Una battaglia combattuta con la voglia di vivere

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Una battaglia combattuta con la voglia di vivere
RECENSIONE
La guerra è dichiarata
Una battaglia combattuta
con la voglia di vivere
Due giovani genitori alle prese con la grave malattia
del figlio forniscono un modello di come la famiglia
possa aiutare e proteggere il bambino malato
In questo articolo:
film
tumori pediatrici
recensioni
svela subito che il piccolo Adam ce
l’ha fatta, così come suo figlio Gabriel, che compare nelle ultime sequenze del film. Il suo scopo è un
altro: è quello di raccontare una
lotta, una guerra, condotta anche ricordandosi che oltre a essere genitori di un bambino malato, si resta
persone, si resta coppia. È da questa
ricerca di normalità, di sprazzi di felicità quotidiana che i due traggono
la forza di andare avanti, di affrontare la paura, le cure, la speranza.
Approccio
anticonvenzionale
a cura della REDAZIONE
uando è stato proiettato a
Cannes, nella selezione
della critica, il film di Valérie Donzelli La guerra è
dichiarata ha diviso il pubblico e gli esperti. Non per la tecnica,
né per la recitazione, ambedue precise
e mai fuori dalle righe, ma proprio per
la trama che ricalca quasi in tutto e
per tutto ciò che i due attori protago-
Q
Titolo: La guerra è dichiarata
Regia: Valérie Donzelli
Attori: Valérie Donzelli, Jérémie Elkaïm,
Gabriel Elkaïm
Francia, 2012.
nisti, la stessa Donzelli e il suo ex
compagno Jérémie Elkaïm, hanno vissuto solo pochi anni fa: un grande
amore, il desiderio di fare un figlio e
poi la terribile scoperta. A 18 mesi il
loro bambino (e così anche il suo alter
ego nel film, il piccolo Adam) si ammala di un grave tumore cerebrale, un
sarcoma posizionato proprio all’inizio del canale vertebrale, il che rende
difficile l’asportazione.
Non immaginiamoci però un
film strappalacrime, sebbene qualche momento di commozione sia
inevitabile: per evitare allo spettatore una trappola emotiva, la regista ci
Senza mai cadere nel patetico
(seppure con qualche intento didascalico di troppo, che deriva probabilmente dall’origine autobiografica
della storia e dall’uso insistente di
una voce narrante fuori campo), la
regista ci spiega quali sono i sentimenti che questi genitori giovani e
innamorati si trovano ad affrontare.
Ci racconta come di fronte alla malattia di un figlio si perda ogni pudore, ci si lasci andare alla superstizione, ai gesti scaramantici, alla preghiera anche quando non si è affatto
credenti. Ed è con ironia che i due si
guardano, con una capacità di vedersi dall’esterno che è la loro vera
forza e, di riflesso, quella del loro
bambino, che è sostenuto e circondato dall’affetto della famiglia.
Tra tutti i film che hanno parlato
di cancro, questo è certamente uno
dei meno convenzionali, anche a
causa di una travolgente colonna sonora che è parte integrante della narrazione. Non spinge alla lacrima facile, non vuole suscitare commiserazione. È una storia di normalità, come
normale è purtroppo una malattia
che ancora colpisce molti bambini.

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