CINEBABEL 2008 per pdf - Circolo del cinema Bellinzona

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CINEBABEL 2008 per pdf - Circolo del cinema Bellinzona
CINEBABEL
GLI INGLESI UNITI D’AMERICA
8 – 26 settembre 2008
In collaborazione con
Babel
3. Festival di letteratura e traduzione
Bellinzona 19 – 21 settembre 2008
Entrata: fr. 10.- / 8.- / 6.www.cicibi.ch
www.cclocarno.ch
www.babelfestival.com
Circolo del cinema Bellinzona
Cinema Forum 1+2
martedì 9 settembre, 20.30
ARIZONA DREAM
di Emir Kusturica
USA/Francia 1993
Orso d’argento e Premio speciale
della Giuria al Festival di Berlino 1993
sabato 13 settembre, 18.00
STAILA CRUDANTA
di Pascal Bergamin
Svizzera 2005
Cortometraggio romancio
seguito da
TRADURRE
di Pier Paolo Giarolo
Italia 2007
Prima visione svizzera
martedì 16 settembre, 20.30
A THOUSAND YEARS OF GOOD PRAYERS
di Wayne Wang
USA 2007
Prima visione ticinese
giovedì 18 settembre, 20.30
LIFE AND DEBT
di Stephanie Black
USA 2001
Prima visione svizzera
Alla presenza di Jamaica Kincaid,
autrice del testo su cui è basato il film
martedì 23 settembre, 20.30
FUNNY GAMES U.S.
di Michael Haneke
USA 2007
Prima visione ticinese
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Circolo del cinema Locarno
Cinema Morettina
lunedì 8 settembre, 20.30
ARIZONA DREAM
di Emir Kusturica
USA/Francia 1993
Orso d’argento e Premio speciale
della Giuria al Festival di Berlino 1993
venerdì 19 settembre, 20.30
A THOUSAND YEARS OF GOOD PRAYERS
di Wayne Wang
USA 2007
Prima visione ticinese
venerdì 26 settembre
MY BLUEBERRY NIGHTS
Di Wong Kar-Wai
Hong Kong/Cina/Francia 2007
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CINEBABELGLI INGLESI UNITI D’AMERICA
La terza edizione di Babel – Festival di letteratura e traduzione - si confronta con la “lingua
imperiale” (l’inglese americano) e gli “uomini delle provincie” (quegli scrittori che “ne estendono i
confini e ne ridefiniscono l’identità attraverso immaginari distanti e sintassi diverse”). Vale a dire
quegli scrittori di altre origini e di altre culture che hanno adottato l’inglese americano per la loro
espressione artistica. Nel cinema, tralasciando gli immigrati illustri del passato che hanno
contribuito ai successi di Hollywood e scritto pagine memorabili della storia del cinema, non sono
pochi anche i registi contemporanei che si sono trasferiti in America, per esperienze di più o meno
lunga durata, e hanno lavorato o lavorano in quella realtà produttiva, con attori e tecnici
statunitensi. Fra questi ne abbiamo scelti alcuni: Emir Kusturica, serbo di Sarajevo profondamente
radicato nella cultura balcanica, che ha giocato la sua carta americana con Arizona Dream (1993),
dirigendo attori come Johnny Depp, Jerry Lewis, Faye Dunaway e Vincent Gallo; Wayne Wang,
cinese di Hong Kong da sempre attivo negli States, di cui siamo molto lieti di poter presentare in
prima visione ticinese il suo ultimo film, A Thousand Years of Good Prayers, caratterizzato da una
vera babele linguistico-culturale in cui si mescolano l’inglese e il cinese, il farsi e il russo; Michael
Haneke, il gelido regista austriaco che non esita a rifare in America il suo Funny Games,
praticamente fotocopiandolo inquadratura dopo inquadratura con le uniche varianti degli attori
(Naomi Watts, Tim Roth e Michael Pitt al posto di Susanne Lothar, Ulrich Muhe e Frank Giering) e
della scenografia (una casa sul lago nella provincia americana al posto di una casa sul lago nella
provincia austriaca); e Wong Kar-Way, altro hongkonghese illustre che approda negli Stati Uniti,
tentando con My Blueberry Nights di replicare gli alti esiti raggiunti in patria con i suoi splendidi
mélo.
Ma come nelle due precedenti edizioni, CineBabel cerca di approfittare della presenza durante il
festival letterario di scrittori che in qualche modo hanno avuto a che fare con il cinema: e
quest’anno lo fa con Jamaica Kincaid, dal cui libro A Small Place Stephanie Black ha tratto il
documentario Life and Debt, una lucida indagine sugli effetti della globalizzazione in Giamaica, che
sarà presentato a Bellinzona in prima visione svizzera alla presenza della scrittrice caraibica.
La lingua nazionale ospite di Babel è questa volta il romancio, “per accompagnare la dimensione
globale dell’inglese con una dimensione strettamente locale”: e CineBabel ha voluto lasciare
spazio anche a questa cultura minacciata, inserendo nel programma un corto tutto romancio
prodotto dalla Hochschule für Gestaltung und Kunst di Zurigo, Staila crudanta di Pascal Bergamin,
che già era stato presentato nei “Pardi di domani” al Festival di Locarno del 2005. E per
concludere un’altra prima visione svizzera, il documentario di Pier Paolo Giarolo Tradurre, un film
che accosta la musica e l’arte del fornaio per sondare i misteri della traduzione letteraria, che è poi
la spina dorsale e la principale ragione d’essere di Babel.
L’anno scorso scrivevamo che CineBabel voleva “introdurre il Festival letterario e rifletterne
l’impostazione, delineando un clima culturale” che sarebbe poi stato “messo a fuoco durante gli
incontri con gli scrittori e i traduttori” e che la sua durata oltre il Festival stesso avrebbe voluto
“raccoglierne in un certo senso gli echi e mantenerne vivi gli stimoli”. Possiamo ripetere le stesse
parole anche quest’anno, ringraziando per la sua disponibilità e la sua collaborazione il direttore
artistico Vanni Bianconi, che fin dalla prima edizione ha creduto fermamente nella necessità di
estendere Babel alle altre arti.
Michele Dell’Ambrogio, Circolo del cinema Bellinzona
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ARIZONA DREAM
di Emir Kusturica, USA/Francia 1993
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35mm, colore, v.o. inglese st. f/t, 137’
• Sceneggiatura: David Atkins e Emir Kusturica; fotografia: Vilko Filac; musica: Goran Bregovic,
canzoni scritte da Bregovic e interpretate da Iggy Pop; montaggio: Andrija Zafranovic; effetti speciali:
Peerless Camera Co. Ltd.; interpreti: Johnny Depp, Jerry Lewis, Faye Dunaway, Lili Taylor, Vincent
Gallo, Paulina Porizkova, Candyce Mason, Alexia Rane, Polly Noonan, Ann Schulman...;
produzione: Claudie Ossard per Constellation/UGC/Hachette/Première con la partecipazione di
Canal + e del Ministero francese della cultura (CNC).
Chiamato in Arizona dallo zio Leo, desideroso di convertirlo al sogno americano - Cadillac,
successo e una moglie giovane - Axel frequenta invece una serie di irregolari: Elaine , che ha
ucciso il marito e sogna di volare su trabiccoli; la figlia Grace , gelosa dei successi erotici della
madre e con propensione al suicidio; e Paul , che conosce a memoria Il padrino e Toro scatenato,
ma di cui nessuno apprezza il talento.
Kusturica ama i suoi personaggi e li segue nei loro tragitti folli e senza meta, in un mondo nel quale
il fantastico è sempre dietro l'angolo, e dove il racconto è ritmato da sogni in cui compare il pesce
volante del titolo italiano. Uno sguardo sugli USA (la produzione è comunque francese)
miracolosamente capace di meravigliarsi senza appigliarsi a stereotipi, e un amore per il cinema
senza intellettualismi da primo della classe. La sequenza in cui Paul, nell'ora del dilettante, mima
la scena dell'aereo di Intrigo internazionale - tempi morti compresi - rimarrà negli annali
dell'umorismo surreale. Spesso si ha l'impressione che qualche taglio avrebbe giovato - ma meglio
peccare per eccesso. Un cast diretto con grande intelligenza, nel quale spiccano le rivelazioni
Taylor e Gallo.
(Il Mereghetti. Dizionario dei film 2008, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2007)
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STAILA CRUDANTA
di Pascal Bergamin, Svizzera 2005
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35mm, v.o. romancia st. f/t, 20’
Sceneggiatura: Pascal Bergamin; fotografia: Piotr Jaxa; montaggio: Rosa Albrecht; musica: Valentin
Kessler; interpreti: Tobias Durband, Annina Sedlacek, Mirjam Zbinden, Rolf Schmid, Emil Simeon,
Barbara Simeon; produzione: Laura Zimmermann per HGKZ Hochschule für Gestaltung und Kunst
Zürich.
Staila crudanta (Stella cadente) racconta due momenti-chiave della vita di Curdin e Lea: il loro
incontro e la loro separazione. In un piccolo ristorante nel cuore delle montagne grigionesi, durante
la festa per il sessantesimo anniversario del matrimonio dei suoi nonni, Lea fa la conoscenza di
Curdin, un giovane della regione. È il colpo di fulmine. Qualche mese dopo, in occasione dei
funerali dei suoi nonni, Lea e Curdin capiscono che anche la loro storia d’amore sta volgendo al
termine.
(dal Catalogo delle 41. Giornate di Soletta, 2006)
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TRADURRE
di Pier Paolo Giarolo, Italia 2007
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dvd, colore, v.o., 58’
Soggetto e sceneggiatura: Pier Paolo Giarolo; fotografia: Riccardo De Cal, Pier Paolo Giarolo;
montaggio: Alice Rohrwacher, PierPaolo Giarolo; con i traduttori Erri De Luca, Fulvio Ferrari, Silvia
Pareschi, Luca Scarlini, Nadia Fusini, Donata Ferodi, Elisabetta Bartuli, Rita Desti, Anna Nadotti,
Paola Tomasinelli, Maurizia Balzelli, Enrico Ganni e con gli allievi del Conservatorio di Vicenza;
musica: J. S. Bach, L. Janácek; produzione: Lorenza Paletto, Francesco Bon per Jole Film, Padova.
Il documentario racconta del viaggio delle parole da una lingua all’altra, con il traduttore che porta
le valigie e ci fa da guida. La lingua diventa poi uno strumento musicale, il traduttore un fornaio che
impasta il pane di tutti i giorni.
Ogni lingua è suono. Suono che affascina e costringe al significato. Per realizzare questo
documentario ho messo assieme traduttori, musicisti e fornai. Ognuno di loro ci racconta una parte
del tradurre. Il traduttore alla scrivania cene spiega il senso, il musicista con il proprio strumento ci
fa ascoltare il suono, il fornaio di notte ne svela l’impasto.
(Pier Paolo Giarolo, www.jolefilm.it)
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A THOUSAND YEARS OF GOOD PRAYERS
di Wayne Wang, USA 2007
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35mm, colore, v.o. mandarino, inglese e farsi, st. f, 83’
Sceneggiatura: Yiyun Li; fotografia: Patrick Lindenmaier; montaggio: Deirdre Slevin; musica: Lesley
Barber; interpreti: Henri O., FayeYu…; produzione: Wayne Wang, Yukie Kito, Rich Cowan per
Entertainment Farm Inc./North by Northwest Productions/Boran Entertainment/Good Prayers.
Mr. Shi arriva da Pechino con l’intenzione di sostenere il morale di sua figlia Yilan, bibliotecaria in
una piccola città degli Stati Uniti, che ha appena divorziato dal suo marito cinese. Shi racconta a
chi incontra di essere stato un “esperto in balistica”. Durante le sue passeggiate nel parco della
cittadina fa la conoscenza di una rifugiata iraniana della sua età che, come lui, non conosce
l’inglese. Nonostante le difficoltà linguistiche, tra i due nascono complicità e comprensione. Invece
la relazione tra Shi e sua figlia non funziona bene: Yilan rimane implacabilmente fredda con questo
padre troppo invadente.
A Thousand Years of Good Prayers è la seconda collaborazione tra Wayne Wang e la
sceneggiatrice Yiyun Li, una cinese che come lui vive negli Stati Uniti. Si rimane colpiti dal
carattere profondamente cinese ma anche altrettanto americano di una sottile suspense sublimata
dalle magnifiche prestazioni di attori di talento. “Voglio che il film sia un mistero che Shi arriva a
risolvere”, spiega il regista. “Sbarcando in un paese straniero dove vive una figlia straniera che non
ha visto da diversi anni, Shi comincia a sfogliare gli strati della sua vita nello stesso modo in cui
smonta la bambola russa che riposa sul comò della camera di Yilan. È probabile che i genitori
cinesi si sentano più spinti di quelli occidentali a indagare sulla vita dei loro figli adulti, fosse solo
per aiutarli a riprendersi da una situazione dolorosa.
(dal catalogo del Festival international de films di Fribourg, 2008)
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LIFE AND DEBT
di Stephanie Black, USA 2001
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dvd, colore, v.o. inglese st. it., 86’
Testo di Jamaica Kincaid, basato sul suo A Small Place (1987), letto da Belinda Becker.
Produzione e regia: Stephanie Black; fotografia: Malik Sayeed, Kyle Kibbe, Richard Lannaman, Alex
Nepomniaschy; montaggio: John Mullen; musica: Bob Marley, Ziggy Marley and the Melody Makers,
PeterTosh, Harry Belafonte ecc.; produzione: Stephanie Black per A non-profit Tuff Gong
Production.
Il documentario è un eloquente e rivelatore esame degli effetti della globalizzazione sui paesi del
terzo mondo, in questo caso sulla Giamaica. La politica economica del Fondo Monetario
Internazionale (I.M.F.), della Banca Mondiale e di altre organizzazioni ha cambiato l’economia del
paese negli ultimi 25 anni, sotto la maschera del libero mercato, lasciando gli abitanti del luogo a
lottare per la propria sopravvivenza in condizioni di sfruttamento. Il 6 agosto 2002 la Giamaica ha
celebrato il 40. anniversario dell’indipendenza dalla Gran Bretagna. Life and Debt ci porta in
viaggio per questo paradiso dei turisti, rivelando la vera natura del paese. Un’agitata colonna
sonora, con musiche di Bob Marley, Ziggy Marley, Mutubaruka e Peter Tosh, coinvolge lo
spettatore e lo porta all’azione, rinforzando il messaggio politico su cui è focalizzato il film.
(www.lifeanddebt.org)
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FUNNY GAMES U.S.
di Michael Haneke, USA 2007
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35mm, colore, v.o. st. f/t, 108’
Sceneggiatura: Michael Haneke; fotografia: Darius Khondji; montaggio: Monika Willi interpreti:
Naomi Watts, Tim Roth, Michael Pitt; Brady Corbet; Devon Gearhart…; produzione: Christian Baute,
Chris Coen, Hamish McAlpine, Andro Steinborn per Warner Independent Pictures.
La vacanza sul lago di una famigliola borghese si trasforma in dodici ore d’inferno, poiché padre,
madre e figlio vengono presi in ostaggio da due giovani “ospiti” dei loro vicini di casa, che sotto
l’apparenza perbene si rivelano assassini e torturatori per il gusto di esserlo.
Il film è il remake statunitense dell’omonimo film austriaco di Michael Haneke (1997). Nuovamente
diretto da Haneke, rispetto all’originale è stato girato in lingua inglese e con un cast differente.
I registi che hanno realizzato remake dei loro film si contano sulle dita di una mano: Alfred
Hitchcock ha rifatto L’uomo che sapeva troppo, ma non l’ha certo riproposto tale e quale, come ha
fatto Haneke con questo Funny Games U.S. (…) Questa volta la sceneggiatura e le inquadrature
restano le stesse, compresa la scena del rewind, ma cambiano gli attori, con Naomi Watts, Tim
Roth e Michael Pitt al posto di Susanne Lothar, Ulrich Muhe e Frank Giering. Haneke ha dichiarato
di aver realizzato il film per renderlo accessibile anche al pubblico degli Stati Uniti, vista la scarsa
diffusione negli USA della prima versione del 1997, aggiungendo che, essendo il film una reazione
alla sconsiderata rappresentazione della violenza nel cinema americano, quello doveva essere il
pubblico d’elezione del suo astratto teorema. Ma qual è l’originale e qual è la copia? A parte
mettere in crisi la nozione stessa di unicità dell’opera, possiamo dire che Hanekeha
paradossalmente realizzato un secondo “originale”, dando vita ad uno spazio eccentrico. Le due
opere si sovrappongono così l’una all’altra fino al punto di fusione, strutture identiche
semplicemente abitate da corpi diversi, che creano un unico testo.
Deliberato quanto gelido esercizio di sadismo ai danni dello spettatore, Funny Games è una critica
austera alla società dello spettacolo (…) I frequenti ammiccamenti di Michael Pitt alla macchina da
presa hanno infatti il compito di coinvolgere lo spettatore in prima persona, e quindi renderlo parte
in causa se non addirittura accusarlo di collaborazionismo con le crudeli efferatezze che stanno
per essere messe in scena. La scelta di mantenere la violenza fuori campo non fa che accrescerne
l’orrore, così come la decisione di limitare al minimo i movimenti di macchina…
(Nicola Picchi, in www.cinemalia.it)
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MY BLUEBERRY NIGHTS
di Wong Kar-Wai, Hong Kong/Cina/Francia 2007
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35mm, colore, v.o. inglese st. f/t, 111’
Sceneggiatura: Wong Kar-Wai; fotografia: Darius Khondji; montaggio: WilliamChang; musica: Ry
Cooder; interpreti: Jude Law, Norah Jones, Nathalie Portman, Rachel Weisz, David Strathairn, Chan
Marshall, Frankie Faison, Benjamin Kanes, Michael May, Michael Hartnett…; produzione: Stéphane
Kooshmanian, Jean-Louis Piel, Jacky Pang Yee Wah, Wei Wang, Wong Kar-Wai per Block 2
Pictures/Jet Tone Productions/Lou li Ltd./Studio Canal.
New York. Sulle tracce del suo amante che la tradisce, Elisabeth lascia le chiavi del suo
appartamento nella tavola calda di Jeremy. Non è la sola a farlo: Jeremy ha raccolto molte chiavi,
ognuna con una storia di amori infranti alle spalle. La ragazza torna altre volte, mangiando una
torta al mirtillo che alla fine della serata è sempre intatta. Poi Elisabeth decide di andarsene, per un
viaggio le cui tappe sono scandite dalla ricerca di un lavoro, dal desiderio di acquistare un’auto e
dal bisogno di curare le sue ferite interiori. Incontrerà le storie di individui che la faranno crescere e
la porteranno a uno sguardo nuovo sul mondo. Dopo trecento giorni torna a New York, nel locale
di Jeremy…
Wong Kar-Wai approda per la prima volta negli USA, uno spazio che inquadra da costa a costa,ma
come osserva il regista stesso questo non è un road movie: non si tratta tanto di attraversare il
grande paese, quanto di usare il grande paese per misurare “la distanza tra un luogo e un altro, tra
una persona e un’altra”. Dal momento che la distanza principe è, nel cinema di Wong Kar-Wai, il
mistero della distanza che separa (o lega) una coppia, ecco che anche My Blueberry Nights
conferma la formula: quella che vede nel destino di un amore un modo per riformare lo statuto
dello spazio-tempo (oppure un modo nel quale si dimostra come è da un diverso statuto dello
spazio-tempo che dipende il destino – e anche il sentimento – dell’amore)
(Michele Fadda, in “Cineforum”, 466, luglio 2007)
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Per l’ottenimento delle copie e dei diritti si ringraziano:
- Connaissance du cinéma, Paris
- Cinémathèque Suisse, Lausanne
- Jolefilm, Padova
- HGKZ Hochschule für Gestaltung und Kunst, Zürich
- Associazione documè, Torino
- Cineworx Gmbh, Basel
- Filmcoopi, Zürich
- Frenetic Films, Zürich
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