caratteristiche intermedie, perché è piuttosto a nord di Nuoro e più a sud di Alà dei Sardi, mentre l'altitudine dei terreni da dedicare alla coltivazione delle piante officinali è superiore alla stazione di rilevamento di Nuoro e si allinea con Alà dei Sardi.(600 - 800 m s.l.m.). Avendo detto in precedenza che è l'altitudine uno dei principali elementi responsabili della variabilità che insiste fra le varie località della Sardegna, perché l'intera regione è sotto l'influenza generale del clima mediterraneo, si potrebbe trovare un certo accostamento anche fra l’area di Osidda e quella del sassarese (SS 1), dove però i terreni presi in considerazione presentano una maggiore "lavorabilità" e "viabilità". Il gruppo di aziende agricole geograficamente localizzato nella zona sud – sud est dell’isola (CA 1), nell’entroterra a nord di Cagliari (Soleminis e Sinnai), è sotto l’influenza del clima costiero e delle brezze che soffiano da sud – est. Il secondo gruppo (CA 2), sempre individuabile in area sud - sud ovest, è collocato nella medesima direttrice latitudinale, ancorché leggermente più a nord e quasi si affaccia sul mare. Da ciò subisce maggiormente l’influenza dei venti mediterranei provenienti da sud, realizzando così un clima più caldo, ma con maggiore disponibilità di pioggia ed ampia radiazione luminosa, tanto che il microclima ivi presente viene considerato di tipo subtropicale e il mese di settembre come mese tropicale (cfr. Tab. 4). Queste caratteristiche, unitamente ad un buon franco di coltivazione e alla disponibilità di irrigazione dell’area di Muravera, rendono questa zona particolarmente vocata alla produzione delle piante officinali e di particolari talune specie aromatiche, ivi incluse alcune endemiche, come si avrà occasione di indicare in altre parti di questo lavoro. Certo che alcune valutazioni oggettive di carattere analitico e chimico-agronomico, potrebbero approfondire ed eventualmente confermare la questione. Invece, l’elemento temibile potrebbe essere rappresentato dall’eccessiva esposizione al vento, che potrebbe danneggiare gli impianti, in particolari situazioni o provocare 100 perdite di aromi o la così detta "stretta" (termine preso in prestito dalla terminologia della cerealicoltura), su determinate colture officinali, specialmente da seme o frutto (per esempio finocchio). D'altra parte, anche il vento è elemento piuttosto costante in tutta l'isola. Quindi, di fatto, per la maggior parte delle aziende che si collocano fra la quasi pianura e/o la bassa collina (CA 1, CA 2, CA 4, OR 1), pur se il clima può avere influenza sotto il profilo qualitativo, la "coltivabilità" di certe specie officinali, anziché altre, viene piuttosto ad essere determinata dalla situazione agro-ambientale locale e in special modo dalle caratteristiche del terreno e dalla disponibilità ad approvvigionarsi di acqua, almeno per le fasi di germinazione o trapianto e fino all'attecchimento della pianta. Le pur minime differenze climatiche, specie termometriche, che si possono mettere in evidenza fra le località e le aziende appena considerate, potrebbero essere piuttosto oggetto di valutazione, nel caso si volesse sperimentare o dedicarsi alla coltivazione di specie officinali od aromatiche esotiche, perché il mercato ne ha messo in evidenza la richiesta (per esempio, zenzero o vetiver). Ovviamente qui non si discute su l'opportunità tecnica ed economica di un'eventuale tale interesse. Con la stessa logica, si può dire che nelle aree di Osidda e Bonorva, ma comunque in quelle di maggior altitudine, potrebbero invece trovare collocazione le specie officinali con caratteristiche più "continentali" come per esempio la menta piperita. D'altra parte, è proprio nella zona delle Barbagie che è possibile rilevare la presenza della digitale, come anche della genziana. Le aree ambientali meno "aspre", dal punto di vista climatico, sono anche quelle che ospitano diverse specie tintoree, per altro molte non tipiche della Sardegna, ma presenti in altre regioni italiane e del bacino del Mediterraneo, come il guado (che si ritrova in Francia e in Germania), la reseda e talvolta la robbia. Certo è che si potrebbe disquisire su eventuali differenze morfologiche o chemiotipiche di queste specie, fra quelle presenti in Sardegna ed in altre aree geografiche, ma non necessariamente e scontatamente a favore dei materiali sardi. 101 8 8.1 LA SCELTA DEI MODELLI COLTURALI E DELLE TECNICHE AGRONOMICHE APPLICABILI ALLA PRODUZIONE DELLE PIANTE OFFICINALI, IN SARDEGNA Criteri di analisi e di scelta tecnica, nel contesto del progetto. Molte aree della Sardegna, a volte proprio quelle dove si ritrovano spontaneamente molte essenze medicinali fra le più pregiate qualitativamente, presentano diversi e tali elementi di limitazione, da far pensare se in questi stessi luoghi sia possibile costruire una progettualità solida ed ottenere un risultato tecnico apprezzabile, nonché un risultato economico sufficiente a consolidare e dare continuità nel tempo ad un eventuale produzione vegetale officinale. Sono limitazioni riguardanti per esempio, l'aridità, la mancanza di substrato, la sassosità, la pendenza, la difficoltà viaria, la degradazione ambientale, che si traducono in una frammentarietà degli appezzamenti, una non sempre facile lavorabilità dei terreni, meccanizzazione gravosa, difficoltà a produzioni intensive, a ottenere rese elevate e a mantenere efficiente l'organizzazione dei processi produttivi. A rafforzare questa considerazione vi è il fatto che, le colture officinali sono sempre più da considerarsi delle produzioni agricole specializzate, le cui materie prime ottenute vengono in gran parte assorbite dall’agroindustria e dall’industria farmaceutica e degli estratti, che oggi costituiscono la forma quasi prevalente con la quale le erbe trovano la strada per la loro utilizzazione e per la realizzazione di prodotti finiti vari e diversi, attraverso lo sfruttamento dei rispettivi principi attivi. Come tali, la loro coltivazione e prima trasformazione, per sostenersi, deve corrispondere a criteri di produttività, efficienza tecnico-agronomica e tornaconto economico. Per questi motivi, ad una prima analisi, la possibilità che queste colture officinali possano essere inserite ed applicate tout court ad ambienti e realtà marginali, appare piuttosto remota e nel caso, relegata ad alcune situazioni di nicchia, non per questo da trascurare. Anche i produttori sardi hanno oramai fatto esperienza che non basta un particolare ambiente a garanzia della qualità della materia prima ottenuta, ma che devono essere rispettati contemporaneamente criteri di produttività ed economicità, cosa che in ambienti marginali è difficile da ottenere, anche con l’ausilio di forte tecnologia. Le colture officinali devono anch’esse rispondere a questi parametri, come le altre più “convenzionali” colture da reddito. Caso mai, la qualità che ne deriva, dall’essere prodotta in un determinato habitat, è elemento per garantire una maggiore forza concorrenziale, fermo il fatto che, quando il 102 produttore si rivolge all’industria, deve comunque rispettare prioritariamente criteri quali: - quantità fornita (livello di massa critica producibile, in relazione alla domanda); - continuità e tempestività nella fornitura; - standardizzazione delle caratteristiche del prodotto nel tempo. - economia della produzione e sostenibilità del prezzo di mercato. Le tecniche agronomiche intervengono proprio con lo scopo di permettere al produttore agricolo di raggiungere questi obiettivi, in una combinazione giusta ed equilibrata fra loro, tale da garantire l’attività e la resa economica. Addirittura, a volte, nella scelta di applicare determinati protocolli agronomici, si accetta implicitamente la possibilità o addirittura la certezza di peggiorare alcuni aspetti qualitativi della materia prima erboristica, che in parte derivano proprio dalla “vocabilità” del territorio o dell’azienda, pur di rispettare e perseguire i parametri appena indicati e far quadrare l’attività di coltivazione con la sostenibilità del progetto d’impresa. Anche la tecnica agronomica trova però i propri limiti applicativi, specie in determinate situazioni agroambientali e soprattutto quando i fattori limitanti da affrontare superano una certa intensità e si combinano fra loro negativamente. Sotto questo profilo analitico, è stato indispensabile delineare una “Scheda Tecnica” per ciascuna delle aziende compartecipanti al progetto dell’Osservatorio Industriale, per poter stabilire in quale contesto produttivo queste stesse aziende possano ritrovarsi e per poter indicare quali strumenti agronomici e quali itinerari produttivi debbano essere adottati ed applicati da queste stesse aziende per ottenere un risultato positivo di resa, commerciale ed economico. Questo discorso è tanto importante e fondamentale, quanto più se si affronta il mercato globale, industriale, basato sulla concorrenzialità, quello comunque in grado di permettere la produzione delle piante officinali in Sardegna su estese superfici, quindi di dare anche una significatività ponderale al settore. Quando però alcuni obiettivi cambiano, quando si individuano mercati e target diversi da quello industriale, che nel settore erboristico ci sono ed hanno il loro fondamento, allora il concetto di “vocabilità” alla produzione officinale assume anche altre connotazioni interpretative. Ciò è da intendersi per esempio, con riferimento alla progettualità di realizzare prodotti erboristici o comunque fitoderivati di prerogativa esclusiva, sfruttando per questo specie vegetali officinali endemiche o proprie degli habitat sardi, soprattutto se non presenti attualmente sul mercato erboristico, né regionale, né internazionale, che trovano 103 motivazione di esistere perché legate al patrimonio culturale della Sardegna e contemporaneamente sostenute da elementi di conferma scientifici ed attuali. Va da sé che tali prodotti si giustificano commercialmente solo con l'esistenza, la consistenza e il contatto di utenti con un profilo sensibile verso tematiche ambientali, culturali, salutistiche e naturalistiche, che talvolta li porta addirittura a disinteressarsi del prodotto, pur di derivazione naturale, ma che segua le logiche della filiera industriale. In questo caso, la produzione e l’economicità delle stesse non si basano più essenzialmente su una produttività solamente quantitativa, di standardizzazione delle materie prime o su un’assoluta minimizzazione dei costi di produzione. Al contrario, tutti quegli elementi che nell'ipotesi precedente di modello produttivo potevano essere considerati fattori limitanti di una produzione officinale specializzata (agroindustriale), con questa diversa logica produttiva, diventano indispensabili a dare valore al prodotto o addirittura a giustificarne l’esistenza e la vendibilità. Queste produzioni basano cioè il loro valore sulla presenza di alcuni elementi di caratterizzazione produttiva che fanno parte o derivano proprio dell’ambiente marginale vocato o dalle scelte dell’agricoltore ad appellarsi a tecniche o concezioni tradizionali, non “remunerative” per un’agricoltura moderna ed al servizio dell’agroindustria. Il valore del prodotto, intendendo con questo tutto ciò che complessivamente permette e garantisce nel tempo lo sviluppo dell’attività di un'azienda o di una realtà produttiva anche articolata od associata, che coltiva e produce piante officinali, può risiedere proprio nel fatto che la materia prima è stata colta manualmente, addirittura pianta per pianta, per rispettarne il tempo balsamico. Oppure, che l’essiccazione è stata condotta a piccoli lotti o strati, magari naturalmente, piuttosto che con un essiccatoio di funzionamento industriale o che anche la mondatura è stata eseguita a mano e così via. Ovvio che, comunque, deve essere mantenuto un minimo di livello produttivo, ma in questo caso non prioritariamente per rispondere in termini quantitativi alla domanda di un acquirente grossista, quanto per dare concretezza alla produzione e visibilità al prodotto e soprattutto alla realtà produttiva protagonista. Ugualmente, è anche ovvio che il prodotto in questione deve trovare un certo riscontro sul mercato, ma si lascia questo aspetto a chi si occupa di marketing, poiché in questo report ci si vuole occupare, come da incarico, delle questioni tecnico – agronomiche. La conclusione di quanto esposto in questo paragrafo è che, qualsiasi possa essere lo scenario in cui si vuole collocare la coltivazione delle piante officinali, questo tipo di produzione può essere realizzato solo in forma specializzata e razionale. 104 La scelta di farlo in ambienti particolari, a volte marginali, non deve essere fatta per necessità e per esclusione, ma secondo una scelta strategica e programmata. La tecnica agronomica interviene con gli opportuni protocolli ed itinerari proprio a supporto di tali strategie. 8.2 Alcuni dei modelli di coltivazione proposti 8.2.1 Coltivazione intensiva in pieno campo È il modello che rappresenta il massimo intento di specializzazione nella coltivazione delle piante officinali, specialmente quando l'obiettivo è di produrre per l'industria o per il mercato delle erbe all'ingrosso e perciò anche in quantità rilevanti. Per aderire completamente a questo modello, l'impresa agricola deve trovarsi nelle migliori condizioni strutturali, ambientali, pedologiche, agronomiche e produttive: - terreni più o meno pianeggianti, di buona profondità, fertili e ben accorpati (sono i terreni da dedicare alle specie vegetali officinali con buona domanda di mercato, per quantità consistenti di droga od olio essenziale, con buono o alto livello di produttività potenziale: per esempio, iperico, salvie diverse, elicriso, achillea, finocchio, rosmarino, lavandino, timo, etc.); - disponibilità d’acqua e di un buon sistema d'irrigazione; - buona viabilità aziendale; - elevato grado di meccanizzazione; - ottima efficienza nella gestione aziendale; - buona dotazione aziendale di impianti e macchinari per l'essiccazione, per la distillazione, per la selezione e mondatura delle erbe e così via; - elevata resa di materie prime. Paradossalmente, quando ci si trova in condizioni di massima attitudine agronomica, per cui è possibile applicare tale modello di “coltivazione intensiva di pieno campo” ed ottenere i massimi risultati in termini di produttività e di efficienza, nonché di minimi costi, entra in gioco la possibilità che l’agricoltore preferisca, alla produzione officinale, qualche altra coltura in grado di dare un reddito maggiore, perché più affermata, più facile da condurre, per la quale esistono più servizi di assistenza tecnica, una maggiore disponibilità e diffusione di attrezzature, una maggiore organizzazione commerciale sul territorio. 105 8.2.2 Coltivazione a intensità e specializzazione variabili o medie o basse. Quando non viene spinto al massimo il livello delle varie componenti, quando l'agricoltore decide di combinarle in un determinato modo o quando entra in gioco qualche elemento limitante, l'intensità della conduzione agronomica e l'intensità della produzione diminuiscono. Per esempio, quando l'azienda agricola ha poca superficie investibile o quando non può spingere la produzione oltre un certo limite, perché non ha ancora acquisito l'impianto di essiccazione e quindi le sue capacità trasformative di post raccolta sono ancora limitate. In questo caso, ciò è visto come elemento negativo e di freno alla produzione. Talvolta però, la scelta del coltivatore di adottare un modello di produzione meno spinto è dovuto al contesto in cui si produce e al mercato di riferimento. Un esempio, può essere rappresentato dal modo con cui alcune piante officinali vengono coltivate nelle aziende agrituristiche, dove il ritmo produttivo, nonché di raccolta è legato al reimpiego delle erbe officinali all'interno dell'azienda medesima o per la vendita diretta e presso mercati più o meno locali. Così è anche per altre tipologie aziendali, che possono avere un mercato misto, locale ed industriale. Questo è il modello, ad "assetto variabile" più frequentemente riscontrabile nelle aziende sarde partecipanti al progetto. La relativa intensità agronomica, viene poi in parte ad essere integrata dalla realizzazione, all'interno delle rispettive aziende, d'interventi di trasformazione, così il prodotto che esce ha un maggiore livello di valore aggiunto che vanno a riequilibrare il possibile basso livello di resa o di produttività che può scaturire dal modello produttivo adottato. Va osservato anche che in questi esempi, dove si manifesta un modello di coltivazione e di produzione di relativa, variabile o bassa intensità, a volte è possibile rilevare in parallelo un impiego sostenuto od elevato di manodopera. 8.2.3 Coltivazione in ambiente protetto La produzione di piante officinali attraverso l'impiego di apprestamenti protettivi, libera il produttore da determinati vincoli agronomici legati alle caratteristiche del terreno e per certi versi dell'ambiente, puntando a realizzare flussi commerciali ininterrotti e svincolati dalla stagionalità. 106 Il livello di intensità produttiva è in relazione alla specie coltivata, al tipo di protezione, alla dotazione di attrezzature presenti all'interno delle serre e non secondariamente, al metodo impiegato. Per esempio, il basilico può essere coltivato in paper - poot, in vasetto, in cassetta, su bancale, a terra o in float system e così per altre aromatiche. Tuttavia, in Sardegna, l'uso di serre e tunnel per una produzione "fuori stagione" di specie officinali ed aromatiche assume carattere particolare, per le condizioni climatiche miti che la regione ha e che in determinati luoghi permettono un'attività vegetativa prolungata e una stagione utile di consegna del prodotto maggiore che in altre località del territorio nazionale ed europeo. In questa situazione, il modello di coltura protetta, specie per le aromatiche, ha maggior valore, tanto più la produzione e le consegne rimangono ininterrotte, per la continuità che si crea con l'operatore di mercato, per la capacità a soddisfarlo commercialmente con costanza. Ciò significa anche poter alimentare con continuità gli impianti trasformativi. In Sardegna, disporre di apprestamenti protettivi significa anche poter difendere la produzione e quindi la coltura, non solo dai momenti stagionali più freddi, ma anche dai periodi caldi, aridi e di elevata intensità luminosa, che qui ugualmente determinano la stasi vegetativa. Si sottolinea anche come sia importante la presenza, nel gruppo di aziende agricole partecipanti al progetto, di altre imprese dotate di serre e/o tunnel, poiché non va trascurata la necessità di affrontare anche la produzione delle piantine, intese quali materiali di allestimento delle colture officinali in pieno campo. Soprattutto se si considera l’opportunità di recuperare specie officinali endemiche o di cui non vi è disponibilità normale o corrente di semi e plantule. Queste considerazioni portano a dire che, anche all'interno di una coltivazione e produzione mediante ambiente protetto, va fatta distinzione sulle pratiche agronomiche da adottare, a seconda del prodotto da realizzare e dell'impiego che di esso se ne farà e quindi del supporto sul quale deve essere fatto vegetare. 8.2.4 Raccolta delle specie officinali spontanee. In alternativa alla coltivazione di piante officinali, si ha la raccolta delle specie spontanee, con tutte le implicazioni positive e negative che questo comporta. 107 L’attività del raccoglitore non presuppone l’esistenza di una vera e propria azienda agricola e nemmeno è scontato che il soggetto imprenditoriale affianchi alla raccolta delle specie spontanee sul territorio, una contemporanea attività di coltivazione. In questo caso potrebbero mancare, all’interno dell’azienda, buona parte delle attrezzature per la conduzione agronomica, mentre potrebbe essere presente una buona dotazione d'impianti e macchinari per l’essiccazione, la mondatura, la selezione o la distillazione delle erbe, al fine di lavorare e trasformare su più livelli le materie prime raccolte. La raccolta della flora officinale spontanea si caratterizza anche per il rapporto che il raccoglitore ha con il territorio rurale, più ampio e articolato, rispetto alla gestione della superficie agraria aziendale che l’agricoltore conduce. Un’altra differenza importante sta negli aspetti amministrativi: il raccoglitore ha la necessità di conseguire le dovute autorizzazioni a trattare la flora officinale spontanea, sia il titolo di erborista, sia il “patentino di raccolta” (v. Legge n. 99 del 6.01.1931, "Disciplina della coltivazione, raccolta e commercializzazione delle piante officinali"). È anche vero che si incontra raramente una persona che svolge il lavoro di raccoglitore di piante officinali in via esclusiva, mentre più spesso tale attività è associata ad altre iniziative, più o meno strutturate, come per esempio, l’apicoltura, la raccolta di funghi, la pastorizia, la caccia, la conduzione di un’attività di agriturismo o la gestione di servizi turistici, come quello di guida naturalistica. In Sardegna, la caratterizzazione climatica, ambientale, vegetazionale e sociale della regione, rendono possibile e non infrequente tale modello produttivo articolato, basato sulla raccolta delle specie officinali spontanee in commistione con altre attività, definibili non strettamente agricole, quanto piuttosto di carattere rurale. È un modello produttivo che può arrivare a risultati economici positivi, anche se, indubbiamente, pieno di difficoltà, incertezze e altresì impegnativo sotto il profilo personale e fisico. A titolo di esempio, è doveroso citare la raccolta del mirto e del rosmarino e la numerosità degli operatori che ad essa si dedicano, con diverse forme e diverso impegno, proprio secondo quanto appena delineato. Non è infrequente vedere questa raccolta associata all’apicoltura o alla pastorizia. È difficile comunque stabilire se, come e quando, questa attività possa dirsi di carattere specializzato oppure no, anche per la difficoltà a determinare quali debbano essere i parametri di valutazione: per esempio, se il tipo o le quantità di materia prima trattate oppure il reddito specifico conseguito dalla raccolta delle officinali spontanee o piuttosto il reddito complessivo derivante dallo svolgimento integrato delle varie attività agricole o rurali. 108 La raccolta delle specie officinali spontanee, assume particolare importanza quando si desidera sfruttare piante di carattere endemico o comunque non ancora utilizzate o presenti sul mercato: altro tema riguardante il contesto del presente progetto. In questo ambito, il modello di raccolta dello spontaneo, al semplice scopo di ottenere specifiche erbe dalla flora locale endemica, per la vendita e la trasformazione o la realizzazione di fitoderivati di conformazione "tipica" ed "unica", è perseguibile solo transitoriamente e principalmente per i seguenti motivi: - prima o poi si pone il problema dell'equilibrio fra sfruttamento della risorsa officinale spontanea e gestione dell'ambiente e della biodiversità floristica del territorio, per non determinare fenomeni di impatto negativi, per esempio di degradazione e inaridimento di una determinata area o anche solo per il rischio di estinzione di una definita specie officinale endemica. A volte, tale problematica viene sollevata non tanto da una preventiva analisi tecnica, quanto da disposizioni legislative sulla protezione floristica o sulla gestione degli ambienti naturali. D'altra parte, oggi è alto il rischio che la raccolta dello spontaneo, anche se con buoni fini, si trasformi in un sistema di predazione, se non altro per l'ansia da parte del raccoglitore di salvaguardare la redditività della propria attività e difendersi dall'emarginazione in agguato, per chi vive in determinate aree "difficili". Darsi una disciplina della raccolta è anche un modo di affrontare questa problematica e si rimanda perciò ad una attenta lettura della proposta contenuta proposta nel paragrafo successivo, a riguardo di un sistema di produzione predisposto ed elaborato ex novo per alcune aree sarde più tipiche e "difficili", definito come sistema di "semicoltivazione". - Se l'impiego e la vendita di una determinata specie spontanea ha successo, diventa sempre più difficile ed oneroso garantirsi l'approvvigionamento della relativa materia prima, facendo ricorso solo alla raccolta spontanea e ciò vale ancor di più, nel caso insorga una domanda industriale della medesima erba medicinale. Forse, l'esempio più concreto, conosciuto ed attuale che si può fare, è quello dell'iperico, ma questa è anche la storia di molte altre piante officinali, oggi di largo consumo. - Quando poi si determina una domanda dell'industria, ma ciò vale anche per altre destinazioni merceologiche (si pensi all'esigenza strumentale di titolare e caratterizzare i fitoterapici o alla richieste della grande distribuzione verso le aromatiche condimentarie), sorge la necessità di standardizzare il prodotto sotto diversi profili e questo non è conseguibile con la raccolta dello spontaneo. 109 Una struttura o un modello che riguardino la raccolta della flora officinale spontanea, è perciò destinato a perdere progressivamente d'importanza, sotto il profilo produttivo e dell'approvvigionamento quantitativo delle materie prime, ma rimane invece molto importante per la gestione della biodiversità vegetazionale e ai fini della raccolta di materiali da sottoporre a selezione e moltiplicazione. Questo, proprio per far si che le stesse specie aromatiche o medicinali, possano essere coltivate nelle forme, nei modi e nelle quantità, tali da soddisfare il mercato, sia esso di nicchia o di dimensioni industriali. Non si dimentichi l’utilità di avere a disposizione piantine anche per ripopolare aree naturali degradate o aree dove le specie risultano a rischio di estinzione o aree dove vi si pratica la raccolta dello spontaneo, senza mettere così a rischio l’endemismo. Non va trascurato infine che determinati ambienti naturali rappresentano un bacino della variabilità genetica, anche per specie officinali affermate e in coltivazione, quando si ricercano particolari chemiotipi o morfotipi. Ecco tre esempi: - il primo, quello del rosmarino, pianta oggetto di raccolta spontanea in Sardegna, il cui chemiotipo a verbenone trova interesse e riscontro presso il mercato degli aromi e dei profumi, mentre questo stesso comparto, pur esprimendo richiesta sostenuta di questa pianta essenziera, rifiuterebbe l'acquisto di partite di rosmarino che risultassero del chiemiotipo "canforoso"; - il secondo, quello del mirto, dove è possibile rilevare chemiotipi ricchi di terpeni (tipo “cineoliferum"), piante ricche di esteri terpenici (tipo “myrtenylacetatiferum") oppure individui poveri di essenza, ma ricchi di polifenoli, dove ovviamente ciascun tipo trova una propria collocazione funzionale e merceologica; - il terzo è riferito alla robbia (in questo caso nell'ambiente sardo è presente la Rubia peregrina L., piuttosto che la Rubia tinctorium L.), per poter selezionare genotipi ricchi di principio attivo colorante. 8.2.5 Una proposta: un modello di produzione di “Semicoltivazione” o di “Produzione semi-spontanea”. In Sardegna, alcune aziende agricole si occupano contemporaneamente, sia della coltivazione delle piante officinali che della raccolta della flora spontanea locale. Queste possiedono alcuni terreni di più o meno elevata attitudine agronomica, che dedicano alla coltivazione di determinate specie officinali (calendula, basilico, echinacea, menta, melissa, etc.) e parallelamente possiedono, in proprietà o in gestione, 110 anche dei terreni di macchia o di gariga, quindi a bassa attitudine agronomica e non facili da amministrare. Questi terreni vengono gestiti "dinamicamente", nel senso che queste aree vengono sfruttate a seconda delle richieste di mercato che si presentano o in relazione alla disponibilità di tempo “residua” che l’agricoltore possiede. Oppure, quando l’eventuale raccolta dell’officinale spontanea può essere fatta coincidere con i momenti di necessaria manutenzione e pulizia del terreno posseduto. Queste zone, pur rappresentando una caratteristica ricchezza officinale, specie quando si perseguono obiettivi di produzioni erboristiche tipiche, regionali od esclusive, hanno bisogno di essere trattate secondo un sistema razionale, per vari motivi, ma in particolare per rendere compatibile il loro sfruttamento con la redditività dell’impresa. È a questo scopo che si desidera proporre perciò la definizione di uno specifico modello produttivo, la cui validità non è scontata e andrà obbligatoriamente e opportunamente valutata e sperimentata, specie da azienda ad azienda: si è definito questo modello, come modello di “semicoltivazione” o di “produzione semi-spontanea”, poiché i classici interventi agronomici, qui sono ridotti all’essenziale (per esempio le lavorazioni del terreno o le concimazioni) e alcune problematiche dell’agronomia sono viste con un diverso atteggiamento (per esempio non è possibile parlare più di infestanti, ma di consociazione fra le specie officinali e le altre entità vegetazionali presenti, dove si cerca di mantenere alta la presenza percentuale della specie da raccogliere, apportando alcune cure e interventi selettivi. Anzi, alcune delle specie non destinate a far parte della produzione e che in una monocoltura intensiva vengono completamente distrutte, qui dovrebbero essere sfruttate con vantaggio per la conservazione dell’equilibrio dell’habitat e quindi anche a vantaggio dell’attività produttiva. Si crea così un effetto tampone rispetto ai momenti stagionali di massima aridità, ma anche ombreggiamento, maggior mitezza del microclima, riduzione delle temperature massime, copertura del suolo, riduzione dell’evapotraspirazione, riduzione dell’erosione, contenimento dell’invasione di altre infestanti più aggressive nei confronti delle officinali, sottrazione alla lisciviazione di elementi nutritivi, equilibro della entomofauna e protezione dal vento. Questo modello di produzione proposto, viene a collocarsi perciò a metà strada fra una coltivazione intensiva e lo sfruttamento per semplice raccolta delle piante officinali presenti allo stato spontaneo nell’ambiente. Nella sua applicazione si fa riferimento sia alle caratteristiche dei territori ed ambienti di macchia, sia a quelle che sono le specie officinali da sfruttare: mirto, lentisco, corbezzolo, rosmarino, lavanda steca, elicriso sardo, finocchio di mare, dafne, ginepro, 111 timo (serpillo, herba barona e capitato), pungitopo, finocchio selvatico, iperico, santoreggia sarda, issopo sardo, salvie, biancospino, rosa canina, etc. In questo gruppo citato sono comprese anche alcune specie messe in evidenza dall’indagine di mercato condotta dall’osservatorio Industriale della Sardegna. Gli habitat naturali, più o meno degradati, dove si pratica la raccolta dello spontaneo, per le loro condizioni, mettono generalmente in evidenza alcuni elementi: • difficilmente potrebbero essere disboscati completamente e messi a coltivazione intensivamente, anche se presentano i presupposti per una buona resa qualitativa; • la raccolta dello spontaneo, ivi praticata, viene comunque svolta con difficoltà di viabilità e di lavoro, per cui il risultato è sovente di scarsa remuneratività; • le piante officinali oggetto di raccolta vi crescono in modo scomposto, subendo la competizione e l’invasione di altri vegetali, come per esempio il cisto; • la raccolta disordinata peggiora lo stato di degradazione della macchia o della gariga, quando invece sarebbe necessaria un’azione di recupero e di protezione ambientale, nonché di intensificazione selettiva di parte della vegetazione, per fermare il regresso territoriale e delle specie officinali oggetto della raccolta. Con la forma di “semicoltivazione” proposta, alcune di queste aree potrebbero essere invece “bonificate” e rese più produttive, secondo un percorso attuativo razionalizzato e per questo si può parlare anche di un vero e proprio itinerario tecnico, che riguarderebbe: • pulizia dell’area (eliminazione di sterpaglie, piante di cisto infestanti, massi ostruenti il passaggio o la crescita delle specie officinali erbacee, etc.); • potatura e rinnovo delle piante officinali suffruticose o arbustive, utili da sfruttare; • reimpianto o trasemina delle medesime specie e di quelle officinali di carattere erbaceo poliannuale: in questo modo si otterrebbero degli impianti “semispontanei”, distribuiti spazialmente con maggiore regolarità, più intensa presenza e maggiore remuneratività; • per la rigenerazione di questi impianti si potrà adotterà materiale pre-selezionato secondo i criteri prescelti (per esempio, in base al chemiotipo); Si delinea perciò un percorso preliminare, nel quale va fatta una raccolta e selezione della specie officinale che si pensa di raccogliere e di cui si desidera intensificare la presenza nell’ambiente. A ciò segue la moltiplicazione del materiale, cioè una produzione sufficiente di plantule, da trapiantare nel terreno “bonificato”. 112 In ciò, è evidente il stretto rapporto di collaborazione che dovrebbe esserci fra aziende vivaistiche ed aziende di coltivazione partecipanti al progetto dell’Osservatorio Industriale. Gli input agronomici, applicati all’interno di questo “modello di semicoltivazione”, sarebbero perciò, ridotti e mirati, rispetto ad una coltivazione intensiva di pieno campo. In alcune situazioni meno impervie, potrebbe essere possibile l’applicazione di alcuni interventi meccanici e di alcune “minime lavorazioni” sul substrato. Il supposto contenimento dei costi di produzione, per la riduzione di alcuni input tecnici e dell’uso di alcuni fattori produttivi, dovrebbe compensare, almeno in parte, la minore resa quantitativa che si ha con l’applicazione di questo modello di sfruttamento delle piante officinali, rispetto alla coltura intensiva e soprattutto i costi per poter rendere l’area “addomesticata” e per poter applicare il modello qui proposto. Questo sistema dovrebbe permettere di ottenere nel tempo, una materia prima officinale più selezionata e standardizzata nelle caratteristiche merceologiche e qualitative, rispetto a quella di una raccolta irrazionale e non programmata, delle medesime piante. L’area “naturale”, assumendo un maggior grado di “addomesticamento”, può così dirsi “coltivata” nel senso che: - viene sfruttata per dare un prodotto di una certa redditività e in forma programmata e razionalizzata; - è sottoposta comunque a determinati input tecnico-agronomici; - però, non subisce più le due condizioni opposte ed estreme di abbandono o di predazione. Il produttore, così operando, svolgerebbe anche un compito di tutela, conservazione e riordino dell’ambiente naturale o poco antropizzato, che in Sardegna occupa una superficie significativa, producendo perciò anche un lavoro di pubblica utilità per la collettività e l’amministrazione, che volendo potrebbe essere monetizzato. Non è argomento da trattare in questa relazione, ma un’indicazione la si vorrebbe dare: perché nel prezzo del sacchetto confezionato con una specie aromatica “semicoltivata” e raccolta secondo il modello proposto, non potrebbe essere compresa una piccola quota di qualche centesimo di euro per ripagare questo impegno dell’agricoltore verso la collettività, ovviamente mettendolo in evidenza nella confezione e sviluppando una corretta operazione di marketing? Questa impostazione darebbe ulteriore valore e sostegno alle attività produttive, ma anche complessive, di molte delle aziende che hanno partecipato al progetto. 113 Fig 12 Protocollo per la produzione di piante officinali in “ambiente naturale difficile” MACCHIA MEDITERRANEA ANALISI VEGETAZIONALE PIANTE OFFICINALI SFRUTTABILI Individuazione chemiotipi e mappatura ANALISI AGROECOSISTEMA impianto Raccolta e cura del materiale di propagazione INTERVENTI DI CONSERVAZIONE E MIGLIORAMENTO sistemazione viabilità contenimento infestanti pulizia e ripopolamento potature 9 REGOLE DI SFRUTTAMENTO Intensità pratiche agronomiche intensità di raccolta ritmi, quantità modalità APPLICAZIONE DI PROTOCOLLI COLTURALI DIVERSI PER UNA MEDESIMA COLTURA OFFICINALE Il protocollo di coltivazione rende espliciti gli elementi tecnici e pratici contenuti nel modello di coltivazione. Per poterlo però definire, oltre ad aver preventivamente valutato ambiente e risorse aziendali, a questo punto diventa importante che l'agricoltore possa indicare palesemente 3 elementi: • la specie o le specie officinali che metterà a coltura; • il prodotto che intende realizzare; • il target di mercato al quale fa riferimento. 114 9.1 9.1.1 I Protocolli colturali di alcune specie officinali individuate dall’indagine di mercato Le specie officinali da coltivare con riscontro commerciale e di interesse per i produttori sardi L’indagine di mercato condotta all’interno di questo progetto ha messo in evidenza un certo numero di piante officinali di cui vi è interesse commerciale, per ammissione stessa delle aziende di settore intervistate. Si rimanda alla parte relativa all'indagine sul campo, per conoscere gli intenti e i risultati della ricerca e soprattutto la graduatoria circa l’importanza delle medesime specie officinali segnalate, sia in termini di quantità prodotte e trasformate che di fatturato. Qui si presentano invece degli esempi di protocolli colturali da applicare a queste stesse specie officinali, proprio in conseguenza di quanto dissertato ed elaborato in questo documento. Essendo il numero di specie molto numeroso, i protocolli di coltivazione presentati sono riferiti soltanto ad alcune di esse. Nel comporli, si è fatto in modo però che essi possano essere esemplificativi anche per altre piante officinali. Per esempio, il protocollo di coltivazione della melissa è applicabile anche a specie come salvia, timo, maggiorana o malva poiché, pur con le opportune differenziazioni, molti sono i riferimenti comuni che queste piante hanno fra loro: il ciclo colturale, che è poliennale, il tipo di prodotto ricavabile, costituito dalla parte aerea, da foglie o sommità, il sesto d’impianto, alcune lavorazioni in coltura, le tecniche e le modalità di raccolta, etc. Inoltre, nell’elaborare i protocolli colturali, per alcune piante officinali, essi sono stati ulteriormente articolati proponendo itinerari tecnici differenti, attraverso i quali poter realizzare ugualmente la coltura e la produzione. Si è tenuta in considerazione anche la possibilità di coltivare alcune specie endemiche o tipiche della Sardegna, come l’elicriso, per il quale è stato redatto uno specifico protocollo, con anche delle varianti alternative. In particolare, sono stati fatti anche degli esempi circa il percorso agronomico in biologico e non di una determinata coltura officinale. Qui di seguito, viene però prima presentata una tabella analitica di piante officinali, quelle riprese dai risultati dell’indagine di mercato (Tabella 8). 115 Per fornire alcune chiavi di lettura e di selezione del lungo elenco di piante, sono state messe in evidenza, su apposite colonne anche i settori principali di impiego che le piante officinali individuate hanno, nonché i fitoderivati fondamentali che da esse derivano, visto che si è più volte affermato l’importanza di conoscere la destinazione d’uso di una pianta officinale, per poter definire in modo opportuno i relativi protocolli di coltivazione. Per lo stesso motivo, la tabella si propone di mettere analiticamente in evidenza anche altre informazioni: - quante di queste piante riscontrate attraverso l'indagine di mercato possano considerarsi parte della flora officinale sarda spontanea, endemica o naturalizzata, il che fa ipotizzare la possibilità di ottenere materie prime di elevata qualità, per "alta compatibilità" ambientale e climatica; - quante di queste siano in realtà già coltivate o raccolte allo stato spontaneo in Sardegna; - quante di queste possano comunque essere messe a coltura e sfruttamento in Sardegna e con quale modello produttivo generale; - per ciascuna specie, quali siano le tipologie di fitoderivato richieste dal mercato, sempre secondo quanto rilevato dall'indagine (con le ultime tre colonne). Legenda della Tabella: Colonna 4a : V= carattere della pianta 1= piante officinali spontanee endemiche o particolarmente tipiche della Sardegna, la cui coltivazione, produzione e trasformazione potrebbero assumere caratteristiche di unicità, esclusività, tipicità e qualità. 2= altre piante, comunque caratteristiche della vegetazione mediterranea e sarda. 3= piante officinali anche di origine non sarda, naturalizzate, ambientate o coltivate; 4= piante esotiche ed altre piante, non presenti in Sardegna. a Colonna 5 : X = piante officinali del territorio sardo che risultano già in coltivazione presso le aziende partecipanti al progetto dell’Osservatorio Industriale, in forma più o meno estesa. 116 Colonna 6a : M= modello produttivo adottabile 1= piante coltivabili in forma intensiva; 2= piante coltivabili in forma estensiva e/o di “semicoltivazione”; 3= piante sfruttabili anche per raccolta spontanea. Colonna 7a : A = settori d’impiego ovvero piante officinali richieste, utilizzate o di possibile interesse per i settori: a = alimentari speciali. c = cosmetico ed igienico; e = erboristico, inteso in senso generale e in particolare delle tisane e dei fitoderivati non alimentari e non fitoterapici; f = industria farmaceutica, dei fitoterapici o comunque di possibile interesse farmacologico; l = liquoristico; r = industria degli aromi e degli oli essenziali t = tintoreo. Alcune caselle risultano vuote, perché non sono state individuate le relative informazioni o perché queste sono state ritenute insufficienti o non opportunamente comprovate. Colonne 8a , 9a , 10a : OE = Oli Essenziali ed aromi. EI = Estratti idroalcolici, Tinture Madri, Oleoliti, gemmoderivati, estratti vari non concentrati; EC = Estratti concentrati, molli, fluidi e secchi. Per facilitare la ricerca delle singole specie, la tabella è stata ordinata per famiglia botanica, poi per nome comune e infine per nome botanico. Questa tabella è specificatamente riferita alle specie di primario ed attuale interesse commerciale. 117 Tab. 8 - Elenco generale delle specie officinali, con relativi settori d'impiego e tipologia di fitoderivati, secondo quanto riscontrato dall'indagine di mercato condotta dall'Osservatorio Industriale della Sardegna. FAMIGLIA BOTANICA ANONACEAE ARACEAE ARALIACEAE BETULACEAE BORAGINACEAE BROMELIACEAE CANNABACEAE CAPRIFOLIACEAE COMPOSITAE COMPOSITAE CONIFERAE CRUCIFERAE NOME COMUNE Ylang Ylang Calamo aromatico Edera Betulla Borragine Ananas Canapa Sambuco comune Achillea millefoglio Artemisia Assenzio Balsamita Bardana Calendula Camomilla matricaria Camomilla romana Cardo mariano Dragoncello Echinacea Echinacea Echinacea Elicriso Elicriso Liquirizia Pilosella Tarassaco Verga d'oro Pino mugo Cren NOME BOTANICO Cananga odorata (Lambert) Hooker et Thomas Acorus calamus L. Hedera elix L. Betula alba L. Borago officinalis L. Ananassa sativa Lindley Cannabis sativa L. Sambucus nigra L. Achillea millefolium L. Artemisia vulgaris L. Artemisia absinthium L. Tanacetum balsamita L. Arctium lappa L. Calendula officinalis L. Chamomilla recutita (L.) Rauschel Anthemis nobilis L. Silybum marianum Gaertn. Artemisia dracunculus L. Echinacea angustifolia Moench Echinacea pallida Nutt. Echinacea purpurea L. Moench Helichrysum italicum (Roth.) G. Don Helichrysum italicum (Roth.) G. Don subsp. microphyllum (Willd.) Nyman Glycyrrhiza glabra L. Hieracium pilosella L. Tarassacum officinalis L. Solidago virga-aurea L. Pinus pumilio Haenke (Pinus mugo Turra) Armoracia rusticana L. 118 V 4 3 3 3 2 4 3 3 2 3 3 3 2 2 2 3 3 3 4 4 4 2 1 3 3 3 3 3 3 X x x x x x x x x x x x x M A 1 1,2,3 1,2 1,2,3 1 1 1,2,3 1 1,3 1 1 1,2,3 1 1 1 1 1 1 1 1 1,2 1,2,3 1 1 1,2 1 2 1 c,r e, c, f ,l c, e, f c, e, f a, e, f, t a, c, e, f c, f, l, r a, c c, e, l e, f, l e,f,l l, r c, e, f c, e, f, t a, c, e, f, r c, e, f, r c, e, f a, c, e, r c, e, f, c, e, f e, f, c, e, f, l, r, t c, e, f, l, r, t a, c, e, f, l c, e, f, a, c, e c, e, f e,f, a, c, f, OE EI EC x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x CUCURBITACEAE CUPRESSACEAE ERICACEAE EUPHORBIACEAE FUCACEAE GINKGOLIACEAE GRAMINACEAE GUTTIFERAE HAMAMELIDACEAE IRIDACEAE LABIATAE LABIATAE Crescione Luffa Zucca Cipresso Ginepro comune Corbezzolo Erica arborea Mirtillo Mirtillo rosso Uva ursina Ricino Quercia marina Ginkgobiloba Citronella (esotica) Germe di grano Iperico Amamelide Iris fiorentina Zafferano Basilico Issopo Lavanda Lavandino Maggiorana Melissa Menta piperita Menta pulegio Origano Rosmarino Salvia Salvia sclarea Santoreggia Timo cedrino Nasturtium officinale (DC.) R. Brown Luffa cylindrica Roemer Cucurbita pepo L. Cupressus sempervivum L. Juniperus communis L. Arbutus unedo L. Erica arborea L. Vaccinium myrtillus L. Vaccinium vitis - idea L. Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng. Ricinus communis L. Fucus vesiculosus L. Ginkgo biloba L. Cymbopongon citratus (DC) Stapf. (Cymbopongon nardus (L) Rauschel) Triticum vulgare Villars Hypericum perforatum L. Hamamelis virginiana L. Iris florentina L. Crocus sativus L. Ocimum basilicum L. Hyssopus officinalis L. Lavandula officinalis Chaix. (Lavandula angustifolia Miller) Lavandula hybrida Rev. Origanum majorana L Melissa officinalis L. Mentha x piperita Mentha pulegium L. Origanum vulgare L Rosmarinus officinalis L. Salvia officinalis L. Salvia sclarea L. Satureja ortensis L. Thymus x citriodorus 119 4 4 3 3 2 1 2 1 3 2 3 3 4 2 1 4 3 2 3 2 3 1 2 2 3 3 2 1 1 1 3 3 x x 1 1 x x 1,2,3 2, 3 3 1,2,3 1 2,3 1,2 x x x x x x x x x x x x x x 1,2 1 1 1,2,3 1 1 1 1 1 1,2 1,2,3 1 1 1 1 1 1,2,3 1,2 1 1 1 c, t e, c, f a, c, f, l c, e, f, r a, e, f, l, r a, c, e, e, c a, c, f, l, t a, c, f, l c, e, f, t c, f c, e, f c, e, f c, e, l, r a, c, f, c, e, f, l, t c, f, c, e, r a, c, e, l, t a, e, c, r c, e, f, r c, e, f, r c, e, f, r a, c, e, r a, c, e, f, l, r a, c, e, l, r a, e, l, r a, c, e, r a, c, e, f, r a, c, e, l,f,r c, f, l, r a, c, e, l a, c, e, l, r x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x LAURACEAE LEGUMINOSAE LILIACEAE LINACEAE LYTHRACEAE MALVACEAE MIRTACEAE OLEACEAE PAPAVERACEAE PASSIFLORACEAE PEDALIACEAE PHYTOLACCACEAE PLANTAGINACEAE ROSACEAE Timo comune Timo serpillo Alloro Alfa alfa Galega Indaco esotico Meliloto Aglio Aloe Cipolla Pungitopo Lino Henné Altea Malva Cajeput o Niauli Mirto Eucalipto Gelsomino Olivo Escoltzia Passiflora Artiglio del diavolo Fitolacca Ispagul Piantaggine Agrimonia Biancospino Gelso bianco Gelso nero Mandorlo Mora Ribes Thymus vulgaris L. Thymus serpillum L. Laurus nobilis L. Medicago sativa L. Galega officinalis L. Indigofera tinctoria L. Melilotus officinalis (L.) Pall Allium sativum L. Aloe vera L. var officinalis Baker (Aloe barbadensis Miller) Allium cepa L. Ruscus aculeatus L. Linum usitatissimun L. Lawsonia inermis L. Althea offiicinalis L. Malva sylvestris L. Melaleuca leucadendron L. Myrtus communis L. Eucalyptus globulus Lab. Jasminum officinalis L. Olea europea L. Eschscholtzia californica Cham. Passiflora incarnata L. Harpagophytum procumbens DC. Phytolacca decandra L. Plantago ovata Forskal Plantago lanceolata L., Plantago spp. Agrimonia eupatoria L. Crataegus monogyna Jacquin Morus alba L. Morus nigra L. Prunus amygdalus Stokes Rubus fruticosus L. Ribes nigrum L. 120 2 2 1 2 3 4 3 2 4 3 3 3 4 2 3 4 1 2 3 1 4 4 4 3 3 3 3 2 3 3 3 2 2 x x x x x x x x x x 1,2 1 1,3 1 1 1 1,2,3 1 1 1 1,3 1 1 1 1,3 1,2,3 2,3 1,2 1, 2 1 1,2 1,3 1 1,3 1,3 2,3 1,2 1,2 1 1,3 1 a, c, e, l, f, r a, c, e, l, r a, c, e, l, r a, e, f, e, f c, t e, c, t a, f, r c, f a, f, r c, e, f a, c, e c, t c, e, f c, e, f e, f a, c, e, l, r c,e,f,r c, e, r a, c, e, f e, f e,f,l c, f e, f, t e, c, f c, e, c, e c, e, f a, c a, c, t a, c, e, f, a, c, e, l, t a, c, e, f x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x RUBIACEAE RUTACEAE SOLANACEAE TAXACEAE TILIACEAE UMBELLIFERAE URTICACEAE VALERIANACEAE VERBENACEAE VIOLACEAE VITACEAE ZINGIBERACEAE Rosa canina Rosa damascena Rosa mosqeta Robbia dei tintori Arancio Arancio amaro Arancio dolce Limone Peperoncino Pomodoro Tasso Tglio Aneto Angelica Anice verde Carota Coriandolo Cumino Finocchio dolce Finocchio selvatico Prezzemolo Ortica Valeriana Valeriana Valeriana rossa Lippia o citronella Verbena comune Verbena odorosa Viola Vite Vite rossa Zenzero Rosa canina L. Rosa damascena Miller Rosa moschata Herm. Rubia tinctorium L. Citrus aurantium L. Citrus aurantium L. var amara Citrus aurantium L. var dulcis Citrus medica L. Capsicum annuum L. Solanum lycopersicum L. Taxus baccata L. Tilia cordata L. Anethum graveolens L. Angelica archangelica L. Pimpinella anisum L. Daucus carota L. Coriandrum sativum L. Carum carvi L. Foeniculum vulgare Mill. var. dulcis Foeniculum vulgare Mill. var. vulgare Petroselinum hortense Hoffman Urtica dioica L. Valeriana officinalis L. Valeriana officinalis L. Centranthus ruber (L.) DC Lippia citriodora H.B.K. Verbena officinalis L. Verbena odorata L. Viola tricolor L. Vitis vinifera L. Vitis vinifera L. var tinctoria Zingiber officinale Roscoe 121 3 3 4 3 3 3 3 3 3 3 1 3 2 3 3 3 3 3 2 2 3 3 2 2 4 3 2 2 2 2 2 4 x x x x x x x 1,3 1 1 1 1,2 1,2 1,2 1,2 1 1 1,3 1,2 1,2 1,2 1 1,2 1 1 1,3 1,3 1,2 1,3 1,3 1,3 1 1 1,3 1,2 1,2,3 1 1 1 a, c, e c, e c, e, r f, t a, c, f, l, r a, c, f, l, r a, c, f, l, r a, c, f, l, r a, c, e, r a, c, f, t f a, c, e, f, r a, e, f, l, r a, e, f, l, r e, f, l, r a, c, e, t a, e, l, r a, e, l, r a, e, l, r a, c, e, l, r a, e, a, c, e, f, t e, f e, f e, f c, e, l, r c, e c, e, r c, e, a, c, e, t a, c, e, t a, e, f, r x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x 9.1.2 Caratteristiche principali botaniche, agronomiche e merceologiche delle specie vegetali officinali individuate Le piante officinali, ivi comprese quelle della tabella n. 8, possono essere classificate e caratterizzate attraverso diversi parametri: • l’appartenenza botanica, in relazione a famiglia, genere, specie, ma anche ecotipo o cultivar; • l'habitat in cui crescono e la capacità ad adattarsi ad ambienti di coltivazione e produzione, secondo le esigenze climatiche, pedologiche, idriche ed agronomiche che presentano; • la parte di pianta che viene raccolta ed utilizzata, che costituisce cioè la droga, la materia prima erboristica ovvero il prodotto agrario utile; • i principi attivi contenuti nella droga; • i processi di trasformazione che subisce la pianta. Tutti questi elementi guidano nella scelta delle tecniche agronomiche e dei protocolli di coltivazione da adottare per ciascuna coltura officinale. Inoltre, con le informazioni di tabella n. 9, si completa il quadro dei dati di base che caratterizzano ulteriormente le diverse specie officinali, così da dare alle aziende agricole uno strumento ragionato per realizzarne la coltivazione e scegliere un opportuno protocollo colturale. 9.1.2.1 Identificazione botanica delle specie officinali prodotte Le piante officinali della tabella 8 appartengono a diverse famiglie botaniche, ma si può evidenziare come siano decisamente numerose e rappresentative quelle appartenenti alla famiglia delle labiatae, a cui seguono compositae, ombrelliferae ed altre. Proprio molte labiatae hanno la caratteristica di essere piante termofile, perché il loro areale di origine è quello mediterraneo. In Sardegna si ritrovano sia labiatae endemiche e molto particolari (Thymus herbabarona Loisel, T. capitatus (L.) Hoff. et Lk, Salvia sclarea L., Salvia desoleana Atzei et Picci Lavandula stoechas L), sia labiatae medicinali ed aromatiche fra le più richieste del mercato (rosmarino, salvia, timo, maggiorana). Inoltre, anche altre piante segnalate e sempre di questa famiglia, troverebbero nelle aree sarde un ambiente decisamente favorevole alla loro produzione qualitativa (timo cedrino, lavandino, melissa, menta, basilico, origano, santoreggia). 122 Fra le compositae si ricorda l'elicriso, presente in Sardegna in una forma particolare (Helichrysum italicum (Roth.) G. Don subsp. microphyllum (Willd.) Nyman). Fra le ombrelliferae, meritano di essere ricordato il finocchio selvatico (Foeniculum vulgare Mill.) e il finocchio di mare (Crithmum marictimum L.), anche se quest'ultimo non è ancora sul mercato. Si ricorda poi anche la lippia o citronella (Lippia citriodora H.B.K., della famiglia delle verbenaceae) che, di carattere decisamente termofilo, troverebbe in alcuni ambienti sardi, una collocazione agronomica positiva. Le labiatae e le ombrelliferae si caratterizzano anche per il fatto di comprendere molte specie aromatiche, fra le più richieste ed apprezzate dal mercato. Tuttavia, vi sono alcune piante officinali di altre famiglie botaniche che contengono anch’esse sostanze eteree od aromatizzanti: camomilla ed elicriso (compositae), amamelide (amamelidaceae), meliloto (leguminosae) mirto (mirtaceae), iris (iridaceae) e sono pure esse di alto interesse commerciale. 9.1.2.2 Determinazione della materia prima o droga Il prodotto agrario utile, che nel settore erboristico viene indicato col termine di "droga", può essere costituito principalmente da: - foglie (menta, melissa, basilico, tarassaco, citronella, mirto); - fiori (camomilla, calendula, elicriso, fiordaliso, malva, altea); - sommità fiorite e cimette (iperico, origano, timo, issopo, achillea, lavanda e lavandino, salvia); - tutta la parte aerea della pianta, spesso indicata anche con termine di erba (malva, melissa, menta, echinacea, salvia); - radici (echinacea, bardana, altea, valeriana, tarassaco); - rizoma (liquirizia, giaggiolo); - frutti (rosa canina, biancospino, finocchio, anice, cumino), talora chiamati impropriamente semi, come nel caso delle ombrellifere e da semi veri (cardo mariano, nigella, lino). Poi vi sono anche germogli, cortecce, tallo, etc. Come si è dimostrato, la scelta della materia prima da raccogliere influenza in modo fondamentale la realizzazione dell'impianto della coltura e le tecniche agronomiche da adottare in successione, forse più che l'appartenenza botanica della specie. 123 Molte delle piante officinali principalmente destinate alla produzione di radici (angelica, bardana, valeriana), di sommità fiorite o foglie vengono considerate colture sarchiate da pieno campo. Talvolta la loro conduzione agronomica viene comparata a quella di alcune colture orticole, come nel caso delle aromatiche destinate al consumo fresco e condimentario. Il modello colturale di specie officinali come l’iperico, il meliloto, il ginestrino o la passiflora, dove si raccolgono le sommità fiorite o tutta la parte aerea, assomiglia in buona parte a quello di talune foraggiere. Per altre specie da cui ottenere seme o frutti (finocchio, coriandolo, psillio, lino) il modello agronomico da applicare ha diversi punti in comune con la coltivazione di alcuni cereali. Diverse specie officinali erbacee, necessitano di un impianto di realizzazione curato e di interventi agronomici specifici o supplementari (per esempio, la potatura), sia perché di ciclo poliennale, sia perché tendono ad assumere nel tempo un portamento cespuglioso, talvolta con lignificazione del piede. È il caso, per esempio, di lavanda, salvia, timo, issopo, rosmarino. 9.1.2.3 Ciclo colturale e durata della coltura Molte specie officinali della tabella n.8 sono colture poliennali che, mediamente, durano in campo 3-4 anni. Dopo tale periodo, le rese e la qualità del prodotto degradano, come descritto anche in precedenza: salvia, rosmarino, melissa, lavanda, timo, iperico, elicriso, origano, camomilla e meliloto. La coltivazione si attua in campo attraverso semina o trapianto di piantine, ottenute per seme e/o per via vegetativa, con allestimento prevalentemente in periodo autunnale o primaverile. Le specie poliennali forniscono in genere un solo raccolto il primo anno e con varia probabilità, due raccolti gli anni successivi, quando entrano in piena produzione. Talvolta, col trapianto autunnale, attuabile per molte specie solo in relazione all'ambiente considerato, è possibile avere due raccolti già dal primo ciclo di produzione. Molte ombrellifere, portano a maturazione il prodotto frutto con un ciclo biennale, ma i tempi di coltivazione possono in parte ridursi, effettuando negli ambienti climatici che lo permettono, una semina anticipata in tarda estate. Per alcune specie come il finocchio esistono delle cultivar a fruttificazione annuale, anche se la performance produttiva è più modesta. 124 Se del finocchio si usa la parte aerea come prodotto, essa diventa una specie poliennale da raccogliere per sfalcio, che non andrà mai a frutto e rispetto a ciò andrà modificato il protocollo agronomico. Le specie officinali che devono fornire come droga le radici, indipendentemente dalla durata del ciclo fisiologico della pianta, vengono generalmente seminate o trapiantate in primavera e raccolte in autunno, alla fine cioè del primo anno di coltivazione, salvo alcune eccezioni. In genere, lasciare in campo la coltura un altro anno, può permettere di ottenere talvolta delle produzioni quantitative maggiori, ma con un peggioramento della qualità e del contenuto di principi attivi. Le eccezioni sono però diverse poiché, per esempio, altea, echinacea e tarassaco si raccolgono dopo due anni o più. Ciò è dovuto al fatto che, l'accrescimento dell'apparato radicale e l'accumulo dei principi attivi risulta in queste specie piuttosto lento. Infine, talune piante da fiore, per esempio, calendula ed escoltzia, presentano ciclo biologico ed agronomico entrambi annuali. Piante da prodotto misto, fiori e foglie, come altea e malva, hanno ciclo poliennale. Altro esempio significativo: la specie Satureja hortensis L. è coltura annuale, mentre la specie Satureja montana L. ha ciclo poliennale. Si sottolinea poi che, da alcune piante officinali, è possibile ottenere più prodotti: per esempio, dall’altea si raccolgono fiori, fiori e foglie o radici; dall'angelica, radici o frutti, dal finocchio frutti o la biomassa verde, dal mirto bacche o foglie o bacche e foglie. 9.1.2.4 Sviluppo e portamento della coltura Molte delle piante della tabella 8 sono piante erbacee (melissa, basilico, aneto, prezzemolo, menta), con sviluppo vario (dai 25 cm del timo ai 150 cm del finocchio) e con forte capacità di ricaccio di nuovi getti, che permettono una pronta ricostituzione della coltura, per un secondo raccolto. Altre sono specie suffruticose od arbustive e in questo gruppo si ritrovano molte piante tipiche sarde, fra cui: salvia, rosmarino, issopo, mirto, lippia, biancospino, meliloto, rosa canina, elicriso, lavanda e lavandino. Ovviamente il potenziale grado di sviluppo legnoso che ciascuna di queste specie raggiunge, dipende dal sesto d’impianto dato alla coltura, dal grado di sfruttamento e dalla capacità che ogni specie ha a rinnovarsi. 125 Si può dire che lo sviluppo legnoso della salvia è piuttosto limitato rispetto a rosmarino, mirto o rosa canina. Se l’impianto viene poi tagliato spesso, si conserva un rapporto fra vegetazione verde e legno, a favore della prima. Questo lo si fa soprattutto quando la destinazione d’uso è l’olio essenziale. Addirittura si adotta un impianto a prato, proprio per favorire la crescita della biomassa verde. Se la coltura viene trascurata, questa sviluppa svantaggiosamente la parte legnosa e le foglie diventano più piccole, a volte più povere di principi attivi, l’impianto invecchia precocemente, compaiono più spesso malattie e quindi bisogna rinnovarlo su altro appezzamento. Se si utilizzano appropriate tecniche colturali, l’impianto rimane invece giovane e dura di più, con risparmio anche nei costi di installazione della coltura e una migliore resa economica. Ciò viene perseguito con l’impiego opportuno di concimazioni, acqua, potature di rinnovo, tenuta del cespo legnoso ad un basso livello del colletto, stimolazioni a formare nuovi germogli basali verdi e così via. Un esempio di protocollo di coltivazione differenziale, è quello che si può adottare per la citronella o lippia, che ha tendenza a lignificarsi e a formare un alberello. Infatti, è possibile coltivare questa pianta sia secondo la concezione a “prato, sia è possibile predisporla similmente ad una coltura arbustiva od arborea. Nel primo caso, ne risulta un impianto intensivo, la cui raccolta avviene per sfalcio e dove la citronella rimane una coltura tendenzialmente erbacea. Nel secondo caso, si farà attenzione a formare delle piante con un tronco discreto e delle branchie principali, sulle quali si innestano poi i rami fogliosi e le sommità fiorite: la raccolta avverrà a mano, prelevando le foglie intere mature è può essere fatta anche scalarmente. Per contro, si dovranno poi predisporre delle opportune tecniche di gestione dello sviluppo dell’”alberello” di citronella. Alcune altre delle piante citate, hanno uno sviluppo notevole, anche se variabile, della parte legnosa e quindi si farà ugualmente attenzione alla loro cura, secondo le tecniche appropriate, specialmente per quanto riguarda la raccolta delle specie officinali spontanee. Forse i casi più rappresentativi sono quelli di eucalipto e corbezzolo, ma si consideri anche mirto, ginepro, alloro e rosmarino, quest’ultimo in grado di raggiungere anch’esso forte sviluppo ed elevata legnosità. Non si dimentichi, anche se l’argomento è stato richiamato altre volte, quanto è importante il clima e soprattutto il microclima che si instaura in un determinato ambiente della Sardegna, per lo sviluppo delle piante officinali considerate. 126 Alcune rimangono di dimensioni ridotte od assumono un’elevata legnosità, perché l’habitat naturale e/o quello agronomico sono poveri di input (nutrienti, acqua, luce, spazio, substrato, etc.), oppure perché in determinati momenti dell’anno si verificano forti restrizioni od eccessi climatici (vento, siccità, temperatura, insolazione, etc.). Si richiama l’esempio della infinita distesa di elicriso, presente nei territori più elevati dell’area di Sinnai: questo elicriso ha elevata lignificazione, portamento piuttosto basso, prostrato, contorto e nell’insieme la vegetazione è pressoché monospecifica (vi è quasi solo elicriso) e molto addensata. Ciò è dovuto al fatto che l’elicriso poggia su uno scarso franco di coltivazione, è costantemente lambito dal vento, non vi è altra vegetazione più alta che possa proteggerlo, l’altitudine influenza il clima e l’aridità stimola nella pianta officinale, meccanismi di controllo e riduzione dell’evapotraspirazione. 9.1.2.5 Tipo di impianto e preparazione del terreno Le piantine delle specie officinali della Tabella n. 8 vengono realizzate prevalentemente per trapianto dopo aver prodotto le piantine in serra, partendo da seme (salvia, melissa, timo, origano, echinacea, bardana, valeriana, rosmarino, elicriso) o per via vegetativa (salvia, melissa, timo, rosmarino, mirto, lavanda, elicriso, timo cedrino, citronella). L’allestimento della coltura in campo può di conseguenza essere realizzato tramite il trapianto di questa piantine, ma in alcuni casi anche per semina diretta (per esempio iperico, bardana, finocchio, origano, basilico, valeriana e salvia) con i relativi pro e contro dovuti a costo del seme, anticipo o meno della messa a coltura e dell'entrata in produzione, controllo delle infestanti, carico di lavoro. Infine, la coltura di diverse altre specie viene invece realizzata esclusivamente per semina diretta: per esempio, meliloto, camomilla, coriandolo, calendula, lino. Al momento dell'impianto il terreno avrà ricevuto adeguata preparazione per permettere un buon attecchimento delle piantine o nel caso di semina diretta, per garantire che il seme aderisca bene alle particelle, assorbendone l'umidità, per un pronto germogliamento. Contemporaneamente bisogna fare attenzione che a causa della necessaria raffinazione del terreno non si verifichi formazione di crosta. Le operazioni necessarie alla preparazione del terreno vengono così mediamente quantificate in: un'aratura, un'estirpatura, una o due erpicature, fresatura, trapianto o semina. L’investimento e i sesti d’impianto vengono prescelti, in funzione delle caratteristiche morfologiche della specie officinale, dello sviluppo previsto della coltura, delle operazioni colturali che si devono compiere, del tipo di attrezzature disponibili, della modularità e capacità di lavoro delle macchine e soprattutto del tipo di prodotto che si dovrà raccogliere. 127 Tab. 9 – Informazioni tecniche principali per la messa a coltura di alcune specie officinali individuate dall’indagine di mercato dell’Osservatorio Industriale della Sardegna Le specie officinali Altea Amamelide Aneto Angelica Anice Bardana Basilico Calendula Camomilla matricaria Camomilla romana Cardo mariano Cerfoglio comune Coriandolo Dragoncello Echinacea Elicriso Erba cipollina Finocchio selvatico Iperico Issopo Lavanda Lavandino Lippia, Citronella Maggiorana Malva Meliloto Melissa Menta piperita Origano Passiflora Althaea officinalis L. Hamamelis virginiana L. Anethum graveolens L. Angelica archangelica L. Pimpinella anisum L. Arctium lappa L. Ocimum basilicum L. Calendula officinalis L. Chamomilla recutita L. Rausc. Antemis nobilis L. Silybum marianum Gaertn. Anthriscus cerefolium Hoffm. Coriandrum sativum L. Artemisia dracunculus L. Echinacea angustifolia Heller Helichrysum italicum L. Allium schoenoprasum L. Foeniculum vulgare Mill. Hypericum perforatum L. Hissopus offiicnalis L. Lavandula officinalis Chaix, Lavandula hybrida Rev Lippia citriodora H.B.K. Origanum majorana L. Malva sylvestris L. Melilotus officinalis L. Melissa officinalis L. Mentha x piperita L. Hudson Origanum vulgaris L. Passiflora incarnata L. Materia prima raccolta Tipo di prodotto Ciclo biologico agronomico rd, fg, fi fg fg, fr rd fr rd fg fi er, fi fi fr er fr fg rd er, fi fg fr sf er, sf fi, sf fi, sf fg er, sf fg, fi sf fg fg er er sc sc sc sc sc sc sc, fs sc sc, O.E. sc sc fs, sc sc sc, fs, O.E. sc sc, O.E. sc, fs sc sc sc, O.E. O.E. O.E. sc, O.E. sc, fs, O.E. sc sc sc, O.E. sc, O.E. sc sc a,b p a a, b a b a a a a a a a p a, b p p p,b p p p p p a,p p p p p p p 128 Impianto peso di 1.000 Dose seme coltura semi kg/ha gr s, t t s s, t s s, t s, t s s t s s s t t t s, t s,t s, t s, t t t t t s s t t t s 2,5 1.000 1,5-2 2,8-5 1,5-4 12-18 1,5 8-15 0,05-1 0,17 25 1,5-2 7-8 0,17-0,22 3-4 0,5-1 0,5-0,7 4,5-5 0,11 1-1,2 1-1,2 1-1,2 2-3 0,18-0,25 2-2,2 1,2 0,5-0,7 0,2-0,65 0,15 15 12 _ 12-15 10-15 15-20 6-8 6-8 5-6 2-6 4 6-10 12-15 12-18 5 7-10 6-8 4-5 4-6 4-6 6-8 6-8 _ _ 6-8 6-8 8-12 3-4 _ 3-4 3-5 sesto d’impianto fra le file sulla fila cm cm 70 3 35-45 70 45-50 50-70 35 45-70 30-35 35-45 70 30-45 45-70 45 45-70 120-150 30-45 45 45 50-70 120-150 150-200 150-200 45 45-70 45 45-50 45 30 45 35 2 5-15 35 25-35 30-50 10-15 15 5 5 25-30 5-15 15-20 30 25 35-40 15 25 30-40 35-40 35-40 35-40 100-200 30 20-30 30 35-50 20-30 20 25-30 investimento finale p/mq 4-6 0,2 20-35 6 7-15 3-6 10-11 7-10 25-120 25-80 5-7 60 15 7,4 6-8 2-3 22-25 8-10 6 4-5 1-3 1-2 0,6-0,25 8 6-8 8-10 5-7 8 16-18 10 Psillio Rosmarino Rucola selvatica Ruta Salvia Salvia sclarea Santoreggia Tarassaco Timo Valeriana Plantago psillim L. Rosmarinus officinalis L. Diplotaxis erucoides (L.) DC Ruta graveolens L. Salvia officinalis L. Salvia sclarea L. Satureja montana L. Tarassacum officinalis L. Thymus vulgaris L. Valeriana officinalis L. se fg fg+G19 fg, sm fg fg fg, sm rd, fg er rd sc O.E. fs, sc fr, sc, O.E. sc, O.E. sc, O.E. sc, O.E. sc sc, O.E. sc a p a p p p a, p a p a s t s t s, t s, t s, t s s, t s, t 0,8-1,2 3-5 1-1,5 1,6 4,2-6 3,5-5 0,4-0,6 0,4-0,8 0,2 0,6-0,7 6-8 10-12 4-6 7 8-12 12 6-8 4-6 6-8 4 40-45 70 25 45-70 50-70 50-70 50-70 45 35 70 25 40 5 35 30-40 35-40 30 25 25 30 25-30 3,6 80 5-6 4-6 4-6 4-6 10 11,4 4-5 Legenda della Tabella "Tipo di prodotto" = è riferito al prodotto ottenuto dalla trasformazione della droga fresca raccolta. sc = prodotto secco o droga secca dopo essiccazione naturale o per mezzo di essiccatoio. OE = Olio Essenziale ottenuto per distillazione. fs = prodotto fresco, non essiccato. Materia prima raccolta: er = erba intera o parte aerea della pianta; fg = foglie; sf = sommità fiorite; sm = sommità, fi = fiore; fr = frutto; rd = radice; se = seme; Ciclo biologico o agronomico: a = annuale, b = biennale, p = poliennale o perenne (è riferito in modo particolare al tempo in cui la coltura resta in campo ed è produttiva o al tempo necessario per far maturare il prodotto. Impianto della coltura: s = semina; t = trapianto di piantina o altro materiale vegetativo (è riferito al modo con cui è possibile o maggiormente conveniente realizzare la coltura); I dati riportati riferiti al peso di 1.000 semi, alle dosi di seme per la semina diretta e all’investimento finale sono orientativi. 129 9.1.3 Protocolli colturali riguardanti alcune specie officinali Si presentano qui di seguito alcuni esempi di protocolli colturali. Questi protocolli sono stati redatti con lo scopo di fornire al lettore e alle aziende agricole sarde degli esempi, numerosi, completi ed articolati di come realizzare le colture officinali, con riferimenti specifici al territorio sardo. Si tratta infatti di protocolli relativi sia a piante poliennali che annuali, con produzione di olio essenziale o di droga secca, con produzione di droghe diverse, quali radici, foglie, fiori, sommità fiorite, semi o frutti. Per qualche pianta, all’interno di un medesimo protocollo colturale riferito ad una stessa coltura officinale, si sono proposti itinerari tecnici diversificati nelle modalità e nei tempi stagionali, come per esempio, nel caso dell’elicriso. Sempre per proporre una gamma vasta di esempi, nel protocollo relativo all’iperico, si è elaborato e presentato un percorso tecnico di agricoltura “convenzionale”, mentre per l’elicriso si è predisposto un itinerario tecnico proprio dell’agricoltura biologica. 9.1.3.1 PROTOCOLLO COLTURALE - MELISSA (Melissa officinalis L.) Operazioni colturali in ordine cronologico al 1° anno, di impianto EPOCA DI ESECUZIONE Autunno - fine inverno OPERAZIONI COLTURALI Aratura 1/3 NOTE PARTICOLARI media profondità Concimazione organica da effettuarsi per esempio, 250 q/ha di letame prima dell’aratura Fine inverno Inizio primavera Concimazione minerale di base da N 50 kg/ha - P 100 kg/ha - k 150 kg/ha effettuarsi prima delle lavorazioni di Per esempio, 1 q di urea o 3 q di nitrato di preparazione del terreno calcio, 4,5 kg di perfosfato e 1,5q di cloruro di K) Fine inverno Inizio primavera Fine marzo Primi di aprile Estirpatura Erpicatura Fresatura Aprile Trapianto delle piantine Consigliati due passaggi Si prepara il terreno a ricevere le piantine Sesti d’impianto adottabili: interfila 50 cm, sulla fila 50 cm o 35 cm Da effettuarsi subito dopo il trapianto e se necessario nei giorni successivi fino all’attecchimento delle piantine Irrigazione post-trapianto 130 Operazioni colturali in ordine cronologico, nel 1° anno di coltivazione EPOCA DI ESECUZIONE Aprile OPERAZIONI COLTURALI Irrigazione post-trapianto Da maggio a settembre Da maggio a settembre Sarchiature e scerbature Giugno Concimazione azotata Agosto-settembre Un raccolto mediante sfalcio della parte aerea prima della fioritura Trasporto in azienda con rimorchio Essiccazione e mondatura delle foglie; In alternativa distillazione di tutta la parte aerea raccolta A seguire A seguire Trattamenti antiparassitari antifungini A seguire Confezionamento; Conservazione del prodotto Fine ottobre Possibile rincalzatura o 2/3 NOTE PARTICOLARI Ulteriore intervento irriguo post-trapianto, se necessario Gli interventi si eseguono con periodicità a seconda della necessità solo se necessari e con prodotti “naturali”. Effettuare comunque i trattamenti lontano dal raccolto 50-100 kg/ha di azoto. da distribuire in concomitanza con una sarchiatura e/o un’irrigazione Maneggiare il prodotto con molta cura, facendo attenzione a non imbrattarlo di terra Attenzione a non compattare il prodotto L’essiccazione va effettuata immediatamente, in un locale attrezzato, arieggiato e ombreggiato o in alternativa, servendosi di un apposito essiccatoio. Le foglie secche vanno in sacchi o balle. L’olio essenziale va conservato in contenitori ermetici di vetro scuro. per proteggere la base della pianta dai rigori invernali. Operazioni colturali in ordine cronologico nel 2°, 3° e 4° anno di coltivazione. 3/3 EPOCA DI ESECUZIONE Fine inverno inizio primavera (ripresa vegetativa) Da maggio a settembre Fine giugno A seguire A seguire Fine giugno Luglio - agosto Settembre OPERAZIONI COLTURALI NOTE PARTICOLARI Concimazione minerale di base da N 50 kg/ha - P 80 kg/ha - K 100 kg/ha effettuarsi il terzo anno (es. 1 q di urea - 4,5 kg di perfosfato - 3q di solfato di K, oppure impiegando concimi permessi all’agricoltura biologica). Sarchiatura Per interrare il concime ed aiutare la pianta nella ripresa vegetativa Trattamenti antifungini o Solo se necessari e con prodotti “naturali”. antiparassitari Effettuare comunque i trattamenti lontano dal raccolto Primo raccolto mediante sfalcio della Maneggiare il prodotto con molta cura parte aerea Trasporto in azienda con rimorchio Attenzione a non compattare il prodotto Essiccazione e mondatura delle foglie; L’essiccazione va effettuata immediatamente, In alternativa distillazione di tutta la in un locale attrezzato, arieggiato e ombreggiato o in alternativa, servendosi di un parte aerea raccolta apposito essiccatoio. Concimazione azotata, sarchiatura e se La successione di questi interventi favorisce possibile o necessario una irrigazione il ricaccio dei germogli e lo sviluppo della pianta Sarchiatura e scerbatura Se necessarie per il controllo delle infestanti Irrigazione Se necessaria Secondo raccolto mediante sfalcio V. note alla medesima voce della tabella della parte aerea prima della fioritura riferita al primo anno di coltivazione 131 A seguire A seguire Fine ottobre Autunno Essiccazione e mondatura delle foglie; Va effettuata immediatamente, in un locale In alternativa distillazione di tutta la attrezzato, arieggiato e ombreggiato o in alternativa, servendosi di un apposito parte aerea raccolta essiccatoio Confezionamento; Le foglie secche vanno in sacchi o balle. Conservazione del prodotto L’olio essenziale va conservato in contenitori ermetici di vetro scuro. Rincalzatura Per proteggere la base della pianta dai rigori invernali. Asportazione dei cespi di melissa. Avviene alla fine del quanto anno di coltivazione Con i cespi è possibile ottenere delle nuove piantine da vendere o da impiegare per un nuovo impianto 9.1.3.2 PROTOCOLLO COLTURALE - ELICRISO (Helichrysum italicum (Roth) Don) Elicriso: Operazioni colturali in ordine cronologico al 1° anno di impianto. Ipotesi 1: trapianto autunnale 1a/2 EPOCA DI ESECUZIONE Fine estate Autunno A seguire OPERAZIONI COLTURALI Preparazione delle piantine Aratura Ripuntatura con erpicature Concimazione organica Estirpatura, erpicatura, fresatura Trapianto autunnale Irrigazione Attecchimento Rincalzatura Primavera Ripresa vegetativa Alla ripresa 1° concimazione azotata vegetativa o poco dopo Chiusura delle file 2° concimazione azotata Luglio Settembre A seguire NOTE PARTICOLARI Da talea, da seme, da divisione dei cespi di vecchio impianto Media profondità Per esempio, 250 q/ha di letame o prodotti di compostaggio Lavorazioni di affinamento Sesti: cm 50 x 20 o cm 70 x 30 3 – 12 p/mq Fino all’attecchimento Umidità bassa e costante Protezione e stimolazione 30 – 50 kg/ha con prodotti consentiti da agricoltura biologica Sarchiature e scerbature Trattamenti antifungini antiparassitari Irrigazioni 1° raccolto per sfalcio Trasporto in azienda Essiccazione, distillazione Confezionamento prodotto Taglio di mantenimento Rincalzatura 30 – 50 kg/ha con prodotti consentiti da agricoltura biologica Accompagnano le concimazioni o Solo se necessari e con prodotti “naturali” consentiti. Di soccorso Sommità fiorite o tutta la parte aerea Non compattare il prodotto Asportare i residui 132 Elicriso: Operazioni colturali in ordine cronologico al 1° anno di impianto. Ipotesi 2: trapianto primaverile 1b/2 EPOCA DI ESECUZIONE Autunno OPERAZIONI COLTURALI Aratura Ripuntatura con erpicature Concimazione organica ottobre – febbraio Sovescio marzo Gennaio – marzo NOTE PARTICOLARI Media profondità Per esempio, 250 q/ha di letame eseguito con consociazione di graminacee e leguminose (per esempio, festucatrifoglio) Da talea, da seme, da divisione dei cespi di vecchio impianto Preparazione delle piantine Primavera Primavera interramento coltura da sovescio erpicature Lavorazioni di affinamento Fresatura Lavorazioni di affinamento Trapianto primaverile o semina diretta Sesti: cm 50 x 20 o cm 70 x 30 3 – 12 p/mq Emergenza e attecchimento Irrigazione Fino all’attecchimento Umidità bassa e costante 3-4 settimane dopo 1° concimazione azotata 30 – 50 kg/ha con prodotti consentiti l’emergenza o dall’agricoltura biologica trapianto Chiusura delle file 2° concimazione azotata 30 – 50 kg/ha con prodotti consentiti dall’agricoltura biologica Dalla primavera Sarchiature e scerbature Accompagnano le concimazioni Trattamenti antifungini o Solo se necessari e con prodotti “naturali” antiparassitari consentiti. Irrigazioni Di soccorso Luglio 1° raccolto per sfalcio (*) Sommità fiorite o tutta la parte aerea Settembre A seguire Trasporto in azienda Non compattare il prodotto Essiccazione, distillazione Confezionamento prodotto Taglio di mantenimento Asportare i residui Rincalzatura (*) L’elicriso è una specie officinale rustica, di lento sviluppo iniziale, che ha bisogno di ben affrancarsi e che esprime la sua produzione a regime nel 3 – 4 anno di coltivazione. Così, se ben curata, la coltura di elicriso può rimanere in campo anche diversi anni. Per questo, nell’ipotesi qui prospettata di un impianto primaverile, per non sfruttare subito la pianta che si sta ancora affrancando, una scelta alternativa potrebbe essere quella di rinunciare al raccolto del primo anno, per trarne vantaggio in seguito. 133 Elicriso: Operazioni colturali in ordine cronologico al 2° anno e seguenti di coltivazione. A seguire sia l’ipotesi 1 che l’ipotesi 2 2/2 EPOCA DI ESECUZIONE Fine inverno Inizio primavera OPERAZIONI COLTURALI Concimazione di base (al terzo anno) Ripresa vegetativa 1° concimazione azotata Maggio 2° concimazione azotata Dalla primavera Sarchiature e scerbature Trattamenti antifungini o antiparassitari Luglio – agosto A seguire Fine coltura Irrigazioni 1° raccolto per sfalcio Trasporto in azienda NOTE PARTICOLARI P 80-100 kg/ha – k 80-100 kg sempre con sostanze organiche consentite dall’agricoltura biologica 30 – 50 kg/ha con prodotti consentiti dall’agricoltura biologica 30 – 50 kg/ha con prodotti consentiti dall’agricoltura biologica Accompagnano le concimazioni Solo se necessari e con prodotti “naturali” consentiti. Di soccorso Sommità fiorite o tutta la parte aerea Non compattare il prodotto che è fermentiscibile Essiccazione, distillazione Confezionamento prodotto Taglio di mantenimento Asportare i residui Rincalzatura Prelevamento di materiale da Seme riproduzione per un nuovo impianto Divisione dei cespi Talea Micropropagazione 9.1.3.3 PROTOCOLLO COLTURALE - SALVIA (Salvia officinalis L.) Salvia: Operazioni colturali in ordine cronologico al 1° anno di impianto EPOCA DI ESECUZIONE Da autunno a fine inverno da autunno a fine inverno Fine inverno Inizio primavera Fine inverno Inizio primavera Fine marzo Primi di aprile (Marzo-aprile) Aprile-maggio OPERAZIONI COLTURALI Aratura 1/3 NOTE PARTICOLARI media profondità Concimazione organica da effettuarsi per esempio, 250 q/ha di letame prima dell’aratura Concimazione minerale di base da N 50 kg/ha - P 100 kg/ha - k 150 kg/ha effettuarsi prima delle lavorazioni di Per esempio, 1 q di urea o 3 q di nitrato preparazione del terreno di calcio, 4,5 kg di perfosfato e 1,5q di cloruro K) Estirpatura Erpicatura Consigliati due passaggi Fresatura Si prepara il terreno a ricevere le piantine (Semina diretta) (Seme: 15 kg/ha) Trapianto Interfila: 45-50-70 cm (piantine da seme, talee, divisione dei Sulla fila: 20-30 cm cespi) 134 Aprile-maggio Irrigazione post-trapianto Maggio Scerbature, sarchiatura Irrigazione Potatura Rincalzatura Autunno Autunno Da effettuarsi subito dopo il trapianto e se necessario nei giorni successivi fino all’attecchimento delle piantine Per contenere le infestanti Di soccorso Taglio di mantenimento Per proteggere la base della pianta dai rigori invernali. Salvia: Operazioni colturali in ordine cronologico al 1° anno di coltivazione EPOCA DI ESECUZIONE Aprile Concimazione minerale PK Aprile Concimazione minerale N Aprile Giugno Sarchiatura Scerbatura Irrigazione di soccorso Trattamenti antifungini antiparassitari Maggio-settembre OPERAZIONI COLTURALI Giugno Concimazione azotata Luglio-agosto Agosto Scerbatura Sarchiatura Settembre Raccolta mediante sfalcio A seguire A seguire A seguire Settembre Settembre Fine ottobre Fine ottobre 2/3 NOTE PARTICOLARI Da effettuarsi prima della ripresa vegetativa P e K 50-100 kg/ha Da effettuarsi alla ripresa vegetativa N 30 kg/ha (es. 2 q di nitrato di Ca) Alla ripresa vegetativa 20-30 mm per ogni aspersione o solo se necessari e con prodotti “naturali”. Effettuare i trattamenti lontano dalla raccolta 50-100 kg/ha di azoto da distribuire in concomitanza con una sarchiatura e/o un’irrigazione Altezza di sfalcio 15-20 cm Maneggiare il prodotto con molta cura, facendo attenzione a a non imbrattarlo di terra Trasporto in azienda con rimorchio Attenzione a non compattare il prodotto Essiccazione o in alternativa L’essiccazione va effettuata distillazione immediatamente, in un locale attrezzato, arieggiato e ombreggiato o in alternativa, servendosi di un apposito essiccatoio. La distillazione necessita di apposito impianto Confezionamento e conservazione Per grandi quantità le foglie secche vanno del prodotto in sacchi o balle; per piccole quantità in sacchetti di carta, stoffa o cartone riposti in luogo buio ed asciutto. L’olio essenziale va conservato in contenitori ermetici di vetro scuro. Concimazione azotata N 30 kg/ha Irrigazione 20-30 mm, dopo la concimazione Potatura Taglio di mantenimento Rincalzatura Per proteggere la base della pianta dai rigori invernali. 135 Salvia: Operazioni colturali in ordine cronologico al 2°, 3° e 4° anno di coltivazione 3/3 EPOCA DI ESECUZIONE Fine inverno inizio primavera Fine inverno inizio primavera Giugno Fine giugno A seguire A seguire Fino giugno Da maggio settembre Luglio - agosto Luglio - agosto Settembre A seguire A seguire A seguire A seguire Fine ottobre Autunno OPERAZIONI COLTURALI NOTE PARTICOLARI Concimazione minerale NPK Alla ripresa vegetativa N 40 kg/ha - P 15 kg/ha - K 30 kg/ha Sarchiatura Per interrare il concime ed aiutare la pianta nella ripresa vegetativa Scerbatura Per contenere le infestanti Primo raccolto mediante sfalcio della Maneggiare il prodotto con molta cura parte aerea Trasporto in azienda con rimorchio Attenzione a non compattare il prodotto Essiccazione o in alternativa V. note alla medesima voce della distillazione tabella riferita al primo anno di coltivazione e confezionamento Concimazione minerale NPK N 40 kg/ha - P 15 kg/ha - K 30 kg/ha Irrigazione Dopo la concimazione, 20 mm a Trattamenti antifungini o Solo se necessari e con prodotti antiparassitari “naturali” Effettuare comunque i trattamenti lontano dal raccolto Sarchiatura e scerbatura Se necessarie per il controllo delle infestanti Irrigazione Se necessaria Secondo raccolto mediante sfalcio V. note alla medesima voce della della parte aerea tabella riferita al primo anno di coltivazione Sarchiatura Dopo il taglio Essiccazione o in alternativa Va effettuata immediatamente, in un distillazione locale attrezzato, arieggiato e ombreggiato o in alternativa, e confezionamento servendosi di un apposito essiccatoio Concimazione minerale NPK N 40 kg/ha - P 15 kg/ha - K 30 kg/ha Irrigazione Dopo la concimazione, 20 mm Rincalzatura Per proteggere la base della pianta dai rigori invernali. Asportazione dei cespi Avviene alla fine del quanto anno di coltivazione Con i cespi è possibile ottenere delle nuove piantine da vendere o da impiegare per un nuovo impianto 136 9.1.3.4 PROTOCOLLO COLTURALE - IPERICO (Hypericum perforatum L.) Iperico: Operazioni colturali in ordine cronologico al 1° anno di impianto Ipotesi 1: impianto autunnale per semina diretta EPOCA DI ESECUZIONE OPERAZIONI COLTURALI Fine estate Vernalizzazione del seme Lavorazioni principali Concimazione organica Concimazione minerale di base A seguire Semina diretta e rullatura leggera Fine estate Fine inverno Inizio primavera Fine inverno e seguire Chiusura delle file Luglio A seguire Diserbo pre-emergenza Sfalcio alla ripresa vegetativa a Sarchiature e scerbature 1° concimazione azotata 2° concimazione azotata Trattamenti fungini Diffusi o localizzati Preventivi o curativi 1° raccolto per sfalcio Trasporto in azienda Essiccazione Confezionamento Taglio basso Rincalzatura 1a/2 NOTE PARTICOLARI Aumenta germinabilità Aratura, estirpatura o erpicature Per esempio, 250 q/ha di letame N 80 kg/ha - P 100 kg/ha - k 100 kg/ha Per esempio, 1,6 q di urea o 5 q di nitrato di calcio, 4,5 kg di perfosfato e 1,3 q di cloruro di K) Non interrare il seme 2 – 4 kg/ha interfila cm 45 Paraquat (2-4 kg/ha p.c. al 17,8% di p.a.) interruzione dominanza apicale per favorire il ricaccio Accompagnano anche le concimazioni 30 – 50 kg/ha 30 – 50 kg/ha Verticillium, Septoria, Erysiphe Prochloraz + Benomyl 60 – 100 gr/hl Sommità fiorite – Taglio alto 40 °C In balle, rivestite di juta Asportazione residui legnosi 137 Iperico: Operazioni colturali in ordine cronologico al 1° anno di impianto Ipotesi 2:impianto primaverile per semina diretta o per trapianto EPOCA DI ESECUZIONE Fine estate Fine inverno OPERAZIONI COLTURALI Vernalizzazione del seme preparazione delle piantine in vivaio Lavorazioni principali Concimazione organica Concimazione minerale di base Erpicature e fresatura Semina o trapianto (in alternativa) Irrigazione post-trapianto Diserbo post-trapianto 1b/2 NOTE PARTICOLARI Aumenta germinabilità se si fa il trapianto Aratura Per esempio, 250 q/ha di letame P 100 kg/ha - k 100 kg/ha - Per esempio, 4,5 kg di perfosfato e 1,3 q di cloruro di K) Si prepara il terreno a ricevere le piantine o il seme 60.000 p/ha interfila 45 cm Dosi basse e frazionate fino all’attecchimento 2 trattamenti distanziati 10 giorni Linuron (1,5 – 2,5 kg/ha con p.c. al 47,5% di p.a.) 30 – 50 kg/ha 3 settimane dopo 1° concimazione azotata l’emergenza o trapianto Chiusura delle file 2° concimazione azotata 30 – 50 kg/ha Dalla primavera Sarchiature e scerbature Accompagnano le concimazioni Trattamenti fungini Verticillium, Septoria, Erysiphe Diffusi o localizzati Prochloraz + Benomyl Preventivi o curativi 60 – 100 gr/hl Agosto Settembre 1° raccolto per sfalcio e trasporto in Sommità fiorite – Taglio alto azienda A seguire Essiccazione 40 °C Confezionamento In balle, rivestite di juta In campo Taglio basso Asportazione residui legnosi Rincalzatura 138 Iperico: Operazioni colturali in ordine cronologico dal 2° anno e successivi A seguire sia l’ipotesi 1 che l’ipotesi 2 EPOCA DI ESECUZIONE Fine inverno Inizio primavera Dalla primavera Giugno – luglio A seguire A seguire Settembre A seguire OPERAZIONI COLTURALI 2/2 NOTE PARTICOLARI Concimazione minerale di base (al N 50 kg/ha - P 100 kg/ha - k 100 kg/ terzo anno) Sfalcio alla ripresa vegetativa Stimolo allo sviluppo Interruzione dominanza apicale Asportazione parti secche Diserbo Linuron (500 gr/ha) 1° concimazione azotata 50 – 80 kg/ha Sarchiature e scerbature Accompagnano le concimazioni Trattamenti fungini Verticillium, Septoria, Erysiphe Diffusi o localizzati Prochloraz + Benomyl Preventivi o curativi 1° raccolto per sfalcio Sommità fiorite – Taglio alto Resa: 3 – 5 t/ha secco Trasporto in azienda Essiccazione 40 °C Confezionamento In balle, rivestite di juta Taglio basso Asportazione residui legnosi 2° concimazione azotata 50 kg/ha Sarchiature Accompagnano le concimazioni Irrigazione Soccorso (pericolo fitopatie) Trattamenti fungini Se necessario Diffusi o localizzati Preventivi o curativi 2° raccolto per sfalcio Sommità fiorite – Taglio alto Trasporto in azienda Essiccazione 40 °C Confezionamento In balle, rivestite di juta Taglio basso Asportazione residui legnosi (se si prosegue per il terzo anno) Trinciatura ed interramento degli stocchi e dei residui colturali 139 9.1.3.5 PROTOCOLLO COLTURALE - CALENDULA (Calendula officinalis L.) Calendula: Operazioni colturali in ordine cronologico EPOCA DI ESECUZIONE Da autunno a fine inverno Fine inverno Inizio primavera Fine inverno Fine marzo Primi di aprile Aprile Aprile Da maggio ad agosto Da maggio ad agosto A seguire A seguire A seguire OPERAZIONI COLTURALI Aratura 1/1 NOTE PARTICOLARI media profondità Concimazione organica da per esempio, 300 q/ha di letame effettuarsi prima dell’aratura Concimazione minerale di base da N 50 kg/ha - P 100 kg/ha - K 50-100 effettuarsi prima delle lavorazioni di kg/ha preparazione del terreno Estirpatura ed erpicatura Fresatura Si prepara il letto di semina Semina diretta Seme 2-3 kg/ha Densità 5-7 p/mq Interfila 70 cm Irrigazione Da effettuarsi subito dopo la semina Sarchiature e scerbature Gli interventi si eseguono con periodicità a seconda della necessità Irrigazione Da effettuarsi, se necessaria, dopo le sarchiature ed prima della fioritura Trattamenti antifungini o Solo se necessari e con prodotti antiparassitari “naturali”. Effettuare comunque i trattamenti lontano dal raccolto Raccolta scalare dei capolini Raccolta manuale effettuando più passaggi Trasporto in azienda con rimorchio Attenzione a non compattare il prodotto Essiccazione o in alternativa L’essiccazione va effettuata subito, in un distillazione locale attrezzato, arieggiato ed ombreggiato o, in alternativa, servendosi di un apposito essiccatoio. La distillazione necessita di apposito impianto Confezionamento e conservazione del prodotto 140 9.1.3.6 PROTOCOLLO COLTURALE-CAMOMILLA (Chamomilla recutita L. Rausc.) Camomilla: Operazioni colturali in ordine cronologico EPOCA DI ESECUZIONE Agosto – settembre OPERAZIONI COLTURALI 1/1 NOTE PARTICOLARI Erpicatura e fresatura del terreno Dopo eventuale raccolta della coltura primaverile. Concimazione Apporto di contenute quantità: N 30-50 kg/ha P2 O5 40-50 kg/ha K2 O 30-50 Kg/ha. Semina a file Seme: 4-6 kg/ha . Densità: 25-80 p/mq interfila 30-35 cm (la pianta poi accestisce) In alternativa, a fine Semina a file A seconda degli ambienti è possibile la febbraio semina a fine febbraio, come coltura principale e dopo le normali e principali lavorazioni del terreno. L’accestimento è però più scarso e il raccolto più tardivo. Alla semina Diserbo chimico Se in coltura convenzionale: trifluralin, linuron, propizamide A seguire la semina Irrigazione post-semina 50-60 mc/ha Aiuta l’emergenza, specie per la semina a fine estate Sarchiatura od eventuali scerbature Gli interventi si eseguono con periodicità a seconda della necessità. A volte non si esegue nessun intervento per ridurre i costi, specie se il prodotto viene destinato alla distillazione. A seguire Irrigazione di soccorso 1 - 2 interventi, se necessario - 200 mc/ha. Maggio-giugno Raccolta dei capolini Da effettuarsi con apposita macchina o a mano e prodotto destinato al secco, ma anche alla distillazione In alternativa, raccolta di tutta la Prodotto destinato alla distillazione parte aerea a fioritura mediante sfalcio A seguire Trasporto in azienda A seguire Essiccazione dei capolini o L’essiccazione va effettuata distillazione della biomassa. immediatamente, in un locale attrezzato, arieggiato e ombreggiato o in alternativa, servendosi di un apposito essiccatoio. A seguire Confezionamento I capolini secchi possono essere conservati con cura in sacchi o scatole di cartone e conservazione del prodotto alimentare o in confezioni sottovuoto. Estate-autunno Erpicature e/o fresatura Possibile risemina sullo stesso appezzamento La coltura si comporta comunque da poliannuale anche per il seme numeroso che cade spontaneamente dai fiori raccolti. Estate-autunno Risemina 141 9.1.3.7 PROTOCOLLO COLTURALE - FINOCCHIO DOLCE (Foeniculum vulgare Miller var. dulce (Thell) Il modello proposto è impostato per il finocchio dolce, che ha un ciclo annuale. Nel caso del finocchio amaro, il protocollo subirebbe alcune variazioni, dovute al fatto che il ciclo di quest’ultimo è biennale o perenne, anche se va rilevato che oggi vi sono in commercio varietà di finocchio amaro rifiorenti, quindi in grado di dare prodotto per più anni, senza dover rinnovare la coltura e quindi con forte risparmio dei costi di impianto e dei tempi biologici improduttivi. Di entrambe le specie di finocchio, si possono raccogliere anche le parti aeree per la produzione di olio essenziale o droga secca. In questo caso, il protocollo di entrambe le colture si avvicina a quello di una coltura officinale da foglia. Finocchio dolce: Operazioni colturali in ordine cronologico EPOCA DI OPERAZIONI COLTURALI ESECUZIONE 1/1 NOTE PARTICOLARI Autunno - fine inverno Aratura media profondità Concimazione organica effettuarsi prima dell’aratura da 250-300 q/ha di letame Fine inverno Estirpatura Inizio primavera Concimazione minerale di base N 50 kg/ha - P 120-150 kg/ha - K 100120 kg/ha Erpicatura Consigliati due passaggi Fresatura Si prepara il terreno a ricevere i semi Semina diretta a file Interfila 450-70 cm cm Marzo sulla fila 10 - 25 8-10 p/mq - Dose di seme: 4-6 kg/ha È possibile usare una seminatrice da cereali. Diserbo preemergenza Se coltivazione non biologica. Trifluralin, linuron, prometrina. Aprile Sarchiatura un intervento piantine alla comparsa delle Diradamento Eventuale, se la coltura risulta troppo fitta segue nella pagina successiva 142 Finocchio dolce: Operazioni colturali in ordine cronologico EPOCA DI OPERAZIONI COLTURALI NOTE ESECUZIONE Da maggio settembre 1/1 PARTICOLARI a Trattamenti antiparassitari antifungini o Solo se necessari e con prodotti “naturali”. Effettuare comunque i trattamenti lontano dal raccolto. In via preventiva isolare le colture da seme e distruggere i residui colturali prima dell’allestimento della coltura. Irrigazioni Possono essere favorevoli allo sviluppo della coltura, all’aumento del numero di ombrelle e frutti. Se necessario, interventi in fase di sviluppo vegetativo, poco prima della fioritura, alla formazione delle ombrelle e nella fase di ingrossamento del seme. Evitare invece in corrispondenza della fioritura e fecondazione. 200 - 300 mc/ha Settembre Raccolta del frutto Da effettuarsi quando si verifica il viraggio del colore da chiaro a scuro (stadio di maturazione cerosa del frutto). Modalità: - Mediante mietitrebbiatura in campo con trebbiatrice da cereali. - In alternativa, raccolta anticipata mediante sfalcio o mietilega, terminazione della maturazione e dell’essiccazione sull’aia e trebbiatura a punto fisso. A seguire Essiccazione Se l’eventuale prodotto è ancora umido A seguire Pulitura e vagliatura del seme (frutto), conservazione. 143 9.1.3.8 PROTOCOLLO COLTURALE - Bardana (Arctium lappa L.) Bardana: Operazioni colturali in ordine cronologico EPOCA DI ESECUZIONE Da autunno a fine inverno Gennaio Fine inverno Inizio primavera OPERAZIONI COLTURALI Ripuntatura più aratura Letamazione Semina in vivaio Estirpatura Erpicatura Concimazione minerale di base 1/1 NOTE PARTICOLARI Lavorazione a due strati per favorire lo sviluppo l’approfondimento e la fittonazione delle radici 200 - 300 q/ha di letame Preparazione delle piantine, seminando in contenitori di polistirolo da 80-120 fori Consigliati due passaggi N 50 kg/ha - P 80 kg/ha - K 100 kg/ha Da effettuarsi prima della semina o del trapianto Fine marzo Fresatura Si prepara il terreno a ricevere le piantine o Primi di aprile il seme Da fine marzo a tutto Trapianto delle piantine Densità d’impianto: 3-5 p/mq aprile Interfila 50-70 cm - Sulla fila 50-30 cm Semina (in alternativa al trapianto) Quantità di seme: 8-10 kg/ha Irrigazione post-trapianto Da effettuarsi subito dopo il trapianto e se necessario nei giorni successivi fino all’attecchimento delle piantine Maggio - giugno 1a Sarchiatura - Scerbatura Scerbatura se necessario Concimazione azotata di copertura N 50 - 80 kg/ha Da maggio a Sarchiature e scerbature Generalmente poco necessari, poichè la settembre pianta è rustica, chiude le file, copre l’interfila e soffoca le infestanti Autunno Sfalcio, eliminazione o Preparazione alla raccolta delle radici asportazione della parte aerea. A seguire Raccolta delle radici Eseguita con vomere, per scalzare le piante dal terreno e completata manualmente. A seguire Prima pulizia e carico delle radici Si elimina la maggior parte della terra A seguire Trasporto al centro aziendale A seguire Lavaggio ed asciugatura delle L’asciugatura può avvenire esponendo per radici qualche ora le radici al sole sull’aia A seguire 1° Taglio delle radici Eventuale taglio in porzioni longitudinali per favorire ed accelerare l’essiccazione A seguire Essiccazione L’essiccazione va effettuata in un locale attrezzato, arieggiato e ombreggiato o in alternativa, servendosi di un apposito essiccatoio. A seguire Confezionamento; Le radici secche vanno in sacchi o balle e Conservazione del prodotto conservate in un magazzino molto asciutto. 144 10 ALCUNE SPECIE OFFICINALI ENDEMICHE DELLA SARDEGNA, PER PRODUZIONI “TIPICHE” E PARTICOLARI In questo paragrafo vengono segnalate alcune specie vegetali officinali caratteristiche dell’ambiente sardo, che potrebbero essere sfruttate principalmente sotto diversi profili: • produzione di nuove materie prime (droga secca, olio essenziale, fitoestratti, da proporre sul mercato e alle aziende trasformatrici, in sostituzione di altre, in un ottica di rinnovo dei prodotti. • Ciò potrebbe essere fatto proprio partendo dalle segnalazioni fatte dalle aziende trasformatrici intervistate nell’ambito dell’indagine di mercato. • Produzione di nuove materie prime da immettere in commercio ex novo, per proporre nuovi prodotti e nuovi impieghi alimentari, farmaceutici, cosmetici, tintorei e così via. • Coltivazione di nuove piante e produzione di nuove materie prime officinali, di forte caratterizzazione sarda, anche esclusiva, per realizzare linee di prodotti sardi, con forte connotazione di tipicità ed esclusività, basate sul patrimonio erboristico, alimentare e salutistico delle tradizioni sarde. Si fa presente che è solamente una segnalazione selettiva, riferita a 21 generi e a circa una trentina di specie, a puro titolo di esempio e per abbozzare a delle strade di possibile innovazione, dando degli elementi di partenza e di stimolo a trovare delle occasioni e delle opportunità produttive. Infatti, per alcune di queste specie segnalate, la messa in produzione non può certamente essere fatta in tempi brevi e senza opportuna sperimentazione e programmazione. Per quanto scritto, non ci si stupisca perciò che certe specie vegetali non siano state nominate, come per esempio il rosmarino. Si invita a valutare questa segnalazione, anche perché le ipotesi indicate non coinvolgerebbero solamente le aziende di coltivazione, ma giustificherebbero e collocherebbero correttamente all’interno di una logica di filiera anche altre aziende per quanto riguarda la propagazione delle specie officinali nuove e per la fase di trasformazione, poiché si considera importante che questo passaggio sia fatto da un laboratorio o da un’industria che fa parte del tessuto produttivo regionale. Per ogni pianta sono state fatte anche alcune considerazioni agronomiche, in relazione al modello produttivo da applicare. 145 10.1.1.1 Elicriso (Helichrysum italicum (Roth.) G. Don ssp microphyllum (Willd) Ruy ed H. stoechas (L.) Moench L’elicriso è specie endemica e tipica della Sardegna, che si ritrova specialmente nelle garighe e nella macchia. È presente anche la specie H. saxatile Moris soprattutto su terreni e rocce calcaree, in particolare ad Oliena, Orosei e Orgosolo, ad altitudini fra i 300 e i 1.000 m s.l.m.. Questa specie ha foglie più allungate dell’H. italicum e fiorisce fra maggio e luglio, a seconda delle zone. In Sardegna è presente anche l’endemismo E. montelinasarum Schimd, Sul Monte Linas e la specie H. frigidum (Labill.) Willd sul P. Limbara. Complessivamente, si avrebbe perciò a disposizione una notevole biodiversità da sfruttare, per realizzare materiale vegetale propagativo, il più corrispondente possibile alle richieste commerciali o meglio alle richieste differenziate provenienti dai diversi segmenti di mercato. Non esistono particolari difficoltà per la messa a coltura di questa pianta, in quanto l’aspetto propagativo è stato messo a punto, dopo varie esperienze, da alcune realtà della ricerca italiana che si occupano di piante officinali. Per raggiungere buone mete di produttività ed economicità, la coltivazione andrebbe realizzata su terreni di ampie dimensioni, con buon franco di coltivazione, buon livello di meccanizzazione e di viabilità. In coltivazione intensiva, l’elicriso assumerebbe la forma di una coltura aromatica poliannuale, sarchiata, completamente meccanizzabile, da realizzarsi per trapianto con piantine ottenute da seme, in semenzaio (cfr. i protocolli proposti in precedenza). La raccolta dello spontaneo può presentare invece difficoltà sia per la pericolosità di estinguere gli endemismi, sia per aspetti legati al rapporto resa/manodopera. Una raccolta dello spontaneo potrebbe essere perseguita, in forma regolamentata, con destinazione della materia prima ad un laboratorio di trasformazione locale, quando le quantità in gioco non sono elevate e la trasformazione alza significativamente il valore finale del prodotto. Dal punto di vista del mercato, sta prendendo piede la richiesta di olio essenziale, che ha prezzi superiori a 1 - 1,5 milioni di lire. Nell’ipotesi di realizzare un catalogo di prodotti sardi o comunque un’attività trasformativa, si tenga presente che l’elicriso viene per ora utilizzato soprattutto in 146 campo cosmetico, ma si presta come ingrediente per la formulazione di prodotti antiinfiammatori ed antisettici, un campo del “naturale” dalle molte potenzialità, ma ancora poco sfruttato, anche se in via di espansione, soprattutto con l’ampliamento del mercato ai prodotti da banco e dedicati all’automedicazione. A parte i consueti prodotti toiletries, l’elicriso si presta anche alla realizzazione di oleoliti, pomate, sciroppi. Un altro impiego possibile è quello delle foglie secche o fresche come specie aromatica condimentaria e liquoristica. Per questi usi, vanno selezionati dei cloni con bouquet aromatico leggero. L’asprezza che talvolta l’aroma dell’olio essenziale di elicriso presenta, si identifica senz’altro, dal punto di vista figurativo ed emozionale, con le caratteristiche della terra sarda e quindi la pianta ha anche un potenziale di valorizzazione in termini di immagine e di marketing, da tenere presente nella realizzazione di linee di prodotti sardi. A tutto ciò, cosa più importante, corrisponde senz’altro una gamma di reali funzionalità fisiologiche importanti e dimostrate, che l’elicriso ha. 10.1.1.2 Iperico (Hypericum perforatum L.) L’iperico è presente allo stato spontaneo in diverse aree sarde, per esempio nella Barbagia. In questi territori troverebbe perciò anche l’habitat adatto per essere posto in coltivazione, a patto di valutare a priori l’attitudine agronomica del luogo, secondo quella logica e quei parametri presentati nel corso di questo documento. L’iperico è specie ubiquitaria, tuttavia, le caratteristiche ambientali presenti in alcune aree della Sardegna, soprattutto i livelli di luminosità e di temperatura che generalmente si verificano nei periodi prossimi o coincidenti con le fasi biologiche di prefioritura e fioritura, dovrebbero garantire un tenore in ipericina e flavonoidi superiore alla media della materia prima presente normalmente sul mercato. Lo stesso effetto positivo viene svolto dall’altitudine dove la coltura di iperico di potrebbe avvantaggiarsi di un maggior grado di piovosità rispetto ad aree più basse e più aride. Gli ambienti sardi poco umidi dovrebbero in ogni caso ridurre i rischi di fitopatie, ai quali l’iperico è suscettibile e che rappresentano uno dei maggiori problemi di questa coltura in Italia e nei paesi posti più a nord. La qualità ottenibile potrà in ogni caso compensare, almeno in parte, le rese più contenute che si hanno negli ambienti più secchi, di maggior altitudine o comunque con 147 scarsità di idrometeore, permettendo di rimanere all’interno di una certa soglia economica. La coltura può essere effettuata con seme acquistato sul mercato, ma si ritiene elemento di valorizzazione poter selezionare e disporre di materiale generico locale, sul quale far eseguire analisi mirate sul tenore in principi attivi. Da raccolte di ecotipi diversi, intendendo con ciò l’individuazione e la raccolta di seme di iperico di aree zonali diverse, è possibile costituire una prima partita di iperico da riprodurre e selezionare in coltivazione. Si tenga presente comunque che la realizzazione di colture di iperico su superfici significative è l’unico modo per contribuire a soddisfare la domanda del mercato industriale e poter attirare l’attenzione del grossista sull’eventuale produzione sarda di iperico. È anche l’unico modo per attuare, con questa pianta, un flusso positivo di reddito di una certa levatura. Quindi l’iperico assume prioritariamente la forma di una coltura poliennale, intensiva od estensiva, sarchiata, realizzabile per semina diretta, ma soprattutto per trapianto. La semina diretta può essere applicata nei terreni di minor attitudine agronomica, con difficoltà di lavorazione e/o impossibilità di trapianto, realizzando una produzione meno intensiva. Quest’ultima tecnica presenta però in genere maggiori difficoltà e fra l’altro, potrebbe obbligare all’impiego del diserbo chimico, ma potrebbe anche rappresentare una forma di diffusione e produzione dell’iperico in qualche ambiente naturale appositamente prescelto, di macchia o gariga, per garantirsene una presenza costante e intensiva e per svolgerne così, successivamente, la raccolta manuale “spontanea”, con maggior profitto. È possibile infatti anche la raccolta dell’iperico spontaneo, funzionale però soprattutto ad una utilizzazione e trasformazione locale, più che ad un approccio al vero mercato erboristico industriale. Interessante potrebbe essere la possibilità di individuare chemiotipi di iperico ricchi e titolabili, non solo in ipericina e flavonoidi, ma anche in iperforina, ritenuta anch’essa, da alcuni ricercatori, sostanza responsabile dell’attività antidepressiva e con ciò destinata a diventare principio attivo marker della materia prima. Si stima una domanda attuale di iperico fra le 5.000 e le 10.000 tonnellate di infiorescenze secche, per l’industria farmaceutica, pari ad almeno circa 2.500 - 3.000 ha per poter soddisfare tale richiesta. Il mercato privilegia il prodotto con almeno 0,1 - 0,15 % di ipericina. 148 Purtroppo in questo momento vi è abbondanza di prodotto e quindi il prezzo del mercato all’ingrosso è passato dalle 4.000 L/kg, a 2.500 – 3.000 L/kg. Diverso tempo fa, il valore della droga di iperico aveva anche punte più elevate, attorno o superiori alle 5.000 L/kg. Nella preparazione dell’olio di iperico è possibile ottenere un prodotto tipico valorizzando non solo la pianta officinale, ma anche l’olio di oliva sardo utilizzabile quale base solvente per la preparazione del fitoderivato. Questa considerazione è ancora più valida se si pensa alla possibilità di realizzare un prodotto finale tipico, per esempio con azione cicatrizzante, antinfiammatoria, eudermica e antisettica, utilizzando nella formulazione altri ingredienti officinali di produzione sarda: ad esempio, elicriso, lavanda (Lavandula stoechas L.), timo (Thymus herba-barona Loisel), corbezzolo, mirto, etc. 10.1.1.3 Timo sardo (Thymus herba-barona Loisel, Thymus capitatus L. Hoff. et Lk.) Il timo (Thymus Herba-barona Loisel), rappresenta uno degli endemismi sardi più caratteristici delle zone montane, in genere a partire dai 700 m slm, spesso in terreni silicei, dove a volte forma tipiche garighe monospecifiche, oppure in consociazione con specie quali teucrio, stachis o geniste. Scontate sono le considerazioni sull’aspetto qualitativo di questo timo che vegeta sia in aree montane che non montane, dove la luminosità gioca un ruolo fondamentale nella formazione e nell’accumulo dell’olio essenziale. Anche per questo arbusto strisciante, a fioritura scalare, da maggio a settembre, a seconda degli ambienti, dell’altitudine e degli ecotipi, si può considerare la messa a coltura in modalità più o meno intensive. La rusticità della pianta permette di farlo anche nei terreni più poveri, degradati, siccitosi, irregolari, con scarso franco di coltivazione. I fattori limitanti sono rappresentati dalla necessità di disporre di acqua, almeno al momento del trapianto e di avere una certa accessibilità al campo, nell’ipotesi di dover meccanizzare, tutti o in parte, gli interventi previsti dal protocollo colturale. Questo non esclude la raccolta spontanea del timo sardo o la sua coltivazione su piccoli appezzamenti, per avere quantità limitate di prodotto secco. Invece, la possibilità di ottenere significative quantità di olio essenziale è legata alla superficie investita. La coltivazione può essere realizzata per seme, per divisione del cespo e per talea, a partire da piante selvatiche raccolte. 149 La sua messa a coltura, può essere fatta in primavera, ma anche in autunno, valutando i momenti stagionali in cui è più probabile la disponibilità idrica. La scalarità di fioritura permette di dilazionare e programmare la raccolta, specie nel caso dello spontaneo. Nell’uso dell’olio essenziale di timo e per la sua collocazione commerciale, ha importanza fondamentale l’individuazione del chemiotipo che si coltiva o raccoglie e che poi si distilla: per esempio, alcune popolazioni locali di timo erba barona potrebbero rivelarsi particolarmente ricche di fenoli terpenici, con azione antisettica, antiparassitaria e antinfiammatoria. Uguali considerazioni possono essere fatte per il Thymus capitatus L. Hoff. Et Lk., anch’essa specie endemica in Sardegna, la cui coltivazione potrebbe risultare interessante per la sua adattabilità agli ambienti molto secchi ed aridi e per il suo particolare profilo aromatico. Questo timo viene anche commercializzato in sostituzione dell’origano con il quale condivide alcuni impieghi di tipo alimentare ed erboristico. Come prodotto secco, il timo è pianta richiesta dal settore erboristico e liquoristico, ma anche farmaceutico poichè ascrivibile in farmacopea. Non va dimenticato nemmeno il suo impiego in campo alimentare, dove la domanda è in espansione, come aromatica condimentaria fresca, surgelata, aromatizzante per carni e formaggi. In questo campo, l’uso del Thymus herba-barona Loisel in alternativa al Thymus vulgaris L., può essere elemento di diversificazione e tipicità. Il prezzo del timo sul mercato erboristico è vario, in dipendenza del paese importatore e delle caratteristiche merceologiche della droga, spesso costituita da specie diverse. Per la produzione italiana e/o sarda si può considerare un prezzo medio di almeno 4.000 L/kg elevabile in dipendenza delle caratteristiche. Anche il prezzo del prodotto fresco si può attestare intorno a 4.000 - 4.500 L/kg, salvo ulteriori trasformazioni e particolari condizionamenti e confezioni. L’olio essenziale di timo è ricercato dall’industria essenziera, farmaceutica e cosmetica, soprattutto per le proprietà antisettiche e il prezzo è, orientativamente, di 250.000 400.000 L/l, sempre considerando che vi sia un certo quadro qualitativo. Nella medicina popolare sarda, l’uso del timo (Armidda) si caratterizzava soprattutto per le sue proprietà antisettiche, antibatteriche, espettoranti, toniche, digestive, cicatrizzanti, antiossidanti. 150 Veniva impiegato nelle malattie infettive, nei dolori sciatici, nella tosse, come disinfettante, antielmintico, antimicotico, collutorio della bocca e contro scabbia e parassiti. Era usato anche in polvere contro la sudorazione dei piedi (pro no achere sudorare sos pedes). In campo alimentare, aveva un uso condimentario, ma soprattutto antiossidante e conservativo: per esempio si avvolgevano con i rametti le pezze di formaggio messe a stagionare. Per quanto detto, il timo erba barona si presta in modo particolare alla valorizzazione di prodotti erboristici ed alimentari sardi, rendendoli ancora più particolari, quali formaggi, oli aromatici condimentari o cosmetici, liquori, carni e salumi. 10.1.1.4 Lavanda stecade (Lavandula stoechas L.) Questa lavanda (stecade, alchemissa, buredda, spicula) è presente nelle consociazioni della macchia mediterranea degradata, soprattutto su terreni di substrato siliceo, acidi, di derivazione granitica, spesso a fianco del cisto. Il suo aroma è simile, ma più aspro e “rustico”, a quello della lavanda officinale (Lavandula officinalis Chaix) e del lavandino (Lavandula hybrida Rev): in genere, contiene infatti una elevata componente in monoterpenoni (fencone, canfora, verbebenone) e cineolo, anche se le condizioni ambientali e pedologiche determinano ampie variazioni dello spettro biochimico. La sua coltivazione è possibile a partire dalla propagazione vegetativa, prelevando porzioni di pianta da individui presenti allo stato spontaneo o procedendo per talea. In alternativa si può far ricorso all’impiego del seme, la prima volta sempre recuperato da piante spontanee. Anche la raccolta della materia prima può essere fatta sullo spontaneo, come del resto in parte già avviene. La droga secca e l’olio essenziale della lavanda stecade risentono della concorrenza della lavanda officinale e del lavandino, coltivate ampiamente in Italia, ma soprattutto in Francia, su terreni pianeggianti o collinari e con modelli produttivi intensivi e completamente meccanizzati. Tuttavia potrebbe venire sondato o realizzato un certo mercato, proponendo fiori secchi ed essenza secondo i seguenti termini: olio essenziale biologico e certificato, da proporre all’industria profumiera e degli aromi, per composizioni particolari, ma anche all’industria erboristica e farmaceutica, per le proprietà particolari e differenzialiche esso presenta, come specificato di seguito; 151 fiori secchi negli usi correnti, in sostituzione della lavanda più comune; prodotti erboristici e cosmetici finiti tipici, a partire dagli usi tradizionali. Andrà stabilito con l’operatore del mercato e/o sulla base dei costi di produzione quale potrà essere l’eventuale prezzo della materia prima di stecade. Per quanto riguarda l’olio essenziale, quelli di lavanda e lavandino vengono reperiti sul mercato a prezzi variabili fra le 40.000 e le 250.000 L/l. Il prezzo dell’essenza della lavanda stecade potrebbe essere contenuto nel medesimo range. La variabilità è dovuta alla qualità, quantità, alla certificazione, al momento della domanda e dell’offerta, La lavanda stecade o steca presenta, secondo la tradizione erboristica sarda, proprietà antisettiche, sedative, stimolanti colagoghe, emostatiche e diuretiche, per le quali era utilizzata di conseguenza, soprattutto in infusi. É interessante però rilevare che diversi studi scientifici si sono indirizzati alle proprietà e all’impiego del suo olio essenziale, che presenta peculiarità applicative specifiche e diverse rispetto alle altre lavande: anticatarrali e mucolitiche, antinfettive specifiche contro l’agente patogeno Pseudomonas aeruginosa, antinfiammatorie, cicatrizzanti. Fra le indicazioni applicative specifiche citate in letteratura si ritrova: otiti sierose e batteriche, piaghe, eczemi, bronchiti e sinusiti croniche. In Sardegna, veniva impiegata anche come pianta mellifera (un ottimo miele per la tosse), come “conservante” della lana (contro la farfalla della lana), per bruciare le setole dei maiali da ingrasso e per aromatizzare il lardo. Anche se le proprietà su riportate sono estremamente specifiche e comprendono potenzialità terapeutiche, ciò è indicativo di come la pianta possa essere utilizzata per produrre estratti e prodotti finiti di pregio cosmetico, igienico e salutare, con elementi di diversità ed esclusività rispetto a quelli già in commercio. Forse questa è la strada maggiormente perseguibile, per questa come per altre piante officinali della Sardegna, piuttosto che la ricerca spasmodica di un grossista che acquisti il prodotto, anche se comunque questa strada commerciale non va scartata ai fini della specializzazione produttiva e del reddito dell’azienda agricola. 10.1.1.5 Ruta calepense (Ruta chalepensis L.) La ruta calepense è una specie fortemente aromatica, a portamento suffruticoso, propria della gariga sarda e quindi la si ritrova in luoghi aridi, rocciosi, oltre che nei bordi stradali. 152 È presente nelle zone calde litoranee e sublitoranee (per esempio Dorgali), talvolta derivante da coltivazioni negli orti. La ruta calepense è una fonte di flavonoidi e rutina, principio attivo richiesto dall’industria farmaceutica, di cui sarebbe utile eseguire dei test di titolazione da raffrontare con la Ruta graveolens L. o con altre piante, fonti industriali di rutina. La raccolta delle capsule permette di recuperare il seme necessario a produrre piantine in vivaio e quindi a realizzare le eventuali coltivazioni. La coltura si identifica con quella di una sarchiata perenne, con una certa somiglianza con salvia e lavanda, il cui raccolto potrebbe essere fatto per sfalcio periodico. Il prodotto è principalmente costituito dalla parte aerea, mentre non si hanno precedenti per l’estrazione dell’olio essenziale. In Sardegna è presente anche l’endemismo Ruta corsica DC. La ruta calepense non ha ovviamente un mercato erboristico, ma può essere, se valorizzata, impiegata e proposta per diversi scopi, principalmente per uso cosmetico esterno, poichè l’uso interno è sconsigliato per i possibili effetti neurotossici, se mal impiegata. In Sardegna, la ruta calepense era impiegata, in infuso, come antispasmodico intestinale, ma anche come anticoncezionale ed abortivo. Ha anche proprietà antiemorragiche e protettive dei capillari. L’olio essenziale ha proprietà antiparassitarie ed antispasmodiche ed agisce contro le parassitosi cutanee. Un altro campo di applicazione può essere quello igenico-ambientale e antiparassitario, utilizzando in particolare l’olio essenziale, ma anche le piante vive disposte in siepi, nei giardini o nelle coltivazioni, con funzione di barriera biologica: per esempio, la ruta è topifuga. 10.1.1.6 Le salvie della Sardegna Tutte le specie del genere salvia possono essere coltivate in Sardegna (Salvia desoleana Salvia desoleana Atzei et Picci), salvia verbenaca (S. verbenaca L.), salvia officinale (Salvia officinalis L) e salvia sclarea (Salvia sclarea L.). Tuttavia, deve essere scelta con cura la zona e il terreno, soprattutto se si persegue un orientamento agronomico di tipo intensivo e si desidera ottenere la massima produttività. 153 In questo caso, addirittura, pur essendo la salvia, in particolare la specie S. officinalis L., un suffrutice termofilo e quindi resistente alla siccità, essa tende a divenire una coltura irrigua e di elevate esigenze nutritive. Di conseguenza necessita di suoli profondi, ben drenati e ricchi di sostanza organica ed elementi nutritivi. La salvia desoleana, la sclarea e la verbenaca hanno foglie molto più ampie e carnose, nonchè un portamento più “verde” rispetto alla salvia officinale e a maggior ragione si avvantaggiano della disponibilità idrica e di un ambiente più “fresco”. In buone condizioni agronomiche ed idriche, la forte intensità luminosa presente in alcune aree sarde, diviene elemento positivo per l’accumulo dei principi attivi nelle foglie e nei fiori, piuttosto che fattore limitante dello sviluppo di queste specie. La tecnica agronomica per la coltura di tutte queste salvie, non presenta particolari difficoltà, sia seguendo un itinerario tecnico convenzionale, sia impostando la coltivazione con tecniche ecocompatibili. Per un fatto di valorizzazione dei prodotti locali, lo sforzo di messa a coltura può essere indirizzato prevalentemente verso la Salvia desoleana Atzei et Picci, considerata da alcuni studiosi sinonima di Salvia sardoa e botanicamente e geneticamente vicina alla salvia sclarea e alla salvia verbenaca, contenendo fra l’altro principi attivi simili, con un olio essenziale generalmente ricco in linalolo e acetato di linalile e con tracce di sclareolo, presente però soprattutto nel resto della pianta. Avendo avuto più volte occasione di visionare del materiale di salvia desoleana, si è constatato l’esistenza di piante a sicuro e notevole contenuto aromatico e di piante pressochè senza aroma, ma che potrebbero però contenere sclareolo. Questa osservazione, che va comunque suffragata da indagini chimiche, metterebbe in evidenza la necessità di selezionare attentamente il materiale per un eventuale coltivazione, prelevando seme o parti vegetative di piante con le caratteristiche volute, tenendo conto però che l’olio essenziale è solo una delle sostanze componenti il fitocomplesso della pianta e che va studiato il sistema di accumulo e la parte della pianta dove ciò avviene (per esempio, nella sclarea, l’essenza è prevalentemente presente nelle infiorescenze). La domanda di mercato è rivolta principalmente alla droga secca e all’olio essenziale di S. officinalis L. e in parte di Salvia sclarea L. La prima ha ampio impiego in campo alimentare, cosmetico ed erboristico, la seconda viene utilizzata soprattutto dall’industria profumiera e dell’aromatizzazione del tabacco. 154 Il prezzo di mercato è di circa 4.000 - 5.000 L/kg per le foglie e di 1.50.000 - 350.000 L/l per l’olio essenziale, anche se in questo momento, per l’essenza, il mercato è stazionario e non molto recettivo. La salvia desoleana potrebbe coprire un campo di applicazione vario, sia di tipo erboristico, che cosmetico e liquoristico e soprattutto attraverso la realizzazione di prodotti trasformati in isola. 10.1.1.7 Finocchio selvatico (Foeniculum vulgare Mill.) Il finocchio selvatico presenta queste caratteristiche: • lo si ritrova allo stato spontaneo in diversi siti della Sardegna, anche poveri e calcarei; • è pianta di largo uso tradizionale in tutta la Sardegna; • è specie le cui tecniche di coltivazione basilari sono definite e conosciute; • è una coltura completamente meccanizzabile; • l’ambiente vocato permette prospettive di buona resa qualitativa; • le materie prime ottenibili sono diverse: olio essenziale, foglie e sommità fresche e secche, frutti. • ha un suo mercato per tutte le materie prime su indicate, anche se i prezzi non sono sempre elevati e ci sono fonti concorrenziali di approvvigionamento; • si presta ad essere trasformato dalle aziende agrituristiche, dai laboratori galenici, dalle liquorerie artigiane ed industriali e dai laboratori cosmetici presenti in Sardegna. La condizione principale perchè questa pianta possa essere coltivata in forma estensiva e completamente meccanizzata è che il terreno prescelto abbia un sufficiente franco di coltivazione e la pendenza sia accettabile. La disponibilità idrica, per lo meno di soccorso, è comunque importante per poter ottenere delle buone rese quantitative, specie se l’orientamento produttivo è quello del seme e per garantirsi un livello minimo di redditività. Il clima secco, in coincidenza della maturazione finale del frutto, dovrebbe favorire la resa aromatica, le operazioni di raccolta, nonchè allontanare i rischi fitopatologici che si verificano talvolta, anche in questo stadio maturativo, in ambienti di coltivazione più continentali ed umidi. Fra le varie utilizzazioni, si ricorda quella alimentare e in particolare alimentare industriale. Anche in campo liquoristico vi è una certa richiesta sia di frutti che di sommità e foglie secche. 155 Il prezzo medio dei frutti è compreso fra 2.000 - 5.000 L/kg. Per l’olio essenziale invece, si ritrovano prezzi molto vari, per cui è difficile stabilire un prezzo medio, che potrebbe essere da 80.000-100.000 L/l a 300.000 L/l, variabile in base alla qualità e a seconda se estratto da foglie e sommità o frutti. In Sardegna il finocchio rientra nella preparazione di molti piatti tipici e in questo campo può essere ulteriormente valorizzato, dai settori della ristorazione, dalle aziende agrituristiche e dalle industrie alimentari dell’isola: conservazione di carne e olive, cucina di pesce, uova e verdure, conservazione di insaccati e formaggi. Un altro campo di applicazione pratica è quello liquoristico e delle bevande: produzione di liquori tipici, aromatizzazione di grappa, sciroppi, bevande dissetanti ed aperitive, anche da consumarsi presso le aziende agrituristiche e della ristorazione. 10.1.1.8 Achillea sarda (Achillea ligustica All.) Questa specie di achillea è ritrovabile fra 0 - 800 m slm, lungo i pendii aridi. Potrebbe essere coltivata, piuttosto che raccolta allo stato spontaneo, per essere poi impiegata in prodotti trasformati localmente. Una volta recuperato il materiale propagativo, la sua coltivazione potrebbe avvenire per semina diretta, a file ed il prodotto verrebbe sfalciato a fioritura. Secondo l’erboristeria tradizionale, era impiegata in Sardegna come antielmintico, contro le gastralgie e le nevralgie, come antinfiammatorio nelle malattie della pelle. Ha proprietà analgesiche, antipiretiche, antinfiammatorie, antiossidanti. Studi recenti hanno dimostrato le sue proprietà antibatteriche nei confronti di stafilococchi, E. coli, Candida ed altri funghi e batteri patogeni. L’uso di questa achillea potrebbe essere sfruttato per la realizzazione di prodotti cosmetici in formulazione con altre piante endemiche sarde. 10.1.1.9 Santolina (Santolina chamaecyparissus Autoc. non L., S. corsica Jordan et Fourr., S. insularis (Genn. ex Fion) Arr.). La santolina è specie tipica della macchia secondaria degradata e della gariga, spesso in consociazione con timo, euforbie e ginepri. È un piccolo cespuglio presente in terreni poveri, scarsi, rocciosi e asciutti. Per esempio, fa parte della vegetazione tipica del Sopramonte di Orgosolo. La pianta è fortemente aromatica, ricca di olio essenziale e il suo bouchet evoca proprio l’ambiente forte e aspro di dove essa vegeta, con alcune somiglianze con altre pianti “similari” quali l’elicriso. 156 La sua eventuale coltivazione non dovrebbe presentare grosse difficoltà tecniche, salvo il reperimento del materiale propagativo iniziale, che può essere fatto raccogliendo seme ed alcuni esemplari dall’ambiente spontaneo. La santolina non rientra fra le piante più frequentemente usate in campo erboristico, ma possiede principi attivi e proprietà interessanti, come anche elevate potenzialità di impiego. La santolina presenta proprietà antispasmodiche, digestive, emmenagoghe, antinfiammatorie, colinergiche, parassiticide, insettifughe, vermicide in campo veterinario. Il suo olio essenziale ha specifiche proprietà antinfettive, antifungine, antiparassitarie, mucolitiche, anticatarrali. In alcuni altri paesi mediterranei la santolina viene anche impiegata in misture di tabacco, assieme ad altre piante aromatiche. I suoi principi attivi sono costituiti da flavonoidi, acidi fenolici, tannini, oltre ovviamente, all’olio essenziale, composto principalmente da monoterpeni quali a e b pinene (1,8-5%), cetoni terpenici, lattoni. Un campo di applicazione e valorizzazione della santolina, potrebbe essere quello di pianta ornamentale viva, sanificante l’ambiente e biocida, meglio se disposta in siepi. 10.1.1.10 Robbia (Rubia peregrina L.) La Rubia peregrina L. è pianta del sottobosco e delle macchie evolute, presente in diverse zone collinari e montane della Sardegna. La coltivazione, la raccolta e l’impiego sono riferiti specificatamente al suo utilizzo tintorio, tradizionalmente per la lana, ma anche per pitture artistiche, dando il colore rosso. Questo è anche l’impiego per il quale la robbia potrebbe essere sfruttata e valorizzata oggi, in Sardegna. Nella medicina tradizionale, veniva usata per stimolare la bile e sciogliere i calcoli biliari. La sua propagazione può avvenire per seme, ma soprattutto per via vegetativa, prelevando porzioni di cespo o di radici con gemme e potendo così eventualmente allestire una coltura più o meno intensiva. Per la collocazione mercantile, sono generalmente i grossisti di erbe medicinali che acquistano la pianta per rifornire poi erboristerie e laboratori artigiani di tintoria. Non è escluso l’uso tintoreo artigianale ed “ecologico”. 157 In Sardegna, sono presenti allo stato spontaneo anche altre piante tintoree importanti, quali Isatis tinctoria L. (colore blu), Reseda lutea L. e Reseda luteola L. (colore giallo), Alkanna tinctoria (L.) Tausch. (rosso-viola). Si ricorda anche zafferano, iperico, mirto, santolina sempre a scopo tintorio. 10.1.1.11 Corbezzolo (Arbutus unedo L.) Il corbezzolo (Lidone, Meledda, Olidone) lo si ritrova generalmente su suoli silicei, acidi, ma talvolta anche calcarei, come quelli del Sopramonte. Viene utilizzato soprattutto come pianta mellifera, ma in passato aveva un impiego medicinale popolare quale antisettico ed antínfiammatorio, nonché per il trattamento delle affezioni biliari. Oggi vengono usate e commercializzate le foglie per tisane diuretiche e contro le infezioni delle vie urinarie. Il suo frutto è ricco di mucillagini e quindi si presta ad essere trasformato in fitoestratti di impiego cosmetico ed igienico, specie se ci si propone di realizzare una linea di prodotti erboristici sardi tipici. Gli estratti di corbezzolo, se debitamente presentati e corredati da apposita documentazione tecnica, potrebbero però trovare spazio ed essere apprezzati ed acquistati anche da aziende produttrici del settore. Inoltre, il frutto del corbezzolo, oltre che edule tal quale, è un prodotto ad alto valore agrituristico, perché si presta ad essere trasformato in prodotti quali frutta sciroppata, conservata in liquore, frutti ricoperti di cioccolato, puree per torte, etc. Si può ipotizzarne la raccolta dello spontaneo o progettare la realizzazione di coltivazioni che però per essere realizzate hanno bisogno di tempi non brevi. 10.1.1.12 Ginepro (Juniperus communis L.) Il ginepro è pianta tipica delle garighe sarde, dove spesso è presente nella forma nana. Cresce spesso in ambiente aspro e talvolta roccioso, per cui potrebbero venire creati degli impianti intensivi in zone marginali, da sfruttare per la liquoristica. I frutti di ginepro trovano applicazione in erboristeria per le proprietà diuretiche, antisettiche, balsamiche, antinfiammatorie, antireumatiche. In particolare, l’azione antinfettiva, come anche un’azione pancreatica positiva, viene svolta in modo specifico dall’olio essenziale di ginepro, del chemiotipo “terpineoliferum”, per cui si evidenzia ancora una volta l’importanza di selezionare del materiale vegetale da propagazione, in funzione dello spettro biochimico. 158 Le bacche hanno però anche un uso alimentare, per il condimento e la cottura di carni, pesci e piatti tipici. Una certa richiesta di bacche di ginepro proviene dall’industria liquoristica, ma i prezzi non sono molto elevati e scarsamente remunerativi. 10.1.1.13 Mirto (Myrtus communis L.) Non si ritiene necessario presentare nel dettaglio la pianta di mirto, né dal punto di vista della sua eventuale coltivazione, né per quanto riguarda gli impieghi più generali e diffusi, anche perché numerosi studi sono stati fatti e sono in corso, da parte delle strutture preposte alla ricerca e alla divulgazione (Università, ERSAT. etc.) presenti in Regione Sardegna. Si vogliono invece soltanto mettere in evidenza alcuni specifici possibili impieghi pratici del mirto, diversi da quelli già in uso, in quanto anche questa pianta si presta ad una valorizzazione tramite trasformazione diretta in fitoestratti e prodotti erboristici finiti. Anche per il mirto, ai fini della messa a coltura, risulta fondamentale l’individuazione del chemiotipo, per poter caratterizzare la materia prima o il derivato e favorirne così la collocazione commerciale o la tipizzazione del prodotto trasformato. Per l’olio essenziale, si riconoscono due principali chemiotipi: - il tipo “cineoliferum”, ricco di terpeni (a-pinene al 25%) e ossidi terpenici (1,8 cineolo al 45%), con specifiche proprietà antiinfettive, antispasmodiche, epatostimolanti, toniche cutanee, decongestionanti prostatiche e hormon-like; - il tipo “myrtenylacetatiferum” ricco soprattutto di esteri monoterpenici (acetato di terpenile al 25%, acetato di linalile, acetato di bornile) con specifiche proprietà antispasmodiche e decongestionanti venose. Inoltre, in alcune popolazioni sono state riscontrate bacche relativamente povere in olio essenziale ed aroma, ma più ricche in canfora e/o polifenoli e tannini. Questi elementi differenziali, che sembra siano riscontrabili in piante presenti contemporaneamente in un medesimo habitat e che perciò fanno pensare ad una differenziazione di tipo genetico, potrebbero essere sfruttati: - per proporre sul mercato il mirto in modo selettivo, specie nei riguardi dell’industria farmaceutica o liquoristica; - come parametri selettivi per la raccolta del materiale propagativo da trasferire alla coltivazione, visto che già si stanno realizzando in Sardegna campi dimostrativi, produttivi e programmi di lavoro sul mirto. 159 Le modalità con cui sfruttare il mirto potrebbero rientrare all’interno di più di uno dei modelli, da quello di un impianto monospecifico intensivo a quello del modello di semicoltivazione o di raccolta dello spontaneo. 10.1.1.14 Lentisco (Pistacia lentiscus L.) Forse il lentisco è, fra le piante più tipiche considerate, quella meno sfruttata, nonostante le specifiche proprietà medicinali e dermocosmetiche che possiede. L’olio essenziale, estratto da rami e foglie, contiene discrete quantità di monoterpeni (apinene, mircene, sabinene), sesquiterpeni e monoterpenoli e presenta specifiche proprietà decongestionanti venose e linfatiche e decongestionanti prostatiche. Nella tradizione popolare sarda era impiegato come espettorante, diaforetico, antalgico, cicatrizzante e anticalcolosico. L'olio grasso dei frutti era invece utilizzato nella cura della scabbia. Da studi scientifici risultano invece le proprietà antinfiammatorie vascolari, prostatiche e genitali e decongestionanti degli epiteli e delle mucose. La sua abbondante presenza nel territorio ne permette la raccolta spontanea, con la preparazione di fitoestratti derivanti da foglie e frutti. Più critica, per questioni di costo e convenienza economica, è l’estrazione del suo olio grasso dai frutti, a meno che non si riesca a dare un elevato valore aggiunto al prodotto attraverso la realizzazione di “prodotti finiti nobili” ed esclusivi. Questo olio, presente in concentrazione di circa 15-25% nel frutto, è ricco di acido palmitico (27%), stearico (13%), oleico (53%) e linoleico (7%). I derivati del lentisco potrebbero infatti trovare applicazione interessante in prodotti cosmetici, igienici ed erboristici di uso topico. Le modalità con cui sfruttare il lentisco potrebbero rientrare all’interno di un modello di “semicoltivazione o comunque della raccolta dello spontaneo. 10.1.1.15 Cisto (Cistus spp.) Il cisto si presenta come una delle specie vegetali più incontrastate della macchia degradata, tanto da essere considerata un’infestante, per cui non vi è bisogno di coltivarla per poterne sfruttare le foglie e le resine. Si tratta invece di dare valore a una biomassa notevole, che spesso ci si ritrova ad avere solo come risultato del lavoro di ripulitura e bonifica del bosco o della macchia, talvolta eseguito proprio per poter mettere a coltura ex-novo, anche limitati appezzamenti o per migliorare l’accesso e la viabilità di zone frequentate ai fini della raccolta spontanea di altre piante officinali. 160 Le sue proprietà medicinali sono ancora poco conosciute ed indagate, ma nella tradizione erboristica sarda era impiegato come pianta astringente ed emmenagoga. La frazione aromatica del cisto sembra contenere diverse resine e sostanze quali monoterpeni, esteri, fenoli (talvolta anche eugenolo e timolo), acidi, lattoni, e sembra presentare proprietà antinfettive, antivirali, antibatteriche, antiemorragiche, cicatrizzanti e neurotoniche, . 10.1.1.16 Digitale (Digitalis purpurea L.) La digitale è una pianta erbacea biennale, presente soprattutto in Barbagia, per esempio nei boschi sopra Orgosolo, su terreni acidi, talvolta con roccia affiorante, ma anche nei sottoboschi, ai bordi di leccete, generalmente ad altitudini superiori ai 500 m slm. Il suo impiego è strettamente farmaceutico e quindi la sua messa a coltura è relazionata alla domanda dell’industria e dei grossisti. La coltura può essere realizzata per semina diretta o per trapianto. Il problema prioritario è la difficoltà di germinazione che questa pianta presenta, per la quale sono stati comunque sperimentati e sono disponibili, specifiche pratiche tecniche. In caso di coltivazione avviata, il secondo punto debole è la suscettibilità all’agente patogeno Septoria digitalis Pass., che attacca le foglie e compromette il raccolto. La raccolta si esegue mediante sfalcio della parte aerea. Un altro impiego diffuso della digitale purpurea è quello come pianta ornamentale. 10.1.1.17 Efedra (Ephedra spp.) Questo genere lo si ritrova in alcune zone a substrato calcareo ed a altitudini medioelevate (700 - 1.000), come sul Monte Gonare. É specie di esclusivo uso farmaceutico, in quanto vi si estrae l’efedrina, sostanza ad utilizzo cardiotonico molto ricercata. Quindi questa pianta potrebbe far parte del “pacchetto” di piante da proporre ad interlocutori commerciali del settore industriale farmaceutico, puntando sulla supposta, ma da verificare, qualità del prodotto ottenibile in Sardegna, rispetto ad altro materiale commerciale. 10.1.1.18 Cardo mariano (Silybum marianum Gaertn.) Il cardo mariano è presente allo stato spontaneo in diverse zone della Sardegna, specialmente in zone ruderali, subcoltivate e ai margini di boschi ed ovili. Si è ritenuto di segnalarlo perchè: 161 in Sardegna era consumato crudo o cotto come alimento; il seme ha un proprio mercato, essendo richiesto dall’industria farmaceutica per l’estrazione dei flavonoidi, fra cui la silibina, usata in prodotti con proprietà antinfiammatorie ed epatoprottettive, soprattutto nei danni epatici di natura tossicometabolica. Inoltre, la pianta viene impiegata anche in erboristeria, per la preparazione di tisane e estratti idroalcolici. Può essere coltivato anche in terreni relativamente poveri e con scheletro, purchè il lavoro delle macchine non ne venga impedito, visto che la coltura è completamente meccanizzabile. L’ambiente vocato dovrebbe favorire la resa qualitativa, anche in riferimento al fatto che il prodotto è iscritto nella F.U., che pone come obbligo il contenuto di silimarina a concentrazione non inferiore al 1% sulla droga. Il prezzo di mercato internazionale è di circa 2.500 - 3.000 L/kg, mentre alcuni laboratori galenici acquistano prodotto fresco, in quantità limitate, a circa 5.000 - 7.000 L/kg. 10.1.1.19 Issopo meridionale (Micromeria graeca (L.) Bentham.) e Issopo di Corsica (Micromeria filiformis (Aiton) Bentham.) La micromeria è una labiata aromatica, endemica, presente in luoghi aridi e soleggiati, spesso nelle garighe, per esempio localizzata sui monti di Oliena ed Orgosolo (Monte S. Giovanni) e sul Monte Gonare e nel territorio di Orani. Il suo impiego appartiene alla tradizione erboristica sarda: se ne faceva uso contro il mal di testa, assieme alla ruta calepense e per curare le affezioni bronchiali. Questa specie potrebbe perciò essere riproposta in miscele d’erbe. 10.1.1.20 Santoreggia sarda (Satureja thymbra L.) La santoreggia sarda è specie endemica, molto aromatica, che merita di essere ricordata, anche se rara ed in via di estinzione. Veniva usata nella medicina popolare sarda come digestiva, antispasmodica e antidiarroica. Su questa pianta sono stati fatti anche alcuni studi sul suo olio essenziale ricco di carvacrolo, cimolo e terpeni. La specie potrebbe essere messa a coltura per studi e futuri usi erboristici, salvandola così anche dal pericolo di estinzione. 162 10.1.1.21 Nigella (Nigella damascena L.) La nigella, pur non endemica, è abbastanza rappresentata nel territorio sardo. È una specie aromatica, soprattutto nei semi, che veniva usata come emmenagoga, diuretica, espettorante e deostruente delle vie respiratorie. Per queste proprietà viene coltivata ed utilizzata anche in alcuni paesi del nord Africa, per esempio in Marocco ed ha un suo modesto mercato erboristico. 11 STIMA DELLA SUPERFICIE DA COLTIVARSI A PIANTE OFFICINALI IN SARDEGNA, IN RELAZIONE AI DATI RACCOLTI CON L’ INDAGINE DI MERCATO 11.1 Elaborazione dei dati Si desidera concludere questa relazione, con un tema particolare, quello della quantità potenziale di superficie coltivabile a piante officinali in Sardegna, partendo dai dati raccolti nel corso del progetto. L'elaborazione dei questionari relativi all'indagine di mercato sulle piante officinali, realizzata nel presente progetto, ha permesso di effettuare una prima stima delle quantità di taluni prodotti, materie prime e derivati, di cui necessitano le aziende trasformatrici che hanno risposto al questionario. Sono dati parziali, che pur tuttavia permettono alcune valutazioni strumentali. È stato infatti possibile arrivare a stimare la quantità di superficie da doversi destinare alla coltivazione di piante officinali, proprio partendo dalla quantità delle droghe o dei relativi derivati che queste aziende hanno acquistato e poi lavorato in proprio. Ovviamente, l’elaborazione non riguarda tutto il settore erboristico, ma solo la sua quota parte costituita dalle aziende che hanno risposto. Si potrà anche leggere, dall'elaborazione presentata, quanta di questa superficie è possibile attribuire ad una produzione in Sardegna, parzialmente o in toto, sempre partendo dalle risposte date ai questionari, dove ciascuna ditta ha espresso il proprio particolare interesse verso eventuali prodotti sardi. Le piante che dovrebbero essere coltivate su questa superficie stimata sono comprese nell’elenco di Tabella n. 8. Per l'elaborazione si è partiti dalla tabella riassuntiva n. 10, elaborata dall'Osservatorio Industriale della Sardegna. 163 Tabella 10 - Sintesi degli acquisti e delle trasformazioni di prodotti derivati, complessivamente effettuati dalle ditte che hanno risposto al questionario dell’indagine di mercato (quantità in kg). oli essenziali tinture madri altri estratti estratti secchi o concentrati totale cosmesi naturale kg 2.000 6.145 2.765 10.910 erboristico fitoterapico kg 600 9.550 3.200 13.350 omeopatia mista kg 30 10 50 30 120 totale kg kg 1.025 3.655 10 340 16.085 2.000 7.995 3.365 27.745 Dati Osservatorio Industriale della Sardegna I prodotti e le materie prime che le aziende rispondenti al questionario acquistano e/o ritrasformano a loro volta sono: erbe secche, oli essenziali, tinture madri, altri estratti idroalcolici ed oleosi ed estratti concentrati, fluidi o secchi. Per quanto riguarda gli oli essenziali, essi vengono prodotti principalmente per distillazione in corrente di vapore. Le tinture madri sono prodotte macerando erbe fresche in alcool con apposita procedura. Per altri estratti si è inteso considerare gli estratti idroalcolici, i macerati vari e gli oleiti, tutti caratterizzati dal fatto che vengono ottenuti attraverso macerazione. Categoria a parte è quella degli estratti secchi, fluidi o concentrati, perché per ottenerli, si passa dalla fase di macerazione o comunque di estrazione, ad un ulteriore intervento di processo, che riguarda l'eliminazione parziale o pressoché totale del solvente: la concentrazione. Per comprendere come è stata fatta l'elaborazione, bisogna conoscere, oltre alle procedure di preparazione dei fitoderivati, anche i seguenti dati: 1. Per gli oli essenziali: la resa in kg/ha di essenza è ovviamente molto variabile, a seconda della specie aromatica, dell’andamento dell’annata agraria, del fatto che la pianta sia all'anno di impianto o sia giunta invece all’anno di massima produzione, del protocollo agronomico impiegato, delle caratteristiche della cultivar o del chemiotipo, delle caratteristiche e dell'efficienza dell'impianto di distillazione. Per esempio, per specie come la melissa si potrebbe avere "solo" una resa di 3 - 7 kg/ha di essenza, per il timo 12 - 25 kg/ha, ma per la menta piperita 50 kg/ha, per la salvia 45 – 60 kg/ha, per il rosmarino 50-70 kg/ha o per la lavanda e il lavandino addirittura 60 - 100 kg/ha di olio essenziale. 164 Dovendo confrontarci con questa variabilità e volendo comunque fare delle stime, il conteggio è stato fatto considerando un intervallo di resa media pari a 20 - 25 kg/ha, ottenendo i dati di seguito presentati nella tabella n. 11. 2. Per quanto detto sopra, relativamente alla procedura di estrazione, le due voci distinte "Tinture madri" ed "altri estratti" sono state sommate in un'unica categoria, considerando perciò il loro valore complessivo pari a 16.095 kg, rilevati dai questionari. Ciò perché, tutti questi prodotti vengono realizzati macerando le erbe in un rapporto droga/ solvente generalmente compreso fra 1/5 e 1/10, dove per la droga si fa riferimento al suo peso in sostanza secca. Dovendo considerare poi anche le eventuali perdite di processo, filtrazione, etc., per i calcoli si è preferito fare riferimento al rapporto di 1/5, che tende a sostenere in senso maggioritario l'eventuale necessità quantitativa di materia prima rispetto al rapporto 1/10. Poiché i calcoli per la preparazione dei macerati si fanno a partire dalla pesata in termini di droga secca, calcolata come sostanza secca, indipendentemente dal fatto che nell’estrazione si stia per utilizzare erbe fresche o secche, ai valori calcolati si è aggiunto un tenore del 11-15% di acqua, per poter risalire alla quantità originaria di materia prima acquistata dal coltivatore e poi impiegata. Infatti, le erbe raccolte in campo e poi essiccate e successivamente commercializzate, hanno in genere un tenore di umidità intorno a 11-12 %. Infine, per la produttività di campo, si è preso a riferimento una resa agronomica media, in materia prima officinale secca, di 3,5 t/ha. Anche per questa scelta valgono le considerazioni sulla variabilità delle rese riportate prima per gli oli essenziali: per esempio, orientativamente, la camomilla può dare 1,5 – 1,8 t/ha di capolini essiccati, l’iperico 3,5 – 4,5 t/ha di sommità fiorite secche, la melissa 4,5 t/ha di foglie secche, la bardana 4,5 t/ha di radici secche. 3. Per quanto riguarda gli estratti secchi o concentrati, le considerazioni necessarie per i calcoli sono simili a quanto detto al punto 2, fatto salvo che non sempre i rapporti droga/solvente per la fase di macerazione sono quelli riportati in precedenza, poiché in questo caso, al processo estrattivo segue la fase di concentrazione che mira ad eliminare il solvente, per avere un prodotto costituito quasi esclusivamente dal fitocomplesso della pianta officinale impiegata. Per rendere perciò il processo “evaporativo” maggiormente efficiente ed economico, si tende a concentrare prioritariamente il soluto il più possibile, anche nella 165 macerazione. Così, nell’estrazione, si potrebbero avere impieghi di droga anche superiori al rapporto 1/5. Ciò può essere ottenuto attraverso “macerazioni” successive con lo stesso solvente, per avere appunto una matrice “satura” di principi attivi o attraverso processi estrattivi in “continuo”. Per semplificare i nostri calcoli, si è comunque partiti da una possibile matrice realizzata con rapporto droga/solvente 1/5 e considerando che questa, ad evaporazione del solvente, può dare orientativamente un residuo secco di 1-3 %. Per l’elaborazione dei dati, si sono presi i valori dell’ultima colonna della tabella n. 10, poiché ai fine del calcolo degli ettari complessivi, è irrilevante in quale comparto il prodotto trasformato venga utilizzato. Si può, in caso, attribuire la quota parte per settore, tramite semplice proporzione. Tabella 11 – Valutazione della superficie da coltivarsi a piante officinali, necessaria per poter disporre della relativa quantità di materie prime da trasformare in derivati diversi quantità di fitoprodotti superficie necessaria per acquistati o trasformati produrre le relative materie prime da rilevate trasformare oli essenziali tinture madri ed altri estratti estratti secchi o concentrati Totale kg ha 3.655 16.095 7.995 27.745 146 – 182 18 - 54 17 - 18 181 - 254 stima della corrispondente quantità di biomasse officinali espressa in prodotto secco t 511 - 637 63 – 189 59,5 – 63 633,5 - 889 11.2 Commenti Il dato complessivo orientativo di 181-254 ha, potenzialmente coltivabili a piante officinali in Sardegna, al fine di corrispondere teoricamente alle necessità di materie prime espresse dalle ditte intervistate con l’indagine di mercato, può dirsi senz'altro interessante, specie se rapportato con la realtà attuale delle superfici ad officinali in essere attualmente nella regione. A maggior ragione, ciò ha valore, se si considera il ridotto numero di questionari rientrati e compilati, rispetto al numero delle ditte erboristiche e trasformatrici in realtà operanti nel settore. 166 C’è però anche da rilevare che sicuramente non tutte le ditte e/o non per tutte le materie prime officinali, vi può essere interesse ad acquistare da produttori agricoli o da aziende di prima trasformazione industriale, che operano in Sardegna. Per esempio, probabilmente, un acquirente preferisce acquistare dell’essenza di menta da produttori piemontesi, piuttosto che sardi, ai quali si vorrà rivolgere invece per gli oli essenziali di rosmarino, salvia o elicriso. Si segnala anche che la superficie indicata di 181-254 ha, corrisponde a una produzione di biomassa secca officinale pari a circa 633,5 - 889 t e che tale quantità non è trascurabile, anche dovendone considerare tutti gli oneri per la sua produzione e lavorazione. L’elaborazione mette anche in luce come si abbia un significativo ettarato da coltivare per avere le quantità di oli essenziali richiesti (146-182 ha), proprio per il fatto che per questa tipologia di materia prima, le rese in essenza sono dell'ordine di una o di qualche decina di chili. In ogni caso, tale ettarato calcolato, potrebbe però subire un drastico ridimensionamento, se la richiesta dovesse essere valutata quasi esclusivamente in termini di salvia, rosmarino, menta piperita e lavanda e lavandino, piuttosto che di melissa, timo, elicriso o origano, poiché, come indicato prima, le specie del primo gruppo sono molto più produttive. Ipotizzando per questo primo gruppo citato di piante aromatiche, una resa media di campo di olio essenziale pari a 50 kg/ha, l'elaborazione porta a ridimensionare la superficie investibile a soli 70 ha, che resta comunque un valore significativo, per la realtà sarda attuale. In ogni caso, 70 ha a piante aromatiche, destinati alla produzione di essenza, significa dover predisporre l'installazione di almeno un paio di impianti di distillazione in corrente di vapore da 2.000 - 4.000 litri di volume ciascuno, da far presumibilmente lavorare per circa 4 - 6 mesi all'anno. Considerando le quantità di materia prima officinale che si ottengono dalla coltivazione di 70 ha, si può calcolare infatti una biomassa fresca di 1050 - 1400 t che deve essere distillata. Va considerato anche che, alcune essenze, per esempio quella di rosmarino, possono essere alternativamente ottenute dalla lavorazione delle biomasse spontanee, contraendo ulteriormente l'ipotesi dei 70 ha, ma non diminuendo la capacità degli impianti di cui dotarsi, il carico di lavoro e i ricavi. È anche vero però che diverse altre motivazioni e un'ampia biodiversità di specie aromatiche disponibili nell'ambiente naturale della Sardegna o ivi coltivabili, giustificherebbero invece una stima incrementata rispetto a quella proposta 167 prudenzialmente, mettendo in luce che comunque è molto difficile fare delle ipotesi più particolareggiate. Considerazione diversa si deve fare per quanto riguarda la produzione di tinture madri ed estratti macerati e tal quali. I rapporti droga/solvente utilizzati e prima indicati, di 1/5 o 1/10, fanno si che con poche quantità di erbe fresche o secche, si producano quantità alte di questi fitoderivati. Ecco perché, per fare circa 16 tonnellate di estratti idroalcolici, macerati glicerinati o oleiti, può essere sufficiente la materia prima vegetale ricavata da soli 18 - 54 ha. L'intervallo calcolato, permette anche di considerare al suo interno le variazioni per eventuali perdite di processo o per il ricorso a rapporti droga/solvente anche non consueti. Un'altra osservazione: se si fa riferimento ai 10 kg di tinture madri della tabella 17, sono in teoria sufficienti 2 - 3 kg di erbe secche per realizzarli, quindi una piccola parcella coltivata. Più difficile è stimare la superficie e le relative quantità di materie prime officinali per ottenere i 7.995 kg di estratti secchi o concentrati. Qui si entra in un campo trasformativo spinto, di scenario industriale o semi-industriale, dove la scelta degli impianti e dei processi influisce molto sulla efficienza trasformativa e sulla quantità di matrice necessaria per unità di estratto da realizzare. Il calcolo proposto, secondo la logica e i parametri riportati in precedenza, dovrebbe comunque essere abbastanza realistico e il dato ricavato di 17-18 ha non va trascurato. Infine, va comunque anche considerato che la messa a coltura di una determinata superficie non deve essere vista solo in termini di ampiezza, ma anche in termini di valore aggiunto che si ricava dalle materie prime e dai prodotti fitoderivati realizzati. In conclusione, è plausibile che una produzione officinale sarda possa a breve - medio periodo, svilupparsi su una superficie di almeno 100 - 150 ha. Potendo poi considerare la domanda di mercato attuale, la possibilità di introdurre nuove specie e prodotti di forte caratterizzazione locale, documentati nella loro qualità e tracciabilità, non è escluso che tale stima non possa essere superiore a quella calcolata. In particolare, proprio il mercato degli estratti concentrati e secchi sembra godere in questo momento di un progressivo interesse, che solo la collaborazione piena fra produttore agricolo e industria trasformatrice può sostenere e sviluppare concretamente. Ovviamente, in questa elaborazione, non si è tenuto conto della possibilità e della capacità di penetrare il mercato da parte dei produttori e trasformatori sardi, come 168 variabile che può far dilatare o contrarre il calcolo conseguito, ma lo scopo era solo di fare una prima valutazione quantitativa delle potenzialità produttive. Tali stime potranno essere elaborate ulteriormente, alla luce di nuovi eventuali dati raccolti. 12 CONCLUSIONI Pur non essendoci particolari conclusioni tecniche da redigere, si può dire che questo lavoro, nel suo insieme, si presenta piuttosto vasto e articolato. Nonostante ciò, vi è un filo conduttore che tiene uniti gli argomenti dissertati: la speranza che la coltivazione e la trasformazione delle piante officinali possano trovare in Sardegna una corretta collocazione e un ragionevole sviluppo, in rapporto alle potenzialità individuate. Le difficoltà che può incontrare questa attività, nella regione, sono state evidenziate non per scoraggiare il produttore agricolo, quanto invece per orientarlo a coltivare e trasformare le piante officinali in modo razionale, in un corretto contesto tecnico e commerciale, nel tentativo che alcuni limiti ambientali e strutturali, possano venire adeguatamente equilibrati dagli elementi di valorizzazione e di caratterizzazione che si possono ritrovare nel territorio sardo, ivi compresa la ricchezza e la qualità del proprio patrimonio vegetale medicinale ed aromatico. In questa ottica, i protocolli colturali sviluppati, le indicazioni agronomiche esposte e le valutazioni fatte su numerose piante officinali, possono essere considerati come un’occasione di riflessione, di confronto e di discussione tecnica, piuttosto che degli schemi rigidi da seguire. L’intento è che risultino comunque utili all’azienda agricola nell’avviare o nel proseguire l’attività. Per questo, si è cercato di elaborare dei modelli produttivi e dei protocolli agronomici con uno schema aperto e presentanti percorsi alternativi, adattabili alle diverse esigenze e realtà agricole coinvolte nel progetto, fatto salve le regole generali e basilari per poter ottenere una materia prima officinale di qualità e di opportuno valore commerciale. Nello sviluppo dei temi del documento, sono state infatti tenute sempre presenti le caratteristiche di ciascuna singola azienda partecipante al progetto, proprio perchè le indicazioni agronomiche e quelle relative ai modelli produttivi, non dovessero risultare poi astratte, svincolate dal contesto o inapplicabili. Ugualmente, si è cercato di evidenziare tutte le correlazioni esistenti fra le piante officinali messe in luce dall’indagine di mercato e quelle già coltivate o presenti allo stato spontaneo in Sardegna, per le quali i protocolli agronomici sono stati redatti. 169 Questo perchè la produzione delle piante officinali non debba rimanere sempre, solo o completamente subordinata ai vincoli e alla domanda del mercato erboristico classico, ma perchè sappia anche percorrere e sfruttare le nuove opportunità e le innovazioni di prodotto che si presentano e che possono essere sostenute dagli elementi storici, ambientali, vegetazionali, culturali, sociali, della tradizione e della ricerca scientifica attuale, che in un determinato territorio rurale, in questo caso quello sardo, esistono. 170 13 ALLEGATO QUESTIONARIO DI RILEVAZIONE 171