Sul comportamento sismico di telai piani in ca
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Sul comportamento sismico di telai piani in ca
10° Convegno Nazionale “L’ingegneria Sismica in Italia”, Potenza-Matera 9-13 settembre 2001 Sul comportamento sismico di telai piani in c.a. caratterizzati da irregolarità in elevazione G. Magliulo, R. Ramasco e R. Realfonzo Dipartimento di Analisi e Progettazione Strutturale, Università degli Studi di Napoli Federico II, Italy SOMMARIO: Nella memoria è illustrato uno studio parametrico relativo al comportamento sismico di telai piani “shear type” caratterizzati da irregolarità in elevazione in termini di massa, rigidezza e resistenza. Viene esaminata l’affidabilità dei criteri di definizione della regolarità strutturale riportati dall’Eurocodice 8 e dall’Uniform Building Code e sono proposti nuovi criteri di regolarità alternativi di tipo “quantitativo”. I telai analizzati sono tutti generati da un telaio regolare assunto come riferimento del quale conservano il periodo fondamentale. Per il progetto viene adoperata l’analisi multimodale mentre la risposta non lineare è valutata in termini di duttilità richiesta ed entità degli spostamenti di interpiano. ABSTRACT: In this paper a parametric study concerning the seismic behaviour of plane shear type frames with vertical irregularities in terms of mass, stiffness and strength is presented. The reliability of criteria defining structural regularity proposed by Eurocode 8 and Uniform Building Code are examined and new alternative quantitative criteria are proposed. The analysed frames are generated by a regular one assumed as reference, whom have the same period of. In the design the multimodal analysis is adopted whereas the non linear response is evaluated in terms of ductility demand and amount of the interstorey drifts. 1 INTRODUZIONE L’interesse per lo studio del comportamento sismico di edifici irregolari è da sempre molto vivo nella comunità scientifica internazionale. In realtà, come dimostrato dalla letteratura, maggiore attenzione è stata dedicata nel corso degli anni allo studio di strutture irregolari in pianta che, come dimostrato dall’osservazione dei danni provocati dai terremoti, presentano un comportamento sismico sfavorevole rispetto ad edifici regolari a causa di un elevato accoppiamento laterotorsionale. Tuttavia, come ampiamente dimostrato, anche distribuzioni irregolari in elevazione delle caratteristiche geometriche e meccaniche degli edifici possono condurre ad incrementi consistenti del danno strutturale e non strutturale, ciò a causa dell’attivarsi di meccanismi di dissipazione sfavorevoli associati ad una concentrazione delle richieste plastiche in poche sezioni. Già prima degli anni Trenta diversi ricercatori avevano compreso che la risposta sismica degli edifici è fortemente condizionata dalla distribuzione in elevazione di alcuni parametri fondamentali quali la rigidezza e la resistenza, ma solo successivamente si iniziò ad affrontare lo studio del comportamento sismico degli edifici con “set-backs”, vale a dire caratterizzati da discontinuità geometriche nel profilo verticale dovute ad arretramenti del sistema strutturale (Berg 1962, Jhaveri 1967, Penzien 1969). I primi studi del comportamento di edifici caratterizzati da irregolarità in elevazione intese in senso più ampio, vale a dire caratterizzati da discontinuità lungo l’altezza in termini di massa, rigidezza e resistenza, risalgono agli anni Ottanta (Moehle 1984, Moehle & Alarcon 1986). Prove X Congresso Nazionale “L’ingegneria Sismica in Italia”, Potenza-Matera 9-13 settembre 2001 sperimentali su un edificio intelaiato in cemento armato di due piani con set-back vengono in quegli anni condotte da Shahrooz e Moehle (1990). Negli anni Novanta l’interesse per il comportamento sotto sisma di strutture irregolari (sia in pianta che in elevazione) raggiunge il suo apice. Nel 1994 sotto proposta della Commissione Esecutiva dell’EAEE (European Association of Earthquake Engineering) nacque il Task Group 8 (TG8), coordinato dal Prof. A. Rutenberg, con l’obiettivo di approfondire il “Seismic Behaviour of Irregular and Complex Structures”. Da allora il TG8 si riunisce ogni tre anni con lo scopo di divulgare gli avanzamenti dello stato dell’arte sull’argomento. Un’ampia indagine numerica sul comportamento sismico di strutture intelaiate irregolari in elevazione è stata di recente condotta da Al-Ali e Krawinkler (1998). Nello studio vennero considerati telai piani a traversi infinitamente rigidi dotati di discontinuità in termini di massa, rigidezza e resistenza. Per le analisi dinamiche non lineari fu adoperato un modello semplificato con elementi a plasticità concentrata agli estremi delle colonne, dove è assegnato un comportamento elasticoperfettamente plastico. Lo studio concluse che a fronte di significative irregolarità della massa si riscontrano, rispetto ad un edificio regolare assunto come riferimento, variazioni in termini di spostamenti di interpiano e duttilità richieste trascurabili; al contrario, la presenza di un piano soffice, generato da cospicue variazioni della rigidezza, determina, in corrispondenza dello stesso piano forti incrementi degli spostamenti di interpiano; questi ultimi rappresentano, secondo gli autori, un buon indice del danneggiamento strutturale e non strutturale. Infine, in seguito ad una distribuzione irregolare della resistenza causata da incrementi o riduzioni più o meno bruschi ad un dato piano rispetto alla distribuzione regolare, sono state osservate variazioni cospicue della richiesta di duttilità rispetto al caso regolare associate ad incrementi talvolta anche rilevanti degli spostamenti di interpiano e dell’energia isteretica dissipata. Interessante, anche se non supportato da analisi in campo non lineare, è il tentativo di Özmen et al. (1999) di mettere a punto un criterio di irregolarità relativo agli edifici con “set-backs”, che non sia di tipo geometrico ma si basi sugli spostamenti elastici ottenuti dall’analisi statica. Molto recente è l’interesse per l’influenza sul comportamento di edifici intelaiati di una distribuzione discontinua in elevazione delle tamponature; diverse sono le indagini sperimentali e le analisi numeriche eseguite (Fardis et al. 1999, Kappos & Ellul 2000, Dolšek & Fajfar 2001). L’evoluzione della ricerca scientifica nel corso degli anni ha dato luogo ad un contemporaneo sviluppo delle normative sismiche internazionali. Nel seguito si richiamano brevemente le prescrizioni relative alle irregolarità in elevazione di massa, rigidezza e resistenza riportate da tre normative: la norma italiana (D.M. LL.PP. 16 gennaio 1996), l’Eurocodice 8 (CEN 1994b) e lo Uniform Building Code (UBC 1997). Vengono trascurate le indicazioni relative ad edifici con setback in quanto non trattati in questo lavoro. Il decreto italiano richiede nel caso di costruzioni con configurazione irregolare, ossia che “presentino, in modo significativo, variazioni della disposizione planimetrica lungo l’altezza o della disposizione altimetrica lungo la pianta, ovvero disuniformità nella distribuzione planimetrica o altimetrica delle rigidezze o delle masse o, infine, scostamenti planimetrici o altimetrici tra centro di massa e centro di rigidezza di un qualsiasi piano”, la valutazione delle resistenze di progetto mediante l’analisi modale, invece di quella statica equivalente utilizzabile nel caso di regolarità. Non viene fatta alcuna distinzione tra irregolarità in elevazione ed in pianta. Inoltre, la definizione di irregolarità è qualitativa non essendo assegnati valori numerici di soglia. L’EC8 definisce 3 criteri di regolarità in elevazione, che devono essere tutti contemporaneamente soddisfatti affinché un edificio possa essere definito regolare: il sistema strutturale non deve presentare interruzioni procedendo dalla fondazione alla sommità dell’edificio; le rigidezze laterali e le masse di piano devono rimanere costanti o tutt’al più ridursi gradualmente, cioè senza brusche variazioni, procedendo dal basso verso l’alto; negli edifici intelaiati il rapporto fra la resistenza effettivamente disponibile e quella richiesta dall’analisi non deve variare sproporzionatamente tra piani adiacenti (CEN 1994b). Per il progetto di strutture che non osservano i suddetti criteri di regolarità in elevazione è imposto l’utilizzo dell’analisi multi-modale ed una riduzione del fattore di comportamento (q) del 20% (CEN 1994b). Anche in tal caso, sebbene ben definiti da un punto di vista qualitativo, i criteri di regolarità non sono, se non nel caso di presenza di setbacks, espressi quantitativamente e quindi appaiono poco oggettivi. L’UBC, al contrario, fornisce criteri di irregolarità strutturale di tipo “quantitativo”, che, con particolare riferimento ai tipi di irregolarità qui trattati, possono riassumersi come segue: irregolarità di rigidezza: si ha un piano soffice quando la rigidezza laterale del piano è minore del 10° Convegno Nazionale “L’ingegneria Sismica in Italia”, Potenza-Matera 9-13 settembre 2001 70% di quella del piano superiore o minore dell’80% della rigidezza media dei tre piani superiori; irregolarità di massa: quando la massa effettiva di piano è maggiore del 150% della massa di un piano adiacente; irregolarità di resistenza: si definisce piano debole quel piano per il quale la resistenza è minore dell’80% di quella del piano superiore. Alcuni lavori presenti in bibliografia hanno consentito di verificare l’affidabilità dei criteri di regolarità e delle annesse prescrizioni di progetto riportati dalle normative. Una valutazione sulle prescrizioni previste dall’UBC è stata, ad esempio, eseguita di recente da Valmundsson e Nau (1997). Gli Autori hanno analizzato il comportamento sismico di edifici che secondo i suddetti criteri si trovavano in una situazione di soglia tra regolarità ed irregolarità. Anche in tal caso i telai erano a traversi infinitamente rigidi, caratterizzati da un legame taglio di piano–spostamento di interpiano di tipo elastico–perfettamente plastico. Tutti i telai furono progettati adoperando l’analisi statica equivalente. I risultati ottenuti mostrano che una variazione di massa di 1.5 volte determina un incremento di duttilità richiesta del 20%; ad un decremento di rigidezza al primo piano del 30% consegue un aumento degli spostamenti di interpiano del 20-40% ed una leggera diminuzione della duttilità richiesta; la presenza di un primo piano con resistenza inferiore del 20% rispetto a quella del piano superiore causa un incremento di duttilità richiesta rispetto da un caso regolare del 100-200%. Gli autori conclusero, pertanto, che i criteri dell’UBC non appaiono ben calibrati e, inoltre, notarono che la resistenza di un determinato piano non dovrebbe mai essere inferiore a quella del piano sovrastante. Sulla falsa riga dello studio condotto da Valmundsson e Nau, in questo lavoro si vuole affrontare il problema della determinazione di criteri di regolarità definiti su base quantitativa, possibilmente basati sulla valutazione di parametri di semplice determinazione mediante analisi elastiche. Criteri siffatti oltre ad essere certamente oggettivi hanno il pregio di essere verificati facilmente dai progettisti, con l’ausilio di diffusi e ben noti codici di calcolo. 2 I TELAI ESAMINATI Nel seguito è esaminato il comportamento dinamico di telai piani “shear type” caratterizzati da due campate (di 5 metri ciascuna) e cinque piani (altezza di interpiano pari a 3.5 metri) e sono considerate diverse distribuzioni irregolari in elevazione per massa, rigidezza e resistenza. Per ciascun tipo di telaio è sempre effettuato il confronto con un telaio regolare di riferimento. I telai sono simmetrici rispetto alla pilastrata centrale. Il telaio regolare - assunto quale riferimento in tutte le analisi - è caratterizzato da pilastri laterali di sezione 30x60 cm al primo livello, rastremati successivamente di 5 cm ad ogni piano; la sezione dei pilastri risulta pertanto di 30x40 cm al quinto ed ultimo piano; la pilastrata centrale presenta alla base della struttura una sezione 40x80 cm, con una rastremazione di 10 centimetri per piano (in sommità la sezione è di 40x40 cm) (Figura 1). Per lo studio degli effetti dell’irregolarità di rigidezza in elevazione è stato esaminato anche il comportamento di telai non rastremati; in tal caso la sezione trasversale di tutte le pilastrate è costante e pari a 30x60 centimetri. 30x40 40x40 30x40 3.5 m 30x60 30x60 30x60 3.5 m 30x45 40x50 30x45 3.5 m 30x60 30x60 30x60 3.5 m 30x50 40x60 30x50 3.5 m 30x60 30x60 30x60 3.5 m 30x55 40x70 30x55 3.5 m 30x60 30x60 30x60 3.5 m 30x60 40x80 30x60 3.5 m 30x60 30x60 30x60 3.5 m 5m 5m 5m 5m Figura 1. Geometria dei telai di riferimento, rastremato e non rastremato. X Congresso Nazionale “L’ingegneria Sismica in Italia”, Potenza-Matera 9-13 settembre 2001 Il telaio regolare, rastremato e non, presenta una massa uguale a tutti i piani pari a 36.74 ton, calcolata secondo quanto previsto dall’Eurocodice 1 (CEN 1994a) e dall’Eurocodice 8 (CEN 1994b), vale a dire aggiungendo al peso proprio (G) degli elementi afferenti a ciascun piano il 15% dei carichi accidentali (Q) assunti pari a 2 kN/m2 (Magliulo et al. 2000). Per la valutazione del carico a metro lineare agente sulle travi dei telai, si è ipotizzata una pianta dell’edificio rettangolare con telai equidistanziati e posti ad un interasse di 5 metri. In tutti i casi le travi sono state considerate caratterizzate da infinita rigidezza e resistenza. Il calcolo delle resistenza al limite elastico da attribuire alle pilastrate dei telai in esame è stato effettuato mediante analisi multi-modale adoperando il programma SAP90 ed utilizzando lo spettro di progetto presentato dall’EC8 (CEN 1994b) nel caso di suolo tipo B (medio); inoltre è stata assunta un’accelerazione di picco al suolo (PGA) pari a 0.4g, uno smorzamento pari al 5% ed un fattore di comportamento pari a 5. Nel solo caso degli edifici irregolari per massa il progetto effettuato mediante analisi modale è stato confrontato con quello ottenuto mediante analisi statica. Per ciò che concerne il materiale, nell’input per l’analisi elastica delle sollecitazioni è stato fornito un valore del modulo di Young pari a 1.45E7 kN/mq, al fine di ottenere un periodo fondamentale elastico dei telai prossimo a quello generalmente prevedibile per edifici intelaiati in cemento armato di cinque piani (T ≅ 0.5 sec). Trascurando la deformabilità tagliante delle pilastrate, i telai di riferimento in esame presentano un primo periodo di 0.529 secondi nel caso rastremato e pari a 0.522 secondi per quello non rastremato. Per i telai irregolari ottenuti variando le distribuzioni di masse o rigidezze rispetto al telaio regolare di riferimento, il periodo fondamentale è stato mantenuto inalterato, in modo che, per uno dato terremoto, l’ordinata spettrale corrispondente a tale periodo fosse sempre la stessa. Per ottenere ciò si è reso necessario variare la massa totale della struttura; nel progetto si è ovviamente tenuto conto di tale variazione attribuendo agli elementi di ciascun telaio le resistenze al limite elastico valutate dall’analisi multimodale. 3 ANALISI NUMERICHE Di recente Al-Ali e Krawinkler (1998) hanno esaminato il comportamento di telai “shear-type” caratterizzati da irregolarità in elevazione. Lo studio fu finalizzato alla valutazione della risposta sismica di edifici con periodo proprio elevato (3 sec). In questo lavoro le analisi vengono estese al caso di edifici con periodo decisamente inferiore ed, inoltre, vengono proposti in via preliminare criteri quantitativi di definizione dell’irregolarità. Vale la pena di sottolineare l’importanza di tale indagine in quanto, come evidenziato anche da Al-Ali e Krawinkler, il comportamento dinamico degli edifici qui esaminati può discostarsi anche notevolmente da quello di edifici dotati di un periodo fondamentale molto più elevato. Nel modello numerico assunto nelle analisi non lineari, la plasticità è concentrata agli estremi dei pilastri, dove è assegnato un legame ciclico forza-spostamento con curva “primaria” bilineare ed andamento isteretico né evolutivo né degradante (non c’è né degrado di resistenza né di rigidezza in fase di carico ed in fase di scarico) e non sensibile alla variazione di sforzo normale dovuto all’azione delle forze orizzontali. Per quanto concerne la fase post-elastica, per tutte le analisi numeriche eseguite sono stati utilizzati due valori dell’incrudimento, cioè lo 0% ed il 5%, in modo che nell’intervallo compreso fra questi due valori rientri una vasta gamma di strutture reali. Il primo caso è molto esemplificativo dal momento che permette di avere una resistenza al piano esattamente pari a quella di progetto. D’altra parte, però, accentua gli effetti di piano, già esasperati dalla presenza dei traversi infinitamente rigidi, effetti che si manifestano, come si vedrà, in particolare al primo livello. Quale input sismico per le analisi numeriche sono adoperati alcuni accelerogrammi storici caratterizzati da durate e contenuti in frequenza significativamente diversi. Le principali caratteristiche degli accelerogrammi utilizzati sono riportate in Tabella 1. I terremoti di Tabella 1 sono stati scelti in quanto rappresentativi di diversi tipi di eccitazione sismica, sia per le diverse entità delle massime accelerazioni al suolo, sia per la diversa durata, sia per la diversa forma dello spettro di risposta. Va notato come lo spettro di risposta medio, ottenuto cioè effettuando, al variare del periodo, la media tra le ordinate spettrali relative ai 5 spettri di risposta elastica, approssimi molto bene lo spettro elastico dell’EC8, relativo ad una PGA di 0.4 g, suolo tipo B e smorzamento pari al 5%, ossia quello adoperato nel progetto dei telai (Magliulo et al. 2000). 10° Convegno Nazionale “L’ingegneria Sismica in Italia”, Potenza-Matera 9-13 settembre 2001 Le analisi numeriche non lineari sono state realizzate scalando tali accelerogrammi, in modo che le ordinate dei loro spettri elastici (Fig. 2), relative al periodo pari a quello fondamentale dei telai esaminati, fossero tutte uguali a quella del suddetto spettro elastico dell’EC8 (cioè pari ad 1g). In questo modo sono minimizzate le differenze degli effetti delle diverse eccitazioni sismiche sui telai, almeno fino a quando il loro comportamento rimane in campo elastico. Tabella 1 – accelerogrammi considerati Terremoto Data Imperial V. Kern County Montenegro Valparaiso Northridge 18.05.40 21.07.52 15.04.79 03.03.85 17.01.94 2 El Centro Taft Petrovac El Almendral Newhall Durata [sec] 53.40 54.40 19.60 72.02 59.98 PGA [g] 0.348 0.179 0.438 0.284 0.590 El Centro Taft Petrovac El Almendral Newhall Eurocodice 8 Primo periodo 1.5 Sa/g Stazione 1 0.5 0 0 0.5 1 1.5 2 Periodo [sec] Figura 2. Spettri elastici (ν = 5%) accelerogrammi scalati La risposta sismica non lineare dei telai è stata valutata in termini di spostamenti di interpiano, e di duttilità richiesta in corrispondenza dei pilastri. Per ciascun parametro i valori presi in esame sono quelli massimi attinti nel corso della relativa storia temporale. Nel seguito si riportano sempre i valori ottenuti dalla media delle risposte calc olate per gli accelerogrammi adoperati. Gli andamenti riscontrati per ciascuno di essi, omessi per brevità, hanno comunque evidenziato una non trascurabile dipendenza della risposta dalla “qualità” dell’input sismico. Sulla base dell’esito delle analisi numeriche, è stato possibile distinguere i casi effettivamente irregolari, ossia caratterizzati da una risposta evidentemente difforme da quella della struttura di riferimento. Ciò ha consentito di esprimere un primo giudizio sui criteri qualitativi presentati dall’EC8 e, contestualmente, di saggiare l’affidabilità di quelli quantitativi riportati dall’UBC. Infine, l’osservazione della risposta elastica in campo dinamico, ha consentito di associare a tali comportamenti irregolari criteri semplici ed oggettivi atti a distinguere le strutture irregolari in elevazione da quelle regolari. 3.1 Irregolarità di massa Come visto secondo l’EC8 un edificio è regolare in termini di massa se “la massa dei singoli piani rimane costante o si riduce gradualmente senza bruschi cambiamenti dalla base alla sommità”; tale criterio, come già ricordato, è chiaramente di tipo qualitativo. Al contrario secondo l’UBC si ha irregolarità di massa quando la massa Mi del piano i-esimo risulta maggiore del 150% rispetto alle masse Mi-1 ed Mi+1 dei piani adiacenti. Nel seguito vengono presi in esame quattro telai caratterizzati dalla stessa geometria: il primo, definito regolare, presenta una distribuzione della massa costante lungo l’altezza e rappresenta il telaio di riferimento; gli altri tre, al contrario, hanno una distribuzione delle masse lungo l’altezza di tipo irregolare. L’irregolarità è stata ottenuta assegnando ad un piano del telaio una massa doppia rispetto a quella relativa agli altri piani. I casi considerati sono riportati in Figura 3 dove le denominazioni “Up”, “Central” e “Down” X Congresso Nazionale “L’ingegneria Sismica in Italia”, Potenza-Matera 9-13 settembre 2001 si riferiscono chiaramente alla posizione del piano dove è ubicata al massa che determina l’irregolarità (nel caso “Up” al quinto impalcato, nel “Central” al terzo e nel “Down” al primo). E’ evidente che tutti e tre i telai sono irregolari sia applicando la definizione dell’EC8 che quella dell’UBC. Poiché la geometria, e quindi la rigidezza, dei quattro telai è la stessa, volendo per altro che anche il valore del primo periodo sia sempre pari al periodo fondamentale del telaio di riferimento (T1 = 0.529 sec), ne deriva che le masse complessive dei quattro telai considerati sono diverse tra loro. Con riferimento alla Figura 3 si è di fatto ottenuto: M1=0.78M; M2=1.05M; M3=1.19M, essendo M la massa totale del telaio regolare. REGULAR M/5 M/5 M/5 M/5 M/5 CENTRAL M /6 M /6 M /3 M /6 M /6 2 2 2 2 2 UP M /3 M /6 M /6 M /6 M /6 1 1 1 1 1 DOWN M /6 M /6 M /6 M /6 M /3 3 3 3 3 3 Figura 3 – Telai esaminati Va sottolineato che la diversa distribuzione delle masse e, in particolare, la diversa entità delle masse complessive conduce ad una distribuzione ed entità delle sollecitazioni sostanzialmente diverse caso per caso. Tuttavia, tali differenze sono state opportunamente considerate avendo attribuito in fase di progetto a ciascuna pilastrata la resistenza valutata con l’analisi modale. In Figura 4, per il modello elastico perfettamente plastico, è mostrato il confronto tra i 4 telai sia valutando la media - ottenuta considerando tutti i cinque terremoti suddetti - degli spostamenti di interpiano (interdrift) adimensionalizzati rispetto all’altezza di interpiano, che attraverso un confronto in termini di duttilità: anche in tal caso si tratta della media aritmetica dei risultati ottenuti per i cinque accelerogrammi. Si ricorda che in letteratura è di frequente adoperato come soglia di collasso convenzionale un valore del 2% dell’interdrift adimensionalizzato rispetto all’altezza di interpiano (Kappos 1991, Hasselman et al. 1980). Dalla figura si nota come, con riferimento agli spostamenti di interpiano, le distribuzioni delle masse irregolari ai sensi dei codici citati non comportino sostanziali differenze rispetto alla risposta ottenuta per il caso di riferimento: si evidenziano, infatti, solo lievi incrementi al quinto piano per il telaio “Up”, al primo per il telaio “Down”, al secondo ed al terzo per il “Central”. Osservando poi le duttilità richieste gli andamenti riscontrati sono praticamente confermati, anzi con riferimento a tale parametro le differenze appaiono ancor più lievi. Tuttavia, i valori della duttilità ottenuti – molto elevati al primo impalcato – evidenziano una tendenza alla concentrazione delle plasticizzazioni a tale piano. Ciò sembra essere attribuibile al modello “shear-type” adoperato ed il fenomeno è senza dubbio esaltato dalla scelta di un legame privo di incrudimento. Per verificare l’attendibilità di tale affermazione sono state eseguite analisi non lineari adottando per i telai suddetti un legame bilineare caratterizzato sul ramo plastico da un incrudimento del 5%. I risultati, in termini di interdrift e duttilità, sono riportati in Figura 5. Gli andamenti riportati in figura consentono di verificare come le presunte irregolarità si traducano anche in tal caso in lievi differenze di risposta; inoltre, la distribuzione degli spostamenti e soprattutto delle duttilità risulta più uniforme ed i valori decisamente più contenuti. La presenza del tratto incrudente, in definitiva, mitiga l’effetto delle concentrazioni di plasticizzazioni evidenziate in precedenza. 10° Convegno Nazionale “L’ingegneria Sismica in Italia”, Potenza-Matera 9-13 settembre 2001 5 4 3 Piano 4 Piano 5 Regular Up Central Down 2 2 Regular Up Central Down 3 1 1 0.0 0.4 0.8 1.2 interdrift [%] 1.6 2.0 0 5 10 15 20 25 duttilità 5 5 4 4 Piano Piano Figura 4 – modello elasto-plastico: progetto con analisi modale (modello senza incrudimento) Regular Up Central Down 3 2 Regular Up Central Down 3 2 1 1 0.0 0.4 0.8 1.2 interdrift [%] 1.6 2.0 0 5 10 15 20 25 duttilità 5 5 4 4 3 Piano Piano Figura 5 – modello elasto-plastico con incrudimento del 5%: progetto con analisi modale Regular Up Central Down 3 Regular Up Central Down 2 2 1 1 0.0 0.4 0.8 1.2 interdrift [%] 1.6 2.0 0 5 10 15 20 25 duttilità Figura 6 – modello elasto-plastico con incrudimento del 5%: progetto con analisi statica In Figura 6 sono, infine, riportati i risultati ottenuti per gli stessi telai in cui le resistenze di piano sono state proporzionate non più con analisi modale bensì con analisi statica. Ciò è stato fatto al fine di comprendere se le basse differenze riscontrate tra i casi sopra confrontati fossero dovute alla capacità dell’analisi modale di mitigare gli effetti delle discontinuità di massa, assegnando una più opportuna distribuzione delle resistenze. Tuttavia, anche progettando secondo analisi statica, le differenze riscontrate confrontando le risposte dinamiche non lineari tra il telaio di riferimento ed i telai presunti irregolari sono poco significative e non maggiori rispetto al caso precedente; si nota, anzi, un danneggiamento delle strutture in esame generalmente inferiore, conseguenza ovvia della maggiore resistenza totale assegnata ai telai attraverso l’analisi statica equivalente. In conclusione, da tutti i risultati su citati è possibile notare come variazioni “ragionevoli” della massa non comportino risposte significativamente differenti rispetto a quella riscontrata per l’edificio regolare di riferimento. E’ probabilmente possibile ottenere comportamenti anomali con distribuzioni di massa fortemente irregolari, ma non sembra ragionevole poter ipotizzare, per casi concreti, variazioni in elevazione della massa più sensibili di quelle già considerate. In definitiva i criteri di regolarità riportati dalle norme per ciò che concerne la distribuzione delle masse non sembrano essere giustificati. X Congresso Nazionale “L’ingegneria Sismica in Italia”, Potenza-Matera 9-13 settembre 2001 3.2 Irregolarità di rigidezza Sono stati esaminati telai irregolari ottenuti dal telaio di riferimento riducendo ovvero incrementando la rigidezza in corrispondenza del primo o del terzo piano. In particolare vengono esaminati telai con riduzione al 20%-40%-60%-80% ed incremento al 120%-140% della rigidezza. I telai con variazione al primo piano vengono contraddistinti dalla lettera D ottenendo pertanto 6 diverse configurazioni denominate D20, D40, D60, D80, D120, D140. Analogamente nel caso di variazioni al terzo piano i telai sono contraddistinti dalla sigla C, ottenendo i 6 casi distinti dalle sigle C20, C40, C60, C80, C120, C140. Vengono, inoltre, esaminati due diverse tipologie: telaio rastremato e telaio non rastremato. In accordo con i criteri dell’UBC, risulterebbero effettivamente irregolari solo i telai D20, C20, D40 e C40 nel caso rastremato e D20, C20, D40, C40, D60 e C60 nel caso senza rastremazioni. Va sottolineato, come le variazioni di rigidezza introdotte per rendere irregola re lo schema di riferimento si riflettano nella valutazione degli spostamenti di interpiano al limite elastico influenzando, pertanto, in modo determinante il calcolo della duttilità richiesta, che in tal caso non sembra essere parametro attendibile per la misura dell’impegno plastico (Al-Ali & Krawinkler 1998). Nelle Figure 7 e 8 sono riportati i risultati delle analisi non lineari per i casi D e C rispettivamente, con riferimento al telaio non rastremato. Gli analoghi risultati per il telaio ratremato sono mostrati nelle Figure 9 e 10. Sebbene tutte le analisi non lineari siano state condotte anche utilizzando un legame forza-spostamento elastico-perfettamente plastico, per brevità sono riportati unicamente i casi in cui è assegnato un incrudimento del 5%. Inoltre per quanto suddetto a proposito della duttilità si farà nel seguito esplicito riferimento per la misura della risposta non lineare agli spostamenti di interpiano. Dall’osservazione dei risultati riportati nelle figure emerge una sostanziale coerenza con le prescrizioni dell’UBC. Difatti tutti i casi irregolari per il codice americano presentano incrementi di oltre il 20% dello spostamento di interpiano rispetto al telaio di riferimento (ad es. incrementi dell’interdrift al primo impalcato del 105% e del 59% rispettivamente per i casi D20 e D40 relativi al telaio rastremato e del 71%, del 43% e del 23% per i casi D20, D40 e D60 relativi al telaio non rastremato). Tuttavia si evidenziano anche piccole ma significative incongruenze. Ad esempio il telaio rastremato D60, regolare secondo l’UBC, presenta rispetto al telaio rastremato regolare un incremento dell’interdrift del 34%, maggiore, dunque, di quel 29% riscontrato per il D60 non rastremato, irregolare per la suddetta normativa. Al fine di meglio interpretare i risultati delle analisi dinamiche non lineari, per la definizione della regolarità di rigidezza in elevazione viene di seguito proposta una nuova “chiave di lettura” basata su di un controllo della regolarità mediante la valutazione degli interdrift ottenuti dall’analisi elastica; si sottolinea come questi siano, tra l’altro, più semplicemente determinabili rispetto alle rigidezze di piano. A tal fine in Tabella 2 sono riportati, per alcuni dei casi esaminati, i risultati delle analisi elastiche in termini di “drift” ∆i ed interdrifts δ i questi ultimi risultano adimensionalizzati rispetto all’altezza di interpiano Hi che, si ricorda, è costante per tutti i piani: δ i =(∆i -∆i-1)/Hi *100 Inoltre vengono mostrati i valori α i ottenuti come rapporto tra gli spostamenti di interpiano: αi = δi = δi +1 ∆ i − ∆ i −1 ∆ i +1 − ∆ i Ovviamente tali rapporti non possono essere calcolati per l’ultimo piano. Si può notare che, sia per il telaio rastremato che per quello non rastremato, l’andamento di tali rapporti relativamente al caso di telaio regolare risulta monotonicamente decrescente andando dall’alto verso il basso. Non avviene la stessa cosa per i telai ottenuti dal telaio di riferimento variando la distribuzione delle rigidezze di piano. In particolare per entrambe le tipologie (ratremata e non), nel caso di telai decisamente irregolari, quali il D20 ed il D40, si osserva in corrispondenza del piano interessato dalla riduzione della rigidezza un brusco incremento del parametro α. Effettuando i rapporti α i/α i+1, sempre riportati in tabella, si rende maggiormente evidente questa difforme variazione degli spostamenti di interpiano lungo l’elevazione. E’ il caso di sottolineare come tali rapporti risultino praticamente coincidenti per tutti i telai della stessa tipologia lungo l’altezza, mentre sono anche fortemente divergenti in corrispondenza del piano inferiore, ove è stata artificiosamente introdotta l’irregolarità. 10° Convegno Nazionale “L’ingegneria Sismica in Italia”, Potenza-Matera 9-13 settembre 2001 5 3 D20 D40 D60 D80 Reg D120 D140 4 Piano 4 Piano 5 D20 D40 D60 D80 Reg D120 D140 3 2 2 1 1 0 0.5 1 interdrift [%] 1.5 0 2 5 10 15 Duttilità Figura 7 – telaio non rastremato - modello elasto-plastico con incrudimento del 5% (telai tipo D) 5 C20 C40 C60 C80 Reg C120 C140 3 C20 C40 C60 C80 Reg C120 C140 4 Piano Piano 4 5 3 2 2 1 1 0 0.5 1 interdrift [%] 1.5 2 0 5 10 15 Duttilità Figura 8 – telaio non rastremato - modello elasto-plastico con incrudimento del 5% (telai tipo C) D20 D40 D60 D80 Reg D120 D140 Piano 4 3 5 D20 D40 D60 D80 Reg D120 D140 4 Piano 5 2 3 2 1 1 0 0.5 1 1.5 2 0 5 Interdrift [%] 10 15 Duttilità Figura 9 – telaio rastremato - modello elasto-plastico con incrudimento del 5% (telai tipo D) 5 3 C20 C40 C60 C80 Reg C120 C140 4 Piano 4 Piano 5 C20 C40 C60 C80 Reg C120 C140 2 3 2 1 1 0 0.5 1 Interdrift [%] 1.5 2 0 5 10 15 Duttilità Figura 10 – telaio rastremato - modello elasto-plastico con incrudimento del 5% (telai tipo C) Quanto più è marcata la riduzione di rigidezza tanto più è elevato il rapporto α i/α i+1 al piano in questione. Un valore di α i/α i+1 superiore ad 1.50 sembra poter marcare la stessa soglia di regolarità riportata dall’UBC, con il vantaggio di eliminare la disuniformità di giudizio nei confronti dei due telai D60 che, come ricordato, l’UBC non giudica alla stessa stregua. Tabella 2. – Interdrift ottenuti dall’analisi elastica X Congresso Nazionale “L’ingegneria Sismica in Italia”, Potenza-Matera 9-13 settembre 2001 Telaio D20 – rastremato Np δi α i α i/α i+1 1 0.2381 4.0803 4.85 2 0.0583 0.8365 0.93 3 0.0697 0.8961 0.79 4 0.0778 1.1312 5 0.0688 Telaio D80 – rastremato Np δi α i α i/α i+1 1 0.0857 0.9530 1.21 2 0.0899 0.7861 0.93 3 0.1143 0.8452 0.79 4 0.1353 1.0629 5 0.1273 Telaio D20 – non rastremato Np δi α i α i/α i+1 1 0.3029 5.9489 4.65 2 0.0509 1.2839 0.87 3 0.0397 1.4595 0.74 4 0.0272 1.9649 5 0.0138 Telaio D80 – non rastremato Np δi α i α i/α i+1 1 0.1625 1.3867 1.14 2 0.1172 1.2180 0.86 3 0.0962 1.4029 0.73 4 0.0686 1.9154 5 0.0358 Telaio D40 – rastremato Telaio D60 – rastremato Np δi α i α i/α i+1 Np δi α i α i/α i+1 1 0.1656 2.1000 2.59 1 0.1107 1.2851 1.62 2 0.0789 0.8108 0.93 2 0.0862 0.7947 0.93 3 0.0973 0.8677 0.79 3 0.1084 0.8520 0.79 4 0.1121 1.0943 4 0.1273 1.0725 5 0.1024 5 0.1187 Telaio regolare - rastremato Np δi α i α i/α i+1 1 0.0695 0.7564 0.96 2 0.0918 0.7807 0.93 3 0.1176 0.8402 0.80 4 0.1400 1.0581 5 0.1323 Telaio D40 – non rastremato Telaio D60 – non rastremato Np δi α i α i/α i+1 Np δi α i α i/α i+1 1 0.2400 2.8787 2.24 1 0.1950 1.8776 1.52 2 0.0834 1.2524 0.87 2 0.1039 1.2322 0.86 3 0.0666 1.4330 0.73 3 0.0843 1.4149 0.74 4 0.0465 1.9427 4 0.0596 1.9252 5 0.0239 5 0.0309 Telaio regolare – non rastremato Np δi α i α i/α i+1 1 0.1387 1.0965 0.90 2 0.1265 1.2086 0.87 3 0.1046 1.3940 0.73 4 0.0751 1.9050 5 0.0394 3.3 Irregolarità di resistenza Al fine di esaminare il comportamento sismico di telai irregolari in elevazione per resistenza, sono state effettuate modifiche della distribuzione della resistenza del telaio di riferimento. Non vole ndo ridurre le resitenze di piano, in quanto esattamente eguali a quelle richieste dall’analisi multimodale, sono state introdotte sovraresistenze al fine di ottenere telai caratterizati da un “piano debole” ad un determinato livello. A tal fine, i suddetti incrementi di resistenza, pari al 20% (telai con sigla r20), 40% (r40) e 60% (r60), hanno interessato: quattro dei cinque piani del telaio, di modo che il piano rimasto inalterato possa configurarsi come piano debole; uno solo dei cinque piani, di modo da configurare una irregolarità localizzata della resistenza. Nel seguito, il telaio ottenuto variando la resistenza dal secondo al quinto piano verrà individuato dalla sigla (2-5), se la sovraresistenza è introdotta dal primo al quarto piano con la sigla (1-4), con la sigla (1-2,4-5) se l’incremento di resistenza è stato apportato a tutti i piani meno che al terzo. Negli altri tre casi (incremento ad un singolo piano), i telai verranno individuati dalle sigle (1), (3) e (5), rispettivamente per sovraresistenza introdotta al primo, terzo e quinto piano. Le Figure 11, 12 e 13 mostrano i risultati delle analisi dinamiche non lineari condotte sui telai suddetti nonché su quello regolare di riferimento. Anche in tal caso sono riportati unicamente i casi in cui è assegnato un incrudimento del 5%. Va preliminarmente sottolineato che, applicando il criterio di regolarità riportato dall’UBC, dei 18 telai ottenuti modificando il telaio di riferimento, solo 4 risultano irregolari: telai “r60(3)”, “r40(2-5)”, “r60(2-5)” ed “r60(1-2,4-5)”. Tuttavia, osservando i diagrammi rela tivi agli spostamenti di interpiano ed alle duttilità richieste, si nota chiaramente come vi siano altri casi, regolari per l’UBC, che presentano un comportamento anche piuttosto diverso da quello dell’edificio regolare, con incrementi di duttilità e spostamenti di interpiano non trascurabili. Ad esempio, il telaio “r60(1-4)”, ottenuto incrementando la resistenza del telaio regolare del 60% dal primo al quarto piano, presenta incrementi di duttilità ed interdrift quasi del 100% al quinto impalcato, ove si manifesta chiaramente una tendenza al piano debole. Tuttavia, il telaio suddetto, risulterebbe regolare per la norma americana. 10° Convegno Nazionale “L’ingegneria Sismica in Italia”, Potenza-Matera 9-13 settembre 2001 5 5 regolare r20 (2-5) r40 (2-5) r60 (2-5) r20 (1) r40 (1) r60 (1) 3 4 Piano Piano 4 regolare r20 (2-5) r40 (2-5) r60 (2-5) r20 (1) r40 (1) r60 (1) 3 2 2 1 1 0 0.5 1 1.5 interdrift [%] 2 2.5 0 5 10 15 Duttilità 20 25 30 Figura 11 – Effetto dell’incremento di resistenza ai vari piani regolare r20 (1-4) r40 (1-4) r60 (1-4) r20 (5) r40 (5) r60 (5) Piano 4 3 5 regolare r20 (1-4) r40 (1-4) r60 (1-4) r20 (5) r40 (5) r60 (5) 4 Piano 5 3 2 2 1 1 0 0.5 1 1.5 interdrift [%] 2 2.5 0 5 10 15 Duttilità 20 25 30 Figura 12 – Effetto dell’incremento di resistenza ai vari piani regolare r20 (1-2,4-5) r40 (1-2,4-5) r60 (1-2,4-5) r20 (3) r40 (3) r60 (3) Piano 4 3 regolare r20 (1-2,4-5) r40 (1-2,4-5) r60 (1-2,4-5) r20 (3) r40 (3) r60 (3) 5 4 Piano 5 3 2 2 1 1 0 0.5 1 1.5 interdrift [%] 2 2.5 0 5 10 15 Duttilità 20 25 30 Figura 13 – Effetto dell’incremento di resistenza ai vari piani Altre situazioni di incongruenza tra i risultati delle analisi non lineari e la definizione di regolarità fornita dall’UBC sono relative ai telai “r20(1-2,4-5)” ed “r40(1-2,4-5)”. Le suddette “anomalie” conducono alla conclusione che il criterio di regolarità introdotto dall’UBC non risulta in alcun modo adeguato; è pertanto necessario considerare un nuovo approccio per la definizione di regolarità di resistenza in elevazione, possibilmente basato su parametri di facile determinazione. Ovviamente, come giustamente rimarcato dall’EC8, nella valutazione della regolarità di resistenza bisogna tener conto dell’effettiva resistenza disponibile, ossia comprensiva delle sovraresistenze introdotte in fase di progetto. 4 CONCLUSIONI In questo lavoro sono stati riportati i risultati preliminari di un ampio studio parametrico teso alla definizione di criteri di regolarità in elevazione per edifici intelaiati. Sono stati a tal fine discussi i criteri attualmente introdotti da alcune normative internazionali. Per ciò che concerne l’irregolarità di massa si conclude che variazioni anche significative della distribuzione delle masse in elevazione non comportano modifiche rilevanti della risposta sismica rispetto al caso regolare di riferimento; i criteri di regolarità proposti dai codici esaminati non appaiono pertanto giustificati. I risultati ottenuti per i telai irregolari in termini di rigidezza hanno suggerito la proposta di un X Congresso Nazionale “L’ingegneria Sismica in Italia”, Potenza-Matera 9-13 settembre 2001 criterio di valutazione alternativo a quelli esistenti, basato sulla valutazione degli spostamenti di interpiano mediante analisi elastica. Infine, è stata osservata una particolare sensibilità della risposta a distribuzioni irregolari della resistenza ed i risultati ottenuti hanno evidenziato l’inattendibilità dei criteri di tipo quantitativo riportati dall’UBC. RINGRAZIAMENTI Questa ricerca è stata finanziata con fondi MURST (progetto PRIN’99 “La sicurezza delle strutture in c.a. sotto azioni sismiche con riferimento ai criteri progettuali di resistenza al collasso e di limitazione del danno dell’Eurocodice 8”). BIBLIOGRAFIA Al-Ali, A.A.K., Krawinkler, H., 1998. Effects of vertical irregularities on seismic behavior of building structures, Department of Civil and Environmental Engineering Stanford University, Report No.130. Berg, G.V, 1962. Earthquake stresses in tall buildings with set-backs. Proc. 2 nd Symp. Earthq. Engng, Univ. of Roorkee, India. CEN, 1994a. Eurocode 1. Basis of design and actions on structures. CEN, 1994b. Eurocode 8. Design provisions for earthquake resistance of structures. Seismic actions and general requirements of structures; General rules for buildings; Specific Rules for Various Materials and Elements. D.M. LL.PP. 16 gennaio 1996. Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche. 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