il portfolio

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 IL PORTFOLIO Significato di Portfolio Occorre chiarire il significato di "Portfolio" visto che da sempre non risulta chiaro e spesso si presta a interpretazioni differenti. La F.I.A.F. (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche), indotta ad esaminare la questione della definizione del significato di "Portfolio", si è espressa così: "Si può intendere per portfolio un complesso di immagini finalizzate ad esprimere un'idea centrale. I soggetti delle singole foto (il "cosa") ed il modo scelto dal fotografo per rappresentarli ed ordinare le immagini in sequenza utilizzando il valore espressivo degli accostamenti (il "come") devono essere in grado di comunicare con logica e chiarezza l'idea scelta dall'autore, e cioè il significato del portfolio (il "perché). I "significati" possono spaziare in molte direzioni: documentaria, narrativa tematica o artistica, creativa, concettuale o altre ancora". Scopo di un Portfolio Il portfolio ha lo scopo di rafforzare l'immagine singola. Amplia i concetti, da la possibilità di raccontare ed aumenta la validità e completezza del linguaggio fotografico. Progettare un Portfolio Quando si idea un portfolio è necessario decidere questioni ben precise prima di procedere alla realizzazione degli scatti:  Capire le proprie intenzioni e decidere quale tipo di portfolio proporre (se DOCUMENTARISTICO, ARTISTICO, NARRATIVO, CREATIVO, CONCETTUALE o altro).  Decidere l'ARGOMENTO da trattare e quindi l'IDEA da sviluppare.  Decidere COSA fotografare per costruire una sorta di TRAMA intorno all'argomento e decidere con quale criterio ACCOSTARE* le immagini.  Decidere COME fotografare utilizzando gli accorgimenti tecnici a disposizione (punto di ripresa, prospettiva, profondità di campo, colore, contrasto...).  Decidere PERCHE' proporre quel materiale e quindi lo scopo del lavoro e ciò che voglio fare capire al pubblico. *Accostare le singole immagini in modo coerente è probabilmente la parte più complessa nella realizzazione di un portfolio. E’ come comporre una melodia con le note. L’accostamento coerente fa sì che, oltre ai singoli significati delle singole immagini, possano nascere ulteriori significati. Come accostare le immagini:  Ciclo Chiuso: con un inizio e una fine, narrato in ordine cronologico (può essere prevedibile e banale);  Ciclo Aperto: senza continuità di azione.  Analogia: situazioni differenti ma nella medesima realtà (es. utilizzo del rosso come filo conduttore) è il più utilizzato.  Contrasto: confronto diretto e realtà omogenee (es. chiaro/scuro, bello/brutto). Realizzare un Portfolio Premesso di aver ben chiaro quanto sopra è ora necessario realizzare il vostro progetto e quindi compiere delle scelte del tipo pratico.  Scegliere le modalità di presentazione (libro, mostra, presentazione, video...).  Scegliere un layout ‐ stile e design ‐ per il portfolio (caratteri, colori, ...)  Creare una sorta di prima pagina con un immagine significativa e titolo.  Nel caso di libri e mostre scegliere il tipo di carta, stampa, supporto, cornici, etc.  Nel caso di contenuto digitale scegliere dissolvenze, contenuti audio, etc.  Se necessario rafforzare le immagini con brevi didascalie (date, nomi, luoghi, etc.). Consigli  Non proporre un numero alto di immagini pensando di rafforzarne la potenza per poi invece cadere nella ripetizione.  Scartare le immagini tecnicamente sbagliate e difettate (sempre che lo sbaglio non sia dettato da una vostra scelta).  Non fate l'errore di selezionare solo le immagini preferite perché si tende ad associare i propri sforzi all'effettiva bellezza dello scatto. Chiedere un parere ad un vostro ipotetico pubblico.  Cercare di mantenere uniformità e coerenza estetica (visto che sono forse i primi elementi che colpiscono inconsapevolmente l'osservatore).  Dai ritmo al lavoro, significa mettere ogni immagine nelle condizioni di essere una nota, unica e irripetibile, dell’intera melodia. Approfondimento di Giancarlo Torresani (BFI – SemFIAF – ESFIAP, Direttore D.A.C. ( Dipartimento Attvità Culturali) e Consigliere Nazionale FIAF)) Per portfolio possiamo così intendere un insieme omogeneo di immagini che dovrebbe nascere attorno ad un’idea centrale al punto che se scattiamo e poi mettiamo insieme un certo nr. di foto, “legate” in qualche modo tra loro, abbiamo realizzato un “racconto fotografico” (una frase fatta con le fotografie, o portfolio per alcuni). Attraverso le immagini, di un portfolio, possiamo sviluppare il nostro messaggio mediante il loro succedersi, configurandole in quelli che sono gli aspetti tipici del raccontare, possiamo metterle in una successione in una sequenza strettamente concatenate, ognuna densa di significato, possiamo creare degli accostamenti tali da determinare un arricchimento nella comunicazione, una possibilità di narrazione di un fatto, di una sensazione o di un’idea creativa. In questa pratica espressiva, ciò che maggiormente attrae un fotografo, è la possibilità di mostrare la propria abilità in un particolare settore di ricerca e di approfondimento. All’interno di un portfolio è evidente che ciascuna immagine del racconto potrà avere un proprio significato, ma l’operazione di strutturare l’opera in un certo modo (da una molteplicità’ ad una unicità) porterà ad un significato ulteriore – caratteristico del raccontare – che nascerà dal sapiente “accostamento delle foto stesse. Il crescente affermarsi del portfolio (nella fotografia contemporanea) ha permesso di introdurre questa nuova “magia”, la magia del fattore spazio e del fattore tempo, entrambi frutto di convenzioni umane, definite fissando le unità di misura base. Una differenza peculiare però esiste: mentre la definizione di spazio è oggettivamente rapportabile alla natura delle cose, il tempo invece ha tutte le caratteristiche della pura invenzione umana, nata dal bisogno di razionalizzare. Il tempo esiste, quindi, nel completamento di una azione che prevede la copertura di uno spazio, o (a volte) di una mutazione fisica come l’invecchiamento delle cose, siano esse relative allo spazio percorso o al cambio della conformazione. In tal senso la fotografia, fatta di grafie spaziali, non è affatto statica come distrattamente si sarebbe portati a pensare, anzi, in quanto descrizione dello spazio, fornisce aspetti dinamici molto efficaci. È il caso del mosso intenzionale che rivela un’evoluzione, quindi una trasformazione nel tempo, dell’oggetto raffigurato. La fotografia contemporanea, con il portfolio, può raggiungere livelli alti quando esprime la capacità di andare oltre la rappresentazione del presente, congelando l’attimo, e fornendo il concetto di “empresente”, neologismo introdotto di recente dal fotografo e scrittore Fosco Maraini, cioè il presente che emerge, che arriva, e fornisce un filo logico‐narrante, in quanto dinamico. La fotografia, come ogni altra arte, è un fatto culturale, e come tale ha un valore del tutto personale e relativo. Rimane il fatto che centro di tutto è l’uomo, i suoi sentimenti, le sue passioni. La fotografia altro non è che un “mezzo oggettivo” per rappresentare la “soggettività” di ogni elemento naturale. Il fotografo, che si dedica alla pratica del portfolio, cerca costantemente attraverso le forme di estrapolare la sostanza, nella consapevolezza che il valore della ricerca risiede nelle innumerevoli sfumature che le diverse sensibilità riescono a carpire e, principalmente, a “rappresentare”. Questo non sempre accade, le immagini solleticano l’occhio ma spesso non sanno sollecitare il pensiero. Concludo questa mia breve disquisizione sul portfolio, inserito nella fotografia contemporanea, riportando alcune righe (apparse il 12 luglio 2006 sul “Corriere Della Sera”) come ulteriore proposta di riflessione: “E’ tempo di grandi trasformazioni: le gallerie d’arte si stanno impadronendo della fotografia che non è più confinata in luoghi nei quali si confrontano amatori e fotografi professionisti, dove per fare mostre non si paga e le foto si vendono al costo della stampa, oppure si lasciano in omaggio a chi l’esposizione l’ha fatta.” Approfondimento di Edoardo Agresti Personalmente ritengo che il Portfolio sia: una raccolta omogenea di un numero limitato d’immagini che, nella presentazione di una idea creativa, identifichi lo stile, la sensibilità e il modus operandi di un fotografo. L’omogeneità oltre che stilistica dovrebbe essere anche visiva. La successione delle foto deve essere tale che la successiva deve aggiungere o approfondire qualcosa a quella che la precede e nel suo insieme deve raccontare il progetto del fotografo. Si deve percepire nella visione il dipanarsi di un filo conduttore che porta il lettore a capire anche la personalità dell’autore in una sorta di confessionale muto in cui il fotografo mette a nudo se stesso. Ogni foto deve essere la tessera di un puzzle, ognuna diversa dall’altra, ognuna necessaria e indispensabile, ma deficitaria e limitata se presa e letta singolarmente. Un racconto la cui sintassi e narrazione è il biglietto da visita del fotografo.