New Beam Reach
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Anno3 Numero1 Giugno2008 I cinque cerchi di “Pachino” (1) Abbiamo atteso fino all'ultimo momento prima di andare in stampa per stendere questo articolo. Volevamo andare al CICO, il campionato delle classi olimpiche, e comprendere alcuni aspetti della vela di oggi. Dalle sponde di punta Sabbioni il fascino di Venezia è distante, ma ci ricorda la grande tradizione che questa Repubblica ha saputo insegnare a tutto il suo mondo contemporaneo. La vela è costume, è eleganza, è ricchezza, è fasto, è business in tutte le regate d'altura. È sudore, è sofferenza, è tensione e crescita individuale, nello sport della vela olimpica. Ma è anche sempre dedita alla ricerca, aperta in un confronto di contenuti e valori nel rifrangersi dei cromatismi delle differenti opinioni, rispettandole nel mantenimento della rotta prescelta. I tempi attuali sono opachi, incerti. Gli animi sembrano indeboliti dal venir meno di quelle speranze che li avevano un tempo sorretti. Non importa. Bisogna essere fiduciosi nei gio- luogo dello spirito per quella intramontabile passione che si trasmette nel tempo di generazione in generazione. Come Venezia. Ci fa percorrere gli eventi sul controluce del passato. A noi sportivi con la passione della regata fa comprendere la caleidoscopica quotidiana esperienza del trascorrere la vita con i giovani e per i giovani nel rispetto della tradizione. Per tradizione si intende qualcosa di ininterrotto. Si intende la trasmissione di quei principi che, trasformati secondo il dipanarsi della cultura, sanno conservare qualcosa di inossidabile: andare sull’acqua sospesi nel proprio fazzoletto di cielo con il proprio laser. Non solo con un attrezzo per la navigazione sportiva, ma con ciò che rappresenta e porta con sé. Il suo aspetto più caratteristico è l’essenza internazionale dell’Associazione di Classe costituita da tutti i timonieri attivi. La sua dote più preziosa è l'instancabile spirito di indagine ed il senso di una collettività vani perché molto di positivo è loro. A noi, organizzatori di regata, giudici, tecnici e genitori, il difficile, ma non ingrato compito di cavar fuori quel tanto di buono che c'è e che rischia di rimanere inespresso se non ci impegniamo in prima linea per loro. Alcuni di questi pensieri sono plagiati da un caro amico che opera nell'ambito della scuola. Rif lettono quello stato d'animo che mi è parso di cogliere incontrando, abbracciando, osservando il gotha della vela italiana a Venezia. È uno status generale della società che tutti stiamo osservando, subendo. Che cominciamo a voler riprendere in pugno per risollevare il nostro pigro orgoglio di essere sportivi profondamente convinti dei principi e delle scelte di vita. L’Assolaser, figlia nel più profondo dell’Associazione internazionale, è, qui in Italia, un fenomeno di grande vitalità, di organizzazione, di passione, di pervicace volontariato. Alle sensazioni tipiche di uno sport del- la natura, vissuto sull'acqua, in un mare di luce, accomuna la difesa del grande principio della monotipia: la barca non più come parte tecnica del proprio bagaglio di capacità, ma come strumento da mantenere efficiente per esprimere esclusivamente le proprie e autentiche capacità nell'efficacia dell’atto agonistico. La nostra è un’associazione di timonieri, chiunque condivida lo spirito del navigare in assoluta monotipia può essere nostro socio. Ciò che ci contraddistingue è l'amore per lo sport, per lo sport della vela. È con profondo senso di rispetto e di orgoglio che sono venuto a Venezia per vedere i nostri laseristi insieme: prima dell'incontro delle Olimpiadi di Pechino. Voglio molto bene a Lara Nevierov, a tutta la sua famiglia: tre fratelli che mi accompagnano da vent'anni nelle più belle regate. E voglio molto bene a quei tre ragazzi, Diego, Giacomo e Michele, che hanno dovuto trovarsi in una situazione ogni volta inattesa, ogni volta contraddittoria, ogni volta sorprendente. Come quest'ultima, improvvisa, che li ha visti sfidarsi a singolar tenzone all'interno del campionato italiano per poter cogliere il più che meritato onore di rappresentare il nostro Paese nell'evento sportivo più agognato. Anche queste selezioni sono frutto del potere dell'indecisione, del relativismo. Per questo spetta ancora a noi sollevare il capo ed essere felici assieme al nostro presidente Gaibisso: lo sport velico italiano sarà comunque presente alle Olimpiadi con tutte le classi e con qualche speranza di medaglia. Con due laseristi sul Laser, uno in Finn (Giorgio Poggi) e uno ancora sulla Star (Diego Negri). Preparare un atleta per una medaglia olimpica nella classe laser è un lavoro lungo, paziente, duro, difficile. Ho incontrato il presidente della federazione inglese della vela per comprendere come loro riescano ad ottenere anche nella Classe laser equipaggi in grado di avvicinarsi concretamente ad una medaglia olimpica. Hanno una base grande: grande come la nostra, e un’ancor maggiore pazienza accompagnata da un metodo formativo. Non è certo considerando il processo formativo dell’atleta concluso a 18 anni, come avviene da noi, che si raggiungono i livelli di professionalità necessari per emergere. L’atleta del Laser di alto livello ha un’età media di 27 anni. Il tempo è necessario laddove c’è professionalità. L’outsider, il “Mozart” figlio di una vela diportistica come quella degli anni ’30-’60-’70, qui non riesce ad emergere. Questo vale per gli atleti come per i formatori, che pure hanno bisogno di fiducia e crescita professionale. Negli ultimi anni i nostri atleti sono stati ben rappresentati a livello femminile. Ma a livello maschile, dopo Diego Negri, abbiamo avuto grandi difficoltà; poi, di 10 posti in 10 posti, alcuni nostri equipaggi sono oggi finalmente percepiti come potenziali avversari in classifica anche dai migliori laseristi al mondo. Con Diego Negri, già da tempo, abbiamo individuato che il periodo formativo per un equipaggio laser dura circa otto anni. Quattro anni fa siamo partiti dal livello zero, oggi siamo a metà strada. ...continua a pagina due... Sommario PAG. 1 - I CINQUE CERCHI DI “PACHINO” PAG. 5 - REGATE NAZIONALI PAG. 2 - I TOP SAILORS INTERNAZIONALI PAG. 6 - GIRI DI BOA PAG. 7 - INTERVISTA DOPPIA DELLE CLASSI OLIMPICHE PAG. 3 - SAILING IN NEW ZEALAND PAG. 4 - QUELLE “STRANE ALLEANZE” PRONTO ASSOLASER PAG. 8 - METTI UNA REGATA A PESCARA I Top Sailors internazionali delle classi olimpiche Cinque cerchi all’orizzonte. Avversari da studiare, segreti da carpire, e posizioni di forza da definire e scoprire. Ecco allora venirci in aiuto la ranking list internazionale, fondamentale nel fotografare la situazione nelle classi olimpiche Laser. Partiamo dalla Standard, al cui vertice si piazzano, nell’ordine, un australiano, un britannico e un neozelandese. La vetta della ranking list è da poco meno di un anno in mano al giovane Tom Slingsby, attuale Campione del mondo. Questo ragazzo è un prodigio: 23 anni e un curriculum da far invidia a un laserista trentenne. A 6 anni già su uno scafo, a 8 in regate competitive. Anima e corpo dedicati alla vela. Tempo fa dichiarò: “My ambitions are to represent Australia at the Olympic Games and to win a World Championship. If you can win at those you can win anything. They would be my greatest triumphs” (www.australiansailingteam.com) Per il Campionato Mondiale Laser c’è riuscito. Dove lo porterà ancora il soffio della patria natìa, terra di canguri ma anche di onde e vento? Pechino è qualche parallelo più su... In seconda posizione troviamo il ventottenne british Paul Goodison, che a luglio 2007 ha ceduto lo scettro della ranking al più giovane Slingsby. Ben sappiamo che la scuola britannica della vela produce un campione dietro l’altro nella classe Laser (basti pensare al suo predecessore Ben Ainslie). Paul Goodison, che non ha partecipato ai Giochi Olimpici di Sydney (vinti poi dallo stesso Ainslie), ha sfiorato il podio ad Atene 2004 e fu medaglia di legno. Ci riproverà a Pechino, con la consapevolezza di essere uno degli uomini da battere dopo aver dominato i test preolimpici di Qingdao. Segue il neozelandese Andrew Murdoch: venticinque anni, una serie di podi nelle internazionali degli ultimi anni che gli hanno garantito la terza posizione in ranking, e, nello stesso tempo, studente di ingegneria all’università di Auckland. Ma, de facto, lo studio è attualmente sospeso per raggiungere un solo scopo: “his next goal is to win Gold at the 2008 Olympics in Beijing” (www.andrewmurdoch.co.nz) Un dominio anglofono, si direbbe. Che si ripete anche nella Radial Femminile. Venticinque anni e statunitense, sorriso in viso ed espressione solare: è il profilo di Anna Tunnicliffe, che da un mese ha riconquistato la vetta della classifica internazionale. Laureata alla Old Dominion University nel 2005, Anna rappresenterà gli USA a Pechino, dopo aver vinto la durissima sfida con la connazionale Paige Railey (data a lungo per favorita). Australia protagonista anche nel femminile, con la seconda posizione della trentunenne Sarah Blanck. Anche per lei grande rammarico ad Atene I cinque cerchi di “Pachino” ...segue da pagina uno... L'Olimpiade non è tutto. Abbiamo un grande progetto in corso da alcuni anni: rendere il laserista consapevole del proprio percorso formativo, dei propri limiti, delle proprie potenzialità. Per questo motivo con un grande sforzo abbiamo istituito il processo nella ranking list applicato a livello sia nazionale sia, soprattutto, zonale. La svolta è avvenuta dopo aver constatato che organizzavamo grandissimi eventi nazionali a fronte di una moria totale dell'attività nelle zone. La strategia intendeva dare la massima importanza alla regata che si svolge a pochi chilometri da casa, così da renderla palestra: felice momento di incontro e crescita per chi verrà poi, più preparato, ad affrontare gli eventi a carattere nazionale. Questa scelta, allo- ra brutalmente in controtendenza, ha portato a nuova vita le regate regionali che stavano morendo. Crediamo profondamente che la vela sportiva abbia bisogno da un lato di molta palestra a livello locale, dall’altro di incontri formativi a livello nazionale e internazionale.I nostri compiti istituzionali sono quelli della promozione dell'attività sportiva con il laser. Ma non abbiamo ancora la struttura per organizzare professionalmente il processo formativo dell’ atleta. I giovani tanto hanno di buono, come dice il mio amico che opera nella scuola, e quelle enormi risorse vanno convogliate per generare soddisfazioni raggiungibili e coerenti che solo la serena esperienza di chi ama crescere e far crescere può guidare. Non si tratta quindi di ruoli, di presidenti di commissioni federali, di altisonanti titoli da sfog- giare nei migliori salotti della città. Si tratta invece di passione, di disponibilità al sacrificio concreto, di senso sportivo e di conoscenza della natura. Non a caso colui che considero il migliore marinaio velista italiano è cresciuto nella cala vele del Guia a Portofino, non a caso Jepson, il suo “sensei” -come si direbbe in giapponese- è un vero marinaio che veniva dall'isola di Ponza. Non un parolaio, ma uno in grado di leggere il linguaggio delle nuvole. Lo strumento per un buon velista è e resta il tuo laser. Il tuo attrezzo ginnico. La volontà, la determinazione, e la serenità sono quegli elementi che oggi ti accompagnano per essere quel laserista che porterà con sé, nel rappresentare l'Italia, anche un “pachino” di noi. 2004, dove per un solo punto fu legno anzichè bronzo: “coming off the water on the final day was so difficult. Having to face the media and everyone and put on a brave face was hard” (www.australiansailingteam.co m). Ma non è da laseristi mollare, giusto? E così la sua esperienza sarà ancora al servizio dei colori gialloverdi nella prossima rassegna olimpica. Per completare quanto lasciato incompiuto quattro anni fa. Sempre che non sia proprio una sua “vicina” a rovinarle i piani. Ci riferiamo alla neozelandese (se non è zuppa...) Jo Aleh: ventidue anni, attuale campionessa nella classe 420, terza in ranking nel Laser Radial Femminile. È a tutti gli effetti atleta a tempo pieno, almeno fino a quando avrà seguito quel sogno a cinque cerchi. Dopo il quale – pare - tornerà ad occuparsi anche della sua carriera da studentessa. Ultimo accenno lo riserviamo all’attuale Campionessa del Mondo, fuori dalla top three: Sara Steyaert, francese, ottava in ranking, potenziale outsider dopo l’exploit di marzo a Auckland. Che sia lei a spezzare l’imperante anglofonia delle classi olimpiche? Dati alla mano, ognuno di loro favorito alla medaglia. Anche a Pechino si parlerà inglese? Fabiola Magnaghi (1) (1) Quando Pechino fu scelta come sede delle prossime Olimpiadi un gruppo di velisti palermitani fece stampare delle magliette con cinque cerchi parafrasati da cinque allegrissimi pomodorini Pachino. Amaro d’angostura È con questo costante sapore che abbiamo osservato la “tortura cinese” per la scelta dell’equipaggio olimpico. Oggi andando in stampa, chiudiamo questo giornale per essere felici con Diego. Questo ci toglie un po’ d’amarezza. Macrino Macrì The New Beam Reach 2 Sailing in New Zealand Con l’ingaggio del mio grande e “storico” allenatore Nenad Viali da parte del Comitato Olimpico Neozelandese in qualità di preparatore tecnico del finnista Dan Slater (già Campione Mondiale Youth Laser ‘94 ed attuale secondo all’ultima Finn Gold Cup), nello scorso novembre mi si presenta l’occasione per un’esperienza indimenticabile. Proprio su consiglio di Neno, insieme a Luka Radelic (prossimo rappresentate croato a Pechino 2008) sono introdotto e accolto nel “laserismo” neozelandese per un mese di allenamenti e regate di preparazione al 2008. Sarebbe davvero riduttivo trasferire in parole il bagaglio tecnico ricevuto da questa avventura. A dire il vero già avevo partecipato ad allenamenti e contest in Italia e all’estero, acquisendo in tali parte i neozelandesi sono una popolazione misto-asiatica molto evoluta e estremamente concentrata sul business. Non diversamente da innumerevoli altre grandi città internazionali. Eppure, quando si parla di vela, di Laser, tutto viene vissuto ai massimi livelli tecnici, e soprattutto con un clima di tranquillità, divertimento, contatto con la natura che non ho trovato in nessun’altra parte del mondo. e miglioramento. Altro elemento di sicuro interesse è l’essenzialità dell’organizzazione delle regate e l’enorme calma di atleti ed allenatori di fronte a errori dei comitati e a decisioni discutibili. Un esempio. Al “North Beach Championship” (premetto che ogni weekend in questi campionati tutti ci danno dentro come ad una Eurolymp…) abbiamo un salto di vento di 70° in prima bo- occasioni molte nozioni tecniche. Eppure, il mese trascorso a Takapuna resterà qualcosa di speciale e prezioso. Vivo una sensazione che va oltre il piacere di stare tutti i giorni in acqua dall’altra parte del mondo con 18-22 gradi, con tutti i tipi di venti e di mari, con 5-6 laseristi di altissimo livello intorno … C’è qualcosa in più. Qualcosa che trasforma quei giorni nel mese più veloce della mia vita. Mi riferisco allo “spirito neozelandese” di vivere la vela e il Laser. Ne sono totalmente rapito, e come me Luka. Non è un semplice “ottimo allenamento al caldo”, come avrebbe potuto essere in Brasile (dove già avevo trascorso un mese nel 2002) o in Europa. La Nuova Zelanda è davvero la patria della vela. Non perché tutti vadano in barca: pur essendoci ogni giorno regate per tutte le classi, di qualsiasi livello e a tutte le ore, pur essendo il golfo di Hauraki sempre invaso dalle vele, non tutti i cittadini di Auckland sono velisti. Anzi, per la maggior Molti elementi mi hanno stupito. In primo luogo la collaborazione e la programmazione. Esiste un sincero senso di “miglioramento collettivo”, derivante sia dalla motivazione dei ragazzi, sia da una vera e propria educazione sportiva che i giovani ricevono dagli allenatori. Niente gelosie, niente rabbia, niente invidie né chiacchiere: semplicemente pura tecnica. Gli allenatori sono tutti exolimpici delle classi che allenano, tutti hanno dai 35 ai 45 anni; tengono sotto controllo il gruppo e allo stesso tempo mostrano una cura maniacale dei problemi del singolo. Nessuna sentenza nei confronti dell’atleta, perché la psicologia sportiva è costruita insieme alla tecnica, alla tattica, al fisico: tutto uno. Tale cultura sportiva è comune e condivisa. Tanto che il grandissimo centro di preparazione olimpica “Kiwi” raduna insieme tutti gli sport (rugby compreso), offrendo una vasta possibilità di interscambio fra le varie discipline al fine di scoprire nuove soluzioni di allenamento lina della terza prova e il percorso a bastone si trasforma nella famosa “horse race”. Il comitato decide di farci continuare in quella che sembra più una “parata” di Laser al lasco che una regata! A terra la reazione di tutti è più o meno la stessa: “A race is a race” “ It can happen” e così via... Ok, nessuno si è divertito né difende il valore tecnico-tattico della prova. Eppure gli allenatori studiano le riprese sfruttando l’occasione per capire meglio i laschi con poco vento… Sempre e comunque, un atteggiamento di miglioramento e non di tensione. Last but not least, la logistica. Spesso in giro per il “Vecchio Continente” (Italia naturalmente inclusa) sento lamentele per problemi che laggiù vivono come parte integrante del proprio sport. A Takapuna hanno pochissimi posti barca durante l’anno, e i laseristi ogni giorno caricano e scaricano i Laser da casa al circolo e viceversa pur di allenarsi. Dalle nostre parti vedo spesso ragazzi che si stancano al solo pensiero di armare e disar- The New Beam Reach 3 mare tutti i giorni. Come mi fa notare Neno, osservo la dedizione di ogni singola uscita, il tempo impiegato per allenarsi... Certo, esistono anche aspetti discutibili, come il comitato con ocs imprecisi, la totale mancanza di assistenza alle regate (tanto lì qualcuno prima o poi passa e ti salva, da un optimist ai classe AC!), la classifica con gli arrivi sballati. Ovunque ci sono pro e contro. Ma fino a prova contraria, sono loro che hanno vinto la Coppa America, sono loro che hanno allenatori in quasi tutte le Federazioni, sono loro che tornano dai Mondiali Classi Olimpiche o dai Giochi sempre con 2 o 3 medaglie, sono loro che creano di continuo generazioni di autentici campioni… Talvolta osservo l’enorme, incredibile potenziale che abbiamo in Italia e mi rammarico. Personalmente ritengo un onore il fatto che l’anno scorso un croato (il mio amico Vujasinovic, 7mo in Ranking Mondiale) sia venuto ad allenarsi a Civitanova. Ma mi ha fatto capire che a Spalato (fino a poco tempo fa considerata per molti aspetti la “Nuova Zelanda” europea della vela, anzi del Laser) l’aria è cambiata. Proprio quelle famose gelosie e antipatie tra allenatori, e di conseguenza tra atleti, hanno (momentaneamente) bloccato la crescita inarrestabile dei ragazzi. Ragazzi nati nel nulla e che hanno solo il Laser per esprimere la propria vita. I grandi numeri del Laser italiano dovrebbero essere un notevole vantaggio (come dimostrano i velisti ed il metodo inglese; in fondo i Neozelandesi sono sempre gli stessi…), ma a mio parere manca un vero e proprio percorso che porti un ragazzino dalla 4.7 ad essere un vincente in Standard 7-8 anni dopo. Gli ultimi due mesi sono stati davvero divertenti nel continuo delle regate Laser e la cosa che mi dà più felicità è quando sento che l’atmosfera di Auckland si impadronisce del mio pilota automatico in Laser… Michele Regolo Quelle “strane alleanze” È stato un anno intenso per la categoria master della classe laser italiana. Un anno ricco di colpi di scena, che ha visto la nascita di quella che ormai tutti chiamano “La Strana Alleanza” (LSA). LSA nasce, quasi per caso, al mondiale master di Roses in terra di Spagna, dove ben 30 italiani sfidano il resto del mondo in acque straniere. L’ideatore è Vito Silvestro, coach della Lega Navale di Anzio, che per l’occasione riunisce sotto un'unica bandiera il Lazio, la Lombardia e una parte della squadra della Sardegna (numerosissima e ben rappresentata). Pur non avendo vinto le varie classifiche i rappresentati della LSA strappano un 1° e un 2° di giornata con il nostro rappresentante di punta della Lega di Anzio, Alberto Ferrari, noto alle cronache con il nome di “il Ben (Ainsle) di Monteverde. Ottime anche le prestazioni di Fabio Emiliani, Giovanni Mibelli e Riccardo Vitullo. Passano alcuni mesi, e dopo la pausa natalizia gli atleti della LSA si trasferiscono, dal 24 al 27 gennaio 2008, presso lo Yacht Club di Antibes per la prima regata del circuito Euromaster 2008. Siamo 9 rappresentanti LSA più altri 5 italiani. Il tempo un po’ incerto e il paesaggio incantevole non favoriscono le prestazioni dei nostri atleti (alcuni dei quali distratti dalla ragazza addetta alla portineria del residence, e altri dai locali di Juan-LesPins): il migliore è Giovanni Mibelli (YC Cagliari) 10° e Andrea Marras (LNI Anzio) 11°; un po’ in ombra il “Ben di Monteverde”. Dal 10 al 13 aprile, LSA si trasferisce nuovamente in Spagna al Club Vela Calella per la seconda regata di Euromaster 2008. Questa volta sono ben 12 gli atleti al comando di Vito Silvestro e i risultati finalmente arrivano. Lo Yacht Club Cagliari, nella classe radial, con il mitico architetto Masala conquista il 3° posto assoluto e il 1° nella categoria Great Grand Master. Nella classe standard Alberto “Ben” Ferrari è 2° assoluto e Carlo Azzena del CDM Fertilia 10°. Un mese e si passa alla terza prova dell’Euromaster, a Laigueglia (16-18 maggio). Per questa serie di regate gli atleti sardi ci abbandonano, ma vengono rimpiazzati dal rappresentante del prestigioso Yacht Club Cortina d’Ampezzo Andrea Cosentino. Il tempo non promette nulla di buono e il centro di una circolazione depressionaria staziona sulle nostre teste. Risultato: poco vento, pioggia e onda alta (condizione ideale per il brumeggio per le occhiate). Le prove della prima giornata vengono annullate. Buona parte della f lotta italiana presente, con alcuni francesi e svizzeri, decidono a questo punto di sfidare le onde della battigia e escono per un allenamento “di protesta” molto civile, con un vento dai 4 ai 6 m /s un po’ ballerino. Al rientro in spiaggia qualche numero da circo e un solo albero rotto (non italiano!!). Il secondo giorno stessa situa- zione. Stavolta la giuria decide nelle prime ore del pomeriggio di mandarci in acqua nonostante il vento molto debole e l’onda alta almeno quanto quella del giorno prima. L’unica prova di giornata vede la vittoria di un rappresentate della LSA: il peso leggerissimo (appena 64 chili) Andrea Marras, con Andrea Cosentino 3° e Alberto Ferrari 4°. Il rientro delle 50 barche tra standard e radial è stato un vero spettacolo: alcune barche hanno raggiunto il bagnasciuga prive del legittimo timoniere, fermatosi a giocare con le onde molti metri prima. La giornata di domenica ci riserva acqua a volontà, temporali e vento a raffiche. Ma i rappresentati della LSA non si scoraggiano e scendono in acqua convinti dei loro mezzi. Due belle prove, forse un po’ troppo sotto costa, che vedono le vittorie di Mauro Lentini e Bernardino Mezzanotte. Ma la vittoria finale, la prima della sua carriera in laser iniziata appena tre anni fa, è di Alberto BEN Ferrari che con un 4° e due 2° conquista il meritato e sofferto primo posto. La Strana Alleanza continua. Gino Onorato Per chi non lo sapesse Beam Reach Navigare di lasco. Andatura portante. Il vento colpisce l'imbarcazione con un angolo di 100°. Generalmente il momento più veloce. Lo scafo che va. Plana. L’acqua viene tagliata. Eccola la boa, si avvicina, la prendo. Pompare Muoversi con il corpo per prendere velocità ... puoi prendere velocità quanto vuoi, ma ecco la bandierina gialla. Il giudice ti ha visto. Appuntamenti Campionato Match Race 23-25 Giugno 2008, Marina di Campo Maratona dell’Elba 26-28 Giugno 2008 Campionato di Distretto 3-9 Agosto 2008, Civitanova Marche Campionato Nazionale Master Modifica della località: 29-31 Agosto 2008, AVAL-CDV Gravedona, Lago di Como Pro nto As sol aser The New Beam Reach 4 Regate nazionali Ad oggi due le regate di interesse nazionale disputate in Italia (tralasceremo in questa sede le zonali): la tappa di Follonica dell’ItaliaCup, e la regata del circuito Europacup svoltasi in quel di Andora. Interessante la tre giorni di Follonica. Quasi latitante il sole, da cui ci si attende forse una prestazione migliore. Ma sul versante regate si registra l’enplein, con tutte le sei prove in tabellone portate a termine per la gioia del laserista. Incredibile a dirsi e, soprattutto, a farsi: difficilmente mi è capitato nella mia esperienza velica. Nel primo giorno si regata con condizione di vento più leggero. Vento che va intensificandosi nelle giornate successive. Da segnalare l’assenza di diverse ragazze della classe Radial, impegnate a rincorrere il sogno del Campionato del Mondo in Nuova Zelanda. Regatano cinque f lotte: una per gli Standard, due per i Radial (con maschile e femminile insieme: ottimo allenamento per le ragazze, specie alla luce dell’assenza di quelle atlete impegnate a Auckland), due per i 4.7. A fine regata si tirano le somme. Partiamo dallo Standard. Vittoria di Michele Regolo, seguito da Marco Gallo e dal giovane Pier Angelo Collura. Il quale si aggiudica la palma di migliore nella categoria Under 21. Il miglior Under 19 è Marco Pellis, il livornese Stefano Carnevali il miglior Master. Nel Radial Assoluto davanti a tutti si piazza Marco Baruzzi. A seguire Alessio Marinelli (primo tra i Master) e Pier Paolo Tocchio (primo tra gli Under 19). Marco Raeli da Monopoli il migliore Radial negli Under 17. Passando al Radial Femminile, troviamo nell’ordine Beatrice De Regis, Laura Cosentino e Bianca Tartufoli. Infine i 4.7. Tra gli Under 15, Federico Tani di Riva in testa, seguito dal suo compagno di circolo Marco Zani e dal siciliano Alberto Solina. Nella categoria Under 18, primo è Alessandro Marega, a ruota Marco Piccone e Filippo Rocchini. Tra le donne prima Juniores è Elisa Magalotti, mentre i restanti posti sul po- Follonica, con i Radial uomini e donne a regatare insieme. Nello Standard vince l’estone Deniss Karpak, il nostro Michele Regolo nella piazza d’onore, e terzo il russo Igor Lisovenko, primo tra gli Under 21. Tedesco il migliore degli Under 19, Fabian Gielen, mentre Andrea Giammarini è il primo Master. Dall’Ungheria il primo in classe Radial, Kistof Kaiser, vincitore anche nella categoria Under 19. A incalzarlo i nostri Raffaele Ascione e Alessio Marinelli. Quest’ultimo, dopo Follonica, si conferma primo dei Master. Primo tra gli Under 17 Ross Vaughan, irlandese. Tra le donne, un’ottima Clapcich si aggiudica il primo posto, seguita dall’argentina Cecilia Carranza Sarolie e da un’altra italiana, Maria Graziani. A chiudere la classe 4.7, in cui Marco Zani e Federico Tani si scambiano le posizioni di Follonica tra gli Under 15, con il croato Sime Geic a fare da outsider. Un rappresentante italiano anche tra gli Under 18, dove Filippo Rocchini si piazza al terzo posto dietro Yan Check, russo, e Jakob Bozic, sloveno. Tra le donne si registra un dominio balcanico, con due croate, Matea Senkic e Antea Korcic, e una slovena, Uska Kosir, nei primi tre posti. Ma è italiana la migliore over 18, Giulia Masotto. dio sono occupati da Cinzia Rinaudo e da Giulia Marinelli. La campana Chiara Amato vince la classifica femminile over 18. Trascorrono due settimane e a fine marzo ci si ritrova ad Andora per l’EuropaCup. La partecipazione è decisamente più massiccia, grazie soprattutto alla forte aff luenza straniera. Stavolta il sole è più generoso. Ma non si può pretendere botte piena e moglie ubriaca. Ecco quindi che Eolo si impigrisce e la regata viene inf luenzata dal vento debole tanto da impedire lo svolgimento delle prove previste per il quarto giorno. La composizione delle f lotte è Fabiola Magnaghi identica a quella vista a Aspett iamo nuovo mate riale The New Beam Reach 5 Giri di boa Stiamo affrontando una prova di regata, e gran parte della concentrazione è rivolta a come arrivare il prima possibile a quel punto che delimita il campo: la boa. E in effetti, che la testa sia dedita a quel punto, è cosa giusta: da un Optimist ai Maxi l’obiettivo è sempre lo stesso. sempre si ritorna al giro di boa correttamente, poiché in realtà un centimetro sopravvento o sottovento, o un decimo di secondo di ritardo possono essere la vera causa della catena di problemi di un lasco, poppa, o seconda bolina. Diamo quindi un’occhiata ai vari tipi di giro di boa delle diver- il primo ad essere lascato. Questo per varie ragioni, ma la più palese è che per motivi fisici non possiamo poggiare se il boma va in acqua. L’albero tutto appoppato ed una balumina chiusissima fanno della poggiata con vento forte una vera impresa per quel timoncino che ci ritroviamo in mano. Non dob- giù, passando metà lato a pensare quando arriverà il momento in cui possiamo entrare e alzarla; nel frattempo perdiamo di vista tutto il resto, e vediamo gli altri che ci sfrecciano accanto. Quindi, direi, togliersi il pensiero subito in boa: su la deriva (non troppo) e via in velocità. Nelle regate Laser, però, la velocità degli eventi, la vicinanza degli avversari, le talora dure condizioni di vento ci fanno dimenticare che per arrivare alla boa bisogna coprire metro su metro velocemente. Senza dimenticare poi la tensione agonistica della regata, che trasforma tecniche facili da compiersi da soli, in movimenti impacciati che ritardano il momento in cui taglieremo la linea d’arrivo. Per questi motivi, anche un movimento (in apparenza) semplice come il giro di boa non è assolutamente da sottovalutare. È vero che, se siamo messi bene vicino a quella sfera arancione, lo dobbiamo a tattica e velocità; ma è altrettanto vero che un giro di boa fatto bene o male può pesantemente inf luire sul seguito della regata, con conseguenze talvolta disastrose. Il subdolo sta nel fatto che, pur analizzando gli errori, non se andature per creare uno schema di riferimento (a cui va applicata una buona dose di elasticità a seconda delle situazioni di regata). L’obiettivo è far “pulizia” nei movimenti e creare quella coordinazione che lascia il Laser scorrere veloce. biamo quindi dimenticare la lezione più importante: nel Laser il vero timone nella poggiata (soprattutto con più di 10 nodi) è la scotta della randa. A quanti (a tutti!) è capitato di impuntarsi con la barca sbandata e il timone tutto poggiato e avere la sensazione di non sapere che fare? La fase è tutta in ritardo ormai, e stiamo accusando l’elemento sbagliato: il vero problema sta nel fatto che non abbiamo lascato la scotta (vero timone!) e prima ancora non abbiamo tolto abbastanza wang. Dunque, fase iniziale: liberare scotta - lascare wang - lascare scotta - poggiare. Questa fase va da più o meno 2 lunghezze dalla boa fino al momento di passaggio della boa. Qui si entra in una nuova fase, il più delle volte di accelerazione. A mio parere, la prima cosa da fare è tirare su la deriva. Spesso nella fretta la lasciamo Fin qui abbiamo fatto le cose giuste all’80%, ma non basta. Fase finale dopo la quale possiamo solo fare velocità e tattica: immediatamente dopo la deriva andiamo alla cimetta del chunningham e la laschiamo completamente, a meno che non si tratti di un lasco stretto o con più di 25 nodi, situazioni in cui anche un po’ puntato può aiutare nella conduzione. Per ultima la base. Anzi, la base è, col wang, la regolazione più importante al lasco. Direi che non fa parte dell’argomento “giro di boa” ma più “tecnica e sensibilità”. Comunque per il giro di boa in sé e per sé non è vitale muovere la base (certo, a meno che non sia stracazzata); comunque la cosa migliore sarebbe mettere la maniglia sopravvento e regolare la base lungo il lasco a seconda dei momenti e della velocità. A) Dalla Bolina al Lasco In questo primo possibile giro di boa, ciò che vogliamo è che il nostro Laser, dal momento della poggiata, sia in continua accelerazione e venga messo nella condizione ideale per esprimere la sua velocità a partire proprio dalla boa. Nel momento dell’approccio in boa bisogna sempre ricordarsi che tutte le regolazioni del mondo non serviranno se la scotta non è libera! Quindi due lunghe manate per liberare la scotta ed essere sicuri. Poi il wang: con qualsiasi vento, mare, angolo o f lotta, il wang è The New Beam Reach 6 B) Dalla Bolina alla Poppa Si differenzia molto dal caso A, in quanto la vela oltrepassa la linea di velocità del f lusso del lato sottovento della randa, così da avere, diversamente dalla bolina-lasco, una fase di rallentamento invece che di accelerazione. Per questo anche il giro di boa cambia. La parte iniziale rimane uguale: libera scotta - lasca wang - apri scotta - poggia. La seconda fase è diversa: non è più la deriva l’elemento principale, sia perché abbiamo tempo e comodità per regolarla, sia soprattutto perché invece dob- biamo pensare subito al chunnignham. Se lo lasciamo cazzato l’effetto su randa e albero è disastroso. Quindi: subito sulla boa via totalmente il chunnginham. Poi all’altra maniglia, la base: lascarla quel tanto che basta per avere una randa più “panciuta”, ma poi a seconda regolarla tra strapoggia e laschetti. Per ultima la deriva, ma comunque il più presto possibile. C) Dalla Poppa alla Bolina Quante volte ci è capitato di fare un giro di boa dopo il quale siamo scaduti sotto al Laser avanti, o avevamo la virata bloc- cata da quello dietro e ci siamo trovati a dover andare, per esempio, a destra mentre l’obbiettivo era la sinistra? Questo succede perché impostiamo male il giro di boa. Prima di qualsiasi regolazione, proviamo ad effettuare la traiettoria più pulita e veloce per trovarci veloci e subito di bolina stretta appena passata la boa. Raccomando assolutamente di evitare i movimenti bruschi che per tensione vengono effettuati col timone: la barca rallenta e subirà di più lo scarroccio di inizio bolina. Mentre ci avviciniamo alla boa (meno 3 lun- Baldassari VS Gallo Filippo, soprannome Pippo 19 (20 a luglio) Standard prevalentemente Ancona o dove vengono realizzati i raduni FIV 2° assoluto e 1° juniores al CICO 2006 nome? età? classe? dove ti alleni? miglior risultato? Marco Gallo 22 (23 il 13 giugno) Laser Standard qua e là il risultato della vita non è ancora arrivato, ma ci sto lavorando salata dolce o salata? salata sul mare dove preferisci regatare? posti con poca onda e vento forte sei un laserista? certo che sono laserista si quando giri per primo la boa di bolina con condizioni di vento forte si, a volte non lo so, non l’ho mai letto, ma provvederò al più presto il momento per cui ne vale la pena? provi mai paura? “The Beam Reach” secondo te? quando termini una regata soddisfatto per quello che hai fatto è la paura che ha paura di me un modo per diffondere conoscenza emozione emozione o vittoria? emozione e vittoria Pippo Gallo o Baldassarri? che domanda è: Gallo! ;-) i pettorali pregio dell’altro? Filippo è simpatico, sempre di buon umore ed è deciso in quello che vuole fare le gambe depilate difetto dell’altro? Filippo è troppo buono ed insicuro “You give love a bad name” dei Bon Jovi finché la barca va, lasciala andare Paola Sanna più bello/a della flotta? no comment!! si fidanzato/a? sto bene così Londra 2012 bici, Samantha, amici e film no (sono scaramantico) CIAO FLOTTA! The New Beam Reach 7 la canzone per il laser? un biglietto per? hobby? realizzerai il tuo sogno? manda un saluto alla flotta! Hawaii o Filippine calcio, Playstation, leggere ci proviamo un bacione a tutti e non pensate troppo alla barca, divertitevi! ghezze, ma dipende dal vento) iniziamo col cazzare nell’ordine chunningham e base a seconda del vento. Poi puntiamo il wang senza esagerare: se lo cazziamo troppo la barca diventa troppo bruscamente orziera e il boma è troppo basso sull’acqua. Pochissimo prima della boa,giù la deriva e da qui tutta sensibilità e velocità: ricordatevi che il Laser deve stare piatto e mentre cazzate il più veloce e armonico possibile la scotta state pronti ad uscire in cinghie prima di quanto non pensiate, considerato il “nervosismo” della barca che timoniamo. Non ho parlato molto dei movimenti del corpo. Credo fermamente che non sia sufficiente leggere delle parole, si tratta di mobilità e sensazioni che si imparano solo in acqua. Le tecniche, le regolazioni e i movimenti da evitare, invece, possiamo stamparle subito in testa. E magari applicarle già dalla prossima regata. E, naturalmente, occhio a non toccare le boe!! Michele Regolo Metti una regata a Pescara... Le prove della regata sono finite. I muscoli sono stanchi, indolenziti. Il passo si fa pesante nella sabbia, affonda. Non c’è niente di meglio di una bella doccia ristoratrice. Pensando e ripensando allo sparo, al giro di boa, la bandiera, il vento, la schiuma... Se solo... Ma è già giunta l’ora di uscire, per andare... Già, andare dove in quel di Pescara? Una città giovane, Pescara, sviluppatasi nel dopoguerra. E pensare che la sua storia è, pare, millenaria: ci riferiamo all’epoca romana, al tempo dei Latini, ad un villaggio chiamato prima Vicus Aterni e poi Aternum, dal nome del fiume che lì sfociava. Ma l’Impero Romano cadde (e chi se lo dimentica...) e vennero i barbari (idem come sopra). Di lì un periodo oscuro, con un altro cambio di nome (Piscaria) e una serie di assalti e passaggi di potere. Fino all’età rinascimentale, da cui inizia un periodo fiorente per la città. Un salto temporale e si arriva al 1800, quando arrivano nuove occupazioni (ah, i francesi!), i moti carbonari, la repressione borbonica. Nel 1863 Gabriele D’Annunzio, che poi diventerà il “Vate”, vi conosce i suoi natali; nel 1943 Pescara, che si era unita alla vicina Castellammare, conosce i bombardamenti e la distruzione. Dopoguerra: tempo di ricostruzione, per l’Italia e per Pescara stessa, la quale vive un notevole sviluppo e assume le forme che oggi la contraddistinguono. E che le valgono l’appellativo di “città nuovissima”. Città in cui è possibile visitare la casa natale di D’Annunzio, restaurata negli anni Trenta da Giancarlo Maroni, architetto del Vittoriale, e trasformata in museo che conserva cimeli, lettere, do- cumenti e ritratti di famiglia del “Vate”. Oppure passeggiare per le vie della città vecchia, dove è rimasto il “Bagno borbonico”, antico carcere nel periodo del Regno delle Due Sicilie che oggi ospita il Museo delle Genti d’Abruzzo. O ancora entrare nella cattedrale di San Cetteo, al cui interno si può ammirare un dipinto del Guercino, il San Francesco, donato dallo stesso D’Annunzio. Una città, Pescara, che ospiterà i prossimi Giochi del Mediterraneo. Nel 2009, dal 26 giugno al 5 luglio: sarà la sedicesima edizione, la terza in Italia. Atleti provenienti da 23 nazioni che si affacciano sul “Mare Nostrum”, tre continenti interessati, 30 discipline coinvolte. Tra cui la Vela e il Laser: come location sempre il Porto Turistico, due imbarcazioni per nazione e categoria (Standard Maschile e Radial Femminile)... sarà forse il caso di prendere appunti e studiarsi la zona... Già. Ma nel frattempo è arrivata l’ora di cenare e ancora non si è capito dove andare, né che cosa mangiare. Puntare sulla gastronomia tradizionale pescarese vuol dire scegliere indifferentemente tra pesce e carne, tra la cucina marinara dell’Adriatico e la tradizione pastorale dell’Abruzzo. Nel primo caso, pesci di taglia piccola cucinati alla brace, in pentola o semplicemente marinati; oppure fritto misto, o ancora brodi di pesce. Nel secondo caso, da non perdere gli “arrosticini”, spiedini di castrato in piccoli pezzi serviti con pane e olio. Senza dimenticare il primo per eccellenza: i “maccheroni alla chitarra”, pasta fatta in casa con uno strumento detto appunto chitarra (da non confonde- re, s’il vous plait) e accompagnati da sughi di carne. In alternativa a tutto ciò, la fortuna di essere in Italia e di essere Italiani: pizza e birra. E vissero felici e contenti. Eccoci arrivati al dove. Vale la pena cercare qualcosa nel centro storico di Pescara: tra Via delle Caserme e Corso Manthonè, esiste un'isola pedonale sulla quale si affacciano decine di locali, che soddisfano tutti i gusti. E per il dopo cena... beh, è sufficiente arrivare in fondo all’elenco. PESCARA DA VIVERE Ristorante La Vela D'Oro Lungo Mare Papa Giovanni XXIII Pescara - tel 085 4518997 Cucina regionale a base di pesce Orari: 12.30 – 14.30; 19.30 – 22.30 Chiusura: lunedì Ristorante Taverna 58 Corso Manthonè, 46 - Pescara - tel 085 690724 Cucina tipica abruzzese: primi carne vino e zabaione. Prenotare in anticipo. Gastronomico. Prezzo: entro € 40 Chiusura: sabato a pranzo, domenica Ristorante La Cantina Di Jozz Via Delle Caserme, 61 - Pescara tel 085 690383 Vini selezionati, menù fisso rigorosamente abruzzese per ogni giorno della settimana. Regionale. Prezzo: entro € 30 Chiusura: domenica a cena, lunedì Locanda Manthonè Corso Manthonè, 58 - Pescara tel 085 4549034 Portate generose in porzioni e condimenti, cantina ricca, piatti tipici (chitarra, ravioli di burrata, carni). Gustoso. Prezzo: € 40 Chiusura: domenica Pizzeria Ristorante Alcione Viale Della Riviera, 24 - Pescara tel 085 4216830 Vista sul mare. Ottima cucina e pesce fresco. Anche pizza. Ottimo rapporto qualità/prezzo. Mono spazio bar Via Marco Polo, 38 - Pescara - tel 329 4315557 Cocktail e Wine Bar nel centro storico. Atmosfera moderna, spazi di design. Disco pub che unisce musica e cocktail nel centro del divertimento pescarese. Glam. Chiusura: martedì Il Cicchetto Corso Manthonè, 85 - Pescara tel 349 2876128 - 339 3491142 Pub Birreria dall’atmosfera informale. Specialità della casa è il metro di 20 cicchetti. Serata in allegria con gli amici. Alternativo. Chiusura: lunedì Discoteca Megà Via Bologna, 1 - Pescara - tel 085 292 152 Non distante dal Porto Turistico. Ambiente diviso in area disco e area relax. Preferenza per sonorità house. Discoteca La Fabbrica Viale Pindaro, 14 – Pescara tel 393 4691807 Decentrata, vicino a Stadio e Università. Ambiente raffinato e modaiolo. Club Nautico Pescara - Via Papa Giovanni XXIII, Porto Turistico “Marina di Pescara” - Telefono 085 692456, fax 085 691843 scivoli - varo gommoni ormeggio gommoni parcheggio pulmini parco barche parcheggio carrelli The New Beam Reach 8 Direzione e redazione Piazza Grandi, 19 20129 Milano Tel. 02.76115147 Fax. 02.7491855 Direttore responsabile Donatella Mariani [email protected] Tel. 02.76115147 Redattori Federica Corsi Domenico Susca Hanno collaborato Filippo Baldassari Marco Gallo Macrino Macrì Fabiola Magnaghi Michele Regolo Redazione grafica Federico Strada Editore emmedi s. r. l. Piazza Grandi, 19 20129 Milano