New Beam Reach

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New Beam Reach
Anno3 Numero1 Giugno2008
I cinque cerchi di “Pachino”
(1)
Abbiamo atteso fino all'ultimo momento prima di andare in stampa per stendere questo articolo. Volevamo andare al CICO, il campionato delle classi olimpiche, e comprendere alcuni aspetti della vela di oggi.
Dalle sponde di punta Sabbioni
il fascino di Venezia è distante,
ma ci ricorda la grande tradizione che questa Repubblica ha
saputo insegnare a tutto il suo
mondo contemporaneo.
La vela è costume, è eleganza, è
ricchezza, è fasto, è business in
tutte le regate d'altura. È sudore, è sofferenza, è tensione e
crescita individuale, nello sport
della vela olimpica. Ma è anche
sempre dedita alla ricerca, aperta in un confronto di contenuti
e valori nel rifrangersi dei cromatismi delle differenti opinioni, rispettandole nel mantenimento della rotta prescelta.
I tempi attuali sono opachi, incerti. Gli animi sembrano indeboliti dal venir meno di quelle
speranze che li avevano un tempo sorretti. Non importa.
Bisogna essere fiduciosi nei gio-
luogo dello spirito per quella intramontabile passione che si
trasmette nel tempo di generazione in generazione. Come
Venezia. Ci fa percorrere gli
eventi sul controluce del passato. A noi sportivi con la passione della regata fa comprendere
la caleidoscopica quotidiana
esperienza del trascorrere la vita con i giovani e per i giovani
nel rispetto della tradizione.
Per tradizione si intende qualcosa di ininterrotto. Si intende
la trasmissione di quei principi
che, trasformati secondo il dipanarsi della cultura, sanno conservare qualcosa di inossidabile: andare sull’acqua sospesi nel
proprio fazzoletto di cielo con il
proprio laser. Non solo con un
attrezzo per la navigazione
sportiva, ma con ciò che rappresenta e porta con sé. Il suo
aspetto più caratteristico è
l’essenza
internazionale
dell’Associazione di Classe costituita da tutti i timonieri attivi.
La sua dote più preziosa è
l'instancabile spirito di indagine ed il senso di una collettività
vani perché molto di positivo è
loro. A noi, organizzatori di regata, giudici, tecnici e genitori, il
difficile, ma non ingrato compito di cavar fuori quel tanto di
buono che c'è e che rischia di rimanere inespresso se non ci impegniamo in prima linea per loro.
Alcuni di questi pensieri sono
plagiati da un caro amico che
opera nell'ambito della scuola.
Rif lettono
quello
stato
d'animo che mi è parso di cogliere incontrando, abbracciando, osservando il gotha della vela italiana a Venezia. È uno status generale della società che
tutti stiamo osservando, subendo. Che cominciamo a voler riprendere in pugno per risollevare il nostro pigro orgoglio di essere sportivi profondamente
convinti dei principi e delle scelte di vita.
L’Assolaser, figlia nel più profondo dell’Associazione internazionale, è, qui in Italia, un fenomeno di grande vitalità, di organizzazione, di passione, di
pervicace volontariato. Alle sensazioni tipiche di uno sport del-
la natura, vissuto sull'acqua, in
un mare di luce, accomuna la difesa del grande principio della
monotipia: la barca non più come parte tecnica del proprio bagaglio di capacità, ma come
strumento da mantenere efficiente per esprimere esclusivamente le proprie e autentiche
capacità nell'efficacia dell’atto
agonistico. La nostra è un’associazione di timonieri, chiunque
condivida lo spirito del navigare
in assoluta monotipia può essere nostro socio. Ciò che ci contraddistingue è l'amore per lo
sport, per lo sport della vela.
È con profondo senso di rispetto e di orgoglio che sono venuto
a Venezia per vedere i nostri laseristi insieme: prima dell'incontro delle Olimpiadi di
Pechino. Voglio molto bene a
Lara Nevierov, a tutta la sua famiglia: tre fratelli che mi accompagnano da vent'anni nelle più
belle regate. E voglio molto bene a quei tre ragazzi, Diego,
Giacomo e Michele, che hanno
dovuto trovarsi in una situazione ogni volta inattesa, ogni volta
contraddittoria, ogni volta sorprendente. Come quest'ultima,
improvvisa, che li ha visti sfidarsi a singolar tenzone all'interno del campionato italiano
per poter cogliere il più che meritato onore di rappresentare il
nostro Paese nell'evento sportivo più agognato. Anche queste
selezioni sono frutto del potere
dell'indecisione, del relativismo. Per questo spetta ancora a
noi sollevare il capo ed essere
felici assieme al nostro presidente Gaibisso: lo sport velico
italiano sarà comunque presente alle Olimpiadi con tutte le
classi e con qualche speranza di
medaglia. Con due laseristi sul
Laser, uno in Finn (Giorgio
Poggi) e uno ancora sulla Star
(Diego Negri).
Preparare un atleta per una medaglia olimpica nella classe laser è un lavoro lungo, paziente,
duro, difficile. Ho incontrato il
presidente della federazione inglese della vela per comprendere come loro riescano ad ottenere anche nella Classe laser
equipaggi in grado di avvicinarsi concretamente ad una medaglia olimpica. Hanno una base
grande: grande come la nostra,
e un’ancor maggiore pazienza
accompagnata da un metodo
formativo.
Non è certo considerando il
processo formativo dell’atleta
concluso a 18 anni, come avviene da noi, che si raggiungono i
livelli di professionalità necessari per emergere. L’atleta del
Laser di alto livello ha un’età
media di 27 anni. Il tempo è necessario laddove c’è professionalità. L’outsider, il “Mozart” figlio di una vela diportistica come quella degli anni ’30-’60-’70,
qui non riesce ad emergere.
Questo vale per gli atleti come
per i formatori, che pure hanno
bisogno di fiducia e crescita
professionale.
Negli ultimi anni i nostri atleti
sono stati ben rappresentati a
livello femminile. Ma a livello
maschile, dopo Diego Negri,
abbiamo avuto grandi difficoltà;
poi, di 10 posti in 10 posti, alcuni nostri equipaggi sono oggi finalmente percepiti come potenziali avversari in classifica anche
dai migliori laseristi al mondo.
Con Diego Negri, già da tempo,
abbiamo individuato che il periodo formativo per un equipaggio laser dura circa otto anni.
Quattro anni fa siamo partiti dal
livello zero, oggi siamo a metà
strada.
...continua a pagina due...
Sommario
PAG.
1 - I CINQUE CERCHI DI “PACHINO”
PAG.
5 - REGATE NAZIONALI
PAG.
2 - I TOP SAILORS INTERNAZIONALI
PAG.
6 - GIRI DI BOA
PAG.
7 - INTERVISTA DOPPIA
DELLE CLASSI OLIMPICHE
PAG.
3 - SAILING IN NEW ZEALAND
PAG.
4 - QUELLE “STRANE ALLEANZE”
PRONTO ASSOLASER
PAG. 8 - METTI UNA REGATA A PESCARA
I Top Sailors internazionali delle classi olimpiche
Cinque cerchi all’orizzonte. Avversari da studiare, segreti da carpire, e posizioni di forza da definire e scoprire. Ecco allora venirci in
aiuto la ranking list internazionale, fondamentale nel fotografare la situazione nelle classi olimpiche Laser.
Partiamo dalla Standard, al cui
vertice si piazzano, nell’ordine,
un australiano, un britannico e
un neozelandese.
La vetta della ranking list è da
poco meno di un anno in mano
al giovane Tom Slingsby, attuale Campione del mondo.
Questo ragazzo è un prodigio:
23 anni e un curriculum da far
invidia a un laserista trentenne.
A 6 anni già su uno scafo, a 8 in
regate competitive. Anima e
corpo dedicati alla vela. Tempo
fa dichiarò: “My ambitions are
to represent Australia at the
Olympic Games and to win a
World Championship. If you
can win at those you can win
anything. They would be my
greatest triumphs”
(www.australiansailingteam.com)
Per il Campionato Mondiale
Laser c’è riuscito. Dove lo porterà ancora il soffio della patria
natìa, terra di canguri ma anche
di onde e vento? Pechino è
qualche parallelo più su...
In seconda posizione troviamo
il ventottenne british Paul
Goodison, che a luglio 2007 ha
ceduto lo scettro della ranking
al più giovane Slingsby. Ben
sappiamo che la scuola britannica della vela produce un campione dietro l’altro nella classe
Laser (basti pensare al suo predecessore Ben Ainslie). Paul
Goodison, che non ha partecipato ai Giochi Olimpici di
Sydney (vinti poi dallo stesso
Ainslie), ha sfiorato il podio ad
Atene 2004 e fu medaglia di legno. Ci riproverà a Pechino,
con la consapevolezza di essere
uno degli uomini da battere dopo aver dominato i test preolimpici di Qingdao.
Segue il neozelandese Andrew
Murdoch: venticinque anni,
una serie di podi nelle internazionali degli ultimi anni che gli
hanno garantito la terza posizione in ranking, e, nello stesso
tempo, studente di ingegneria
all’università di Auckland. Ma,
de facto, lo studio è attualmente sospeso per raggiungere un
solo scopo: “his next goal is to
win Gold at the 2008 Olympics
in Beijing”
(www.andrewmurdoch.co.nz)
Un dominio anglofono, si direbbe. Che si ripete anche nella Radial Femminile.
Venticinque anni e statunitense, sorriso in viso ed espressione solare: è il profilo di Anna
Tunnicliffe, che da un mese ha
riconquistato la vetta della classifica internazionale. Laureata
alla Old Dominion University
nel 2005, Anna rappresenterà
gli USA a Pechino, dopo aver
vinto la durissima sfida con la
connazionale Paige Railey (data a lungo per favorita).
Australia protagonista anche
nel femminile, con la seconda
posizione della trentunenne
Sarah Blanck. Anche per lei
grande rammarico ad Atene
I cinque cerchi di “Pachino”
...segue da pagina uno...
L'Olimpiade non è tutto.
Abbiamo un grande progetto in
corso da alcuni anni: rendere il
laserista consapevole del proprio percorso formativo, dei
propri limiti, delle proprie potenzialità. Per questo motivo
con un grande sforzo abbiamo
istituito il processo nella ranking list applicato a livello sia
nazionale sia, soprattutto, zonale. La svolta è avvenuta dopo
aver constatato che organizzavamo grandissimi eventi nazionali
a fronte di una moria totale dell'attività nelle zone. La strategia
intendeva dare la massima importanza alla regata che si svolge a pochi chilometri da casa,
così da renderla palestra: felice
momento di incontro e crescita
per chi verrà poi, più preparato,
ad affrontare gli eventi a carattere nazionale. Questa scelta, allo-
ra brutalmente in controtendenza, ha portato a nuova vita le regate regionali che stavano morendo. Crediamo profondamente che la vela sportiva abbia bisogno da un lato di molta palestra a livello locale, dall’altro di
incontri formativi a livello nazionale e internazionale.I nostri
compiti istituzionali sono quelli
della promozione dell'attività
sportiva con il laser. Ma non abbiamo ancora la struttura per
organizzare professionalmente il
processo formativo dell’ atleta. I
giovani tanto hanno di buono,
come dice il mio amico che opera nella scuola, e quelle enormi
risorse vanno convogliate per
generare soddisfazioni raggiungibili e coerenti che solo la serena esperienza di chi ama crescere e far crescere può guidare.
Non si tratta quindi di ruoli, di
presidenti di commissioni federali, di altisonanti titoli da sfog-
giare nei migliori salotti della città. Si tratta invece di passione,
di disponibilità al sacrificio concreto, di senso sportivo e di conoscenza della natura. Non a
caso colui che considero il migliore marinaio velista italiano è
cresciuto nella cala vele del
Guia a Portofino, non a caso
Jepson, il suo “sensei” -come si
direbbe in giapponese- è un vero marinaio che veniva dall'isola di Ponza. Non un parolaio,
ma uno in grado di leggere il linguaggio delle nuvole.
Lo strumento per un buon velista è e resta il tuo laser. Il tuo attrezzo ginnico. La volontà, la determinazione, e la serenità sono
quegli elementi che oggi ti accompagnano per essere quel laserista che porterà con sé, nel
rappresentare l'Italia, anche un
“pachino” di noi.
2004, dove per un solo punto fu
legno anzichè bronzo: “coming
off the water on the final day
was so difficult. Having to face
the media and everyone and
put on a brave face was hard”
(www.australiansailingteam.co
m). Ma non è da laseristi mollare, giusto? E così la sua esperienza sarà ancora al servizio
dei colori gialloverdi nella prossima rassegna olimpica. Per
completare quanto lasciato incompiuto quattro anni fa.
Sempre che non sia proprio
una sua “vicina” a rovinarle i
piani. Ci riferiamo alla neozelandese (se non è zuppa...) Jo
Aleh: ventidue anni, attuale
campionessa nella classe 420,
terza in ranking nel Laser
Radial Femminile. È a tutti gli
effetti atleta a tempo pieno, almeno fino a quando avrà seguito quel sogno a cinque cerchi.
Dopo il quale – pare - tornerà
ad occuparsi anche della sua
carriera da studentessa.
Ultimo accenno lo riserviamo
all’attuale Campionessa del
Mondo, fuori dalla top three:
Sara Steyaert, francese, ottava
in ranking, potenziale outsider
dopo l’exploit di marzo a
Auckland. Che sia lei a spezzare l’imperante anglofonia delle
classi olimpiche?
Dati alla mano, ognuno di loro
favorito alla medaglia. Anche a
Pechino si parlerà inglese?
Fabiola Magnaghi
(1)
(1) Quando Pechino fu scelta come sede
delle prossime Olimpiadi un gruppo di
velisti palermitani fece stampare delle
magliette con cinque cerchi parafrasati
da cinque allegrissimi pomodorini
Pachino.
Amaro d’angostura
È con questo costante sapore che abbiamo osservato la “tortura cinese”
per la scelta dell’equipaggio olimpico. Oggi andando in stampa, chiudiamo
questo giornale per essere felici con Diego.
Questo ci toglie un po’
d’amarezza.
Macrino Macrì
The New Beam Reach 2
Sailing in New Zealand
Con l’ingaggio del mio grande e “storico” allenatore Nenad Viali da parte del Comitato Olimpico Neozelandese in qualità di preparatore
tecnico del finnista Dan Slater (già Campione Mondiale Youth Laser ‘94 ed attuale secondo all’ultima Finn Gold Cup), nello scorso novembre mi si presenta l’occasione per un’esperienza indimenticabile.
Proprio su consiglio di Neno, insieme a Luka Radelic (prossimo
rappresentate croato a Pechino
2008) sono introdotto e accolto
nel “laserismo” neozelandese per
un mese di allenamenti e regate
di preparazione al 2008.
Sarebbe davvero riduttivo trasferire in parole il bagaglio tecnico ricevuto da questa avventura.
A dire il vero già avevo partecipato ad allenamenti e contest in
Italia e all’estero, acquisendo in tali
parte i neozelandesi sono una
popolazione misto-asiatica molto
evoluta e estremamente concentrata sul business. Non diversamente da innumerevoli altre
grandi città internazionali.
Eppure, quando si parla di vela,
di Laser, tutto viene vissuto ai
massimi livelli tecnici, e soprattutto con un clima di tranquillità,
divertimento, contatto con la natura che non ho trovato in nessun’altra parte del mondo.
e miglioramento.
Altro elemento di sicuro interesse è l’essenzialità dell’organizzazione delle regate e l’enorme calma di atleti ed allenatori di fronte
a errori dei comitati e a decisioni
discutibili.
Un esempio. Al “North Beach
Championship” (premetto che
ogni weekend in questi campionati tutti ci danno dentro come
ad una Eurolymp…) abbiamo un
salto di vento di 70° in prima bo-
occasioni molte nozioni tecniche.
Eppure, il mese trascorso a
Takapuna resterà qualcosa di
speciale e prezioso. Vivo una sensazione che va oltre il piacere di
stare tutti i giorni in acqua dall’altra parte del mondo con 18-22
gradi, con tutti i tipi di venti e di
mari, con 5-6 laseristi di altissimo
livello intorno … C’è qualcosa in
più. Qualcosa che trasforma quei
giorni nel mese più veloce della
mia vita.
Mi riferisco allo “spirito neozelandese” di vivere la vela e il
Laser. Ne sono totalmente rapito, e come me Luka. Non è un
semplice “ottimo allenamento al
caldo”, come avrebbe potuto essere in Brasile (dove già avevo trascorso un mese nel 2002) o in
Europa.
La Nuova Zelanda è davvero la
patria della vela. Non perché tutti vadano in barca: pur essendoci
ogni giorno regate per tutte le
classi, di qualsiasi livello e a tutte
le ore, pur essendo il golfo di
Hauraki sempre invaso dalle vele,
non tutti i cittadini di Auckland
sono velisti. Anzi, per la maggior
Molti elementi mi hanno stupito.
In primo luogo la collaborazione
e la programmazione. Esiste un
sincero senso di “miglioramento
collettivo”, derivante sia dalla motivazione dei ragazzi, sia da una
vera e propria educazione sportiva che i giovani ricevono dagli allenatori. Niente gelosie, niente
rabbia, niente invidie né chiacchiere: semplicemente pura tecnica. Gli allenatori sono tutti exolimpici delle classi che allenano,
tutti hanno dai 35 ai 45 anni; tengono sotto controllo il gruppo e
allo stesso tempo mostrano una
cura maniacale dei problemi del
singolo. Nessuna sentenza nei
confronti dell’atleta, perché la
psicologia sportiva è costruita insieme alla tecnica, alla tattica, al
fisico: tutto uno.
Tale cultura sportiva è comune
e condivisa. Tanto che il grandissimo centro di preparazione
olimpica “Kiwi” raduna insieme tutti gli sport (rugby compreso), offrendo una vasta possibilità di interscambio fra le varie discipline al fine di scoprire
nuove soluzioni di allenamento
lina della terza prova e il percorso
a bastone si trasforma nella famosa “horse race”. Il comitato
decide di farci continuare in quella che sembra più una “parata” di
Laser al lasco che una regata! A
terra la reazione di tutti è più o
meno la stessa: “A race is a race”
“ It can happen” e così via... Ok,
nessuno si è divertito né difende
il valore tecnico-tattico della prova. Eppure gli allenatori studiano
le riprese sfruttando l’occasione
per capire meglio i laschi con poco vento… Sempre e comunque,
un atteggiamento di miglioramento e non di tensione.
Last but not least, la logistica.
Spesso in giro per il “Vecchio
Continente” (Italia naturalmente
inclusa) sento lamentele per problemi che laggiù vivono come
parte integrante del proprio
sport. A Takapuna hanno pochissimi posti barca durante
l’anno, e i laseristi ogni giorno caricano e scaricano i Laser da casa al circolo e viceversa pur di allenarsi. Dalle nostre parti vedo
spesso ragazzi che si stancano al
solo pensiero di armare e disar-
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mare tutti i giorni. Come mi fa
notare Neno, osservo la dedizione di ogni singola uscita, il tempo
impiegato per allenarsi...
Certo, esistono anche aspetti discutibili, come il comitato con ocs
imprecisi, la totale mancanza di
assistenza alle regate (tanto lì
qualcuno prima o poi passa e ti
salva, da un optimist ai classe
AC!), la classifica con gli arrivi
sballati. Ovunque ci sono pro e
contro. Ma fino a prova contraria, sono loro che hanno vinto la
Coppa America, sono loro che
hanno allenatori in quasi tutte le
Federazioni, sono loro che tornano dai Mondiali Classi
Olimpiche o dai Giochi sempre
con 2 o 3 medaglie, sono loro che
creano di continuo generazioni di
autentici campioni…
Talvolta osservo l’enorme, incredibile potenziale che abbiamo in
Italia
e
mi
rammarico.
Personalmente ritengo un onore
il fatto che l’anno scorso un croato (il mio amico Vujasinovic, 7mo
in Ranking Mondiale) sia venuto
ad allenarsi a Civitanova. Ma mi
ha fatto capire che a Spalato (fino
a poco tempo fa considerata per
molti aspetti la “Nuova Zelanda”
europea della vela, anzi del
Laser) l’aria è cambiata. Proprio
quelle famose gelosie e antipatie
tra allenatori, e di conseguenza
tra atleti, hanno (momentaneamente) bloccato la crescita inarrestabile dei ragazzi. Ragazzi nati
nel nulla e che hanno solo il Laser
per esprimere la propria vita.
I grandi numeri del Laser italiano
dovrebbero essere un notevole
vantaggio (come dimostrano i velisti ed il metodo inglese; in fondo
i Neozelandesi sono sempre gli
stessi…), ma a mio parere manca
un vero e proprio percorso che
porti un ragazzino dalla 4.7 ad essere un vincente in Standard 7-8
anni dopo.
Gli ultimi due mesi sono stati
davvero divertenti nel continuo
delle regate Laser e la cosa che
mi dà più felicità è quando sento
che l’atmosfera di Auckland si
impadronisce del mio pilota automatico in Laser…
Michele Regolo
Quelle “strane alleanze”
È stato un anno intenso per la
categoria master della classe
laser italiana. Un anno ricco di
colpi di scena, che ha visto la
nascita di quella che ormai tutti chiamano “La Strana
Alleanza” (LSA).
LSA nasce, quasi per caso, al
mondiale master di Roses in
terra di Spagna, dove ben 30
italiani sfidano il resto del
mondo in acque straniere.
L’ideatore è Vito Silvestro, coach della Lega Navale di
Anzio, che per l’occasione riunisce sotto un'unica bandiera il Lazio, la Lombardia e una
parte della squadra della
Sardegna (numerosissima e
ben rappresentata). Pur non
avendo vinto le varie classifiche i rappresentati della LSA
strappano un 1° e un 2° di
giornata con il nostro rappresentante di punta della Lega di
Anzio, Alberto Ferrari, noto alle cronache con il nome di “il
Ben (Ainsle) di Monteverde.
Ottime anche le prestazioni di
Fabio Emiliani, Giovanni
Mibelli e Riccardo Vitullo.
Passano alcuni mesi, e dopo la
pausa natalizia gli atleti della
LSA si trasferiscono, dal 24 al
27 gennaio 2008, presso lo
Yacht Club di Antibes per la
prima regata del circuito
Euromaster 2008. Siamo 9 rappresentanti LSA più altri 5 italiani. Il tempo un po’ incerto e
il paesaggio incantevole non
favoriscono le prestazioni dei
nostri atleti (alcuni dei quali
distratti dalla ragazza addetta
alla portineria del residence, e
altri dai locali di Juan-LesPins): il migliore è Giovanni
Mibelli (YC Cagliari) 10° e
Andrea Marras (LNI Anzio)
11°; un po’ in ombra il “Ben di
Monteverde”.
Dal 10 al 13 aprile, LSA si trasferisce
nuovamente
in
Spagna al Club Vela Calella
per la seconda regata di
Euromaster 2008. Questa volta sono ben 12 gli atleti al comando di Vito Silvestro e i risultati finalmente arrivano. Lo
Yacht Club Cagliari, nella classe radial, con il mitico architetto Masala conquista il 3° posto
assoluto e il 1° nella categoria
Great Grand Master. Nella
classe standard Alberto “Ben”
Ferrari è 2° assoluto e Carlo
Azzena del CDM Fertilia 10°.
Un mese e si passa alla terza
prova dell’Euromaster, a
Laigueglia (16-18 maggio). Per
questa serie di regate gli atleti
sardi ci abbandonano, ma vengono rimpiazzati dal rappresentante del prestigioso Yacht
Club Cortina d’Ampezzo
Andrea Cosentino. Il tempo
non promette nulla di buono e
il centro di una circolazione
depressionaria staziona sulle
nostre teste. Risultato: poco
vento, pioggia e onda alta (condizione ideale per il brumeggio
per le occhiate). Le prove della
prima giornata vengono annullate. Buona parte della f lotta
italiana presente, con alcuni
francesi e svizzeri, decidono a
questo punto di sfidare le onde della battigia e escono per
un allenamento “di protesta”
molto civile, con un vento dai
4 ai 6 m /s un po’ ballerino. Al
rientro in spiaggia qualche numero da circo e un solo albero
rotto (non italiano!!).
Il secondo giorno stessa situa-
zione. Stavolta la giuria decide
nelle prime ore del pomeriggio
di mandarci in acqua nonostante il vento molto debole e
l’onda alta almeno quanto
quella del giorno prima.
L’unica prova di giornata vede
la vittoria di un rappresentate
della LSA: il peso leggerissimo
(appena 64 chili) Andrea
Marras,
con
Andrea
Cosentino 3° e Alberto Ferrari
4°. Il rientro delle 50 barche tra
standard e radial è stato un vero spettacolo: alcune barche
hanno raggiunto il bagnasciuga prive del legittimo timoniere, fermatosi a giocare con le
onde molti metri prima.
La giornata di domenica ci riserva acqua a volontà, temporali e vento a raffiche. Ma i rappresentati della LSA non si
scoraggiano e scendono in acqua convinti dei loro mezzi.
Due belle prove, forse un po’
troppo sotto costa, che vedono le vittorie di Mauro Lentini
e Bernardino Mezzanotte. Ma
la vittoria finale, la prima della
sua carriera in laser iniziata
appena tre anni fa, è di
Alberto BEN Ferrari che con
un 4° e due 2° conquista il meritato e sofferto primo posto.
La Strana Alleanza continua.
Gino Onorato
Per chi non lo sapesse
Beam Reach
Navigare di lasco. Andatura
portante. Il vento colpisce
l'imbarcazione con un angolo di
100°. Generalmente il momento più veloce. Lo scafo che va.
Plana. L’acqua viene tagliata.
Eccola la boa, si avvicina, la
prendo.
Pompare
Muoversi con il corpo per
prendere velocità ... puoi prendere velocità quanto vuoi, ma
ecco la bandierina gialla. Il giudice ti ha visto.
Appuntamenti
Campionato Match Race
23-25 Giugno 2008, Marina di
Campo
Maratona dell’Elba
26-28 Giugno 2008
Campionato di Distretto
3-9 Agosto 2008, Civitanova
Marche
Campionato Nazionale
Master
Modifica della località:
29-31 Agosto 2008, AVAL-CDV
Gravedona, Lago di Como
Pro
nto
As
sol
aser
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Regate nazionali
Ad oggi due le regate di interesse nazionale disputate in Italia
(tralasceremo in questa sede le
zonali): la tappa di Follonica
dell’ItaliaCup, e la regata del
circuito Europacup svoltasi in
quel di Andora.
Interessante la tre giorni di
Follonica. Quasi latitante il sole, da cui ci si attende forse una
prestazione migliore. Ma sul
versante regate si registra l’enplein, con tutte le sei prove in
tabellone portate a termine per
la gioia del laserista. Incredibile
a dirsi e, soprattutto, a farsi:
difficilmente mi è capitato nella
mia esperienza velica.
Nel primo giorno si regata con
condizione di vento più leggero. Vento che va intensificandosi nelle giornate successive.
Da segnalare l’assenza di diverse ragazze della classe Radial,
impegnate a rincorrere il sogno
del Campionato del Mondo in
Nuova Zelanda.
Regatano cinque f lotte: una
per gli Standard, due per i
Radial (con maschile e femminile insieme: ottimo allenamento per le ragazze, specie alla luce dell’assenza di quelle atlete
impegnate a Auckland), due
per i 4.7.
A fine regata si tirano le somme.
Partiamo dallo Standard.
Vittoria di Michele Regolo, seguito da Marco Gallo e dal giovane Pier Angelo Collura. Il
quale si aggiudica la palma di
migliore nella categoria Under
21. Il miglior Under 19 è Marco
Pellis, il livornese Stefano
Carnevali il miglior Master.
Nel Radial Assoluto davanti a
tutti si piazza Marco Baruzzi.
A seguire Alessio Marinelli
(primo tra i Master) e Pier
Paolo Tocchio (primo tra gli
Under 19). Marco Raeli da
Monopoli il migliore Radial
negli Under 17.
Passando al Radial Femminile,
troviamo nell’ordine Beatrice
De Regis, Laura Cosentino e
Bianca Tartufoli.
Infine i 4.7. Tra gli Under 15,
Federico Tani di Riva in testa,
seguito dal suo compagno di
circolo Marco Zani e dal siciliano Alberto Solina. Nella categoria Under 18, primo è
Alessandro Marega, a ruota
Marco Piccone e Filippo
Rocchini. Tra le donne prima
Juniores è Elisa Magalotti,
mentre i restanti posti sul po-
Follonica, con i Radial uomini
e donne a regatare insieme.
Nello Standard vince l’estone
Deniss Karpak, il nostro
Michele Regolo nella piazza
d’onore, e terzo il russo Igor
Lisovenko, primo tra gli Under
21. Tedesco il migliore degli
Under 19, Fabian Gielen, mentre Andrea Giammarini è il primo Master.
Dall’Ungheria il primo in classe Radial, Kistof Kaiser, vincitore anche nella categoria
Under 19. A incalzarlo i nostri
Raffaele Ascione e Alessio
Marinelli. Quest’ultimo, dopo
Follonica, si conferma primo
dei Master. Primo tra gli
Under 17 Ross Vaughan, irlandese. Tra le donne, un’ottima
Clapcich si aggiudica il primo
posto, seguita dall’argentina
Cecilia Carranza Sarolie e da
un’altra
italiana,
Maria
Graziani.
A chiudere la classe 4.7, in cui
Marco Zani e Federico Tani si
scambiano le posizioni di
Follonica tra gli Under 15, con
il croato Sime Geic a fare da
outsider. Un rappresentante
italiano anche tra gli Under
18, dove Filippo Rocchini si
piazza al terzo posto dietro
Yan Check, russo, e Jakob
Bozic, sloveno. Tra le donne
si registra un dominio balcanico, con due croate, Matea
Senkic e Antea Korcic, e una
slovena, Uska Kosir, nei primi
tre posti. Ma è italiana la migliore over 18, Giulia Masotto.
dio sono occupati da Cinzia
Rinaudo e da Giulia Marinelli.
La campana Chiara Amato
vince la classifica femminile
over 18.
Trascorrono due settimane e a
fine marzo ci si ritrova ad
Andora per l’EuropaCup. La
partecipazione è decisamente
più massiccia, grazie soprattutto alla forte aff luenza straniera.
Stavolta il sole è più generoso.
Ma non si può pretendere botte piena e moglie ubriaca.
Ecco quindi che Eolo si impigrisce e la regata viene inf luenzata dal vento debole tanto da
impedire lo svolgimento delle
prove previste per il quarto
giorno.
La composizione delle f lotte è Fabiola Magnaghi
identica a quella vista a
Aspett
iamo
nuovo
mate
riale
The New Beam Reach 5
Giri di boa
Stiamo affrontando una prova
di regata, e gran parte della
concentrazione è rivolta a come arrivare il prima possibile a
quel punto che delimita il campo: la boa. E in effetti, che la testa sia dedita a quel punto, è
cosa giusta: da un Optimist ai
Maxi l’obiettivo è sempre lo
stesso.
sempre si ritorna al giro di boa
correttamente, poiché in realtà
un centimetro sopravvento o
sottovento, o un decimo di secondo di ritardo possono essere la vera causa della catena di
problemi di un lasco, poppa, o
seconda bolina.
Diamo quindi un’occhiata ai vari tipi di giro di boa delle diver-
il primo ad essere lascato.
Questo per varie ragioni, ma la
più palese è che per motivi fisici non possiamo poggiare se il
boma va in acqua. L’albero tutto appoppato ed una balumina
chiusissima fanno della poggiata con vento forte una vera impresa per quel timoncino che ci
ritroviamo in mano. Non dob-
giù, passando metà lato a pensare quando arriverà il momento in cui possiamo entrare e alzarla; nel frattempo perdiamo
di vista tutto il resto, e vediamo
gli altri che ci sfrecciano accanto. Quindi, direi, togliersi il
pensiero subito in boa: su la
deriva (non troppo) e via in velocità.
Nelle regate Laser, però, la velocità degli eventi, la vicinanza
degli avversari, le talora dure
condizioni di vento ci fanno dimenticare che per arrivare alla
boa bisogna coprire metro su
metro velocemente. Senza dimenticare poi la tensione agonistica della regata, che trasforma tecniche facili da compiersi
da soli, in movimenti impacciati che ritardano il momento in
cui taglieremo la linea d’arrivo.
Per questi motivi, anche un
movimento (in apparenza) semplice come il giro di boa non è
assolutamente da sottovalutare. È vero che, se siamo messi
bene vicino a quella sfera arancione, lo dobbiamo a tattica e
velocità; ma è altrettanto vero
che un giro di boa fatto bene o
male può pesantemente inf luire sul seguito della regata, con
conseguenze talvolta disastrose. Il subdolo sta nel fatto che,
pur analizzando gli errori, non
se andature per creare uno
schema di riferimento (a cui va
applicata una buona dose di
elasticità a seconda delle situazioni di regata). L’obiettivo è far
“pulizia” nei movimenti e creare quella coordinazione che lascia il Laser scorrere veloce.
biamo quindi dimenticare la lezione più importante: nel Laser
il vero timone nella poggiata
(soprattutto con più di 10 nodi)
è la scotta della randa. A quanti (a tutti!) è capitato di impuntarsi con la barca sbandata e il
timone tutto poggiato e avere la
sensazione di non sapere che
fare? La fase è tutta in ritardo
ormai, e stiamo accusando
l’elemento sbagliato: il vero problema sta nel fatto che non abbiamo lascato la scotta (vero timone!) e prima ancora non abbiamo tolto abbastanza wang.
Dunque, fase iniziale: liberare
scotta - lascare wang - lascare
scotta - poggiare. Questa fase
va da più o meno 2 lunghezze
dalla boa fino al momento di
passaggio della boa.
Qui si entra in una nuova fase,
il più delle volte di accelerazione. A mio parere, la prima cosa
da fare è tirare su la deriva.
Spesso nella fretta la lasciamo
Fin qui abbiamo fatto le cose
giuste all’80%, ma non basta.
Fase finale dopo la quale possiamo solo fare velocità e tattica: immediatamente dopo la
deriva andiamo alla cimetta del
chunningham e la laschiamo
completamente, a meno che
non si tratti di un lasco stretto
o con più di 25 nodi, situazioni
in cui anche un po’ puntato
può aiutare nella conduzione.
Per ultima la base. Anzi, la base è, col wang, la regolazione
più importante al lasco. Direi
che non fa parte dell’argomento “giro di boa” ma più “tecnica
e sensibilità”. Comunque per il
giro di boa in sé e per sé non è
vitale muovere la base (certo, a
meno che non sia stracazzata);
comunque la cosa migliore sarebbe mettere la maniglia sopravvento e regolare la base
lungo il lasco a seconda dei momenti e della velocità.
A) Dalla Bolina al Lasco
In questo primo possibile giro
di boa, ciò che vogliamo è che il
nostro Laser, dal momento della poggiata, sia in continua accelerazione e venga messo nella condizione ideale per esprimere la sua velocità a partire
proprio dalla boa.
Nel momento dell’approccio in
boa bisogna sempre ricordarsi
che tutte le regolazioni del
mondo non serviranno se la
scotta non è libera! Quindi due
lunghe manate per liberare la
scotta ed essere sicuri.
Poi il wang: con qualsiasi vento,
mare, angolo o f lotta, il wang è
The New Beam Reach 6
B) Dalla Bolina alla Poppa
Si differenzia molto dal caso A,
in quanto la vela oltrepassa la
linea di velocità del f lusso del
lato sottovento della randa, così da avere, diversamente dalla
bolina-lasco, una fase di rallentamento invece che di accelerazione. Per questo anche il giro
di boa cambia.
La parte iniziale rimane uguale:
libera scotta - lasca wang - apri
scotta - poggia.
La seconda fase è diversa: non
è più la deriva l’elemento principale, sia perché abbiamo tempo e comodità per regolarla, sia
soprattutto perché invece dob-
biamo pensare subito al chunnignham. Se lo lasciamo cazzato l’effetto su randa e albero è
disastroso. Quindi: subito sulla
boa via totalmente il chunnginham. Poi all’altra maniglia, la
base: lascarla quel tanto che
basta per avere una randa più
“panciuta”, ma poi a seconda regolarla tra strapoggia e laschetti. Per ultima la deriva, ma comunque il più
presto possibile.
C) Dalla Poppa alla Bolina
Quante volte ci è capitato di fare un giro di boa dopo il quale
siamo scaduti sotto al Laser
avanti, o avevamo la virata bloc-
cata da quello dietro e ci siamo
trovati a dover andare, per
esempio, a destra mentre
l’obbiettivo era la sinistra?
Questo succede perché impostiamo male il giro di boa.
Prima di qualsiasi regolazione,
proviamo ad effettuare la traiettoria più pulita e veloce per trovarci veloci e subito di bolina
stretta appena passata la boa.
Raccomando assolutamente di
evitare i movimenti bruschi che
per tensione vengono effettuati
col timone: la barca rallenta e
subirà di più lo scarroccio di
inizio bolina. Mentre ci avviciniamo alla boa (meno 3 lun-
Baldassari VS Gallo
Filippo, soprannome Pippo
19 (20 a luglio)
Standard
prevalentemente Ancona o dove
vengono realizzati i raduni FIV
2° assoluto e 1° juniores al CICO
2006
nome?
età?
classe?
dove ti alleni?
miglior risultato?
Marco Gallo
22 (23 il 13 giugno)
Laser Standard
qua e là
il risultato della vita non è
ancora arrivato, ma ci sto
lavorando
salata
dolce o salata?
salata
sul mare
dove preferisci
regatare?
posti con poca onda e vento forte
sei un laserista?
certo che sono laserista
si
quando giri per primo la boa di bolina con condizioni di vento forte
si, a volte
non lo so, non l’ho mai letto, ma
provvederò al più presto
il momento per cui
ne vale la pena?
provi mai paura?
“The Beam Reach”
secondo te?
quando termini una regata soddisfatto per quello che hai fatto
è la paura che ha paura di me
un modo per diffondere conoscenza
emozione
emozione o vittoria?
emozione e vittoria
Pippo
Gallo o Baldassarri?
che domanda è: Gallo! ;-)
i pettorali
pregio dell’altro?
Filippo è simpatico, sempre di
buon umore ed è deciso in quello che vuole fare
le gambe depilate
difetto dell’altro?
Filippo è troppo buono
ed insicuro
“You give love a bad name” dei
Bon Jovi
finché la barca va, lasciala andare
Paola Sanna
più bello/a
della flotta?
no comment!!
si
fidanzato/a?
sto bene così
Londra 2012
bici, Samantha, amici e film
no (sono scaramantico)
CIAO FLOTTA!
The New Beam Reach 7
la canzone per
il laser?
un biglietto per?
hobby?
realizzerai il tuo sogno?
manda un saluto
alla flotta!
Hawaii o Filippine
calcio, Playstation, leggere
ci proviamo
un bacione a tutti e non pensate
troppo alla barca, divertitevi!
ghezze, ma dipende dal vento)
iniziamo col cazzare nell’ordine
chunningham e base a seconda
del vento.
Poi puntiamo il wang senza
esagerare: se lo cazziamo troppo la barca diventa troppo bruscamente orziera e il boma è
troppo
basso
sull’acqua.
Pochissimo prima della boa,giù
la deriva e da qui tutta sensibilità e velocità: ricordatevi che il
Laser deve stare piatto e mentre cazzate il più veloce e armonico possibile la scotta state
pronti ad uscire in cinghie prima di quanto non pensiate,
considerato il “nervosismo”
della barca che timoniamo.
Non ho parlato molto dei movimenti del corpo. Credo fermamente che non sia sufficiente
leggere delle parole, si tratta di
mobilità e sensazioni che si imparano solo in acqua.
Le tecniche, le regolazioni e i
movimenti da evitare, invece,
possiamo stamparle subito in
testa. E magari applicarle già
dalla prossima regata.
E, naturalmente, occhio a non
toccare le boe!!
Michele Regolo
Metti una regata a Pescara...
Le prove della regata sono finite.
I muscoli sono stanchi, indolenziti. Il passo si fa pesante nella
sabbia, affonda. Non c’è niente di
meglio di una bella doccia ristoratrice. Pensando e ripensando allo
sparo, al giro di boa, la bandiera, il
vento, la schiuma... Se solo...
Ma è già giunta l’ora di uscire, per
andare... Già, andare dove in quel
di Pescara?
Una città giovane, Pescara, sviluppatasi nel dopoguerra. E pensare che la sua storia è, pare, millenaria: ci riferiamo all’epoca romana, al tempo dei Latini, ad un
villaggio chiamato prima Vicus
Aterni e poi Aternum, dal nome
del fiume che lì sfociava. Ma
l’Impero Romano cadde (e chi se
lo dimentica...) e vennero i barbari (idem come sopra). Di lì un periodo oscuro, con un altro cambio di nome (Piscaria) e una serie
di assalti e passaggi di potere.
Fino all’età rinascimentale, da cui
inizia un periodo fiorente per la
città. Un salto temporale e si arriva al 1800, quando arrivano nuove occupazioni (ah, i francesi!), i
moti carbonari, la repressione
borbonica. Nel 1863 Gabriele
D’Annunzio, che poi diventerà il
“Vate”, vi conosce i suoi natali;
nel 1943 Pescara, che si era unita
alla vicina Castellammare, conosce i bombardamenti e la distruzione. Dopoguerra: tempo di ricostruzione, per l’Italia e per
Pescara stessa, la quale vive un
notevole sviluppo e assume le
forme che oggi la contraddistinguono. E che le valgono
l’appellativo di “città nuovissima”.
Città in cui è possibile visitare la
casa natale di D’Annunzio, restaurata negli anni Trenta da
Giancarlo Maroni, architetto del
Vittoriale, e trasformata in museo
che conserva cimeli, lettere, do-
cumenti e ritratti di famiglia del
“Vate”. Oppure passeggiare per
le vie della città vecchia, dove è rimasto il “Bagno borbonico”, antico carcere nel periodo del Regno
delle Due Sicilie che oggi ospita il
Museo delle Genti d’Abruzzo. O
ancora entrare nella cattedrale di
San Cetteo, al cui interno si può
ammirare un dipinto del
Guercino, il San Francesco, donato dallo stesso D’Annunzio.
Una città, Pescara, che ospiterà i
prossimi
Giochi
del
Mediterraneo. Nel 2009, dal 26
giugno al 5 luglio: sarà la sedicesima edizione, la terza in Italia.
Atleti provenienti da 23 nazioni
che si affacciano sul “Mare
Nostrum”, tre continenti interessati, 30 discipline coinvolte. Tra
cui la Vela e il Laser: come location sempre il Porto Turistico,
due imbarcazioni per nazione e
categoria (Standard Maschile e
Radial Femminile)... sarà forse il
caso di prendere appunti e studiarsi la zona...
Già. Ma nel frattempo è arrivata
l’ora di cenare e ancora non si è
capito dove andare, né che cosa
mangiare.
Puntare sulla gastronomia tradizionale pescarese vuol dire scegliere indifferentemente tra pesce
e carne, tra la cucina marinara
dell’Adriatico e la tradizione pastorale dell’Abruzzo. Nel primo
caso, pesci di taglia piccola cucinati alla brace, in pentola o semplicemente marinati; oppure fritto misto, o ancora brodi di pesce.
Nel secondo caso, da non perdere gli “arrosticini”, spiedini di castrato in piccoli pezzi serviti con
pane e olio. Senza dimenticare il
primo per eccellenza: i “maccheroni alla chitarra”, pasta fatta in casa con uno strumento detto appunto chitarra (da non confonde-
re, s’il vous plait) e accompagnati
da sughi di carne. In alternativa a
tutto ciò, la fortuna di essere in
Italia e di essere Italiani: pizza e
birra. E vissero felici e contenti.
Eccoci arrivati al dove. Vale la pena cercare qualcosa nel centro
storico di Pescara: tra Via delle
Caserme e Corso Manthonè, esiste un'isola pedonale sulla quale
si affacciano decine di locali, che
soddisfano tutti i gusti. E per il
dopo cena... beh, è sufficiente arrivare in fondo all’elenco.
PESCARA DA VIVERE
Ristorante La Vela D'Oro
Lungo Mare Papa Giovanni XXIII Pescara - tel 085 4518997
Cucina regionale a base di pesce
Orari: 12.30 – 14.30; 19.30 – 22.30
Chiusura: lunedì
Ristorante Taverna 58
Corso Manthonè, 46 - Pescara - tel 085
690724
Cucina tipica abruzzese: primi carne vino e zabaione. Prenotare in anticipo. Gastronomico.
Prezzo: entro € 40
Chiusura: sabato a pranzo, domenica
Ristorante La Cantina Di Jozz
Via Delle Caserme, 61 - Pescara
tel 085 690383
Vini selezionati, menù fisso rigorosamente abruzzese per ogni giorno
della settimana. Regionale.
Prezzo: entro € 30
Chiusura: domenica a cena, lunedì
Locanda Manthonè
Corso Manthonè, 58 - Pescara
tel 085 4549034
Portate generose in porzioni e condimenti, cantina ricca, piatti tipici
(chitarra, ravioli di burrata, carni).
Gustoso.
Prezzo: € 40
Chiusura: domenica
Pizzeria Ristorante Alcione
Viale Della Riviera, 24 - Pescara tel 085 4216830
Vista sul mare. Ottima cucina e pesce fresco.
Anche pizza. Ottimo rapporto qualità/prezzo.
Mono spazio bar
Via Marco Polo, 38 - Pescara - tel 329
4315557
Cocktail e Wine Bar nel centro storico. Atmosfera moderna, spazi di design. Disco pub che unisce musica e
cocktail nel centro del divertimento
pescarese. Glam.
Chiusura: martedì
Il Cicchetto
Corso Manthonè, 85 - Pescara tel 349 2876128 - 339 3491142
Pub Birreria dall’atmosfera informale. Specialità della casa è il metro di 20 cicchetti. Serata in allegria
con gli amici. Alternativo.
Chiusura: lunedì
Discoteca Megà
Via Bologna, 1 - Pescara - tel 085
292 152
Non distante dal Porto Turistico.
Ambiente diviso in area disco e area
relax. Preferenza per sonorità
house.
Discoteca La Fabbrica
Viale Pindaro, 14 – Pescara
tel 393 4691807
Decentrata, vicino a Stadio e
Università. Ambiente raffinato e
modaiolo.
Club Nautico Pescara - Via Papa Giovanni XXIII, Porto Turistico “Marina di Pescara” - Telefono 085 692456, fax 085 691843
scivoli - varo gommoni
ormeggio gommoni
parcheggio pulmini
parco barche
parcheggio carrelli
The New Beam Reach 8
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Hanno collaborato
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