Scheda Paese:Pakistan

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Scheda Paese:Pakistan
MIGR/AZIONI
DAL PAESE DI ORIGINE ALL’ITALIA: IL CASO DEI
RIFUGIATI PAKISTANI
Giuseppina Bruno, CIAC Onlus
27/02/2016
DEFINIZIONI

Rifugiato: cittadino di un paese terzo il quale,
per il timore fondato di essere perseguitato per
motivi di razza, religione, nazionalità, opinione
politica o appartenenza a un determinato gruppo
sociale, si trova fuori dal paese di cui ha la
cittadinanza e non può o, a causa di tale timore,
non vuole avvalersi della protezione di detto
paese, oppure apolide che si trova fuori dal paese
nel quale aveva precedentemente la dimora
abituale per le stesse ragioni succitate e non può
o, a causa di siffatto timore, non vuole farvi
ritorno
PROTEZIONE SUSSIDIARIA

cittadino di un paese terzo o apolide che non
possiede i requisiti per essere riconosciuto come
rifugiato ma nei cui confronti sussistono fondati
motivi di ritenere che, se ritornasse nel paese di
origine, o, nel caso di un apolide, se ritornasse nel
paese nel quale aveva precedentemente la dimora
abituale, correrebbe un rischio effettivo di subire
un grave danno come definito all’articolo 15, e al
quale non si applica l’articolo 17, paragrafi 1 e 2,
e il quale non può o, a causa di tale rischio, non
vuole avvalersi della protezione di detto paese
PROTEZIONE UMANITARIA
In caso di diniego della protezione internazionale:
ove ricorrano seri motivi, in particolare di
carattere umanitario o risultanti da obblighi
costituzionali o internazionali dello Stato
italiano. Il permesso di soggiorno per motivi
umanitari è rilasciato dal Questore secondo le
modalità previste dal regolamento di attuazione.
 Art.20
del T.U. : per rilevanti esigenze
umanitarie in occasione di conflitti, disastri
naturali o altri eventi di particolare gravità in
paesi non UE.

ART. 10 C. 3
COSTITUZIONE ITALIANA
Lo
straniero, al quale sia
impedito nel suo Paese l’effettivo
esercizio
delle
libertà
democratiche garantite dalla
Costituzione italiana, ha diritto
d’asilo nel territorio della
Repubblica.
IL CONTESTO DI ORIGINE: PAKISTAN
REPUBBLICA ISLAMICA DEL PAKISTAN:
capitale Islamabad
 INDIPENDENZA NEL 1947
 SUDDIVISO IN QUATTRO PROVINCE :
- Balucistan
- Khyber Pakhtunkwa (KP)
- Punjab
- Sindh
e DUE TERRITORI:
- -zone tribali amministrate dallo stato federale
(FATA)
- territorio della capitale di Islamabad
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DEMOGRAFIA
Secondo i dati a luglio 2014
 196.147.380 abitanti di cui 100.794.556 uomini e
95.424.824 donne
 Principali gruppi etnici:
 Punjabi (44.68%)
 Pashtun (15.42%)
 Sindh (14.1%)
 Sariakis (8.38%)
 Mohajiir (7.57%)
 baluci( 3.57%)
 Altri gruppi minoritari (6.28%)
Principali gruppi religiosi:
 Censimento del 1998
 95% musulmani di cui circa il 75% sunniti ed il
25%sciiti
 Ahmadi (le stime variano tra i 600.000 e i 2
milioni)
 Hindu, cristiani, zoroastriani, baha’is, sikh,
buddisti e altri gruppi (5 %)
 Principali lingue parlate:
 Urdu
 Inglese per i documenti
 Punjabi/sindhi/seraiki/pashto/baluci…
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LE ZONE TRIBALI, GILGIT-BALTISTAN E
L’AZAD KASHMIR
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FATA: nord ovest del Pakistan al confine con
l’Afghanistan
Comprende sette agenzie: Bajaur, Mohmand, Khyber,
Orakzai, Kurram, Waziristan del Nord, Waziristan
del Sud e sei regioni frontaliere, ossia Bannu, Dera
Ismail Khan, Lakki Marwat, Peshawar, Tank.
Hanno una struttura amministrativa diversa da
quella definita nel resto del Pakistan.
Distacco tra la popolazione locale e le istituzioni
presenti nelle FATA: senso di frustazione e insorgere
di gruppi militanti
Ha un proprio sistema giudiziario basato sulla legge
consuetudinaria e non scritta, caratterizzato dalla
responsabilità collettiva per le azioni commesse dai
suoi membri.
GILGIT-BALTISTAN E L’AZAD
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KASHMIR
Il Gilgit-Baltistan (una volta chiamati i territori del
nord) e l’Azad Jammu e Kashmir (comunemente
chiamato l’Azad Kashmir o Kashmir libero) fanno
parte del Kashmir situato in territorio pakistano
rispetto la linea di controllo che divide il Pakistan
dall’India
Mai integrati formalmente all’intero del territorio
pakistano
Presente un sistema politico differente, anche rispetto
a quello delle FATA
Non hanno rappresentanza in sede all’Assemblea
Nazionale pakistana
In Gilgit-Baltistan dal 2009 è applicata l’ordinanza di
autogoverno e autonomia (GBESGO: Gilgit-Baltistan
empowerment and self-governance order)
ELEZIONI PRESIDENZIALI DEL 2013
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11 maggio 2013 elezioni per il rinnovo dell’assemblea
nazionale e di quattro assemblee provinciali
Prime elezioni in cui un governo uscente eletto
democraticamente è stato sostituito da un altro
governo secondo procedure conformi alla Costituzione
pakistana
1 giugno 2013 formazione di un governo nazionale da
parte del Pakistan Muslim League Nawaz
Elezioni segnate da forti contrapposizioni e violenze
che hanno comportato la morte di circa 150 persone
principalmente candidati e sostenitori di partiti laici
(Awami National Party) nella provincia di KP e
Muttahida Qaumi Movement (Mouvment national
uni) nella provincia del Sindh
PUSH FACTORS DELLE MIGRAZIONI
FORZATE
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Situazione umanitarie e socio economica precarie
Violenza interetnica e politica
Violenza da parte di gruppi militati estremisti su base
religiosa, rivendicazione di autonomia e indipendenza in
alcuni territori
Presenza di elementi talebani principalmente nelle FATA e
applicazione di legge consuetudinaria e non scritta tribale.
Presenza di operazioni militari
Discriminazione su base religiosa, etnica, di genere e per
l’appartenenza ad un determinato gruppo sociale
Mancanza di capacità/volontà da parte dello Stato di offrire
protezione: sistema giudiziario e forze di sicurezza corrotti
e inefficaci
Disastri ambientali (terremoti, alluvioni e inondazioni)
Tratta/grave sfruttamento lavorativo
LE ROTTE MIGRATORIE
La rotta
balcanica
ELEMENTI DELLA ROTTA BALCANICA
Spazio Schenghen/Dublino
 Periodi molto lunghi di viaggio
 Respingimenti alla frontiera
 Costruzione di muri
 Centri detentivi lungo il percorso migratorio
 Violenza da parte della polizia e dei
trafficanti e gruppi xenofobi di estrema
destra (vedi Alba dorata)
 Situazioni di grave sfruttamento
 Vincolo del debito

T.H. CITTADINO DEL PAKISTAN

Ho lasciato il Pakistan il 10/01/2013. Il trafficante mi ha fatto salire nel bagliaio della macchina e
trasportato fino a Theran in Iran. Da qui sempre in macchina ho raggiunto la Turchia e
successivamente il confine greco che ho raggiunto attraversando un fiume con una piccola
imbarcazione. In Grecia, il trafficante mi ha detto che ero libero perchè erano giunti I soldi dal
Pakistan. In Grecia siamo stati fermati dalla polizia che ci ha preso le impronte e dato un foglio
con il quale ci dicevano di lasciare il territorio entro 30 giorni. Sono rimasto in Grecia per circa
tre mesi lavorando in nero. Era molto difficile la situazione qui: ogni giorno c’erano controlli
della polizia ma anche attacchi da parte di gruppi razzisti che ti picchiavano in strada. Così ho
deciso di continuare il viaggio facendomi prestare i soldi dal datore di lavoro che mi ha messo in
contatto con un trafficante. Quella somma avrei dovuto restituirgliela una volta giunto a
destinazione. Dalla Grecia ci siamo diretti in Macedonia, Serbia e poi Ungheria. Qui siamo stati
fermati dalla polizia che ci ha foto-segnalati, nessuno mi ha spiegato che cos’è la protezione
internazionale. Siamo poi stati messi in un grande centro: si stava malissimo perchè non ci
davano da mangiare e ci picchiavano e le persone litigavano sempre tra loro. Ho deciso di
abbandonare il campo e mi sono messo in contatto con un trafficante che mi ha portato fino in
Austria, viaggiando un po’ a piedi, un po’ in autobus e in un po’ su dei camion. In Austria sono
stato fermato dalla polizia e mi hanno portato alla loro stazione. Un interprete mi ha spiegato
che non potevo fare domanda di asilo perchè le mie impronte erano state trovate in Ungheria.
Avevo paura che mi rimandassero indietro e dall’Ungheria fino in Grecia. Così ho deciso di
mettermi nuovamente in contatto con il trafficante che mi aveva portato in Austria. Non avevo
più soldi per pagare il viaggio così il trafficante mi ha detto che avrei dovuto lavorare per lui.
Sono rimasto segregato in una casa per circa 8 mesi, facendo lavori domestici fino a quando
non sono stato liberato. Uno di loro mi ha detto di recarmi in Italia.
I.N. CITTADINO PAKISTANO

Mio padre si è messo in contatto con un suo amico che gli ha fornito il
contatto con un trafficante. Mio padre voleva che io andassi via dal
Pakistan. Il trafficante mi ha fornito il passaporto ed il visto per recarmi in
Libia. Non so quanto ho pagato per questo servizio perché di tutto
questo se n’è occupato mio padre. Sono partito dall’aeroporto di
Islamabad e ho fatto scalo in Qatar e poi ad Istanbul e sono atterrato
all’aeroporto di Tripoli in Libia. All’aeroporto mi è venuto a prendere una
persona che aveva contatti con il trafficante in Pakistan. Sono rimasto in
hotel per 20 giorni, e venivo rassicurato del fatto che in poco tempo sarei
riuscito ad imbarcarmi per raggiungere l’Italia, anche perché la situazione
in Libia era molto insicura. Dopo 20 giorni siamo usciti dall’hotel,
eravamo in 5 persone e siamo saliti in macchina. Dopo un po’ siamo
arrivati vicino alla costa da dove avremmo preso la barca. Sul luogo vi
erano altre persone, siamo stati fatti salire su un gommone e con questo
trasportate lontani dalla riva per raggiungere una barca di legno molto
più grande dove vi erano altre 30 persone. Prima di imbarcarmi mi
hanno preso tutto quello che avevo: documenti soldi, orologio etc…
Siamo partiti dalla Libia il 21 dicembre ed il 24 dicembre 2014 siamo
arrivati a Bari. IL viaggio è stato molto difficile: avevo paura dell’acqua e
c’era molto freddo e avevamo da mangiare solo un po’ di biscotti.
L’ARRIVO IN ITALIA
Molti cittadini pakistani sono giunti in Italia
nell’ambito dell’operazione militare umanitaria
denominata Mare Nostrum/Triton
 Trovavano accoglienza in strutture convenzionate
con le prefetture : C.A.S.
 Paralleli a questi arrivi vi erano quelli delle
persone che avevano percorso la rotta balcanica
 Queste persone, fino a poco tempo fa, non
trovavano nessun tipo di accoglienza, non
essendo inserite all’interno del canale prefettizio.
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Con l’avvio di Mare Nostrum/Triton e ancor più con il
recepimento della direttiva Europea 2013/33/UE
(decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142) il sistema
di accoglienza per richiedenti asilo italiano è
profondamente cambiato.
E’stata definita la prima accoglienza all’interno di
centri di grandi dimensioni (HUB) da dove poi le
persone vengono trasferite in strutture di seconda
accoglienza (C.A.S).
Tutti i richiedenti asilo devono poter trovare
accoglienza in questi centri di prima accoglienza.
Rispetto all’inizio dell’operazione Mare Nostrum
questo riguarda adesso anche i cittadini provenienti
dalla rotta balcanica e non solo quella nord africana.
PARMA E GLI SPORTELLI ASILO DIFFUSI
SUL TERRITORIO CITTADINO
Sportelli diffusi: presenti in diversi comuni della
Provincia
 Lavoro di prossimità e tutela con i territori
interessati dalle accoglienze prefettizie
 Informativa sui contenuti e la procedura per la
richiesta di protezione internazionale
 Orientamento
ai servizi territoriali (Spazio
Salute Immigrati Ausl di Parma, servizi a bassa
soglia, scuole di italiano, C.U.P., Uffici della
Questura etc… richiesta di inserimento
all’interno dello SPRAR)

L’EVOLUZIONE DEGLI SPORTELLI ASILO PER UNA
MAGGIORE TUTELA DEI RICHIEDENTI PROTEZIONE
INTERNAZIONALE
Inizio 2014 gli sportelli sono stati interessati da
un aumento di arrivi di cittadini principalmente
di nazionalità pakistana e afghana (prima
dell’avvio di Mare Nostrum)
 Senza documenti e senza accoglienza
 Necessità
di
reperire
tempestivamente
un’accoglienza ed informare le persone sulla
possibilità
di
richiedere
la
protezione
internazionale

Affiancamento dell’operatore asilo con mediatore
linguistico culturale di lingua urdu e pashtu
 Lavoro di rete con il Comune e gli enti deputati
ad offrire servizi di bassa soglia (dormitorio,
docce, mensa…)
 Attivazione tempestiva della pronta accoglienza
all’interno dello Sprar ai sensi del protocollo sulla
pronta accoglienza siglato a Parma con i diversi
attori coinvolti nell’asilo (giugno 2014)

Tutela delle persone
 Tutela del territorio
 Evitare la creazione di sacche di marginalità
(intreccio tra la protezione internazionale e le
vittime di tratta e/o grave sfruttamento
lavorativo).
 L’attivazione della pronta accoglienza permette
di costruire un percorso di integrazione d i
autonomia della persona in tempi più brevi e più
strutturati

Nel corso del 2015 e dei primi mesi del 2016 il
territorio
cittadino
di
Parma
è
stato
particolarmente
interessato
dall’arrivo
di
cittadini pakistani.
 A ciò non è inizialmente corrisposto un aumento
nella capacità di accoglienza delle strutture
presenti sia a livello regionale che provinciale
 Situazione resa ancor più difficile dal fatto che
queste persone senza fissa dimora e senza
documenti e non conoscendo la lingua italiana
non riuscivano ad accedere alla protezione
internazionale

ORIENTAMENTO DELLA COMMISSIONE TERRITORIALE
DI BOLOGNA PER IL RICONOSCIMENTO DELLA
PROTEZIONE INTERNAZIONALE
Disomogeneità:
 Cittadini pakistani richiedenti asilo giunti in
Italia
nell’ambito
dell’operazione
militare
umanitaria Mare Nostrum: riconoscimento in
prevalenza della protezione umanitaria ai sensi
dell’art. 5. 6 del T.U.
 Cittadini pakistani richiedenti asilo giunti in
Italia e non inseriti nell’ambito dell’operazione
militare umanitaria Mare nostrum: diniego di
qualsiasi forma di protezione internazionale e
umanitaria.
DOMANDE DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE E
PRINCIPALI NAZIONALITÀ IN ITALIA (ANNO 2015)
SITI CONSULTATI PER LA RICERCA SUI
PAESI DI ORIGINE
www.unhcr.org - UNHCR
 www.ecoi.net - European Country of Origin
infromation
 www.crisisgroup.org - Interational Crisis Group
 www.refworld.org - Refworld
 www.reliefweb.int - Reliefweb
 www.hrw.org/it - Human Right Watch
 www.amnesty.it - Amnesty International
 www.internazionale.it/paesi/ - Edicola
Internazionale/Paesi
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