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Pons, Silvio: Rezension über: Valentine Lomellini, Les relations
dangereuses. French Socialists, Communists and the Human Rights
Issue in the Soviet Bloc, Bruxelles: Lang, 2012, in: Il Mestiere di
Storico, 2013, 2, S. 251,
http://recensio.net/r/adefdf6637054460bcd55aa570a1561c
First published: Il Mestiere di Storico, 2013, 2
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i libri del 2012 / 2 - monografie
251
Valentine Lomellini, Les relations dangereuses. French Socialists, Communists and the Human Rights Issue in the Soviet Bloc, Bruxelles, Peter Lang, 210 pp., € 29,40
Il volume presenta un evidente legame con il precedente lavoro dell’a. sulla sinistra
italiana e il dissenso all’Est (L’appuntamento mancato. La sinistra italiana e il dissenso nei regimi comunisti, 2010). L’oggetto è questa volta la sinistra francese e costituisce l’occasione
per una riflessione su analogie e differenze tra i rispettivi schieramenti politici nei due paesi. In Francia e in Italia la questione dei diritti umani assume un carattere centrale negli
anni ’60, sia nella sfera delle relazioni internazionali sia nel dibattito politico interno.
Lomellini mette a fuoco adeguatamente l’interazione delle dinamiche nazionali e
internazionali che contraddistingue la condotta del Psf e del Pcf. Le scelte di socialisti e
comunisti non appaiono così lontane in apparenza: in modi diversi, i due partiti aderiscono alla distensione tra i blocchi e al dialogo con Mosca, sostenendo al tempo stesso i
principi della libertà di espressione all’Est. Ma la diversità di modi e culture politiche si
rivela decisiva. Mentre i socialisti si attengono a un sostanziale realismo, collegato alla ragione di Stato, riuscendo però a proporsi anche come una forza che difende le ragioni del
dissenso, i comunisti non appaiono in grado di sostenere credibilmente né la distensione
europea né i diritti umani all’Est. Così la questione dei diritti umani diviene una cartina
di tornasole significativa per illuminare l’egemonia socialista nella sinistra francese tra fine
degli anni ’70 e primi anni ’80. Una realtà alquanto distante dalla situazione italiana, per
motivi legati ai diversi contesti nazionali, ma anche perché il cambiamento e la sfida dei
socialisti in Francia si verificano assai prima che in Italia e perché i comunisti francesi, a
differenza di quelli italiani, non possono costruire la propria credibilità sul legame con la
«primavera di Praga», dopo aver sostanzialmente approvato l’invasione sovietica rimangiandosi la loro iniziale disapprovazione. La questione dei diritti umani mette dunque
in luce le ambiguità di entrambi i partiti comunisti, ma si rivela un fattore di declino
immediato soltanto per il Pcf.
Il libro avrebbe probabilmente beneficiato di una tematizzazione a più ampio raggio
circa l’impatto politico e culturale dei diritti umani, che vede tra i suoi laboratori proprio
la Francia degli anni ’70. Samuel Moyn (The Last Utopia. Human Rights in History, 2010)
ha notato come sulla scena francese i diritti umani si affermino a seguito della competizione nella sinistra, piuttosto che tra la sinistra e i suoi rivali, per poi divenire una vera
e propria utopia, un’alternativa efficace e devastante per le sorti declinanti del marxismo
occidentale. Tale contesto resta tra le pieghe dell’analisi svolta dall’a. Ciò nonostante, il
suo lavoro è pregevole, ben documentato e colma una lacuna rilevante, ricostruendo un
tassello importante della storia francese e internazionale dei «lunghi» anni ’70.
Silvio Pons
Il mestiere di storico, V / 2, 2013