Giugno 2015 - Patto per BPM

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Giugno 2015 - Patto per BPM
STAMPA SOCIETARIA BPM
GIUGNO 2015
Sommario
30 Giugno
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Banche, effetto Atene sul capitale - Ogni calo dell'1% del Btp a quattro anni produce un'erosione
media del patrimonio Cet 1 di 25 pb con massimi di 35 per Mps e Creval. Torna il legame Statoistituti, monito per l'Unione bancaria
Stop del Tesoro alla Cariverona - Il documento atteso entro oggi. Adesso palla alla commissione
interna per attuare le correzioni Ma c'è il rischio che l'iter delle nomine subisca rallentamenti in vista
delle scadenze di ottobre
23 – 24 – 25 Giugno
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Castagna (Bpm): se c'è perfect match, nozze rapide
Moody's promuove 11 banche italiane
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Bpm: rimodulazione del Comitato Controlli
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BANKING DAY: Castagna (Bpm), giusto che realtà solide si aggreghino
Popolari, il risiko attende la Bce - Si teme che Francoforte possa richiedere capitale aggiuntivo dopo
le aggregazioni. Positivi i giudizi sulla riforma. Castagna (Bpm): decisivo muoversi subito. Vandelli
(Bper): serve un nocciolo duro.
17 – 18 Giugno
16 Giugno
12 Giugno
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La Bpm si muove verso l'aggregazione. Serve però una riflessione
Popolari, pronti i regolamenti Bankitalia.
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Bpm: Castagna, difficile una fusione a tre, Mps non tra opzioni. Al momento no trattative in corso
Popolare Milano, Castagna accelera «Faremo una fusione a due al 90%» - Istituto al lavoro anche
per la trasformazione in società per azioni
11 Giugno
10 Giugno
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Bpm: Castagna, fusione a tre è difficile
Bpm, Citi e Lazard per il risiko - La scelta fatta in pieno accordo dai due consigli. Confermata così la
volontà del ceo Castagna di procedere speditamente verso l'aggregazione. Per il mercato l'ipotesi
numero uno resta Verona.
9 Giugno
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Popolare di Vicenza, Bpm e Ubi. Tutti gli ultimi movimenti Popolari
Mediobanca aumenta il target price su BPM, BPER e Banco Popolare
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Bpm: accordo con Legg Mason per distribuzione fondi Martin Currie.
Legg Mason e BPM, nuovo accordo nella distribuzione. Banca Popolare di Milano e Legg Mason
Global Asset Management rafforzano la loro collaborazione.
8 Giugno
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30 Giugno
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Banche, effetto Atene sul capitale - Ogni calo dell'1% del Btp a quattro anni produce un'erosione
media del patrimonio Cet 1 di 25 pb con massimi di 35 per Mps e Creval. Torna il legame Statoistituti, monito per l'Unione bancaria
Stop del Tesoro alla Cariverona - Il documento atteso entro oggi. Adesso palla alla commissione
interna per attuare le correzioni Ma c'è il rischio che l'iter delle nomine subisca rallentamenti in vista
delle scadenze di ottobre
Banche, effetto Atene sul capitale - Ogni calo dell'1% del Btp a quattro anni produce un'erosione media del
patrimonio Cet 1 di 25 pb con massimi di 35 per Mps e Creval. Torna il legame Stato-istituti, monito per
l'Unione bancaria - MF-MILANO FINANZA martedì 30 giugno 2015
Le banche italiane non temono gli effetti diretti della crisi greca, dato che l'esposizione verso Atene è quasi nulla, ma
sono attente alle conseguenze indirette, a cominciare dal rialzo dello spread Btp-Bund. Ieri il differenziale è salito a
159 punti base, con un aumento di 36 punti. L'impatto potrebbe farsi sentire nei conti del secondo trimestre, in
particolare a livello di capitale, secondo le stime di Mediobanca Securities: ogni riduzione dell'1% del prezzo dei Btp a
quattro anni (che è la duration media dell'esposizione delle banche italiane) erode il capitale Cet 1 di 25 punti base,
con massimi di 35 punti per Mps e Creval. Ieri il prezzo del Btp con scadenza dicembre 2019 è calato dello 0,8%, vicino
quindi all'ipotesi di Mediobanca . Non è possibile prevedere se proseguirà la tendenza di ieri sulle banche. I timori dei
mercati potrebbero essere spazzati via da un sì al referendum greco (l'esito più probabile secondo i sondaggi) e da
progressi nell'integrazione europea. Non a caso alcuni gestori ed economisti hanno parlato ieri di «occasione
d'acquisto». Per il momento prevale l'incertezza e questo di per sé non piace agli investitori (Piazza Affari ha chiuso
con un calo del 5,2%; -6,8% per l'indice bancario). Va tuttavia sottolineata la differenza con l'estate 2011, legata al
doppio scudo della Bce. Ieri il tasso del Btp decennale è arrivato al 2,7% in mattinata, con spread sul Bund vicino a 200
punti. Ma gli acquisti dell'Eurosistema per il Quantitative easing (Qe) hanno riportato il rendimento del Btp al 2,39% e
lo spread sotto quota 160 (era vicino a 600 punti base nel 2011). Il programma Bce, definito per far risalire l'inflazione,
ha l'effetto di contenere il contagio attraverso ingenti acquisti di titoli (per 60 miliardi al mese, di cui 45 pubblici)..
……… È chiaro che se la Grecia uscisse dall'euro le conseguenze per le banche sarebbero più gravi di quelle osservate
ieri. I mercati interbancari hanno retto e il forte calo dei titoli degli istituti in borsa (Mps -10,2%, Ubi Banca -8%, Bpm 7,9%, Unicredit -7,1%, Banco Popolare -6,7%, Intesa Sanpaolo -6,1%) è connesso con l'aumento dello spread: un
segnale di come sia necessario accelerare i lavori dell'Unione bancaria, che si è sempre proposta di spezzare il legame
pericoloso tra problemi degli Stati e delle banche. Peraltro, anche nel caso dello Stato italiano, è poco significativa
l'esposizione diretta (35,9 miliardi, di cui 25,7 attraverso garanzie Efsf e 10,2 di prestiti bilaterali, con effetti lontani nel
tempo): conta invece il timore di entrare nella terra incognita rappresentata dall'uscita di un Paese dall'Eurozona, che
farebbe aumentare i dubbi anche sugli altri Stati, con conseguenze per i costi di finanziamento. Inoltre l'uscita della
Grecia dall'euro avrebbe significativi effetti sulla fiducia di imprese e consumatori e sull'economia europea. Per questi
timori la volatilità resterà probabilmente elevata fino al giorno del referendum, soprattutto per i titoli bancari. Domani
si riunirà il Consiglio direttivo della Bce che analizzerà la situazione sulla liquidità di emergenza (Ela), per ora
confermata a 89 miliardi: secondo indiscrezioni sarebbe stata negata alla Grecia una richiesta di ulteriori 6 miliardi.
Teoricamente la Bce può rivedere i fondi Ela in ogni momento, anche se tutto dovrebbe rimanere fermo fino a
domani e probabilmente fino al referendum. Di certo l'esposizione diretta delle banche italiane non preoccupa: è pari
a 1,3 miliardi, di cui circa 400 milioni verso titoli di Stato greci, secondo i dati Bri. Gli istituti francesi sono esposti per
1,6 miliardi, mentre quelli tedeschi arrivano a 13,2 miliardi (di cui solo 219 milioni in bond sovrani): cifre quasi
azzerate rispetto all'esposizione che le banche di Parigi e Berlino avevano prima del piano di aiuti alla Grecia. Oggi
oltre il 75% del debito di Atene è detenuto da Bce, Ue e Fmi.
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Stop del Tesoro alla Cariverona - Il documento atteso entro oggi. Adesso palla alla commissione interna per
attuare le correzioni Ma c'è il rischio che l'iter delle nomine subisca rallentamenti in vista delle scadenze di
ottobre - MF-MILANO FINANZA martedì 30 giugno 2015
Forse era inevitabile che il primo statuto arrivato sul tavolo del Tesoro dopo il protocollo Acri richiedesse un lavoro più
intenso del previsto. Fatto sta che, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, la Fondazione Cariverona potrebbe
riprendere in mano il documento inviato alla fine di aprile a via XX Settembre per apportare alcune integrazioni. Al
momento non si conoscono le linee di intervento, anche perché la risposta ufficiale era attesa tra la serata di ieri e la
giornata di oggi. A Verona però il timore è che la Fondazione (che è anche primo azionista italiano di Unicredit con il
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3,53%, anche se non esprime più consiglieri) debba rimettere mano alle norme che regolamentano la struttura del
board e il processo elettivo. A metà luglio si metterà infatti in moto la complessa macchina che porterà alla nomina dei
nuovi vertici, attesa per l'autunno. Il protocollo Acri prevede due mandati per presidenti e consiglieri per favorire un
ricambio costante tra gli amministratori. Questa scelta costringe oltre la metà del consiglio di indirizzo e quasi l'intero
consiglio di amministrazione di Cariverona (compreso il presidente Paolo Biasi) a uscire molto presto dai giochi. ……..
Di certo la materia sarà oggetto di particolari attenzioni anche perché, si sa, in questi mesi Cariverona è al centro di
molte partite di sistema. L'ente scaligero, per esempio, si è candidato a giocare un ruolo di primo piano
nell'imminente risiko delle banche popolari. La diversificazione finanziaria imposta dal protocollo Acri-Mef potrebbe
infatti spingere la Cariverona a ridurre sensibilmente la quota in Unicredit e ad assumere partecipazioni in altri istituti
di credito. A partire dal Banco Popolare , di cui oggi l'ente detiene lo 0,02% (dato 2013) ma in cui potrebbe salire dopo
la trasformazione in spa. L'operazione, suggeriscono i ben informati, sarebbe particolarmente gradita se il gruppo
presieduto da Carlo Fratta Pasini, anziché convolare a nozze con la Popolare di Milano , diventasse il perno di una
nuova superpopolare del Nord Est allargata alla Popolare di Vicenza. Per il momento si tratta solo di suggestioni,
anche se nelle ultime settimane il progetto avrebbe preso quota, complice anche il risultato delle elezioni regionali. Si
sa infatti che il governatore Luca Zaia è sensibile all'argomento e che la politica locale potrebbe giocare un ruolo
decisivo nella vicenda. Senza dimenticare la possibilità di sinergie tra le stesse fondazioni. Di un progetto di
integrazione tra Cariverona e la più piccola Cassamarca ha scritto per esempio qualche settimana fa il Corriere della
Sera. L'idea di fondere due fondazioni è certamente inedita, ma nel calderone del Nord Est tutto è possibile, almeno
nell'immaginazione degli uomini di potere.
23 – 24 – 25 Giugno
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Castagna (Bpm): se c'è perfect match, nozze rapide
Moody's promuove 11 banche italiane
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Castagna (Bpm): se c'è perfect match, nozze rapide - MF-MILANO FINANZA martedì 30 giugno 2015
La Banca popolare di Milano potrebbe arrivare all'aggregazione con un altro istituto già nel 2015. Lo ha lasciato
intendere il consigliere delegato, Giuseppe Castagna, a margine della presentazione del restauro della chiesa di San
Maurizio al monastero di Milano al quale l'istituto ha contribuito con circa 4 milioni di euro. «Il 2015 è lungo, se si
trova il perfect match, il matrimonio giusto, perché aspettare?». Bpm , ha ribadito, non guarderà solo alle altre
popolari costrette a diventare spa («non è una scelta esclusiva», ha spiegato) ma è escluso che Mps possa finire nel
suo mirino La Banca popolare di Milano : «I nostri attivi sono inferiori ai loro asset deteriorati», ha osservato il
banchiere per sottolineare le differenze dimensionali tra i due istituti, fattore che non agevolerebbe quindi uno
scenario paritetico di m&a. Intanto Lazard e Citi, i due advisor scelti da Bpm per studiare le opportunità di
aggregazione, «stanno iniziando in questi giorni a guardare la situazione. Questa settimana inizieremo a parlare tra
noi, a mettere in comune le informazioni e a capire quali potrebbero essere le due-tre-quattro strade su cui
riflettere», ha precisato Castagna.
• Moody's promuove 11 banche italiane
L'agenzia di rating Moody's ha ridefinito i giudizi su 17 banche italiane, 16 delle quali sotto revisione da marzo. Per 11
dei 17 istituti analizzati l'agenzia statunitense ha deciso di rivedere al rialzo il giudizio sui depositi, e per 10 anche del
debito senior unsecured. Tra le banche promosse figurano Unicredit , Intesa Sanpaolo , Ubi e Bpm . Nel dettaglio, il
rating a lungo termine di Unicredit e di Intesa è stato promosso a Baa1. Quello di Ubi è salito a Baa2. Mentre quello di
Bpm a Ba3. L'azione di Moody's, ha spiegato l'agenzia, segue il cambio annunciato nella metodologia di valutazione
del rating delle banche. Tra le considerazioni sugli istituti italiani ha inciso tra l'altro la valutazione di un ambiente
operativo che per le banche italiane vede una crescita economica più lenta e un maggiore rischio relativo rispetto a
quello prevalente in altri Paesi europei. Tra gli altri fattori presi in considerazione, Moody's valuta in maniera positiva il
quadro istituzionale, tenendo conto in particolare del quadro europeo in cui gli istituti italiani operano. Ma tra gli
elementi alla base dei nuovi giudizi Moody's segnala anche i modesti ratio degli istituti di credito italiani, inclusa una
debole qualità degli attivi; le garanzie offerte ai creditori; e una minor probabilità di supporto pubblico.
17 – 18 Giugno
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Bpm: rimodulazione del Comitato Controlli
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Bpm: rimodulazione del Comitato Controlli - La Stampa 18/6/2015
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Con riferimento ai comitati consiliari statutariamente previsti, si rende noto che il Consiglio di Sorveglianza della Banca
Popolare di Milano ha proceduto a rimodulare la composizione del Comitato Controlli Interni istituito al proprio
interno, che risulta ora composto da: Alberto Balestreri (in qualità di Presidente del Comitato), Maria Luisa Di Battista,
Carlo Frascarolo, Piero Lonardi e Cesare Piovene Porto Godi.
16 Giugno
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BANKING DAY: Castagna (Bpm), giusto che realtà solide si aggreghino
Popolari, il risiko attende la Bce - Si teme che Francoforte possa richiedere capitale aggiuntivo dopo
le aggregazioni. Positivi i giudizi sulla riforma. Castagna (Bpm): decisivo muoversi subito. Vandelli
(Bper): serve un nocciolo duro.
• BANKING DAY: Castagna (Bpm), giusto che realtà solide si aggreghino - MF 15/6/2015
"Nel 2011, banchieri e politici ritennero che il sistema bancario italiano fosse sufficientemente solido e che pertanto
non avremmo avuto bisogno di una bad bank. Non avevano fatto i conti con una crisi che sarebbe stata più lunga del
previsto e che sarebbe andata avanti ancora per quattro anni". Così l'ad della Banca popolare di Milano , Giuseppe
Castagna, a margine del XII Banking Day organizzato da MF/Milano Finanza. Dopo il comprehensive assessment a cui
la Bce nell'autunno scorso sottopose le principali banche europee, ha ricordato Castagna, "in Italia pensavamo tutti di
ripartire sereni e tranquilli, ma non è stato così. Alla fine abbiamo capito che più sereni non siamo e che,
probabilmente, servirà più capitale". Le banche italiane, e più in generale quelle europee sottoposte al comprehensive
assessment, si misurano "con una Bce dall'atteggiamento bifronte, che da una parte ci stimola a erogare credito e
dall'altra ci controlla con molta severità sul fronte della necessità di capitale minimo richiesta", ha precisato l'ad di
Bpm , il quale ha riconosciuto che le banche italiane hanno subito l'ondata del credito deteriorato. E tuttora sono
ancora molto lontane dal riuscire a gestire in maniera ottimale la partita dei crediti problematici e si sta parlando di
numeri importanti: circa 350 miliardi di euro che rappresentano oggi quasi il 18% degli impieghi. "Tant'è che ci sono
tanti investitori alla finestra interessati a comprare" a sconto grandi pacchetti di questi asset, ha evidenziato Castagna,
augurandosi che arrivi presto il provvedimento del governo relativo al varo di una bad bank per le banche popolari:
"sarebbe un grande segnale per la solidità del sistema". Quanto al possibile consolidamento tra istituti popolari in
seguito alla legge che impone a quelle con attivi superiori a 8 miliardi di euro la trasformazione in spa entro 18 mesi, il
top manager ha detto di essere consapevole che in Italia c'è la più alta frammentazione del sistema bancario d'Europa,
ma anche che "esistono realtà solide e importanti che possono giocare un ruolo di primo piano; è giusto che queste
ultime si mettano assieme". In quest'ottica nei mesi che precedono la trasformazione in spa e, probabilmente, il
matrimonio con altri soggetti ex-popolari, Bpm "non ha nessuno che ci sta tirando per la giacca, non avendo oggi
azionisti storici nel capitale dell'istituto. Siamo quindi noi i protagonisti delle decisioni che prenderemo". Tuttavia, a
detta del banchiere, è "innegabile che un nocciolo forte di azionisti stabili ci serva ed è per questo motivo che stiamo
cercando di capire quali siano i soggetti interessati a prendere parte a questa partita" . Il numero uno di Bpm è però
tornato a chiedere "maggiore chiarezza ai regolatori" sui requisiti patrimoniali richiesti alle grandi banche popolari
italiane coinvolte nel risiko delle aggregazioni dalla nuova Legge che impone loro di avviare la trasformazione in Spa
entro 18 mesi. "Dalle regole odierne sembrerebbe che non occorra capitale aggiuntivo in vista delle fusioni , ma
naturalmente la Bce dovrebbe confermarlo esplicitamente quando le sarà sottoposto un qualche dossier che configuri
un'aggregazione. Personalmente, non mi sentirei oggi così fiducioso nel proporre una fusione in assemblea se non
avessi la certezza di quello che chiede la Bce sul fronte della solidità patrimoniale". Infatti per Castagna, "la chiarezza
sui possibili scenari di aggregazione cambierebbe moltissimo se cambiassero le regole" a Francoforte.
Popolari, il risiko attende la Bce - Si teme che Francoforte possa richiedere capitale aggiuntivo dopo le
aggregazioni. Positivi i giudizi sulla riforma. Castagna (Bpm): decisivo muoversi subito. Vandelli (Bper):
serve un nocciolo duro. - MF-MILANO FINANZA martedì 16 giugno 2015
I vertici delle grandi banche popolari italiane si dichiarano pronti a cavalcare le opportunità della riforma RenziPadoan, ma non nascondono l'incertezza. Soprattutto a fronte di una valanga regolamentare che inevitabilmente
condizionerà le strategie degli istituti cooperativi, a partire dalla scelta del partner. Ha viaggiato su questo doppio
binario il dibattito che ieri ha accompagnato l'undicesima edizione del Banking Day, dedicata alla riforma delle banche
popolari e organizzata da Boston Consulting Group (Bcg) e MF-Milano Finanza nella suggestiva cornice del Hotel
Principe di Savoia a Milano. Dando prova di laicità di vedute, tutti i banchieri presenti hanno convenuto sulla necessità
di una riforma del sistema. «Il difetto delle banche popolari è stato per troppo tempo la governance», ha esordito
Giuseppe Castagna, consigliere delegato della Banca Popolare di Milano. «Gli assetti di governo di questi istituti sono
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troppo spesso figli di logiche affiliative e conservative che poco si curano delle performance industriali. Non a caso»,
ha continuato il banchiere, «storicamente si sono verificate pochissime fusioni spontanee tra banche popolari». Più
sfumata, ma comunque in linea con Castagna, la posizione dell'amministratore delegato della Banca Popolare
dell'Emilia Romagna , Alessandro Vandelli: «in questi anni ha preso forma una contraddizione all'interno delle
popolari: da un lato il peso nel capitale degli investitori istituzionali è cresciuto costantemente, dall'altro la governance
è rimasta ancorata al principio del voto capitario». La mossa del governo però ha aperto seri interrogativi sugli assetti
di governo delle future spa e sulla possibilità di costituire noccioli duri di azionisti. Un esperto della materia come
l'avvocato Luigi Arturo Bianchi (studio d'Urso Gatti e Bianchi) ha ricordato gli strumenti a disposizione delle banche,
dalle loyalty share ai patti di sindacato, senza dimenticare la possibilità di scorporare l'attività bancaria dalla holding
cooperativa, dando vita a un modello federale. I banchieri presenti hanno avanzato più di un perplessità su
quest'ultima opzione, giudicandola antiquata rispetto all'evoluzione del settore. «Oggi andiamo tutti verso un modello
di banca unica e un sistema federale avrebbe senso soltanto come soluzione temporanea», ha puntualizzato Castagna,
a cui però Vandelli ha ribattuto che «un modello federale con banche controllate al 100% e senza sovrapposizioni
territoriali potrebbe essere una soluzione ideale per integrare due gruppi». Il dibattito non poteva ovviamente eludere
il tema delle aggregazioni, approdo naturale di molti istituti prima o dopo la trasformazione in spa. «Non possiamo
assolutamente permetterci di sbagliare la prima fusione, perché in seguito diventerebbe difficilissimo recuperare», ha
spiegato Vandelli ricordando però la necessità di costituire subito un nucleo stabile di soci: «È impensabile andare in
assemblea per votare un'aggregazione con un altro istituto bancario senza prevedere come si formerà il consenso. Un
nocciolo di azionisti stabili si rivelerebbe utile soprattutto per scongiurare il rischio che un soggetto con intenti
speculativi venga a comandare, a fronte di investimenti di poche centinaia di milioni», ha concluso Vandelli. Anche per
Castagna il risiko sarà una tappa fondamentale nel futuro delle banche popolari: «Esistono realtà solide e importanti
che possono giocare un ruolo di primo piano ed è giusto che si mettano assieme. Partire per primi è fondamentale: è
più facile, garantisce più trasparenza e fa capire al mercato che ci si sente tranquilli», ha spiegato il numero uno della
Bpm. Se insomma i banchieri sono pronti a cavalcare le opportunità della riforma Renzi-Padoan, non mancano gli
elementi di incertezza che potrebbero rallentare il processo. Castagna chiede «maggiore chiarezza» sul fronte dei
requisiti patrimoniali richiesti, perché questa incertezza oggi obbliga oggi le banche a muoversi con i piedi di piombo.
«Dalle regole odierne sembrerebbe che non occorra capitale aggiuntivo in vista delle fusioni, ma la Bce dovrebbe
confermarlo esplicitamente quando le verrà sottoposta qualche ipotesi di aggregazione. Personalmente, non mi
sentirei così fiducioso nel proporre una fusione in assemblea se non avessi la certezza di quello che chiede Francoforte
sul fronte della solidità patrimoniale», ha puntualizzato il numero di Piazza Meda. Vandelli si è invece soffermato sulla
difficoltà di individuare la combinazione giusta. «L'acquisto di una banca piccola da parte di una più grande non
presenta rischi di execution, ma non si sa bene quanto ne valga la pena. La combinazione di un istituto debole con uno
forte può destare invece qualche timore sul fronte regolamentare. Una fusione tra uguali infine è l'operazione più
difficile da mettere in cantiere per la difficoltà di trovare un equilibrio tra le parti», ha concluso il ceo di Bper. Ecco così
spuntare nel dibattito il tema della spartizione delle poltrone. I banchieri hanno subito sgombrato il tavolo dai dubbi:
«Mi sembra che la situazione di eccezionalità creata dalla riforma renda poco realistici i criteri da manuale Cencelli»,
ha tagliato corto Castagna, a cui Vandelli ha fatto eco: «Con gli advisor preferisco parlare di strategie industriali
piuttosto che di poltrone». Anche se, in base alla propria esperienza professionale, Bianchi ha ricordato che la
governance è quasi sempre lo scoglio su cui si incagliano le aggregazioni bancarie.
12 Giugno
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La Bpm si muove verso l'aggregazione. Serve però una riflessione
Popolari, pronti i regolamenti Bankitalia.
La Bpm si muove verso l'aggregazione. Serve però una riflessione - MF-MILANO FINANZA venerdì 12 giugno
2015
La prima Popolare a muoversi in direzione di un'aggregazione è Bpm che, all'uopo, ha nominato due advisor (Citi e
Lazard) i quali assisteranno la banca anche nella trasformazione in spa. L'impulso principale è stato dato dall'ad
Giuseppe Castagna che già dal momento in cui era stata approvata la legge sulla trasformazione aveva prospettato il
progetto di aggregazione. E siccome si era parlato del Banco Popolare come uno degli istituti con cui aggregarsi, subito
si era vociferato di differenziazioni con il presidente del Consiglio di sorveglianza, Piero Giarda, sia sul caso specifico,
sia in generale su di un progetto di concentrazione che, secondo alcuni, Giarda vorrebbe affrontare con una più ampia
prospettiva temporale. Intanto, dopo la consultazione pubblica, si attende l'emanazione del regolamento per la
trasformazione in spa che Banca d'Italia si accingerebbe a emanare; il regolamento, tra l'altro, dovrà chiarire il delicato
aspetto del rimborso delle quote di partecipazione che fosse richiesto dai soci di una banca della specie. La Bpm fa
dunque da battistrada nel percorso che potrebbe portare a una concentrazione. Non è ancora definita la questione
delle precedenze, se cioè promuovere un'integrazione prima o dopo la trasformazione in spa ovvero, ancora,
progettarla prima per attuarla dopo. Emanato il regolamento, scatteranno i 18 mesi nei quali bisognerà attuare la
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trasformazione. È presumibile che vi saranno discussioni sul possibile sposo, a maggior ragione se si dovesse ritenere
che le nozze possano incidere sulle tradizioni, sulle prassi più o meno apprezzabili, sui rapporti sindacali e, come è
verosimile, sulle strutture gerarchico-funzionali nonché, salendo per i rami, sulla governance. La sensibilità nella Bpm
su queste materie è alta. Ma analoghe problematiche riguarderanno l'altro partner dell'operazione. A un certo punto
si era addirittura parlato, a proposito di Bpm , di un'aggregazione a tre, ma poi l'ipotesi è stata smentita per una serie
di ragioni, a cominciare dalle difficoltà di gran lunga maggiori per una concentrazione del genere. In ogni caso, il primo
obiettivo deve essere quello di fare meglio il mestiere di entrambi gli istituti che si aggregano: diversamente, non
avrebbe senso una concentrazione che fosse promossa solo in chiave difensiva. Quando si vuole la realizzazione di un
tale disegno, piuttosto che limitarsi a indicare i desiderata immediati, bisognerebbe analizzare e presentare le finalità
dell'operazione, dai quali si può dedurre la validità dell'aggregazione. Alcuni dei caratteri originari degli aggreganti
vanno salvaguardati, ma bisogna poi evitare che l'operazione si traduca in una sorta di livello superiore che si
introduce, mentre al di sotto convivono istituti separati in tutto o in parte. Fatta l'aggregazione, si sarà compiuto solo
un passo, sia pure importante, per poi fare veramente la banca aggregata, in cui tutte le funzioni, istituzionali e
strumentali, si integrano appieno. Prospettive favorevoli e limiti di questi processi debbono essere conosciuti a priori e
di essi debbono essere consapevoli tutti coloro che sono chiamati a decidere. Sono importanti l'entusiasmo, così come
la spinta propulsiva; ma poi deve subentrare una riflessione approfondita e curata con ampia competenza ed
esperienza, non solo quelle degli advisor. «Festina lente» (affrettati lentamente) potrebbe essere il giusto motto di un
tale processo.
• Popolari, pronti i regolamenti Bankitalia. - IL SOLE 24 ORE venerdì 12 giugno 2015
Il direttore generale di Banca d’Italia, Salvatore Rossi, lo aveva anticipato qualche giorno fa: «Faremo prima di metà
giugno», aveva detto lunedì a proposito delle disposizioni attuative della riforma delle popolari. Ieri sera,
puntualmente, la nuova disciplina è comparsa sul sito Bankitalia: ora gli istituti interessati avranno 18 mesi per
trasformarsi in Spa, quindi tutti dovranno giungere al capolinea entro metà dicembre 2016. La nuova disciplina
impatta sulla circolare 285, quella contenente le “Disposizioni di Vigilanza per le banche”, e nella sua nuova
formulazione prevede anzitutto che il modello della banca popolare non può essere adottato da chi presenta un attivo
superiore a 8 miliardi. Di qui la prima delle due disposizione rilevanti, cioè quella relativa ai criteri di determinazione
dell’attivo. La seconda disposizione contenuta nelle sette pagine inserite nella 285 disciplina le condizioni a cui può
essere limitato il rimborso delle azioni del socio uscente, anche e soprattutto a seguito della trasformazione in Spa.
Nel dettaglio, si prevede «la facoltà di limitare o rinviare, in tutto o in parte e senza limiti di tempo, il rimborso delle
azioni del socio uscente per recesso», specificando che «tale facoltà è attribuita, ai sensi dell’articolo 28, comma 2- ter
del Testo unico bancario», che a sua volta prevede che le limitazioni formulate dalla Banca d’Italia possono essere
anche «anche in deroga alle disposizioni del codice civile». In ogni caso, il recesso potrà essere limitato solo quando ne
vada della stabilità della banca: «L’organo con funzione di supervisione strategica - si legge nella 285 - assume le
proprie determinazioni sulla misura della limitazione del rimborso delle azioni tenendo conto della situazione
prudenziale della banca», cioè «la complessiva situazione finanziaria, di liquidità e di solvibilità» e «l’importo del
capitale primario di classe 1». In linea con lo spirito della riforma, inoltre, non sarà consentito a una holding
controllata dagli ex soci di controllare la spa bancaria. Tutti temi, questi, su cui si giocheranno trasformazioni e fusioni
di qui a fine 2016.
11 Giugno
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Bpm: Castagna, difficile una fusione a tre, Mps non tra opzioni. Al momento no trattative in corso
Popolare Milano, Castagna accelera «Faremo una fusione a due al 90%» - Istituto al lavoro anche
per la trasformazione in società per azioni
Bpm: Castagna, difficile una fusione a tre, Mps non tra opzioni. Al momento no trattative in corso (Il Sole
24 Ore Radiocor) - Milano, 10 giu 2015
La realizzazione di una fusione a tre e' "difficile" e per Bpm il consolidamento si realizzera', almeno inizialmente, "al
90%" con il coinvolgimento di un solo partner. Lo ha dichiarato il consigliere delegato dell'istituto, Giuseppe Castagna,
nel corso di un incontro con la stampa estera. L'aggregazione con un terzo soggetto, ha aggiunto, potrebbe essere
considerata in una fase successiva. Castagna ha sottolineato inoltre di non ritenere percorribile la strada di un'alleanza
con Mps: "Lo escludo, e' troppo grande per noi", ha chiarito. Ieri Bpm ha nominato Lazard e Citigroup advisor per il
processo di trasformazione in spa e la valutazione delle opzioni strategiche. Quanto ai tempi, Castagna ha chiarito di
non sapere "quanto ci vorra'. Non dipende solo da noi - ha notato - Potrebbero volerci tre mesi o diciotto mesi". Il
banchiere ha poi ribadito che l'obiettivo e' realizzare una fusione tra banche "forti" e che al momento non ci sono
trattative in corso.
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Popolare Milano, Castagna accelera «Faremo una fusione a due al 90%» - Istituto al lavoro anche per la
trasformazione in società per azioni - CORRIERE DELLA SERA giovedì 11 giugno 2015
La Bpm si pone in prima fila nel processo di fusioni tra istituti popolari. E il mercato la premia: ieri il titolo, grazie anche
alle attese su una soluzione in extremis della crisi greca, ha guadagnato il 3,8%. Ma ha contribuito anche la scelta di
Lazard e Citigroup come advisor per le scelte strategiche e la trasformazione in spa. Di fatto un’accelerazione in attesa
della pubblicazione del regolamento della Banca d’Italia sulle Popolari. Da quella data scatteranno 18 mesi per
trasformarsi in spa. Per la Bpm, secondo fonti a conoscenza del dossier, la soluzione ottimale sarebbe votare nella
stessa assemblea l’integrazione con un altro istituto e la trasformazione in spa, anche se va creato il consenso
necessario specialmente tra i dipendenti-soci, che fecero saltare la fusione con Bper, nel 2007, e di recente alcune
modifiche statutarie chieste dalla Vigilanza. Le combinazioni sono varie ma «a tre è difficile», ha messo le mani avanti
il ceo di Bpm Giuseppe Castagna. «Al 90%» sarà con una banca sola, almeno inizialmente. «Quanto ci vorrà non
dipende solo da noi: potrebbero volerci tre mesi o diciotto mesi» ma non ci sono trattative in corso. L’obiettivo è
comunque creare «banche forti». I rumors ipotizzano combinazioni con Banco Popolare, Bper o Ubi Banca. E Mps? «Lo
escludo, è troppo grande per noi». La strada è però irta di ostacoli: «La Bce sta chiedendo ad alcune banche di
rivalidare i modelli interni» per il calcolo del rischio e questo potrebbe impattare sui coefficienti patrimoniali delle
banche. C’è poi il tema occupazione: secondo la Fabi tra il 2009 e il 2014 nel settore bancario ci sono stati 27 mila
esuberi e da qui al 2020 i piani dei vari istituti prevedono ulteriori 19.700 uscite. Per questo il segretario generale
Lando Sileoni ha proposto in un convegno dell’Abi una commissione paritetica per studiare forme di riqualificazione
professionale per gli esuberi che si creeranno con canali online e fusioni. «Non possiamo pensare che il processo di
riorganizzazione sia a impatto zero», ha replicato il presidente di Mps Alessandro Profumo, ribadendo che lascerà
dopo l’aumento di capitale.
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10 Giugno
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Bpm: Castagna, fusione a tre è difficile
Bpm, Citi e Lazard per il risiko - La scelta fatta in pieno accordo dai due consigli. Confermata così la
volontà del ceo Castagna di procedere speditamente verso l'aggregazione. Per il mercato l'ipotesi
numero uno resta Verona.
• Bpm: Castagna, fusione a tre è difficile - Ansa 10/06/2015
Una fusione a tre nell'ambito del risiko delle popolari "è molto difficile". Così il Ceo della Bpm, Giuseppe Castagna,
secondo quanto riporta Bloomberg. Il banchiere, in conferenza con la stampa estera, ha poi precisato di non puntare a
piccole acquisizioni e che al momento non ha fatto o ricevuto alcuna proposta di aggregazione. La banca ha affidato
proprio ieri l'incarico agli advisor Citigroup e Lazard per studiare gli scenari possibili in vista del decreto per la
trasformazione in Spa.
Bpm, Citi e Lazard per il risiko - La scelta fatta in pieno accordo dai due consigli. Confermata così la volontà
del ceo Castagna di procedere speditamente verso l'aggregazione. Per il mercato l'ipotesi numero uno
resta Verona. - MF-MILANO FINANZA mercoledì 10 giugno 2015
La Banca Popolare di Milano suona la sveglia per il settore degli istituti cooperativi dopo la pausa riflessiva di maggio.
Ieri l'istituto di Piazza Meda ha nominato gli advisor finanziari che lo seguiranno nel delicato processo di
trasformazione in spa e di aggregazione. Smentendo le indiscrezioni circolate negli ultime settimane, i due nomi sono
quelli di Citi e Lazard che, come riportato da una nota, sono stati nominati dal consiglio di gestione alla presenza del
comitato per il controllo interno e del presidente del consiglio di sorveglianza Piero Giarda. Si è insomma trattato di
una scelta collegiale, espressione delle diverse anime dell'istituto e banco di prova per le decisioni future. Attesa già
da qualche settimana, la nomina degli advisor non cade in un momento casuale per Piazza Meda. Come riportato da
MF-Milano Finanza, entro la prossima settimana la Banca d'Italia dovrebbe emanare l'atteso regolamento attuativo
della riforma Renzi-Padoan. Il ritardo rispetto alle previsioni iniziali (la normativa era inizialmente attesa per i primi
giorni di maggio) sarebbe dovuto alla complessità della materia e alla delicatezza di alcuni aspetti specifici, quale
soprattutto quello dei limiti al diritto di recesso. Con la pubblicazione del regolamento, le dieci banche interessate
dalla legge Renzi-Padoan potranno insomma disporre di un quadro normativo completo per intraprendere il percorso
di trasformazione in spa. I vertici di diversi istituti, affiancati dai consulenti legali e finanziari, sarebbero già pronti a
mettere in moto la macchina che porterà, nel giro di qualche mese, al cambio di governance. L'intenzione sarebbe
convocare le assemblee straordinarie per modificare lo statuto subito dopo la pausa estiva, quindi presumibilmente
tra settembre e ottobre. Ai soci potrebbe essere presentato un pacchetto completo, comprensivo di eventuali
operazioni straordinarie. È noto che molti istituti pensano ad aggregarsi per aumentare la massa critica e mettere in
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atto quelle economie di scala che oggi potrebbero spingere la redditività. La Bpm dovrebbe essere una delle prime
banche a muoversi in questa direzione, come ha confermato in diverse occasioni il consigliere delegato Giuseppe
Castagna. «Immagino che mettendo insieme due o più banche popolari si possano fare consistenti sinergie», ha
dichiarato il banchiere già all'inizio di febbraio. L'ipotesi caldeggiata dal mercato è una fusione con il Banco Popolare ,
su cui si specula ormai da oltre un anno. Anche perché, da un punto di vista industriale, un'aggregazione sull'asse
Milano-Verona avrebbe senso. Non manca, comunque, qualche sostenitore di un'aggregazione tra Piazza Meda e la
Popolare dell'Emilia Romagna oppure di operazioni di taglia più contenuta che coinvolgano una delle due popolari
valtellinesi.
9 Giugno
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Popolare di Vicenza, Bpm e Ubi. Tutti gli ultimi movimenti Popolari
Mediobanca aumenta il target price su BPM, BPER e Banco Popolare
• Popolare di Vicenza, Bpm e Ubi. Tutti gli ultimi movimenti Popolari - formiche.net 9/6/2015
Nuovi soci già arrivati o in arrivo in alcuni casi, in altri casi altre uscite di peso dal top management e sommovimenti in
vista della trasformazione in società per azioni. Non conoscono soste operazioni, fibrillazioni e tensioni nelle maggiori
banche popolari, per effetto da un lato delle ispezioni della Bce e delle indagini della Consob e, dall’altro lato, in
particolare, del decreto Renzi che ha imposto alle maggiori undici banche del settore la trasformazione in società per
azioni, innescando polemiche e controversie legali, come quella avviata dalla Regione Lombardia sul futuro della
Banca Popolare di Milano.
CHE SUCCEDE A MILANO
Dalle ultime comunicazioni di Consob sulle partecipazioni rilevanti si apprende che UBS ha attestato la propria
partecipazione nel capitale sociale di Salini Impregilo al 2,232% e al 2,081% nel capitale sociale di Azimut. Movimenti
anche in casa Banca Popolare di Milano con Standard Life Investments che ha attesta la propria partecipazione nel
capitale sociale di BPM 2,021%. La quota è detenuta in gestione discrezionale del risparmio. Azionariato in
movimento, dunque, nella Bpm in vista della trasformazione in società per azioni in ossequio al decreto Renzi. In
questa prospettiva si inserisce anche l’iniziativa di associazioni e sindacati come la Uilca per dare linfa comunque alla
partecipazione dei dipendenti alla vita aziendale.
• Mediobanca aumenta il target price su BPM, BPER e Banco Popolare - soldionline.it - 9 giu 2015 ore 17:20
Mediobanca ha alzato da un euro a 1,05 euro il target price sulla Popolare di Milano, in seguito al miglioramento delle
stime sull’utile per azione per il biennio 2015/2016. Gli stessi analisti di Piazzetta Cuccia hanno incrementato da 9 euro
a 9,3 euro il prezzo obiettivo sulla Popolare dell’Emilia Romagna, in seguito all’incremento delle previsioni sull’utile
per azione per il biennio 2017/2018. Gli esperti hanno confermato il giudizio “Outperform” (farà meglio del mercato).
Sempre Mediobanca ha incrementato a 17,6 euro per azione la valutazione sul Banco Popolare.
8 Giugno
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Bpm: accordo con Legg Mason per distribuzione fondi Martin Currie.
Legg Mason e BPM, nuovo accordo nella distribuzione. Banca Popolare di Milano e Legg Mason
Global Asset Management rafforzano la loro collaborazione.
Bpm: accordo con Legg Mason per distribuzione fondi Martin Currie. (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 08
giu 2015Banca Popolare di Milano e Legg Mason Global Asset Management, gestore globale con 703 miliardi di dollari di asset
in gestione, rafforzano la loro collaborazione per ampliare l'offerta di prodotti distribuiti sul mercato italiano. Grazie a
questo nuovo accordo - indica una nota congiunta - Bpm diventa il primo collocatore in Italia dei fondi Martin Currie,
l'ultima arrivata tra le societa' affiliate del gruppo Legg Mason, specializzata nella gestione azionaria attiva, con sede
nel Regno Unito. Attraverso Bpm gli investitori potranno accedere in particolare al fondo Legg Mason Martin Currie GF
European Absolute Alpha, fondo azionario europeo gestito con una strategia long/short.
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Legg Mason e BPM, nuovo accordo nella distribuzione. Banca Popolare di Milano e Legg Mason Global
Asset Management rafforzano la loro collaborazione. Professionefinanza 08/06/2015
Riportiamo il comunicato di un accordo commerciale che coinvolge due importanti realtà nell'ambito
dell'intermediazione finanziaria nazionale e internazionale:
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Banca Popolare di Milano e Legg Mason Global Asset Management, gestore globale con 703 miliardi di dollari di asset
in gestione, rafforzano la loro collaborazione per ampliare l’offerta di prodotti distribuiti sul mercato italiano. Grazie a
questo nuovo accordo infatti BPM diventa il primo collocatore in Italia dei fondi Martin Currie, l’ultima arrivata tra le
società affiliate del gruppo Legg Mason, specializzata nella gestione azionaria attiva, con sede nel Regno Unito.
Attraverso BPM gli investitori potranno accedere in particolare al fondo Legg Mason Martin Currie GF European
Absolute Alpha, fondo azionario europeo gestito con una strategia long/short. Marco Negri country head Italia di Legg
Mason, ha dichiarato: “Siamo molto lieti di questo nuovo passo in avanti con Banca Popolare di Milano. Si tratta infatti
del rafforzamento di una collaborazione avviata lo scorso settembre, quando abbiamo reso disponibili alcuni nostri
prodotti di punta attraverso questo storico marchio della distribuzione in Italia. Le sinergie che siamo riusciti a
costruire con la rete di Private Banking hanno ricevuto riscontri fortemente positivi in breve tempo e abbiamo quindi
deciso, di comune accordo, di affidare a BPM il lancio sul mercato italiano dell’ultima casa di gestione acquisita dal
gruppo Legg Mason lo scorso anno, che propone un approccio assolutamente innovativo sul mercato azionario
europeo. Crediamo molto nel prodotto di punta della nostra nuova affiliata, il Legg Mason Martin Currie GF European
Absolute Alpha, un fondo azionario europeo long/short che mira a generare alfa tramite la selezione di posizioni
lunghe e corte sui singoli titoli e con un processo di analisi macroeconomica volto a ridurre il rischio complessivo di
portafoglio”. Gianfranco Venuti, Responsabile Private Banking e Wealth Management di Banca Popolare di Milano,
aggiunge: “Per Banca Popolare di Milano si tratta di un accordo che conferma la strategia di perfezionamento e di
diversificazione dell’offerta ai nostri clienti, parte di un disegno di più ampio respiro che vede il franchise BPM Private
quale leva di crescita nel Piano Industriale. Attualmente il nostro servizio può contare su di una rete composta da 70
gestori (che diventeranno 150 a orizzonte di Piano) organizzati in 10 team in altrettanti headquarter fisici sul territorio,
che si occupano di consigliare gli investimenti migliori, assistendo circa 10 mila clienti. Aver scelto Legg Mason Global
Asset Management testimonia la forte spinta all’ottimizzazione della gestione di portafogli flessibili finalizzata a
generare rendimenti assoluti. Questo tipo di approccio consente di far leva sulla differenziazione anche degli asset, così
da offrire le migliori soluzioni di investimento alla nostra clientela. Puntiamo alla capacità di selezione delle best
expertise gestionali di mercato, per essere dei manager-of manager capaci di dare al cliente una consulenza
continuativa e qualificata. La collaborazione con Legg Mason ci consentirà di realizzare al meglio il rafforzamento della
gamma prodotti, in ottica multi-brand”.
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