Osservatorio Industriale della Sardegna AGROSARDA S.c.r.l.

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Osservatorio Industriale della Sardegna AGROSARDA S.c.r.l.
AGROSARDA S.c.r.l.
Società di marketing per il settore agro-alimentare
Osservatorio Industriale della Sardegna
in collaborazione con
AGROSARDA S.c.r.l.
Società di marketing per il settore agro - alimentare
PROGETTO PILOTA
L’OFFICINA DELLE ERBE:
LA VALORIZZAZIONE DELLE SPECIE VEGETALI
OFFICINALI
Marzo 2002
Gli Enti che hanno partecipato al progetto:
Il Consorzio 21 è un Ente Regionale istituito nel 1985 dalla Regione Autonoma della Sardegna,
con due obiettivi principali:
- fornire servizi reali e tecnologici alle imprese sarde per facilitarne l’integrazione nel mercato
globale;
- promuovere, realizzare e gestire il parco scientifico e tecnologico della Sardegna.
Il Consorzio 21 è il primo ente pubblico della Sardegna ad aver ottenuto per il suo operato la
certificazione di qualità ISO 9001 e, con i suoi servizi, mira anche a diffondere le metodologie di
qualità nel sistema imprenditoriale locale.
L’Osservatorio Industriale della Sardegna è una società che si occupa di raccogliere, elaborare,
analizzare e diffondere le informazioni relative alla situazione economica e sociale della Sardegna.
La società, nata nel 1991, opera, ai sensi della legge regionale n° 44/1989, come strumento
tecnico a disposizione dell’Assessorato dell’Industria per l’attuazione delle sue politiche
industriali.
Agrosarda S.c.r.l. è una società consortile nata nel 1992 grazie all’iniziativa del Consorzio
Interprovinciale per la Frutticoltura di Cagliari, Nuoro e Oristano, delle Organizzazioni
Professionali di categoria e delle finanziarie di partecipazione delle Centrali cooperative, con
l'obiettivo di promuovere e valorizzare le produzioni agroalimentari della Sardegna nei mercati
nazionali ed internazionali. Per raggiungere tale obiettivo Agrosarda si rivolge agli operatori
pubblici e privati dei vari comparti dell’agroalimentare fornendo assistenza e consulenza al
marketing. Per la realizzazione di questo lavoro si è avvalsa della consulenza della Prosa Srl Settore Piante Officinali, Spinea (VE), che opera in questo settore con attività di ricerca,
consulenza e formazione.
Direttore responsabile: Francesco Marcheschi
Coordinamento e supervisione: Giuseppe Serra
Gruppo di lavoro
Alessandra Mura
Osservatorio Industriale Srl
Parte Prima
Cristina Persico
Roberta Desogus
Agrosarda S.c.r.l.
Giorgio Voltolina
Prosa Srl
Parte Seconda
Si ringraziano per la collaborazione il dottor Giorgio Garau e la dott.ssa Alessandra Ortu, che
hanno partecipato alla realizzazione della Ricerca sul campo, e il dottor Francesco Sanna, che ha
collaborato alla realizzazione della Analisi tecnica e tecnologica.
Premessa
Il Progetto Pilota “L’officina delle erbe: la valorizzazione delle specie vegetali
officinali” è un progetto promosso dal Consorzio Ventuno e finalizzato alla creazione
e allo sviluppo in Sardegna di imprese di produzione di prodotti officinali, quali
estratti, oli essenziali e tinture madri, destinati al mercato industriale. A tale scopo si
è voluto fornire agli attuali e potenziali operatori del settore una base di informazioni
strutturate che consenta di conoscere il mercato di riferimento, per verificare le
possibilità di inserimento e di sviluppo dei prodotti locali, e di sviluppare modelli
produttivi che permettano di ottenere prodotti innovativi di interesse commerciale 1 .
Le piante officinali costituiscono una risorsa naturale utilizzata da sempre, e, da
qualche tempo, sono oggetto di un rinnovato e crescente interesse sia culturale che
economico, dovuto alle loro proprietà, che ne consentono l’impiego in diversi campi,
tra cui quello erboristico, farmaceutico, cosmetico, ecc.. Questo crescente interesse è
determinato soprattutto della attenzione, specialmente nelle aree europee più
industrializzate e a più alto reddito, verso consumi e tipologie produttive il più
possibile naturali. Per questi motivi, l’alta qualità dei prodotti, sta diventando sempre
più un fattore discriminante negli acquisti delle materie prime da parte delle industrie
utilizzatrici. Risulta così fondamentale la presenza di un ambiente incontaminato, la
certificazione dei contenuti chimici e merceologici dei prodotti, la biologicità delle
produzioni e così via.
Naturalmente la Sardegna, con il suo basso livello di industrializzazione e la sua
elevata concentrazione abitativa nei capoluoghi di provincia, dispone di condizioni
ambientali e climatiche ideali per lo sviluppo del comparto. Sebbene la nostra isola
disponga anche spontaneamente di una straordinaria varietà di specie officinali, non
esiste alcuna specifica tradizione produttiva in questo comparto, sia nella
coltivazione che nella trasformazione industriale.
Il Progetto Pilota è partito da queste considerazioni. Per comprendere quale può
essere il mercato di riferimento di queste iniziative è stato necessario esaminare
innanzitutto la domanda industriale che le imprese locali possono soddisfare e in
1 In generale, i Progetti pilota attivati dal Consorzio Ventuno sono strumenti che mirano a sensibilizzare e
stimolare l'adozione, da parte delle imprese appartenenti ad un distretto industriale o ad una medesima filiera
produttiva, di soluzioni innovative (di processo, di prodotto ed organizzative). Sono caratterizzati da attività di
ricerca, sperimentazione e trasferimento tecnologico e riguardano prevalentemente campi d'intervento legati a
risorse locali.
Le imprese pilota che aderiscono ai progetti vengono coinvolte nelle diverse fasi di lavoro, iniziando dall'analisi
delle loro caratteristiche tecnologico/produttivo e di mercato, al fine di poter definire le relative priorità e
identificare uno specifico ambito d'intervento comune.
In tale ambito appare evidente che i primi beneficiari del progetto pilota siano da individuare nelle aziende pilota
che aderendo al progetto vi partecipano attivamente, salvo poi la successiva divulgazione del lavoro a tutti gli
operatori del settore.
1
secondo luogo verificare la riproducibilità di alcuni modelli di coltivazione e
trasformazione industriale delle specie officinali di interesse.
Sebbene l’analisi della domanda industriale di prodotti intermedi (essenze, estratti,
tinture madri) dovrebbe essere estesa oltre i confini nazionali, fino a comprendere
l’intero mercato UE, il Progetto pilota ha affrontato lo studio del solo mercato
nazionale. Un ampliamento dell’analisi avrebbe comportato infatti costi e tempi
eccessivi, che allo stato attuale non potevano essere sostenuti.
La domanda di prodotti intermedi da parte delle imprese italiane che fanno uso delle
specie officinali costituisce quindi il nostro potenziale campo di analisi. Ne fanno
parte il settore farmaceutico, l’omeopatico, il fitoterapeutico, il settore fitocosmetico,
il settore dei detergenti per la casa, dei coloranti naturali, l’alimentare (integratori
alimentari, prodotti dietetici, aromi) e il liquoristico.
Anche in questo caso, condurre uno studio esaustivo su tutti questi settori, seppure
limitatamente al mercato italiano, avrebbe comportato tempi e costi di realizzazione
eccessivi. Si è pertanto ritenuto opportuno limitare l’analisi ad alcuni settori, che, per
le loro caratteristiche produttive e di mercato, ricoprono un maggiore interesse per le
aziende pilota.
La
scelta
è
ricaduta
sui
settori
fitocosmetico,
omeopatico,
ed
erboristico/fitoterapeutico. La fitocosmesi è quel ramo della cosmetica che utilizza
prodotti di origine vegetale. Lo scopo della fitocosmesi è principalmente quello di
fornire alla pelle sana degli elementi di origine naturale che le permettono di
mantenere l'integrità ed un aspetto sano esteticamente gradevole. Nella fitocosmesi
rientra anche il settore profumiero che impiega gli oli essenziali ricavabili dai
vegetali per costruire composizioni profumate; si parla in tal caso di fragranze.
L’omeopatia è un metodo di cura riconosciuto dal Ministero della Sanità. I prodotti
omeopatici sono veri e propri farmaci e la farmacia è l'unica autorizzata alla vendita.
Per preparare un farmaco omeopatico si parte sempre da una Tintura madre che ha
normalmente origine vegetale, più raramente animale o minerale. Il settore
erboristico e fitoterapeutico è quello che presenta i contorni più indefiniti. In generale
la fitoterapia è un “sistema di cura” che si basa sull’impiego di sostanze vegetali o
preparazioni derivate da piante, utilizzando i principi attivi estratti per ottenere effetti
benefici. In realtà qualsiasi preparato a base di erbe (ad es. un olio essenziale), anche
se definito convenzionalmente fitoterapeutico, per avere un ufficiale uso terapeutico
deve essere registrato come medicinale, in caso contrario può essere solo definito
prodotto salutistico ed essere distribuito come integratore alimentare o come
prodotto erboristico.
Il presente documento è stato strutturato in due parti, secondo una articolazione
interna che rispecchia il percorso logico seguito nelle diverse fasi del lavoro.
2
Nella Parte I del documento, definita Analisi conoscitiva, vengono analizzati i tre
settori di utilizzo industriale dei derivati da piante officinali appena citati, i prodotti
intermedi maggiormente richiesti e le specie botaniche da cui derivano, sia negli
aspetti qualitativi che quantitativi. Questa analisi è stata articolata in due momenti
successivi:
- una ricerca sui dati secondari che ha permesso di effettuare una ricostruzione dello
scenario di riferimento nazionale dei settori oggetto di indagine, dove sono state
analizzate tutte le informazioni attualmente disponibili sulla struttura produttiva e
sulle caratteristiche della domanda finale, a cui sono dedicati i capitoli 1, 2 e 3.
Questa prima fase si è dimostrata fondamentale per la definizione dell’universo
degli operatori nazionali dei tre settori utilizzato come base per la successiva
indagine sul campo;
- una ricerca sul campo, realizzata tramite interviste dirette ad un insieme di
operatori dei settori individuati, al fine di indagare sulle caratteristiche qualitative e
quantitative della domanda dei prodotti intermedi officinali. In particolare sono
state ottenute alcune importanti informazioni sulle tipologie di prodotto richieste
(olio essenziale, tinture madri, estratti), sulle varietà botaniche da cui derivano,
sulla tipologia di lavorazione richiesta e sulla loro qualità intrinseca. Sono stati
infine individuati alcuni derivati e le corrispondenti specie botaniche, di particolare
interesse per le imprese nazionali di trasfo rmazione industriale. Gli aspetti
metodologici di questa parte del progetto sono analizzati nel capitolo 4, mentre nel
capitolo 5 sono riportati i risultati principali.
Questi hanno costituito la base di partenza per la successiva Analisi tecnica e
tecnologica, cui è dedicata la Parte II del documento. In questa seconda parte è stata
verificata la riproducibilità in Sardegna di modelli di coltivazione e trasformazione di
alcuni dei prodotti officinali di particolare interesse per le aziende nazionali di
produzione finale. La sezione è articolata in quattro capitoli. Nel capitolo 7 sono stati
analizzati gli elementi territoriali, ambientali, climatici, della vegetazione regionale e,
in particolare, delle aree in cui sono localizzate le aziende pilota; i capitoli 8 e 9 sono
dedicati alla definizione dei protocolli colturali da rispettare per le diverse specie
botaniche considerate anche in relazione agli utilizzi industriali a cui sono destinate,
il capitolo 10 propone ulteriori specie botaniche endemiche, utilizzabili in vece di
quelle individuate nella analisi sul campo e infine nel capitolo 11 sono riportate le
stime della superficie coltivabile necessaria per produrre la quantità di derivati
individuata nella prima parte del lavoro.
Per maggiore chiarezza i contenuti delle tre fasi individuate vengono schematizzati
nella figura successiva, mentre si rinvia alle varie parti del documento per ulteriori
approfondimenti, dove, per ciascuna fase di lavoro, viene ampiamente descritto il
percorso logico seguito e la metodologia applicata.
3
Figura 1 Schematizzazione delle fasi del lavoro
Parte I Analisi conoscitiva
Ricerca su dati secondari
Obiettivo:
fornire agli operatori locali, attuali e potenziali, una base di
informazioni sulla struttura e sul funzionamento del mercato dei
prodotti derivati da piante officinali utilizzati nei settori
- fitocosmetico
- omeopatico
- erboristico/fitoterapeutico
Metodologia: raccolta di fonti bibliografiche analitiche e statistiche e loro analisi,
definizione della popolazione di riferimento
Ricerca sul campo
Obiettivo:
individuare i prodotti maggiormente richiesti e con le migliori
possibilità nel mercato industriale, sia in termini quantitativi che
qualitativi
Metodologia: somministrazione di un questionario ad un insieme di operatori dei
tre settori estratti dalla popolazione di riferimento
Parte II Analisi tecnica e tecnologica
Obiettivo:
sviluppare modelli produttivi di coltivazione e trasformazione dei
prodotti officinali di interesse individuati nella fase precedente
Metodologia: analisi degli elementi ambientali, climatici e della vegetazione
regionale, definizione dei protocolli colturali per alcune delle
specie botaniche individuate nell’indagine
.
4
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Società di marketing per il settore agro-alimentare
Osservatorio Industriale della Sardegna
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AGROSARDA S.c.r.l.
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PROGETTO PILOTA
L’OFFICINA DELLE ERBE:
LA VALORIZZAZIONE DELLE SPECIE VEGETALI
OFFICINALI
PARTE I
Marzo 2002
Sommario
P REMESSA ............................................................................................ 1
P ARTE I ANALISI CONOSCITIVA ...................................................... 5
1
LA RICERCA SUI DATI SECONDARI ............................................................................... 7
2
LA STRUTTURA PRODUTTIVA ...................................................................................... 8
2.1
2.2
Descrizione delle fonti e metodologia di costruzione dell’archivio.......................... 8
Dalla materia prima al prodotto finito: una ricostruzione delle filiere produttive .. 11
2.2.1
2.2.2
Le attività di coltivazione, prima trasformazione e intermediazione ....................12
La trasformazione intermedia e finale ...............................................................16
3
GLI ASPETTI DI MERCATO ......................................................................................... 26
3.1
3.2
3.3
Il mercato dei prodotti omeopatici........................................................................... 26
Il mercato dei prodotti erboristici/fitoterapeutici..................................................... 27
Il settore cosmetico.................................................................................................. 28
4
LA RICERCA SUL CAMPO : ASPETTI METODOLOGICI................................................... 30
4.1
4.2
4.3
4.4
Gli obiettivi dell’indagine e la costruzione dell’universo di riferimento ................ 30
Modalità e strumento di rilevazione ........................................................................ 31
Il campionamento .................................................................................................... 33
La sistemazione dei dati.......................................................................................... 35
5
LA RICERCA SUL CAMPO : I RISULTATI....................................................................... 37
5.1
5.2
5.3
Introduzione............................................................................................................. 37
Le caratteristiche delle aziende rispondenti............................................................. 37
L’attività dell’azienda.............................................................................................. 42
5.3.1
5.3.2
5.4
I prodotti derivati e le specie botaniche................................................................... 46
5.4.1
5.4.2
5.4.3
5.5
5.6
L’approvvigionamento di piante officinali.........................................................43
L’acquisto e la produzione dei prodotti derivati.................................................43
I prodotti derivati utilizzati per specie botanica .................................................47
I prodotti derivati di potenziale interesse per specie botanica..............................68
I rapporti con i fornitori di prodotti derivati.......................................................70
L’interesse per le produzioni della Sardegna e la disponibilità al contatto............. 73
Conclusioni.............................................................................................................. 74
Parte I
Analisi conoscitiva
5
6
1
LA RICERCA SUI DATI SECONDARI
La ricerca sui dati secondari ha permesso di delineare uno scenario di riferimento
nazionale
dei
tre
settori
oggetto
di
indagine
(fitocosmetico,
erboristico/fitoterapeutico, omeopatico), al fine di fornire agli attuali e potenziali
produttori locali di prodotti intermedi officinali una base di informazioni strutturate
che consenta di conoscere il funzionamento del loro mercato di riferimento.
Sono state pertanto acquisite, elaborate ed analizzate tutte le informazioni
attualmente disponibili sulla struttura produttiva e sulle caratteristiche della domanda
finale dei tre settori.
Una nota particolare deve essere fatta con riguardo alle difficoltà incontrate nella
definizione delle caratteristiche principali della struttura produttiva, sia a causa della
carenza di informazioni sistematiche, quantitative e qualitative, relative alla
produzione di questi settori, sia per la loro stessa natura. Questa ha infatti posto
qualche problema di delimitazione settoriale, perché spesso le aziende operano in più
settori e coprono diversi stadi di produzione lungo la filiera produttiva, che va dalla
coltivazione delle specie officinali alla commercializzazione di prodotti finiti.
Fino a qualche tempo fa, l’analisi più completa sul comparto dei prodotti officinali
era quella effettuata annualmente dall’ISMEA (Istituto per studi, ricerche e
informazioni sul mercato agricolo), che, in uno studio dal titolo “Piante e sostanze
officinali: aspetti produttivi, economici e di mercato”, riusciva a dare un quadro
completo della situazione dei diversi settori che ruotano attorno all’utilizzo di queste
materie prime, grazie ad una serie di indagini ad hoc che permettevano di stimare la
produzione nazionale di piante officinali, di costruire un bilancio di
approvvigionamento e di conoscere le caratteristiche principali delle attività di
trasformazione. Purtroppo da qualche anno l’ISMEA ha smesso di pubblicare queste
analisi, così le informazioni reperibili (quasi sempre relative a comparti specifici)
provengono da indagini che si pongono gli obiettivi più vari e che sono quindi
condotte con metodologie diverse e spesso non confrontabili.
Pertanto, la mancanza di informazioni complete, insieme alle difficoltà definitorie
sopra esposte ci ha indotto a costruire un archivio che contenesse le informazioni
disponibili sulle aziende che operano nei tre settori di interesse. Tale archivio è stato
progettato ed organizzato per rispondere ad alcune principali esigenze:
?
?
consentire di individuare l’articolazione produttiva dei settori e tra i settori;
costituire il nostro universo di riferimento per la realizzazione dell’indagine diretta.
Nei prossimi paragrafi viene riportata la metodologia di costruzione dell’archivio e la
successiva analisi della articolazione produttiva delineata per i tre settori di indagine,
mentre nel capitolo 3 vengono esaminati gli aspetti di mercato.
7
2
2.1
LA STRUTTURA PRODUTTIVA
Descrizione delle fonti e metodologia di costruzione dell’archivio
Il percorso logico seguito nella costruzione dell’archivio degli operatori dei tre settori
di indagine è partito dall’analisi di alcuni elenchi e annuari di primaria importanza
nel campo del naturale, per poi passare ad un confronto con altre fonti acquisite dai
siti Internet delle aziende, da ulteriori elenchi di associazioni dei rispettivi settori e da
riviste specializzate di settore.
Le pubblicazioni prese prioritariamente in esame sono state:
- l’Annuario Italiano di Erboristeria, edizione 1998, che riporta dati del 1997;
- la Guida Verde & Naturale, edizione 2000, che riporta dati del 1999;
- la Guida ai Fornitori delle Terapie Naturali, edizione 1999, che riporta dati del
1998.
L’Annuario Italiano di Erboristeria è una pubblicazione annuale curata dalla più
diffusa e autorevole rivista di settore, Erboristeria Domani, che contiene
informazioni sugli enti e associazioni d’interesse per il settore, sui corsi universitari
per erboristi, sulle fiere, sui prodotti offerti dalle aziende, sui listini aziendali delle
maggiori tra di esse, sulle materie prime e i servizi offerti, nonché sui punti vendita.
Alcune sezioni della pubblicazione sono state fondamentali per la costruzione del
nostro archivio, proprio perché contengono informazioni identificative degli
operatori e dei prodotti da loro offerti. Di particolare rilievo l’indirizzario dei
fornitori di prodotti per erboristerie, dove le aziende sono classificate sia in base alla
tipologia di prodotto offerto (piante officinali e fitoderivati, altri prodotti naturali di
uso erboristico, cosmesi naturale, prodotti di alimentazione naturale, ecc.), e sia per
tipologia di attività svolta (aziende di coltivazione e prima trasformazione, grossisti
di erboristeria e materie prime naturali, aziende e laboratori di estrazione e
trasformazione, agenti e concessionari, ecc.).
Anche il repertorio dei prodotti offerti dalle aziende è risultato di notevole interesse.
Per ciascun prodotto offerto viene infatti individuato, oltre alla azienda fornitrice, il
nome commerciale del prodotto e soprattutto una sua descrizione merceologica con
indicazione dei principali componenti. Questo repertorio è stato pertanto utilizzato
per capire meglio l’attività svolta dalle aziende e la loro possibile riconduzione a più
ambiti di attività del naturale in cui opera.
L’annuario di erboristeria, per queste sue caratteristiche, ha costituito il nostro
riferimento principale nella costruzione dell’archivio, ma è stato comunque
necessario procedere ad alcune integrazioni perché, nonostante la completezza e
organicità delle informazioni contenute, erano presenti alcuni problemi:
8
? innanzitutto le aziende che vi compaiono sono autoselezionate, sono cioè le stesse
aziende che richiedono all’editore di essere inserite nei repertori e che forniscono
una descrizione della propria attività, e questo potrebbe determinare problemi di
completezza delle liste e di distorsione delle caratteristiche delle imprese
autoselezionate rispetto alla popolazione delle imprese attive negli stessi settori;
? la versione a nostra disposizione è aggiornata al 1998;
? essendo rivolto ad un pubblico di erboristi, non contiene informazioni sugli
operatori del settore omeopatico.
Per queste ragioni si è ritenuto opportuno integrare le informazioni con quelle
reperibili nelle pubblicazioni e fonti più recenti, prima citate.
La Guida Verde e Naturale 2000, realizzata con il contributo dell’Associazione
Consumatori Utenti e di Legambiente, è una pubblicazione dedicata ai consumatori
ed affronta diversi temi, tutti connessi alla realizzazione di uno stile di vita e di
consumo più “naturale”, curati da esperti della materia. Tra gli argomenti trattati
sono comprese le sezioni relative alla fitoterapia, alla cosmesi naturale ed
all’omeopatia, dove sono riportati gli indirizzari delle aziende operanti nei vari
settori, delle quali si conosce la ragione sociale, l’indirizzo e il numero di telefono, i
prodotti e le linee di produzione principali, oltre alla specifica indicazione delle
aziende che svolgono attività di importazione. Anche in questo caso i repertori sono
stati costruiti dall’editore e dagli autori attraverso le auto-segnalazioni delle aziende.
Le informazioni provenienti da questa fonte sono state quindi utilizzate per integrare
la fonte precedente, aggiungendo dettagli quando le due fonti riportavano la stessa
azienda e inserendo il nominativo e le altre informazioni quando la Guida Verde &
Naturale riportava aziende non presenti negli elenchi dell’Annuario. La scelta di
inserire tutti i nominativi delle aziende è stata dettata sia dalla differenza di
aggiornamento delle due fonti, per cui si è ipotizzato che alcune aziende mancassero
negli elenchi dell’Annuario perché nate successivamente alla data di pubblicazione,
sia perché, essendo le due fonti originate da un processo di auto - selezione, si è
ipotizzato di compensare in questo modo le eventuali lacune.
La terza pubblicazione utilizzata è la Guida ai Fornitori delle Terapie Naturali che
costituisce un numero speciale proposto dalle riviste “Farmacia naturale” e
“L’erborista” e si propone come uno strumento di informazione e consultazione per
queste categorie professionali. La pubblicazione contiene i profili delle aziende
produttrici, importatrici o distributrici di prodotti naturali quali, piante officinali,
fitoderivati, materie prime (omeopatiche), profumi, corredati con il nome
dell’azienda che li fornisce. Questa pubblicazione è stata utilizzata prevalentemente
per ottenere informazioni aggiuntive su alcune caratteristiche delle aziende. Sono
state quindi inserite sia le informazioni sulle aziende importatrici, sia informazioni
sui prodotti delle aziende del settore fitoterapeutico e fitocosmetico.
9
A questo punto è necessario sottolineare che le aziende presenti nei diversi repertori
sono state classificate all’interno dei settori erboristico/fitoterapeutico, fitocosmetico
e omeopatico, sulla base delle tipologie di prodotti da esse forniti, senza che fosse
presente una chiara indicazione se queste fossero anche produttrici degli stessi beni.
Questa difficoltà è stata affrontata innanzitutto attraverso l’analisi della struttura e
degli obiettivi delle fonti utilizzate, e in secondo luogo attraverso il confronto tra le
fonti.
Nell’Annuario Italiano di Erboristeria vengono fornite indicazioni sulle aziende
individuate come grossisti di erboristeria, come aziende di coltivazione e prima
trasformazione e come aziende e laboratori di estrazione e trasformazione: in questi
ultimi casi si può essere ragionevolmente sicuri che le aziende svolgano una attività
produttiva. Nella Guida Verde & Naturale viene invece data indicazione delle
aziende che svolgono attività di importazione, confermata in parte dalle informazioni
trovate nella Guida ai Fornitori delle Terapie Naturali.
Dall’incrocio delle informazioni provenienti da queste fonti e dal successivo
confronto con altre fonti (quali le home page delle aziende, gli elenchi disponibili
delle associazioni di settore o ancora attraverso le informative sulle aziende inserite
nelle riviste specializzate), si è deciso di inserire tra le aziende produttrici tutte
quelle, residuali rispetto alle aziende individuate come importatori, grossisti di
erboristeria e distributori, di cui le nostre fonti principali fornivano informazioni tra
loro coerenti relative ai settori di operatività di nostro interesse.
Pertanto per ciascuna azienda è possibile conoscere in quale o quali settori è
presente, se svolge una attività di produzione, importazione o in alcuni casi entrambe
le tipologie, se è un grossista di erboristeria e di materie prime naturali, se svolge una
attività di coltivazione e prima trasformazione.
Riguardo a queste ultime, è necessario specificare che sono state inserite come
aziende di coltivazione e prima trasformazione quelle così indicate nell’Annuario
Italiano di Erboristeria; unica fonte da cui è stato possibile accedere a tale
informazione. In pochi casi questa informazione è stata confermata dall’analisi delle
home page di aziende che operano anche negli stadi successivi della filiera
produttiva, ma in generale si può affermare che questo insieme di imprese è
largamente sottostimato.
Un’ultima nota riguarda l’affidabilità delle informazioni raccolte, che dipende in
modo cruciale dalle fonti utilizzate: è naturale che, dati i tempi ristretti a
disposizione, la qualità delle informazioni rispecchia quella delle fonti di
provenienza. I controlli effettuati, infatti, si sono limitati ad incroci e confronti tra di
esse, senza risolvere i problemi di lista inizialmente esistenti. L’archivio costruito
può quindi avere sia problemi di completezza delle liste, sia di errata attribuzione
dell’attività economica. Il lavoro di integrazione e confronto tra le fonti da noi
10
effettuato rende comunque l’insieme di riferimento rilevato più affidabile e completo
della singola lista/fonte.
Riteniamo comunque che l’archivio garantisca una buona approssimazione della
realtà nella individuazione delle attività svolte e dei prodotti offerti, poiché non vi è
ragione di credere che le aziende rendano dichiarazioni completamente false ad
operatori, quali le riviste di settore, che migliorano la circolazione delle informazioni
all’interno del settore e mettono in contatto le aziende con i propri potenziali fornitori
e acquirenti.
L’analisi della articolazione produttiva dei settori di indagine costituisce materia
della sezione successiva.
2.2
Dalla materia prima al prodotto finito: una ricostruzione delle filiere produttive
La caratteristica più evidente delle piante officinali e dei prodotti derivati risiede
nella molteplicità di utilizzi a cui possono essere destinati. Questo aspetto
naturalmente si riflette nelle relazioni tra gli operatori coinvolti, che risultano
particolarmente varie e complesse. Il circuito di produzione e distribuzione delle
piante officinali e dei loro derivati può essere schematizzato come segue 4 :
Figura n. 1. Circuito di produzione e distribuzione delle specie officinali e loro
derivati
Produzione nazionale
Produzione estera
Raccoglitori
Esportatori
Importatori o agenti
esteri
Grossisti
Industrie estrattive
Industrie utilizzatrici
Distributori
Consumo
4
ISMEA (1989), ‘Piante e sostanze officinali: aspetti produttivi, economici e di mercato’; pag. 43.
11
Naturalmente questo è uno schema generale, che riconduce la complessità
organizzativa delle relazioni tra gli operatori a ruoli funzionali: nella realtà questi
sono spesso ricoperti dalle stesse imprese, che operano in più ambiti della filiera
produttiva.
Ad esempio, in alcuni casi i coltivatori di specie officinali possono cedere i loro
prodotti ai grossisti, attraverso l’intermediazione dei così detti raccoglitori oppure
seguendo un canale diretto. La materia prima passa a questo punto alle industrie
estrattive e successivamente a quelle di produzione finale. In altri casi è possibile che
la materia prima possa essere ceduta direttamente alle industrie estrattive, saltando il
passaggio della intermediazione, o ancora direttamente alle imprese di produzione
finale che svolgono anche una propria attività di estrazione. In altri casi ancora può
arrivare direttamente alla distribuzione finale come avviene nel caso delle piante
condimentarie.
Poiché il nostro obiettivo consiste nella comprensione degli schemi di flusso interni a
ciascun settore oltre alle interrelazione tra gli stessi settori, nei paragrafi seguenti
analizzeremo soprattutto le relazioni che intercorrono tra la prima fase di
intermediazione (quella cioè che riguarda importatori e grossisti) e le industrie
estrattive e/o utilizzatrici, insieme alle relazioni interne alle stesse industrie e, in
parte, a quelle che le legano ai distributori.
2.2.1
Le attività di coltivazione, prima trasformazione e intermediazione
Per avere un quadro dell’intera filiera produttiva dei prodotti derivati da piante
officinali analizziamo, anche se brevemente, le informazioni a nostra disposizione
sulla materia prima.
La produzione nazionale, nelle ultime stime disponibili, purtroppo relative a più di
dieci anni fa, aveva un valore poco superiore ai 7 miliardi di lire 5 , senza considerare
la produzione di bergamotto, che non rientra nelle specie di nostro interesse.
5
A prezzi attuali il valore della produzione si potrebbe stimare intorno ai 9 miliardi.
12
Tabella n. 2.1 Stima della Produzione lorda vendibile delle piante officinali, 198788. Valori in migliaia di lire
Piemonte
Lombardia
Veneto
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Abruzzo
Campania
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Totale
Totale escluso il bergamotto
Fonte: ISMEA, 1989.
1987
Migliaia di lire
4.500.000
-340.000
52.000
600.000
1.400.000
130.000
325.000
141.000
8.000
39.000
7.700.000
-96.000
15.331.000
7.731.000
Tabella 2.3 Aziende di coltivazione e
prima trasformazione per regione, 1999
N.
%
Piemonte
11
20,4
Emilia Romagna
10
18,5
Sicilia
8
14,8
Lombardia
5
9,3
Sardegna**
4
7,4
Marche
3
5,6
Toscana
3
5,6
Veneto
2
3,7
Altre Regioni
8
14,8
Totale
54
100,0
Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra
elaborazione.
**Le imprese che coltivano piante officinali in Sardegna in
realtà sono 8 (fonte: Agrosarda), in questa tabella però, per
ragioni di omogeneità rispetto alle altre regioni, sono state
riportate solo quelle rilevate nell’Annuario di Erboristeria.
Valori %
29,4
-2,2
0,3
3,9
9,1
0,8
2,1
0,9
0,1
0,3
50,2
-0,6
100,0
1988
Migliaia di lire
3.300.000
5.500
350.000
50.000
750.000
1.450.000
95.000
515.000
276.000
9.000
22.600
8.700.000
138.000
37.000
15.698.100
7.298.000
Valori %
21,0
0,0
2,2
0,3
4,8
9,2
0,6
3,3
1,8
0,1
0,1
55,4
0,9
0,2
100,0
Tabella 2.2 Aziende di coltivazione e
prima trasformazione, 1999.
Aziende di coltivazione e prima
trasformazione
Aziende di coltivazione, prima
trasformazione e produzione finale
Totale
Fonte: Osservatorio Industriale,
elaborazione.
N.
48
%
88,9
6
11,1
54
100,0
archivio di nostra
La distribuzione per regione mostra una
forte concentrazione in Calabria, dove
però si produce quasi esclusivamente
bergamotto, seguita dal Piemonte, dalla
Toscana, dall’Emilia Romagna e dalle
Marche. La distribuzione delle aziende che
si occupano di coltivazione e prima trasformazione mostra la stessa predominanza
del Piemonte e dell’Emilia Romagna, mentre il ruolo della Toscana, dove
evidentemente operano poche grandi imprese, è ridimensionato dalla mancanza di
informazioni sulle quantità prodotte.
Le importazioni di materie prime nel 1998 erano pari a circa 170 miliardi di lire e nei
quattro anni considerati hanno avuto una crescita media annua del 9%; costituiscono
quindi la maggiore fonte di approvvigionamento per i produttori nazionali. Non
siamo in grado di aggiungere altre informazioni sulle importazioni, perché la voce
residuale “altre piante, parti, sementi e frutti” da sola raccoglie il 45-50% delle
importazioni e non permette di comprendere cosa si acquisti dall’estero. Nelle tabelle
successive sono comunque riportati, oltre ai valori totali delle importazioni, alcune
voci riguardanti piante che possono essere particolarmente interessanti per la
Sardegna.
13
Tabella 2.4 Importazioni di piante e parti di piante per usi alimentari, farmaceutici e
altri, 1995-98. Valori in milioni di lire.
Totale
- Altre piante, parti, semi e frutti, utilizzate in profumeria e medicina o simili
- Pepe e pimenti
- Zafferano
- Foglie di alloro
- Luppolo, luppolina e cascami
- Piretro
- Radici di liquirizia
- Salvia
- Semi di coriandolo
- Semi di cumino, di carvi, di finocchio, bacche di ginepro
- Timo
- Zenzero
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT, Commercio con l’estero, anni vari.
1995
131.564
63.165
22.218
8.388
86
4.603
54
874
684
262
2.341
262
510
1996
138.218
73.855
19.309
10.456
102
6.107
13
1.340
237
232
2.850
237
702
1997
155.032
75.173
31.810
12.647
125
1.621
403
1.433
770
436
3.764
217
770
1998
169.925
77.099
35.724
16.179
117
3.500
367
1.972
629
442
3.967
324
1.008
Tabella 2.5 Importazioni di piante e parti di piante per usi alimentari, farmaceutici e
altri, 1995-98. Composizione percentuale e variazioni percentuali.
1995 1996
Totale
100,0 100,0
- Altre piante, parti, semi e frutti
48,0
53,4
- Pepe e pimenti
16,9
14,0
- Zafferano
6,4
7,6
- Foglie di alloro
0,1
0,1
- Luppolo, luppolina e cascami
3,5
4,4
- Piretro
0,0
0,0
- Radici di liquirizia
0,7
1,0
- Salvia
0,5
0,2
- Semi di coriandolo
0,2
0,2
- Semi di cumino, di carvi, di finocchio, bacche di ginepro
1,8
2,1
- Timo
0,2
0,2
- Zenzero
0,4
0,5
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT, Commercio con l’estero, anni vari.
1997
100,0
48,5
20,5
8,2
0,1
1,0
0,3
0,9
0,5
0,3
2,4
0,1
0,5
1998 1995-96 1996-97 1997-98
100,0
5,1
12,2
9,6
45,4
16,9
1,8
2,6
21,0
-13,1
64,7
12,3
9,5
24,7
21,0
27,9
0,1
18,4
23,0
-6,4
2,1
32,7
-73,5
115,9
0,2
-75,3 2911,3
-8,8
1,2
53,4
6,9
37,6
0,4
-65,4
225,6
-18,4
0,3
-11,3
87,5
1,4
2,3
21,7
32,1
5,4
0,2
-9,4
-8,4
49,2
0,6
37,6
9,6
31,0
Tabella 2.6 Importazioni di piante e parti di piante per usi alimentari, farmaceutici e
altri per paese di provenienza, 1995-98. Valori percentuali.
1995
Unione Europea
32,8
Altri Paesi Europei
4,4
Africa
1,4
Asia (vicino e medio oriente)
2,6
Altri Paesi Asiatici
25,3
America settentrionale
6,8
America centro - meridionale
2,2
Australia e Oceania
-Paese non identificato
24,4
Totale
100,0
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT, Commercio con l’estero, anni vari.
1996
41,5
9,4
4,4
4,8
22,7
13,1
4,0
0,0
0,0
100,0
1997
41,8
10,6
4,3
4,6
25,9
8,8
4,0
0,0
-100,0
1998
39,1
10,7
3,1
8,0
25,3
8,3
5,4
0,0
0,0
100,0
Le materie importate provengono principalmente dai paesi dell’Unione Europea e
dagli Altri paesi asiatici (Cina, India e altri paesi del Sud- est asiatico). Sta crescendo
14
il ruolo dei paesi europei che non appartengono all’Unione Europea, che
generalmente sono in grado di offrire i propri prodotti a prezzi inferiori.
I canali di intermediazione per la fornitura di materie prime possono essere diversi se
la loro provenienza è nazionale o internazionale. Nel primo caso, il raccolto può
essere ceduto a grossisti, che a loro volta lo vendono alle industrie estrattive o
utilizzatrici, sebbene non siano rari i casi in cui l’industria di trasformazione
acquisisca le materie prime fresche direttamente dal produttore agricolo. Nel caso
della produzione internazionale, l’intermediario iniziale è costituito dall’importatore,
che rifornisce sia i grossisti nazionali che le industrie trasformatrici.
Qualche volta, come si legge nella tabella successiva, le funzioni dell’importatore e
del grossista sono riassunte nella stessa impresa (6,3% delle imprese), sebbene la
commistione maggiore si abbia tra la figura dell’importatore e quella del produttore
(30,6%). L’importazione spesso si configura come un rapporto di rappresentanza
diretta di prodotti provenienti da case estere (63,2% dei casi), mentre negli altri casi è
probabile che l’intermediario tratti prevalentemente materie prime e semilavorati.
Sembra assai raro che l’importatore abbia una specializzazione univoca, più spesso
gli ambiti di riferimento sono almeno due: ad esempio, il 57% degli importatori di
droghe e fitoderivati fornisce anche prodotti di cosmesi naturale. La presenza di
società per azioni tra gli importatori fa presumere l’esistenza di un certo livello di
concentrazione nei mercati di intermediazione.
Tabella n. 2.7 Importatori di materie prime e di prodotti finiti officinali per forma
giuridica e caratteristiche professionali, 1999
Importatori
- con rappresentanza diretta di case estere
- grossisti
- produttori
-- omeopatico
-- droghe e fitoderivati
-- cosmesi naturale
Importatori di droghe e fitoderivati
Importatori di prodotti omeopatici
Importatori di prodotti di cosmesi naturale
Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione.
N.
144
91
9
44
12
18
33
104
30
87
%
100,0
63,2
6,3
30,6
27,3
40,9
75,0
72,2
20,8
60,4
S.p.A.
11
4
4
7
2
5
6
7
2
9
Srl
79
56
2
22
5
10
17
56
18
46
In campo nazionale, l’intermediazione tra la sfera della produzione agricola e
l’industria di trasformazione avviene per mezzo di grossisti, che, anche in questo
caso, spesso sono produttori di fitoderivati o di prodotti cosmetici. Non vi sono quasi
connessioni con la commercializzazione finale (distributori).
15
Tabella n. 2.8 Grossisti di erboristeria e materie prime officinali per forma giuridica
e caratteristiche professionali, 1999
N.
74
9
24
15
1
15
3
Grossisti
- importatori
- produttori
-- droghe e fitoderivati
-- omeopatici
-- cosmetici
- distributori
Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione.
%
100,0
12,2
32,4
62,5
4,2
62,5
4,1
S.p.A.
15
4
6
5
-2
1
Srl
34
2
14
9
1
10
--
Tabella n. 2.9 Grossisti di erboristeria e Tabella n. 2.10 Grossisti di erboristeria e
materie prime officinali per tipologia di materie prime officinali e importatori per
prodotto venduto, 1999.
regione di localizzazione, 1999.
Piante officinali e fitoderivati
- droghe
- specie da coltivazione biologica
- oli essenziali
- estratti e succhi
Cosmesi naturale
Prodotti omeopatici
N.D.
Totale
Fonte: Osservatorio Industriale,
elaborazione.
N.
36
22
13
13
23
19
1
34
74
archivio di
%
48,6
61,1
36,1
36,1
63,9
25,7
1,4
45,9
100,0
nostra
Grossisti
Importatori
N.
%
N.
%
Lombardia
34
45,9
49
37,4
Emilia Romagna
12
16,2
15
11,5
Piemonte
7
9,5
12
9,2
Veneto
6
8,1
23
17,6
Liguria
5
6,8
6
4,6
Altre Regioni
10
13,5
39
29,8
Totale
74
100,0
144
100,0
Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione
La fornitura più frequente è quella di piante officinali e fitoderivati (48,6%), mentre i
prodotti finali come i cosmetici e gli omeopatici hanno un ruolo di minore
importanza. Nel rapporto ISMEA 1989, in cui sono stati rilevati risultati simili, si
afferma anche che i grossisti che trattano prevalentemente piante officinali
generalmente effettuano forniture verso altri grossisti o direttamente verso
erboristerie. Per quanto riguarda i canali intermedi di commercializzazione dei
prodotti omeopatici, è evidente che questi seguono vie diverse da quelle degli altri
prodotti derivanti dalla trasformazione di piante officinali, ed è probabile che il
nostro archivio non sia riuscito a catturarli appieno.
La localizzazione delle attività di intermediazione segue solo in parte quella delle
attività di produzione agricola, ed è invece più allineata alla distribuzione territoriale
della aziende di trasformazione, come si vedrà nei paragrafi successivi. E’ infatti
molto importante il ruolo della Lombardia, che raccoglie il 46% dei grossisti e il 37%
degli importatori e quindi si pone anche come centro di offerta di servizi.
2.2.2
La trasformazione intermedia e finale
Le materie prime importate, prodotte e distribuite attraverso le attività di
intermediazione, a seconda degli usi cui sono destinate devono attraversare una
16
seconda fase di trasformazione industriale (la prima può essere considerata, anche se
un po’ impropriamente, l’attività di essiccazione), nella quale vengono estratti i
principi attivi ed ottenuti i prodotti intermedi (oli essenziali, estratti, tinture madri).
In Italia, le aziende che svolgono questa attività sono 71, molte delle quali di piccole
o medie dimensioni, come si può inferire dalla interpretazione della forma giuridica.
La maggior parte delle aziende (40, il 56%) opera esclusivamente nel mercato
intermedio, produce cioè principi attivi che vengono ceduti alle aziende utilizzatrici
che operano nei diversi mercati finali. Il restante 44% delle aziende di estrazione e
trasformazione opera anche nei mercati finali, producendo in proprio prodotti finiti
erboristici o fitoterapeutici (25%), prodotti di cosmesi naturale (27%), o ambedue
(16%). Uno sguardo un po’ più attento a queste imprese, ci fa osservare che si tratta
delle più grandi e integrate, che operano spesso lungo tutta la filiera produttiva,
incorporando oltre alle attività di coltivazione e prima trasformazione, anche il ruolo
d’intermediazione. In generale invece sembra che esista una certa specializzazione,
le imprese di estrazione preferiscono cioè produrre per il mercato industriale e solo
alcune volte si limitano ad affiancare una attività di produzione finale.
Tabella n. 2.11 Aziende di estrazione e trasformazione per caratterizzazione
dell’attività economica e forma giuridica, 1999.
Aziende e laboratori estrazione e trasformazione
Aziende e laboratori che producono anche:
- prodotti erboristici/fitoterapeutici
- prodotti di cosmesi naturale
- prodotti di cosmesi naturale e fitoterapeutici
- prodotti omeopatici, fitoterapeutici e di cosmesi naturale
N.
%
S.p.a.
S.r.l.
71
31
11
12
7
1
100,0
43,7
25,0
27,3
15,9
2,3
12
6
4
1
1
--
29
10
4
3
2
1
Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione.
Tabella n. 2.12 Aziende di estrazione e
trasformazione per localizzazione dell’attività e
forma giuridica, 1999.
Le
informazioni
sulla
produzione in nostro possesso
Lombardia
Emilia Romagna
si limitano a quanto stimato
Piemonte
dall’ISTAT nelle “Statistiche
Lazio
Veneto
della produzione industriale”,
Toscana
basate
sulle
rilevazioni
Liguria
1
Altre Regioni
0
effettuate
dall’istituto
Totale
12
nazionale
sulle
aziende
Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione.
manifatturiere con almeno 20
dipendenti. Le stime riguardano quindi le imprese di maggiore dimensione che
producono oli essenziali, aromi o essenze, attive negli anni 1994-95 (anno delle
ultime rilevazioni disponibili), che costituiscono solo un sottoinsieme delle aziende
da noi rilevate.
N.
32
9
6
6
5
5
3
5
71
%
45,1
12,7
8,5
8,5
7,0
7,0
4,2
7,0
100,0
S.p.a
5
2
1
2
1
17
S.r.l.
12
3
3
3
2
2
1
3
29
Tabella n. 2.13 Produzione e vendita di alcuni prodotti derivati dalla lavorazione di
specie officinali, 1994-95. Valori in milioni di lire.
Unità di
Quantità
Unità
misura produttive Prodot. Ricev. Reimpieg. Consegn. Vend.
1994
Fabbricazione di oli essenziali
- Oli essenziali
- Miscugli di sost. odorifere per ind. alim. o bev.
- Miscugli di sostanze odorifere, altri
1995
Fabbricazione di oli essenziali
- Oli essenziali
- Miscugli di sost. odorifere per ind. alim. o bev
- Miscugli di sostanze odorifere, altri
Var. 1994-95
Fabbricazione di oli essenziali
- Oli essenziali
- Miscugli di sost. odorifere per ind. alim. o bev
- Miscugli di sostanze odorifere, altri
Fonte: ISTAT, Statistiche sulla produzione industriale.
** Valore coperto dal segreto statistico.
Valore
delle
vendite
t
t
t
t
9
3
6
**
2.436
172
2.264
**
324
324
**
0
**
197 2.951
175
197 2.776
**
**
46.714
9.871
36.843
**
t
t
t
t
14
5
6
3
2.516
239
2.166
111
423
423
-
57
14
26
17
831 2.019
220
831 1.707
92
39.867
11.724
24.762
3.381
t
t
t
t
55,6
66,7
0,0
n.d.
3,3
39,0
-4,3
n.d.
30,6
n.d.
30,6
n.d.
-----
321,8
-321,8
--
-31,6
25,7
-38,5
n.d.
-14,7
18,8
-32,8
n.d.
Nel complesso, sia le unità produttive che la produzione erano in crescita negli anni
in esame, mentre l’andamento delle vendite segnava una flessione del 15%. Gli
andamenti dei diversi prodotti si presentano però piuttosto differenziati. La
produzione di oli essenziali è aumentata quasi del 40%, le quantità vendute del 26%
e il valore delle vendite del 19%, mentre gli aromi per le industrie alimentari e le
bevande hanno avuto una flessione sia nella produzione (-4%) che nelle vendite (38%). L’aumento dei reimpieghi e delle consegne dei semilavorati tra il 1994 e il
1995 può far ipotizzare, inoltre, l’esistenza di processi di diversificazione strutturale
e produttiva.
I dati appena riportati sulla produzione di oli essenziali sembrano però fin troppo
parziali, se esaminati alla luce delle informazioni sulle esportazioni. Nella tabella
successiva sono stati riportati i valori delle esportazioni di alcuni prodotti derivati
dalla trasformazione di specie officinali, tra cui gli oli essenziali. Il valore delle
esportazioni registrato per il 1995, anno in comune tra le due serie, è pari a 69,9
miliardi di lire, contro un valore delle vendite delle cinque unità produttive sopra
riportate pari a 11, 7 miliardi.
La dimensione della produzione interna deve essere di conseguenza superiore ai
valori esportati, considerando anche che una quota viene ceduta alle industrie di
trasformazione finale.
18
Tabella n. 2.14 Esportazioni di gomme, resine, succhi ed estratti vegetali, oli
essenziali e resinoidi, 1995-98. Valori in milioni di lire.
Gomme, resine, succhi ed estratti vegetali
- gomme resine e balsami naturali
- pectine, pectinati e mucillagini
- succhi ed estratti vegetali
Oli essenziali, resinoidi, ecc.
- Miscugli di sostanze odorifere per altri usi
- Miscugli di sostanze odorifere per usi alimentari
- Oleoresine d'estrazione
- Oli essenziali
- Altro
Totale
Composizione percentuale
Gomme, resine, succhi ed estratti vegetali
Oli essenziali, resinoidi, ecc.
1995
192.337
1.147
61.082
130.109
1996
174.410
1.375
44.240
128.795
1997
180.016
1.683
48.833
129.499
1998
214.073
1.144
48.024
164.906
134.438
13.433
44.855
69.907
6.243
326.775
125.294
17.378
30.583
12
71.090
6.230
299.704
141.592
23.419
34.137
48
80.128
3.860
321.608
145.728
26.136
39.721
20
74.486
5.363
359.801
58,9
41,1
58,2
41,8
56,0
44,0
59,5
40,5
1995-96
-9,3
-6,8
-8,3
1996-97
3,2
13,0
7,3
1997-98
18,9
2,9
11,9
Variazione percentuale
Gomme, resine, succhi ed estratti vegetali
Oli essenziali, resinoidi, ecc.
Totale
Fonte: ISTAT, Commercio con l’estero, anni vari.
Per soddisfare le proprie esigenze produttive, queste hanno importato prodotti
intermedi per un valore di 885 miliardi di lire6 nel 1998, di cui il 77% dedicato
all’acquisto di oli essenziali e resinoidi e il restante 23% a gomme, resine, succhi ed
estratti vegetali. La ripartizione delle esportazioni è invece esattamente inversa:
l’industria italiana cioè importa prevalentemente oli essenziali, utilizzati nella
produzione di prodotti finiti, ed esporta succhi ed estratti.
Tabella n. 2.15 Importazioni di gomme, resine, succhi, estratti vegetali, oli essenziali
e resinoidi, 1995-1998. Valori in milioni di lire.
Gomme, resine, succhi ed estratti vegetali
- gomme resine e balsami naturali
- pectine, pectinati e mucillagini
- succhi ed estratti vegetali
Oli essenziali, resinoidi, ecc.
- Miscugli di sostanze odorifere per altri usi
- Miscugli di sostanze odorifere per usi alimentari
- oleoresine d'estrazione
- oli essenziali
- altro
Totale
Composizione percentuale
Gomme, resine, succhi ed estratti vegetali
Oli essenziali, resinoidi, ecc.
Variazione percentuale
Gomme, resine, succhi ed estratti vegetali
Oli essenziali, resinoidi, ecc.
Totale
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT, Commercio con l’estero, anni vari.
6
1995
155.861
27.196
60.309
68.355
1996
156.375
17.297
60.295
78.783
1997
179.120
14.773
68.032
96.314
1998
206.395
16.083
71.688
118.623
438.035
269.365
121.509
-41.428
5.732
593.895
461.691
318.943
106.743
54
31.799
4.153
618.066
593.901
296.553
249.239
67
42.657
5.386
773.021
679.062
326.029
297.317
498
47.912
7.307
885.457
26,2
73,8
25,3
74,7
23,2
76,8
23,3
76,7
1995-96
0,3
5,4
4,1
1996-97 1997-98
14,5
15,2
28,6
14,3
25,1
14,5
Le industrie che utilizzano tali prodotti non sono, naturalmente, solo quelle di nostro interesse (erboristicofitoterapeutico, cosmetico, omeopatico), ma anche le industrie alimentari, liquoristiche, , tintoree, etc..
19
Le imprese che offrono prodotti finiti omeopatici, erboristici/fitoterapeutici e
fitocosmetici sono 474 nel 1999, delle quali il 75,5% offre fitocosmetici, il 46,8%
prodotti erboristici e fitoterapeutici e il 7,8% omeopatici. Il settore in cui le società di
capitale hanno una importanza relativamente maggiore è quello omeopatico, mentre
il settore fitocosmetico, al contrario, presenta i valori più bassi, il che fa presupporre
una maggiore presenza di piccole imprese o di attività artigianali 7 .
Tabella n. 2.16 Imprese produttrici nel settore omeopatico, erboristico e
fitoterapeutico, fitocosmetico, 1999
Totale
%*
S.p.a.
%
S.r.l.
%
Totale
474
100,0
34
7,2
182
38,4
Settore omeopatico
37
7,8
3
8,1
18
48,6
Settore erboristico / fitoterapeutico
222
46,8
15
6,8
95
42,8
Settore fitocosmetico
358
75,5
26
7,3
140
39,1
Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione.
*La somma dei valori percentuali parziali è superiore a 100 perché molte imprese operano in più di un settore di attività e sono
state quindi conteggiate più di una volta.
Le imprese che operano in più di un settore costituiscono la regola, come si può
osservare, oltre che nella tabella, anche nella figura successiva. Ponendo pari a 100 il
numero complessivo delle aziende operanti nei tre settori ed esaminando tutte le
combinazioni fra le attività produttive, diventa subito evidente che soprattutto le
attività fitocosmetiche ed erboristiche/fitoterapeutiche sono strettamente connesse.
Figura n. 2. Interrelazioni tra le imprese che operano nel settore omeopatico,
erboristico e fitoterapeutico, fitocosmetico, 1999
Erboristico/fitoterapeutico
93 (16,9%)
110 (23,2%)
7 (1,5%)
12 (2,5%)
Omeopatico
Fitocosmetico
16 (3,4%)
234 (49,4%)
2 (0,4%)
Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione.
7
E’ importane precisare che non abbiamo a disposizione l’informazione sulla forma giuridica per il 34,4% delle
aziende. Possiamo comunque supporre che nella maggior parte dei casi non si tratti di società di capitale, dato che
queste specificano la loro forma giuridica nella ragione sociale.
20
Per cercare di capire meglio la struttura e il funzionamento di ciascun settore, nei
paragrafi successivi sono stati analizzati singolarmente, individuando le figure
funzionali che vi operano come già fatto per le attività di intermediazione.
2.2.2.1 Il settore omeopatico
Gli operatori del settore rilevati e raccolti nel nostro archivio sono 67, divisi tra i 37
produttori, che costituiscono il 55,2% del totale, gli importatori (il 26,9%) e i
grossisti (il 17,9%). Il 30% dei produttori assume anche il ruolo di
agente/rappresentante di case estere, mentre gli importatori che operano anche come
grossisti sono due. Esiste quindi un certo livello di integrazione tra i diversi ruoli
funzionali della filiera, che purtroppo per il momento non possiamo conoscere
meglio a causa della mancanza di dati quantitativi.
Tabella n. 2.17 Struttura funzionale delle imprese che operano nel settore
omeopatico, 1999
Aziende di produzione
- che effettuano solo la produzione diretta
- che distribuiscono anche prodotti di case estere
Aziende importatrici del settore omeopatico
- che operano anche come grossisti
Grossisti
Totale
Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione.
Totale
N.
%
37
55,2
26
70,3
11
29,7
18
26,9
2
11,1
12
17,9
67
100,0
Di cui: società di capitale
S.p.a.
%
S.r.l.
3
8,1
18
2
7,7
13
1
9,1
5
13
1
8,3
4
4
6,0
35
%
48,6
50,0
45,5
72,2
33,3
52,2
Come si è già rilevato nella
sezione
precedente,
i
confini tra i vari settori
N.
%
sono piuttosto sfumati, e
Aziende di produzione
37
100,0
- che non svolgono attività in altri settori
15
40,5
anche nel caso del settore
- che svolgono attività in altri settori :
22
59,5
omeopatico vi sono molte
--erboristico / fitoterapeutico
19
86,4
--cosmesi naturale
13
59,1
imprese che operano anche
--integratori alimentari
12
54,5
Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione.
in settori in qualche misura
collegati,
producendo
quindi sia prodotti erboristici/fitoterapeutici (19 casi su 37), sia cosmetici (13), che
integratori alimentari (12).
Tabella n. 2.18 Aziende di produzione nel settore
omeopatico per caratterizzazione dell’attività
produttiva, 1999
La distribuzione territoriale delle imprese è diversificata a seconda del ruolo
funzionale che ricoprono. I produttori sono maggiormente concentrati in Lombardia
e in Lazio, ma nel complesso l’attività di produzione è distribuita in molte regioni,
sia del nord (7), del centro (3) e del sud (3). Le attività di importazione sono
maggiormente centralizzate, il 44% sono infatti localizzate in Lombardia, mentre i
grossisti sono equidistribuiti per grandi aree geografiche.
21
Tabella n. 2.19 Aziende del settore omeopatico per regione di localizzazione, 1999
Produttori
Importatori
N.
%
N.
%
Lombardia
7
18,9
8
44,4
Lazio
7
18,9
3
16,7
Toscana
4
10,8
Campania
3
8,1
Veneto
2
5,4
1
5,6
Emilia Romagna
2
5,4
2
11,1
Puglia
2
5,4
Trentino Alto Adige
2
5,4
1
5,6
Liguria
2
5,4
Piemonte
2
5,4
Abruzzo
1
2,7
1
5,6
Sicilia
1
2,7
Marche
1
2,7
Friuli Venezia Giulia
2
11,1
Repubblica di San Marino
1
2,7
Totale
37
100,0
18
100,0
Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione.
Grossisti
N.
%
1
8,3
2
16,7
1
8,3
1
8,3
2
16,7
1
8,3
1
8,3
2
16,7
1
8,3
12
100,0
Totale
N.
%
16
23,9
12
17,9
5
7,5
4
6,0
5
7,5
4
6,0
3
4,5
3
4,5
2
3,0
2
3,0
3
4,5
3
4,5
1
1,5
2
3,0
2
3,0
67
100,0
2.2.2.2 Il settore erboristico / fitoterapeutico
La diffusione delle imprese che operano nel settore erboristico e fitoterapeutico è
decisamente maggiore rispetto all’omeopatico: non solo il numero complessivo delle
imprese è più elevato (330), ma soprattutto sono relativamente di più le imprese che
svolgono un’attività direttamente produttiva (67%) rispetto a quelle che svolgono
attività di intermediazione (33%). Tra le aziende produttrici, quelle che operano
anche in rappresentanza di case estere sono un numero relativamente basso, sebbene
con ogni probabilità si tratti delle imprese più grandi e integrate, come si deduce
dalla loro forma giuridica. Le aziende importatrici sono complessivamente 86 e
costituiscono il 26% del totale. In molti casi operano anche come grossisti,
aggiungendosi così alle 23 imprese che svolgono questo ruolo di intermediazione.
Tabella n. 2.20 Struttura funzionale delle imprese che operano nel settore
erboristico/fitoterapeutico, 1999
Totale
N.
%
Aziende di produzione
222
67,3
- che effettuano solo la produzione diretta
205
92,3
- che distribuiscono anche prodotti di case estere
17
7,7
Aziende importatrici
86
26,1
- che operano anche come grossisti
31
36,0
Grossisti
22
6,7
- che operano anche come distributori
3
0,9
Totale
330
100,0
Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione.
Di cui: società di capitale
S.p.a.
%
S.r.l.
15
6,8
95
11
5,4
85
4
23,5
10
3
3,5
46
1
3,2
14
1
4,3
9
0,0
2
19
5,7
150
%
42,8
41,5
58,8
53,5
45,2
40,9
66,7
45,3
La diversificazione delle attività e, di conseguenza, dei prodotti offerti, caratterizza
profondamente il settore in analisi. Quasi il 70% delle aziende di produzione non si
limita a operare nel settore di specializzazione, ma amplia la gamma dei propri
prodotti a molti degli ambiti in cui possono essere utilizzate materie prime naturali.
Ma il tratto distintivo è la compenetrazione tra attività erboristiche e fitoterapeutiche
e fitocosmetiche, segnale appunto di un’integrazione produttiva che va al passo con
una domanda diversificata di prodotti - che è anche, come si dice da molte parti,
22
Tabella n. 2.21 Aziende di produzione
del settore erboristico/fitoterapeutico per
caratterizzazione dell’attività produttiva,
1999
Aziende di produzione
- che non svolgono attività in altri settori
- che svolgono attività in altri settori:
-- cosmesi naturale
-- omeopatico
--integratori alimentari e dietetici
--alimentazione naturale
--dei detersivi naturali
N.
222
71
151
122
19
73
40
6
%
100
32,0
68,0
80,8
12,6
48,3
26,5
4,0
Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione.
Tabella n. 2.22 Aziende di produzione
del settore erboristico e fitoterapeutico per
tipologia di prodotto offerto, 1999
domanda di uno stile di vita- che queste
aziende sono in grado di rappresentare
e offrire con i loro prodotti. Si può
inoltre osservare che le aziende
producono nella maggior parte dei casi
fitoderivati semplici, come gli oli
essenziali, che possono essere impiegati
con diverse finalità d’uso, oppure
droghe, cioè specie officinali essiccate,
mentre i prodotti più complessi sono
appannaggio di una minoranza di
aziende.
Per
completare
questa
analisi
N.
%
preliminare sulla struttura del settore
Droghe
35
15,8
erboristico e fitoterapeutico, uno
- derivanti da agricoltura biologica
18
51,4
sguardo alla distribuzione regionale
Fitoderivati semplici
100
45,0
- essenze / oli essenziali
54
54,0
degli operatori permette di osservare
- estratti
85
85,0
che i produttori sono concentrati in
Fitoderivati composti
19
8,6
Totale aziende
222 100,0
Lombardia (28% delle aziende), in
Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione.
Emilia Romagna (17%), in Piemonte
(11%) e in Veneto (10%) e una analoga distribuzione presentano sia gli importatori
che i grossisti. Questo fatto può indurci a pensare che una grossa quota dei consumi
sia localizzata nelle prime 5-6 regioni indicate nella tabella.
Tabella n. 2.23 Aziende del settore erboristico e fitoterapeutico per localizzazione
dell’attività, 1999
Produttori
Importatori
Grossisti
Totale
N.
%
N.
%
N.
%
N.
%
Lombardia
62
27,9
26
30,2
3
13,0
91
27,5
Emilia Romagna
37
16,7
10
11,6
8
34,8
55
16,6
Piemonte
25
11,3
7
8,1
2
8,7
34
10,3
Veneto
22
9,9
16
18,6
5
21,7
43
13,0
Lazio
14
6,3
7
8,1
21
6,3
Toscana
14
6,3
1
1,2
2
8,7
17
5,1
Trentino Alto Adige
8
3,6
5
5,8
13
3,9
Liguria
6
2,7
5
5,8
11
3,3
Puglia
6
2,7
6
1,8
Friuli Venezia Giulia
5
2,3
3
3,5
1
4,3
9
2,7
Marche
5
2,3
2
2,3
1
4,3
8
2,4
Sicilia
3
1,4
3
0,9
Umbria
3
1,4
3
0,9
Abruzzo
2
0,9
1
1,2
3
0,9
Basilicata
2
0,9
2
0,6
Calabria
2
0,9
2
0,6
Campania
2
0,9
1
1,2
3
0,9
Sardegna**
1
0,5
1
0,3
Val d'Aosta
1
0,5
1
0,3
Repubblica di San Marino
2
0,9
2
2,3
4
1,2
Totale
222
100,0
86
100,0
23
100,0
330
100,0
Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione.
**In Sardegna le aziende che operano nel settore erboristico/fitoterapeutico sono 3, in questa tabella però, per ragioni di
omogeneità rispetto alle informazioni delle altre regioni, sono state riportate solo quelle rilevate nelle fonti citate nella sezione
metodologica.
23
2.2.2.3 Il settore della cosmesi naturale
Nel settore fitocosmetico operano circa 416 aziende, delle quali l’86% svolge
un’attività produttiva e il restante 14% attività di importazione e distribuzione.
Anche in questo settore, così come già verificato nell’erboristico e fitoterapeutico, le
aziende di produzione che operano anche come importatori sono una minoranza
(9%), sebbene si tratti molto probabilmente delle imprese più grandi e verticalmente
integrate, mentre il 51% delle aziende importatrici effettua anche la distribuzione
finale. In questo settore i due ruoli sono quasi coincidenti, sono molto rare quindi le
aziende che effettuano solo la distribuzione, mentre più spesso questa funzione viene
esercitata dalle importatrici.
Tabella n. 2.24 Struttura funzionale delle imprese che operano nel settore
fitocosmetico, 1999
Totale
N.
Aziende di produzione
358
- che effettuano solo la produzione diretta
325
- che distribuiscono anche prodotti di case estere
33
Aziende importatrici
55
- che operano anche come distributori
28
Distributori prodotti cosmesi naturale
3
Totale
416
Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione.
%
86,1
90,8
9,2
13,2
50,9
0,7
100,0
Di cui: società di capitale
S.p.a.
%
S.r.l.
26
7,3
140
21
6,5
122
6
18,2
17
4
7,3
29
1
3,6
17
30
7,2
169
%
39,1
37,5
51,5
52,7
60,7
40,6
Tabella n. 2.25 Operatori del settore fitocosmetico per tipologia di prodotto offerta,
1999
Totale
N.
Aziende di produzione
358
- Prodotti di igiene e cura del corpo
225
- Essenze e profumi
66
- Prodotti per il trucco
72
Aziende importatrici
55
- Prodotti di igiene e cura del corpo
50
- Essenze e profumi
11
- Prodotti per il trucco
8
Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione.
%
100,0
62,8
18,4
20,1
100,0
90,9
20,0
14,5
Di cui: società di capitale
S.p.a.
%
S.r.l.
26
7,3
140
19
8,4
87
2
3,0
23
4
5,6
31
4
7,3
29
4
8,0
27
0,0
5
0,0
3
%
39,1
38,7
34,8
43,1
52,7
54,0
45,5
37,5
L’offerta delle aziende di produzione riguarda in prevalenza prodotti per l’igiene e la
cura della pelle, dei capelli, ecc. (67%), mentre le essenze e i profumi, così come i
prodotti per il trucco hanno un ruolo di minore rilievo (circa il 19%), e la loro offerta
viene quindi quasi sempre affiancata a quelle dei prodotti per l’igiene. Ad esempio,
tra le 66 aziende che producono prodotti per il trucco, ben 59 producono anche
prodotti di igiene e cura per il corpo. Questa caratterizzazione dell’offerta è ancora
più marcata tra le aziende importatrici, tra le quali il 91% dispone di prodotti per
l’igiene, che evidentemente costituiscono la tipologia di prodotto maggiormente
richiesta.
24
Anche in questo settore le
relazioni produttive con gli altri
ambiti in cui vengono utilizzate
N.
%
materie prime naturali sono
Aziende di produzione
358 100,3
molto forti, infatti il 48% delle
- che non svolgono attività in altri settori
187
52,4
- che svolgono attività in altri settori:
171
47,9
aziende ha al proprio interno
--erboristico e fitoterapeutico
122
71,3
linee produttive che soddisfano
--omeopatico
14
8,2
--integratori alimentari
87
50,9
bisogni diversi. Tra queste, il
--alimentazione naturale
46
26,9
71% offre anche prodotti
--detersivi naturali
22
12,9
Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione.
erboristici e fitoterapeutici, il
51% integratori alimentari e il 27% prodotti di alimentazione naturale. La peculiarità
del settore consiste comunque nel numero relativamente elevato di imprese che
producono anche detersivi naturali, la cui produzione è affiancata soprattutto a quella
dei prodotti di igiene e cura per il corpo.
Tabella n. 2.26 Aziende di produzione del
settore fitocosmetico per caratterizzazione
dell’attività produttiva, 1999
La localizzazione delle attività del settore in esame non si discosta, nelle sue
caratteristiche generali, a quanto già visto per gli altri settori. La Lombardia è la
regione in cui sono concentrate sia le attività di produzione (30%) che di
importazione e distribuzione (31%), seguita dall’Emilia Romagna. In Piemonte sono
invece localizzate l’11% delle aziende di produzione e il 9% delle importatrici,
viceversa in Veneto hanno un peso relativamente elevato le attività di importazione
(21%). In generale le regioni del Nord sono comunque quelle che raccolgono la
maggior parte degli operatori del settore.
Tabella n. 2.27 Aziende del settore fitocosmetico per localizzazione dell’attività,
1999
Produttori
N.
Lombardia
107
Emilia Romagna
52
Piemonte
40
Veneto
39
Lazio
26
Toscana
26
Liguria
12
Trentino Alto Adige
12
Friuli Venezia Giulia
11
Umbria
9
Marche
5
Puglia
4
Calabria
3
Campania
3
Sicilia
3
Abruzzo
2
Basilicata
1
Val d'Aosta
1
Repubblica di San Marino
2
Totale
358
Fonte: Osservatorio Industriale, archivio di nostra elaborazione.
25
%
30,0
14,6
11,2
10,9
7,3
7,3
3,4
3,4
3,1
2,5
1,4
1,1
0,8
0,8
0,8
0,6
0,3
0,3
0,6
100,3
Importatori
e distributori
N.
%
18
31,0
6
10,3
5
8,6
12
20,7
1
1,7
6
10,3
1
1,7
4
6,9
3
5,2
0,0
1
1,7
1
1,7
58
100,0
Totale
N.
125
58
45
51
27
32
13
16
14
9
6
4
3
4
3
2
1
1
2
416
%
30,0
13,9
10,8
12,3
6,5
7,7
3,1
3,8
3,4
2,2
1,4
1,0
0,7
1,0
0,7
0,5
0,2
0,2
0,5
100,0
3
GLI ASPETTI DI MERCATO
L’analisi degli aspetti di mercato dei prodotti omeopatici, erboristici/fitoterapeutici e
della cosmesi naturale è stata condotta attraverso l’esame delle informazioni
disponibili in alcune riviste specializzate, quali Erboristeria Domani, l’Erborista,
l’Altra medicina, Largo Consumo, e attraverso alcuni studi condotti dalle
Associazioni di categoria, quali l’UNIPRO (Unione Nazionale Industrie di
profumeria, cosmesi ed affini) e l’AIO (Associazione Italiana Omeopatia), infine con
l’impiego delle elaborazioni divulgate dalla Databank S.p.a..
L’analisi effettuata nei paragrafi seguenti mette in evidenza soprattutto una tendenza
verso tutto ciò che viene identificato dal consumatore come “naturale”, sia per
quanto riguarda le medicine alternative, sia per i prodotti non curativi, ed è proprio
questo carattere “naturale” che ha determinato la crescente diffusione di questi settori
sia in Europa che nel nostro paese.
3.1
Il mercato dei prodotti omeopatici
Il mercato nazionale dei prodotti omeopatici si presenta in continua crescita;
esaminando il fatturato nelle farmacie di questa tipologia di rimedi si rileva che nel
1998 le vendite sono state di circa 185 miliardi di lire, con una crescita del 6% nel
periodo settembre 1997 – agosto 1998, mentre nel 1996 erano pari a circa 162
miliardi di lire, con un incremento rispetto al precedente anno del 5,2%8 .
Il crescente successo dei rimedi omeopatici è segnalato anche dalla diffusione dei
punti vendita e dal numero di persone che adottano questa tipologia di cura. Nel 1996
risultavano presenti in Italia circa 16.500 farmacie, di cui 7.500 trattavano prodotti
omeopatici. Ancora, secondo le stime dell’AIO al 1999, sono circa 6 milioni gli
italiani (pazienti abituali e occasionali) che si curano con l’omeopatia.
Tabella n. 3.1 Alcune cifre sull’omeopatia, 1996
Medici italiani prescrittori
Fatturato del settore in Italia
Incidenza dell’omeopatia sull’industria farmaceutica mondiale
Quota dell’Europa sul consumo mondiale di rimedi omeopatici
Farmacie italiane che trattano omeopatia
Referenze commercializzate sul mercato
Fonte: ANIPRO, Largo Consumo n°5/1998
Unità di misura
Unità
Miliardi di lire
Valore %
Valore %
Unità
Unità
N.
7.000
135
1
60
7.500
30.000
Questo fenomeno non è ovviamente circoscritto alla sola Italia: il mercato mondiale
dell’omeopatia è stato valutato per il 1998 in circa 2.000 miliardi di lire, mentre il
mercato europeo, che incide per il 60% sulla domanda mondiale, è stato valutato in
8
Fonte: ADF da Largo Consumo n°5/1997, Associazione Italiana Omeopatia, ANIPRO, FIAMO (www.pharmaffairs.com).
26
circa 1.300 miliardi di lire, con un incremento del 20% rispetto al 1995 e con oltre 50
milioni di pazienti.
3.2
Il mercato dei prodotti erboristici/fitoterapeutici
Il fatturato nazionale dei prodotti fitoterapeutici è stato stimato in circa 400 miliardi
di lire annui. E’ stato inoltre stimato che gli italiani spendono circa 900 miliardi
l’anno per l’acquisto di questa tipologia di prodotti9 , con un tasso di crescita che si
aggira intorno all’11% annuo.
Facendo un confronto con gli altri paesi, per livello spesa, l’Italia si colloca al quarto
posto dopo la Germania, gli Stati Uniti e la Francia, che, con tassi di crescita
superiori al 20% annuo, rappresentano i paesi guida del settore. Nel complesso si
stima che il mercato della fitoterapia nei Paesi dell’Unione Europea superi i 4
miliardi di dollari (circa 8.000 miliardi di
Tabella n. 3.2 Il mercato dei lire), mentre una recente indagine della BBC
prodotti fitoterapeutici
(pubblicata nell’agosto 1999) effettuata su un
Miliardi di lire
campione di 1.200 unità, mostrava che il
Germania
5.000
Stati Uniti
4.700
numero di persone che si rivolgono alle
Francia
2.400
Italia
900
medicine naturali è raddoppiato negli ultimi 6
Regno Unito
450
anni e che la fitoterapia è la terapia più
Spagna
340
Olanda
159
utilizzata.
Belgio
60
I
prodotti
fitoterapeutici
vengono
commercializzati nelle farmacie, nelle
erboristerie e nei canali di massa, ma il canale di acquisto privilegiato per il prodotto
naturale a base di erbe è l’erboristeria, come risulta da un’indagine condotta per la
rivista Largo Consumo, secondo la quale il 52% degli acquirenti di prodotti naturali
si rivolge alle erboristerie, il 37% alle farmacie e il rimanente 11% alla grande
distribuzione.
Fonte: G.G. Riario Sforza, L’Espresso, 4 marzo 1999
Il mercato dei prodotti fitoterapeutici sta quindi rapidamente crescendo; secondo gli
esperti di medicine alternative ciò dipende dal fatto che le stesse istituzioni
scientifiche internazionali stanno prendendo sempre più in considerazione questo
tipo di farmacologia, trattando le erbe alla stessa stregua dei prodotti di farmacologia
scientifica. Vengono quindi finanziati studi sempre più approfonditi, i cui risultati
cominciano a comparire con maggiore frequenza nelle riviste più importanti. A
questo proposito basta pensare che in Germania esiste una Commissione del
Ministero della Sanità, composta da medici, chimici e farmacologici, che ha redatto
“Le monografie tedesche”, volumi contenenti per ogni singola erba l’elenco delle
prove scientifiche effettuate sulla validità di ogni singolo preparato.
9
In cui sono naturalmente incluse le importazioni.
27
3.3
Il settore cosmetico
Innanzitutto è necessario premettere che gli aspetti di mercato del settore cosmetico
che sono stati considerati, riguardano le informazioni reperite sul settore nel suo
complesso senza che sia stato possibile individuare aspetti quantitativi circoscritti al
solo segmento della fitocosmesi; è peraltro possibile affermare che il settore
fitocosmetico come quello cosmetico risulta in continua espansione.
Nel 1997 il mercato cosmetico si è chiuso con un incremento del valore della
produzione del 5,2%, mentre l’incremento medio della produzione negli anni 199397 è stato del 3,7%. La crescita è guidata dalle esportazioni (24,4% nell’intero
periodo), mentre i consumi interni, dopo il ristagno degli anni 1993-95, hanno ripreso
a crescere in modo sostenuto.
Tabella n. 3.3 Prodotti cosmetici e prodotti da toeletta, Italia, 1993-97. Valori in
miliardi di lire
Produzione
Esportazione
Importazione
Consumo
Produzione
Esportazione
Importazione
Consumo
Fonte: Databank
1993
3.991
470
646
4.167
1994
4.000
651
806
4.155
1995
4.006
802
897
4.101
1996
4.382
997
889
4.273
1997
4.610
1.113
939
4.436
1993-94
0,2
38,5
24,8
-0,3
1994-95
0,2
23,2
11,3
-1,3
1995-96
9,4
24,3
-0,9
4,2
1996-97
5,2
11,6
5,6
3,8
1993-97
3,7
24,4
10,2
1,6
Tabella 3.4 Incidenza sul fatturato
delle erboristerie del settore
cosmetico, 1998.
Negozi intervistati (%)
5.2
13.2
26.2
22.7
20.2
8.3
4.2
Incidenza sul fatturato (%)
Da 0 a 10
Da 11 a 20
Da 21 a 30
Da 31 a 40
Da 41 a 50
Da 51 a 60
oltre 60
Se si suddivide il mercato nelle aree dei
prodotti cosmetici o di bellezza e dei
prodotti da toeletta, il peso della prima è
pari al 36,9%, mentre la seconda ammonta
al 63,1%. La crescita registrata per le due
aree si attesta intorno al 4%.
Le previsioni per il breve periodo indicano
l’esistenza di un trend positivo: il mercato
Fonte: UNIPRO.
dovrebbe continuare a crescere, anche se in
misura contenuta; il settore è infatti in fase di maturità e le possibilità di espansione
del mercato sono legate alla continua sotto - segmentazione della domanda. Bisogna
comunque tenere presente che il prodotto cosmetico non rappresenta più per i
consumatori italiani un comparto di beni voluttuari, variabile a seconda delle
disponibilità del reddito, ma è considerato un comparto di beni di prima necessità.
Per quanto riguarda il particolare settore della cosmesi naturale trattato nelle
erboristerie, una recente indagine, condotta su 2.359 erboristerie presenti sul
28
territorio nazionale, ha evidenziato quale è l’incidenza del cosmetico sul fatturato
complessivo del negozio (tabella 3.4). L’erboristeria è il canale di vendita vincente
per quanto riguarda il cosmetico naturale, le cui vendite al consumo sono state
stimate per il 1998 in circa 250 miliardi di lire, mentre gli altri canali come la
profumeria, il mass market e la farmacia appaiono perdenti rispetto alle capacità di
supportare appieno la “naturalità” di questi prodotti, soprattutto per le motivazioni
psicologiche che il luogo di acquisto esercita nei confronti dei consumatori.
29
4
LA RICERCA SUL CAMPO: ASPETTI METODOLOGICI
4.1
Gli obiettivi dell’indagine e la costruzione dell’universo di riferimento
L’indagine sul campo è finalizzata ad analizzare l’utilizzo industriale dei prodotti
intermedi officinali nei settori omeopatico, erboristico/fitoterapeutico e della cosmesi
naturale, con l’obiettivo di determinare quali siano le tipologie di prodotti
maggiormente richieste e le specie botaniche da cui derivano, sia negli aspetti
qualitativi che quantitativi. In coerenza con tali finalità, l’universo di riferimento è
rappresentato dalle aziende nazionali che utilizzano gli oli essenziali, gli estratti e le
tinture madri nei loro processi di produzione.
Per la delimitazione dell’universo si è fatto riferimento all’archivio degli operatori
precedentemente delineato, da cui sono state estrapolate le aziende produttrici
appartenenti ai tre settori di interesse 10 . Nel complesso sono stati rilevati 501
operatori.
E’ necessario specificare che le informazioni presenti nell’archivio riguardavano gli
aspetti anagrafici delle aziende (la ragione sociale, l’indirizzo e il numero di
telefono), i loro settori di attività definiti sulla base delle tipologie di prodotti offerti e
le eventuali altre attività (importazione/distribuzione di prodotti finiti) oltre a quella
della produzione, così come ricostruite attraverso gli incroci delle varie fonti11 .
Pertanto, l’archivio presentava due ordini di problemi:
- da un lato non era possibile identificare in maniera univoca l’attività principale
svolta dall’azienda, nel senso che non era esplicito percepire l’attività principale per
quelle aziende presenti contemporaneamente in più settori di attività (es. cosmesi
naturale e erboristico/fitoterapeutico) o che producevano sia prodotti finiti che
intermedi o che ancora oltre alla attività di produzione operavano anche come
distributori e/o importatori;
- non erano inoltre presenti informazioni quantitative di carattere strutturale (come
gli addetti o il fatturato).
Dal momento che la conoscenza dell’attività principale e degli elementi strutturali
delle aziende costituisce l’elemento fondamentale per poter effettuare una indagine
campionaria si è cercato di contattare ed intervistare telefonicamente tutte le 501
aziende. In questo modo è stato possibile controllare la loro attività principale e
rilevare le loro caratteristiche quantitative (classe di fatturato, addetti e/o classe di
10
11
Vedi prima, pag. 17 par. 2.1 “Descrizione delle fonti e metodologia di costruzione dell’archivio”.
Cfr. nota prec.
30
addetti), oltre a verificare la correttezza delle informazioni anagrafiche (ragione
sociale e indirizzo).
E’ stato così delineato l’universo di riferimento per l’indagine diretta formato da 214
aziende produttrici12 . La loro ripartizione per settori di attività principale e classe di
addetti viene riportata nella Tabella 1. La maggior parte svolge la propria attività
principale nel settore della cosmesi naturale, il 26,2% nel settore
erboristico/fitoterapeutico e il 5,1% nel settore omeopatico; nella voce “mista” sono
comprese quelle aziende che hanno dichiarato più di un settore di attività principale.
Per quanto riguarda le classi di addetti è evidente una maggiore presenza di imprese
nelle classi più basse, mentre per alcune aziende (14% del totale) non è stato
possibile reperire questa informazione e pertanto sono state collocate nello
classe/strato “non disponibili” e campionate come tali.
Tabella 1 Universo - Aziende stratificate per settore di attività principale e classi di addetti
Classi di addetti
Fino a 5
Da 6 a 9
Oltre 10
Non disponibili
Totale
Composizione %
4.2
Cosmesi
naturale
51
20
35
12
118
55,1
Attività principale
Erboristica Omeopatica
fitoterapeutica
22
12
12
10
56
26,2
1
3
6
1
11
5,1
Mista
10
1
11
7
29
13,6
Totale Composizione
%
84
36
64
30
214
100,0
39,3
16,8
29,9
14,0
100,0
Modalità e strumento di rilevazione
Una volta definito l’universo di riferimento l’attenzione si è spostata sullo strumento
da utilizzare per la rilevazione dei dati. Le tecniche utilizzabili per le ricerche di
questo tipo sono essenzialmente tre: intervista diretta, intervista telefonica e
questionario postale.
Si è scelto di utilizzare un questionario da spedire per via postale, e tale scelta è stata
indotta da molteplici considerazioni.
Innanzitutto questa tecnica è molto utile quando si devono raccogliere una grande
quantità di informazioni molto dettagliate che richiedono una riflessione attenta e/o
12
La sintesi e le motivazioni di esclusione delle restanti aziende sono riportate nella tabella successiva.
Universo Aziende Produttrici
Aziende escluse dall'universo:
- attività diversa da quella di interesse
- imprese cessate, in liquidazione o irreperibili
- aziende che non rilasciano alcuna informazione
Totale operatori (produttori) da nostro archivio:
Valori assoluti Valori %
214
42,7
287
57,3
168
33,5
41
8,2
78
15,6
501
100,0
31
la consultazione di altre fonti (l’intervistato ha quindi la possibilità di dedicarsi alla
compilazione del questionario nel momento che ritiene più opportuno senza sentirsi
forzato dalla presenza dell’intervistatore). L’utilizzo dell’intervista sia diretta che
telefonica avrebbe inoltre comportato un grosso dispendio di tempo e di risorse
finanziarie, mentre il questionario postale riduce questi inconvenienti.
L’invio postale del questionario implica peraltro essere consapevoli del fatto che la
perdita di unità in fase di raccolta di dati, legata soprattutto alla bassa percentuale di
ritorni che caratterizza questo strumento, può essere ingente. Per ovviare, almeno in
parte, a tale inconveniente sono stati adottati diversi accorgimenti. Anzitutto per
quanto attiene alla forma del questionario, per semplificarne l’utilizzo, è stata fatta la
scelta di preordinare le possibili risposte ad ogni domanda pur lasciando la massima
libertà di compilazione mediante la possibilità di risposta aperta per ciascun quesito.
In secondo luogo il questionario è stato accompagnato da una lettera di presentazione
in cui si specificavano gli scopi della ricerca e da una busta indirizzata ed affrancata
da utilizzare per la restituzione dello stesso. Inoltre, come in quasi tutte le indagini
postali, è stato predisposto un piano di solleciti che di norma consente di aumentare
considerevolmente il tasso di rientro dei questionari. Il piano dei solleciti è stato
inizialmente effettuato quando il rientro dei questionari ha cominciato a diminuire
con regolarità.
Per quanto riguarda lo strumento di rilevazione è stato costruito un questionario,
predisposto in modo da garantire una continuità logica tra le 41 domande che lo
compongono e suddiviso in tre sezioni al fine di individuare gli aspetti principali che
caratterizzano il fenomeno.
Nella prima Sezione del questionario sono stati rilevati gli aspetti anagrafici e
strutturali dell’azienda (il numero di addetti, il fatturato).
La seconda Sezione è stata strutturata al fine di comprendere il tipo di attività svolto
dall’azienda e quindi capire se l’azienda svolga, oltre ad una attività di produzione
finale, anche attività di coltivazione di piante officinali e di produzione di derivati.
L’ultima Sezione è finalizzata alla individuazione dei prodotti derivati da piante
officinali attualmente utilizzati dall’azienda e/o di loro potenziale interesse e le
specie botaniche da cui derivano. E’ stato pertanto predisposto un elenco di piante
officinali tenendo conto della loro importanza a livello regionale oltre che della loro
riproducibilità e della loro richiesta sul mercato nazionale; nella definizione sono
stati coinvolti alcuni esperti di settore e gli operatori locali che facevano parte del
progetto pilota.
Sono state inoltre inserite delle schede di approfondimento al fine di identificare le
caratteristiche chimiche, morfologiche ed organolettiche dei prodotti derivati che le
aziende ritenevano più interessanti.
32
Nella parte conclusiva della sezione sono stati considerati gli aspetti relativi al
rapporto delle aziende con i propri fornitori, il loro interesse per i prodotti sardi e la
loro disponibilità ad essere contattati direttamente dagli operatori locali. In questo
modo è stato possibile arrivare a delle considerazioni di massima su quali siano le
preferenze delle aziende intervistate circa le modalità di contatto con i fornitori e la
loro disponibilità.
Infine il questionario è stato sottoposto a pre-test agli operatori sardi del settore
prima di essere somministrato nella sua stesura definitiva, per verificare, modificare
o eliminare le domande che potevano risultare poco chiare o non finalizzate agli
obiettivi dell’indagine.
L’indagine sul campo si è svolta nell’arco di tempo compreso tra il 14 settembre
2000 e il 28 febbraio 2001. Una volta predisposto il questionario definitivo, si è
provveduto ad inviarlo al campione delle imprese prescelto e alle imprese
appartenenti alla lista supplettiva, costruite come spiegato nel paragrafo successivo.
4.3
Il campionamento
L’indagine sul campo è stata condotta applicando la metodologia del campionamento
stratificato. Questa scelta è stata guidata dalla presenza di uno specifico obiettivo di
cui tenere conto (la stima della domanda industriale dei derivati officinali) e quindi
dalla esigenza di legare il nostro obiettivo alle caratteristiche dell’universo da cui è
influenzato: l’attività principale e una·variabile dimensionale.
L’universo di riferimento è stato pertanto stratificato per settore di attività principale
e classe di addetti (come descritto nel precedente paragrafo 4.1 e riepilogato nella
tabella 1).
Il piano di campionamento ha previsto l’estrazione di un campione di 69 aziende
(30% sul totale dell’universo) applicando il criterio della allocazione proporzionale
secondo cui la proporzione con la quale le unità compaiono nel campione è la stessa
della popolazione. Le aziende sono state estratte casualmente sulla base di una lista
ordinata per ragione sociale (selezione sistematica), stratificata per settore di attività
economica e classe dimensionale misurate in termini di addetti. Le unità da
campionare sono state selezionate una ogni tante, a partire da una determinata
casualmente; il passo di campionamento (K), salto che si effettua tra due unità
selezionate è stato determinato in base al rapporto tra la numerosità (N=214) della
lista e quella del campione da estrarre (n=69); la posizione d’ordine dell’unità dalla
quale partire con la selezione sistematica è un numero scelto a caso tra 1 e K.
Il piano di campionamento viene riportato di seguito nella tabella 2.
33
Tabella 2 Piano di campionamento
Classe di addetti
Cosmesi
naturale
Fino a 5
Da 6 a 9
Oltre 10
Non disponibili
Totale
16
6
11
4
37
Attività principale
Erboristica
Omeopatica
fitoterapica
7
4
4
3
18
Mista
Totale
3
2
2
2
9
27
12
20
10
69
1
1
2
1
5
Un fenomeno frequente in questo tipo di indagini è la mancata collaborazione
dell’intervistato (mancata risposta al questionario); per evitare di diminuire la
precisione desiderata dei risultati si costituisce, in genere, una lista suppletiva. Nel
caso di selezione sistematica, si possono includere nel campione le unità che
occupano le posizioni adiacenti alle unità campionate. In questo modo nel caso si
verifichino mancate risposte si sostituisce l’unità individuata nel processo ordinario
di estrazione con quella già designata dalla precedente estrazione. In questo modo la
probabilità di selezionare quella unità restano invariate. E’ stata pertanto predisposta
una lista di riserva di 32 aziende, stratificate per settore e classe di addetti come
riportato nella tabella seguente.
Tabella 3 Piano di campionamento - lista suppletiva
Classe di addetti
Fino a 5
Da 6 a 9
Oltre 10
Non disponibili
Totale
Cosmesi
naturale
8
3
5
2
18
Attività principale
Erboristica
fitoterapica
Omeopatica
Mista
Totale
3
2
2
1
8
1
1
2
1
2
1
4
12
6
10
4
32
Come già detto, inizialmente sono stati estratti due campioni, ovvero una prima lista
e una di riserva da cui attingere nell’eventualità che quella iniziale non fosse
sufficiente a raggiungere il numero di interviste previsto. Successivamente, dato
l’elevato numero di cadute tecniche che si sono registrate sui primi due, si è reso
necessario estendere l’indagine ad una terza lista che comprendeva la rimanente parte
dell’universo oggetto d’indagine. Il tasso totale di rientro dei questionari è stato del
13,1%, ciò significa che su 214 questionari inviati per posta solo 28 sono stati
compilati e resi.
L’obiettivo che caratterizza lo svolgimento di qualsivoglia indagine campionaria è
quello di osservare un numero limitato di casi per poi estendere alla popolazione di
provenienza i risultati emersi dalla rilevazione parziale. In riferimento alla nostra
indagine, la difficoltà principale è stata reperire le imprese campionate e quindi si è
34
reso necessario utilizzare la lista completa dell’universo. Questa difficoltà rinvia ad
una considerazione di natura metodologica relativa allo schema di campionamento.
Diversamente da quanto predisposto all’inizio, il campione osservato non presenta
carattere di casualità pochè è venuto a mancare il requisito di equiprobabilità di
inclusione nel campione, sono state infatti intervistate le sole aziende che hanno
accettato di collaborare all’indagine. Lo schema di campionamento può essere
definito dunque come non probabilistico, ma articolato secondo la logica di un
campione stratificato sotto l’assunto che le caratteristiche o le variabili di
stratificazione (attività principale e classe di addetti) siano distribuite uniformemente
nell’universo di riferimento. Ai fini della ricerca si è reso quindi necessario verificare
se il gruppo delle aziende che hanno risposto al questionario rifletta l’intero universo.
Per verificare se il campione considerato possa rappresentare l’universo delle aziende
è stata misurata la diversità tra le due distribuzioni, riferita ai due caratteri prescelti
(attività principale e classe di addetti), utilizzando l’indice semplice relativo di
dissomiglianza 13 che è risultato essere uguale a 0,39 . Questo risultato ci permette di
affermare che le due distribuzioni congiunte, riguardanti i due caratteri, sono simili
(tabella 6).
Tabella 4 Universo delle aziende e totale dei rispondenti
Classe di addetti
Fino a 5
Da 6 a 9
Oltre 10
Non disponibile
Totale
Cosmesi
naturale
U
C
51
6
20
3
35
4
12
1
118
14
attività principale
Erboristica
Omeopatica
fitoterapica
U
C
U
C
22
3
1
12
5
3
1
12
1
6
10
1
56
9
11
1
Mista
U
10
1
11
7
29
Totale
C
1
1
1
1
4
U*
84
36
64
30
214
C**
10
10
6
2
28
*U = universo
**C = campione (rispondenti)
Ciononostante, la rilevazione empirica ha risentito dell’influsso di un’insieme di
fattori esogeni fonti d’errore, che sfuggono in parte alle possibilità di controllo dei
ricercatori, tali da non consentire di procedere alla generalizzazione statistica dei
risultati all’universo delle imprese del settore delle piante officinali nazionali. Si
tratta comunque di una indagine che fornisce interessanti elementi informativi,
stimolanti spunti di riflessione su un insieme diversificato di aspetti inerente la
componente imprenditoriale/aziendale del comparto.
4.4
La sistemazione dei dati
In questa fase, rientrano tutte quelle operazioni mediante le quali le singole
informazioni raccolte sulle unità statistiche sono state aggregate e strutturare per la
successiva fase di analisi.
13
L’indice varia tra 0 e 1, si veda Giuseppe Leti, Statistica descrittiva, pag.529, Il Mulino
35
Innanzitutto si è proceduto alla predisposizione del piano di codifica del
questionario, dove le informazioni sono state tradotte in numeri e lettere per
semplificarne la registrazione al momento dello spoglio dei dati. Sono stati dunque
fissati i codici per tutte le domande a risposta chiusa ed è stata predisposta una banca
dati, utilizzando il software Microsoft Access ’97, che riprende la medesima struttura
per sezioni del nostro questionario e che permette di richiamare le informazioni
registrate sia per singola azienda che per aggregati.
Successivamente abbiamo sottoposto i dati raccolti ad una revisione quantitativa e
qualitativa, accertando in questo modo la loro coerenza nelle varie parti del
questionario.
Con la revisione quantitativa abbiamo verificato che le quantità fornite sugli
impieghi dei prodotti derivati, anche per singole tipologie, non presentassero
incongruenze con gli ammontari degli acquisti e delle produzioni proprie.
Negli aspetti qualitativi è stata invece controllata la coerenza logica delle fasi di
lavorazione. Tutte le aziende del campione utilizzano i prodotti derivati per la loro
produzione finale, pertanto i derivati dovevano essere acquistati o autoprodotti e, per
questi ultimi doveva risultare una entrata (coltivazione, raccolta dello spontaneo,
acquisto) di piante officinali.
Per quanto riguarda la diffusione dei dati, il titolare della banca dati e del rapporto di
studio è il Consorzio 21, il quale è anche responsabile del trattamento e della
sicurezza dei dati nel rispetto della Legge n° 675/96. I dati, elaborati in forma
aggregata, costituiscono parte integrante del presente rapporto di studio e saranno
utilizzati dal Consorzio 21 per il compimento dei suoi fini istituzionali.
36
5
5.1
LA RICERCA SUL CAMPO: I RISULTATI
Introduzione
La ricerca sul campo ha permesso di individuare i principali elementi informativi
sulle tipologie di derivati (oli essenziali, estratti, tinture madri) e sulle specie
botaniche di maggiore significato per le aziende di produzione dei tre settori. Tali
risultati costituiscono la base di partenza per la successiva fase del progetto
riguardante la messa a punto, per una selezione di specie botaniche, di protocolli di
lavorazione e trasformazione di alcuni fra i prodotti individuati.
Il rapporto di studio è stato organizzato seguendo la struttura logica del questionario,
riportando i risultati delle elaborazioni delle 3 sezioni. Sono state inoltre inserite
alcune elaborazioni di particolare importanza per gli obiettivi del progetto riguardanti
incroci di informazioni provenienti da differenti sezioni del questionario.
Le prime due sezioni del rapporto permettono di conoscere le caratteristiche
principali e l’attività svolta dalle aziende rispondenti, fornendo una base
interpretativa per la successiva sezione che assolve alle finalità conoscitive del
progetto. Nella terza sezione vengono infatti riportati i principali elementi scaturiti
dalla rilevazione e attinenti gli aspetti qualitativi (tipologia di derivato, specie
botanica e caratteristiche chimico - qualitative) e quantitativi (produzione, acquisti,
utilizzi) dei prodotti derivati da piante officinali impiegati nella produzione di
fitocosmetici, di prodotti erboristici/fitoterapici e omeopatici.
Nella parte conclusiva della sezione vengono considerati gli aspetti relativi al
rapporto delle aziende con i propri fornitori, il loro interesse per i prodotti sardi e la
loro disponibilità ad essere contattati direttamente dagli operatori locali. In questo
modo è possibile effettuare alcune considerazioni di massima su quali siano le
preferenze delle aziende intervistate circa le modalità di contatto con i fornitori e la
loro apertura verso nuovi fornitori.
5.2
Le caratteristiche delle aziende rispondenti
Le informazioni scaturite dalla ricerca sul campo sono ovviamente connesse alle
caratteristiche delle aziende rispondenti e pertanto conoscere la loro ripartizione per
attività principale e classi dimensionali, la loro localizzazione, l’anno di inizio di
attività e così via, fornisce degli indispensabili strumenti interpretativi. Si pensi
semplicemente al fatto che la distribuzione secondo l’attività principale dell’impresa
fornisce indicazioni sulle motivazioni per cui alcune tipologie di derivati, o alcune
specie botaniche, vengono maggiormente segnalate ed utilizzate nella produzione dei
37
prodotti finiti, mentre la dimensione d’impresa è la variabile di scala che consente di
interpretare le risposte quantitative disponibili. Per tali ragioni, tutte le elaborazioni
predisposte in questo rapporto sono state strutturate per classi di fatturato e settore di
attività principale.
Come si può rilevare nella tabella che segue, il 43% delle aziende svolge la propria
attività principale nel settore della cosmesi naturale, il 32% nel settore
erboristico/fitoterapico, il 4% nell’omeopatico, mentre il 21% rientra nella classe
“mista”, poiché non opera in maniera prevalente in nessuno dei tre settori indicati.
Per quanto concerne i livelli di fatturato la maggior parte (86%) dei rispondenti
consegue un fatturato inferiore ai 5 miliardi di lire.
E’ quindi naturale che i risultati della rilevazione rispecchino con più fedeltà le
richieste delle aziende cosmetiche di piccole e medie dimensioni.
Tabella 5 Le aziende rispondenti per classe di fatturato e attività principale
classe di fatturato
Fino ad 1 miliardo
Da 1 a 5 miliardi
Da 5 a 10 miliardi
Da 10 a 100 miliardi
Oltre 100 miliardi
Totale
Composizione %
Cosmesi
naturale
5
4
2
1
12
42,9
Attività principale
Erboristica
Omeopatica
fitoterapica
4
1
5
9
1
32,1
3,6
Mista
Totale
4
1
1
6
21,4
14
10
1
2
1
28
100,0
Composizione
%
50,0
35,7
3,6
7,1
3,6
100,0
Le informazioni rilasciate dalle aziende riguardanti l’anno di inizio della loro attività,
i dipendenti, la forma giuridica, la localizzazione e la loro appartenenza a gruppi,
strutturate per classi di fatturato e attività principale, vengono sintetizzate nella
tabella 6 e nella tabella 7, mentre alcune specifiche sulla ripartizione territoriale per
regione sono evidenziate nelle tabelle 8 e 9.
Il 43% dei rispondenti ha iniziato l’attività negli anni ’90, il 75% ha meno di 10
dipendenti, si tratta per il 64% di società di capitali che, nel 50% dei casi, sono
localizzate nel nord ovest d’Italia, in particolare in Lombardia (43%) ed in Liguria
(7%).
Andando a vedere l’appartenenza o meno a gruppi di imprese, solo 3 aziende (11%)
ne fanno parte e l’azienda capogruppo è comunque nazionale.
38
Tabella 6 Le caratteristiche delle aziende, per classi di fatturato (domande 1.1, 1.2, 1.3)
Fino a 1 Da 1 a 5
miliardo miliardi
Aziende rispondenti:
- inizio attività
anni 60 e 70
anni 80
anni 90
mancata risposta
- classe di dipendenti
1
2
3-5
6-9
10-19
20-99
oltre 100
- forma giuridica
SRL
SPA
SNC
DI
SAS
- aree geografiche
nord occidentale
nord orientale
centrale
meridionale
- gruppi di aziende
- appartenenza ad un gruppo
è un'azienda capogruppo
è un'azienda partecipante
è un'azienda partecipata
- non appartengono ad alcun gruppo
- mancata risposta
Classi di fatturato
Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100
miliardi
miliardi
miliardi
Totale Composizione
%
14
10
1
2
1
28
100,0
1
4
8
1
2
4
3
1
1
-
1
1
-
1
-
3
11
12
2
10,7
39,3
42,9
7,1
2
3
5
4
-
1
6
3
-
1
-
2
-
1
2
3
6
10
4
2
1
7,1
10,7
21,4
35,7
14,3
7,1
3,6
5
1
3
4
1
8
2
-
1
-
1
1
-
1
-
15
3
5
4
1
53,6
10,7
17,9
14,3
3,6
6
6
2
-
5
2
2
1
1
-
2
-
1
-
14
9
4
1
50,0
32,1
14,3
3,6
1
1
12
1
7
3
1
-
1
1
1
-
1
1
-
3
1
1
1
21
4
10,7
39
75,0
14,3
Tabella 7 Le caratteristiche delle aziende, per attività principale (domande 1.1, 1.2, 1.3)
Attività principale
Cosmesi Erboristica Omeopatica Mista Totale Composizione
naturale fitoterapica
%
Aziende rispondenti:
- inizio attività
anni 60 e 70
anni 80
anni 90
mancata risposta
- classe di dipendenti
1
2
3-5
6-9
10-19
20-99
Oltre 100
- forma giuridica
SRL
SPA
SNC
DI
SAS
- aree geografiche
Nord occidentale
Nord orientale
Centrale
M eridionale
- gruppi di aziende
- appartenenza ad un gruppo
è un'azienda capogruppo
è un'azienda partecipante
è un'azienda partecipata
- non appartengono ad alcun gruppo
- mancata risposta
12
9
1
6
28
100,0
1
5
6
-
1
4
3
1
1
-
1
2
2
1
3
11
12
2
10,7
39,3
42,9
7,1
1
1
3
3
1
2
1
1
2
1
-
3
1
2
-
2
3
6
10
4
2
1
7,1
10,7
21,4
35,7
14,3
7,1
3,6
5
3
1
2
1
5
2
2
-
1
-
4
2
-
15
3
5
4
1
53,6
10,7
17,9
14,3
3,6
9
2
1
-
2
4
2
1
1
-
2
3
1
-
14
9
4
1
50,0
32,1
14,3
3,6
2
1
1
1
5
3
1
-
6
-
3
1
1
1
21
4
10,7
1
9
1
5
1
-
40
75,0
14,3
Tabella 8 La localizzazione della aziende rispondenti, per classi di fatturato
Aree geografiche
Fino a 1 Da 1 a 5
miliardo miliardi
Classe di fatturato
Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100
miliardi
miliardi
miliardi
Totale
Composizione
%
Italia Nord occidentale
- Liguria
- Lombardia
6
6
5
2
3
-
2
2
1
1
14
2
12
50,0
7,1
42,9
Italia Nord orientale
- Emilia Romagna
- Trentino Alto Adige
6
6
-
2
1
1
1
1
-
-
-
9
8
1
32,1
28,6
3,6
Italia Centrale
- Toscana
2
2
2
2
-
-
-
4
4
14,3
14,3
14
1
1
10
1
2
1
1
1
28
3,6
3,6
100,0
Mista
Totale
Composizione
%
Italia meridionale
- Puglia
Totale
Tabella 9 La localizzazione della aziende rispondenti, per attività principale
Aree geografiche
Cosmesi
naturale
Attività principale
Erboristica
Omeopatica
fitoterapica
Nord occidentale
- Liguria
- Lombardia
9
1
8
2
1
1
1
1
2
2
14
2
12
50,0
7,1
42,9
Nord orientale
- Emilia Romagna
- Trentino Alto Adige
2
1
1
4
4
-
-
3
3
-
9
8
1
32,1
28,6
3,6
Italia Centrale
- Toscana
1
1
2
2
-
1
1
4
4
14,3
14,3
12
1
1
9
1
6
1
1
28
3,6
3,6
100,0
Italia meridionale
- Puglia
Totale
41
5.3
L’attività dell’azienda
La sezione 2 del questionario è stata strutturata in maniera da poter acquisire
indicazioni sulla posizione ricoperta dalle aziende nelle diverse fasi della filiera
produttiva. Anche la presentazione dei risultati è stata fatta seguendo la stessa logica,
per cui nel paragrafo successivo vengono esaminate le caratteristiche
dell’approvvigionamento delle materie prime, mentre nel paragrafo 2.2 quelle
relative ai prodotti intermedi, cioè ai cosiddetti derivati.
Di seguito vediamo preliminarmente come si distribuiscono le imprese nelle diverse
attività di filiera. Le risposte sono state strutturate per attività principale svolta
dall’azienda (tabella 10).
Tutte le aziende che hanno partecipato all’indagine acquistano prodotti derivati,
mentre il 53,6% realizza anche una produzione propria 14 . L’approvvigionamento
delle materie prime necessarie per la produzione degli oli essenziali, degli estratti e
delle tinture madri, viene effettuato per lo più attraverso il mercato, al quale
ricorrono il 73,3% delle aziende (11 su 15). In pochi casi la fornitura avviene per vie
differenziate attraverso la coltivazione o la raccolta di specie spontanee.
Tabella 10 Approvvigionamento di materie prime, acquisto e produzione di derivati per attività
principale delle aziende (domande 2.1, 2.2, 2.3, 2.4, 2.5,)
Cosmesi
naturale
Aziende che:
- acquistano derivati
- producono derivati:
- acquistano piante officinali
- raccolgono o coltivano piante officinali
- mancata risposta
12
12
6
4
1
1
Attività principale
Erboristica Omeopatica Mista Totale
fitoterapica
9
9
6
4
1
1
1
1
1
1
-
6
6
2
2
-
28
28
15
11
2
2
Nei paragrafi seguenti sono riportate le informazioni quantitative disponibili, relative
sia alle acquisizioni di materie prime (§ 5.3.1) sia all’acquisto e produzione di
derivati (§ 5.3.2).
14
E’ necessario però ricordare che una parte della produzione propria dei derivati viene comunque destinata
direttamente al mercato e quindi non è inserita nei loro processi di produzione.
42
5.3.1
L’approvvigionamento di piante officinali
Nonostante l’esiguo numero di osservazioni disponibili non renda possibile una
stima dei fabbisogni di piante officinali, si possono individuare alcuni interessanti
elementi di analisi. La maggior parte degli acquisti di piante officinali (70,6%) viene
fatta a livello nazionale, anche se bisogna considerare che le aziende potrebbero
acquistare i derivati non prodotti in Italia da grossisti/importatori italiani. In media le
aziende intervistate hanno acquisito circa 870 kg di piante officinali “in secco”, circa
600 kg tramite raccolta dello spontaneo, più di 1.100 kg tramite l’acquisto diretto da
esterni.
Le aziende completamente integrate, che cioè includono al proprio interno tutte le
attività produttive a partire dalla coltivazione sono praticamente assenti, infatti le due
aziende che si approvvigionano anche tramite la coltivazione in proprio lo fanno per
ammontari esigui rispetto all’approvvigionamento mediamente effettuato per le altre
vie.
Tabella 11 Aziende e quantità acquisite per tipologia di approvvigionamento di piante officinali
(domande 2.1, 2.2, 2.3)
Aziende
N°
%
Aziende rispondenti:
- raccolta dello spontaneo
- coltivazione
-- con metodo biologico
-- con metodo tradizionale
-acquisto
-- dall'Italia
-- dall'estero
28
7
4
16
Quantità acquisite
Quantità medie
N° risposte Kg in secco
Kg in secco
100,0
25,0
14,3
18
5
2
1
1
11
9
9
57,1
15.680
3.320
80
50
30
12.280
5.139
2.141
871
664
40
50
30
1.116
571
238
%
0,3*
0,3*
70,6
29,4
*ettari
5.3.2
L’acquisto e la produzione dei prodotti derivati
Capire se le aziende svolgono, oltre alla produzione di cosmetici naturali, di prodotti
erboristici/fitoterapici e omeopatici, anche la produzione dei prodotti derivati
necessari, permette di valutare meglio le informazioni qualitative e quantitative
disponibili, fornendo indicazioni sui loro fabbisogni.
Per quanto riguarda le tipologie di derivato acquistate e prodotte, è necessario
ricordare che la ritrosia delle aziende a comunicare dati di tipo quantitativo ha reso
opportuno specificare il numero dei rispondenti a cui si riferiscono le quantità
rilevate. Le aziende che hanno indicato i quantitativi sugli acquisti di derivati, sono
21 sulle 28 rispondenti, mentre quelle che hanno fornito i dati sulla produzione
propria sono 10.
43
La prevalenza degli acquisti e delle produzioni riguarda la voce altri estratti
(idroalcolici, macerati, ecc.) con una percentuale rispettivamente del 57,4% sul
totale degli acquisti e del 71% sul totale della produzione propria. Le tinture madri
vengono prevalentemente autoprodotte (7.600 kg di produzione propria dichiarata
contro 10 kg di acquisti), mentre per gli oli essenziali la situazione si capovolge con
una prevalenza degli acquisti pari a 3.655 kg, su una produzione propria di 82 kg.
I valori maggiori di acquisto e produzione sono stati rilevati tra le aziende con un
volume di fatturato compreso tra 1 e 5 miliardi di lire, probabilmente si tratta di
imprese che hanno superato quella soglia di attività minima che può rendere
conveniente anche una diversificazione/integrazione delle attività (ricordiamo infatti
che le aziende intervistate producono prodotti finiti, cioè prodotti cosmetici,
erboristici e omeopatici destinati al mercato finale), mentre le aziende più grandi
sono in numero troppo esiguo e quindi i risultati potrebbero essere condizionati.
Tabella 12 Acquisti e produzione di derivati per tipologia di prodotto e classi di fatturato
quantità in kg (domanda 2.4, 2.5)
- Estratti concentrati o secchi
- Altri estratti (idroalcolici, macerati, ecc.)
- Tinture madri
- Olio essenziale
- Altro
Totale
% di riga
- Estratti concentrati o secchi
- Altri estratti (idroalcolici, macerati, ecc.)
- Tinture madri
- Oli essenziali
- Altro (oleoliti)
Totale
% di riga
classi di fatturato
Fino a 1 Da 1 a 5 Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100 totale
% di
miliardo miliardi miliardi
miliardi
miliardi
colonna
Acquisto
1.580
3.700
500
2.200
15 7.995
28,5
585
9.500
5.000
1.000 16.085
57,4
10
10
0,0
795
1.960
200
700
- 3.655
13,0
300
300
1,1
2.970 15.460
700
7.900
1.015 28.045 100,0
10,6
55,1
2,5
28,2
3,6 100,0
Produzione propria
3.780 27.500
- 31.280
71,0
1.600
6.000
- 7.600
17,2
82
82
0,2
100
5.000
- 5.100
11,6
5.562 38.500
- 44.062 100,0
12,6
87,4
- 100,0
La considerazione congiunta degli acquisti e della produzione propria dei prodotti
derivati può fornire alcune indicazioni di massima sui fabbisogni di derivati delle
aziende rispondenti. Nel complesso, le aziende che hanno partecipato all’indagine
hanno una produzione propria ingente rispetto agli acquisti (il 57,1% in più), sebbene
non su tutti i derivati. Le aziende infatti acquistano dall’esterno il 100% degli estratti
concentrati o secchi e pressoché tutti gli oli essenziali di cui hanno bisogno (la
produzione ammonta al 2,2% degli acquisti), mentre producono in proprio le tinture
madri. Peculiare e di difficile interpretazione è il rapporto acquisti/produzione nel
caso degli altri estratti (macerati, estratti idroalcolici, etc.), che costituiscono il 71,0%
del totale della produzione e il 57,4% del totale degli acquisti, ma la produzione è
superiore agli acquisti del 94,5%.
44
Tabella 13 Acquisti e produzione di derivati, per tipologia di prodotto e attività principale
quantità in kg (domanda 2.4, 2.5)
- Estratti concentrati o secchi
- Altri estratti (idroalcolici, macerati, ecc.)
- Tinture madri
- Oli essenziali
- Altro
Totale
% di riga
- Estratti concentrati o secchi
- Altri estratti (idroalcolici, macerati, ecc.)
- Tinture madri
- Oli essenziali
- Altro (oleoliti)
Totale
% di riga
Attività principale
Cosmesi Erboristica Omeopatica Mista
naturale fitoterapica
Acquisto
2.765
3.200
30
2.000
6.145
9.550
50
340
10
2.000
600
30
1.025
300
11.210
13.350
120
3.365
40,0
47,6
0,4
12,0
Produzione propria
500
28.300
80
2.400
500
6.400
700
22
50
10
5.100
1.022
39.850
780
2.410
2,3
90,4
1,8
5,5
Totale
% di
colonna
7.995
16.085
10
3.655
300
28.045
100,0
28,5
57,4
0,0
13,0
1,1
100,0
31.280
7.600
82
5.100
44.062
100,0
71,0
17,2
0,2
11,6
100,0
Tabella 14 Prezzi medi degli acquisti di derivati per classe dimensionale, attività economica
principale e tipologia di derivato
N°
aziende
Estratti
secchi o
concentrati
Altri
estratti
Oli
essenziali
11
58.600
17.200
86.200
Fino a 1 miliardo
Da 1 a 5 miliardi
Da 50 a 100 miliardi
7
3
1
46.800
150.000
44.000
21.200
18.300
83.200
88.000
Cosmesi naturale
Erboristico/fitoterapico
Mista
4
3
4
50.000
150.000
46.700
18.000
21.600
48.900
95.000
109.000
51.800
Acquisti derivati per caratteristica dell’azienda
I prezzi medi di acquisto dei derivati variano in proporzione alla domanda esistente
nel mercato e alle caratteristiche del prodotto. In linea di massima, i prezzi più
elevati vengono pagati per l’acquisto di oli essenziali, seguiti dagli estratti
concentrati o secchi e infine dagli altri estratti. In alcuni casi comunque, prodotti
particolari riescono a spuntare prezzi decisamente più elevati della media per
prodotto. Dal punto di vista di un potenziale fornitore quindi, sembrano esistere spazi
di vendita soprattutto tra gli estratti concentrati o secchi (quasi 8.000 kg acquistati
per un prezzo medio di £ 58.600) e tra gli oli essenziali (3.655 kg acquistati per un
prezzo medio di £ 86.200).
La produzione propria di derivati (tabella 15) viene destinata prevalentemente al
mercato (84,5%) e solo in piccola parte (11,7%) reimpiegata nei processi di
produzione interni. Se consideriamo le tipologie di derivato prodotto notiamo inoltre
45
che la destinazione al mercato rispetto alle altre due modalità è preponderante nelle
varie tipologie ad esclusione degli oli essenziali, dove sussiste un maggiore
equilibrio tra prodotto derivato destinato al mercato e al consumo interno.
Tabella 15 Destinazione della produzione di derivati per tipologie di prodotto, quantità in Kg
(domanda 2.5, 2.5a)
Destinazione:
- M ercato
- Azienda stessa
- Altre aziende
Totale
Altri estratti
(idroalcolici,
macerati, ecc.)
Kg.
25.498
4.806
976
31.280
Tinture
madri
%
Kg.
81,5 6.680
15,4
250
3,1
670
100,0 7.600
Oli
essenziali
Altro
(oleoliti)
%
Kg.
%
Kg.
87,9
3,3
8,8
100,0
42
40
82
51,2
48,8
100,0
5.030
70
5.100
Totale
%
Kg.
%
98,6 37.250 84,5
1,4 5.166 11,7
- 1.646
3,7
100,0 44.062 100,0
Un’ultima considerazione riguarda la provenienza degli acquisti dei derivati. Tutte le
aziende acquistano i prodotti derivati da operatori nazionali mentre solo il 23,8%
effettuano anche importazioni, anche se, come detto in precedenza, bisogna tenere
presente che tali acquisti potrebbero essere fatti da grossisti importatori.
Tabella 16 Provenienza degli acquisti di derivati (domanda 2.4c)
N° aziende
- Nazionale
- Nazionale ed estera
16
5
21
Totale
5.4
%
76,2
23,8
100,0
I prodotti derivati e le specie botaniche
Dopo le elaborazioni sugli acquisti e sulla produzione dei prodotti derivati espresse
nei precedenti paragrafi, le tipologie di derivati utilizzati dalle aziende per la
produzione finale e le specie botaniche da cui provengono, vengono esaminate con
l’intento di ottenere orientamenti e indicazioni sugli oli essenziali, estratti e tinture
madri per specie botaniche di maggiore impiego e sulle caratteristiche chimiche,
morfologiche ed organolettiche richieste.
Essi costituiscono il risultato dell’incrocio e della elaborazione delle informazioni
riguardanti l’acquisto e la produzione di derivati provenienti dalla Sezione 3 - I
prodotti derivati da piante officinali utilizzati nella produzione con le risposte
relative alla Sezione 2 - L’attività dell’azienda.
Ricordiamo che le specie botaniche indicate dalle aziende sono state selezionate a
partire da un elenco di piante presenti o potenzialmente coltivabili in Sardegna,
46
incluso nel questionario. Solo in alcuni casi le aziende hanno spontaneamente
segnalato specie non presenti nell’elenco.
I dati relativi agli oli essenziali, agli estratti e alle tinture madri sono stati analizzati
dapprima separatamente, coerentemente con quanto previsto dal progetto, per poi
successivamente procedere ad alcune aggregazioni, che vanno oltre il derivato per
focalizzare l’attenzione sulle piante maggiormente segnalate e utilizzate dalle
aziende. Anche in questo caso le elaborazioni sono state strutturate per classi di
fatturato e settore di attività principale, in modo da fornire una chiave interpretativa
delle risposte quantitative disponibili.
5.4.1
I prodotti derivati utilizzati per specie botanica
5.4.1.1 Gli oli essenziali
Dall’analisi congiunta delle informazioni quantitative e qualitative disponibili
relative alla produzione, agli acquisti ed agli utilizzi degli oli essenziali per specie
botanica, sono ricavabili le varietà botaniche di maggiore interesse per le aziende di
produzione finale.
Poiché non tutti i questionari sono stati compilati in modo completo abbiamo inserito
nella tabella 17 uno schema esplicativo sul numero di aziende che hanno fornito le
informazioni (acquisti e produzione) quantitative per gli oli essenziali e nella tabella
18 i corrispondenti quantitativi, con indicazione della specie botanica segnalata.
Ricordiamo che la segnalazione della specie era richiesta solo per quei derivati che
assumevano un ruolo importante (da un punto di vista quantitativo) per le successive
fasi di produzione dell’azienda.
Tabella 17 Acquisti e produzione di oli essenziali, aziende rispondenti per classi di fatturato e
attività principale (domande 2.4, 2.5, 3.3)
Acquisti
Quantità in kg
Aziende rispondenti
Produzione
propria
di cui maggiormente utilizzati
(per specie botanica)
3.655
15
82
3
1.758
7
Classe di fatturato:
- Fino a 1 miliardo
- Da 1 a 5 miliardi
- Da 5 a 10 miliardi
- Da 10 a 100 miliardi
- Oltre 100 miliardi
9
4
1
1
-
3
-
4
2
1
-
Attività principale:
- Cosmesi naturale
- Erboristico/Fitoterapico
- Omeopatico
- Mista
6
3
1
5
1
1
1
4
1
2
47
Tabella 18 Oli essenziali - Specie botaniche maggiormente utilizzate per classi di fatturato (quantità in Kg)
Classi di fatturato
Fino a 1 Da 1 a 5 Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100 Totale
miliardo miliardi miliardi
miliardi
miliardi
Acquisti e produzione propria
Di cui:
- acquisti
- produzione propria
%
877
1.960
200
700
- 3.737 100,0
795
82
1.960
-
200
-
700
-
- 3.655
82
97,8
2,2
Di cui oli essenziali maggiormente utilizzati per specie
botanica:*
Limone – Citrus medica L.
32
350
- 382 10,2
Lavanda – Lavandula officinalis Chaix (Lavandula spica L.)
25
300
- 325
8,7
Menta piperita – Mentha piperita L.
95
100
50
- 245
6,6
Eucalipto globulus – Eucalyptus globulus Labill.
30
200
- 230
6,2
Rosmarino – Rosmarinus officinalis L.
18
100
- 118
3,2
Salvia officinale – Salvia officinalis L.
100
- 100
2,7
Ylang-Ylang – Cananga odorata Hook. F. et Thoms
100
- 100
2,7
Santoreggia – Satureja hortensis L.
60
60
1,6
Lavanda – Lavandula angustifolia Miller
14
45
59
1,6
Arancio dolce – Citrus aurantium var. dulcis L.
50
50
1,3
Arancio – Citrus aurantium L.
30
30
0,8
Timo – Thymus vulgaris L.
12
12
0,3
Anice verde – Pimpinella anisum L.
10
10
0,3
Cajeput
10
10
0,3
Limone – Citrus limonum L.
10
10
0,3
Pino mugo
10
10
0,3
Daucus Carota L.
5
5
0,1
Camomilla romana – Anthemis nobilis L.
1
1
0,0
Elicriso – Helichrysum italicum (Roth) G. Don
1
1
0,0
*Le specie botaniche in corsivo non appartengono all’elenco piante da noi fornito nel questionario, ma sono state segnalate
spontaneamente dalle aziende
Tabella 19 Oli essenziali utilizzati per specie botanica e tipologie di acquisizione (quantità in Kg)
M aggiormente
utilizzati
(a)
Acquisti
(b)
Produzione
%
propria
(c)
(a)/(b+c)*100
Lavanda - Lavandula officinalis Chaix (Lavandula spica L.)
325
720
45,1
Limone - Citrus medica L.
382
1.220
31,3
Eucalipto globulus – Eucalyptus globulus Labill.
230
870
26,4
Salvia officinale – Salvia officinalis L.
100
600
16,7
Ylang-Ylang - Cananga odorata Hook. F. et Thoms
100
600
16,7
Limone - Citrus limonum L.
10
70
14,3
Pino mugo
10
70
14,3
Rosmarino – Rosmarinus officinalis L.
118
870
13,6
Timo - Thymus vulgaris L.
12
90
13,3
Menta piperita – Mentha piperita L.
245
1.870
13,1
Arancio - Citrus aurantium L.
30
570
22
9,1
Santoreggia - Satureja hortensis L.
60
700
8,6
Arancio dolce - Citrus aurantium var. dulcis L.
50
700
7,1
Daucus Carota L.
5
70
7,1
Lavanda - Lavandula angustifolia Miller
59
1.220
4,8
Anice verde - Pimpinella anisum L.
10
500
2,0
Cajeput
10
500
2,0
Camomilla romana – Anthemis nobilis L.
1
70
1,4
Elicriso - Helichrysum italicum (Roth) G. Don
1
70
1,4
*Le specie botaniche in corsivo non appartengono all’elenco piante da noi fornito nel questionario, ma sono state segnalate
spontaneamente dalle aziende
48
Le quantità dichiarate (tabella 18) mostrano che i fabbisogni di oli essenziali delle
aziende rispondenti viene soddisfatto prevalentemente attraverso acquisti da altre
aziende piuttosto che dalla produzione propria: dei 3.737 kg di oli essenziali
complessivamente dichiarati, il 97,8% viene infatti acquistato.
Gli oli essenziali per specie botanica più importanti per la produzione di prodotti
finiti, costituiscono il 47% (pari a 1.758 kg) del totale degli acquisti e della
produzione dell’azienda.
E’ inoltre interessante la lettura del peso di ciascun utilizzo di derivato per specie
botanica rispetto agli acquisti complessivi delle aziende, riportato nella tabella 19 in
ordine decrescente. Poiché gli acquisti e le produzioni complessive delle aziende
sono una variabile di scala che varia in proporzione alla dimensione produttiva
dell’impresa, questa tabella permette di “riassumere” i risultati delle tabelle
precedenti alla luce di una variabile quantitativa (gli acquisti), piuttosto che
categorica (le classi di fatturato). Risulta che alcune specie botaniche assumono un
ruolo importante per le aziende che le hanno segnalate. In particolare, l’utilizzo di oli
essenziali di Limone (Citrus medica L.) e di Eucalipto globulus (Eucalyptus globulus
Labill) per la produzione finale incide rispettivamente per il 31,3% e per il 26,4%
sugli acquisti e sulle produzione del derivato delle aziende che li hanno indicati.
Una ulteriore raffronto può essere fatto tra le informazioni sulle specie botaniche
della tabella 18 e 19 con la successiva tabella 20 dove è riportato il numero di
segnalazioni delle aziende per ciascuna specie botanica. Gli stessi oli essenziali che
occupano un ruolo di rilievo nelle precedenti elaborazioni, sono presenti con
frequenze più elevate nell’elenco piante sottoposto agli operatori del settore.
In sintesi, la lettura combinata della tabelle ci porta ad indicare il limone (Citrus
Medica L.), la lavanda (Lavandula angustifolia Miller), la salvia officinale (Salvia
officinalis), la menta piperita (Mentha piperita L.), l’eucalipto globulus (Eucalyptus
globulus Labill.) e il rosmarino (Rosmarinus officinalis L.) come oli essenziali
maggiormente utilizzati nella produzione di prodotti finiti.
49
Tabella 20 Indicazioni degli oli essenziali e oleoliti utilizzati, per specie botanica e classe di fatturato delle
imprese
Classi di fatturato
(valori assoluti)
Fino a 1 Da 1 a 5 Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100 Totale
miliardo miliardi miliardi
miliardi
miliardi aziende
Oli essenziali e oleoliti
per specie botanica
Limone - Citrus medica L.
Lavanda - Lavandula angustifolia Miller
Rosmarino – Rosmarinus officinalis L.
Salvia officinale – Salvia officinalis L.
Ginepro - Juneperus communis L.
Menta piperita – Mentha piperita L.
Origano - Origanum volgare L.
Timo - Thymus vulgaris L.
Maggiorana – Origanum majorana L.
Eucalipto globulus – Eucalyptus globulus Labill.
Cipresso - Cupressus sempervirens L.
Basilico – Ocimum basilicum L.
Arancio dolce - Citrus aurantium var. dulcis L.
Arancio - Citrus aurantium L.
Citronella – Cymbopogon nardus L. Rendle
Melissa - Melissa officinalis L.
Finocchio selvatico dolce – Foeniculum vulgare Miller var. dulce
Camomilla matricaria – Chamomilla recutita (L.) Rauschel
Santoreggia - Satureja hortensis L.
Issopo - Hissopus officinalis L.
Zenzero - Zingiber officinale Roscoe
Coriandolo – Coriandrum sativum L.
Camomilla romana – Anthemis nobilis L.
Arancio amaro – Citrus aurantium var. amara L.
Verbena– Verbena officinalis L.
Mirto - Myrtus communis L.
Grano germe - Triticum vulgare Vill.
Gelsomino - Jasminum officinale L.
Calendola - Calendula officinalis L.
Borragine - Borago officinalis L.
Angelica - Angelica archangelica L.
Verbena odorosa – Verbena odorata L.
Salvia sclarea - Salvia sclarea L.
Olivo - Olea europea L.
50
9
8
7
7
8
8
7
7
6
8
7
7
6
5
7
5
6
2
4
5
4
4
4
3
3
4
2
3
2
1
3
4
3
1
5
6
6
6
5
4
4
4
4
3
3
2
4
6
3
4
2
4
2
2
2
2
2
3
2
1
3
1
2
3
2
1
2
1
1
1
1
1
1
-
2
2
2
1
1
2
1
1
1
2
1
1
2
1
1
1
>>segue
17
17
15
14
14
14
12
11
11
12
11
11
11
11
10
9
9
9
7
7
6
6
6
6
5
5
5
5
5
5
5
4
4
4
<<segue
Fino a 1 Da 1 a 5 Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100 Totale
miliardo miliardi miliardi
miliardi
miliardi aziende
Lavandino – Lavandula hybrida Rev.
Iperico - Hipericum perforatum L.
Finocchio selvatico amaro – Foeniculum vulgare Miller
var. vulgare
Achillea - Achillea millefolium L.
Valeriana - Valeriana officinalis L.
Meliloto - Melilotus officinalis (L.) Pall.
Elicriso - Helichrysum italicum (Roth) G. Don
Cumino - Cuminum cyminum L.
Aneto - Peucedanum graveolens L.
Alloro - Laurus nobilis L.
Aglio - Allium sativum L.
Rosa mosqueta - Rosa moschata Herm.
Ricino - Ricinus communis L.
Prezzemolo – Petroselinum hortense Hoffman
Peperoncino – Capsicum annuum L.
Menta ssp.
Mandorlo - Prunus amygdalus Stokes
Lino - Linum usitatissimum L.
Echinacea angustifolia – Echinacea angustifolia Heller
Drangoncello – Artemisia dracunculus L.
Cimino – Cuminum carum carvi L.
Canapa - Cannabis sativa L.
Zucca – Cucurbita pepo L.
Vite - Vitis vinifera L.
Viola – Viola tricolor L.
Uva ursina – Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng.
Timo serpillo - Thymus serpillum L.
Timo citriodora – Thymus x citriodorus
Rosa damascena - Rosa damascena Miller
Rosa canina - Rosa canina L.
Pungitopo - Ruscus aculeatus L.
Ortica - Urtica dioica L.
Menta pulegio –Menta pulegium L.
Luffa - Luffa cylindrica Roemer
Liquirizia – Glycyrrhiza glabra L.
Ispagul - Plantago ovata Forskal
Iris florentina - Iris florentina L.
Erba luigia o lippia - Lippia citriodora H.B.K.
Echinacea – Echinacea purpurea
Citronella – Cymbopogon citratus
Cardo mariano – Sylibum marianum Gaertn.
Calamo - Acorus calamus L.
Artemisia – Artemisia vulgaris L.
Aloe – Aloe socotrina Lamarck
Agrimonia - Agrimonia eupatoria L.
51
3
1
3
1
3
1
-
-
-
4
4
4
3
1
1
2
2
2
1
1
2
1
2
2
1
1
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
2
2
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
-
1
1
-
-
-
4
3
3
3
3
3
3
3
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Tabella 21 Indicazioni degli oli essenziali e oleoliti utilizzati, per specie botanica e attività principale delle
imprese
Oli essenziali e oleoliti
per specie botanica
Cosmesi
naturale
Limone - Citrus medica L.
Lavanda - Lavandula angustifolia Miller
Rosmarino – Rosmarinus officinalis L.
Salvia officinale – Salvia officinalis L.
Ginepro - Juneperus communis L.
Menta piperita – Mentha piperita L.
Origano - Origanum volgare L.
Eucalipto globulus – Eucalyptus globulus Labill.
Timo - Thymus vulgaris L.
Maggiorana – Origanum majorana L.
Cipresso - Cupressus sempervirens L.
Basilico – Ocimum basilicum L.
Arancio dolce - Citrus aurantium var. dulcis L.
Citronella – Cymbopogon nardus L. Rendle
Arancio - Citrus aurantium L.
Melissa - Melissa officinalis L.
Finocchio selvatico dolce – Foeniculum vulgare Miller var. dulce
Camomilla matricaria – Chamomilla recutita (L.) Rauschel
Santoreggia - Satureja hortensis L.
Issopo - Hissopus officinalis L.
Zenzero - Zingiber officinale Roscoe
Coriandolo – Coriandrum sativum L.
Camomilla romana – Anthemis nobilis L.
Arancio amaro – Citrus aurantium var. amara L.
Verbena– Verbena officinalis L.
Mirto - Myrtus communis L.
Grano germe - Triticum vulgare Vill.
Gelsomino - Jasminum officinale L.
Calendola - Calendula officinalis L.
Borragine - Borago officinalis L.
Angelica - Angelica archangelica L.
Verbena odorosa – Verbena odorata L.
Salvia sclarea - Salvia sclarea L.
Olivo - Olea europea L.
Lavandino – Lavandula hybrida Rev.
Iperico - Hipericum perforatum L.
Finocchio selvatico amaro – Foeniculum vulgare Miller var. vulgare
Achillea - Achillea millefolium L.
Valeriana - Valeriana officinalis L.
Meliloto - Melilotus officinalis (L.) Pall.
Elicriso - Helichrysum italicum (Roth) G. Don
Cumino - Cuminum cyminum L.
9
8
9
8
8
7
5
5
6
6
4
5
6
4
6
5
5
6
4
2
2
2
2
4
3
1
2
1
2
3
1
2
1
3
2
2
1
3
1
1
-
Attività principale
(valori assoluti)
Erboristica Omeopatica Mista Totale
fitoterapica
aziende
4
5
4
4
3
4
3
4
4
2
4
3
2
3
3
1
1
1
3
2
2
2
2
1
1
1
2
2
2
2
1
2
1
2
1
2
1
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
3
3
2
2
2
2
3
2
1
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
1
1
1
1
1
2
2
2
1
1
1
1
1
1
1
1
>>segue
52
17
17
15
14
14
14
12
12
11
11
11
11
11
10
11
9
9
9
7
7
6
6
6
6
5
5
5
5
5
5
5
4
4
4
4
4
4
4
3
3
3
3
<<segue
cosmesi
naturale
Aneto - Peucedanum graveolens L.
Alloro - Laurus nobilis L.
Aglio - Allium sativum L.
Rosa mosqueta - Rosa moschata Herm.
Ricino - Ricinus communis L.
Prezzemolo – Petroselinum hortense Hoffman
Peperoncino – Capsicum annuum L.
Menta ssp.
Mandorlo - Prunus amygdalus Stokes
Lino - Linum usitatissimum L.
Echinacea angustifolia – Echinacea angustifolia Heller
Drangoncello – Artemisia dracunculus L.
Cimino – Cuminum carum carvi L.
Canapa - Cannabis sativa L.
Zucca – Cucurbita pepo L.
Vite - Vitis vinifera L.
Viola – Viola tricolor L.
Uva ursina – Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng.
Timo serpillo - Thymus serpillum L.
Timo citriodora – Thymus x citriodorus
Rosa damascena - Rosa damascena Miller
Rosa canina - Rosa canina L.
Pungitopo - Ruscus aculeatus L.
Ortica - Urtica dioica L.
Menta pulegio –Menta pulegium L.
Luffa - Luffa cylindrica Roemer
Liquirizia – Glycyrrhiza glabra L.
Ispagul - Plantago ovata Forskal
Iris florentina - Iris florentina L.
Erba luigia o lippia - Lippia citriodora H.B.K.
Echinacea – Echinacea purpurea
Citronella – Cymbopogon citratus
Cardo mariano – Sylibum marianum Gaertn.
Calamo - Acorus calamus L.
Artemisia – Artemisia vulgaris L.
Aloe – Aloe socotrina Lamarck
Agrimonia - Agrimonia eupatoria L.
1
2
1
2
1
2
1
2
2
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
-
53
erboristico omeopatico mista totale
fitoterapico
aziende
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
-
1
1
1
1
1
1
1
1
-
3
3
3
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
5.4.1.2 Estratti
Le informazioni quantitative e qualitative sugli estratti acquistati, prodotti e utilizzati
dalle aziende, sono state in primo luogo elaborate in maniera aggregata per arrivare
ad alcune indicazioni sia sugli estratti secchi o concentrati e sia sugli altri estratti,
quali idroalcolici, macerati, ecc.
Anche in questo caso i risultati si riferiscono solo alle aziende che hanno fornito le
informazioni richieste. I rispondenti sono collocati nelle classi più basse di fatturato e
svolgono la loro attività principale nel settore erboristico/fitoterapico e della cosmesi
naturale.
Tabella 22 Acquisti e produzione di estratti, aziende rispondenti per classi di fatturato e attività
principale (domande 2.4, 2.5, 3.3)
Acquisti
Produzione
propria
di cui maggiormente utilizzati
(per specie botanica)
24.080
15
31.280
7
5.482
8
Classi di fatturato
- Fino a 1 miliardo
- Da 1 a 5 miliardi
- Da 5 a 10 miliardi
- Da 10 a 100 miliardi
- Oltre 100 miliardi
8
3
1
2
1
4
3
-
5
2
1
Attività principale
- Cosmesi naturale
- Erboristico Fitoterapico
- Omeopatico
- Mista
5
4
1
5
1
4
1
1
4
1
1
2
Quantità in kg
Aziende rispondenti
I valori sugli acquisti e sulla produzione propria risultano piuttosto elevati rispetto ai
loro impieghi nella produzione finale. Su 55.360 kg di estratti circa il 10% è stato
impiegato nella produzione finale di cosmetici naturali e prodotti
erboristici/fitoterapici (tabella 23). Ciò potrebbe derivare da due ordini di motivi. Da
un lato vi è una bassa propensione delle aziende a fornire i quantitativi impiegati
nella produzione, dando invece maggiori indicazioni sugli acquisti e sulle produzioni
complessive; dall’altro è presente una rilevante quota di aziende che dichiarano una
produzione propria di estratti destinati direttamente al mercato finale e non al
reimpiego per la produzione di cosmetici naturali e prodotti erboristici/fitoterapici.
Questo del resto potrebbe essere confermato dal fatto che le aziende che hanno dato
risposta sui quantitativi complessivamente acquistati e/o prodotti sono in prevalenza
erboristiche/fitoterapiche (tabella 23).
54
Tabella 23 Estratti maggiormente utilizzati per specie botanica e classi di fatturato (quantità in kg)
Classi di fatturato
fino a 1
1-5
5 – 10 10-100 oltre 100 Totale
miliardo miliardi miliardi miliardi miliardi
Acquisti e produzione propria
Di cui
- acquisto
- produzione propria
Di cui estratti maggiormente utilizzati per specie botanica:
- Estratti secchi o concentrati
5.945
40.700
500
7.200
1.015 55.360 100,0
2.165
3.780
13.200
27.500
500
-
7.200
-
1.015 24.080
- 31.280
802
140
-
-
4.125
525
555
5
5.482
670
Peperoncino – Capsicum annuum L.
175
175
Aloe – Aloe socotrina Lamarck
150
150
Ananas - Ananassa sativa L.
130
130
Camomilla matricaria – Chamomilla recutita (L.) Rauschel
100
100
Malva - Malva sylvestris L.
100
100
Rosa canina - Rosa canina L.
10
10
Mirtillo - Vaccinium myrtillus L.
5
5
- Altri estratti
662
3.600
550 4.812
Menta piperita – Mentha piperita L.
1.000
- 1.000
Mirtillo - Vaccinium myrtillus L.
800
800
Iris florentina - Iris florentina L.
700
700
Amamelide – Hamamelis virginiana L.
500
500
Mirto - Myrtus communis L.
500
500
Rosmarino – Rosmarinus officinalis L.
400
400
Malva - Malva sylvestris L.
200
200
Artiglio del diavolo
100
100
Quercia marina - Fucus vesiculosus L.
100
100
Calendola - Calendula officinalis L.
60
60
Camomilla matricaria – Chamomilla recutita (L.) Rauschel
50
50
Echinacea angustifolia - Echinacea angustifolia Heller
50
50
Ortica - Urtica dioica L.
50
50
Tarassaco – Taraxacum officinale (DC) Weber
50
50
Piantaggine
35
35
Iperico - Hipericum perforatum L.
30
30
Passiflora – Passiflora incarnata L.
30
30
Edera helix
25
25
Pungitopo - Ruscus aculeatus L.
25
25
Vite rossa
25
25
Betulla
20
20
Echinacea spp
20
20
Ginkgo - Ginkgo biloba L.
20
20
Ribes nero – Ribes nigrum L.
20
20
Mirtillo rosso - Vaccinium vitis-idaea L.
2
2
* le specie botaniche in corsivo non appartengono all’elenco piante da noi fornito nel questionario, ma sono
state segnalate spontaneamente dalle aziende
Dalla lettura del peso di ciascun utilizzo di derivato per specie botanica rispetto agli
acquisti ed alla produzione complessiva riportati nella tabella 24 in ordine
decrescente, risultano le specie botaniche che assumono un ruolo importante per le
aziende che le hanno segnalate. In particolare, gli estratti di Amamelide (Hamamelis
55
%
43,5
56,5
9,9
1,2
0,3
0,3
0,2
0,2
0,2
0,0
0,0
8,7
1,8
1,4
1,3
0,9
0,9
0,7
0,4
0,2
0,2
0,1
0,1
0,1
0,1
0,1
0,1
0,1
0,1
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
virginiana L.) e gli estratti di Menta piperita (Mentha piperita L.) impiegati nella
produzione di prodotti finiti, costituiscono rispettivamente il 49,3% ed il 35,7% dei
complessivi acquisti e produzioni di estratti delle aziende che li hanno indicati.
Tabella 24 Estratti utilizzati per specie botanica (quantità in Kg)
M aggiormente Acquisti Produzione
%
utilizzati
propria
(a)
(b)
(c) (a)/(b+c)*100
Amamelide – Hamamelis virginiana L.
500
1.015
49,3
Menta piperita – Mentha piperita L.
1.000
2.800
35,7
Artiglio del diavolo
100
300
33,3
Quercia marina - Fucus vesiculosus L.
100
300
33,3
Iris florentina - Iris florentina L.
700
2.800
25,0
Piantaggine
35
195
17,9
Mirto – Myrtus communis L.
500
2.800
17,9
Ortica - Urtica dioica L.
50
300
16,7
Mirtillo - Vaccinium myrtillus L.
805
5.415
14,9
Rosmarino – Rosmarinus officinalis L.
400
2.800
14,3
Edera helix
25
195
12,8
Vite rossa
25
195
12,8
Ribes nero – Ribes nigrum L.
20
80
80
12,5
Betulla
20
195
10,3
Echinacea spp
20
195
10,3
Tarassaco – Taraxacum officinale (DC) Weber
50
800
6,3
Calendola - Calendula officinalis L.
60
800
195
6,0
Echinacea angustifolia - Echinacea angustifolia Heller
50
1.015
4,9
Malva - Malva sylvestris L.
300
7.200
4,2
Peperoncino – Capsicum annuum L.
175
4.400
4,0
Iperico - Hipericum perforatum L.
30
800
3,8
Passiflora – Passiflora incarnata L.
30
800
3,8
Aloe – Aloe socotrina Lamarck
150
4.400
3,4
Ananas - Ananassa sativa L.
130
2.400
1.500
3,3
Camomilla matricaria - Chamomilla recutita (L.) Rauschel
150
4.700
3,2
Pungitopo - Ruscus aculeatus L.
25
800
3,1
Ginkgo - Ginkgo biloba L.
20
800
2,5
Mirtillo rosso - Vaccinium vitis-idaea L.
2
80
80
1,3
Rosa canina - Rosa canina L.
10
2.400
1.500
0,3
Totale
5.482
* le specie botaniche in corsivo non appartengono all’elenco piante da noi fornito nel questionario, ma sono
state segnalate spontaneamente dalle aziende
Gli estratti che occupano un ruolo di rilievo nelle precedenti elaborazioni sono
presenti con le frequenze più elevate nell’elenco piante sottoposto agli operatori e
quindi risultano segnalate anche dalle aziende che non hanno fornito indicazioni di
carattere quantitativo (tabella 25).
Pertanto dalla analisi congiunta della tabella 23, della tabella 24 e della successiva
tabella 25 è possibile indicare nella voce altri estratti l’estratto di Amamelide
(Hamamelis virginiana L), di Menta piperita (Mentha piperita L), di Mirto (Myrtus
communis L.), di Ortica (Urtica dioica L.), di Mirtillo (Vaccinium myrtillus L.) e di
Rosmarino (Rosmarinus officinalis L.), mentre tra gli estratti secchi o concentrati il
56
Mirtillo (Vaccinium myrtillus L.), la Malva (Malva sylvestris L.), l’Aloe (Aloe
socotrina Lamarck), la Camomilla matricaria (Chamomilla recutita L.).
Tabella 25 Indicazioni degli estratti utilizzati per specie botanica e classe di fatturato delle imprese
Estratti
per specie botanica
Classi di fatturato (valori assoluti)
Fino a 1 Da 1 a 5 Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100 Totale
aziende
miliardo miliardi miliardi
miliardi
miliardi
Calendola - Calendula officinalis L.
Mirtillo - Vaccinium myrtillus L.
Biancospino – Crataegus monogyna Jacquin
Malva - Malva sylvestris L.
Tiglio - Tilia platyphyllos
Bardana - Arctium lappa L.
Camomilla matricaria – Chamomilla recutita (L.) Rauschel
Iperico - Hipericum perforatum L.
Ortica - Urtica dioica L.
Rosa canina - Rosa canina L.
Vite - Vitis vinifera L.
Achillea - Achillea millefolium L.
Echinacea – Echinacea purpurea
Elicriso - Helichrysum italicum (Roth) G. Don
Menta piperita – Mentha piperita L.
Olivo - Olea europea L.
Amamelide – Hamamelis virginiana L.
Cardo mariano – Sylibum marianum Gaertn.
Rosmarino – Rosmarinus officinalis L.
Salvia officinale – Salvia officinalis L.
Tarassaco – Taraxacum officinale (DC) Weber
Aloe – Aloe socotrina Lamarck
Echinacea angustifolia - Echinacea angustifolia Heller
Alloro - Laurus nobilis L.
Arancio amaro – Citrus aurantium var. amara L.
Escolzia - Escholtzia californica Chamisson
Lavanda - Lavandula angustifolia Miller
Melissa - Melissa officinalis L.
Passiflora – Passiflora incarnata L.
Altea – Althaea officinalis L.
Arancio - Citrus aurantium L.
Ginepro - Juneperus communis L.
Grano germe - Triticum vulgare Vill.
Pungitopo - Ruscus aculeatus L.
Ribes nero – Ribes nigrum L.
Angelica - Angelica archangelica L.
Borragine - Borago officinalis L.
Cipresso - Cupressus sempervirens L.
Galega - Galega officinalis L.
Liquirizia – Glycyrrhiza glabra L.
Peperoncino – Capsicum annuum L.
Sambuco - Sambucus nigra L.
Timo - Thymus vulgaris L.
Uva ursina – Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng.
Valeriana - Valeriana officinalis L.
Viola – Viola tricolor L.
Erba medica o alfa alfa – Medicago sativa L.
Hennè - Lawsonia inermis L.
Limone - Citrus medica L.
Maggiorana – Origanum majorana L.
Mandorlo - Prunus amygdalus Stokes
Meliloto - Melilotus officinalis (L.) Pall.
Verbena– Verbena officinalis L.
Aglio - Allium sativum L.
10
7
8
7
8
7
6
4
7
7
6
6
5
6
7
7
4
4
5
4
5
4
5
4
4
5
4
4
5
3
2
4
3
4
3
3
4
4
3
3
4
4
4
3
3
3
3
3
1
3
3
2
2
3
57
5
3
3
3
3
3
4
6
4
4
4
4
3
3
2
1
2
3
3
3
3
1
1
3
1
1
3
1
2
2
3
2
1
1
1
2
1
1
2
1
1
1
2
2
2
1
2
1
2
1
-
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
-
2
2
1
2
2
1
2
1
1
1
1
1
1
1
2
1
1
2
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
-
17
1
14
13
13
13
12
12
12
12
12
11
10
10
10
10
10
1
9
9
9
9
9
8
1
8
7
7
7
7
7
7
6
6
6
6
6
6
5
5
5
5
5
5
5
5
5
5
5
4
4
4
4
4
4
4
3
segue >>
<< segue
Arancio dolce - Citrus aurantium var. dulcis L.
Artemisia – Artemisia vulgaris L.
Coriandolo – Coriandrum sativum L.
Echinacea – Echinacea pallida
Eucalipto globulus – Eucalyptus globulus Labill.
Finocchio selvatico amaro – Foeniculum vulgare
Miller var. vulgare
Finocchio selvatico dolce – Foeniculum vulgare
Miller var. dulce
Mirto - Myrtus communis L.
Mora - Rubus fruticosus L.
Ribes rosso - Ribes rubrum L.
Santoreggia - Satureja hortensis L.
Zenzero - Zingiber officinale Roscoe
Agrimonia - Agrimonia eupatoria L.
Basilico – Ocimum basilicum L.
Calamo - Acorus calamus L.
Camomilla romana – Anthemis nobilis L.
Crescione – Nasturtium officinale (DC) R. Brown
Cumino - Cuminum cyminum L.
Erica - Erica arborea o calluna vulgaris L.
Gelso bianco – Morus alba L.
Gelso rosso o nero – Morus nigra L.
Indaco esotico - Indigofera tintoria L.
Iris florentina - Iris florentina L.
Issopo - Hissopus officinalis L.
Lavandino – Lavandula hybrida Rev.
Lino - Linum usitatissimum L.
Origano - Origanum volgare L.
Ricino - Ricinus communis L.
Rosa damascena - Rosa damascena Miller
Rosa mosqueta - Rosa moschata Herm.
Tasso - Taxus bacata L.
Valeriana rossa – Centranthum ruber L (DC)
Verga doro - Solidago virga-aurea L.
Zafferano - Crocus sativus L.
Zucca – Cucurbita pepo L.
Aneto - Peucedanum graveolens L.
Assenzio - Artemisia absinthium L.
Balsamita - Tanacetum balsamita L.
Canapa - Cannabis sativa L.
Citronella – Cymbopogon nardus L. Rendle
Corbezzolo - Arbutus unedo L.
Cren - Cochlearia armoracia L. Friez
Drangoncello – Artemisia dracunculus L.
Erba luigia o lippia - Lippia citriodora H.B.K.
Gelsomino - Jasminum officinale L.
Luffa - Luffa cylindrica Roemer
Menta ssp.
Pomodoro (licopene) - Solanum lycopersicum L.
Robbia - Rubia tinctorum L.
Timo serpillo - Thymus serpillum L.
Verbena odorosa – Verbena odorata L.
Fino a 1 Da 1 a 5 Da 5 a 10
miliardo miliardi miliardi
1
1
2
1
3
1
2
2
1
2
1
-
Da 10 a 100 Oltre 100 Totale
miliardi
miliardi aziende
1
3
3
3
3
3
3
1
2
-
-
-
3
1
3
2
2
1
2
1
1
1
2
2
1
1
2
1
1
1
2
2
2
1
2
1
2
1
1
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
-
1
-
1
1
1
1
1
1
1
-
-
3
3
3
3
3
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
58
Tabella 26 Indicazione degli estratti utilizzati per specie botanica e attività principale delle imprese
Estratti
per specie botanica
Attività principale (valori assoluti)
Cosmesi Erboristica Omeopatica Mista Totale
aziende
naturale fitoterapica
Calendola - Calendula officinalis L.
Mirtillo - Vaccinium myrtillus L.
Biancospino – Crataegus monogyna Jacquin
Malva - Malva sylvestris L.
Tiglio - Tilia platyphyllos
Bardana - Arctium lappa L.
Camomilla matricaria – Chamomilla recutita (L.) Rauschel
Iperico - Hipericum perforatum L.
Ortica - Urtica dioica L.
Rosa canina - Rosa canina L.
Vite - Vitis vinifera L.
Achillea - Achillea millefolium L.
Echinacea – Echinacea purpurea
Elicriso - Helichrysum italicum (Roth) G. Don
Menta piperita – Mentha piperita L.
Olivo - Olea europea L.
Amamelide – Hamamelis virginiana L.
Cardo mariano – Sylibum marianum Gaertn.
Rosmarino – Rosmarinus officinalis L.
Salvia officinale – Salvia officinalis L.
Tarassaco – Taraxacum officinale (DC) Weber
Aloe – Aloe socotrina Lamarck
Echinacea angustifolia - Echinacea angustifolia Heller
Alloro - Laurus nobilis L.
Arancio amaro – Citrus aurantium var. amara L.
Escolzia - Escholtzia californica Chamisson
Lavanda - Lavandula angustifolia Miller
Melissa - Melissa officinalis L.
Passiflora – Passiflora incarnata L.
Altea – Althaea officinalis L.
Arancio - Citrus aurantium L.
Ginepro - Juneperus communis L.
Grano germe - Triticum vulgare Vill.
Pungitopo - Ruscus aculeatus L.
Ribes nero – Ribes nigrum L.
Angelica - Angelica archangelica L.
Borragine - Borago officinalis L.
Cipresso - Cupressus sempervirens L.
Galega - Galega officinalis L.
Liquirizia – Glycyrrhiza glabra L.
Peperoncino – Capsicum annuum L.
Sambuco - Sambucus nigra L.
Timo - Thymus vulgaris L.
Uva ursina – Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng.
Valeriana - Valeriana officinalis L.
Viola – Viola tricolor L.
Erba medica o alfa alfa – Medicago sativa L.
Hennè - Lawsonia inermis L.
Limone - Citrus medica L.
Maggiorana – Origanum majorana L.
Mandorlo - Prunus amygdalus Stokes
Meliloto - Melilotus officinalis (L.) Pall.
Verbena– Verbena officinalis L.
Aglio - Allium sativum L.
Arancio dolce - Citrus aurantium var. dulcis L.
Artemisia – Artemisia vulgaris L.
Coriandolo – Coriandrum sativum L.
7
6
3
6
6
5
6
4
5
4
6
5
4
4
4
3
5
2
4
4
1
4
4
2
1
1
2
2
4
3
1
2
4
1
1
2
2
1
1
1
2
1
3
2
1
1
1
2
-
5
5
6
3
4
4
3
5
6
4
4
2
4
4
4
3
3
5
4
4
6
2
4
5
3
5
5
4
4
1
2
4
2
2
3
3
2
4
4
3
2
4
4
3
3
3
3
1
2
2
3
2
2
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
-
5
2
3
4
3
3
3
3
1
3
3
2
2
2
3
1
2
1
2
2
3
2
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
2
17
14
13
13
13
12
12
12
12
12
11
10
10
10
10
10
9
9
9
9
9
8
8
7
7
7
7
7
7
6
6
6
6
6
6
5
5
5
5
5
5
5
5
5
5
5
4
4
4
4
4
4
4
3
3
3
3
segue >>
59
<< segue
Cosmesi
natuarale
Echinacea – Echinacea pallida
Eucalipto globulus – Eucalyptus globulus Labill.
Finocchio selvatico amaro – Foeniculum vulgare Miller var.
vulgare
Finocchio selvatico dolce – Foeniculum vulgare Miller var.
dulce
Mirto - Myrtus communis L.
Mora - Rubus fruticosus L.
Ribes rosso - Ribes rubrum L.
Santoreggia - Satureja hortensis L.
Zenzero - Zingiber officinale Roscoe
Agrimonia - Agrimonia eupatoria L.
Basilico – Ocimum basilicum L.
Calamo - Acorus calamus L.
Camomilla romana – Anthemis nobilis L.
Crescione – Nasturtium officinale (DC) R. Brown
Cumino - Cuminum cyminum L.
Erica - Erica arborea o calluna vulgaris L.
Gelso bianco – Morus alba L.
Gelso rosso o nero – Morus nigra L.
Indaco esotico - Indigofera tintoria L.
Iris florentina - Iris florentina L.
Issopo - Hissopus officinalis L.
Lavandino – Lavandula hybrida Rev.
Lino - Linum usitatissimum L.
Origano - Origanum volgare L.
Ricino - Ricinus communis L.
Rosa damascena - Rosa damascena Miller
Rosa mosqueta - Rosa moschata Herm.
Tasso - Taxus bacata L.
Valeriana rossa – Centranthum ruber L (DC)
Verga doro - Solidago virga-aurea L.
Zafferano - Crocus sativus L.
Zucca – Cucurbita pepo L.
Aneto - Peucedanum graveolens L.
Assenzio - Artemisia absinthium L.
Balsamita - Tanacetum balsamita L.
Canapa - Cannabis sativa L.
Citronella – Cymbopogon nardus L. Rendle
Corbezzolo - Arbutus unedo L.
Cren - Cochlearia armoracia L. Friez
Drangoncello – Artemisia dracunculus L.
Erba luigia o lippia - Lippia citriodora H.B.K.
Gelsomino - Jasminum officinale L.
Luffa - Luffa cylindrica Roemer
Menta ssp.
Pomodoro (licopene) - Solanum lycopersicum L.
Robbia - Rubia tinctorum L.
Timo serpillo - Thymus serpillum L.
Verbena odorosa – Verbena odorata L.
60
Erboristica
fitoterapica
Omeopatica Mista
-
-
Totale
aziende
2
1
1
2
2
-
1
-
3
3
3
-
2
-
1
3
1
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
-
2
2
1
2
2
2
1
1
1
1
1
1
2
2
1
2
1
1
1
1
1
1
2
2
2
2
1
1
1
1
1
1
1
1
-
1
1
-
2
1
1
2
1
1
1
1
1
1
1
3
3
3
3
3
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
5.4.1.3 Tinture madri
Le informazioni disponibili sugli impieghi industriali di tintura madre relativi alle
aziende di produzione sono ancora di più difficile interpretazione dal momento che
gran parte delle aziende che utilizzano tale derivato non hanno fornito informazioni
significative per poter effettuare una accurata analisi quantitativa. In ogni modo i
pochi dati ricavabili dalle schede permettono di poter dare alcune indicazioni di
massima.
Tra le aziende che hanno fornito informazioni, una sola svolge la propria attività nel
settore omeopatico, due operano nel settore erboristico/fitoterapico ed una nel settore
della cosmesi naturale e in parte nell’erboristico/fitoterapico. Dalla suddivisione per
classi di fatturato si desume che si tratta di aziende di piccole e medie dimensioni con
livelli di fatturato che non superano il miliardo di lire. Solo un’azienda appartiene
alla classe 1 - 5 miliardi di lire.
Tabella 27 Acquisti e produzione di tinture madri per classi di fatturato, aziende rispondenti
(domande 2.4, 2.5, 3.3)
Acquisti
Quantità in kg
Aziende rispondenti
Produzione
propria
di cui maggiormente utilizzati
(per specie botanica)
10
1
7.600
4
87
2
Classi di fatturato
- Fino a 1 miliardo
- Da 1 a 5 miliardi
- Da 5 a 10 miliardi
- Da 10 a 100 miliardi
- Oltre 100 miliardi
1
-
3
1
-
2
-
Attività principale
- Cosmesi naturale
- Erboristico Fitoterapico
- Omeopatico
- Mista
1
-
1
2
1
-
1
1
-
Dall’elaborazione dei dati si osserva come la maggior parte delle aziende, che hanno
dichiarato di utilizzare le tinture madri, producono in proprio il derivato piuttosto che
acquistarlo. Le tinture madri sono pertanto prevalentemente autoprodotte e
costituiscono un mercato meno interessante sia degli oli essenziali che degli estratti.
Focalizzando l’attenzione sulle sole aziende con un fatturato inferiore ad un miliardo
(i dati quantitativi per specie botanica a nostra disposizione si riferiscono
esclusivamente a tale livello), si può verificare (tabella 28) che le quantità dichiarate
dalle aziende sull’impiego di tintura madre nei processi produttivi rappresentano solo
61
il 5,4% dei loro complessivi acquisti e produzioni. L’utilizzo limitato di tinture madri
nei processi produttivi delle aziende rispondenti potrebbe derivare dal fatto che tali
aziende producono il derivato prevalentemente per il mercato finale e non per la
produzione di prodotti finiti. Del resto bisogna ricordare che le tinture madri sono
utilizzate soprattutto per la produzione di prodotti omeopatici.
La tintura madre di Calendola (Calendula officinalis L.) e quella di Biancospino
(Crataegus monogyna Jacquin) sono le più richieste e utilizzate dalle aziende
intervistate, seguono, con una differenza percentuale limitata, la tintura madre di
Passiflora (Passiflora incarnata L.) e di Tarassaco (Taraxacum officinale (DC)
Weber).
Tabella 28 Tinture madri utilizzate per specie botanica e classi di fatturato (quantità in Kg)
Classi di fatturato
Fino a 1 Da 1 a 5 Oltre 5 Totale
miliardo miliardi miliardi
Tintura madre
per specie botanica
Acquisti e produzione propria
Di cui
- acquisti
- produzione propria
Di cui tinture madri maggiormente utilizzati per specie botanica:
Calendola - Calendula officinalis L.
Biancospino – Crataegus monogyna Jacquin
Passiflora – Passiflora incarnata L.
Quercia marina - Fucus vesiculosus L.
Tarassaco – Taraxacum officinale (DC) Weber
Ribes nero – Ribes nigrum L.
Bardana - Arctium lappa L.
Escolzia - Escholtzia californica Chamisson
Pilosella
Echinacea angustifolia - Echinacea angustifolia Heller
Tilia tomentosa
%
.610
6.000
-
7.610 100,00
10
.600
6.000
-
10
7.600
0,1
99,9
87
13
12
10
10
10
8
7
5
5
4
3
-
-
87
13
12
10
10
10
8
7
5
5
4
3
1,14
0,17
0,16
0,13
0,13
0,13
0,11
0,09
0,07
0,07
0,05
0,04
Percentuale sugli acquisti e sulla produzione propria 5,4
* le specie botaniche in corsivo non appartengono all’elenco piante da noi fornito nel questionario, ma sono
state segnalate spontaneamente dalle aziende
Dalla lettura del peso di ciascun utilizzo di derivato per specie botanica rispetto agli
acquisti ed alla produzioni complessive riportati nella tabella 29 in ordine
decrescente, risulta il ruolo assunto da alcune specie botaniche per le aziende che le
hanno segnalate. In particolare, la tintura madre di Passiflora (Passiflora incarnata L.)
e di Tarassaco (Taraxacum officinale (DC) Weber) impiegati nella produzione di
prodotti finiti, costituiscono rispettivamente il 2% dei complessivi acquisti e
produzioni di tintura madre delle aziende.
62
Tabella 29 Tintura madre utilizzata per specie botanica (quantità in kg)
Maggiormente Acquisti
utilizzati
(a)
(b)
Produzione
propria
(c)
%
(a)/(b+c)*100
Passiflora – Passiflora incarnata L.
10
500
2,0
Quercia marina - Fucus vesiculosus L.
10
500
2,0
Tarassaco – Taraxacum officinale (DC) Weber
10
500
2,0
Ribes nero – Ribes nigrum L.
8
500
1,6
Bardana - Arctium lappa L.
7
500
1,4
Calendola - Calendula officinalis L.
13
10
1.200
1,1
Biancospino – Crataegus monogyna Jacquin
12
10
1.200
1,0
Escolzia - Escholtzia californica Chamisson
5
10
700
0,7
Pilosella
5
10
700
0,7
Echinacea angustifolia - Echinacea angustifolia Heller
4
10
700
0,6
Tilia tomentosa
3
10
700
0,4
Totale
87
le specie botaniche in corsivo non appartengono all’elenco piante da noi fornito nel questionario, ma sono state
segnalate spontaneamente dalle aziende
Le tinture madri che occupano un ruolo di rilievo nelle precedenti elaborazioni sono
presenti con frequenze elevate nell’elenco piante sottoposto agli operatori e quindi
risultano segnalate anche da quelle aziende che non hanno fornito indicazioni di
carattere quantitativo (tabella 30).
Pertanto dalla analisi congiunta delle tabelle 28 e 29 e della successiva tabella 30 la
propensione all’utilizzo della tintura madre di Calendola (Calendula officinalis L.) e
Biancospino (Crataegus monogyna Jacquin) dalle aziende produttrici è confermata
dalle indicazioni presenti nell’elenco delle piante sottoposto agli operatori del settore.
Inoltre, nell’elenco sono state segnalate una varietà di specie botaniche utilizzate per
la produzione di tinture madri tra le quali si distingue la tintura di Menta piperita
(Mentha piperita L.).
63
Tabella 30 Indicazioni delle tinture madri utilizzate per specie botanica e classi di fatturato delle
imprese
Classi di fatturato (valori assoluti)
Fino a 1 Da 1 a 5 Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100 Totale
miliardo miliardi miliardi
miliardi
miliardi aziende
Tintura madre
per specie botanica
Menta piperita – Mentha piperita L.
Achillea - Achillea millefolium L.
Bardana - Arctium lappa L.
Biancospino – Crataegus monogyna Jacquin
Calendola - Calendula officinalis L.
Camomilla matricaria – Chamomilla recutita (L.) Rauschel
Cardo mariano – Sylibum marianum Gaertn.
Cipresso - Cupressus sempervirens L.
Escolzia - Escholtzia californica Chamisson
Iperico - Hipericum perforatum L.
Ortica - Urtica dioica L.
Ribes nero – Ribes nigrum L.
Rosmarino – Rosmarinus officinalis L.
Salvia officinale – Salvia officinalis L.
Tarassaco – Taraxacum officinale (DC) Weber
Uva ursina – Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng.
Aglio - Allium sativum L.
Coriandolo – Coriandrum sativum L.
Echinacea – Echinacea purpurea
Echinacea angustifolia - Echinacea angustifolia Heller
Elicriso - Helichrysum italicum (Roth) G. Don
Galega - Galega officinalis L.
Ginepro - Juneperus communis L.
Lavanda - Lavandula angustifolia Miller
Meliloto - Melilotus officinalis (L.) Pall.
Melissa - Melissa officinalis L.
Mirtillo - Vaccinium myrtillus L.
Origano - Origanum volgare L.
Passiflora – Passiflora incarnata L.
Rosa canina - Rosa canina L.
Sambuco - Sambucus nigra L.
Tiglio - Tilia platyphyllos
Verbena– Verbena officinalis L.
Verga doro - Solidago virga-aurea L.
Agrimonia - Agrimonia eupatoria L.
Altea – Althaea officinalis L.
Amamelide – Hamamelis virginiana L.
Angelica - Angelica archangelica L.
Artemisia – Artemisia vulgaris L.
Basilico – Ocimum basilicum L.
Borragine - Borago officinalis L.
Crescione – Nasturtium officinale (DC) R. Brown
Cumino - Cuminum cyminum L.
Drangoncello – Artemisia dracunculus L.
Erba medica o alfa alfa – Medicago sativa L.
Eucalipto globulus – Eucalyptus globulus Labill.
Finocchio selvatico dolce – Foeniculum vulgare Miller var. dulce
Maggiorana – Origanum majorana L.
Malva - Malva sylvestris L.
Olivo - Olea europea L.
4
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
2
3
3
2
3
2
2
2
2
3
2
2
3
3
2
2
2
2
1
2
1
2
2
2
2
1
2
1
2
2
2
2
2
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
-
-
-
>>segue
64
5
4
4
4
4
4
4
4
4
4
4
4
4
4
4
4
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
<<segue
Fino a 1 Da 1 a 5 Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100 Totale
miliardo miliardi miliardi
miliardi
miliardi aziende
Pungitopo - Ruscus aculeatus L.
2
2
Santoreggia - Satureja hortensis L.
2
2
Timo - Thymus vulgaris L.
2
2
Valeriana - Valeriana officinalis L.
1
1
2
Valeriana rossa – Centranthum ruber L (DC)
1
1
2
Viola – Viola tricolor L.
1
1
2
Vite - Vitis vinifera L.
2
2
Alloro - Laurus nobilis L.
1
1
Aloe – Aloe socotrina Lamarck
1
1
Aneto - Peucedanum graveolens L.
1
1
Arancio - Citrus aurantium L.
1
1
Assenzio - Artemisia absinthium L.
1
1
Balsamita - Tanacetum balsamita L.
1
1
Camomilla romana – Anthemis nobilis L.
1
1
Cimino – Cuminum carum carvi L.
1
1
Cipolla - Allium cepa L.
1
1
Corbezzolo - Arbutus unedo L.
1
1
Cren - Cochlearia armoracia L. Friez
1
1
Crescione inglese – Lepidium sativum L.
1
1
Echinacea – Echinacea pallida
1
1
Erica - Erica arborea o calluna vulgaris L.
1
1
Finocchio selvatico amaro – Foeniculum vulgare
1
1
Miller var. vulgare
Fitolacca - Phytolacca decandra L.
1
1
Gelso bianco – Morus alba L.
1
1
Gelsomino - Jasminum officinale L.
1
1
Issopo - Hissopus officinalis L.
1
1
Limone - Citrus medica L.
1
1
Liquirizia – Glycyrrhiza glabra L.
1
1
Mora - Rubus fruticosus L.
1
1
Peperoncino – Capsicum annuum L.
1
1
Prezzemolo – Petroselinum hortense Hoffman
1
1
Ricino - Ricinus communis L.
1
1
Salvia sclarea - Salvia sclarea L.
1
1
Timo serpillo - Thymus serpillum L.
1
1
Zafferano - Crocus sativus L.
1
1
Zenzero - Zingiber officinale Roscoe
1
1
65
Tabella 31 Indicazione delle tinture madri utilizzate per specie botanica e attività principale
delle imprese
Tintura Madre
per specie botanica
Menta piperita – Mentha piperita L.
Achillea - Achillea millefolium L.
Bardana - Arctium lappa L.
Biancospino – Crataegus monogyna Jacquin
Calendola - Calendula officinalis L.
Camomilla matricaria – Chamomilla recutita (L.) Rauschel
Cardo mariano – Sylibum marianum Gaertn.
Cipresso - Cupressus sempervirens L.
Escolzia - Escholtzia californica Chamisson
Iperico - Hipericum perforatum L.
Ortica - Urtica dioica L.
Ribes nero – Ribes nigrum L.
Rosmarino – Rosmarinus officinalis L.
Salvia officinale – Salvia officinalis L.
Tarassaco – Taraxacum officinale (DC) Weber
Uva ursina – Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng.
Aglio - Allium sativum L.
Coriandolo – Coriandrum sativum L.
Echinacea – Echinacea purpurea
Echinacea angustifolia - Echinacea angustifolia Heller
Elicriso - Helichrysum italicum (Roth) G. Don
Galega - Galega officinalis L.
Ginepro - Juneperus communis L.
Lavanda - Lavandula angustifolia Miller
Meliloto - Melilotus officinalis (L.) Pall.
Melissa - Melissa officinalis L.
Mirtillo - Vaccinium myrtillus L.
Origano - Origanum volgare L.
Passiflora – Passiflora incarnata L.
Rosa canina - Rosa canina L.
Sambuco - Sambucus nigra L.
Tiglio - Tilia platyphyllos
Verbena– Verbena officinalis L.
Verga doro - Solidago virga-aurea L.
Agrimonia - Agrimonia eupatoria L.
Altea – Althaea officinalis L.
Amamelide – Hamamelis virginiana L.
Angelica - Angelica archangelica L.
Artemisia – Artemisia vulgaris L.
Basilico – Ocimum basilicum L.
Borragine - Borago officinalis L.
Crescione – Nasturtium officinale (DC) R. Brown
Cumino - Cuminum cyminum L.
Drangoncello – Artemisia dracunculus L.
Erba medica o alfa alfa – Medicago sativa L.
Eucalipto globulus – Eucalyptus globulus Labill.
Finocchio selvatico dolce – Foeniculum vulgare Miller var. dulce
Maggiorana – Origanum majorana L.
Malva - Malva sylvestris L.
Olivo - Olea europea L.
Attività principale (valori assoluti)
Cosmesi Erboristica Omeopatica Mista Totale
naturale fitoterapica
aziende
2
2
1
5
1
2
1
4
1
2
1
4
1
2
1
4
1
2
1
4
1
2
1
4
1
2
1
4
1
2
1
4
1
2
1
4
1
2
1
4
1
2
1
4
1
2
1
4
1
2
1
4
1
2
1
4
1
2
1
4
1
2
1
4
1
1
1
3
1
1
1
3
1
1
1
3
2
1
3
1
1
1
3
2
1
3
2
1
3
2
1
3
2
1
3
1
1
1
3
2
1
3
2
1
3
1
1
1
3
1
1
1
3
2
1
3
1
2
3
2
1
3
2
1
3
1
1
2
1
1
2
1
1
2
1
1
2
1
1
2
1
1
2
1
1
2
2
2
1
1
2
2
2
1
1
2
1
1
2
1
1
2
1
1
2
1
1
2
1
1
2
>>segue
66
<<segue
Cosmesi Erboristica Omeopatica Mista Totale
naturale fitoterapica
aziende
Pungitopo - Ruscus aculeatus L.
1
1
2
Santoreggia - Satureja hortensis L.
1
1
2
Timo - Thymus vulgaris L.
1
1
2
Valeriana - Valeriana officinalis L.
1
1
2
Valeriana rossa – Centranthum ruber L (DC)
2
2
Viola – Viola tricolor L.
1
1
2
Vite - Vitis vinifera L.
1
1
2
Alloro - Laurus nobilis L.
1
1
Aloe – Aloe socotrina Lamarck
1
1
Aneto - Peucedanum graveolens L.
1
1
Arancio - Citrus aurantium L.
1
1
Assenzio - Artemisia absinthium L.
1
1
Balsamita - Tanacetum balsamita L.
1
1
Camomilla romana – Anthemis nobilis L.
1
1
Cimino – Cuminum carum carvi L.
1
1
Cipolla - Allium cepa L.
1
1
Corbezzolo - Arbutus unedo L.
1
1
Cren - Cochlearia armoracia L. Friez
1
1
Crescione inglese – Lepidium sativum L.
1
1
Echinacea – Echinacea pallida
1
1
Erica - Erica arborea o calluna vulgaris L.
1
1
Finocchio selvatico amaro – Foeniculum vulgare Miller var. vulgare
1
1
Fitolacca - Phytolacca decandra L.
1
1
Gelso bianco – Morus alba L.
1
1
Gelsomino - Jasminum officinale L.
1
1
Issopo - Hissopus officinalis L.
1
1
Limone - Citrus medica L.
1
1
Liquirizia – Glycyrrhiza glabra L.
1
1
Mora - Rubus fruticosus L.
1
1
Peperoncino – Capsicum annuum L.
1
1
Prezzemolo – Petroselinum hortense Hoffman
1
1
Ricino - Ricinus communis L.
1
1
Salvia sclarea - Salvia sclarea L.
1
1
Timo serpillo - Thymus serpillum L.
1
1
Zafferano - Crocus sativus L.
1
1
Zenzero - Zingiber officinale Roscoe
1
1
67
5.4.1.4 Le caratteristiche richieste
L’analisi della domanda degli oli essenziali, estratti e tinture madri e delle specie
botaniche da cui derivano ha riguardato anche l’esame delle loro caratteristiche
chimiche, morfologiche ed organolettiche. La parte del questionario che
approfondisce tali aspetti (domanda 3.3 – schede) è stata compilata da 15 su 28
aziende per un numero complessivo di 100 schede.
Le caratteristiche richieste al fornitore riguardano soprattutto il certificato di
titolazione dei principi attivi contenuti nel derivato, segnalato in 44 schede su 100.
La coltivazione biologica certificata per le piante utilizzate nella produzione del
derivato acquistato è stata invece indicata in 33 schede.
Tabella 32 Le caratteristiche richieste dalle aziende (domanda 3.3)
N°
osservazioni
100
Schede compilate
- richiesta al fornitore del certificato di titolazione dei principi attivi del derivato
Si
No
mancata risposta
44
27
29
- pianta derivante da coltivazione biologica certificata
Si
No
mancata risposta
33
50
17
Per quanto riguarda le informazioni relative alle caratteristiche chimiche qualitative richieste nel derivato e agli aspetti morfologici delle piante da cui
derivano, la eterogeneità delle risposte non permette di fare aggregazioni ed
elaborazioni.
5.4.2
I prodotti derivati di potenziale interesse per specie botanica
Le risposte fornite dalle aziende relativamente alle tipologie di prodotti derivati per
specie botanica di loro potenziale interesse (domanda 3.1) non forniscono indicazioni
di rilievo.
In primo luogo vediamo che solamente 14 aziende hanno segnalato delle tipologie di
derivato di potenziale interesse ed inoltre, per le poche segnalazioni, non risulta
possibile procedere ad aggregazioni che forniscano qualche spunto di riflessione.
Riportiamo comunque per completezza le informazioni rilevate.
68
Tabella 33 Derivati di potenziale interesse per tipologia di prodotto e specie botanica: aziende
rispondenti
Derivati per specie botanica
Oli essenziali e oleoliti estratti Tinture madri
Achillea - Achillea millefolium L.
Aloe – Aloe socotrina Lamarck
Amamelide – Hamamelis virginiana L.
Angelica - Angelica archangelica L.
Arancio - Citrus aurantium L.
Arancio amaro – Citrus aurantium var. amara L.
Balsamita - Tanacetum balsamita L.
Bardana - Arctium lappa L.
Calamo - Acorus calamus L.
Calendola - Calendula officinalis L.
Camomilla matricaria – Chamomilla recutita (L.) Rauschel
Camomilla romana – Anthemis nobilis L.
Canapa - Cannabis sativa L.
Cardo mariano – Sylibum marianum Gaertn.
Cimino – Cuminum carum carvi L.
Citronella – Cymbopogon citratus
Citronella – Cymbopogon nardus L. Rendle
Corbezzolo - Arbutus unedo L.
Coriandolo – Coriandrum sativum L.
Cumino - Cuminum cyminum L.
Echinacea angustifolia - Echinacea angustifolia Heller
Erba luigia o lippia - Lippia citriodora H.B.K.
Erba medica o alfa alfa – Medicago sativa L.
Erica - Erica arborea o calluna vulgaris L.
Eucalipto globulus – Eucalyptus globulus Labill.
Finocchio selvatico amaro – Foeniculum vulgare Miller var. vulgare
Finocchio selvatico dolce – Foeniculum vulgare Miller var. dulce
Galega - Galega officinalis L.
Gelso bianco – Morus alba L.
Gelso rosso o nero – Morus nigra L.
Gelsomino - Jasminum officinale L.
Ginepro - Juneperus communis L.
Grano germe - Triticum vulgare Vill.
Iperico - Hipericum perforatum L.
Iris florentina - Iris florentina L.
Issopo - Hissopus officinalis L.
Lavanda - Lavandula angustifolia Miller
Lavandino – Lavandula hybrida Rev.
Limone - Citrus medica L.
Lino - Linum usitatissimum L.
Luffa - Luffa cylindrica Roemer
Malva - Malva sylvestris L.
Meliloto - Melilotus officinalis (L.) Pall.
Menta pulegio –Menta pulegium L.
Mirtillo - Vaccinium myrtillus L.
Mora - Rubus fruticosus L.
Olivo - Olea europea L.
Passiflora – Passiflora incarnata L.
Peperoncino – Capsicum annuum L.
Piretro – Chrysanthemum cinerariaefolium Visiani
Ribes nero – Ribes nigrum L.
Rosa damascena - Rosa damascena Miller
Rosa mosqueta - Rosa moschata Herm.
Rosmarino – Rosmarinus officinalis L.
Salvia officinale – Salvia officinalis L.
Sambuco - Sambucus nigra L.
Tarassaco – Taraxacum officinale (DC) Weber
Timo - Thymus vulgaris L.
Timo serpillo - Thymus serpillum L.
Verga doro - Solidago virga-aurea L.
Viola – Viola tricolor L.
Zucca – Cucurbita pepo L.
69
1
2
1
1
1
1
1
1
2
1
2
2
1
1
2
1
2
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
2
1
-
3
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
2
1
1
2
1
-
5.4.3
I rapporti con i fornitori di prodotti derivati
Il rapporto delle aziende con i propri fornitori di prodotti derivati, le preferenze sulle
tipologie di contatto e la loro disponibilità a relazionarsi direttamente con gli
operatori locali, fornisce interessanti orientamenti sulle modalità di approccio più
opportune da porre in essere con le aziende rispondenti.
Le domande del questionario sono state strutturate in forma chiusa dove l’intervistato
aveva la possibilità di scegliere tra diverse alternative di risposta graduandole in
ordine di importanza. Purtroppo le aziende hanno segnalato più modalità senza
indicarne l’importanza, di conseguenza i risultati riportati nelle tabelle 34 e 35
indicano semplicemente le frequenze relative delle risposte.
I principali fornitori di prodotti derivati delle aziende che hanno partecipato
all’indagine risultano essere grossisti/importatori con una percentuale del 64,3%,
mentre la produzione propria e gli acquisti da laboratori/opifici presentano
percentuali inferiori. Le mancate risposte si aggirano intorno al 10%.
Il contatto con gli attuali fornitori è prevalentemente una conseguenza sia della
partecipazione a fiere di settore che a indicazioni avute da altri, mentre
preferirebbero entrare in contatto con eventuali nuovi fornitori in primo luogo
attraverso contatti diretti in termini di invio di materiale promozionale (71,4%) o
attraverso fiere di settore (39,3%).
Per quanto riguarda i criteri che guidano le scelte di fornitura, le collaborazioni
stabili con aziende di fiducia sono al primo posto (67,9%), e viene attribuita una
maggiore importanza alla qualità rispetto al prezzo dei derivati richiesti.
Tra le caratteristiche considerate prioritarie nel rapporto con i fornitori viene
conferito un peso rilevante alla puntualità delle consegne (75%), e ancora
ricompaiono gli aspetti legati alla qualità del prodotto acquistato.
E’ inoltre rilevabile (tabella 36 e 37) una bassa propensione delle aziende al
cambiamento dei propri fornitori, proprio perché i rapporti tendono ad essere
fiduciari. Il 46,4% dei rispondenti dichiara di non aver cambiato i propri fornitori
negli ultimi tre anni, inoltre se andiamo a vedere tra coloro che hanno dichiarato un
cambiamento vediamo che in prevalenza si tratta di un aumento numerico (66,7%)
piuttosto che di una sostituzione (25%).
70
Tabella 34 I rapporti con i fornitori di derivati, per classi di fatturato (domande 3.4, 3.5, 3.6, 3.7, 3.9)
Classi di fatturato
Fino a 1 Da 1 a 5 Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100 Totale %
miliardo miliardi miliardi
miliardi
miliardi
Aziende rispondenti:
14
10
1
2
1
28
100
- come vi rifornite
produzione propria
acquisto su commissione laboratori/opifici
acquisto da grossisti/importatori
altro (specificare) aziende agricole
mancata risposta
7
4
10
1
5
3
5
1
2
1
-
1
1
-
1
-
12
8
18
1
3
42,9
28,6
64,3
3,6
10,7
- come siete entrati in contatto
su indicazione di altri
abbiamo cercato nuovi contatti
attraverso fiere di settore
si sono presentati in azienda
altro (specificare) riviste specializzate
mancata risposta
8
5
6
4
1
2
4
2
4
1
2
1
1
-
2
2
2
2
-
1
1
-
14
10
14
8
1
4
50,0
35,7
50,0
28,6
3,6
14,3
- come preferite entrare in contatto
fiere di settore
visita in azienda
invio materiale promozionale
altro (specificare):
- campioni di prodotti
- su indicazione di altri fornitori o clienti
mancata risposta
6
4
9
1
1
1
1
2
8
1
1
2
1
1
1
-
2
2
2
-
1
1
-
11
10
20
2
1
1
3
39,3
35,7
71,4
7,1
- criteri di acquisto dei derivati
collaborazioni stabili con azienda di fiducia
vi basate sul prezzo
prodotti di maggiori qualità a discapito del prezzo
altro (specificare)
mancata risposta
8
3
9
1
7
1
3
2
1
1
1
-
2
2
2
-
1
-
19
7
15
3
67,9
25,0
53,6
10,7
- caratteristiche richieste nel rapporto con i fornitori
puntualità nella consegna
rapidità di consegna
assortimento
condizione di pagamento favorevoli
quantità
rapporto qualità/prezzo
qualità
minor prezzo
zona di provenienza
rapporti interpersonali
altro (specificare)
mancata risposta
10
4
5
4
12
7
6
1
7
5
2
5
2
3
5
4
2
1
1
1
1
1
-
2
2
1
2
1
1
-
1
1
1
1
-
21
13
8
9
3
18
15
4
9
2
75,0
46,4
28,6
32,1
10,7
64,3
53,6
14,3
32,1
7,1
71
10,7
Tabella 35 I rapporti con i fornitori di derivati, per attività economica (domande 3.4, 3.5, 3.6,
3.7, 3.9)
Attività principale
Cosmesi Erboristica Omeopatica Mista Totale
naturale fitoterapica
Aziende rispondenti:
%
12
9
1
6
28
100,0
- come vi rifornite
produzione propria
acquisto su commissione laboratori/opifici
acquisto da grossisti/importatori
altro (specificare) aziende agricole
mancata risposta
4
4
8
1
4
2
5
2
1
1
-
3
2
4
1
-
12
8
18
1
3
42,9
28,6
64,3
3,6
10,7
- come siete entrati in contatto
su indicazione di altri
abbiamo cercato nuovi contatti
attraverso fiere di settore
si sono presentati in azienda
altro (specificare): riviste specializzate
mancata risposta
6
5
6
2
1
2
4
4
4
4
2
1
-
3
1
4
2
-
14
10
14
8
1
4
50,0
35,7
50,0
28,6
3,6
14,3
4
4
10
1
3
4
5
2
1
3
2
4
1
1
-
11
10
20
2
1
1
3
39,3
35,7
71,4
7,1
7
3
8
1
7
2
2
2
1
-
4
2
5
-
19
7
15
3
67,9
25,0
53,6
10,7
9
5
3
4
2
8
7
-
6
5
4
3
1
4
4
3
2
1
6
2
1
2
21
13
8
9
3
18
15
4
9
2
75,0
46,4
28,6
32,1
10,7
64,3
53,6
14,3
32,1
7,1
- come preferite entrare in contatto
fiere di settore
visita in azienda
invio materiale promozionale
altro (specificare):
- campioni di prodotti
- su indicazione di altri fornitori o clienti
mancata risposta
- criteri di acquisto dei derivati
collaborazioni stabili con azienda di fiducia
vi basate sul prezzo
prodotti di maggiori qualità a discapito del prezzo
altro (specificare)
mancata risposta
- caratteristiche richieste nel rapporto con i fornitori
puntualità nella consegna
rapidità di consegna
assortimento
condizione di pagamento favorevoli
quantità
rapporto qualità/prezzo
qualità
minor prezzo
zona di provenienza
rapporti interpersonali
altro (specificare)
mancata risposta
4
1
72
1
1
1
1
1
1
1
-
5
3
1
2
-
10,7
Tabella 36 Il cambiamento dei rapporti con i fornitori di derivati, per classi di fatturato
(domanda 3.8)
Classi di fatturato
Fino a 1 Da 1 a 5 Da 5 a 10 Da 10 a 100 Oltre 100 Totale
miliardo miliardi miliardi
miliardi
miliardi
%
Sono mutati i fornitori negli ultimi 3 anni:
- sono cambiati
sono aumentati
sono diminuiti
sono numericamente gli stessi ma è
cambiata la composizione
7
5
1
1
2
2
-
1
1
2
1
1
-
12
8
1
3
42,9
66,7
8,3
25,0
- non sono cambiati
6
6
-
-
1
13
46,4
1
14
2
10
1
2
1
3
28
10,7
100,0
- mancata risposta
Totale
Tabella 37 Il cambiamento dei rapporti con i fornitori di derivati, per attività principale
(domanda 3.8)
Attività principale
Cosmesi
naturale
Erboristica
fitoterapica
Omeopatica Mista Totale
%
Sono mutati i fornitori negli ultimi 3 anni:
- sono cambiati
sono aumentati
sono diminuiti
sono numericamente gli stessi ma è
cambiata la composizione
4
2
1
1
4
3
1
1
1
-
3
2
1
12
8
1
3
42,9
66,7
8,3
25,0
- non sono cambiati
7
3
-
3
13
46,4
- mancata risposta
1
2
-
-
3
10,7
12
9
1
6
28
100,0
Totale
5.5
L’interesse per le produzioni della Sardegna e la disponibilità al contatto
L’interesse positivo delle aziende verso le produzioni locali e la loro disponibilità al
contatto con i nostri operatori appare chiaramente nella tabella 38.
L’interesse per le produzioni locali è presente sia per le piante officinali che per il
derivato. Per le piante officinale una maggiore tendenza risulta verso lo spontaneo e
la coltivazione biologica certificata piuttosto che quella tradizionale. La disponibilità
al contatto è stata dichiarata dal 71,4% dei rispondenti e viene ulteriormente
confermata dal loro interesse per gli atti del presente lavoro.
73
Tabella 38 Interesse per le produzioni della Sardegna e disponibilità al contatto per attività
principale (domande 3.10, 3.11, 3.12, 3.13)
Cosmesi
naturale
Aziende rispondenti:
Attività principale
Erboristica Omeopatica Mista Totale
fitoterapica
%
12
9
1
6
28
100
- interesse per le piante officinali della Sardegna
-- interessati
spontaneo
coltivazione tradizionale
coltivazione biologica certificata
-- non interessati
-- mancata risposta
8
3
2
5
3
1
5
5
1
4
2
2
1
1
1
-
3
2
2
1
3
-
17
11
5
11
8
3
60,7
64,7
29,4
64,7
28,6
10,7
- interesse per i prodotti derivati della Sardegna
interessati
non interessati
mancata risposta
9
1
2
6
1
2
1
-
4
2
19
3
6
67,9
10,7
21,4
- disponibilità al contatto con gli operatori locali
disponibili
non disponibili
mancata risposta
8
4
-
7
1
1
1
-
4
2
-
20
7
1
71,4
25,0
3,6
- interessati a ricevere copia degli atti del lavoro
interessati
non interessati
mancata risposta
9
2
1
5
2
2
1
-
4
2
-
19
6
3
67,9
21,4
10,7
5.6
Conclusioni
L’indagine sul campo è stata effettuata con l’obiettivo di determinare la domanda
espressa dalle aziende del settore omeopatico, erboristico/fitoterapico e della cosmesi
naturale, di prodotti derivati da piante officinali e delle specie botaniche da cui
derivano, sia negli aspetti qualitativi che quantitativi. L’indagine è stata quindi
rivolta verso le imprese nazionali che utilizzano i prodotti derivati nei loro processi
di produzione. Dopo un elaborato processo di individuazione delle imprese di
interesse, che è stato svolto per via telefonica, contattando le 501 imprese
appartenenti alla lista, sono state selezionate 214 unità, dalle quali è stato estratto un
campione casuale rappresentativo delle caratteristiche delle imprese di interesse e
delle liste suppletive, a cui è stato somministrato per via postale il questionario
d’indagine.
Nonostante sia stato effettuato un elevato numero di solleciti per migliorare la
percentuale di risposta all’indagine, il risultato non è stato soddisfacente. Delle 69
imprese appartenenti al campione originale, solo il 16% ha compilato il questionario
e partecipato all’indagine, il 27,5% ha espressamente rifiutato di compilare il
questionario e il 56,5% si è reso irreperibile. Tra le liste suppletive la percentuale di
74
cadute tecniche è stata inferiore, infatti hanno partecipato all’indagine circa un terzo
delle imprese, un terzo si è espressamente rifiutato di partecipare e infine l’ultimo
terzo è stato contattato più volte senza ottenere alcuna risposta.
E’ dunque evidente che la partecipazione all’indagine ottenuta alla chiusura della
rilevazione è decisamente condizionata dalla auto – selezione delle unità: hanno
infatti risposto solo le aziende più disponibili. Risulta dunque impossibile estendere i
risultati ottenuti alle aziende che non hanno risposto (e di conseguenza stimare la
domanda di prodotti derivati che esse esprimono), perché non possiamo sapere fino a
che punto le caratteristiche delle aziende che hanno risposto sono simili a quelle che
non hanno risposto. Le imprese potrebbero essersi auto – selezionate sulla base di
una variabile/caratteristica a noi ignota che può condizionare (in aumento o in
diminuzione) i valori medi ottenibili dai questionari. I risultati delle elaborazioni
possono quindi essere riferiti solo all’insieme delle aziende partecipanti, costituito
quasi interamente da imprese con un fatturato inferiore ai 5 miliardi che operano nel
settore cosmetico e erboristico/fitoterapico. Sono praticamente assenti le grandi
aziende e quelle operanti nel settore omeopatico.
Le caratteristiche delle imprese oggetto d’indagine si riflettono infatti sui risultati
ottenuti. L’analisi degli acquisti complessivi di derivati e della produzione propria
mostra l’esistenza di un fabbisogno di estratti concentrati o secchi e di oli essenziali
quasi interamente soddisfatto tramite acquisti esterni. Il prodotto di più largo
consumo è invece costituito dai macerati e dagli estratti idroalcolici, che comunque
le aziende soddisfano in parte tramite l’auto produzione.
Le tipologie di derivati e i quantitativi impiegati dalle aziende per specie botanica
sono desumibili dalla compilazione delle schede annesse al questionario. Le
informazioni dettagliate richieste in questa sezione sono state certamente percepite
come “molto riservate” tra le aziende, tant’è vero che solo 15 delle 28 partecipanti
all’indagine hanno fornito le risposte.
I quantitativi indicati dall’azienda per tipologia di prodotto e specie botanica sono
stati pesati con l’utilizzo complessivo del prodotto derivato, calcolato come somma
di acquisti e auto – produzione. In questo modo è possibile capire quanto è rilevante
la singola specie botanica nell’attività dell’azienda utilizzatrice.
Per quanto riguarda gli oli essenziali, le specie più interessanti, alle quali è stata
anteposta la quota di olio essenziale per specie botanica rispetto agli acquisti totali di
oli essenziali e il numero di aziende che l’hanno segnalato, sono le seguenti:
•
31,3% / 17 - Limone (Citrus Medica L.),
•
4,8% /17 - Lavanda (Lavandula angustifolia Miller),
•
45,1% /0 - Lavanda (Lavandula officinalis Chaix),
•
16,7% /14 - Salvia officinale (Salvia officinalis),
75
•
13,1% /14 - Menta piperita (Mentha piperita L.),
•
26,4% /12 - Eucalipto globulus (Eucalyptus globulus Labill.),
•
13,6% /15 - Rosmarino (Rosmarinus officinalis L.).
Tra gli estratti, le specie più interessanti sono:
•
14,9% /14 - Mirtillo (Vaccinium myrtillus L.), Estratti secchi o concentrati,
•
4,2% /13 – Malva (Malva sylvestris L.), Estratti secchi o concentrati,
•
3,4% /8 – Aloe (Aloe socotrina Lamarck), Estratti secchi o concentrati,
•
3,2% /12 – Camomilla matricaria (Chamomilla recutita L.), Estratti secchi o
concentrati.
•
49,5% /9 - Amamelide (Hamamelis virginiana L), categoria Altri estratti,
•
35,7% /10 - Menta piperita (Mentha piperita L), categoria Altri estratti,
•
17,9% /3 - Mirto (Myrtus communis L.), categoria Altri estratti,
•
16,7% /12 - Ortica (Urtica dioica L.), categoria Altri estratti,
•
14,3% /9 - Rosmarino (Rosmarinus officinalis L.), categoria Altri estratti.
Per quanto riguarda infine le tinture madri, come si è già detto questa tipologia di
derivato non è risultata particolarmente interessante perché poco richiesta. L’analisi
effettuata con gli stessi metodi applicati per oli essenziali ed estratti ha comunque
portato ad indicare nella Passiflora (Passiflora incarnata L.), nel Tarassaco
(Taraxacum officinale (DC) Weber), nella Calendola (Calendula officinalis L.), nel
Biancospino (Crataegus monogyna Jacquin) e nella Menta piperita (Mentha piperita
L.) le specie più interessanti.
I prodotti segnalati devono preferenzialmente possedere il certificato di titolazione
del principio attivo, mentre sembra meno importante che provengano da coltivazioni
biologiche certificate.
Per completare il quadro è necessario ricordare che le aziende intervistate hanno
indicato che i rapporti di fornitura dei prodotti derivati passano spesso attraverso
grossisti/importatori (64,3%), mentre la domanda soddisfatta da laboratori e opifici è
decisamente inferiore (28,6%). Questa indicazione, insieme alle altre sui contatti
avuti e desiderati, fanno capire che un potenziale fornitore locale dovrebbe cercare la
propria nicchia di mercato attraverso la frequentazione di fiere di settore e la
presentazione di materiale informativo. Una volta stabilito il contatto, le aziende
tendono a stabilire rapporti fiduciari e continuativi, che comunque sono condizionati
dalla puntualità delle consegne effettuate e dal rapporto qualità prezzo dei prodotti
offerti. E’ importante inoltre sottolineare che le aziende intervistate sembrano essere
piuttosto sensibili al problema della qualità dei prodotti, che sembra quindi la
caratteristica sulla quale i potenziali fornitori locali devono puntare.
76
AGROSARDA S.c.r.l.
Società di marketing per il settore agro-alimentare
Osservatorio Industriale della Sardegna
in collaborazione con
AGROSARDA S.c.r.l.
Società di marketing per il settore agro - alimentare
PROGETTO PILOTA
L’OFFICINA DELLE ERBE:
LA VALORIZZAZIONE DELLE SPECIE VEGETALI
OFFICINALI
PARTE II
Marzo 2002
P ARTE II ANALISI TECNICA E TECNOLOGICA.............................. 77
6
INTRODUZIONE..........................................................................................................78
7
ELEMENTI AMBIENTALI E CLIMATICI DELLA S ARDEGNA E DELLE AREE IN CUI SONO
LOCALIZZATE LE AZIENDE PILOTA ............................................................................80
7.1
7.2
Il valore dei dati climatici........................................................................................80
Fattori climatici della Sardegna e delle aree comprendenti le aziende pilota..........81
7.2.1
7.2.2
7.2.3
7.2.4
7.2.5
7.2.6
Caratterizzazione generale ............................................................................... 81
Temperatura................................................................................................... 83
Precipitazioni.................................................................................................. 84
Umidità relativa .............................................................................................. 87
Vento............................................................................................................. 87
Altitudine ....................................................................................................... 88
7.3
Clima e vocazione alla coltivazione di piante officinali, delle aree individuate......99
8
LA SCELTA DEI MODELLI COLTURALI E DELLE TECNICHE AGRONOMICHE APPLICABILI
ALLA PRODUZIONE DELLE PIANTE OFFICINALI, IN SARDEGNA ................................. 102
8.1
8.2
Criteri di analisi e di scelta tecnica, nel contesto del progetto...............................102
Alcuni dei modelli di coltivazione proposti...........................................................105
8.2.1
8.2.2
8.2.3
8.2.4
8.2.5
Coltivazione intensiva in pieno campo ............................................................105
Coltivazione a intensità e specializzazione variabili o medie o basse.................106
Coltivazione in ambiente protetto....................................................................106
Raccolta delle specie officinali spontanee........................................................107
Una proposta: un modello di produzione di “Semicoltivazione” o di “Produzione
semi-spontanea”. ...........................................................................................110
9
APPLICAZIONE DI PROTOCOLLI COLTURALI DIVERSI PER UNA MEDESIMA COLTURA
OFFICINALE............................................................................................................. 114
9.1
I Protocolli colturali di alcune specie officinali individuate dall’indagine di mercato
...............................................................................................................................115
9.1.1
9.1.2
9.1.3
Le specie officinali da coltivare con riscontro commerciale e di interesse per i
produttori sardi..............................................................................................115
Caratteristiche principali botaniche, agronomiche e merceologiche delle specie
vegetali officinali individuate .........................................................................122
Protocolli colturali riguardanti alcune specie officinali .....................................130
10
ALCUNE SPECIE OFFICINALI ENDEMICHE DELLA S ARDEGNA, PER PRODUZIONI
“ TIPICHE” E PARTICOLARI ...................................................................................... 145
11
STIMA DELLA SUPERFICIE DA COLTIVARSI A PIANTE OFFICINALI IN S ARDEGNA, IN
RELAZIONE AI DATI RACCOLTI CON L’INDAGINE DI MERCATO ................................. 163
11.1 Elaborazione dei dati..............................................................................................163
11.2 Commenti...............................................................................................................166
12
CONCLUSIONI ......................................................................................................... 169
13
ALLEGATO QUESTIONARIO DI RILEVAZIONE............................................................ 171
Parte II
Analisi tecnica e tecnologica
77
6
INTRODUZIONE
La seconda parte del lavoro contiene l’analisi tecnica e tecnologica del progetto pilota
ed è finalizzata a fornire agli operatori locali attuali e potenziali importanti strumenti al
fine di sviluppare in Sardegna dei modelli produttivi di coltivazione e trasformazione di
alcune delle specie officinali richieste dal mercato.
Per alcuni dei prodotti officinali individuati nella fase precedente del lavoro, l’indagine
di mercato, quali di particolare interesse per le aziende nazionali di produzione finale,
ne è stata infatti verificata la riproducibilità locale con particolare riferimento ai territori
in cui sono localizzate le aziende pilota.
In tale ambito è stata innanzitutto effettuata una analisi degli elementi ambientali e
climatici regionali e delle aree in cui sono localizzate le aziende pilota, esaminandone le
caratteristiche in termini di temperatura, precipitazioni, umidità, vento, altitudine.In
secondo luogo sono stati definiti dei modelli produttivi e dei protocolli di coltivazione
applicabili alla produzione delle piante officinali da farsi in ambiente sardo, analizzando
tutti i passaggi tecnico – agronomici più significativi.
Viene inoltre evidenziato con degli esempi come, per una stessa specie officinale, siano
da impiegare modelli e protocolli diversi, a seconda degli obiettivi produttivi e di
mercato che l’azienda agricola si pone.
Si definisce un elenco di specie officinali reputate “interessanti” e di molte di queste si
danno i dati fondamentali per la loro messa a coltura.
Si presentano alcuni protocolli colturali specifici, applicati a determinate singole piante
officinali, anche evidenziando itinerari tecnici alternativi per una medesima coltura.
Prima della conclusione, si mettono in evidenza, pur sinteticamente commentate dal
punto di vista della coltivazione e dell’impiego, alcune piante officinali endemiche o
tipiche della flora sarda, a titolo di completamento del presente lavoro.
Contemporaneamente, lo studio vegetazionale, sintetico, ma selettivo e mirato, ha
permesso di sottolineare alcune specie officinali della Sardegna che potrebbero dare il
via ad una certa innovazione di prodotto o ad un filone di produzione “tipico” e con
caratteristiche di esclusività.
Su questo tema sono state fatte perciò diverse analisi, ipotesi e proposte, considerando
specificatamente la situazione sarda nel suo complesso aggregato agricolo, rurale ed
ambientale e in rapporto ad alcune caratteristiche del settore erboristico.
Infine, limitatamente alla luce dei dati di mercato raccolti nella fase precedente relativa
alla ricerca di mercato, il lavoro termina cercando anche di elaborare un orientamento
sulla superficie espandibile a piante officinali in Sardegna, nel breve - medio periodo,
per corrispondere alle quantità di materie prime e fitoderivati “espresse” dalle aziende di
78
trasformazione e di produzione intervistate, considerando che queste rappresentano solo
una parte di quelle che operano nel settore.
Ultima considerazione riguarda il fatto che tutte le elaborazioni inerenti le aziende pilota
sono state aggregate e vengono nel presente documento presentate con riferimento alle
aree territoriali. Nella figura successiva vengono pertanto riportate le sei aree territoriali
di riferimento.
Dislocazione territoriale delle aziende pilota
79
7
ELEMENTI AMBIENTALI E CLIMATICI DELLA SARDEGNA E DELLE AREE IN CUI
SONO LOCALIZZATE LE AZIENDE PILOTA
7.1
Il valore dei dati climatici
Le piante risentono non solo degli effetti climatici, ma anche di quelli edafici,
topografici e biotici. Si tratta di una combinazione di plurimi fattori variabili ed
interagenti, fra l'altro non tutti sempre rilevabili, che generano, nelle piante officinali e
nei vegetali in genere, specifiche risposte di presenza, adattabilità, sviluppo e
distribuzione vegetazionale, non casuali.
Sono questi i motivi per cui, mettendo anche in risalto la posizione geografica e la
caratteristica di insularità della Sardegna, molte piante officinali che vi crescono,
vengono a volte considerate "uniche" e di elevata qualità.
Questo anche se poi, in realtà, gli interventi predisposti dal coltivatore modificano, più o
meno parzialmente, il risultato quali - quantitativo, nonché organolettico e morfologico
e tendono, spesso volutamente, a standardizzarlo entro un "range espressivo" limitato
rispetto a quello che una pianta officinale mostrerebbe in "natura", dove si
presenterebbe, di anno in anno, con una maggiore ed elevata variabilità, spesso non
accettabile secondo criteri di produttività, di economicità, di lavorabilità o di mercato.
Pur con la possibilità di intervenire agronomicamente su alcuni fattori della produzione,
gli elementi climatico-ambientali, combinati fra loro, non solo lasciano comunque una
particolare impronta sul risultato produttivo, ma a volte sono determinanti, nel rendere
possibile o conveniente o nell'escludere, la coltivabilità di una determinata specie
vegetale officinale.
Un esempio può essere quello riferito al ruolo dell'intensità luminosa e dell'aridità,
fortemente responsabili dell'accumulo di olio essenziale in talune piante aromatiche. Le
medesime piante, in località geografiche con luminosità diversa, di intensità inferiore o
con umidità dell'aria più elevata, pur sottoposte ad un medesimo protocollo colturale,
potrebbero comunque vegetare e riprodursi bene, ma senza ivi sviluppare sostanze
aromatiche e quindi non potendo divenire in quel determinato territorio, una fonte di
produzione e di reddito per le aziende lì collocate.
Perciò, proprio perché l'obiettivo è di produrre materia prima officinale e relativi
derivati, si ritiene utile soffermarsi su alcuni aspetti climatici ed ambientali,
specialmente se riferiti alle aree in cui sono posizionate le aziende partecipanti al
progetto, aree in cui vengono o saranno coltivate le varie piante officinali che si riterrà
di proporre o considerare.
Ciò dovrebbe permettere una più completa valutazione sulla loro adattabilità alla messa
a coltura e sulla potenziale risposta attesa.
80
Soprattutto, l'analisi dei fattori climatici, dovrebbe contribuire a focalizzare alcune
problematiche di carattere agronomico, al fine di poter predisporre adeguati protocolli di
coltivazione, in funzione del risultato produttivo e qualitativo cercato.
Ad esempio, si pensi al rapporto fra clima ed espressione delle stagionalità, in relazione
al periodo utile per la pianta officinale a svolgere il ciclo produttivo e a raggiungere il
tempo balsamico; oppure alla più conveniente epoca di semina da individuarsi in
Sardegna rispetto ad altri ambienti; oppure, ancora, ai possibili effetti negativi della
ventosità sulla dispersione di taluni principi attivi.
I fattori climatici influenzano e determinano anche le attività post-raccolta applicate alle
piante officinali (si pensi all'essiccazione), nonché l'organizzazione aziendale e la
distribuzione dei ritmi e dei carichi di lavoro.
Si deve poi tenere presente che, a livello aziendale e dei terreni messi a coltura, il
macroclima individuato, viene di fatto modificato, anche fortemente, da elementi
"locali" come la presenza di pareti rocciose, fiumi, torrenti, laghi, pendenza, altitudine,
tipo di copertura vegetale, ma anche presenza di siepi ed alberature, nonché
insediamenti umani, generando dei veri e propri microclimi.
Perciò, le informazioni riportate di seguito, peraltro sintetiche ed orientative, non
vogliono essere un'analisi climatica generale della Sardegna, che così fatta risulterebbe
altrimenti troppo parziale e frammentaria, ma piuttosto, vogliono dare una chiave di
lettura mirata agli obiettivi del progetto ed in particolare efficace per la valutazione
degli elementi di relazione e di causa - effetto nella coltivazione delle piante officinali
nelle aziende agricole e nei territori interessati, rispetto alla riuscita dell’attività e alle
modalità con cui sia più conveniente realizzarle.
7.2
Fattori climatici della Sardegna e delle aree comprendenti le aziende pilota
7.2.1 Caratterizzazione generale
Il clima della Sardegna è il classico clima mediterraneo, di tipo temperato-caldo, a
periodismo quotidiano e stagionale, con stagione estiva caldo-arida ed una stagione più
o meno fredda, anche se esistono variazioni locali considerevoli.
L’inverno infatti è mite nella zona costiera ed in quelle interne di modesta altitudine,
mentre è freddo e maggiormente piovoso in montagna.
L’estate è invece ovunque soleggiata, calda (la temperatura media del mese più caldo è
quasi sempre superiore a 23 °C) e arida (le precipitazioni estive sono sempre basse
rispetto alla media calcolata.
La piovosità è concentrata prevalentemente nella stagione fredda.
81
Come conseguenza di queste estati calde e prive di pioggia e degli inverni miti, la
vegetazione naturale è del tutto particolare e contrariamente ad altre regioni italiane od
europee, i principali periodi favorevoli alla crescita delle piante sono perciò l'autunno,
con l'inizio delle piogge e la primavera.
Questa complessiva macro espressione climatica della Sardegna è principalmente
determinata da tre fattori:
-
la latitudine;
-
l’insularità;
-
la conformazione geologica e la complessità del paesaggio, con particolare
riferimento alla presenza di rilievi.
Latitudinalmente, la Sardegna si colloca all’incirca poco a sud di Roma, con la sua parte
più settentrionale di Punta Falcone e in linea con Catanzaro, con la parte meridionale di
Capo Teulada.
Per il fatto di essere un’isola e di particolare forma e dimensione, l’influenza regolatrice
e mitigatrice del mare è diretta e piuttosto uniformemente distribuita su tutto il territorio
regionale: basta sottolineare che nessuna località della Sardegna è distante dal mare più
di 50 – 55 km.
È per questo che le varie escursioni termiche che si possono rilevare in territori diversi,
anche confrontando i dati delle tabelle n. 2, 5 e 6, sono più determinate dalla variazione
altitudinale che da quella latitudinale o dallo spostarsi verso l'interno.
Inoltre questo effetto dovuto al variare dell'altitudine è particolarmente rilevabile nei
confronti del periodo invernale e delle temperature minime, piuttosto che verso il
periodo estivo e le temperature massime.
Anche se le aziende agricole che più direttamente si affacciano sul mare (CA 2 e OR 1),
possono beneficiare dell'umidità relativa portata dai venti di sud - est e sud - ovest.
Il paesaggio dell’isola è molto vario, ma definibile prevalentemente di collina e media
montagna, dove fra i rilievi si aprono altopiani di varia natura, giare, tacchi, coste “a
rias” e alture che, scendendo verso il mare, spesso si trasformano in cale (il territorio
dell’isola è infatti composto per il 13% di montagna, per il 68% di collina e solo per il
19% di pianura).
I relativi substrati sono di origine granitica, vulcanica o calcareo - dolomitica e le varie
conformazioni territoriali trovano nella presenza della macchia mediterranea un costante
elemento di quasi continuità.
I rilievi agiscono da condensatori dell’umidità atmosferica e favoriscono così le
precipitazioni, il cui possibile sfruttamento parziale od ottimale ai fini agricoli dipende
82
però dalle caratteristiche del territorio e dalla cura ambientale dell'uomo, grossa
problematica sulla quale non è compito di questo lavoro dissertare.
In questa condizione si trovano l'azienda del gruppo NU 1 e quelle del gruppo SS 1, per
l’altitudine alla quale sono collocate e per essere a ridosso di rilievi.
Di seguito alcune maggiori specifiche circa, temperatura, piovosità, altitudine, ventosità
ed umidità relativa.
7.2.2
Temperatura
I valori massimi della temperatura presentano maggiori irregolarità dei minimi, segno
che questi ultimi, stagionali ed annuali, sono più strettamente legati alle variazioni
dell’altitudine (Tab. 1), come si è scritto in precedenza, che ad altri fenomeni.
I valori sempre assai elevati della media massima del mese più caldo, anche a discreta
altitudine, mettono in evidenza che la stagione calda si fa notevolmente sentire in tutta
l’isola.
L’isoterma della media annua, che attraversa le aziende agricole del gruppo CA 2
(Muravera) è quella dei 18 °C e si è infatti a ridosso del Mare Mediterraneo, sulla costa
Est., mentre sono le isoterme della media annua dei 17 e 16 °C a toccare i territori
comprendenti le aziende dei gruppi CA 1 e CA 4 (cfr. Fig. 1).
Sempre l'isoterma dei 16 °C passa anche per le aziende del gruppo SS 1.
Quella che invece interessa l'azienda di Osidda (NU 1) è l'isoterma della media annua di
15 °C, dovuta all'altitudine della località.
Per le isoterme delle temperature medie annue massime e minime si vedano le figure da
n. 1 a n. 7 di seguito allegate.
Si deve aggiungere anche che la media delle temperature della seconda parte dell’anno è
sempre più elevata di quella della prima parte.
Questo aspetto, proprio della Sardegna e non generalizzabile ad altre zone climatiche
italiane, può essere interpretato in senso positivo in relazione all’accumulo dei principi
attivi nella pianta officinale.
Il minimo termico annuale si verifica spesso nel mese di febbraio, come è generalmente
nelle aree geografiche influenzate direttamente dal mare, ma talvolta anche a gennaio,
specialmente se si sale in altitudine e a seconda delle località o degli anni.
Sostanzialmente però, le temperature medie minime di questi due mesi, in quasi tutte le
località prese in considerazione perché riguardanti le aziende agricole del progetto, sono
spesso coincidenti fra loro o si costano una dall’altra di pochi decimali di °C (cfr. Tab.
6).
83
Il periodo in cui si rilevano più frequentemente le temperature medie massime è quello
di agosto.
Nelle località di maggior altitudine il mese più caldo tende talvolta a divenire luglio.
Anche in questo caso però, sostanzialmente le temperature medie massime di luglio e
agosto sono molto simili.
Per quanto riguarda il fenomeno delle temperature minime e con valori intorno allo zero
o inferiori, si evidenzia una prevalenza di questo fenomeno sui versanti orientali rispetto
a quelli occidentali.
Lungo la fascia costiera le frequenze sono comunque inferiori a 5-7 giorni nel periodo
invernale.
Per molte delle aree interessate dallo studio, sono limitati gli anni con oltre 10
rilevamenti in questo senso.
Il periodo più favorevole per il rilevamento di queste temperature è quello di gennaio febbraio, anche se negli ultimi anni il fenomeno è stato rilevato, anche al livello dei
mare, durante la prima decade di dicembre.
7.2.3
Precipitazioni
Nell’ambiente mediterraneo la quantità delle precipitazioni costituisce l’elemento
climatico essenziale, dal quale dipende decisamente il carattere delle vegetazioni.
In Sardegna, le precipitazioni sono un fenomeno molto variabile nel tempo e nello
spazio e quindi vari parametri di analisi dovrebbero essere presi in considerazione per
definire il fenomeno della piovosità in un dato territorio. Principalmente, la regione
presenta un regime pluviometrico doppiato, uno che è di tipo autunno - invernale ed uno
di tipo primaverile - estivo, in cui la siccità è un fatto costante.
Nel periodo autunno - primaverile, ma specie in ottobre e fino a dicembre (massimo
pluviometrico primario), fenomeni scioccassi di origine mediterranea, entrando a
contatto col mare e poi coi rilievi montuosi determinano a volte precipitazioni che, per
la loro intensità possono essere causa di ricorrenti alluvioni, nonché di erosione del
suolo, specie dove il terreno è sciolto e la protezione della vegetazione, sovente
costituita da terofite a riposo estivo, è quasi nulla.
Un massimo secondario lo si ha poi nel periodo primaverile, più facilmente riscontrabile
nel versante orientale, sotto l’influenza dei venti carichi di umidità.
La quantità complessiva delle precipitazioni è quanto mai variabile da un anno all'altro,
tanto che anche indicando un dato “medio” annuo di circa 500 – 600 mm di pioggia,
questo ha scarso significato (la media annua generale è teoricamente di 775 mm, pari al
75% della media calcolata per l’Italia, con una precipitazione media teorica giornaliera
di 17 – 18 mm) .
84
Sussiste infatti, il fenomeno della cosiddetta "infedeltà pluviometrica", fra l’altro assai
maggiore nelle zone di montagna e nella parte orientale dell’isola.
Questa variabilità potrebbe essere giustificata dall'azione combinata dell'orografia e
della variazione delle traiettorie abituali delle depressioni atmosferiche transitanti in
prossimità della Sardegna a cui sono associati i sistemi frontali.
Inoltre, le precipitazioni tendono ad aumentare considerevolmente con l’altitudine (cfr.
le tabelle n. 3, 5 e 7). Infatti, i valori massimi si registrano sui rilievi, con una
distinzione abbastanza netta tra settore occidentale e settore orientale dell’isola.
A parità di altitudine, i monti vicini alla costa occidentale hanno generalmente
precipitazioni più abbondanti, perché le piogge sono portate di solito ‘da depressioni
provenienti da occidente e si formano e scaricano incontrandosi con i rilievi che per
primi incontrano.
Lungo il versante occidentale, infatti, si nota una fascia allungata da nord a sud, dai
Monti di Villanova fino al margine settentrionale del Campidano, che ha circa 900 mm
di piogge all’anno.
Questa fascia riprende più a sud, nei Monti dell’lglesiente e del Sulcis, con tratti aventi
oltre 1.000 mm.
La piovosità massima si registra, comunque, sui monti dei versante orientale dell’isola.
Sembra una contraddizione con quanto appena scritto, ma: bisogna considerare che le
altitudini sono qui notevolmente superiori e quindi le temperature più basse condensano
più facilmente l’umidità atmosferica.
Così, per esempio, nelle parti più elevate del Gennargentu (quota di circa 1 800 metri) si
superano i 1.300 mm di pioggia all’anno.
Il record delle precipitazioni si registra nella Gallura, dove sulle zone alte del Massiccio
del Limbara cadono oltre 1.350 mm di pioggia.
È possibile anche indicare una
precipitazioni, così schematizzata:
“distribuzione
geografica
stagionale”
delle
-
in autunno, in buona parte del territorio, queste sono comprese tra 150 e 300 mm,
ma sono superiori sui rilievi centrali e settentrionali, sulla zona di Bosa e al sud
nella zona di Monte Linas, mentre una fascia ristretta delle coste meridionali
dell'isola è caratterizzata da precipitazioni inferiori a 150 mm;
-
in inverno, si ritrovano precipitazioni comprese tra 300 e 500 mm su tutta la
Sardegna centrale, l'iglesiente e tutto l'entroterra della costa orientale; valori
compresi tra 150 e 300 mm sul Campidano, sul Bacino dei Tirso e in zona Nuoro; si
registrano poi valori superiori ai 500 mm in una zona a nord – est di Iglesias, in
prossimità del Gennargentu, sul versante Orientale e nella zona di Tempio; nella
85
fascia compresa tra Cagliari e Capo Teulada le precipitazioni sono inferiori ai 150
mm;
-
in primavera, si registrano valori inferiori a 100 mm a Cagliari, a Carloforte e lungo
le coste Nord - orientali; precipitazioni superiori a 300 mm si ritrovano nella zona
nord – est di Iglesias e nella zona Gennargentu; nelle rimanenti zone dell'isola si
hanno invece, sempre in primavera, valori compresi tra 100 e 300 mm.
-
in estate invece, le precipitazioni sono comprese tra 10 e 50 mm, su circa il 90%
del territorio sardo, ad esclusione dell’area del gruppo del Gennargentu dove
cadono circa 50 mm di pioggia e sulle coste meridionali, sudorientali e sud occidentali dove sussistono condizioni di aridità con circa 10 mm di pioggia.
Nelle aree maggiormente interessate dal progetto si individua un comportamento
pluviometrico sostanzialmente simile a quello descritto (cfr. le tabelle n. 5 e 7), in
relazione all'area di appartenenza di ciascuna azienda.
Per le aziende del gruppo CA 1, si prendano a riferimento i dati pluviometrici medi
annui di Cagliari (433 mm) e di Dolianova (554 mm).
A Muravera (CA 2) si hanno invece, per la posizione geografica maggiormente esposta,
661 mm di pioggia.
Per le aziende in area CA 4, si hanno le precipitazioni di 688 mm a Villacidro, 637 mm
a Domusnova s e 793 mm a Iglesias.
Considerando la quota relativamente bassa, 100 – 230 m s.l.m., di queste località,
quest’area è maggiormente piovosa delle altre.
Ovviamente il massimo della precipitazione è localizzato in zona NU 1, con 708 mm
rilevati nella stazione di Nuoro, a riferimento per l’area di Osidda.
Per le aziende raggruppate in SS 1, nella Stazione di Sassari si hanno mediamente ed
annualmente 599 mm di pioggia, mentre a Thiesi si registrano 836 mm.
Nell’area di Santa Giusta (OR 1) vi sono invece 586 mm di pioggia complessiva media
annua.
La neve sostituisce la pioggia alle quote più alte e durante la stagione fredda, come è
logico.
La copertura nevosa rimane in media per tre mesi nelle zone comprese tra 1.200 e 1.300
m s.l.m., per cinque mesi nelle zone tra 1 500 e 1 800.
Sembra quasi superfluo aggiungere a questa descrizione qualsiasi commento circa la
disponibilità di acqua, sotto il profilo agricolo.
Come è risaputo, il problema non deriva dalla quantità delle precipitazioni, ma dalla
loro distribuzione nel tempo e nelle stagioni e dal fatto che l'acqua delle piogge viene di
86
fatto dispersa, per mancanza di bacini di accumulo e per il governo insufficiente
dell'uomo.
Si ricorda solo che, anche in ipotesi di colture officinali in “asciutta” vitale di
disponibilità idrica, almeno per le fasi della semina diretta e della successiva
germinazione, oltreché per un eventuale trapianto in piena terra. resta la necessità
7.2.4
Umidità relativa
Si evidenzia, lungo la fascia costiera, un valore medio di umidità relativa dei 75%
giustificato dal fenomeno delle brezze marine, mentre le zone interne subiscono una
forte variazione.
I valori massimi di umidità relativa delle zone interne durante il periodo invernale sono
giustificati dalle temperature più basse rispetto a quelle della fascia costiera.
7.2.5
Vento
In prossimità della Sardegna transitano circa il 65% delle traiettorie dei centri
depressionari che interessano l'area mediterranea.
Il movimento delle masse d'aria è, in prima analisi, determinato dal gradiente barico.
Data la posizione geografica della Sardegna, questa è investita quasi tutto l’anno dalle
correnti aeree occidentali che spirano dall’Atlantico o dall’Europa sud - occidentale
verso i centri di bassa pressione mediterranei.
I giorni di calma non superano in genere i 30 all’anno.
Il vento predominante in assoluto è il maestrale, che soffia da nord - ovest verso sud est e investe l’isola, per così dire, di traverso, in tutte le aree, ma specialmente in
inverno.
Il maestrale genera temperature variabili, basse in inverno e assai calde in estate.
Per questo può essere particolarmente dannoso per la vegetazione perché determina
un’intensa evaporazione e quindi dissecca il terreno e nel caso delle officinali
aromatiche può anche determinare l’usura dell’aroma.
Il maestrale interessa soprattutto le aziende del gruppo SS 1 e CA 4.
Nella parte occidentale dell’isola, specialmente lungo le due estremità, è assai frequente
e assai violento anche il Ponente.
Particolarmente problematico è però lo Scirocco, insieme all’altro vento meridionale, il
Levante, che determinano una forte influenza climatica per le aree del sud e del sud - est
dell’isola, dove si ritrovano i gruppi di aziende CA 1 e CA 3.
Lo Scirocco ha origine dalle masse d’aria calda e secchissima dei deserti africani,
richiamati a nord da zone di bassa pressione barometrica.
87
All’origine asciutto, il vento si carica di umidità passando sul mare e quando investe la
Sardegna è caldo, pesante e umido.
Localmente, per effetti orografici o di canalizzazione l'intensità dei vento, a parità di
gradiente, risulta accentuata. Anche il fenomeno delle brezze marine risulta talvolta
7.2.6
Altitudine
Le caratteristiche orografiche e la presenza di sistemi collinari e montuosi, che
culminano nello sviluppo del sistema del Gennargentu e del Monte Linas, determinano
nel territorio sardo una considerevole variabilità altitudinale che, come precedentemente
accennato, ha la principale responsabilità nella variabilità delle escursioni termiche,
anche se mitigate dall'influenza del mare mediterraneo.
Infatti, aumentando l'altitudine, la temperatura diminuisce di 1 C° ogni 200 m, mentre
sulle Alpi, tale escursione è pari a 1 C° ogni 100 metri di dislivello.
Di conseguenza, climaticamente:
-
le aree ad altitudine più elevata (600 - 1.000 m s.l.m.) appartengono al clima
mediterraneo - umido o sub umido;
quelle ad altitudine media (300 - 600 m s.l.m.), fanno parte del clima mediterraneo
sub - umido;
quelle ad altitudine più bassa (0 - 300 m s.l.m.) appartengono al clima mediterraneo
semi - arido.
Per altre osservazioni, si vedano le tabelle e le figure presentate nelle pagine successive.
Tab. 1 - Variazioni medie della temperatura in rapporto con l’altitudine in Sardegna (da
Arrigoni, 1968).
ALTITUDINE
QUOTA MEDIA
TEMPERATURE MEDIE ANNUE
da - a m s.l.m.
m s.l.m.
t °C
0 - 100
100 - 200
200 - 300
300 - 400
400 - 500
500 - 600
600 - 700
> 700
27
145
216
349
487
359
662
956
ANNUA
MAX
MIN
MAX MESE
PIÙ CALDO
MIN MESE
PIÙ FREDDO
17,0
16,5
16,1
15.7
14,6
14,3
14,4
12,1
21,6
21,9
20,4
21,0
18,5
18,6
19,1
16,0
12,4
11,4
11,7
10,4
10,7
10,0
9,8
8,1
31,0
33,0
31,0
32,5
29,4
30,1
30,4
27,7
5,3
4,7
4,5
3,2
3,3
2,7
2,4
0,3
88
Tab. 2 - Temperature medie annue ridotte al livello del mare ed escursioni medie diurne
dell’estate, di gennaio o luglio, di alcune stazioni interessate all’area Leader o di
riferimento comparativo (da Arrigoni, 1968).
STAZONE
TEMPERATURA
ESCURSIONI MEDIE DIURNE
MEDIA ANNUA
? t °C
ESTIVA
GENNAIO
LUGLIO
Fonni
Desulo
Nuoro
? t °C
18,0
17,4
17,0
12,0
11,9
13,6
5,8
6,1
6,4
12,6
12,3
14,1
Sassari
Cagliari
17,2
17,0
10,5
8,0
5,9
4,3
10,9
3,4
Tab. 3 - Variazioni delle precipitazioni con l’altitudine, in Sardegna (da Arrigoni, 1968).
ALTITUDINE
da - a m s.l.m.
0 - 200
200 - 400
400 - 600
600 - 800
800 - 1000
> 1000
P RECIPITAZIONI MEDIE ANNUE
mm
657
766
892
946
1038
1209
89
Tab. 4 - Classificazione fitoclimatica riassuntiva e comparativa di alcune località della Sardegna in
corrispondenza delle aziende pilota (Elaborazione a partire da: Arrigoni, 1968).
STAZIONE DI
GRUPPO
ALTITUDINE
RIFERIMENTO
AZIENDE
m s.l.m.
MESI
G
Cagliari
Dolianova
Uta
Muravera
Iglesias
Villacidro
Santa Giusta
Sassari
Bonnannaro
Macomer
Alà dei Sardi
Nuoro
CA 1
CA 1
CA 1
CA 2
CA 4
CA 4
OR 1
SS 1
SS 1
SS 1
NU 1
NU 1
F
M
A
M
7
12
17
18
193
213
10
224
399
575
663
545
Legenda:
Mesi freddi
Mesi temperati
Mesi aridi
Mesi tropicali
90
G
L
A
S
O
N
D
Tab. 5 - Caratteristiche principali e classificazione fitoclimatica di alcune stazioni della Sardegna, nelle cui aree sono collocate le
aziende pilota (Elaborazione a partire da: Arrigoni, 1968).
STAZIONE
GRUPPO
ALT .
TEMPERATURE
PRECIPITAZIONI
ESCURSIONE
ZONA
AZIENDE
m
slm
MEDIE
mm
TERMICA
FITOCLIMATICA
t °C
ANNUA
Cagliari
CA 1
7
17,5
MESE
ANNUA
MESE
DEI
DEI
MIN
MAX
0,5
36,8
PIÙ
PIÙ
FREDDO
CALDO
9,8
21,9
CLIMA
TIPO MEDITERRANEO
ANNUE
ESTIVE
433
18
16,1
Lauretum
clima di zona calda
di pianura,
Muravera
CA 2
18
18,0
10,1
27,0
- 0,3
42,1
661
22
15,3
Lauretum
Iglesias
CA 4
193
17,0
8,7
26,5
- 0,4
39,6
793
27
17,8
Lauretum
Villacidro
CA 4
213
16,4
7,6
26,2
- 2,0
40,6
588
23
18,6
Lauretum
Santa Giusta
OR 1
10
16,7
9,0
24,3
- 2,0
38,7
565
20
15,3
Lauretum
Macomer
SS 1
575
15,1
6,2
27,6
- 2,5
39,2
901
41
21,4
Castanetum
Sassari
SS 1
224
16,1
7,9
24,9
- 0,4
37,9
599
27
17,8
Lauretum
Alà dei Sardi
NU 1
663
12,9
3,9
22,8
- 4,5
36,3
1079
54
8,9
Castanetum
Nuoro
NU 1
450
14,8
5,8
25,0
- 2,9
37,6
708
43
19,2
Castanetum
91
semiarido
clima di zona calda
di pianura, semiarido
clima di zona calda
di pianura, semiarido
clima di zona calda
di pianura, semiarido
clima di zona calda
di pianura, semiarido
clima di zona calda
di collina, sub-umido
clima di zona calda
di collina, semiarido
c. di transizione di
montagna,
da regione calda, umido
clima di zona calda
di collina, semiumido
Tab. 6 - Temperature massime, minime e medie mensili e annuali di alcune stazioni termometriche della Sardegna, nelle cui aree
sono collocate le aziende pilota (Estratto da Arrigoni, 1968).
STAZIONE
GRUPPO
AZIENDE
ALT . m
A NNI DI
OSS.
39
Cagliari
CA 1
slm
7
Uta
CA 1
17
14
Muravera
CA 2
18
11
Iglesias
CA 4
193
29
Villacidro
CA 4
213
13
Santa Giusta
OR 1
10
34
Macomer
SS 1
572
25
Sassari
SS 1
224
12
Alà dei Sardi
NU 1
663
20
Nuoro
NU 1
545
23
Temp
max
min
media
max
min
media
max
min
media
max
min
media
max
min
media
max
min
media
max
min
media
max
min
media
max
min
media
max
min
media
G
F
M
A
M
G
L
A
S
O
N
D
14,0
6,8
10,4
14,5
4,0
9,3
16,2
6,0
11,1
13,8
5,3
9,5
11,8
4,5
8,2
14,6
5,3
9,9
10,6
3,8
7,2
11,7
6,8
8,8
8,2
1,8
4,9
9,8
3,4
6,6
14,6
7,0
10,8
15,1
4,1
9,6
16,2
5,6
11,1
13,9
5,3
9,6
12,3
4,7
8,5
14,7
5,6
10,1
11,3
3,6
7,4
12,5
6,8
9,1
8,9
1,8
5,3
10,8
3,8
7,3
16,9
8,5
12,7
17,9
5,8
11,8
18,6
7,6
13,1
16,7
6,6
11,6
15,4
6,8
11,1
17,3
7,2
12,2
14,3
5,4
9,8
15,1
7,9
11,2
12,3
3,6
8,0
13,8
5,1
9,5
19,6
10,4
15,0
20,3
7,3
13,8
20,8
9,1
15,0
19,7
8,6
14,2
17,9
8,2
13,0
19,7
9,2
14,4
17,3
7,5
12,4
18,4
9,8
14,1
15,6
6,3
10,4
16,9
7,2
12,0
23,4
13,0
18,2
25,1
10,5
17,8
25,7
12,5
19,1
24,0
11,5
17,7
23,6
11,6
17,6
22,9
12,2
17,5
21,9
10,5
16,2
21,7
12,4
17,0
20,4
8,3
14,4
21,7
10,3
16,0
28,0
17,5
22,8
29,9
14,9
22,4
29,8
16,5
23,2
29,8
15,7
22,7
29,4
15,9
22,7
27,4
15,5
21,4
27,5
14,5
21,0
26,4
16,3
21,4
20,0
12,5
19,3
27,7
14,4
21,0
30,0
20,1
25,5
33,1
17,0
25,0
33,4
19,2
26,3
33,6
18,2
25,9
32,0
18,5
25,7
30,0
17,2
23,6
31,3
16,9
24,1
29,6
18,7
24,1
29,7
15,0
22,3
31,5
17,4
24,5
30,5
20,4
25,5
33,1
17,6
25,3
33,8
19,6
26,7
32,8
18,8
25,8
32,3
18,9
25,6
30,6
17,7
24,1
31,4
17,2
24,3
29,6
19,2
24,4
29,0
14,9
22,0
31,0
17,7
24,3
27,7
18,6
23,2
29,2
16,1
22,6
30,1
17,6
23,9
29,5
17,0
23,2
28,4
16,9
22,7
28,5
16,6
22,0
28,1
15,2
21,7
26,8
17,4
22,1
25,2
12,7
18,9
20,9
15,5
21,2
23,4
15,1
19,2
23,9
12,4
18,2
24,3
13,5
18,9
23,9
13,1
18,5
22,2
13,1
17,7
24,0
13,2
18,6
21,3
11,5
16,4
21,7
13,0
17,7
18,9
8,7
13,8
20,4
11,3
15,8
19,1
11,4
15,2
19,5
8,5
14,0
20,5
10,1
15,3
19,1
9,5
14,3
17,1
9,6
13,2
19,3
9,5
14,4
15,8
8,2
12,0
17,0
10,2
13,6
14,0
5,8
9,8
15,0
7,9
11,4
15,2
8,0
11,6
16,2
6,01
11,1
17,0
7,6
12,3
15,5
6,8
11,1
13,9
6,9
10,4
15,6
6,5
11,0
11,4
5,2
8,3
13,1
7,1
10,1
9,7
2,8
6,2
10,9
4,7
7,8
92
Anno
11,6
13,1
17,1
23,1
10,3
16,3
23,9
12,1
18,0
22,7
11,4
17,0
21,4
11,3
16,4
22,0
11,3
16,7
20,2
9,9
15,1
20,3
12,0
16,1
18,2
7,7
12,9
19,7
9,9
14,8
Tab. 7 - Valori pluviometrici medi, annui e stagionali, di alcune stazioni della Sardegna, nelle cui aree sono
collocate le aziende pilota (Estratto da Arrigoni, 1968).
STAZIONE
Cagliari
Dolianova
Uta
Muravera
Villacidro
Domusnova S. G.
Iglesias
Santa Giusta
Sassari
Thiesi
Macomer
Alà dei Sardi
Nuoro
Orgosolo
GRUPPO
ALT . m
ANNI DI
QUANTITÀ
PRECIPITAZIONI
GIORNI
AZIENDE
slm
OSS.
MEDIA ANNUA
MEDIE STAGIONALI
PIOVOSI
mm
mm
N
CA 1
CA 1
CA 1
CA 2
CA 4
CA 4
CA 4
OR 1
SS 1
SS 1
SS 1
NU 1
NU 1
7
191
17
18
213
170
193
10
224
472
572
663
545
591
38
38
15
38
42
34
30
42
41
42
42
42
41
42
433
554
538
661
688
637
793
586
599
836
901
1079
708
562
93
inverno
148
201
231
237
283
363
341
219
215
324
347
415
270
196
primavera
108
147
144
159
173
193
180
128
111
196
217
276
171
132
estate
18
30
47
22
23
29
27
20
27
37
41
51
43
21
autunno
159
173
116
255
209
247
242
199
213
279
296
334
224
213
59
62
68
75
71
77
83
72
71
81
82
79
78
51
Fig 1 – Isoterme della temperatura media, media annua.
Fig 2 – Isoterme della temperatura massima media annua.
(Fonte: Servizio Agrometeorologico Regionale della Sardegna)
94
Fig 3 – Isoterme della temperatura minima media annua.
(Fonte: Servizio Agrometeorologico Regionale della Sardegna)
Fig 4 – Isoterme della temperatura media, media del mese di agosto
(mese generalmente più caldo).
(Fonte: Servizio Agrometeorologico Regionale della Sardegna)
95
Fig 5 – Isoterme della temperatura massima media del mese di agosto
(mese generalmente più caldo).
(Fonte: Servizio Agrometeorologico Regionale della Sardegna)
Fig 6 – Isoterme della temperatura minima media del mese di febbraio
(mese generalmente più freddo).
(Fonte: Servizio Agrometeorologico Regionale della Sardegna)
96
Fig 7 – Isoterme della temperatura media, media del
mese di febbraio (mese generalmente più freddo).
(Fonte: Servizio Agrometeorologico Regionale della Sardegna)
Fig 8 – Valori medi annui delle precipitazioni.
(Fonte: Servizio Agrometeorologico Regionale della Sardegna)
97
Fig 9 – Deviazione standard della media annuale
delle precipitazioni.
(Fonte: Servizio Agrometeorologico Regionale della Sardegna)
Fig 10 – Numero medio annuo di giorni di pioggia.
(Fonte: Servizio Agrometeorologico Regionale della Sardegna)
98
7.3
Clima e vocazione alla coltivazione di piante officinali, delle aree individuate
Sulla quasi totalità della superficie della Sardegna è possibile “incontrare” specie
officinali, molte di notevole pregio e di potenziale interesse funzionale, per aspetti
farmacologici o legati alle esperienze erboristiche tradizionali.
Addirittura, si ritiene che circa il 10% della flora auctoctona sia di carattere endemico.
Tuttavia, non per tutte si può parlare facilmente e scontatamente di sfruttamento e di
coltivazione, almeno nel breve periodo e senza prove preliminari opportune.
Ugualmente, non tutti gli ambienti, pur ospitando allo stato naturale le varie piante
officinali, sono per questo conseguentemente e direttamente anche adatti alla loro
coltivazione, poiché ad un aspetto biologico e di adattamento si aggiungono in questo
caso priorità ed esigenze di produttività e remuneratività.
Pur presentando alcune caratteristiche climatiche generali e caratterizzanti, oltremodo
influenzate e determinate dall'impronta di insularità, la Sardegna presenta una elevata
eterogeneità ambientale, dove ritroviamo coste sabbiose, scogliere, colline più o meno
dolci e verdi, promontori montuosi, nonché vallate o addirittura altipiani.
A volte però, il passaggio da un ambiente all’altro avviene con una certa progressione
naturale, a volte inavvertibile, specie se vi è una certa contiguità fra un’area a quella
subito successiva, contiguità generata da comuni e condivise “espressioni” ambientali,
come per esempio la quasi costante presenza della gariga che impera ed accomuna
superfici ed altitudini diverse, una ricorrente ventosità, la persistente e diffusa
soleggiabilità e così via.
Diverse sono le aree che potrebbero essere destinate alla coltivazione di determinate
specie officinali, alcune particolarmente vocate all’agricoltura, anche da reddito (si
pensi alle orticole) e per le quali ci si potrebbe chiedere se, dal punto di vista economico
convenga fare le piante officinali e con quali termini o se convenga porre
prioritariamente l'attenzione verso le colture più tradizionali già esistenti in ciascun
rispettivo luogo.
Altre aree, a volte proprio quelle dove si ritrovano spontaneamente molte essenze
medicinali fra le più pregiate qualitativamente, mettono invece in evidenza diversi e tali
elementi di limitazione (aridità, mancanza di substrato, sassosità, pendenza, difficoltà
viaria, degradazione ambientale, appezzamenti coltivabili limitati e frammentati, etc.),
da far pensare se in questi luoghi si possa raggiungere un risultato tecnico apprezzabile
ed un risultato economico sufficiente a consolidare e dare continuità nel tempo ad un
eventuale produzione officinale.
Ovviamente, da un punto di vista climatico generale, le aziende coinvolte nel progetto
presentano una base di ambientazione comune.
99
Tuttavia alcune particolarità differenziali ci sono.
La più evidente si basa sulle diverse altitudini, specie per quanto riguarda l’area di
Osidda (gruppo NU 1), l'unica ad essere collocata in zona castanetum, secondo le varie
classificazioni fitoclimatiche.
Nonostante ciò, anche in questa zona rimane la forte caratterizzazione mediterranea, con
una piovosità nella media regionale e un periodo di aridità compreso nei mesi da giugno
a settembre.
Per le osservazioni riferite alla zona di Osidda sono state prese in considerazione i dati
disponibili delle stazioni di Nuoro e Alà dei Sardi.
In realtà è plausibile che Osidda abbia caratteristiche intermedie, perché è piuttosto a
nord di Nuoro e più a sud di Alà dei Sardi, mentre l'altitudine dei terreni da dedicare alla
coltivazione delle piante officinali è superiore alla stazione di rilevamento di Nuoro e si
allinea con Alà dei Sardi.(600 - 800 m s.l.m.).
Avendo detto in precedenza che è l'altitudine uno dei principali elementi responsabili
della variabilità che insiste fra le varie località della Sardegna, perché l'intera regione è
sotto l'influenza generale del clima mediterraneo, si potrebbe trovare un certo
accostamento anche fra l’area di Osidda e quella del sassarese (SS 1), dove però i
terreni presi in considerazione presentano una maggiore "lavorabilità" e "viabilità".
Il gruppo di aziende agricole geograficamente localizzato nella zona sud – sud est
dell’isola (CA 1), nell’entroterra a nord di Cagliari (Soleminis e Sinnai), è sotto
l’influenza del clima costiero e delle brezze che soffiano da sud – est.
Il secondo gruppo (CA 2), sempre individuabile in area sud - sud ovest, è collocato nella
medesima direttrice latitudinale, ancorché leggermente più a nord e quasi si affaccia sul
mare.
Da ciò subisce maggiormente l’influenza dei venti mediterranei provenienti da sud,
realizzando così un clima più caldo, ma con maggiore disponibilità di pioggia ed ampia
radiazione luminosa, tanto che il microclima ivi presente viene considerato di tipo
subtropicale e il mese di settembre come mese tropicale (cfr. Tab. 4).
Queste caratteristiche, unitamente ad un buon franco di coltivazione e alla disponibilità
di irrigazione dell’area di Muravera, rendono questa zona particolarmente vocata alla
produzione delle piante officinali e di particolari talune specie aromatiche, ivi incluse
alcune endemiche, come si avrà occasione di indicare in altre parti di questo lavoro.
Certo che alcune valutazioni oggettive di carattere analitico e chimico-agronomico,
potrebbero approfondire ed eventualmente confermare la questione.
Invece, l’elemento temibile potrebbe essere rappresentato dall’eccessiva esposizione al
vento, che potrebbe danneggiare gli impianti, in particolari situazioni o provocare
100
perdite di aromi o la così detta "stretta" (termine preso in prestito dalla terminologia
della cerealicoltura), su determinate colture officinali, specialmente da seme o frutto
(per esempio finocchio).
D'altra parte, anche il vento è elemento piuttosto costante in tutta l'isola.
Quindi, di fatto, per la maggior parte delle aziende che si collocano fra la quasi pianura
e/o la bassa collina (CA 1, CA 2, CA 4, OR 1), pur se il clima può avere influenza sotto
il profilo qualitativo, la "coltivabilità" di certe specie officinali, anziché altre, viene
piuttosto ad essere determinata dalla situazione agro-ambientale locale e in special
modo dalle caratteristiche del terreno e dalla disponibilità ad approvvigionarsi di acqua,
almeno per le fasi di germinazione o trapianto e fino all'attecchimento della pianta.
Le pur minime differenze climatiche, specie termometriche, che si possono mettere in
evidenza fra le località e le aziende appena considerate, potrebbero essere piuttosto
oggetto di valutazione, nel caso si volesse sperimentare o dedicarsi alla coltivazione di
specie officinali od aromatiche esotiche, perché il mercato ne ha messo in evidenza la
richiesta (per esempio, zenzero o vetiver).
Ovviamente qui non si discute su l'opportunità tecnica ed economica di un'eventuale
tale interesse.
Con la stessa logica, si può dire che nelle aree di Osidda e Bonorva, ma comunque in
quelle di maggior altitudine, potrebbero invece trovare collocazione le specie officinali
con caratteristiche più "continentali" come per esempio la menta piperita.
D'altra parte, è proprio nella zona delle Barbagie che è possibile rilevare la presenza
della digitale, come anche della genziana.
Le aree ambientali meno "aspre", dal punto di vista climatico, sono anche quelle che
ospitano diverse specie tintoree, per altro molte non tipiche della Sardegna, ma presenti
in altre regioni italiane e del bacino del Mediterraneo, come il guado (che si ritrova in
Francia e in Germania), la reseda e talvolta la robbia.
Certo è che si potrebbe disquisire su eventuali differenze morfologiche o chemiotipiche
di queste specie, fra quelle presenti in Sardegna ed in altre aree geografiche, ma non
necessariamente e scontatamente a favore dei materiali sardi.
101
8
8.1
LA SCELTA DEI MODELLI COLTURALI E DELLE TECNICHE AGRONOMICHE
APPLICABILI ALLA PRODUZIONE DELLE PIANTE OFFICINALI, IN SARDEGNA
Criteri di analisi e di scelta tecnica, nel contesto del progetto.
Molte aree della Sardegna, a volte proprio quelle dove si ritrovano spontaneamente
molte essenze medicinali fra le più pregiate qualitativamente, presentano diversi e tali
elementi di limitazione, da far pensare se in questi stessi luoghi sia possibile costruire
una progettualità solida ed ottenere un risultato tecnico apprezzabile, nonché un
risultato economico sufficiente a consolidare e dare continuità nel tempo ad un
eventuale produzione vegetale officinale.
Sono limitazioni riguardanti per esempio, l'aridità, la mancanza di substrato, la
sassosità, la pendenza, la difficoltà viaria, la degradazione ambientale, che si traducono
in una frammentarietà degli appezzamenti, una non sempre facile lavorabilità dei
terreni, meccanizzazione gravosa, difficoltà a produzioni intensive, a ottenere rese
elevate e a mantenere efficiente l'organizzazione dei processi produttivi.
A rafforzare questa considerazione vi è il fatto che, le colture officinali sono sempre più
da considerarsi delle produzioni agricole specializzate, le cui materie prime ottenute
vengono in gran parte assorbite dall’agroindustria e dall’industria farmaceutica e degli
estratti, che oggi costituiscono la forma quasi prevalente con la quale le erbe trovano la
strada per la loro utilizzazione e per la realizzazione di prodotti finiti vari e diversi,
attraverso lo sfruttamento dei rispettivi principi attivi.
Come tali, la loro coltivazione e prima trasformazione, per sostenersi, deve
corrispondere a criteri di produttività, efficienza tecnico-agronomica e tornaconto
economico.
Per questi motivi, ad una prima analisi, la possibilità che queste colture officinali
possano essere inserite ed applicate tout court ad ambienti e realtà marginali, appare
piuttosto remota e nel caso, relegata ad alcune situazioni di nicchia, non per questo da
trascurare.
Anche i produttori sardi hanno oramai fatto esperienza che non basta un particolare
ambiente a garanzia della qualità della materia prima ottenuta, ma che devono essere
rispettati contemporaneamente criteri di produttività ed economicità, cosa che in
ambienti marginali è difficile da ottenere, anche con l’ausilio di forte tecnologia.
Le colture officinali devono anch’esse rispondere a questi parametri, come le altre più
“convenzionali” colture da reddito.
Caso mai, la qualità che ne deriva, dall’essere prodotta in un determinato habitat, è
elemento per garantire una maggiore forza concorrenziale, fermo il fatto che, quando il
102
produttore si rivolge all’industria, deve comunque rispettare prioritariamente criteri
quali:
-
quantità fornita (livello di massa critica producibile, in relazione alla domanda);
-
continuità e tempestività nella fornitura;
-
standardizzazione delle caratteristiche del prodotto nel tempo.
-
economia della produzione e sostenibilità del prezzo di mercato.
Le tecniche agronomiche intervengono proprio con lo scopo di permettere al produttore
agricolo di raggiungere questi obiettivi, in una combinazione giusta ed equilibrata fra
loro, tale da garantire l’attività e la resa economica.
Addirittura, a volte, nella scelta di applicare determinati protocolli agronomici, si
accetta implicitamente la possibilità o addirittura la certezza di peggiorare alcuni aspetti
qualitativi della materia prima erboristica, che in parte derivano proprio dalla
“vocabilità” del territorio o dell’azienda, pur di rispettare e perseguire i parametri
appena indicati e far quadrare l’attività di coltivazione con la sostenibilità del progetto
d’impresa.
Anche la tecnica agronomica trova però i propri limiti applicativi, specie in determinate
situazioni agroambientali e soprattutto quando i fattori limitanti da affrontare superano
una certa intensità e si combinano fra loro negativamente.
Sotto questo profilo analitico, è stato indispensabile delineare una “Scheda Tecnica” per
ciascuna delle aziende compartecipanti al progetto dell’Osservatorio Industriale, per
poter stabilire in quale contesto produttivo queste stesse aziende possano ritrovarsi e per
poter indicare quali strumenti agronomici e quali itinerari produttivi debbano essere
adottati ed applicati da queste stesse aziende per ottenere un risultato positivo di resa,
commerciale ed economico.
Questo discorso è tanto importante e fondamentale, quanto più se si affronta il mercato
globale, industriale, basato sulla concorrenzialità, quello comunque in grado di
permettere la produzione delle piante officinali in Sardegna su estese superfici, quindi di
dare anche una significatività ponderale al settore.
Quando però alcuni obiettivi cambiano, quando si individuano mercati e target diversi
da quello industriale, che nel settore erboristico ci sono ed hanno il loro fondamento,
allora il concetto di “vocabilità” alla produzione officinale assume anche altre
connotazioni interpretative.
Ciò è da intendersi per esempio, con riferimento alla progettualità di realizzare prodotti
erboristici o comunque fitoderivati di prerogativa esclusiva, sfruttando per questo specie
vegetali officinali endemiche o proprie degli habitat sardi, soprattutto se non presenti
attualmente sul mercato erboristico, né regionale, né internazionale, che trovano
103
motivazione di esistere perché legate al patrimonio culturale della Sardegna e
contemporaneamente sostenute da elementi di conferma scientifici ed attuali.
Va da sé che tali prodotti si giustificano commercialmente solo con l'esistenza, la
consistenza e il contatto di utenti con un profilo sensibile verso tematiche ambientali,
culturali, salutistiche e naturalistiche, che talvolta li porta addirittura a disinteressarsi del
prodotto, pur di derivazione naturale, ma che segua le logiche della filiera industriale.
In questo caso, la produzione e l’economicità delle stesse non si basano più
essenzialmente su una produttività solamente quantitativa, di standardizzazione delle
materie prime o su un’assoluta minimizzazione dei costi di produzione.
Al contrario, tutti quegli elementi che nell'ipotesi precedente di modello produttivo
potevano essere considerati fattori limitanti di una produzione officinale specializzata
(agroindustriale), con questa diversa logica produttiva, diventano indispensabili a dare
valore al prodotto o addirittura a giustificarne l’esistenza e la vendibilità.
Queste produzioni basano cioè il loro valore sulla presenza di alcuni elementi di
caratterizzazione produttiva che fanno parte o derivano proprio dell’ambiente marginale
vocato o dalle scelte dell’agricoltore ad appellarsi a tecniche o concezioni tradizionali,
non “remunerative” per un’agricoltura moderna ed al servizio dell’agroindustria.
Il valore del prodotto, intendendo con questo tutto ciò che complessivamente permette e
garantisce nel tempo lo sviluppo dell’attività di un'azienda o di una realtà produttiva
anche articolata od associata, che coltiva e produce piante officinali, può risiedere
proprio nel fatto che la materia prima è stata colta manualmente, addirittura pianta per
pianta, per rispettarne il tempo balsamico.
Oppure, che l’essiccazione è stata condotta a piccoli lotti o strati, magari naturalmente,
piuttosto che con un essiccatoio di funzionamento industriale o che anche la mondatura
è stata eseguita a mano e così via.
Ovvio che, comunque, deve essere mantenuto un minimo di livello produttivo, ma in
questo caso non prioritariamente per rispondere in termini quantitativi alla domanda di
un acquirente grossista, quanto per dare concretezza alla produzione e visibilità al
prodotto e soprattutto alla realtà produttiva protagonista.
Ugualmente, è anche ovvio che il prodotto in questione deve trovare un certo riscontro
sul mercato, ma si lascia questo aspetto a chi si occupa di marketing, poiché in questo
report ci si vuole occupare, come da incarico, delle questioni tecnico – agronomiche.
La conclusione di quanto esposto in questo paragrafo è che, qualsiasi possa essere lo
scenario in cui si vuole collocare la coltivazione delle piante officinali, questo tipo di
produzione può essere realizzato solo in forma specializzata e razionale.
104
La scelta di farlo in ambienti particolari, a volte marginali, non deve essere fatta per
necessità e per esclusione, ma secondo una scelta strategica e programmata.
La tecnica agronomica interviene con gli opportuni protocolli ed itinerari proprio a
supporto di tali strategie.
8.2
Alcuni dei modelli di coltivazione proposti
8.2.1
Coltivazione intensiva in pieno campo
È il modello che rappresenta il massimo intento di specializzazione nella coltivazione
delle piante officinali, specialmente quando l'obiettivo è di produrre per l'industria o per
il mercato delle erbe all'ingrosso e perciò anche in quantità rilevanti.
Per aderire completamente a questo modello, l'impresa agricola deve trovarsi nelle
migliori condizioni strutturali, ambientali, pedologiche, agronomiche e produttive:
-
terreni più o meno pianeggianti, di buona profondità, fertili e ben accorpati (sono
i terreni da dedicare alle specie vegetali officinali con buona domanda di
mercato, per quantità consistenti di droga od olio essenziale, con buono o alto
livello di produttività potenziale: per esempio, iperico, salvie diverse, elicriso,
achillea, finocchio, rosmarino, lavandino, timo, etc.);
-
disponibilità d’acqua e di un buon sistema d'irrigazione;
-
buona viabilità aziendale;
-
elevato grado di meccanizzazione;
-
ottima efficienza nella gestione aziendale;
-
buona dotazione aziendale di impianti e macchinari per l'essiccazione, per la
distillazione, per la selezione e mondatura delle erbe e così via;
-
elevata resa di materie prime.
Paradossalmente, quando ci si trova in condizioni di massima attitudine agronomica, per
cui è possibile applicare tale modello di “coltivazione intensiva di pieno campo” ed
ottenere i massimi risultati in termini di produttività e di efficienza, nonché di minimi
costi, entra in gioco la possibilità che l’agricoltore preferisca, alla produzione officinale,
qualche altra coltura in grado di dare un reddito maggiore, perché più affermata, più
facile da condurre, per la quale esistono più servizi di assistenza tecnica, una maggiore
disponibilità e diffusione di attrezzature, una maggiore organizzazione commerciale sul
territorio.
105
8.2.2
Coltivazione a intensità e specializzazione variabili o medie o basse.
Quando non viene spinto al massimo il livello delle varie componenti, quando
l'agricoltore decide di combinarle in un determinato modo o quando entra in gioco
qualche elemento limitante, l'intensità della conduzione agronomica e l'intensità della
produzione diminuiscono.
Per esempio, quando l'azienda agricola ha poca superficie investibile o quando non può
spingere la produzione oltre un certo limite, perché non ha ancora acquisito l'impianto
di essiccazione e quindi le sue capacità trasformative di post raccolta sono ancora
limitate.
In questo caso, ciò è visto come elemento negativo e di freno alla produzione.
Talvolta però, la scelta del coltivatore di adottare un modello di produzione meno spinto
è dovuto al contesto in cui si produce e al mercato di riferimento.
Un esempio, può essere rappresentato dal modo con cui alcune piante officinali
vengono coltivate nelle aziende agrituristiche, dove il ritmo produttivo, nonché di
raccolta è legato al reimpiego delle erbe officinali all'interno dell'azienda medesima o
per la vendita diretta e presso mercati più o meno locali.
Così è anche per altre tipologie aziendali, che possono avere un mercato misto, locale
ed industriale.
Questo è il modello, ad "assetto variabile" più frequentemente riscontrabile nelle
aziende sarde partecipanti al progetto.
La relativa intensità agronomica, viene poi in parte ad essere integrata dalla
realizzazione, all'interno delle rispettive aziende, d'interventi di trasformazione, così il
prodotto che esce ha un maggiore livello di valore aggiunto che vanno a riequilibrare il
possibile basso livello di resa o di produttività che può scaturire dal modello produttivo
adottato.
Va osservato anche che in questi esempi, dove si manifesta un modello di coltivazione e
di produzione di relativa, variabile o bassa intensità, a volte è possibile rilevare in
parallelo un impiego sostenuto od elevato di manodopera.
8.2.3 Coltivazione in ambiente protetto
La produzione di piante officinali attraverso l'impiego di apprestamenti protettivi, libera
il produttore da determinati vincoli agronomici legati alle caratteristiche del terreno e
per certi versi dell'ambiente, puntando a realizzare flussi commerciali ininterrotti e
svincolati dalla stagionalità.
106
Il livello di intensità produttiva è in relazione alla specie coltivata, al tipo di protezione,
alla dotazione di attrezzature presenti all'interno delle serre e non secondariamente, al
metodo impiegato.
Per esempio, il basilico può essere coltivato in paper - poot, in vasetto, in cassetta, su
bancale, a terra o in float system e così per altre aromatiche.
Tuttavia, in Sardegna, l'uso di serre e tunnel per una produzione "fuori stagione" di
specie officinali ed aromatiche assume carattere particolare, per le condizioni climatiche
miti che la regione ha e che in determinati luoghi permettono un'attività vegetativa
prolungata e una stagione utile di consegna del prodotto maggiore che in altre località
del territorio nazionale ed europeo.
In questa situazione, il modello di coltura protetta, specie per le aromatiche, ha maggior
valore, tanto più la produzione e le consegne rimangono ininterrotte, per la continuità
che si crea con l'operatore di mercato, per la capacità a soddisfarlo commercialmente
con costanza.
Ciò significa anche poter alimentare con continuità gli impianti trasformativi.
In Sardegna, disporre di apprestamenti protettivi significa anche poter difendere la
produzione e quindi la coltura, non solo dai momenti stagionali più freddi, ma anche dai
periodi caldi, aridi e di elevata intensità luminosa, che qui ugualmente determinano la
stasi vegetativa.
Si sottolinea anche come sia importante la presenza, nel gruppo di aziende agricole
partecipanti al progetto, di altre imprese dotate di serre e/o tunnel, poiché non va
trascurata la necessità di affrontare anche la produzione delle piantine, intese quali
materiali di allestimento delle colture officinali in pieno campo.
Soprattutto se si considera l’opportunità di recuperare specie officinali endemiche o di
cui non vi è disponibilità normale o corrente di semi e plantule.
Queste considerazioni portano a dire che, anche all'interno di una coltivazione e
produzione mediante ambiente protetto, va fatta distinzione sulle pratiche agronomiche
da adottare, a seconda del prodotto da realizzare e dell'impiego che di esso se ne farà e
quindi del supporto sul quale deve essere fatto vegetare.
8.2.4 Raccolta delle specie officinali spontanee.
In alternativa alla coltivazione di piante officinali, si ha la raccolta delle specie
spontanee, con tutte le implicazioni positive e negative che questo comporta.
107
L’attività del raccoglitore non presuppone l’esistenza di una vera e propria azienda
agricola e nemmeno è scontato che il soggetto imprenditoriale affianchi alla raccolta
delle specie spontanee sul territorio, una contemporanea attività di coltivazione.
In questo caso potrebbero mancare, all’interno dell’azienda, buona parte delle
attrezzature per la conduzione agronomica, mentre potrebbe essere presente una buona
dotazione d'impianti e macchinari per l’essiccazione, la mondatura, la selezione o la
distillazione delle erbe, al fine di lavorare e trasformare su più livelli le materie prime
raccolte.
La raccolta della flora officinale spontanea si caratterizza anche per il rapporto che il
raccoglitore ha con il territorio rurale, più ampio e articolato, rispetto alla gestione della
superficie agraria aziendale che l’agricoltore conduce.
Un’altra differenza importante sta negli aspetti amministrativi: il raccoglitore ha la
necessità di conseguire le dovute autorizzazioni a trattare la flora officinale spontanea,
sia il titolo di erborista, sia il “patentino di raccolta” (v. Legge n. 99 del 6.01.1931,
"Disciplina della coltivazione, raccolta e commercializzazione delle piante officinali").
È anche vero che si incontra raramente una persona che svolge il lavoro di raccoglitore
di piante officinali in via esclusiva, mentre più spesso tale attività è associata ad altre
iniziative, più o meno strutturate, come per esempio, l’apicoltura, la raccolta di funghi,
la pastorizia, la caccia, la conduzione di un’attività di agriturismo o la gestione di
servizi turistici, come quello di guida naturalistica.
In Sardegna, la caratterizzazione climatica, ambientale, vegetazionale e sociale della
regione, rendono possibile e non infrequente tale modello produttivo articolato, basato
sulla raccolta delle specie officinali spontanee in commistione con altre attività,
definibili non strettamente agricole, quanto piuttosto di carattere rurale.
È un modello produttivo che può arrivare a risultati economici positivi, anche se,
indubbiamente, pieno di difficoltà, incertezze e altresì impegnativo sotto il profilo
personale e fisico.
A titolo di esempio, è doveroso citare la raccolta del mirto e del rosmarino e la
numerosità degli operatori che ad essa si dedicano, con diverse forme e diverso
impegno, proprio secondo quanto appena delineato.
Non è infrequente vedere questa raccolta associata all’apicoltura o alla pastorizia.
È difficile comunque stabilire se, come e quando, questa attività possa dirsi di carattere
specializzato oppure no, anche per la difficoltà a determinare quali debbano essere i
parametri di valutazione: per esempio, se il tipo o le quantità di materia prima trattate
oppure il reddito specifico conseguito dalla raccolta delle officinali spontanee o
piuttosto il reddito complessivo derivante dallo svolgimento integrato delle varie attività
agricole o rurali.
108
La raccolta delle specie officinali spontanee, assume particolare importanza quando si
desidera sfruttare piante di carattere endemico o comunque non ancora utilizzate o
presenti sul mercato: altro tema riguardante il contesto del presente progetto.
In questo ambito, il modello di raccolta dello spontaneo, al semplice scopo di ottenere
specifiche erbe dalla flora locale endemica, per la vendita e la trasformazione o la
realizzazione di fitoderivati di conformazione "tipica" ed "unica", è perseguibile solo
transitoriamente e principalmente per i seguenti motivi:
-
prima o poi si pone il problema dell'equilibrio fra sfruttamento della risorsa
officinale spontanea e gestione dell'ambiente e della biodiversità floristica del
territorio, per non determinare fenomeni di impatto negativi, per esempio di
degradazione e inaridimento di una determinata area o anche solo per il rischio di
estinzione di una definita specie officinale endemica.
A volte, tale problematica viene sollevata non tanto da una preventiva analisi
tecnica, quanto da disposizioni legislative sulla protezione floristica o sulla gestione
degli ambienti naturali.
D'altra parte, oggi è alto il rischio che la raccolta dello spontaneo, anche se con
buoni fini, si trasformi in un sistema di predazione, se non altro per l'ansia da parte
del raccoglitore di salvaguardare la redditività della propria attività e difendersi
dall'emarginazione in agguato, per chi vive in determinate aree "difficili".
Darsi una disciplina della raccolta è anche un modo di affrontare questa
problematica e si rimanda perciò ad una attenta lettura della proposta contenuta
proposta nel paragrafo successivo, a riguardo di un sistema di produzione
predisposto ed elaborato ex novo per alcune aree sarde più tipiche e "difficili",
definito come sistema di "semicoltivazione".
-
Se l'impiego e la vendita di una determinata specie spontanea ha successo, diventa
sempre più difficile ed oneroso garantirsi l'approvvigionamento della relativa
materia prima, facendo ricorso solo alla raccolta spontanea e ciò vale ancor di più,
nel caso insorga una domanda industriale della medesima erba medicinale.
Forse, l'esempio più concreto, conosciuto ed attuale che si può fare, è quello
dell'iperico, ma questa è anche la storia di molte altre piante officinali, oggi di largo
consumo.
-
Quando poi si determina una domanda dell'industria, ma ciò vale anche per altre
destinazioni merceologiche (si pensi all'esigenza strumentale di titolare e
caratterizzare i fitoterapici o alla richieste della grande distribuzione verso le
aromatiche condimentarie), sorge la necessità di standardizzare il prodotto sotto
diversi profili e questo non è conseguibile con la raccolta dello spontaneo.
109
Una struttura o un modello che riguardino la raccolta della flora officinale spontanea, è
perciò destinato a perdere progressivamente d'importanza, sotto il profilo produttivo e
dell'approvvigionamento quantitativo delle materie prime, ma rimane invece molto
importante per la gestione della biodiversità vegetazionale e ai fini della raccolta di
materiali da sottoporre a selezione e moltiplicazione.
Questo, proprio per far si che le stesse specie aromatiche o medicinali, possano essere
coltivate nelle forme, nei modi e nelle quantità, tali da soddisfare il mercato, sia esso di
nicchia o di dimensioni industriali.
Non si dimentichi l’utilità di avere a disposizione piantine anche per ripopolare aree
naturali degradate o aree dove le specie risultano a rischio di estinzione o aree dove vi si
pratica la raccolta dello spontaneo, senza mettere così a rischio l’endemismo.
Non va trascurato infine che determinati ambienti naturali rappresentano un bacino della
variabilità genetica, anche per specie officinali affermate e in coltivazione, quando si
ricercano particolari chemiotipi o morfotipi.
Ecco tre esempi:
-
il primo, quello del rosmarino, pianta oggetto di raccolta spontanea in Sardegna, il
cui chemiotipo a verbenone trova interesse e riscontro presso il mercato degli aromi
e dei profumi, mentre questo stesso comparto, pur esprimendo richiesta sostenuta di
questa pianta essenziera, rifiuterebbe l'acquisto di partite di rosmarino che
risultassero del chiemiotipo "canforoso";
-
il secondo, quello del mirto, dove è possibile rilevare chemiotipi ricchi di terpeni
(tipo “cineoliferum"), piante ricche di esteri terpenici (tipo “myrtenylacetatiferum")
oppure individui poveri di essenza, ma ricchi di polifenoli, dove ovviamente
ciascun tipo trova una propria collocazione funzionale e merceologica;
-
il terzo è riferito alla robbia (in questo caso nell'ambiente sardo è presente la Rubia
peregrina L., piuttosto che la Rubia tinctorium L.), per poter selezionare genotipi
ricchi di principio attivo colorante.
8.2.5 Una proposta: un modello di produzione di “Semicoltivazione” o di “Produzione
semi-spontanea”.
In Sardegna, alcune aziende agricole si occupano contemporaneamente, sia della
coltivazione delle piante officinali che della raccolta della flora spontanea locale.
Queste possiedono alcuni terreni di più o meno elevata attitudine agronomica, che
dedicano alla coltivazione di determinate specie officinali (calendula, basilico,
echinacea, menta, melissa, etc.) e parallelamente possiedono, in proprietà o in gestione,
110
anche dei terreni di macchia o di gariga, quindi a bassa attitudine agronomica e non
facili da amministrare.
Questi terreni vengono gestiti "dinamicamente", nel senso che queste aree vengono
sfruttate a seconda delle richieste di mercato che si presentano o in relazione alla
disponibilità di tempo “residua” che l’agricoltore possiede.
Oppure, quando l’eventuale raccolta dell’officinale spontanea può essere fatta
coincidere con i momenti di necessaria manutenzione e pulizia del terreno posseduto.
Queste zone, pur rappresentando una caratteristica ricchezza officinale, specie quando si
perseguono obiettivi di produzioni erboristiche tipiche, regionali od esclusive, hanno
bisogno di essere trattate secondo un sistema razionale, per vari motivi, ma in
particolare per rendere compatibile il loro sfruttamento con la redditività dell’impresa.
È a questo scopo che si desidera proporre perciò la definizione di uno specifico modello
produttivo, la cui validità non è scontata e andrà obbligatoriamente e opportunamente
valutata e sperimentata, specie da azienda ad azienda: si è definito questo modello,
come modello di “semicoltivazione” o di “produzione semi-spontanea”, poiché i classici
interventi agronomici, qui sono ridotti all’essenziale (per esempio le lavorazioni del
terreno o le concimazioni) e alcune problematiche dell’agronomia sono viste con un
diverso atteggiamento (per esempio non è possibile parlare più di infestanti, ma di
consociazione fra le specie officinali e le altre entità vegetazionali presenti, dove si
cerca di mantenere alta la presenza percentuale della specie da raccogliere, apportando
alcune cure e interventi selettivi.
Anzi, alcune delle specie non destinate a far parte della produzione e che in una
monocoltura intensiva vengono completamente distrutte, qui dovrebbero essere sfruttate
con vantaggio per la conservazione dell’equilibrio dell’habitat e quindi anche a
vantaggio dell’attività produttiva.
Si crea così un effetto tampone rispetto ai momenti stagionali di massima aridità, ma
anche ombreggiamento, maggior mitezza del microclima, riduzione delle temperature
massime, copertura del suolo, riduzione dell’evapotraspirazione, riduzione
dell’erosione, contenimento dell’invasione di altre infestanti più aggressive nei
confronti delle officinali, sottrazione alla lisciviazione di elementi nutritivi, equilibro
della entomofauna e protezione dal vento.
Questo modello di produzione proposto, viene a collocarsi perciò a metà strada fra una
coltivazione intensiva e lo sfruttamento per semplice raccolta delle piante officinali
presenti allo stato spontaneo nell’ambiente.
Nella sua applicazione si fa riferimento sia alle caratteristiche dei territori ed ambienti di
macchia, sia a quelle che sono le specie officinali da sfruttare: mirto, lentisco,
corbezzolo, rosmarino, lavanda steca, elicriso sardo, finocchio di mare, dafne, ginepro,
111
timo (serpillo, herba barona e capitato), pungitopo, finocchio selvatico, iperico,
santoreggia sarda, issopo sardo, salvie, biancospino, rosa canina, etc.
In questo gruppo citato sono comprese anche alcune specie messe in evidenza
dall’indagine di mercato condotta dall’osservatorio Industriale della Sardegna.
Gli habitat naturali, più o meno degradati, dove si pratica la raccolta dello spontaneo,
per le loro condizioni, mettono generalmente in evidenza alcuni elementi:
•
difficilmente potrebbero essere disboscati completamente e messi a coltivazione
intensivamente, anche se presentano i presupposti per una buona resa qualitativa;
•
la raccolta dello spontaneo, ivi praticata, viene comunque svolta con difficoltà di
viabilità e di lavoro, per cui il risultato è sovente di scarsa remuneratività;
•
le piante officinali oggetto di raccolta vi crescono in modo scomposto, subendo la
competizione e l’invasione di altri vegetali, come per esempio il cisto;
•
la raccolta disordinata peggiora lo stato di degradazione della macchia o della
gariga, quando invece sarebbe necessaria un’azione di recupero e di protezione
ambientale, nonché di intensificazione selettiva di parte della vegetazione, per
fermare il regresso territoriale e delle specie officinali oggetto della raccolta.
Con la forma di “semicoltivazione” proposta, alcune di queste aree potrebbero essere
invece “bonificate” e rese più produttive, secondo un percorso attuativo razionalizzato e
per questo si può parlare anche di un vero e proprio itinerario tecnico, che
riguarderebbe:
•
pulizia dell’area (eliminazione di sterpaglie, piante di cisto infestanti, massi
ostruenti il passaggio o la crescita delle specie officinali erbacee, etc.);
•
potatura e rinnovo delle piante officinali suffruticose o arbustive, utili da sfruttare;
•
reimpianto o trasemina delle medesime specie e di quelle officinali di carattere
erbaceo poliannuale: in questo modo si otterrebbero degli impianti “semispontanei”,
distribuiti spazialmente con maggiore regolarità, più intensa presenza e maggiore
remuneratività;
•
per la rigenerazione di questi impianti si potrà adotterà materiale pre-selezionato
secondo i criteri prescelti (per esempio, in base al chemiotipo);
Si delinea perciò un percorso preliminare, nel quale va fatta una raccolta e selezione
della specie officinale che si pensa di raccogliere e di cui si desidera intensificare la
presenza nell’ambiente.
A ciò segue la moltiplicazione del materiale, cioè una produzione sufficiente di
plantule, da trapiantare nel terreno “bonificato”.
112
In ciò, è evidente il stretto rapporto di collaborazione che dovrebbe esserci fra aziende
vivaistiche ed aziende di coltivazione partecipanti al progetto dell’Osservatorio
Industriale.
Gli input agronomici, applicati all’interno di questo “modello di semicoltivazione”,
sarebbero perciò, ridotti e mirati, rispetto ad una coltivazione intensiva di pieno campo.
In alcune situazioni meno impervie, potrebbe essere possibile l’applicazione di alcuni
interventi meccanici e di alcune “minime lavorazioni” sul substrato.
Il supposto contenimento dei costi di produzione, per la riduzione di alcuni input tecnici
e dell’uso di alcuni fattori produttivi, dovrebbe compensare, almeno in parte, la minore
resa quantitativa che si ha con l’applicazione di questo modello di sfruttamento delle
piante officinali, rispetto alla coltura intensiva e soprattutto i costi per poter rendere
l’area “addomesticata” e per poter applicare il modello qui proposto.
Questo sistema dovrebbe permettere di ottenere nel tempo, una materia prima officinale
più selezionata e standardizzata nelle caratteristiche merceologiche e qualitative,
rispetto a quella di una raccolta irrazionale e non programmata, delle medesime piante.
L’area “naturale”, assumendo un maggior grado di “addomesticamento”, può così dirsi
“coltivata” nel senso che:
-
viene sfruttata per dare un prodotto di una certa redditività e in forma programmata
e razionalizzata;
-
è sottoposta comunque a determinati input tecnico-agronomici;
-
però, non subisce più le due condizioni opposte ed estreme di abbandono o di
predazione.
Il produttore, così operando, svolgerebbe anche un compito di tutela, conservazione e
riordino dell’ambiente naturale o poco antropizzato, che in Sardegna occupa una
superficie significativa, producendo perciò anche un lavoro di pubblica utilità per la
collettività e l’amministrazione, che volendo potrebbe essere monetizzato.
Non è argomento da trattare in questa relazione, ma un’indicazione la si vorrebbe dare:
perché nel prezzo del sacchetto confezionato con una specie aromatica “semicoltivata” e
raccolta secondo il modello proposto, non potrebbe essere compresa una piccola quota
di qualche centesimo di euro per ripagare questo impegno dell’agricoltore verso la
collettività, ovviamente mettendolo in evidenza nella confezione e sviluppando una
corretta operazione di marketing?
Questa impostazione darebbe ulteriore valore e sostegno alle attività produttive, ma
anche complessive, di molte delle aziende che hanno partecipato al progetto.
113
Fig 12 Protocollo per la produzione di piante officinali
in “ambiente naturale difficile”
MACCHIA
MEDITERRANEA
ANALISI
VEGETAZIONALE
PIANTE
OFFICINALI
SFRUTTABILI
Individuazione
chemiotipi
e mappatura
ANALISI
AGROECOSISTEMA
impianto
Raccolta e cura
del materiale
di propagazione
INTERVENTI DI
CONSERVAZIONE E
MIGLIORAMENTO
sistemazione viabilità
contenimento infestanti
pulizia e ripopolamento
potature
9
REGOLE DI
SFRUTTAMENTO
Intensità
pratiche agronomiche
intensità di raccolta
ritmi, quantità
modalità
APPLICAZIONE DI PROTOCOLLI COLTURALI DIVERSI PER UNA MEDESIMA
COLTURA OFFICINALE
Il protocollo di coltivazione rende espliciti gli elementi tecnici e pratici contenuti nel
modello di coltivazione.
Per poterlo però definire, oltre ad aver preventivamente valutato ambiente e risorse
aziendali, a questo punto diventa importante che l'agricoltore possa indicare
palesemente 3 elementi:
• la specie o le specie officinali che metterà a coltura;
• il prodotto che intende realizzare;
• il target di mercato al quale fa riferimento.
114
9.1
9.1.1
I Protocolli colturali di alcune specie officinali individuate dall’indagine di
mercato
Le specie officinali da coltivare con riscontro commerciale e di interesse per i
produttori sardi
L’indagine di mercato condotta all’interno di questo progetto ha messo in evidenza un
certo numero di piante officinali di cui vi è interesse commerciale, per ammissione
stessa delle aziende di settore intervistate.
Si rimanda alla parte relativa all'indagine sul campo, per conoscere gli intenti e i risultati
della ricerca e soprattutto la graduatoria circa l’importanza delle medesime specie
officinali segnalate, sia in termini di quantità prodotte e trasformate che di fatturato.
Qui si presentano invece degli esempi di protocolli colturali da applicare a queste stesse
specie officinali, proprio in conseguenza di quanto dissertato ed elaborato in questo
documento.
Essendo il numero di specie molto numeroso, i protocolli di coltivazione presentati sono
riferiti soltanto ad alcune di esse.
Nel comporli, si è fatto in modo però che essi possano essere esemplificativi anche per
altre piante officinali.
Per esempio, il protocollo di coltivazione della melissa è applicabile anche a specie
come salvia, timo, maggiorana o malva poiché, pur con le opportune differenziazioni,
molti sono i riferimenti comuni che queste piante hanno fra loro: il ciclo colturale, che è
poliennale, il tipo di prodotto ricavabile, costituito dalla parte aerea, da foglie o
sommità, il sesto d’impianto, alcune lavorazioni in coltura, le tecniche e le modalità di
raccolta, etc.
Inoltre, nell’elaborare i protocolli colturali, per alcune piante officinali, essi sono stati
ulteriormente articolati proponendo itinerari tecnici differenti, attraverso i quali poter
realizzare ugualmente la coltura e la produzione.
Si è tenuta in considerazione anche la possibilità di coltivare alcune specie endemiche o
tipiche della Sardegna, come l’elicriso, per il quale è stato redatto uno specifico
protocollo, con anche delle varianti alternative.
In particolare, sono stati fatti anche degli esempi circa il percorso agronomico in
biologico e non di una determinata coltura officinale.
Qui di seguito, viene però prima presentata una tabella analitica di piante officinali,
quelle riprese dai risultati dell’indagine di mercato (Tabella 8).
115
Per fornire alcune chiavi di lettura e di selezione del lungo elenco di piante, sono state
messe in evidenza, su apposite colonne anche i settori principali di impiego che le
piante officinali individuate hanno, nonché i fitoderivati fondamentali che da esse
derivano, visto che si è più volte affermato l’importanza di conoscere la destinazione
d’uso di una pianta officinale, per poter definire in modo opportuno i relativi protocolli
di coltivazione.
Per lo stesso motivo, la tabella si propone di mettere analiticamente in evidenza anche
altre informazioni:
-
quante di queste piante riscontrate attraverso l'indagine di mercato possano
considerarsi parte della flora officinale sarda spontanea, endemica o naturalizzata, il
che fa ipotizzare la possibilità di ottenere materie prime di elevata qualità, per "alta
compatibilità" ambientale e climatica;
-
quante di queste siano in realtà già coltivate o raccolte allo stato spontaneo in
Sardegna;
-
quante di queste possano comunque essere messe a coltura e sfruttamento in
Sardegna e con quale modello produttivo generale;
-
per ciascuna specie, quali siano le tipologie di fitoderivato richieste dal mercato,
sempre secondo quanto rilevato dall'indagine (con le ultime tre colonne).
Legenda della Tabella:
Colonna 4a :
V=
carattere della pianta
1=
piante officinali spontanee endemiche o particolarmente tipiche della
Sardegna, la cui coltivazione, produzione e trasformazione potrebbero assumere
caratteristiche di unicità, esclusività, tipicità e qualità.
2=
altre piante, comunque caratteristiche della vegetazione mediterranea e
sarda.
3=
piante officinali anche di origine non sarda, naturalizzate, ambientate o
coltivate;
4=
piante esotiche ed altre piante, non presenti in Sardegna.
a
Colonna 5 :
X = piante officinali del territorio sardo che risultano già in coltivazione presso le
aziende partecipanti al progetto dell’Osservatorio Industriale, in forma più o meno
estesa.
116
Colonna 6a :
M=
modello produttivo adottabile
1=
piante coltivabili in forma intensiva;
2=
piante coltivabili in forma estensiva e/o di “semicoltivazione”;
3=
piante sfruttabili anche per raccolta spontanea.
Colonna 7a :
A = settori d’impiego ovvero piante officinali richieste, utilizzate o di possibile interesse
per i settori:
a = alimentari speciali.
c = cosmetico ed igienico;
e = erboristico, inteso in senso generale e in particolare delle tisane e dei
fitoderivati non alimentari e non fitoterapici;
f = industria farmaceutica, dei fitoterapici o comunque di possibile interesse
farmacologico;
l = liquoristico;
r = industria degli aromi e degli oli essenziali
t = tintoreo.
Alcune caselle risultano vuote, perché non sono state individuate le relative
informazioni o perché queste sono state ritenute insufficienti o non opportunamente
comprovate.
Colonne 8a , 9a , 10a :
OE = Oli Essenziali ed aromi.
EI = Estratti idroalcolici, Tinture Madri, Oleoliti, gemmoderivati, estratti vari non
concentrati;
EC = Estratti concentrati, molli, fluidi e secchi.
Per facilitare la ricerca delle singole specie, la tabella è stata ordinata per famiglia
botanica, poi per nome comune e infine per nome botanico.
Questa tabella è specificatamente riferita alle specie di primario ed attuale interesse
commerciale.
117
Tab. 8 - Elenco generale delle specie officinali, con relativi settori d'impiego e tipologia di fitoderivati, secondo quanto riscontrato
dall'indagine di mercato condotta dall'Osservatorio Industriale della Sardegna.
FAMIGLIA BOTANICA
ANONACEAE
ARACEAE
ARALIACEAE
BETULACEAE
BORAGINACEAE
BROMELIACEAE
CANNABACEAE
CAPRIFOLIACEAE
COMPOSITAE
COMPOSITAE
CONIFERAE
CRUCIFERAE
NOME COMUNE
Ylang Ylang
Calamo aromatico
Edera
Betulla
Borragine
Ananas
Canapa
Sambuco comune
Achillea millefoglio
Artemisia
Assenzio
Balsamita
Bardana
Calendula
Camomilla matricaria
Camomilla romana
Cardo mariano
Dragoncello
Echinacea
Echinacea
Echinacea
Elicriso
Elicriso
Liquirizia
Pilosella
Tarassaco
Verga d'oro
Pino mugo
Cren
NOME BOTANICO
Cananga odorata (Lambert) Hooker et Thomas
Acorus calamus L.
Hedera elix L.
Betula alba L.
Borago officinalis L.
Ananassa sativa Lindley
Cannabis sativa L.
Sambucus nigra L.
Achillea millefolium L.
Artemisia vulgaris L.
Artemisia absinthium L.
Tanacetum balsamita L.
Arctium lappa L.
Calendula officinalis L.
Chamomilla recutita (L.) Rauschel
Anthemis nobilis L.
Silybum marianum Gaertn.
Artemisia dracunculus L.
Echinacea angustifolia Moench
Echinacea pallida Nutt.
Echinacea purpurea L. Moench
Helichrysum italicum (Roth.) G. Don
Helichrysum italicum (Roth.) G. Don subsp. microphyllum (Willd.) Nyman
Glycyrrhiza glabra L.
Hieracium pilosella L.
Tarassacum officinalis L.
Solidago virga-aurea L.
Pinus pumilio Haenke (Pinus mugo Turra)
Armoracia rusticana L.
118
V
4
3
3
3
2
4
3
3
2
3
3
3
2
2
2
3
3
3
4
4
4
2
1
3
3
3
3
3
3
X
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
M
A
1
1,2,3
1,2
1,2,3
1
1
1,2,3
1
1,3
1
1
1,2,3
1
1
1
1
1
1
1
1
1,2
1,2,3
1
1
1,2
1
2
1
c,r
e, c, f ,l
c, e, f
c, e, f
a, e, f, t
a, c, e, f
c, f, l, r
a, c
c, e, l
e, f, l
e,f,l
l, r
c, e, f
c, e, f, t
a, c, e, f, r
c, e, f, r
c, e, f
a, c, e, r
c, e, f,
c, e, f
e, f,
c, e, f, l, r, t
c, e, f, l, r, t
a, c, e, f, l
c, e, f,
a, c, e
c, e, f
e,f,
a, c, f,
OE
EI
EC
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
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CUCURBITACEAE
CUPRESSACEAE
ERICACEAE
EUPHORBIACEAE
FUCACEAE
GINKGOLIACEAE
GRAMINACEAE
GUTTIFERAE
HAMAMELIDACEAE
IRIDACEAE
LABIATAE
LABIATAE
Crescione
Luffa
Zucca
Cipresso
Ginepro comune
Corbezzolo
Erica arborea
Mirtillo
Mirtillo rosso
Uva ursina
Ricino
Quercia marina
Ginkgobiloba
Citronella (esotica)
Germe di grano
Iperico
Amamelide
Iris fiorentina
Zafferano
Basilico
Issopo
Lavanda
Lavandino
Maggiorana
Melissa
Menta piperita
Menta pulegio
Origano
Rosmarino
Salvia
Salvia sclarea
Santoreggia
Timo cedrino
Nasturtium officinale (DC.) R. Brown
Luffa cylindrica Roemer
Cucurbita pepo L.
Cupressus sempervivum L.
Juniperus communis L.
Arbutus unedo L.
Erica arborea L.
Vaccinium myrtillus L.
Vaccinium vitis - idea L.
Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng.
Ricinus communis L.
Fucus vesiculosus L.
Ginkgo biloba L.
Cymbopongon citratus (DC) Stapf. (Cymbopongon nardus (L) Rauschel)
Triticum vulgare Villars
Hypericum perforatum L.
Hamamelis virginiana L.
Iris florentina L.
Crocus sativus L.
Ocimum basilicum L.
Hyssopus officinalis L.
Lavandula officinalis Chaix. (Lavandula angustifolia Miller)
Lavandula hybrida Rev.
Origanum majorana L
Melissa officinalis L.
Mentha x piperita
Mentha pulegium L.
Origanum vulgare L
Rosmarinus officinalis L.
Salvia officinalis L.
Salvia sclarea L.
Satureja ortensis L.
Thymus x citriodorus
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LAURACEAE
LEGUMINOSAE
LILIACEAE
LINACEAE
LYTHRACEAE
MALVACEAE
MIRTACEAE
OLEACEAE
PAPAVERACEAE
PASSIFLORACEAE
PEDALIACEAE
PHYTOLACCACEAE
PLANTAGINACEAE
ROSACEAE
Timo comune
Timo serpillo
Alloro
Alfa alfa
Galega
Indaco esotico
Meliloto
Aglio
Aloe
Cipolla
Pungitopo
Lino
Henné
Altea
Malva
Cajeput o Niauli
Mirto
Eucalipto
Gelsomino
Olivo
Escoltzia
Passiflora
Artiglio del diavolo
Fitolacca
Ispagul
Piantaggine
Agrimonia
Biancospino
Gelso bianco
Gelso nero
Mandorlo
Mora
Ribes
Thymus vulgaris L.
Thymus serpillum L.
Laurus nobilis L.
Medicago sativa L.
Galega officinalis L.
Indigofera tinctoria L.
Melilotus officinalis (L.) Pall
Allium sativum L.
Aloe vera L. var officinalis Baker (Aloe barbadensis Miller)
Allium cepa L.
Ruscus aculeatus L.
Linum usitatissimun L.
Lawsonia inermis L.
Althea offiicinalis L.
Malva sylvestris L.
Melaleuca leucadendron L.
Myrtus communis L.
Eucalyptus globulus Lab.
Jasminum officinalis L.
Olea europea L.
Eschscholtzia californica Cham.
Passiflora incarnata L.
Harpagophytum procumbens DC.
Phytolacca decandra L.
Plantago ovata Forskal
Plantago lanceolata L., Plantago spp.
Agrimonia eupatoria L.
Crataegus monogyna Jacquin
Morus alba L.
Morus nigra L.
Prunus amygdalus Stokes
Rubus fruticosus L.
Ribes nigrum L.
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RUBIACEAE
RUTACEAE
SOLANACEAE
TAXACEAE
TILIACEAE
UMBELLIFERAE
URTICACEAE
VALERIANACEAE
VERBENACEAE
VIOLACEAE
VITACEAE
ZINGIBERACEAE
Rosa canina
Rosa damascena
Rosa mosqeta
Robbia dei tintori
Arancio
Arancio amaro
Arancio dolce
Limone
Peperoncino
Pomodoro
Tasso
Tglio
Aneto
Angelica
Anice verde
Carota
Coriandolo
Cumino
Finocchio dolce
Finocchio selvatico
Prezzemolo
Ortica
Valeriana
Valeriana
Valeriana rossa
Lippia o citronella
Verbena comune
Verbena odorosa
Viola
Vite
Vite rossa
Zenzero
Rosa canina L.
Rosa damascena Miller
Rosa moschata Herm.
Rubia tinctorium L.
Citrus aurantium L.
Citrus aurantium L. var amara
Citrus aurantium L. var dulcis
Citrus medica L.
Capsicum annuum L.
Solanum lycopersicum L.
Taxus baccata L.
Tilia cordata L.
Anethum graveolens L.
Angelica archangelica L.
Pimpinella anisum L.
Daucus carota L.
Coriandrum sativum L.
Carum carvi L.
Foeniculum vulgare Mill. var. dulcis
Foeniculum vulgare Mill. var. vulgare
Petroselinum hortense Hoffman
Urtica dioica L.
Valeriana officinalis L.
Valeriana officinalis L.
Centranthus ruber (L.) DC
Lippia citriodora H.B.K.
Verbena officinalis L.
Verbena odorata L.
Viola tricolor L.
Vitis vinifera L.
Vitis vinifera L. var tinctoria
Zingiber officinale Roscoe
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9.1.2
Caratteristiche principali botaniche, agronomiche e merceologiche delle specie
vegetali officinali individuate
Le piante officinali, ivi comprese quelle della tabella n. 8, possono essere classificate e
caratterizzate attraverso diversi parametri:
•
l’appartenenza botanica, in relazione a famiglia, genere, specie, ma anche ecotipo o
cultivar;
•
l'habitat in cui crescono e la capacità ad adattarsi ad ambienti di coltivazione e
produzione, secondo le esigenze climatiche, pedologiche, idriche ed agronomiche
che presentano;
•
la parte di pianta che viene raccolta ed utilizzata, che costituisce cioè la droga, la
materia prima erboristica ovvero il prodotto agrario utile;
•
i principi attivi contenuti nella droga;
•
i processi di trasformazione che subisce la pianta.
Tutti questi elementi guidano nella scelta delle tecniche agronomiche e dei protocolli di
coltivazione da adottare per ciascuna coltura officinale.
Inoltre, con le informazioni di tabella n. 9, si completa il quadro dei dati di base che
caratterizzano ulteriormente le diverse specie officinali, così da dare alle aziende
agricole uno strumento ragionato per realizzarne la coltivazione e scegliere un
opportuno protocollo colturale.
9.1.2.1 Identificazione botanica delle specie officinali prodotte
Le piante officinali della tabella 8 appartengono a diverse famiglie botaniche, ma si può
evidenziare come siano decisamente numerose e rappresentative quelle appartenenti alla
famiglia delle labiatae, a cui seguono compositae, ombrelliferae ed altre.
Proprio molte labiatae hanno la caratteristica di essere piante termofile, perché il loro
areale di origine è quello mediterraneo.
In Sardegna si ritrovano sia labiatae endemiche e molto particolari (Thymus herbabarona Loisel, T. capitatus (L.) Hoff. et Lk, Salvia sclarea L., Salvia desoleana Atzei et
Picci Lavandula stoechas L), sia labiatae medicinali ed aromatiche fra le più richieste
del mercato (rosmarino, salvia, timo, maggiorana).
Inoltre, anche altre piante segnalate e sempre di questa famiglia, troverebbero nelle aree
sarde un ambiente decisamente favorevole alla loro produzione qualitativa (timo
cedrino, lavandino, melissa, menta, basilico, origano, santoreggia).
122
Fra le compositae si ricorda l'elicriso, presente in Sardegna in una forma particolare
(Helichrysum italicum (Roth.) G. Don subsp. microphyllum (Willd.) Nyman).
Fra le ombrelliferae, meritano di essere ricordato il finocchio selvatico (Foeniculum
vulgare Mill.) e il finocchio di mare (Crithmum marictimum L.), anche se quest'ultimo
non è ancora sul mercato.
Si ricorda poi anche la lippia o citronella (Lippia citriodora H.B.K., della famiglia delle
verbenaceae) che, di carattere decisamente termofilo, troverebbe in alcuni ambienti
sardi, una collocazione agronomica positiva.
Le labiatae e le ombrelliferae si caratterizzano anche per il fatto di comprendere molte
specie aromatiche, fra le più richieste ed apprezzate dal mercato.
Tuttavia, vi sono alcune piante officinali di altre famiglie botaniche che contengono
anch’esse sostanze eteree od aromatizzanti: camomilla ed elicriso (compositae),
amamelide (amamelidaceae), meliloto (leguminosae) mirto (mirtaceae), iris (iridaceae)
e sono pure esse di alto interesse commerciale.
9.1.2.2 Determinazione della materia prima o droga
Il prodotto agrario utile, che nel settore erboristico viene indicato col termine di
"droga", può essere costituito principalmente da:
-
foglie (menta, melissa, basilico, tarassaco, citronella, mirto);
-
fiori (camomilla, calendula, elicriso, fiordaliso, malva, altea);
-
sommità fiorite e cimette (iperico, origano, timo, issopo, achillea, lavanda e
lavandino, salvia);
-
tutta la parte aerea della pianta, spesso indicata anche con termine di erba (malva,
melissa, menta, echinacea, salvia);
-
radici (echinacea, bardana, altea, valeriana, tarassaco);
-
rizoma (liquirizia, giaggiolo);
-
frutti (rosa canina, biancospino, finocchio, anice, cumino), talora chiamati
impropriamente semi, come nel caso delle ombrellifere e da semi veri (cardo
mariano, nigella, lino).
Poi vi sono anche germogli, cortecce, tallo, etc.
Come si è dimostrato, la scelta della materia prima da raccogliere influenza in modo
fondamentale la realizzazione dell'impianto della coltura e le tecniche agronomiche da
adottare in successione, forse più che l'appartenenza botanica della specie.
123
Molte delle piante officinali principalmente destinate alla produzione di radici (angelica,
bardana, valeriana), di sommità fiorite o foglie vengono considerate colture sarchiate da
pieno campo.
Talvolta la loro conduzione agronomica viene comparata a quella di alcune colture
orticole, come nel caso delle aromatiche destinate al consumo fresco e condimentario.
Il modello colturale di specie officinali come l’iperico, il meliloto, il ginestrino o la
passiflora, dove si raccolgono le sommità fiorite o tutta la parte aerea, assomiglia in
buona parte a quello di talune foraggiere.
Per altre specie da cui ottenere seme o frutti (finocchio, coriandolo, psillio, lino) il
modello agronomico da applicare ha diversi punti in comune con la coltivazione di
alcuni cereali.
Diverse specie officinali erbacee, necessitano di un impianto di realizzazione curato e di
interventi agronomici specifici o supplementari (per esempio, la potatura), sia perché di
ciclo poliennale, sia perché tendono ad assumere nel tempo un portamento cespuglioso,
talvolta con lignificazione del piede.
È il caso, per esempio, di lavanda, salvia, timo, issopo, rosmarino.
9.1.2.3 Ciclo colturale e durata della coltura
Molte specie officinali della tabella n.8 sono colture poliennali che, mediamente, durano
in campo 3-4 anni.
Dopo tale periodo, le rese e la qualità del prodotto degradano, come descritto anche in
precedenza: salvia, rosmarino, melissa, lavanda, timo, iperico, elicriso, origano,
camomilla e meliloto.
La coltivazione si attua in campo attraverso semina o trapianto di piantine, ottenute per
seme e/o per via vegetativa, con allestimento prevalentemente in periodo autunnale o
primaverile.
Le specie poliennali forniscono in genere un solo raccolto il primo anno e con varia
probabilità, due raccolti gli anni successivi, quando entrano in piena produzione.
Talvolta, col trapianto autunnale, attuabile per molte specie solo in relazione
all'ambiente considerato, è possibile avere due raccolti già dal primo ciclo di
produzione.
Molte ombrellifere, portano a maturazione il prodotto frutto con un ciclo biennale, ma i
tempi di coltivazione possono in parte ridursi, effettuando negli ambienti climatici che
lo permettono, una semina anticipata in tarda estate.
Per alcune specie come il finocchio esistono delle cultivar a fruttificazione annuale,
anche se la performance produttiva è più modesta.
124
Se del finocchio si usa la parte aerea come prodotto, essa diventa una specie poliennale
da raccogliere per sfalcio, che non andrà mai a frutto e rispetto a ciò andrà modificato il
protocollo agronomico.
Le specie officinali che devono fornire come droga le radici, indipendentemente dalla
durata del ciclo fisiologico della pianta, vengono generalmente seminate o trapiantate in
primavera e raccolte in autunno, alla fine cioè del primo anno di coltivazione, salvo
alcune eccezioni.
In genere, lasciare in campo la coltura un altro anno, può permettere di ottenere talvolta
delle produzioni quantitative maggiori, ma con un peggioramento della qualità e del
contenuto di principi attivi.
Le eccezioni sono però diverse poiché, per esempio, altea, echinacea e tarassaco si
raccolgono dopo due anni o più.
Ciò è dovuto al fatto che, l'accrescimento dell'apparato radicale e l'accumulo dei
principi attivi risulta in queste specie piuttosto lento.
Infine, talune piante da fiore, per esempio, calendula ed escoltzia, presentano ciclo
biologico ed agronomico entrambi annuali.
Piante da prodotto misto, fiori e foglie, come altea e malva, hanno ciclo poliennale.
Altro esempio significativo: la specie Satureja hortensis L. è coltura annuale, mentre la
specie Satureja montana L. ha ciclo poliennale.
Si sottolinea poi che, da alcune piante officinali, è possibile ottenere più prodotti: per
esempio, dall’altea si raccolgono fiori, fiori e foglie o radici; dall'angelica, radici o
frutti, dal finocchio frutti o la biomassa verde, dal mirto bacche o foglie o bacche e
foglie.
9.1.2.4 Sviluppo e portamento della coltura
Molte delle piante della tabella 8 sono piante erbacee (melissa, basilico, aneto,
prezzemolo, menta), con sviluppo vario (dai 25 cm del timo ai 150 cm del finocchio) e
con forte capacità di ricaccio di nuovi getti, che permettono una pronta ricostituzione
della coltura, per un secondo raccolto.
Altre sono specie suffruticose od arbustive e in questo gruppo si ritrovano molte piante
tipiche sarde, fra cui: salvia, rosmarino, issopo, mirto, lippia, biancospino, meliloto, rosa
canina, elicriso, lavanda e lavandino.
Ovviamente il potenziale grado di sviluppo legnoso che ciascuna di queste specie
raggiunge, dipende dal sesto d’impianto dato alla coltura, dal grado di sfruttamento e
dalla capacità che ogni specie ha a rinnovarsi.
125
Si può dire che lo sviluppo legnoso della salvia è piuttosto limitato rispetto a rosmarino,
mirto o rosa canina. Se l’impianto viene poi tagliato spesso, si conserva un rapporto fra
vegetazione verde e legno, a favore della prima.
Questo lo si fa soprattutto quando la destinazione d’uso è l’olio essenziale. Addirittura
si adotta un impianto a prato, proprio per favorire la crescita della biomassa verde.
Se la coltura viene trascurata, questa sviluppa svantaggiosamente la parte legnosa e le
foglie diventano più piccole, a volte più povere di principi attivi, l’impianto invecchia
precocemente, compaiono più spesso malattie e quindi bisogna rinnovarlo su altro
appezzamento.
Se si utilizzano appropriate tecniche colturali, l’impianto rimane invece giovane e dura
di più, con risparmio anche nei costi di installazione della coltura e una migliore resa
economica.
Ciò viene perseguito con l’impiego opportuno di concimazioni, acqua, potature di
rinnovo, tenuta del cespo legnoso ad un basso livello del colletto, stimolazioni a formare
nuovi germogli basali verdi e così via.
Un esempio di protocollo di coltivazione differenziale, è quello che si può adottare per
la citronella o lippia, che ha tendenza a lignificarsi e a formare un alberello.
Infatti, è possibile coltivare questa pianta sia secondo la concezione a “prato, sia è
possibile predisporla similmente ad una coltura arbustiva od arborea.
Nel primo caso, ne risulta un impianto intensivo, la cui raccolta avviene per sfalcio e
dove la citronella rimane una coltura tendenzialmente erbacea. Nel secondo caso, si farà
attenzione a formare delle piante con un tronco discreto e delle branchie principali, sulle
quali si innestano poi i rami fogliosi e le sommità fiorite: la raccolta avverrà a mano,
prelevando le foglie intere mature è può essere fatta anche scalarmente.
Per contro, si dovranno poi predisporre delle opportune tecniche di gestione dello
sviluppo dell’”alberello” di citronella.
Alcune altre delle piante citate, hanno uno sviluppo notevole, anche se variabile, della
parte legnosa e quindi si farà ugualmente attenzione alla loro cura, secondo le tecniche
appropriate, specialmente per quanto riguarda la raccolta delle specie officinali
spontanee.
Forse i casi più rappresentativi sono quelli di eucalipto e corbezzolo, ma si consideri
anche mirto, ginepro, alloro e rosmarino, quest’ultimo in grado di raggiungere
anch’esso forte sviluppo ed elevata legnosità.
Non si dimentichi, anche se l’argomento è stato richiamato altre volte, quanto è
importante il clima e soprattutto il microclima che si instaura in un determinato
ambiente della Sardegna, per lo sviluppo delle piante officinali considerate.
126
Alcune rimangono di dimensioni ridotte od assumono un’elevata legnosità, perché
l’habitat naturale e/o quello agronomico sono poveri di input (nutrienti, acqua, luce,
spazio, substrato, etc.), oppure perché in determinati momenti dell’anno si verificano
forti restrizioni od eccessi climatici (vento, siccità, temperatura, insolazione, etc.).
Si richiama l’esempio della infinita distesa di elicriso, presente nei territori più elevati
dell’area di Sinnai: questo elicriso ha elevata lignificazione, portamento piuttosto basso,
prostrato, contorto e nell’insieme la vegetazione è pressoché monospecifica (vi è quasi
solo elicriso) e molto addensata.
Ciò è dovuto al fatto che l’elicriso poggia su uno scarso franco di coltivazione, è
costantemente lambito dal vento, non vi è altra vegetazione più alta che possa
proteggerlo, l’altitudine influenza il clima e l’aridità stimola nella pianta officinale,
meccanismi di controllo e riduzione dell’evapotraspirazione.
9.1.2.5 Tipo di impianto e preparazione del terreno
Le piantine delle specie officinali della Tabella n. 8 vengono realizzate prevalentemente
per trapianto dopo aver prodotto le piantine in serra, partendo da seme (salvia, melissa,
timo, origano, echinacea, bardana, valeriana, rosmarino, elicriso) o per via vegetativa
(salvia, melissa, timo, rosmarino, mirto, lavanda, elicriso, timo cedrino, citronella).
L’allestimento della coltura in campo può di conseguenza essere realizzato tramite il
trapianto di questa piantine, ma in alcuni casi anche per semina diretta (per esempio
iperico, bardana, finocchio, origano, basilico, valeriana e salvia) con i relativi pro e
contro dovuti a costo del seme, anticipo o meno della messa a coltura e dell'entrata in
produzione, controllo delle infestanti, carico di lavoro.
Infine, la coltura di diverse altre specie viene invece realizzata esclusivamente per
semina diretta: per esempio, meliloto, camomilla, coriandolo, calendula, lino.
Al momento dell'impianto il terreno avrà ricevuto adeguata preparazione per permettere
un buon attecchimento delle piantine o nel caso di semina diretta, per garantire che il
seme aderisca bene alle particelle, assorbendone l'umidità, per un pronto
germogliamento. Contemporaneamente bisogna fare attenzione che a causa della
necessaria raffinazione del terreno non si verifichi formazione di crosta.
Le operazioni necessarie alla preparazione del terreno vengono così mediamente
quantificate in: un'aratura, un'estirpatura, una o due erpicature, fresatura, trapianto o
semina. L’investimento e i sesti d’impianto vengono prescelti, in funzione delle
caratteristiche morfologiche della specie officinale, dello sviluppo previsto della coltura,
delle operazioni colturali che si devono compiere, del tipo di attrezzature disponibili,
della modularità e capacità di lavoro delle macchine e soprattutto del tipo di prodotto
che si dovrà raccogliere.
127
Tab. 9 – Informazioni tecniche principali per la messa a coltura di alcune specie officinali individuate dall’indagine di mercato
dell’Osservatorio Industriale della Sardegna
Le specie officinali
Altea
Amamelide
Aneto
Angelica
Anice
Bardana
Basilico
Calendula
Camomilla matricaria
Camomilla romana
Cardo mariano
Cerfoglio comune
Coriandolo
Dragoncello
Echinacea
Elicriso
Erba cipollina
Finocchio selvatico
Iperico
Issopo
Lavanda
Lavandino
Lippia, Citronella
Maggiorana
Malva
Meliloto
Melissa
Menta piperita
Origano
Passiflora
Althaea officinalis L.
Hamamelis virginiana L.
Anethum graveolens L.
Angelica archangelica L.
Pimpinella anisum L.
Arctium lappa L.
Ocimum basilicum L.
Calendula officinalis L.
Chamomilla recutita L. Rausc.
Antemis nobilis L.
Silybum marianum Gaertn.
Anthriscus cerefolium Hoffm.
Coriandrum sativum L.
Artemisia dracunculus L.
Echinacea angustifolia Heller
Helichrysum italicum L.
Allium schoenoprasum L.
Foeniculum vulgare Mill.
Hypericum perforatum L.
Hissopus offiicnalis L.
Lavandula officinalis Chaix,
Lavandula hybrida Rev
Lippia citriodora H.B.K.
Origanum majorana L.
Malva sylvestris L.
Melilotus officinalis L.
Melissa officinalis L.
Mentha x piperita L. Hudson
Origanum vulgaris L.
Passiflora incarnata L.
Materia prima
raccolta
Tipo di
prodotto
Ciclo biologico
agronomico
rd, fg, fi
fg
fg, fr
rd
fr
rd
fg
fi
er, fi
fi
fr
er
fr
fg
rd
er, fi
fg
fr
sf
er, sf
fi, sf
fi, sf
fg
er, sf
fg, fi
sf
fg
fg
er
er
sc
sc
sc
sc
sc
sc
sc, fs
sc
sc, O.E.
sc
sc
fs, sc
sc
sc, fs, O.E.
sc
sc, O.E.
sc, fs
sc
sc
sc, O.E.
O.E.
O.E.
sc, O.E.
sc, fs, O.E.
sc
sc
sc, O.E.
sc, O.E.
sc
sc
a,b
p
a
a, b
a
b
a
a
a
a
a
a
a
p
a, b
p
p
p,b
p
p
p
p
p
a,p
p
p
p
p
p
p
128
Impianto peso di 1.000 Dose seme
coltura
semi
kg/ha
gr
s, t
t
s
s, t
s
s, t
s, t
s
s
t
s
s
s
t
t
t
s, t
s,t
s, t
s, t
t
t
t
t
s
s
t
t
t
s
2,5
1.000
1,5-2
2,8-5
1,5-4
12-18
1,5
8-15
0,05-1
0,17
25
1,5-2
7-8
0,17-0,22
3-4
0,5-1
0,5-0,7
4,5-5
0,11
1-1,2
1-1,2
1-1,2
2-3
0,18-0,25
2-2,2
1,2
0,5-0,7
0,2-0,65
0,15
15
12
_
12-15
10-15
15-20
6-8
6-8
5-6
2-6
4
6-10
12-15
12-18
5
7-10
6-8
4-5
4-6
4-6
6-8
6-8
_
_
6-8
6-8
8-12
3-4
_
3-4
3-5
sesto d’impianto
fra le file
sulla fila
cm
cm
70
3
35-45
70
45-50
50-70
35
45-70
30-35
35-45
70
30-45
45-70
45
45-70
120-150
30-45
45
45
50-70
120-150
150-200
150-200
45
45-70
45
45-50
45
30
45
35
2
5-15
35
25-35
30-50
10-15
15
5
5
25-30
5-15
15-20
30
25
35-40
15
25
30-40
35-40
35-40
35-40
100-200
30
20-30
30
35-50
20-30
20
25-30
investimento
finale
p/mq
4-6
0,2
20-35
6
7-15
3-6
10-11
7-10
25-120
25-80
5-7
60
15
7,4
6-8
2-3
22-25
8-10
6
4-5
1-3
1-2
0,6-0,25
8
6-8
8-10
5-7
8
16-18
10
Psillio
Rosmarino
Rucola selvatica
Ruta
Salvia
Salvia sclarea
Santoreggia
Tarassaco
Timo
Valeriana
Plantago psillim L.
Rosmarinus officinalis L.
Diplotaxis erucoides (L.) DC
Ruta graveolens L.
Salvia officinalis L.
Salvia sclarea L.
Satureja montana L.
Tarassacum officinalis L.
Thymus vulgaris L.
Valeriana officinalis L.
se
fg
fg+G19
fg, sm
fg
fg
fg, sm
rd, fg
er
rd
sc
O.E.
fs, sc
fr, sc, O.E.
sc, O.E.
sc, O.E.
sc, O.E.
sc
sc, O.E.
sc
a
p
a
p
p
p
a, p
a
p
a
s
t
s
t
s, t
s, t
s, t
s
s, t
s, t
0,8-1,2
3-5
1-1,5
1,6
4,2-6
3,5-5
0,4-0,6
0,4-0,8
0,2
0,6-0,7
6-8
10-12
4-6
7
8-12
12
6-8
4-6
6-8
4
40-45
70
25
45-70
50-70
50-70
50-70
45
35
70
25
40
5
35
30-40
35-40
30
25
25
30
25-30
3,6
80
5-6
4-6
4-6
4-6
10
11,4
4-5
Legenda della Tabella
"Tipo di prodotto" = è riferito al prodotto ottenuto dalla trasformazione della droga fresca raccolta.
sc = prodotto secco o droga secca dopo essiccazione naturale o per mezzo di essiccatoio.
OE = Olio Essenziale ottenuto per distillazione.
fs = prodotto fresco, non essiccato.
Materia prima raccolta:
er = erba intera o parte aerea della pianta; fg = foglie; sf = sommità fiorite; sm = sommità, fi = fiore; fr = frutto; rd = radice; se = seme;
Ciclo biologico o agronomico:
a = annuale, b = biennale, p = poliennale o perenne (è riferito in modo particolare al tempo in cui la coltura resta in campo ed è produttiva o
al tempo necessario per far maturare il prodotto.
Impianto della coltura:
s = semina; t = trapianto di piantina o altro materiale vegetativo (è riferito al modo con cui è possibile o maggiormente conveniente
realizzare la coltura);
I dati riportati riferiti al peso di 1.000 semi, alle dosi di seme per la semina diretta e all’investimento finale sono
orientativi.
129
9.1.3
Protocolli colturali riguardanti alcune specie officinali
Si presentano qui di seguito alcuni esempi di protocolli colturali. Questi protocolli sono
stati redatti con lo scopo di fornire al lettore e alle aziende agricole sarde degli esempi,
numerosi, completi ed articolati di come realizzare le colture officinali, con riferimenti
specifici al territorio sardo.
Si tratta infatti di protocolli relativi sia a piante poliennali che annuali, con produzione
di olio essenziale o di droga secca, con produzione di droghe diverse, quali radici,
foglie, fiori, sommità fiorite, semi o frutti.
Per qualche pianta, all’interno di un medesimo protocollo colturale riferito ad una stessa
coltura officinale, si sono proposti itinerari tecnici diversificati nelle modalità e nei
tempi stagionali, come per esempio, nel caso dell’elicriso.
Sempre per proporre una gamma vasta di esempi, nel protocollo relativo all’iperico, si è
elaborato e presentato un percorso tecnico di agricoltura “convenzionale”, mentre per
l’elicriso si è predisposto un itinerario tecnico proprio dell’agricoltura biologica.
9.1.3.1 PROTOCOLLO COLTURALE - MELISSA (Melissa officinalis L.)
Operazioni colturali in ordine cronologico al 1° anno, di impianto
EPOCA DI
ESECUZIONE
Autunno - fine
inverno
OPERAZIONI COLTURALI
Aratura
1/3
NOTE
PARTICOLARI
media profondità
Concimazione organica da effettuarsi per esempio, 250 q/ha di letame
prima dell’aratura
Fine inverno
Inizio primavera
Concimazione minerale di base da N 50 kg/ha - P 100 kg/ha - k 150 kg/ha
effettuarsi prima delle lavorazioni di Per esempio, 1 q di urea o 3 q di nitrato di
preparazione del terreno
calcio, 4,5 kg di perfosfato e 1,5q di cloruro
di K)
Fine inverno
Inizio primavera
Fine marzo
Primi di aprile
Estirpatura
Erpicatura
Fresatura
Aprile
Trapianto delle piantine
Consigliati due passaggi
Si prepara il terreno a ricevere le piantine
Sesti d’impianto adottabili:
interfila 50 cm, sulla fila 50 cm o 35 cm
Da effettuarsi subito dopo il trapianto e se
necessario nei giorni successivi fino
all’attecchimento delle piantine
Irrigazione post-trapianto
130
Operazioni colturali in ordine cronologico, nel 1° anno di coltivazione
EPOCA DI
ESECUZIONE
Aprile
OPERAZIONI COLTURALI
Irrigazione post-trapianto
Da maggio a
settembre
Da maggio a
settembre
Sarchiature e scerbature
Giugno
Concimazione azotata
Agosto-settembre
Un raccolto mediante sfalcio della
parte aerea prima della fioritura
Trasporto in azienda con rimorchio
Essiccazione e mondatura delle foglie;
In alternativa distillazione di tutta la
parte aerea raccolta
A seguire
A seguire
Trattamenti
antiparassitari
antifungini
A seguire
Confezionamento;
Conservazione del prodotto
Fine ottobre
Possibile rincalzatura
o
2/3
NOTE
PARTICOLARI
Ulteriore intervento irriguo post-trapianto, se
necessario
Gli interventi si eseguono con periodicità a
seconda della necessità
solo se necessari e con prodotti “naturali”.
Effettuare comunque i trattamenti lontano
dal raccolto
50-100 kg/ha di azoto.
da distribuire in concomitanza con una
sarchiatura e/o un’irrigazione
Maneggiare il prodotto con molta cura,
facendo attenzione a non imbrattarlo di terra
Attenzione a non compattare il prodotto
L’essiccazione va effettuata immediatamente,
in un locale attrezzato, arieggiato e
ombreggiato o in alternativa, servendosi di un
apposito essiccatoio.
Le foglie secche vanno in sacchi o balle.
L’olio essenziale va conservato in contenitori
ermetici di vetro scuro.
per proteggere la base della pianta dai rigori
invernali.
Operazioni colturali in ordine cronologico nel 2°, 3° e 4° anno di coltivazione. 3/3
EPOCA DI
ESECUZIONE
Fine inverno
inizio primavera
(ripresa vegetativa)
Da maggio a
settembre
Fine giugno
A seguire
A seguire
Fine giugno
Luglio - agosto
Settembre
OPERAZIONI COLTURALI
NOTE
PARTICOLARI
Concimazione minerale di base da N 50 kg/ha - P 80 kg/ha - K 100 kg/ha
effettuarsi il terzo anno
(es. 1 q di urea - 4,5 kg di perfosfato - 3q di
solfato di K, oppure impiegando concimi
permessi all’agricoltura biologica).
Sarchiatura
Per interrare il concime ed aiutare la pianta
nella ripresa vegetativa
Trattamenti
antifungini
o Solo se necessari e con prodotti “naturali”.
antiparassitari
Effettuare comunque i trattamenti lontano dal
raccolto
Primo raccolto mediante sfalcio della Maneggiare il prodotto con molta cura
parte aerea
Trasporto in azienda con rimorchio
Attenzione a non compattare il prodotto
Essiccazione e mondatura delle foglie; L’essiccazione va effettuata immediatamente,
In alternativa distillazione di tutta la in un locale attrezzato, arieggiato e
ombreggiato o in alternativa, servendosi di un
parte aerea raccolta
apposito essiccatoio.
Concimazione azotata, sarchiatura e se La successione di questi interventi favorisce
possibile o necessario una irrigazione il ricaccio dei germogli e lo sviluppo della
pianta
Sarchiatura e scerbatura
Se necessarie per il controllo delle infestanti
Irrigazione
Se necessaria
Secondo raccolto mediante sfalcio V. note alla medesima voce della tabella
della parte aerea prima della fioritura
riferita al primo anno di coltivazione
131
A seguire
A seguire
Fine ottobre
Autunno
Essiccazione e mondatura delle foglie; Va effettuata immediatamente, in un locale
In alternativa distillazione di tutta la attrezzato, arieggiato e ombreggiato o in
alternativa, servendosi di un apposito
parte aerea raccolta
essiccatoio
Confezionamento;
Le foglie secche vanno in sacchi o balle.
Conservazione del prodotto
L’olio essenziale va conservato in contenitori
ermetici di vetro scuro.
Rincalzatura
Per proteggere la base della pianta dai rigori
invernali.
Asportazione dei cespi di melissa.
Avviene alla fine del quanto anno di
coltivazione
Con i cespi è possibile ottenere delle nuove
piantine da vendere o da impiegare per un
nuovo impianto
9.1.3.2 PROTOCOLLO COLTURALE - ELICRISO (Helichrysum italicum (Roth) Don)
Elicriso: Operazioni colturali in ordine cronologico al 1° anno di impianto.
Ipotesi 1: trapianto autunnale
1a/2
EPOCA DI
ESECUZIONE
Fine estate
Autunno
A seguire
OPERAZIONI COLTURALI
Preparazione delle piantine
Aratura
Ripuntatura con erpicature
Concimazione organica
Estirpatura, erpicatura, fresatura
Trapianto autunnale
Irrigazione
Attecchimento
Rincalzatura
Primavera
Ripresa vegetativa
Alla
ripresa 1° concimazione azotata
vegetativa o poco
dopo
Chiusura delle file
2° concimazione azotata
Luglio
Settembre
A seguire
NOTE
PARTICOLARI
Da talea, da seme, da divisione dei cespi
di vecchio impianto
Media profondità
Per esempio, 250 q/ha di letame
o prodotti di compostaggio
Lavorazioni di affinamento
Sesti: cm 50 x 20 o cm 70 x 30
3 – 12 p/mq
Fino all’attecchimento
Umidità bassa e costante
Protezione e stimolazione
30 – 50 kg/ha con prodotti consentiti da
agricoltura biologica
Sarchiature e scerbature
Trattamenti
antifungini
antiparassitari
Irrigazioni
1° raccolto per sfalcio
Trasporto in azienda
Essiccazione, distillazione
Confezionamento prodotto
Taglio di mantenimento
Rincalzatura
30 – 50 kg/ha con prodotti consentiti da
agricoltura biologica
Accompagnano le concimazioni
o Solo se necessari e con prodotti “naturali”
consentiti.
Di soccorso
Sommità fiorite o tutta la parte aerea
Non compattare il prodotto
Asportare i residui
132
Elicriso: Operazioni colturali in ordine cronologico al 1° anno di impianto.
Ipotesi 2: trapianto primaverile
1b/2
EPOCA DI
ESECUZIONE
Autunno
OPERAZIONI COLTURALI
Aratura
Ripuntatura con erpicature
Concimazione organica
ottobre – febbraio Sovescio
marzo
Gennaio – marzo
NOTE
PARTICOLARI
Media profondità
Per esempio, 250 q/ha di letame
eseguito con consociazione di graminacee
e leguminose (per esempio, festucatrifoglio)
Da talea, da seme, da divisione dei cespi
di vecchio impianto
Preparazione delle piantine
Primavera
Primavera
interramento coltura da sovescio
erpicature
Lavorazioni di affinamento
Fresatura
Lavorazioni di affinamento
Trapianto primaverile o semina diretta Sesti: cm 50 x 20 o cm 70 x 30
3 – 12 p/mq
Emergenza e attecchimento
Irrigazione
Fino all’attecchimento
Umidità bassa e costante
3-4 settimane dopo 1° concimazione azotata
30 – 50 kg/ha con prodotti consentiti
l’emergenza
o
dall’agricoltura biologica
trapianto
Chiusura delle file
2° concimazione azotata
30 – 50 kg/ha con prodotti consentiti
dall’agricoltura biologica
Dalla primavera
Sarchiature e scerbature
Accompagnano le concimazioni
Trattamenti
antifungini
o Solo se necessari e con prodotti “naturali”
antiparassitari
consentiti.
Irrigazioni
Di soccorso
Luglio
1° raccolto per sfalcio (*)
Sommità fiorite o tutta la parte aerea
Settembre
A seguire
Trasporto in azienda
Non compattare il prodotto
Essiccazione, distillazione
Confezionamento prodotto
Taglio di mantenimento
Asportare i residui
Rincalzatura
(*) L’elicriso è una specie officinale rustica, di lento sviluppo iniziale, che ha bisogno di
ben affrancarsi e che esprime la sua produzione a regime nel 3 – 4 anno di coltivazione.
Così, se ben curata, la coltura di elicriso può rimanere in campo anche diversi anni.
Per questo, nell’ipotesi qui prospettata di un impianto primaverile, per non sfruttare
subito la pianta che si sta ancora affrancando, una scelta alternativa potrebbe essere
quella di rinunciare al raccolto del primo anno, per trarne vantaggio in seguito.
133
Elicriso: Operazioni colturali in ordine cronologico al 2° anno e seguenti di
coltivazione.
A seguire sia l’ipotesi 1 che l’ipotesi 2
2/2
EPOCA DI
ESECUZIONE
Fine inverno
Inizio primavera
OPERAZIONI COLTURALI
Concimazione di base (al terzo anno)
Ripresa vegetativa
1° concimazione azotata
Maggio
2° concimazione azotata
Dalla primavera
Sarchiature e scerbature
Trattamenti antifungini o antiparassitari
Luglio – agosto
A seguire
Fine coltura
Irrigazioni
1° raccolto per sfalcio
Trasporto in azienda
NOTE
PARTICOLARI
P 80-100 kg/ha – k 80-100 kg sempre
con sostanze organiche consentite
dall’agricoltura biologica
30 – 50 kg/ha con prodotti consentiti
dall’agricoltura biologica
30 – 50 kg/ha con prodotti consentiti
dall’agricoltura biologica
Accompagnano le concimazioni
Solo se necessari e con prodotti
“naturali” consentiti.
Di soccorso
Sommità fiorite o tutta la parte aerea
Non compattare il prodotto che è
fermentiscibile
Essiccazione, distillazione
Confezionamento prodotto
Taglio di mantenimento
Asportare i residui
Rincalzatura
Prelevamento
di
materiale
da Seme
riproduzione per un nuovo impianto
Divisione dei cespi
Talea
Micropropagazione
9.1.3.3 PROTOCOLLO COLTURALE - SALVIA (Salvia officinalis L.)
Salvia: Operazioni colturali in ordine cronologico al 1° anno di impianto
EPOCA DI
ESECUZIONE
Da autunno
a fine inverno
da autunno
a fine inverno
Fine inverno
Inizio primavera
Fine inverno
Inizio primavera
Fine marzo
Primi di aprile
(Marzo-aprile)
Aprile-maggio
OPERAZIONI COLTURALI
Aratura
1/3
NOTE
PARTICOLARI
media profondità
Concimazione organica da effettuarsi per esempio, 250 q/ha di letame
prima dell’aratura
Concimazione minerale di base da N 50 kg/ha - P 100 kg/ha - k 150 kg/ha
effettuarsi prima delle lavorazioni di Per esempio, 1 q di urea o 3 q di nitrato
preparazione del terreno
di calcio, 4,5 kg di perfosfato e 1,5q di
cloruro K)
Estirpatura
Erpicatura
Consigliati due passaggi
Fresatura
Si prepara il terreno a ricevere le
piantine
(Semina diretta)
(Seme: 15 kg/ha)
Trapianto
Interfila: 45-50-70 cm
(piantine da seme, talee, divisione dei Sulla fila: 20-30 cm
cespi)
134
Aprile-maggio
Irrigazione post-trapianto
Maggio
Scerbature, sarchiatura
Irrigazione
Potatura
Rincalzatura
Autunno
Autunno
Da effettuarsi subito dopo il trapianto e
se necessario nei giorni successivi fino
all’attecchimento delle piantine
Per contenere le infestanti
Di soccorso
Taglio di mantenimento
Per proteggere la base della pianta dai
rigori invernali.
Salvia: Operazioni colturali in ordine cronologico al 1° anno di coltivazione
EPOCA DI
ESECUZIONE
Aprile
Concimazione minerale PK
Aprile
Concimazione minerale N
Aprile
Giugno
Sarchiatura
Scerbatura
Irrigazione di soccorso
Trattamenti
antifungini
antiparassitari
Maggio-settembre
OPERAZIONI COLTURALI
Giugno
Concimazione azotata
Luglio-agosto
Agosto
Scerbatura
Sarchiatura
Settembre
Raccolta mediante sfalcio
A seguire
A seguire
A seguire
Settembre
Settembre
Fine ottobre
Fine ottobre
2/3
NOTE
PARTICOLARI
Da effettuarsi prima della ripresa
vegetativa
P e K 50-100 kg/ha
Da effettuarsi alla ripresa vegetativa
N 30 kg/ha (es. 2 q di nitrato di Ca)
Alla ripresa vegetativa
20-30 mm per ogni aspersione
o solo se necessari e con prodotti “naturali”.
Effettuare i trattamenti lontano dalla
raccolta
50-100 kg/ha di azoto
da distribuire in concomitanza con una
sarchiatura e/o un’irrigazione
Altezza di sfalcio 15-20 cm
Maneggiare il prodotto con molta cura,
facendo attenzione a a non imbrattarlo di
terra
Trasporto in azienda con rimorchio
Attenzione a non compattare il prodotto
Essiccazione o in alternativa L’essiccazione
va
effettuata
distillazione
immediatamente, in un locale attrezzato,
arieggiato e ombreggiato o in alternativa,
servendosi di un apposito essiccatoio.
La distillazione necessita di apposito
impianto
Confezionamento e conservazione Per grandi quantità le foglie secche vanno
del prodotto
in sacchi o balle; per piccole quantità in
sacchetti di carta, stoffa o cartone riposti
in luogo buio ed asciutto.
L’olio essenziale va conservato in
contenitori ermetici di vetro scuro.
Concimazione azotata
N 30 kg/ha
Irrigazione
20-30 mm, dopo la concimazione
Potatura
Taglio di mantenimento
Rincalzatura
Per proteggere la base della pianta dai
rigori invernali.
135
Salvia: Operazioni colturali in ordine cronologico al 2°, 3° e 4° anno di
coltivazione
3/3
EPOCA DI
ESECUZIONE
Fine inverno
inizio primavera
Fine inverno
inizio primavera
Giugno
Fine giugno
A seguire
A seguire
Fino giugno
Da
maggio
settembre
Luglio - agosto
Luglio - agosto
Settembre
A seguire
A seguire
A seguire
A seguire
Fine ottobre
Autunno
OPERAZIONI COLTURALI
NOTE
PARTICOLARI
Concimazione minerale NPK
Alla ripresa vegetativa
N 40 kg/ha - P 15 kg/ha - K 30 kg/ha
Sarchiatura
Per interrare il concime ed aiutare la
pianta nella ripresa vegetativa
Scerbatura
Per contenere le infestanti
Primo raccolto mediante sfalcio della Maneggiare il prodotto con molta cura
parte aerea
Trasporto in azienda con rimorchio
Attenzione a non compattare il
prodotto
Essiccazione
o
in
alternativa V. note alla medesima voce della
distillazione
tabella riferita al primo anno di
coltivazione
e confezionamento
Concimazione minerale NPK
N 40 kg/ha - P 15 kg/ha - K 30 kg/ha
Irrigazione
Dopo la concimazione, 20 mm
a Trattamenti
antifungini
o Solo se necessari e con prodotti
antiparassitari
“naturali”
Effettuare comunque i trattamenti
lontano dal raccolto
Sarchiatura e scerbatura
Se necessarie per il controllo delle
infestanti
Irrigazione
Se necessaria
Secondo raccolto mediante sfalcio V. note alla medesima voce della
della parte aerea
tabella riferita al primo anno di
coltivazione
Sarchiatura
Dopo il taglio
Essiccazione
o
in
alternativa Va effettuata immediatamente, in un
distillazione
locale
attrezzato,
arieggiato
e
ombreggiato
o
in
alternativa,
e confezionamento
servendosi di un apposito essiccatoio
Concimazione minerale NPK
N 40 kg/ha - P 15 kg/ha - K 30 kg/ha
Irrigazione
Dopo la concimazione, 20 mm
Rincalzatura
Per proteggere la base della pianta dai
rigori invernali.
Asportazione dei cespi
Avviene alla fine del quanto anno di
coltivazione
Con i cespi è possibile ottenere delle
nuove piantine da vendere o da
impiegare per un nuovo impianto
136
9.1.3.4 PROTOCOLLO COLTURALE - IPERICO (Hypericum perforatum L.)
Iperico: Operazioni colturali in ordine cronologico al 1° anno di impianto
Ipotesi 1: impianto autunnale per semina diretta
EPOCA DI
ESECUZIONE
OPERAZIONI COLTURALI
Fine estate
Vernalizzazione del seme
Lavorazioni principali
Concimazione organica
Concimazione minerale di base
A seguire
Semina diretta e rullatura leggera
Fine estate
Fine inverno
Inizio primavera
Fine inverno e
seguire
Chiusura delle file
Luglio
A seguire
Diserbo pre-emergenza
Sfalcio alla ripresa vegetativa
a Sarchiature e scerbature
1° concimazione azotata
2° concimazione azotata
Trattamenti fungini
Diffusi o localizzati
Preventivi o curativi
1° raccolto per sfalcio
Trasporto in azienda
Essiccazione
Confezionamento
Taglio basso
Rincalzatura
1a/2
NOTE
PARTICOLARI
Aumenta germinabilità
Aratura, estirpatura o erpicature
Per esempio, 250 q/ha di letame
N 80 kg/ha - P 100 kg/ha - k 100 kg/ha Per esempio, 1,6 q di urea o 5 q di nitrato
di calcio, 4,5 kg di perfosfato e 1,3 q di
cloruro di K)
Non interrare il seme
2 – 4 kg/ha interfila cm 45
Paraquat (2-4 kg/ha p.c. al 17,8% di p.a.)
interruzione dominanza apicale per
favorire il ricaccio
Accompagnano anche le concimazioni
30 – 50 kg/ha
30 – 50 kg/ha
Verticillium, Septoria, Erysiphe
Prochloraz + Benomyl
60 – 100 gr/hl
Sommità fiorite – Taglio alto
40 °C
In balle, rivestite di juta
Asportazione residui legnosi
137
Iperico: Operazioni colturali in ordine cronologico al 1° anno di impianto
Ipotesi 2:impianto primaverile per semina diretta o per trapianto
EPOCA DI
ESECUZIONE
Fine estate
Fine inverno
OPERAZIONI COLTURALI
Vernalizzazione del seme
preparazione delle piantine in vivaio
Lavorazioni principali
Concimazione organica
Concimazione minerale di base
Erpicature e fresatura
Semina o trapianto (in alternativa)
Irrigazione post-trapianto
Diserbo post-trapianto
1b/2
NOTE
PARTICOLARI
Aumenta germinabilità
se si fa il trapianto
Aratura
Per esempio, 250 q/ha di letame
P 100 kg/ha - k 100 kg/ha - Per esempio,
4,5 kg di perfosfato e 1,3 q di cloruro di
K)
Si prepara il terreno a ricevere le piantine
o il seme
60.000 p/ha interfila 45 cm
Dosi
basse
e
frazionate
fino
all’attecchimento
2 trattamenti distanziati 10 giorni Linuron
(1,5 – 2,5 kg/ha con p.c. al 47,5% di p.a.)
30 – 50 kg/ha
3 settimane dopo 1° concimazione azotata
l’emergenza
o
trapianto
Chiusura delle file
2° concimazione azotata
30 – 50 kg/ha
Dalla primavera
Sarchiature e scerbature
Accompagnano le concimazioni
Trattamenti fungini
Verticillium, Septoria, Erysiphe
Diffusi o localizzati
Prochloraz + Benomyl
Preventivi o curativi
60 – 100 gr/hl
Agosto Settembre
1° raccolto per sfalcio e trasporto in Sommità fiorite – Taglio alto
azienda
A seguire
Essiccazione
40 °C
Confezionamento
In balle, rivestite di juta
In campo
Taglio basso
Asportazione residui legnosi
Rincalzatura
138
Iperico: Operazioni colturali in ordine cronologico dal 2° anno e successivi
A seguire sia l’ipotesi 1 che l’ipotesi 2
EPOCA DI
ESECUZIONE
Fine inverno
Inizio primavera
Dalla primavera
Giugno – luglio
A seguire
A seguire
Settembre
A seguire
OPERAZIONI COLTURALI
2/2
NOTE
PARTICOLARI
Concimazione minerale di base (al N 50 kg/ha - P 100 kg/ha - k 100 kg/
terzo anno)
Sfalcio alla ripresa vegetativa
Stimolo allo sviluppo
Interruzione dominanza apicale
Asportazione parti secche
Diserbo
Linuron (500 gr/ha)
1° concimazione azotata
50 – 80 kg/ha
Sarchiature e scerbature
Accompagnano le concimazioni
Trattamenti fungini
Verticillium, Septoria, Erysiphe
Diffusi o localizzati
Prochloraz + Benomyl
Preventivi o curativi
1° raccolto per sfalcio
Sommità fiorite – Taglio alto
Resa: 3 – 5 t/ha secco
Trasporto in azienda
Essiccazione
40 °C
Confezionamento
In balle, rivestite di juta
Taglio basso
Asportazione residui legnosi
2° concimazione azotata
50 kg/ha
Sarchiature
Accompagnano le concimazioni
Irrigazione
Soccorso (pericolo fitopatie)
Trattamenti fungini
Se necessario
Diffusi o localizzati
Preventivi o curativi
2° raccolto per sfalcio
Sommità fiorite – Taglio alto
Trasporto in azienda
Essiccazione
40 °C
Confezionamento
In balle, rivestite di juta
Taglio basso
Asportazione residui legnosi
(se si prosegue per il terzo anno)
Trinciatura ed interramento degli
stocchi e dei residui colturali
139
9.1.3.5 PROTOCOLLO COLTURALE - CALENDULA (Calendula officinalis L.)
Calendula: Operazioni colturali in ordine cronologico
EPOCA DI
ESECUZIONE
Da autunno
a fine inverno
Fine inverno
Inizio primavera
Fine inverno
Fine marzo
Primi di aprile
Aprile
Aprile
Da maggio ad agosto
Da maggio ad agosto
A seguire
A seguire
A seguire
OPERAZIONI COLTURALI
Aratura
1/1
NOTE
PARTICOLARI
media profondità
Concimazione
organica
da per esempio, 300 q/ha di letame
effettuarsi prima dell’aratura
Concimazione minerale di base da N 50 kg/ha - P 100 kg/ha - K 50-100
effettuarsi prima delle lavorazioni di kg/ha
preparazione del terreno
Estirpatura ed erpicatura
Fresatura
Si prepara il letto di semina
Semina diretta
Seme 2-3 kg/ha
Densità 5-7 p/mq
Interfila 70 cm
Irrigazione
Da effettuarsi subito dopo la semina
Sarchiature e scerbature
Gli interventi si eseguono con periodicità
a seconda della necessità
Irrigazione
Da effettuarsi, se necessaria, dopo le
sarchiature ed prima della fioritura
Trattamenti
antifungini
o Solo se necessari e con prodotti
antiparassitari
“naturali”.
Effettuare comunque i trattamenti lontano
dal raccolto
Raccolta scalare dei capolini
Raccolta manuale effettuando più
passaggi
Trasporto in azienda con rimorchio
Attenzione a non compattare il prodotto
Essiccazione o in alternativa L’essiccazione va effettuata subito, in un
distillazione
locale
attrezzato,
arieggiato
ed
ombreggiato o, in alternativa, servendosi
di un apposito essiccatoio.
La distillazione necessita di apposito
impianto
Confezionamento e conservazione
del prodotto
140
9.1.3.6 PROTOCOLLO COLTURALE-CAMOMILLA (Chamomilla recutita L. Rausc.)
Camomilla: Operazioni colturali in ordine cronologico
EPOCA DI
ESECUZIONE
Agosto – settembre
OPERAZIONI COLTURALI
1/1
NOTE
PARTICOLARI
Erpicatura e fresatura del terreno
Dopo eventuale raccolta della coltura
primaverile.
Concimazione
Apporto di contenute quantità:
N 30-50 kg/ha
P2 O5 40-50 kg/ha K2 O 30-50 Kg/ha.
Semina a file
Seme: 4-6 kg/ha . Densità: 25-80 p/mq
interfila 30-35 cm (la pianta poi accestisce)
In alternativa, a fine Semina a file
A seconda degli ambienti è possibile la
febbraio
semina a fine febbraio, come coltura
principale e dopo le normali e principali
lavorazioni del terreno.
L’accestimento è però più scarso e il
raccolto più tardivo.
Alla semina
Diserbo chimico
Se in coltura convenzionale: trifluralin,
linuron, propizamide
A seguire la semina Irrigazione post-semina
50-60 mc/ha
Aiuta l’emergenza, specie per la semina a
fine estate
Sarchiatura od eventuali scerbature
Gli interventi si eseguono con periodicità a
seconda della necessità.
A volte non si esegue nessun intervento per
ridurre i costi, specie se il prodotto viene
destinato alla distillazione.
A seguire
Irrigazione di soccorso
1 - 2 interventi, se necessario - 200 mc/ha.
Maggio-giugno
Raccolta dei capolini
Da effettuarsi con apposita macchina o a
mano e prodotto destinato al secco, ma
anche alla distillazione
In alternativa, raccolta di tutta la Prodotto destinato alla distillazione
parte aerea a fioritura mediante
sfalcio
A seguire
Trasporto in azienda
A seguire
Essiccazione
dei
capolini
o L’essiccazione
va
effettuata
distillazione della biomassa.
immediatamente, in un locale attrezzato,
arieggiato e ombreggiato o in alternativa,
servendosi di un apposito essiccatoio.
A seguire
Confezionamento
I capolini secchi possono essere conservati
con cura in sacchi o scatole di cartone
e conservazione del prodotto
alimentare o in confezioni sottovuoto.
Estate-autunno
Erpicature e/o fresatura
Possibile
risemina
sullo
stesso
appezzamento
La coltura si comporta comunque da
poliannuale anche per il seme numeroso
che cade spontaneamente dai fiori raccolti.
Estate-autunno
Risemina
141
9.1.3.7
PROTOCOLLO COLTURALE - FINOCCHIO DOLCE (Foeniculum vulgare
Miller var. dulce (Thell)
Il modello proposto è impostato per il finocchio dolce, che ha un ciclo annuale.
Nel caso del finocchio amaro, il protocollo subirebbe alcune variazioni, dovute al fatto
che il ciclo di quest’ultimo è biennale o perenne, anche se va rilevato che oggi vi sono
in commercio varietà di finocchio amaro rifiorenti, quindi in grado di dare prodotto per
più anni, senza dover rinnovare la coltura e quindi con forte risparmio dei costi di
impianto e dei tempi biologici improduttivi.
Di entrambe le specie di finocchio, si possono raccogliere anche le parti aeree per la
produzione di olio essenziale o droga secca.
In questo caso, il protocollo di entrambe le colture si avvicina a quello di una coltura
officinale da foglia.
Finocchio dolce: Operazioni colturali in ordine cronologico
EPOCA DI
OPERAZIONI COLTURALI
ESECUZIONE
1/1
NOTE
PARTICOLARI
Autunno - fine inverno Aratura
media profondità
Concimazione
organica
effettuarsi prima dell’aratura
da 250-300 q/ha di letame
Fine inverno
Estirpatura
Inizio primavera
Concimazione minerale di base
N 50 kg/ha - P 120-150 kg/ha - K 100120 kg/ha
Erpicatura
Consigliati due passaggi
Fresatura
Si prepara il terreno a ricevere i semi
Semina diretta a file
Interfila 450-70 cm
cm
Marzo
sulla fila 10 - 25
8-10 p/mq - Dose di seme: 4-6 kg/ha
È possibile usare una seminatrice da
cereali.
Diserbo preemergenza
Se coltivazione non biologica.
Trifluralin, linuron, prometrina.
Aprile
Sarchiatura
un intervento
piantine
alla
comparsa
delle
Diradamento
Eventuale, se la coltura risulta troppo
fitta
segue nella pagina successiva
142
Finocchio dolce: Operazioni colturali in ordine cronologico
EPOCA DI
OPERAZIONI COLTURALI
NOTE
ESECUZIONE
Da
maggio
settembre
1/1
PARTICOLARI
a Trattamenti
antiparassitari
antifungini
o Solo se necessari e con prodotti “naturali”.
Effettuare comunque i trattamenti lontano
dal raccolto.
In via preventiva isolare le colture da seme
e distruggere i residui colturali prima
dell’allestimento della coltura.
Irrigazioni
Possono essere favorevoli allo sviluppo
della coltura, all’aumento del numero di
ombrelle e frutti.
Se necessario, interventi in fase di sviluppo
vegetativo, poco prima della fioritura, alla
formazione delle ombrelle e nella fase di
ingrossamento del seme.
Evitare invece in corrispondenza della
fioritura e fecondazione.
200 - 300 mc/ha
Settembre
Raccolta del frutto
Da effettuarsi quando si verifica il viraggio
del colore da chiaro a scuro (stadio di
maturazione cerosa del frutto). Modalità:
- Mediante mietitrebbiatura in campo con
trebbiatrice da cereali.
- In alternativa, raccolta anticipata mediante
sfalcio o mietilega, terminazione della
maturazione e dell’essiccazione sull’aia e
trebbiatura a punto fisso.
A seguire
Essiccazione
Se l’eventuale prodotto è ancora umido
A seguire
Pulitura e vagliatura del seme
(frutto), conservazione.
143
9.1.3.8 PROTOCOLLO COLTURALE - Bardana (Arctium lappa L.)
Bardana: Operazioni colturali in ordine cronologico
EPOCA DI
ESECUZIONE
Da autunno
a fine inverno
Gennaio
Fine inverno
Inizio primavera
OPERAZIONI COLTURALI
Ripuntatura più aratura
Letamazione
Semina in vivaio
Estirpatura
Erpicatura
Concimazione minerale di base
1/1
NOTE
PARTICOLARI
Lavorazione a due strati per favorire lo
sviluppo
l’approfondimento
e
la
fittonazione delle radici
200 - 300 q/ha di letame
Preparazione delle piantine, seminando in
contenitori di polistirolo da 80-120 fori
Consigliati due passaggi
N 50 kg/ha - P 80 kg/ha - K 100 kg/ha
Da effettuarsi prima della semina o del
trapianto
Fine marzo
Fresatura
Si prepara il terreno a ricevere le piantine o
Primi di aprile
il seme
Da fine marzo a tutto Trapianto delle piantine
Densità d’impianto: 3-5 p/mq
aprile
Interfila 50-70 cm - Sulla fila 50-30 cm
Semina (in alternativa al trapianto) Quantità di seme: 8-10 kg/ha
Irrigazione post-trapianto
Da effettuarsi subito dopo il trapianto e se
necessario nei giorni successivi fino
all’attecchimento delle piantine
Maggio - giugno
1a Sarchiatura - Scerbatura
Scerbatura se necessario
Concimazione azotata di copertura N 50 - 80 kg/ha
Da
maggio
a Sarchiature e scerbature
Generalmente poco necessari, poichè la
settembre
pianta è rustica, chiude le file, copre
l’interfila e soffoca le infestanti
Autunno
Sfalcio,
eliminazione
o Preparazione alla raccolta delle radici
asportazione della parte aerea.
A seguire
Raccolta delle radici
Eseguita con vomere, per scalzare le piante
dal terreno e completata manualmente.
A seguire
Prima pulizia e carico delle radici Si elimina la maggior parte della terra
A seguire
Trasporto al centro aziendale
A seguire
Lavaggio ed asciugatura delle L’asciugatura può avvenire esponendo per
radici
qualche ora le radici al sole sull’aia
A seguire
1° Taglio delle radici
Eventuale taglio in porzioni longitudinali
per favorire ed accelerare l’essiccazione
A seguire
Essiccazione
L’essiccazione va effettuata in un locale
attrezzato, arieggiato e ombreggiato o in
alternativa, servendosi di un apposito
essiccatoio.
A seguire
Confezionamento;
Le radici secche vanno in sacchi o balle e
Conservazione del prodotto
conservate in un magazzino molto asciutto.
144
10 ALCUNE SPECIE OFFICINALI ENDEMICHE DELLA SARDEGNA, PER PRODUZIONI
“TIPICHE” E PARTICOLARI
In questo paragrafo vengono segnalate alcune specie vegetali officinali caratteristiche
dell’ambiente sardo, che potrebbero essere sfruttate principalmente sotto diversi profili:
•
produzione di nuove materie prime (droga secca, olio essenziale, fitoestratti, da
proporre sul mercato e alle aziende trasformatrici, in sostituzione di altre, in un
ottica di rinnovo dei prodotti.
•
Ciò potrebbe essere fatto proprio partendo dalle segnalazioni fatte dalle aziende
trasformatrici intervistate nell’ambito dell’indagine di mercato.
•
Produzione di nuove materie prime da immettere in commercio ex novo, per
proporre nuovi prodotti e nuovi impieghi alimentari, farmaceutici, cosmetici,
tintorei e così via.
•
Coltivazione di nuove piante e produzione di nuove materie prime officinali, di forte
caratterizzazione sarda, anche esclusiva, per realizzare linee di prodotti sardi, con
forte connotazione di tipicità ed esclusività, basate sul patrimonio erboristico,
alimentare e salutistico delle tradizioni sarde.
Si fa presente che è solamente una segnalazione selettiva, riferita a 21 generi e a circa
una trentina di specie, a puro titolo di esempio e per abbozzare a delle strade di possibile
innovazione, dando degli elementi di partenza e di stimolo a trovare delle occasioni e
delle opportunità produttive. Infatti, per alcune di queste specie segnalate, la messa in
produzione non può certamente essere fatta in tempi brevi e senza opportuna
sperimentazione e programmazione.
Per quanto scritto, non ci si stupisca perciò che certe specie vegetali non siano state
nominate, come per esempio il rosmarino.
Si invita a valutare questa segnalazione, anche perché le ipotesi indicate non
coinvolgerebbero solamente le aziende di coltivazione, ma giustificherebbero e
collocherebbero correttamente all’interno di una logica di filiera anche altre aziende per
quanto riguarda la propagazione delle specie officinali nuove e per la fase di
trasformazione, poiché si considera importante che questo passaggio sia fatto da un
laboratorio o da un’industria che fa parte del tessuto produttivo regionale.
Per ogni pianta sono state fatte anche alcune considerazioni agronomiche, in relazione
al modello produttivo da applicare.
145
10.1.1.1 Elicriso (Helichrysum italicum (Roth.) G. Don ssp microphyllum (Willd) Ruy
ed H. stoechas (L.) Moench
L’elicriso è specie endemica e tipica della Sardegna, che si ritrova specialmente nelle
garighe e nella macchia.
È presente anche la specie H. saxatile Moris soprattutto su terreni e rocce calcaree, in
particolare ad Oliena, Orosei e Orgosolo, ad altitudini fra i 300 e i 1.000 m s.l.m..
Questa specie ha foglie più allungate dell’H. italicum e fiorisce fra maggio e luglio, a
seconda delle zone.
In Sardegna è presente anche l’endemismo E. montelinasarum Schimd, Sul Monte
Linas e la specie H. frigidum (Labill.) Willd sul P. Limbara.
Complessivamente, si avrebbe perciò a disposizione una notevole biodiversità da
sfruttare, per realizzare materiale vegetale propagativo, il più corrispondente possibile
alle richieste commerciali o meglio alle richieste differenziate provenienti dai diversi
segmenti di mercato.
Non esistono particolari difficoltà per la messa a coltura di questa pianta, in quanto
l’aspetto propagativo è stato messo a punto, dopo varie esperienze, da alcune realtà
della ricerca italiana che si occupano di piante officinali.
Per raggiungere buone mete di produttività ed economicità, la coltivazione andrebbe
realizzata su terreni di ampie dimensioni, con buon franco di coltivazione, buon livello
di meccanizzazione e di viabilità.
In coltivazione intensiva, l’elicriso assumerebbe la forma di una coltura aromatica
poliannuale, sarchiata, completamente meccanizzabile, da realizzarsi per trapianto con
piantine ottenute da seme, in semenzaio (cfr. i protocolli proposti in precedenza).
La raccolta dello spontaneo può presentare invece difficoltà sia per la pericolosità di
estinguere gli endemismi, sia per aspetti legati al rapporto resa/manodopera.
Una raccolta dello spontaneo potrebbe essere perseguita, in forma regolamentata, con
destinazione della materia prima ad un laboratorio di trasformazione locale, quando le
quantità in gioco non sono elevate e la trasformazione alza significativamente il valore
finale del prodotto.
Dal punto di vista del mercato, sta prendendo piede la richiesta di olio essenziale, che ha
prezzi superiori a 1 - 1,5 milioni di lire.
Nell’ipotesi di realizzare un catalogo di prodotti sardi o comunque un’attività
trasformativa, si tenga presente che l’elicriso viene per ora utilizzato soprattutto in
146
campo cosmetico, ma si presta come ingrediente per la formulazione di prodotti
antiinfiammatori ed antisettici, un campo del “naturale” dalle molte potenzialità, ma
ancora poco sfruttato, anche se in via di espansione, soprattutto con l’ampliamento del
mercato ai prodotti da banco e dedicati all’automedicazione.
A parte i consueti prodotti toiletries, l’elicriso si presta anche alla realizzazione di
oleoliti, pomate, sciroppi.
Un altro impiego possibile è quello delle foglie secche o fresche come specie aromatica
condimentaria e liquoristica.
Per questi usi, vanno selezionati dei cloni con bouquet aromatico leggero.
L’asprezza che talvolta l’aroma dell’olio essenziale di elicriso presenta, si identifica
senz’altro, dal punto di vista figurativo ed emozionale, con le caratteristiche della terra
sarda e quindi la pianta ha anche un potenziale di valorizzazione in termini di immagine
e di marketing, da tenere presente nella realizzazione di linee di prodotti sardi.
A tutto ciò, cosa più importante, corrisponde senz’altro una gamma di reali funzionalità
fisiologiche importanti e dimostrate, che l’elicriso ha.
10.1.1.2 Iperico (Hypericum perforatum L.)
L’iperico è presente allo stato spontaneo in diverse aree sarde, per esempio nella
Barbagia.
In questi territori troverebbe perciò anche l’habitat adatto per essere posto in
coltivazione, a patto di valutare a priori l’attitudine agronomica del luogo, secondo
quella logica e quei parametri presentati nel corso di questo documento.
L’iperico è specie ubiquitaria, tuttavia, le caratteristiche ambientali presenti in alcune
aree della Sardegna, soprattutto i livelli di luminosità e di temperatura che generalmente
si verificano nei periodi prossimi o coincidenti con le fasi biologiche di prefioritura e
fioritura, dovrebbero garantire un tenore in ipericina e flavonoidi superiore alla media
della materia prima presente normalmente sul mercato.
Lo stesso effetto positivo viene svolto dall’altitudine dove la coltura di iperico di
potrebbe avvantaggiarsi di un maggior grado di piovosità rispetto ad aree più basse e
più aride.
Gli ambienti sardi poco umidi dovrebbero in ogni caso ridurre i rischi di fitopatie, ai
quali l’iperico è suscettibile e che rappresentano uno dei maggiori problemi di questa
coltura in Italia e nei paesi posti più a nord.
La qualità ottenibile potrà in ogni caso compensare, almeno in parte, le rese più
contenute che si hanno negli ambienti più secchi, di maggior altitudine o comunque con
147
scarsità di idrometeore, permettendo di rimanere all’interno di una certa soglia
economica.
La coltura può essere effettuata con seme acquistato sul mercato, ma si ritiene elemento
di valorizzazione poter selezionare e disporre di materiale generico locale, sul quale far
eseguire analisi mirate sul tenore in principi attivi.
Da raccolte di ecotipi diversi, intendendo con ciò l’individuazione e la raccolta di seme
di iperico di aree zonali diverse, è possibile costituire una prima partita di iperico da
riprodurre e selezionare in coltivazione.
Si tenga presente comunque che la realizzazione di colture di iperico su superfici
significative è l’unico modo per contribuire a soddisfare la domanda del mercato
industriale e poter attirare l’attenzione del grossista sull’eventuale produzione sarda di
iperico.
È anche l’unico modo per attuare, con questa pianta, un flusso positivo di reddito di una
certa levatura.
Quindi l’iperico assume prioritariamente la forma di una coltura poliennale, intensiva
od estensiva, sarchiata, realizzabile per semina diretta, ma soprattutto per trapianto.
La semina diretta può essere applicata nei terreni di minor attitudine agronomica, con
difficoltà di lavorazione e/o impossibilità di trapianto, realizzando una produzione meno
intensiva.
Quest’ultima tecnica presenta però in genere maggiori difficoltà e fra l’altro, potrebbe
obbligare all’impiego del diserbo chimico, ma potrebbe anche rappresentare una forma
di diffusione e produzione dell’iperico in qualche ambiente naturale appositamente
prescelto, di macchia o gariga, per garantirsene una presenza costante e intensiva e per
svolgerne così, successivamente, la raccolta manuale “spontanea”, con maggior profitto.
È possibile infatti anche la raccolta dell’iperico spontaneo, funzionale però soprattutto
ad una utilizzazione e trasformazione locale, più che ad un approccio al vero mercato
erboristico industriale.
Interessante potrebbe essere la possibilità di individuare chemiotipi di iperico ricchi e
titolabili, non solo in ipericina e flavonoidi, ma anche in iperforina, ritenuta anch’essa,
da alcuni ricercatori, sostanza responsabile dell’attività antidepressiva e con ciò
destinata a diventare principio attivo marker della materia prima.
Si stima una domanda attuale di iperico fra le 5.000 e le 10.000 tonnellate di
infiorescenze secche, per l’industria farmaceutica, pari ad almeno circa 2.500 - 3.000 ha
per poter soddisfare tale richiesta.
Il mercato privilegia il prodotto con almeno 0,1 - 0,15 % di ipericina.
148
Purtroppo in questo momento vi è abbondanza di prodotto e quindi il prezzo del
mercato all’ingrosso è passato dalle 4.000 L/kg, a 2.500 – 3.000 L/kg.
Diverso tempo fa, il valore della droga di iperico aveva anche punte più elevate, attorno
o superiori alle 5.000 L/kg.
Nella preparazione dell’olio di iperico è possibile ottenere un prodotto tipico
valorizzando non solo la pianta officinale, ma anche l’olio di oliva sardo utilizzabile
quale base solvente per la preparazione del fitoderivato.
Questa considerazione è ancora più valida se si pensa alla possibilità di realizzare un
prodotto finale tipico, per esempio con azione cicatrizzante, antinfiammatoria,
eudermica e antisettica, utilizzando nella formulazione altri ingredienti officinali di
produzione sarda: ad esempio, elicriso, lavanda (Lavandula stoechas L.), timo (Thymus
herba-barona Loisel), corbezzolo, mirto, etc.
10.1.1.3 Timo sardo (Thymus herba-barona Loisel, Thymus capitatus L. Hoff. et Lk.)
Il timo (Thymus Herba-barona Loisel), rappresenta uno degli endemismi sardi più
caratteristici delle zone montane, in genere a partire dai 700 m slm, spesso in terreni
silicei, dove a volte forma tipiche garighe monospecifiche, oppure in consociazione con
specie quali teucrio, stachis o geniste.
Scontate sono le considerazioni sull’aspetto qualitativo di questo timo che vegeta sia in
aree montane che non montane, dove la luminosità gioca un ruolo fondamentale nella
formazione e nell’accumulo dell’olio essenziale.
Anche per questo arbusto strisciante, a fioritura scalare, da maggio a settembre, a
seconda degli ambienti, dell’altitudine e degli ecotipi, si può considerare la messa a
coltura in modalità più o meno intensive.
La rusticità della pianta permette di farlo anche nei terreni più poveri, degradati,
siccitosi, irregolari, con scarso franco di coltivazione.
I fattori limitanti sono rappresentati dalla necessità di disporre di acqua, almeno al
momento del trapianto e di avere una certa accessibilità al campo, nell’ipotesi di dover
meccanizzare, tutti o in parte, gli interventi previsti dal protocollo colturale.
Questo non esclude la raccolta spontanea del timo sardo o la sua coltivazione su piccoli
appezzamenti, per avere quantità limitate di prodotto secco.
Invece, la possibilità di ottenere significative quantità di olio essenziale è legata alla
superficie investita.
La coltivazione può essere realizzata per seme, per divisione del cespo e per talea, a
partire da piante selvatiche raccolte.
149
La sua messa a coltura, può essere fatta in primavera, ma anche in autunno, valutando i
momenti stagionali in cui è più probabile la disponibilità idrica.
La scalarità di fioritura permette di dilazionare e programmare la raccolta, specie nel
caso dello spontaneo.
Nell’uso dell’olio essenziale di timo e per la sua collocazione commerciale, ha
importanza fondamentale l’individuazione del chemiotipo che si coltiva o raccoglie e
che poi si distilla: per esempio, alcune popolazioni locali di timo erba barona potrebbero
rivelarsi particolarmente ricche di fenoli terpenici, con azione antisettica,
antiparassitaria e antinfiammatoria.
Uguali considerazioni possono essere fatte per il Thymus capitatus L. Hoff. Et Lk.,
anch’essa specie endemica in Sardegna, la cui coltivazione potrebbe risultare
interessante per la sua adattabilità agli ambienti molto secchi ed aridi e per il suo
particolare profilo aromatico.
Questo timo viene anche commercializzato in sostituzione dell’origano con il quale
condivide alcuni impieghi di tipo alimentare ed erboristico.
Come prodotto secco, il timo è pianta richiesta dal settore erboristico e liquoristico, ma
anche farmaceutico poichè ascrivibile in farmacopea.
Non va dimenticato nemmeno il suo impiego in campo alimentare, dove la domanda è
in espansione, come aromatica condimentaria fresca, surgelata, aromatizzante per carni
e formaggi.
In questo campo, l’uso del Thymus herba-barona Loisel in alternativa al Thymus
vulgaris L., può essere elemento di diversificazione e tipicità.
Il prezzo del timo sul mercato erboristico è vario, in dipendenza del paese importatore e
delle caratteristiche merceologiche della droga, spesso costituita da specie diverse.
Per la produzione italiana e/o sarda si può considerare un prezzo medio di almeno 4.000
L/kg elevabile in dipendenza delle caratteristiche.
Anche il prezzo del prodotto fresco si può attestare intorno a 4.000 - 4.500 L/kg, salvo
ulteriori trasformazioni e particolari condizionamenti e confezioni.
L’olio essenziale di timo è ricercato dall’industria essenziera, farmaceutica e cosmetica,
soprattutto per le proprietà antisettiche e il prezzo è, orientativamente, di 250.000 400.000 L/l, sempre considerando che vi sia un certo quadro qualitativo.
Nella medicina popolare sarda, l’uso del timo (Armidda) si caratterizzava soprattutto
per le sue proprietà antisettiche, antibatteriche, espettoranti, toniche, digestive,
cicatrizzanti, antiossidanti.
150
Veniva impiegato nelle malattie infettive, nei dolori sciatici, nella tosse, come
disinfettante, antielmintico, antimicotico, collutorio della bocca e contro scabbia e
parassiti.
Era usato anche in polvere contro la sudorazione dei piedi (pro no achere sudorare sos
pedes).
In campo alimentare, aveva un uso condimentario, ma soprattutto antiossidante e
conservativo: per esempio si avvolgevano con i rametti le pezze di formaggio messe a
stagionare.
Per quanto detto, il timo erba barona si presta in modo particolare alla valorizzazione di
prodotti erboristici ed alimentari sardi, rendendoli ancora più particolari, quali formaggi,
oli aromatici condimentari o cosmetici, liquori, carni e salumi.
10.1.1.4 Lavanda stecade (Lavandula stoechas L.)
Questa lavanda (stecade, alchemissa, buredda, spicula) è presente nelle consociazioni
della macchia mediterranea degradata, soprattutto su terreni di substrato siliceo, acidi, di
derivazione granitica, spesso a fianco del cisto.
Il suo aroma è simile, ma più aspro e “rustico”, a quello della lavanda officinale
(Lavandula officinalis Chaix) e del lavandino (Lavandula hybrida Rev): in genere,
contiene infatti una elevata componente in monoterpenoni (fencone, canfora,
verbebenone) e cineolo, anche se le condizioni ambientali e pedologiche determinano
ampie variazioni dello spettro biochimico.
La sua coltivazione è possibile a partire dalla propagazione vegetativa, prelevando
porzioni di pianta da individui presenti allo stato spontaneo o procedendo per talea.
In alternativa si può far ricorso all’impiego del seme, la prima volta sempre recuperato
da piante spontanee.
Anche la raccolta della materia prima può essere fatta sullo spontaneo, come del resto in
parte già avviene.
La droga secca e l’olio essenziale della lavanda stecade risentono della concorrenza
della lavanda officinale e del lavandino, coltivate ampiamente in Italia, ma soprattutto
in Francia, su terreni pianeggianti o collinari e con modelli produttivi intensivi e
completamente meccanizzati.
Tuttavia potrebbe venire sondato o realizzato un certo mercato, proponendo fiori secchi
ed essenza secondo i seguenti termini:
olio essenziale biologico e certificato, da proporre all’industria profumiera e degli
aromi, per composizioni particolari, ma anche all’industria erboristica e farmaceutica,
per le proprietà particolari e differenzialiche esso presenta, come specificato di seguito;
151
fiori secchi negli usi correnti, in sostituzione della lavanda più comune;
prodotti erboristici e cosmetici finiti tipici, a partire dagli usi tradizionali.
Andrà stabilito con l’operatore del mercato e/o sulla base dei costi di produzione quale
potrà essere l’eventuale prezzo della materia prima di stecade.
Per quanto riguarda l’olio essenziale, quelli di lavanda e lavandino vengono reperiti sul
mercato a prezzi variabili fra le 40.000 e le 250.000 L/l.
Il prezzo dell’essenza della lavanda stecade potrebbe essere contenuto nel medesimo
range.
La variabilità è dovuta alla qualità, quantità, alla certificazione, al momento della
domanda e dell’offerta,
La lavanda stecade o steca presenta, secondo la tradizione erboristica sarda, proprietà
antisettiche, sedative, stimolanti colagoghe, emostatiche e diuretiche, per le quali era
utilizzata di conseguenza, soprattutto in infusi.
É interessante però rilevare che diversi studi scientifici si sono indirizzati alle proprietà
e all’impiego del suo olio essenziale, che presenta peculiarità applicative specifiche e
diverse rispetto alle altre lavande: anticatarrali e mucolitiche, antinfettive specifiche
contro l’agente patogeno Pseudomonas aeruginosa, antinfiammatorie, cicatrizzanti.
Fra le indicazioni applicative specifiche citate in letteratura si ritrova: otiti sierose e
batteriche, piaghe, eczemi, bronchiti e sinusiti croniche.
In Sardegna, veniva impiegata anche come pianta mellifera (un ottimo miele per la
tosse), come “conservante” della lana (contro la farfalla della lana), per bruciare le
setole dei maiali da ingrasso e per aromatizzare il lardo.
Anche se le proprietà su riportate sono estremamente specifiche e comprendono
potenzialità terapeutiche, ciò è indicativo di come la pianta possa essere utilizzata per
produrre estratti e prodotti finiti di pregio cosmetico, igienico e salutare, con elementi di
diversità ed esclusività rispetto a quelli già in commercio.
Forse questa è la strada maggiormente perseguibile, per questa come per altre piante
officinali della Sardegna, piuttosto che la ricerca spasmodica di un grossista che acquisti
il prodotto, anche se comunque questa strada commerciale non va scartata ai fini della
specializzazione produttiva e del reddito dell’azienda agricola.
10.1.1.5 Ruta calepense (Ruta chalepensis L.)
La ruta calepense è una specie fortemente aromatica, a portamento suffruticoso, propria
della gariga sarda e quindi la si ritrova in luoghi aridi, rocciosi, oltre che nei bordi
stradali.
152
È presente nelle zone calde litoranee e sublitoranee (per esempio Dorgali), talvolta
derivante da coltivazioni negli orti.
La ruta calepense è una fonte di flavonoidi e rutina, principio attivo richiesto
dall’industria farmaceutica, di cui sarebbe utile eseguire dei test di titolazione da
raffrontare con la Ruta graveolens L. o con altre piante, fonti industriali di rutina.
La raccolta delle capsule permette di recuperare il seme necessario a produrre piantine
in vivaio e quindi a realizzare le eventuali coltivazioni.
La coltura si identifica con quella di una sarchiata perenne, con una certa somiglianza
con salvia e lavanda, il cui raccolto potrebbe essere fatto per sfalcio periodico.
Il prodotto è principalmente costituito dalla parte aerea, mentre non si hanno precedenti
per l’estrazione dell’olio essenziale.
In Sardegna è presente anche l’endemismo Ruta corsica DC.
La ruta calepense non ha ovviamente un mercato erboristico, ma può essere, se
valorizzata, impiegata e proposta per diversi scopi, principalmente per uso cosmetico
esterno, poichè l’uso interno è sconsigliato per i possibili effetti neurotossici, se mal
impiegata.
In Sardegna, la ruta calepense era impiegata, in infuso, come antispasmodico intestinale,
ma anche come anticoncezionale ed abortivo.
Ha anche proprietà antiemorragiche e protettive dei capillari.
L’olio essenziale ha proprietà antiparassitarie ed antispasmodiche ed agisce contro le
parassitosi cutanee.
Un altro campo di applicazione può essere quello igenico-ambientale e antiparassitario,
utilizzando in particolare l’olio essenziale, ma anche le piante vive disposte in siepi, nei
giardini o nelle coltivazioni, con funzione di barriera biologica: per esempio, la ruta è
topifuga.
10.1.1.6 Le salvie della Sardegna
Tutte le specie del genere salvia possono essere coltivate in Sardegna (Salvia desoleana
Salvia desoleana Atzei et Picci), salvia verbenaca (S. verbenaca L.), salvia officinale
(Salvia officinalis L) e salvia sclarea (Salvia sclarea L.).
Tuttavia, deve essere scelta con cura la zona e il terreno, soprattutto se si persegue un
orientamento agronomico di tipo intensivo e si desidera ottenere la massima
produttività.
153
In questo caso, addirittura, pur essendo la salvia, in particolare la specie S. officinalis
L., un suffrutice termofilo e quindi resistente alla siccità, essa tende a divenire una
coltura irrigua e di elevate esigenze nutritive.
Di conseguenza necessita di suoli profondi, ben drenati e ricchi di sostanza organica ed
elementi nutritivi.
La salvia desoleana, la sclarea e la verbenaca hanno foglie molto più ampie e carnose,
nonchè un portamento più “verde” rispetto alla salvia officinale e a maggior ragione si
avvantaggiano della disponibilità idrica e di un ambiente più “fresco”.
In buone condizioni agronomiche ed idriche, la forte intensità luminosa presente in
alcune aree sarde, diviene elemento positivo per l’accumulo dei principi attivi nelle
foglie e nei fiori, piuttosto che fattore limitante dello sviluppo di queste specie.
La tecnica agronomica per la coltura di tutte queste salvie, non presenta particolari
difficoltà, sia seguendo un itinerario tecnico convenzionale, sia impostando la
coltivazione con tecniche ecocompatibili.
Per un fatto di valorizzazione dei prodotti locali, lo sforzo di messa a coltura può essere
indirizzato prevalentemente verso la Salvia desoleana Atzei et Picci, considerata da
alcuni studiosi sinonima di Salvia sardoa e botanicamente e geneticamente vicina alla
salvia sclarea e alla salvia verbenaca, contenendo fra l’altro principi attivi simili, con un
olio essenziale generalmente ricco in linalolo e acetato di linalile e con tracce di
sclareolo, presente però soprattutto nel resto della pianta.
Avendo avuto più volte occasione di visionare del materiale di salvia desoleana, si è
constatato l’esistenza di piante a sicuro e notevole contenuto aromatico e di piante
pressochè senza aroma, ma che potrebbero però contenere sclareolo.
Questa osservazione, che va comunque suffragata da indagini chimiche, metterebbe in
evidenza la necessità di selezionare attentamente il materiale per un eventuale
coltivazione, prelevando seme o parti vegetative di piante con le caratteristiche volute,
tenendo conto però che l’olio essenziale è solo una delle sostanze componenti il
fitocomplesso della pianta e che va studiato il sistema di accumulo e la parte della
pianta dove ciò avviene (per esempio, nella sclarea, l’essenza è prevalentemente
presente nelle infiorescenze).
La domanda di mercato è rivolta principalmente alla droga secca e all’olio essenziale di
S. officinalis L. e in parte di Salvia sclarea L.
La prima ha ampio impiego in campo alimentare, cosmetico ed erboristico, la seconda
viene utilizzata soprattutto dall’industria profumiera e dell’aromatizzazione del tabacco.
154
Il prezzo di mercato è di circa 4.000 - 5.000 L/kg per le foglie e di 1.50.000 - 350.000
L/l per l’olio essenziale, anche se in questo momento, per l’essenza, il mercato è
stazionario e non molto recettivo.
La salvia desoleana potrebbe coprire un campo di applicazione vario, sia di tipo
erboristico, che cosmetico e liquoristico e soprattutto attraverso la realizzazione di
prodotti trasformati in isola.
10.1.1.7 Finocchio selvatico (Foeniculum vulgare Mill.)
Il finocchio selvatico presenta queste caratteristiche:
• lo si ritrova allo stato spontaneo in diversi siti della Sardegna, anche poveri e calcarei;
• è pianta di largo uso tradizionale in tutta la Sardegna;
• è specie le cui tecniche di coltivazione basilari sono definite e conosciute;
• è una coltura completamente meccanizzabile;
• l’ambiente vocato permette prospettive di buona resa qualitativa;
• le materie prime ottenibili sono diverse: olio essenziale, foglie e sommità fresche e
secche, frutti.
• ha un suo mercato per tutte le materie prime su indicate, anche se i prezzi non sono
sempre elevati e ci sono fonti concorrenziali di approvvigionamento;
• si presta ad essere trasformato dalle aziende agrituristiche, dai laboratori galenici, dalle
liquorerie artigiane ed industriali e dai laboratori cosmetici presenti in Sardegna.
La condizione principale perchè questa pianta possa essere coltivata in forma estensiva
e completamente meccanizzata è che il terreno prescelto abbia un sufficiente franco di
coltivazione e la pendenza sia accettabile.
La disponibilità idrica, per lo meno di soccorso, è comunque importante per poter
ottenere delle buone rese quantitative, specie se l’orientamento produttivo è quello del
seme e per garantirsi un livello minimo di redditività.
Il clima secco, in coincidenza della maturazione finale del frutto, dovrebbe favorire la
resa aromatica, le operazioni di raccolta, nonchè allontanare i rischi fitopatologici che si
verificano talvolta, anche in questo stadio maturativo, in ambienti di coltivazione più
continentali ed umidi.
Fra le varie utilizzazioni, si ricorda quella alimentare e in particolare alimentare industriale.
Anche in campo liquoristico vi è una certa richiesta sia di frutti che di sommità e foglie
secche.
155
Il prezzo medio dei frutti è compreso fra 2.000 - 5.000 L/kg.
Per l’olio essenziale invece, si ritrovano prezzi molto vari, per cui è difficile stabilire un
prezzo medio, che potrebbe essere da 80.000-100.000 L/l a 300.000 L/l, variabile in
base alla qualità e a seconda se estratto da foglie e sommità o frutti.
In Sardegna il finocchio rientra nella preparazione di molti piatti tipici e in questo
campo può essere ulteriormente valorizzato, dai settori della ristorazione, dalle aziende
agrituristiche e dalle industrie alimentari dell’isola: conservazione di carne e olive,
cucina di pesce, uova e verdure, conservazione di insaccati e formaggi.
Un altro campo di applicazione pratica è quello liquoristico e delle bevande: produzione
di liquori tipici, aromatizzazione di grappa, sciroppi, bevande dissetanti ed aperitive,
anche da consumarsi presso le aziende agrituristiche e della ristorazione.
10.1.1.8 Achillea sarda (Achillea ligustica All.)
Questa specie di achillea è ritrovabile fra 0 - 800 m slm, lungo i pendii aridi.
Potrebbe essere coltivata, piuttosto che raccolta allo stato spontaneo, per essere poi
impiegata in prodotti trasformati localmente.
Una volta recuperato il materiale propagativo, la sua coltivazione potrebbe avvenire per
semina diretta, a file ed il prodotto verrebbe sfalciato a fioritura.
Secondo l’erboristeria tradizionale, era impiegata in Sardegna come antielmintico,
contro le gastralgie e le nevralgie, come antinfiammatorio nelle malattie della pelle.
Ha proprietà analgesiche, antipiretiche, antinfiammatorie, antiossidanti.
Studi recenti hanno dimostrato le sue proprietà antibatteriche nei confronti di
stafilococchi, E. coli, Candida ed altri funghi e batteri patogeni.
L’uso di questa achillea potrebbe essere sfruttato per la realizzazione di prodotti
cosmetici in formulazione con altre piante endemiche sarde.
10.1.1.9 Santolina (Santolina chamaecyparissus Autoc. non L., S. corsica Jordan et
Fourr., S. insularis (Genn. ex Fion) Arr.).
La santolina è specie tipica della macchia secondaria degradata e della gariga, spesso in
consociazione con timo, euforbie e ginepri.
È un piccolo cespuglio presente in terreni poveri, scarsi, rocciosi e asciutti.
Per esempio, fa parte della vegetazione tipica del Sopramonte di Orgosolo.
La pianta è fortemente aromatica, ricca di olio essenziale e il suo bouchet evoca proprio
l’ambiente forte e aspro di dove essa vegeta, con alcune somiglianze con altre pianti
“similari” quali l’elicriso.
156
La sua eventuale coltivazione non dovrebbe presentare grosse difficoltà tecniche, salvo
il reperimento del materiale propagativo iniziale, che può essere fatto raccogliendo
seme ed alcuni esemplari dall’ambiente spontaneo.
La santolina non rientra fra le piante più frequentemente usate in campo erboristico, ma
possiede principi attivi e proprietà interessanti, come anche elevate potenzialità di
impiego.
La santolina presenta proprietà antispasmodiche, digestive, emmenagoghe,
antinfiammatorie, colinergiche, parassiticide, insettifughe, vermicide in campo
veterinario.
Il suo olio essenziale ha specifiche proprietà antinfettive, antifungine, antiparassitarie,
mucolitiche, anticatarrali.
In alcuni altri paesi mediterranei la santolina viene anche impiegata in misture di
tabacco, assieme ad altre piante aromatiche.
I suoi principi attivi sono costituiti da flavonoidi, acidi fenolici, tannini, oltre
ovviamente, all’olio essenziale, composto principalmente da monoterpeni quali a e b
pinene (1,8-5%), cetoni terpenici, lattoni.
Un campo di applicazione e valorizzazione della santolina, potrebbe essere quello di
pianta ornamentale viva, sanificante l’ambiente e biocida, meglio se disposta in siepi.
10.1.1.10
Robbia (Rubia peregrina L.)
La Rubia peregrina L. è pianta del sottobosco e delle macchie evolute, presente in
diverse zone collinari e montane della Sardegna.
La coltivazione, la raccolta e l’impiego sono riferiti specificatamente al suo utilizzo
tintorio, tradizionalmente per la lana, ma anche per pitture artistiche, dando il colore
rosso.
Questo è anche l’impiego per il quale la robbia potrebbe essere sfruttata e valorizzata
oggi, in Sardegna.
Nella medicina tradizionale, veniva usata per stimolare la bile e sciogliere i calcoli
biliari.
La sua propagazione può avvenire per seme, ma soprattutto per via vegetativa,
prelevando porzioni di cespo o di radici con gemme e potendo così eventualmente
allestire una coltura più o meno intensiva.
Per la collocazione mercantile, sono generalmente i grossisti di erbe medicinali che
acquistano la pianta per rifornire poi erboristerie e laboratori artigiani di tintoria.
Non è escluso l’uso tintoreo artigianale ed “ecologico”.
157
In Sardegna, sono presenti allo stato spontaneo anche altre piante tintoree importanti,
quali Isatis tinctoria L. (colore blu), Reseda lutea L. e Reseda luteola L. (colore giallo),
Alkanna tinctoria (L.) Tausch. (rosso-viola).
Si ricorda anche zafferano, iperico, mirto, santolina sempre a scopo tintorio.
10.1.1.11
Corbezzolo (Arbutus unedo L.)
Il corbezzolo (Lidone, Meledda, Olidone) lo si ritrova generalmente su suoli silicei,
acidi, ma talvolta anche calcarei, come quelli del Sopramonte.
Viene utilizzato soprattutto come pianta mellifera, ma in passato aveva un impiego
medicinale popolare quale antisettico ed antínfiammatorio, nonché per il trattamento
delle affezioni biliari.
Oggi vengono usate e commercializzate le foglie per tisane diuretiche e contro le
infezioni delle vie urinarie.
Il suo frutto è ricco di mucillagini e quindi si presta ad essere trasformato in fitoestratti
di impiego cosmetico ed igienico, specie se ci si propone di realizzare una linea di
prodotti erboristici sardi tipici.
Gli estratti di corbezzolo, se debitamente presentati e corredati da apposita
documentazione tecnica, potrebbero però trovare spazio ed essere apprezzati ed
acquistati anche da aziende produttrici del settore.
Inoltre, il frutto del corbezzolo, oltre che edule tal quale, è un prodotto ad alto valore
agrituristico, perché si presta ad essere trasformato in prodotti quali frutta sciroppata,
conservata in liquore, frutti ricoperti di cioccolato, puree per torte, etc.
Si può ipotizzarne la raccolta dello spontaneo o progettare la realizzazione di
coltivazioni che però per essere realizzate hanno bisogno di tempi non brevi.
10.1.1.12
Ginepro (Juniperus communis L.)
Il ginepro è pianta tipica delle garighe sarde, dove spesso è presente nella forma nana.
Cresce spesso in ambiente aspro e talvolta roccioso, per cui potrebbero venire creati
degli impianti intensivi in zone marginali, da sfruttare per la liquoristica.
I frutti di ginepro trovano applicazione in erboristeria per le proprietà diuretiche,
antisettiche, balsamiche, antinfiammatorie, antireumatiche.
In particolare, l’azione antinfettiva, come anche un’azione pancreatica positiva, viene
svolta in modo specifico dall’olio essenziale di ginepro, del chemiotipo
“terpineoliferum”, per cui si evidenzia ancora una volta l’importanza di selezionare del
materiale vegetale da propagazione, in funzione dello spettro biochimico.
158
Le bacche hanno però anche un uso alimentare, per il condimento e la cottura di carni,
pesci e piatti tipici.
Una certa richiesta di bacche di ginepro proviene dall’industria liquoristica, ma i prezzi
non sono molto elevati e scarsamente remunerativi.
10.1.1.13
Mirto (Myrtus communis L.)
Non si ritiene necessario presentare nel dettaglio la pianta di mirto, né dal punto di vista
della sua eventuale coltivazione, né per quanto riguarda gli impieghi più generali e
diffusi, anche perché numerosi studi sono stati fatti e sono in corso, da parte delle
strutture preposte alla ricerca e alla divulgazione (Università, ERSAT. etc.) presenti in
Regione Sardegna.
Si vogliono invece soltanto mettere in evidenza alcuni specifici possibili impieghi
pratici del mirto, diversi da quelli già in uso, in quanto anche questa pianta si presta ad
una valorizzazione tramite trasformazione diretta in fitoestratti e prodotti erboristici
finiti.
Anche per il mirto, ai fini della messa a coltura, risulta fondamentale l’individuazione
del chemiotipo, per poter caratterizzare la materia prima o il derivato e favorirne così la
collocazione commerciale o la tipizzazione del prodotto trasformato.
Per l’olio essenziale, si riconoscono due principali chemiotipi:
-
il tipo “cineoliferum”, ricco di terpeni (a-pinene al 25%) e ossidi terpenici (1,8
cineolo al 45%), con specifiche proprietà antiinfettive, antispasmodiche,
epatostimolanti, toniche cutanee, decongestionanti prostatiche e hormon-like;
-
il tipo “myrtenylacetatiferum” ricco soprattutto di esteri monoterpenici (acetato di
terpenile al 25%, acetato di linalile, acetato di bornile) con specifiche proprietà
antispasmodiche e decongestionanti venose.
Inoltre, in alcune popolazioni sono state riscontrate bacche relativamente povere in olio
essenziale ed aroma, ma più ricche in canfora e/o polifenoli e tannini.
Questi elementi differenziali, che sembra siano riscontrabili in piante presenti
contemporaneamente in un medesimo habitat e che perciò fanno pensare ad una
differenziazione di tipo genetico, potrebbero essere sfruttati:
-
per proporre sul mercato il mirto in modo selettivo, specie nei riguardi dell’industria
farmaceutica o liquoristica;
-
come parametri selettivi per la raccolta del materiale propagativo da trasferire alla
coltivazione, visto che già si stanno realizzando in Sardegna campi dimostrativi,
produttivi e programmi di lavoro sul mirto.
159
Le modalità con cui sfruttare il mirto potrebbero rientrare all’interno di più di uno dei
modelli, da quello di un impianto monospecifico intensivo a quello del modello di
semicoltivazione o di raccolta dello spontaneo.
10.1.1.14
Lentisco (Pistacia lentiscus L.)
Forse il lentisco è, fra le piante più tipiche considerate, quella meno sfruttata,
nonostante le specifiche proprietà medicinali e dermocosmetiche che possiede.
L’olio essenziale, estratto da rami e foglie, contiene discrete quantità di monoterpeni (apinene, mircene, sabinene), sesquiterpeni e monoterpenoli e presenta specifiche
proprietà decongestionanti venose e linfatiche e decongestionanti prostatiche.
Nella tradizione popolare sarda era impiegato come espettorante, diaforetico, antalgico,
cicatrizzante e anticalcolosico.
L'olio grasso dei frutti era invece utilizzato nella cura della scabbia.
Da studi scientifici risultano invece le proprietà antinfiammatorie vascolari, prostatiche
e genitali e decongestionanti degli epiteli e delle mucose.
La sua abbondante presenza nel territorio ne permette la raccolta spontanea, con la
preparazione di fitoestratti derivanti da foglie e frutti.
Più critica, per questioni di costo e convenienza economica, è l’estrazione del suo olio
grasso dai frutti, a meno che non si riesca a dare un elevato valore aggiunto al prodotto
attraverso la realizzazione di “prodotti finiti nobili” ed esclusivi.
Questo olio, presente in concentrazione di circa 15-25% nel frutto, è ricco di acido
palmitico (27%), stearico (13%), oleico (53%) e linoleico (7%).
I derivati del lentisco potrebbero infatti trovare applicazione interessante in prodotti
cosmetici, igienici ed erboristici di uso topico.
Le modalità con cui sfruttare il lentisco potrebbero rientrare all’interno di un modello di
“semicoltivazione o comunque della raccolta dello spontaneo.
10.1.1.15
Cisto (Cistus spp.)
Il cisto si presenta come una delle specie vegetali più incontrastate della macchia
degradata, tanto da essere considerata un’infestante, per cui non vi è bisogno di
coltivarla per poterne sfruttare le foglie e le resine.
Si tratta invece di dare valore a una biomassa notevole, che spesso ci si ritrova ad avere
solo come risultato del lavoro di ripulitura e bonifica del bosco o della macchia, talvolta
eseguito proprio per poter mettere a coltura ex-novo, anche limitati appezzamenti o per
migliorare l’accesso e la viabilità di zone frequentate ai fini della raccolta spontanea di
altre piante officinali.
160
Le sue proprietà medicinali sono ancora poco conosciute ed indagate, ma nella
tradizione erboristica sarda era impiegato come pianta astringente ed emmenagoga.
La frazione aromatica del cisto sembra contenere diverse resine e sostanze quali
monoterpeni, esteri, fenoli (talvolta anche eugenolo e timolo), acidi, lattoni, e sembra
presentare proprietà antinfettive, antivirali, antibatteriche, antiemorragiche, cicatrizzanti
e neurotoniche, .
10.1.1.16
Digitale (Digitalis purpurea L.)
La digitale è una pianta erbacea biennale, presente soprattutto in Barbagia, per esempio
nei boschi sopra Orgosolo, su terreni acidi, talvolta con roccia affiorante, ma anche nei
sottoboschi, ai bordi di leccete, generalmente ad altitudini superiori ai 500 m slm.
Il suo impiego è strettamente farmaceutico e quindi la sua messa a coltura è relazionata
alla domanda dell’industria e dei grossisti.
La coltura può essere realizzata per semina diretta o per trapianto.
Il problema prioritario è la difficoltà di germinazione che questa pianta presenta, per la
quale sono stati comunque sperimentati e sono disponibili, specifiche pratiche tecniche.
In caso di coltivazione avviata, il secondo punto debole è la suscettibilità all’agente
patogeno Septoria digitalis Pass., che attacca le foglie e compromette il raccolto.
La raccolta si esegue mediante sfalcio della parte aerea.
Un altro impiego diffuso della digitale purpurea è quello come pianta ornamentale.
10.1.1.17
Efedra (Ephedra spp.)
Questo genere lo si ritrova in alcune zone a substrato calcareo ed a altitudini medioelevate (700 - 1.000), come sul Monte Gonare.
É specie di esclusivo uso farmaceutico, in quanto vi si estrae l’efedrina, sostanza ad
utilizzo cardiotonico molto ricercata.
Quindi questa pianta potrebbe far parte del “pacchetto” di piante da proporre ad
interlocutori commerciali del settore industriale farmaceutico, puntando sulla supposta,
ma da verificare, qualità del prodotto ottenibile in Sardegna, rispetto ad altro materiale
commerciale.
10.1.1.18
Cardo mariano (Silybum marianum Gaertn.)
Il cardo mariano è presente allo stato spontaneo in diverse zone della Sardegna,
specialmente in zone ruderali, subcoltivate e ai margini di boschi ed ovili.
Si è ritenuto di segnalarlo perchè:
161
in Sardegna era consumato crudo o cotto come alimento;
il seme ha un proprio mercato, essendo richiesto dall’industria farmaceutica per
l’estrazione dei flavonoidi, fra cui la silibina, usata in prodotti con proprietà
antinfiammatorie ed epatoprottettive, soprattutto nei danni epatici di natura tossicometabolica.
Inoltre, la pianta viene impiegata anche in erboristeria, per la preparazione di tisane e
estratti idroalcolici.
Può essere coltivato anche in terreni relativamente poveri e con scheletro, purchè il
lavoro delle macchine non ne venga impedito, visto che la coltura è completamente
meccanizzabile.
L’ambiente vocato dovrebbe favorire la resa qualitativa, anche in riferimento al fatto
che il prodotto è iscritto nella F.U., che pone come obbligo il contenuto di silimarina a
concentrazione non inferiore al 1% sulla droga.
Il prezzo di mercato internazionale è di circa 2.500 - 3.000 L/kg, mentre alcuni
laboratori galenici acquistano prodotto fresco, in quantità limitate, a circa 5.000 - 7.000
L/kg.
10.1.1.19
Issopo meridionale (Micromeria graeca (L.) Bentham.) e Issopo di
Corsica (Micromeria filiformis (Aiton) Bentham.)
La micromeria è una labiata aromatica, endemica, presente in luoghi aridi e soleggiati,
spesso nelle garighe, per esempio localizzata sui monti di Oliena ed Orgosolo (Monte S.
Giovanni) e sul Monte Gonare e nel territorio di Orani.
Il suo impiego appartiene alla tradizione erboristica sarda: se ne faceva uso contro il mal
di testa, assieme alla ruta calepense e per curare le affezioni bronchiali.
Questa specie potrebbe perciò essere riproposta in miscele d’erbe.
10.1.1.20
Santoreggia sarda (Satureja thymbra L.)
La santoreggia sarda è specie endemica, molto aromatica, che merita di essere ricordata,
anche se rara ed in via di estinzione.
Veniva usata nella medicina popolare sarda come digestiva, antispasmodica e
antidiarroica.
Su questa pianta sono stati fatti anche alcuni studi sul suo olio essenziale ricco di
carvacrolo, cimolo e terpeni.
La specie potrebbe essere messa a coltura per studi e futuri usi erboristici, salvandola
così anche dal pericolo di estinzione.
162
10.1.1.21
Nigella (Nigella damascena L.)
La nigella, pur non endemica, è abbastanza rappresentata nel territorio sardo.
È una specie aromatica, soprattutto nei semi, che veniva usata come emmenagoga,
diuretica, espettorante e deostruente delle vie respiratorie.
Per queste proprietà viene coltivata ed utilizzata anche in alcuni paesi del nord Africa,
per esempio in Marocco ed ha un suo modesto mercato erboristico.
11 STIMA DELLA SUPERFICIE DA COLTIVARSI A PIANTE OFFICINALI IN SARDEGNA, IN
RELAZIONE AI DATI RACCOLTI CON L’ INDAGINE DI MERCATO
11.1 Elaborazione dei dati
Si desidera concludere questa relazione, con un tema particolare, quello della quantità
potenziale di superficie coltivabile a piante officinali in Sardegna, partendo dai dati
raccolti nel corso del progetto.
L'elaborazione dei questionari relativi all'indagine di mercato sulle piante officinali,
realizzata nel presente progetto, ha permesso di effettuare una prima stima delle quantità
di taluni prodotti, materie prime e derivati, di cui necessitano le aziende trasformatrici
che hanno risposto al questionario.
Sono dati parziali, che pur tuttavia permettono alcune valutazioni strumentali.
È stato infatti possibile arrivare a stimare la quantità di superficie da doversi destinare
alla coltivazione di piante officinali, proprio partendo dalla quantità delle droghe o dei
relativi derivati che queste aziende hanno acquistato e poi lavorato in proprio.
Ovviamente, l’elaborazione non riguarda tutto il settore erboristico, ma solo la sua
quota parte costituita dalle aziende che hanno risposto.
Si potrà anche leggere, dall'elaborazione presentata, quanta di questa superficie è
possibile attribuire ad una produzione in Sardegna, parzialmente o in toto, sempre
partendo dalle risposte date ai questionari, dove ciascuna ditta ha espresso il proprio
particolare interesse verso eventuali prodotti sardi.
Le piante che dovrebbero essere coltivate su questa superficie stimata sono comprese
nell’elenco di Tabella n. 8.
Per l'elaborazione si è partiti dalla tabella riassuntiva n. 10, elaborata dall'Osservatorio
Industriale della Sardegna.
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Tabella 10 - Sintesi degli acquisti e delle trasformazioni di prodotti derivati,
complessivamente effettuati dalle ditte che hanno risposto al questionario dell’indagine
di mercato (quantità in kg).
oli essenziali
tinture madri
altri estratti
estratti secchi o concentrati
totale
cosmesi
naturale
kg
2.000
6.145
2.765
10.910
erboristico
fitoterapico
kg
600
9.550
3.200
13.350
omeopatia mista
kg
30
10
50
30
120
totale
kg
kg
1.025 3.655
10
340 16.085
2.000 7.995
3.365 27.745
Dati Osservatorio Industriale della Sardegna
I prodotti e le materie prime che le aziende rispondenti al questionario acquistano e/o
ritrasformano a loro volta sono: erbe secche, oli essenziali, tinture madri, altri estratti
idroalcolici ed oleosi ed estratti concentrati, fluidi o secchi.
Per quanto riguarda gli oli essenziali, essi vengono prodotti principalmente per
distillazione in corrente di vapore.
Le tinture madri sono prodotte macerando erbe fresche in alcool con apposita
procedura.
Per altri estratti si è inteso considerare gli estratti idroalcolici, i macerati vari e gli oleiti,
tutti caratterizzati dal fatto che vengono ottenuti attraverso macerazione.
Categoria a parte è quella degli estratti secchi, fluidi o concentrati, perché per ottenerli,
si passa dalla fase di macerazione o comunque di estrazione, ad un ulteriore intervento
di processo, che riguarda l'eliminazione parziale o pressoché totale del solvente: la
concentrazione.
Per comprendere come è stata fatta l'elaborazione, bisogna conoscere, oltre alle
procedure di preparazione dei fitoderivati, anche i seguenti dati:
1. Per gli oli essenziali: la resa in kg/ha di essenza è ovviamente molto variabile, a
seconda della specie aromatica, dell’andamento dell’annata agraria, del fatto che la
pianta sia all'anno di impianto o sia giunta invece all’anno di massima produzione,
del protocollo agronomico impiegato, delle caratteristiche della cultivar o del
chemiotipo, delle caratteristiche e dell'efficienza dell'impianto di distillazione.
Per esempio, per specie come la melissa si potrebbe avere "solo" una resa di 3 - 7
kg/ha di essenza, per il timo 12 - 25 kg/ha, ma per la menta piperita 50 kg/ha, per la
salvia 45 – 60 kg/ha, per il rosmarino 50-70 kg/ha o per la lavanda e il lavandino
addirittura 60 - 100 kg/ha di olio essenziale.
164
Dovendo confrontarci con questa variabilità e volendo comunque fare delle stime, il
conteggio è stato fatto considerando un intervallo di resa media pari a 20 - 25 kg/ha,
ottenendo i dati di seguito presentati nella tabella n. 11.
2. Per quanto detto sopra, relativamente alla procedura di estrazione, le due voci
distinte "Tinture madri" ed "altri estratti" sono state sommate in un'unica
categoria, considerando perciò il loro valore complessivo pari a 16.095 kg, rilevati
dai questionari.
Ciò perché, tutti questi prodotti vengono realizzati macerando le erbe in un rapporto
droga/ solvente generalmente compreso fra 1/5 e 1/10, dove per la droga si fa
riferimento al suo peso in sostanza secca.
Dovendo considerare poi anche le eventuali perdite di processo, filtrazione, etc., per
i calcoli si è preferito fare riferimento al rapporto di 1/5, che tende a sostenere in
senso maggioritario l'eventuale necessità quantitativa di materia prima rispetto al
rapporto 1/10.
Poiché i calcoli per la preparazione dei macerati si fanno a partire dalla pesata in
termini di droga secca, calcolata come sostanza secca, indipendentemente dal fatto
che nell’estrazione si stia per utilizzare erbe fresche o secche, ai valori calcolati si è
aggiunto un tenore del 11-15% di acqua, per poter risalire alla quantità originaria di
materia prima acquistata dal coltivatore e poi impiegata.
Infatti, le erbe raccolte in campo e poi essiccate e successivamente
commercializzate, hanno in genere un tenore di umidità intorno a 11-12 %.
Infine, per la produttività di campo, si è preso a riferimento una resa agronomica
media, in materia prima officinale secca, di 3,5 t/ha.
Anche per questa scelta valgono le considerazioni sulla variabilità delle rese
riportate prima per gli oli essenziali: per esempio, orientativamente, la camomilla
può dare 1,5 – 1,8 t/ha di capolini essiccati, l’iperico 3,5 – 4,5 t/ha di sommità
fiorite secche, la melissa 4,5 t/ha di foglie secche, la bardana 4,5 t/ha di radici
secche.
3. Per quanto riguarda gli estratti secchi o concentrati, le considerazioni necessarie per
i calcoli sono simili a quanto detto al punto 2, fatto salvo che non sempre i rapporti
droga/solvente per la fase di macerazione sono quelli riportati in precedenza, poiché
in questo caso, al processo estrattivo segue la fase di concentrazione che mira ad
eliminare il solvente, per avere un prodotto costituito quasi esclusivamente dal
fitocomplesso della pianta officinale impiegata.
Per rendere perciò il processo “evaporativo” maggiormente efficiente ed economico,
si tende a concentrare prioritariamente il soluto il più possibile, anche nella
165
macerazione. Così, nell’estrazione, si potrebbero avere impieghi di droga anche
superiori al rapporto 1/5.
Ciò può essere ottenuto attraverso “macerazioni” successive con lo stesso solvente,
per avere appunto una matrice “satura” di principi attivi o attraverso processi
estrattivi in “continuo”.
Per semplificare i nostri calcoli, si è comunque partiti da una possibile matrice
realizzata con rapporto droga/solvente 1/5 e considerando che questa, ad
evaporazione del solvente, può dare orientativamente un residuo secco di 1-3 %.
Per l’elaborazione dei dati, si sono presi i valori dell’ultima colonna della tabella n. 10,
poiché ai fine del calcolo degli ettari complessivi, è irrilevante in quale comparto il
prodotto trasformato venga utilizzato.
Si può, in caso, attribuire la quota parte per settore, tramite semplice proporzione.
Tabella 11 – Valutazione della superficie da coltivarsi a piante officinali, necessaria per
poter disporre della relativa quantità di materie prime da trasformare in derivati diversi
quantità di fitoprodotti superficie necessaria per
acquistati o trasformati produrre le relative
materie prime da
rilevate
trasformare
oli essenziali
tinture madri ed altri estratti
estratti secchi o concentrati
Totale
kg
ha
3.655
16.095
7.995
27.745
146 – 182
18 - 54
17 - 18
181 - 254
stima della
corrispondente
quantità di
biomasse officinali
espressa in prodotto
secco
t
511 - 637
63 – 189
59,5 – 63
633,5 - 889
11.2 Commenti
Il dato complessivo orientativo di 181-254 ha, potenzialmente coltivabili a piante
officinali in Sardegna, al fine di corrispondere teoricamente alle necessità di materie
prime espresse dalle ditte intervistate con l’indagine di mercato, può dirsi senz'altro
interessante, specie se rapportato con la realtà attuale delle superfici ad officinali in
essere attualmente nella regione.
A maggior ragione, ciò ha valore, se si considera il ridotto numero di questionari
rientrati e compilati, rispetto al numero delle ditte erboristiche e trasformatrici in realtà
operanti nel settore.
166
C’è però anche da rilevare che sicuramente non tutte le ditte e/o non per tutte le materie
prime officinali, vi può essere interesse ad acquistare da produttori agricoli o da aziende
di prima trasformazione industriale, che operano in Sardegna.
Per esempio, probabilmente, un acquirente preferisce acquistare dell’essenza di menta
da produttori piemontesi, piuttosto che sardi, ai quali si vorrà rivolgere invece per gli oli
essenziali di rosmarino, salvia o elicriso.
Si segnala anche che la superficie indicata di 181-254 ha, corrisponde a una produzione
di biomassa secca officinale pari a circa 633,5 - 889 t e che tale quantità non è
trascurabile, anche dovendone considerare tutti gli oneri per la sua produzione e
lavorazione.
L’elaborazione mette anche in luce come si abbia un significativo ettarato da coltivare
per avere le quantità di oli essenziali richiesti (146-182 ha), proprio per il fatto che per
questa tipologia di materia prima, le rese in essenza sono dell'ordine di una o di qualche
decina di chili.
In ogni caso, tale ettarato calcolato, potrebbe però subire un drastico
ridimensionamento, se la richiesta dovesse essere valutata quasi esclusivamente in
termini di salvia, rosmarino, menta piperita e lavanda e lavandino, piuttosto che di
melissa, timo, elicriso o origano, poiché, come indicato prima, le specie del primo
gruppo sono molto più produttive.
Ipotizzando per questo primo gruppo citato di piante aromatiche, una resa media di
campo di olio essenziale pari a 50 kg/ha, l'elaborazione porta a ridimensionare la
superficie investibile a soli 70 ha, che resta comunque un valore significativo, per la
realtà sarda attuale.
In ogni caso, 70 ha a piante aromatiche, destinati alla produzione di essenza, significa
dover predisporre l'installazione di almeno un paio di impianti di distillazione in
corrente di vapore da 2.000 - 4.000 litri di volume ciascuno, da far presumibilmente
lavorare per circa 4 - 6 mesi all'anno.
Considerando le quantità di materia prima officinale che si ottengono dalla coltivazione
di 70 ha, si può calcolare infatti una biomassa fresca di 1050 - 1400 t che deve essere
distillata.
Va considerato anche che, alcune essenze, per esempio quella di rosmarino, possono
essere alternativamente ottenute dalla lavorazione delle biomasse spontanee, contraendo
ulteriormente l'ipotesi dei 70 ha, ma non diminuendo la capacità degli impianti di cui
dotarsi, il carico di lavoro e i ricavi.
È anche vero però che diverse altre motivazioni e un'ampia biodiversità di specie
aromatiche disponibili nell'ambiente naturale della Sardegna o ivi coltivabili,
giustificherebbero invece una stima incrementata rispetto a quella proposta
167
prudenzialmente, mettendo in luce che comunque è molto difficile fare delle ipotesi più
particolareggiate.
Considerazione diversa si deve fare per quanto riguarda la produzione di tinture madri
ed estratti macerati e tal quali.
I rapporti droga/solvente utilizzati e prima indicati, di 1/5 o 1/10, fanno si che con poche
quantità di erbe fresche o secche, si producano quantità alte di questi fitoderivati.
Ecco perché, per fare circa 16 tonnellate di estratti idroalcolici, macerati glicerinati o
oleiti, può essere sufficiente la materia prima vegetale ricavata da soli 18 - 54 ha.
L'intervallo calcolato, permette anche di considerare al suo interno le variazioni per
eventuali perdite di processo o per il ricorso a rapporti droga/solvente anche non
consueti.
Un'altra osservazione: se si fa riferimento ai 10 kg di tinture madri della tabella 17, sono
in teoria sufficienti 2 - 3 kg di erbe secche per realizzarli, quindi una piccola parcella
coltivata.
Più difficile è stimare la superficie e le relative quantità di materie prime officinali per
ottenere i 7.995 kg di estratti secchi o concentrati.
Qui si entra in un campo trasformativo spinto, di scenario industriale o semi-industriale,
dove la scelta degli impianti e dei processi influisce molto sulla efficienza trasformativa
e sulla quantità di matrice necessaria per unità di estratto da realizzare.
Il calcolo proposto, secondo la logica e i parametri riportati in precedenza, dovrebbe
comunque essere abbastanza realistico e il dato ricavato di 17-18 ha non va trascurato.
Infine, va comunque anche considerato che la messa a coltura di una determinata
superficie non deve essere vista solo in termini di ampiezza, ma anche in termini di
valore aggiunto che si ricava dalle materie prime e dai prodotti fitoderivati realizzati.
In conclusione, è plausibile che una produzione officinale sarda possa a breve - medio
periodo, svilupparsi su una superficie di almeno 100 - 150 ha.
Potendo poi considerare la domanda di mercato attuale, la possibilità di introdurre
nuove specie e prodotti di forte caratterizzazione locale, documentati nella loro qualità e
tracciabilità, non è escluso che tale stima non possa essere superiore a quella calcolata.
In particolare, proprio il mercato degli estratti concentrati e secchi sembra godere in
questo momento di un progressivo interesse, che solo la collaborazione piena fra
produttore agricolo e industria trasformatrice può sostenere e sviluppare concretamente.
Ovviamente, in questa elaborazione, non si è tenuto conto della possibilità e della
capacità di penetrare il mercato da parte dei produttori e trasformatori sardi, come
168
variabile che può far dilatare o contrarre il calcolo conseguito, ma lo scopo era solo di
fare una prima valutazione quantitativa delle potenzialità produttive.
Tali stime potranno essere elaborate ulteriormente, alla luce di nuovi eventuali dati
raccolti.
12 CONCLUSIONI
Pur non essendoci particolari conclusioni tecniche da redigere, si può dire che questo
lavoro, nel suo insieme, si presenta piuttosto vasto e articolato.
Nonostante ciò, vi è un filo conduttore che tiene uniti gli argomenti dissertati: la
speranza che la coltivazione e la trasformazione delle piante officinali possano trovare
in Sardegna una corretta collocazione e un ragionevole sviluppo, in rapporto alle
potenzialità individuate.
Le difficoltà che può incontrare questa attività, nella regione, sono state evidenziate non
per scoraggiare il produttore agricolo, quanto invece per orientarlo a coltivare e
trasformare le piante officinali in modo razionale, in un corretto contesto tecnico e
commerciale, nel tentativo che alcuni limiti ambientali e strutturali, possano venire
adeguatamente equilibrati dagli elementi di valorizzazione e di caratterizzazione che si
possono ritrovare nel territorio sardo, ivi compresa la ricchezza e la qualità del proprio
patrimonio vegetale medicinale ed aromatico.
In questa ottica, i protocolli colturali sviluppati, le indicazioni agronomiche esposte e le
valutazioni fatte su numerose piante officinali, possono essere considerati come
un’occasione di riflessione, di confronto e di discussione tecnica, piuttosto che degli
schemi rigidi da seguire. L’intento è che risultino comunque utili all’azienda agricola
nell’avviare o nel proseguire l’attività.
Per questo, si è cercato di elaborare dei modelli produttivi e dei protocolli agronomici
con uno schema aperto e presentanti percorsi alternativi, adattabili alle diverse esigenze
e realtà agricole coinvolte nel progetto, fatto salve le regole generali e basilari per poter
ottenere una materia prima officinale di qualità e di opportuno valore commerciale.
Nello sviluppo dei temi del documento, sono state infatti tenute sempre presenti le
caratteristiche di ciascuna singola azienda partecipante al progetto, proprio perchè le
indicazioni agronomiche e quelle relative ai modelli produttivi, non dovessero risultare
poi astratte, svincolate dal contesto o inapplicabili.
Ugualmente, si è cercato di evidenziare tutte le correlazioni esistenti fra le piante
officinali messe in luce dall’indagine di mercato e quelle già coltivate o presenti allo
stato spontaneo in Sardegna, per le quali i protocolli agronomici sono stati redatti.
169
Questo perchè la produzione delle piante officinali non debba rimanere sempre, solo o
completamente subordinata ai vincoli e alla domanda del mercato erboristico classico,
ma perchè sappia anche percorrere e sfruttare le nuove opportunità e le innovazioni di
prodotto che si presentano e che possono essere sostenute dagli elementi storici,
ambientali, vegetazionali, culturali, sociali, della tradizione e della ricerca scientifica
attuale, che in un determinato territorio rurale, in questo caso quello sardo, esistono.
170
13 ALLEGATO
QUESTIONARIO DI RILEVAZIONE
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