(Dicembre 2013) - "Sulla strada di Federico"
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(Dicembre 2013) - "Sulla strada di Federico"
26 LA VOCE DEL POPOLO 24 dicembre 2013 Vita di confraternita Sulla povertà vicenziana Secondo l’approccio vincenziano, il povero non rappresenta mai un bisogno sociale da soddisfare, una pancia da sfamare, un posto letto da riempire, braccia cui consegnare un pacco viveri. Il povero è e continua a essere una persona unica e meritevole di dignità, alla quale va restituito lo spazio che gli spetta di diritto nella società e che ha perso soltanto a causa di condizioni contingenti e sfavorevoli. Non basta perciò commiserare e compiangere chi si trova in stato di necessità. Le opere che si mettono in atto per aiutarlo sono necessarie a patto che gli permetteranno un giorno, presto o tardi, di rialzarsi e di camminare in autonomia, dopo aver riacquistato fiducia in sé e negli altri. Altrimenti il rischio più probabile è di creare una condizione di dipendenza anziché di inclusione sociale. I sostegni materiali sono necessari ma non sufficienti, devono essere soltanto il primo gradino nella marcia di trasformazione della struttura comunitaria. Per Alessandro Floris, vice presidente nazionale della Società di San Vincenzo De Paoli, recarsi dai poveri significa, prima di tutto, riconoscere la propria personale povertà, una condizione di fragilità che ci unisce e ci rende fratelli, simili davanti all’amore caritatevole di Dio. La povertà non va quindi all’attività di volontariato all’interno della Conferenza della Cattedrale, e nel gruppo di anziani del Duomo, vivendo con i confratelli intensi momenti di amicizia, condivisione, preghiera, quasi fossero parte della sua famiglia naturale, sicuramente anime della grande famiglia vincenziana. E anche nella sua esistenza più intima e privata, ha sempre seguito i valori della fedeltà, della devozione e del sacrificio per il bene della moglie Iolanda e dei figli Giuseppe, Anna, Gianmaria e Giacomo. Nel 2002 aveva ricevuto il “Premio Bulloni”, riconoscimento che il Comune di Brescia attribuisce ai cittadini capaci di testimoniare, con le loro azioni e il loro esempio, i valori dell’altruismo, dell’accoglienza, della generosità. Era conosciuto soprattutto per il profondo legame di amicizia con i Missionari Saveriani e per essersi fatto carico delle esigenze e delle preoccupazioni dei migranti, sostenendoli nella ricerca di un lavoro dignitoso, di un’abitazione decorosa, di assistenza medica e di rifiutata come una pericolosa malattia, ma prima di tutto deve essere abbracciata come essenza caratterizzante dell’uomo, come punto di partenza per far fiorire un nuovo umanesimo cristiano. E anche la stessa vita di Conferenza, l’incontro e la condivisione con i confratelli, deve prefigurare l’embrione, il nucleo propulsore dell’amicizia civile e solidale che oggi più che mai siamo chiamati a instaurare nelle nostre relazioni quotidiane. SOCIETÀ DI SAN VINCENZO DE’ PAOLI Angelo, non solo di nome Un amico, un fratello, un padre. Angelo Tognazzi lo era per molti e a loro ha dedicato la propria vita di credente e di vincenziano. Ha perfettamente incarnato la missione del laicato promossa da Federico Ozanam, un servizio responsabile, quotidiano, per il bene del proprio quartiere, della propria città, e del prossimo incontrato per strada. Percorreva il centro storico in sella alla sua bicicletta, dispensando medicine, alimenti e buoni consigli a coloro che considerava i suoi unici padroni, gli unici degni di essere serviti, “i poveri”. Guidato da una fede profonda e da un solido senso del dovere, capace di cogliere i problemi che affliggono chi è nel bisogno e di cercare sempre, senza mai abbandonarsi allo sconforto, soluzioni adeguate, bussando a innumerevoli porte, tentando di schiuderle con la sua tenacia, di spalancarle con la sua determinazione, sempre ispirato dall’insegnamento del Vangelo. Dedicava buona parte del suo tempo Riflessioni Comune chiamata alla responsabilità Sulla strada di Federico DI DAVIDE VITACCA A nche oggi ci sono cambiamenti profondi da operare nella società, e il credente deve impegnarsi attivamente, non può temporeggiare, non può delegare ad altri. Anche la politica ha le sue responsabilità, ma la politica, intesa come discorso e pratica, la animano soprattutto i cittadini e perciò essa è destinata a rimanere, per fortuna, baluardo essenziale della democrazia. E il credente è chiamato in causa, perché non può più vivere la propria fede nel silenzio, isolarla nell’ambito privato. Non è richiesto nessun clamore o protagonismo, alcuna ambizione, e l’intimo credo di ognuno deve poter essere custodito nel profondo, tuttavia è indispensabile esprimere senza timori le proprie idee, la propria visione del mondo, non soltanto rispetto a come le cose sono, ma soprattutto a come noi vorremmo che fossero, anche grazie al nostro contributo. La politica è scambiata troppo spesso Anche oggi, così come nella Francia in cui è vissuto Federico Ozanam, ci sono cambiamenti profondi da operare per sinonimo di potere autoritario, di istituzioni polverose e immutabili pronte a accordarsi per perseguire i propri interessi. Non bisogna però dimenticare il senso più denso della parola e i significati sottesi e le prospettive che può svelare. Si tratta di saper leggere e affrontare i mutamenti che attraversano la società, e alla luce della propria fede, che è per forza intima e personale, sentire l’appello cristiano alla responsabilità sociale e all’impegno verso gli ultimi. Questa chiamata si presenta innanzitutto come sensibilità al bene comune e al patrimonio umano e ambientale che ci circonda, ora come non mai minacciato dalla disgregazione delle relazioni, dalla mancanza di prospettive, spogliato di dignità e unicità. La solidarietà nasce da qui, scaturisce da questo improrogabile invito a farsi carico, nei limiti delle proprie possibilità e senza tentazione di eroismo, dei più piccoli tasselli dell’impalcatura sociale sulla quale, che si voglia o no, ci reggiamo tutti quanti. Al credente, e in generale agli uomini di buona volontà, spetta dunque il compito di raccogliere i cocci sgretolatisi della comunità, di andare alla ricerca dei frantumi per ricomporli in un disegno il più possibile armonico, ispirato dal disegno del Vangelo e da una visione comune che definisca la direzione da intraprendere, senza lasciare che nessuno, contro la sua volontà, si smarrisca e sia spazzato via dal vento della sfiducia, della rassegnazione, dell’abbandono. Tutti noi volontari, ispirati dalla carità e testimoni di verità, abbiamo il compito morale di cominciare a costrui- re, anche politicamente, un nuovo senso di appartenenza alla famiglia umana, come un collante sociale che si impegna a mitigare divisioni, frazionamenti, incomprensioni, non per convogliarli in un pantano omogeneo ma per creare un comune terreno di confronto sui temi della giustizia, dei diritti, dei doveri, dell’accoglienza e del rispetto, dal quale nessuno possa sentirsi escluso. E in un periodo in cui imperversano le chiamate alle armi, una rivoluzione che sappia partire dalle coscienze sarebbe sicuramente la migliore risposta. La politica è scambiata troppo spesso per sinonimo di potere autoritario, di istituzioni polverose e immutabili ...ti diamo Voce informazione sport tel diretta 030 3774592 sms 338 3636104 www.radiovoce.it www.facebook.com/radiovoce cultura intrattenimento istruzione scolastica, consapevole dell’indispensabile contributo di ciascuno all’affermazione e alla tutela dei diritti universali e del rispetto dell’integrità della persona. Il giorno del suo saluto, del suo ultimo viaggio terreno, erano presenti anche molti membri della comunità cingalese di Brescia, quella per cui si era speso di più, per la quale aveva rappresentato un faro nell’incertezza di un avvenire sconosciuto, una bussola nel labirinto di un approdo straniero. Per loro, Angelo non era soltanto il suo nome.